Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 628 del 25/11/1999
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(Iniziative a sostegno dell'Accademia della Crusca)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Selva n. 2-02093 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).
L'onorevole Berselli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.

FILIPPO BERSELLI. La settimana scorsa, il fascicolo nazionale dei quotidiani il Resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione ha riportato con grande evidenza la notizia delle difficoltà finanziarie gravissime in cui si dibatte l'Accademia della Crusca, fondata a Firenze nel 1583, custode della lingua e della cultura italiana. Si riferiva a come fossero stati già esauriti i finanziamenti previsti da una legge dello Stato e da una sottoscrizione patrocinata da Indro Montanelli. Nel medesimo articolo si riportava un commento del presidente dell'Accademia, professor Giovanni Nencioni, che confermava come la dotazione statale, pari a 500 milioni all'anno, fosse assolutamente insufficiente. A quel punto, l'intero gruppo dei deputati di Alleanza nazionale ha presentato una interpellanza urgente al Governo per conoscere come intendesse muoversi per salvaguardare questa Accademia che per l'Italia, dal punto di vista culturale, era vanto nel mondo.
Da allora, dopo questa iniziativa de il Resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione, vi è stata tutta una serie di iniziative solidali verso l'Accademia della Crusca. Proprio ieri, il fascicolo nazionale di questi quotidiani, con un articolo di Rossella Martina, tornava sull'argomento. Signor sottosegretario, voglio leggerle alcuni passaggi, che evidenziano, da un lato, la drammaticità di una situazione che, se non affrontata seriamente e con urgenza, può mettere a rischio la sopravvivenza dell'Accademia della Crusca, e dall'altro lato, l'inerzia dimostrata fino ad ora da parte del Governo italiano.
«No, il ministro Giovanna Melandri» - scrive Rossella Martina ieri - «non ha avuto tempo di occuparsi dell'Accademia della Crusca. È venuta a Firenze nei giorni scorsi, ma per motivi mondani: doveva partecipare ad una cena con Bill e Hillary. Non ha certo la testa per pensare ad una delle più antiche ed illustri istituzioni culturali italiane, che sarà costretta a chiudere per mancanza di fondi». Si aggiunge ancora nell'articolo che il presidente, professor Nencioni, conferma: «No, il ministro non si è fatto vivo con noi. Speriamo che succeda qualcosa, perché stavolta davvero saremo costretti a chiudere» e conclude: «Sarò un sognatore ottimista ma io credo che qualcosa dovrà accadere». Leggo ancora dall'articolo: «Anche l'assessore alla cultura del comune di Firenze, Rosa Maria Di Giorgi, ha invitato la Melandri a raddoppiare il finanziamento, arrivando quindi ad un miliardo l'anno. Ma per il momento nessuna risposta ufficiale è arrivata da Roma».
La giornalista Rossella Martina osserva poi: «La lingua è un enorme tesoro a cui tutti, in ogni istante della nostra vita, attingiamo per pensare, parlare, esprimere desideri o rimpianti, comprare il pane, confessare i nostri peccati, scrivere un biglietto di auguri o un testo di filosofia. La lingua non è una cosa che riguarda gli accademici della Crusca, o i redattori di vocabolari. La lingua è lo strumento più importante che la nostra anima ha per manifestarsi e comunicare con gli altri uomini. Nessun animale, per quanto evoluto, ha potuto sviluppare una lingua. Un linguaggio sì... ma non una lingua».
Ebbene, signor sottosegretario, accade che, mentre lo Stato italiano destina 500 milioni l'anno all'Accademia della Crusca, impegna anche 20 miliardi per la tutela delle cosiddette lingue minori: mi riferisco al friulano, al sardo, all'albanese, all'occitano, al croato, al ladino, tutte minoranze linguistiche meritevoli di tutela, ma


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certamente non quanto la lingua italiana. Dunque, 20 miliardi da una parte e 500 milioni all'anno dall'altra parte evidenziano una differenza assolutamente inaccettabile e clamorosa.
L'articolo conclude ricordando al Governo che si dovrebbe prendere esempio dagli Stati Uniti d'America: «...lì le istituzioni, prestigiose o meno, vivono di donazioni private. Lo Stato ci mette lo sgravio fiscale: se dai soldi a un museo o a una biblioteca, potrai detrarli dalle tasse». Su questa vicenda è intervenuto anche un eminente personaggio politico, che condivide con lei, signor sottosegretario, la comune matrice democristiana: mi riferisco al senatore Giulio Andreotti, che in un articolo inviato ieri a La Nazione, Il Giorno e il Resto del Carlino, dal titolo Se a Clinton davano crusca così scrive: «Non sono davvero così sciocco da contestare che, ospitando personalità di primissimo piano mondiale, Firenze dovesse accoglierle con grande pompa medicea», riferendosi al famoso summit a cui hanno partecipato l'onorevole D'Alema e signora, Blair e signora, Schroeder e signora, Jospin e signora e Clinton con la sua attuale, momentanea signora. «Sono fresco di lettura degli appelli per le condizioni finanziarie boccheggianti dell'Accademia della Crusca...». In proposito, ricordo che quel summit a Firenze è costato 1 miliardo 300 milioni, oltre agli oneri legati all'impiego delle forze dell'ordine: quindi, in due giorni, per il summit si è spesa una somma pari a tre volte il contributo attualmente destinato all'Accademia della Crusca. «Mi domando» - scrive Andreotti - «se fosse proprio bizzarro far pervenire agli invitati un bigliettino di scuse annullando il pranzo di gala e dichiarandoli benemeriti - previa destinazione della spesa risparmiata - del superamento della crisi della Crusca: un'istituzione che da più di quattro secoli ha innalzato il vessillo della purezza della lingua italiana. In luogo del convito si sarebbe programmata una visita di cortesia nella splendida sede della Villa Castello; magari ascoltando qualche registrazione radiofonica nell'ampia raccolta che la Crusca, innovando sul suo modulo di lavoro, ha messo insieme con geniale intuizione. Ma il pranzo è stato ormai servito» - onorevole sottosegretario - «e consumato ed occorre trovare altro modo per impedire il temuto naufragio. Qualcuno dirà che, trattandosi di una modesta provvista di denaro» - e tra questi vi è chi vi parla - «potrebbe rinvenirsi nelle cosiddette pieghe del bilancio (...). Sarebbe tuttavia assurdo» - continua il senatore Andreotti - «che in nome della serietà di Maastricht e del rigore imposto dall'euro, dovesse andare a picco la Crusca. Alla ricerca di soluzioni vorrei proporne due in alternativa. Diminuire di una minuscola percentuale le quote di vincita al superenalotto e simili. Oppure stabilire che per ogni acquisto di giocatore straniero nel calcio debba darsi all'accademia della Crusca un 3 o 4 per cento». Il senatore Andreotti conclude dicendo che ognuno deve fare «quel che può per aiutare a risolvere la crisi che non umilia solo Firenze», ma - aggiungo - l'intera nazione.
Signor sottosegretario, poiché ognuno dovrebbe fare la sua parte, il gruppo di Alleanza nazionale alla Camera ha presentato l'interpellanza in esame. Siamo in attesa di sapere se anche il Governo intenda fare la sua parte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali ha facoltà di rispondere.

AGAZIO LOIERO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, l'accademia della Crusca, il cui statuto venne approvato con decreto del Presidente della Repubblica il 20 novembre 1987, è inserita nella tabella triennale 1997-1999 - emanata ai sensi della legge n. 534 del 1996, di concerto con il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, sentiti i pareri delle competenti Commissioni parlamentari - con la somma di lire 500 milioni. Rispetto alle precedenti tabelle, fin dalla prima del 1980, tale contributo è andato progressivamente aumentando,


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come risulta dal seguente prospetto: tabella 1980-1982, lire 150 milioni; tabella 1984-1986, lire 210 milioni; tabella 1987-1989, lire 260 milioni; tabella 1990-1992, lire 420 milioni; tabella 1993-1995, lire 500 milioni; tabella 1997-1999 (quella di cui ci occupiamo), lire 500 milioni. Il confronto prospetta un aumento di oltre tre volte rispetto alla primitiva assegnazione. Inoltre, nel corrente esercizio 1999, è stato assegnato all'accademia della Crusca un incremento del 9 per cento rispetto al contributo in godimento derivante da un pari incremento della dotazione di bilancio distribuito in uguale misura a tutti gli istituti iscritti nella tabella triennale.
Si rileva, inoltre, che l'accademia ricopre, tra i 129 istituti in tabella, il terzo posto per l'ammontare del contributo, dopo quello alla giunta centrale per gli studi storici - che comprende anche la quota parte riservata alle deputazioni di storia patria - e quello assegnato alla fondazione Luigi Einaudi di Torino. La legge n. 534 del 1996, che disciplina la materia, impone infine che il contributo tabellare deve configurarsi come aggiuntivo rispetto ad altre forme di finanziamento. Nel 1999 è stato conferito un contributo straordinario, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 534 del 1996, di 50 milioni di lire sui fondi del capitolo 1624 per l'edizione anastatica del vocabolario di Dante.
In data 29 ottobre 1998 è stata stipulata tra l'ufficio centrale per i beni librari, le istituzioni culturali e l'editoria e l'Accademia della Crusca, nonché altri tre istituti culturali fiorentini, una convenzione triennale rinnovabile per il progetto «biblioteche speciali» che prevede la costituzione presso gli istituti di una biblioteca speciale integrata in un sistema unitario con la biblioteca nazionale centrale di Firenze.
In base a tale convenzione, sono stati assegnati all'accademia sui fondi del sistema bibliotecario nazionale per il triennio di valenza della convenzione 200 milioni di lire all'anno. La legge 12 luglio 1991, n. 213, aveva concesso all'accademia un contributo straordinario di lire 2 miliardi, di cui 1 miliardo per spese di manutenzione straordinaria della sede, per il completamento degli impianti, per l'acquisto di apparecchiature elettroniche ed informatiche, per lo sviluppo delle banche dati e delle ricerche connesse e 1 miliardo per l'esercizio e lo sviluppo delle attività di istituto. In applicazione della legge 6 gennaio 1983, n. 6, è stata rinnovata il 25 febbraio 1994 la convenzione quinquennale con il CNR per il funzionamento del centro di studi «Opera del vocabolario italiano» per il quale l'accademia mette a disposizione le strutture logistiche nonché la propria biblioteca e le metodologie tecniche lessico-grafiche precedentemente messe a punto.
Con la legge 6 marzo 1996, n.120, allo scopo di completare la compilazione del vocabolario, è stato stanziato in favore del CNR un contributo pari a lire 800 milioni.
Nel quadro della collaborazione con il CNR si inserisce poi la convenzione quinquennale rinnovabile stipulata il 26 ottobre 1992 allo scopo di favorire l'attività editoriale dell'accademia nel campo filologico e lessico-grafico con un contributo del CNR di 100 milioni di lire. Nel 1999 l'accademia ha rivolto domanda per l'assegnazione da parte della presidenza del Consiglio dei ministri di un contributo a valere sulla quota dell'8 per mille di 400 milioni di lire sul quale l'amministrazione ha espresso parere favorevole.
Dall'esame del bilancio consuntivo 1998, approvato dall'accademia in data 16 aprile 1999, risulta un disavanzo complessivo di 411 milioni di lire circa dovuto principalmente ai vari accantonamenti iscritti in bilancio come residui passivi. A tale riguardo i revisori dei conti dell'accademia, nella loro relazione al documento de quo, hanno invitato l'accademia stessa ad adoperarsi per l'estinzione dei residui passivi e comunque per una riduzione, essendo alcune voci da trasferirsi nei conti di gestione e da annullare dato il tempo trascorso. Tale disavanzo, quindi, in sede di consuntivo 1999 dovrebbe notevolmente ridursi consentendo per il prossimo anno una gestione non deficitaria.


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PRESIDENTE. L'onorevole Berselli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

FILIPPO BERSELLI. Signor sottosegretario, le sue precisazioni contrastano totalmente con quanto ci riferisce il presidente Nencioni, che credo sappia qualcosa visto che è il presidente dell'Accademia della Crusca. Quei dati che lei ci ha portato circa la situazione economico-finanziaria dell'accademia sono contestati non da chi le sta parlando bensì dallo stesso presidente dell'accademia.
Lei ha riferito di quello stanziamento straordinario di 2 miliardi di lire a cui noi facevamo riferimento nella nostra interpellanza, chiarendo però che si era esaurito, nel senso che il relativo importo non è più disponibile poiché si tratta di fondi spesi già in precedenza.
Signor sottosegretario, lei ci ha dato una comunicazione di un certo interesse, relativa alla richiesta di contributo di 400 milioni avanzata dall'Accademia della Crusca quest'anno, su cui vi sarebbe, in sostanza, un nulla osta. Ne prendiamo atto con piacere, in quanto il presidente dell'accademia non aveva ancora avuto conferma circa tale contributo, richiesto ma non ancora deliberato.
Voglio fare un'altra considerazione. L'assessore alla cultura del comune di Firenze, che è collocato politicamente di certo non dalla nostra parte, ma nell'area governativa, ha sollecitato il Governo a raddoppiare lo stanziamento annuo da lire 500 milioni ad 1 miliardo, proprio nel presupposto che la prima cifra non sia assolutamente idonea e sufficiente a sostenere le spese di ordinaria amministrazione. È certamente positivo che il Governo acceda alla richiesta di un contributo di 400 milioni, ma per garantire un futuro all'accademia non è sufficiente uno stanziamento una tantum per affrontare le emergenze economico-finanziarie; è indispensabile quanto meno raddoppiare l'importo di 500 milioni stanziato a favore dell'istituzione.
In sostanza, l'accademia non ha bisogno di elemosine saltuarie per chiudere alcune falle di bilancio, ma si trova nella necessità di guardare al proprio futuro con serenità; tale serenità può essere assicurata da uno stanziamento previsionale annuale nettamente superiore a quello attuale. È inutile parlare dei finanziamenti accordati in passato, che sono ormai esauriti; è inutile che ci si metta le penne del pavone, dicendo che sono stati dati 50 o 100 milioni: l'accademia ha assoluta necessità di poter programmare la propria attività, sapendo esattamente qual è il contributo dello Stato e non rincorrendolo periodicamente per cercare contributi eccezionali. L'accademia chiede contributi ordinari, in modo da portare avanti un'attività ed un impegno culturale che non sono nell'interesse dell'accademia stessa o della cultura italiana, ma nell'interesse dell'intera nazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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