Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 623 del 18/11/1999
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(Interventi a favore delle popolazioni colpite dagli eventi alluvionali in Sardegna)

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Massidda n. 2-02072 e Mussi n. 2-02076 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
Queste interpellanze, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Massidda ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-02072.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, signor sottosegretario, cercherò di essere sintetico, perché credo che il sottosegretario conosca bene la situazione: tuttavia, essendovi alcuni colleghi presenti, voglio riassumere a loro ed a lei, signor Presidente, cosa è accaduto.
Nelle giornate dell'11, del 12 e del 13 novembre, si sono abbattute piogge torrenziali in Sardegna, cosa che non accadeva da tanti anni: basti pensare che, nell'arco delle tre giornate, è scesa tutta l'acqua che probabilmente i sardi avevano desiderato per anni interi e, soprattutto, l'acqua è caduta solo in alcune zone della provincia di Cagliari ed in qualche altra piccola zona, e non, per esempio, nei bacini, che sono praticamente vuoti. È stata una cosa assurda!

PRESIDENTE. Magari, l'acqua è scesa dove lei, onorevole Massidda, è andato con le processioni ad petendam pluviam!

PIERGIORGIO MASSIDDA. No, creo questi danni solo quando canto: comunque, non scherziamo su un evento così triste.
I vasti allagamenti hanno creato danni ingentissimi: come il sottosegretario sa, vi sono stati danni alle colture agricole e serricole, agli allevamenti di bestiame, all'industria e agli abitati. Praticamente, è in difficoltà un'intera economia, che stava già vivendo situazioni assurde, drammatiche, con 350 mila disoccupati; soprattutto nell'hinterland di Cagliari, la nostra economia è in ginocchio. Questi eventi, che si sono ripetuti nell'arco di pochissimo tempo, hanno creato danni paurosi che qualcuno sostiene potessero essere previsti, dato che la perturbazione proveniva da altre nazioni (la Francia) e da altre regioni (come lei saprà, signor Presidente, poiché la sua Liguria, purtroppo, la sta subendo).
Voglio citare alcuni dati: pensate che in due comuni, Uta e Assemini, in conseguenza degli allagamenti, l'acqua ha toccato due metri e mezzo al massimo ed un metro al minimo. Potete quindi immaginare la situazione: tutti i seminterrati e i primi piani sono allagati. Va tenuto presente che, per la tipologia delle abitazioni nella nostra regione, vi sono molti seminterrati e case abbastanza basse: quindi, è enorme il numero delle case che sono state distrutte o che sono inagibili. Avverto peraltro il sottosegretario che, doverosamente, molti comuni hanno già firmato le ordinanze di demolizione.
Potete ben capire cosa sia accaduto in tutte le abitazioni che per quarantott'ore sono state sommerse da due metri di acqua e fanghiglia: si vive in una situazione drammatica, soprattutto in alcuni comuni. Le campagne, per cause e colpe che non sto qui a richiamare (vi sarà il momento per verificarle), non hanno drenaggi adeguati e quindi si sono allagate; tuttavia, gli abitati maggiormente colpiti sono pochi.


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Voglio allora segnalare al sottosegretario che il primo atto al quale stiamo assistendo è la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza di tutti i comuni colpiti, ma, guarda caso, tantissimi comuni che apparentemente all'inizio non avevano mostrato alcun interesse, stanno ora partecipando alle richieste e chiedono con forza un intervento. Qual è il timore? È che un'inadeguatezza nella verifica possa distogliere rivoli di finanziamenti che noi riteniamo non sufficienti a coprire tutti i danni. Si tratta del primo aspetto che desideriamo sottoporre alla sua attenzione, signor sottosegretario, chiedendole cosa intenda fare il Governo per impedire tutto ciò, quali strutture intenda mettere a disposizione dei commissari che dovranno intervenire e, soprattutto, quale ruolo potranno esercitare i comuni.
Un'altra domanda che rivolgiamo al sottosegretario è la seguente: che cosa bisogna fare nella situazione contingente? Sapete che nell'immediato la regione Sardegna ha stanziato 51 miliardi per fronteggiare l'emergenza ma, a causa di un problema burocratico, nel migliore dei casi essi non saranno disponibili prima di trenta giorni. L'unico miliardo che poteva essere distolto dalla regione è stato dato alla protezione civile e non è sufficiente. Contrariamente a quanto è stato detto dagli organi di stampa, purtroppo i comuni lamentano l'inadeguatezza degli interventi e una mancanza di coordinamento. Sicuramente tutti hanno apprezzato la grande solidarietà e il grande entusiasmo della protezione civile e dei volontari, tuttavia vi è stata un'assoluta mancanza di coordinamento. Ad esempio, il comune di Capoterra, uno di quelli maggiormente colpiti, ha ricevuto subito un'adeguata copertura: il nono battaglione dei carabinieri è intervenuto immediatamente ed è ancora presente sul posto, mentre l'esercito ha mandato tende e cucine; al contrario, ad Assemini la prefettura ha mandato i pasti solo il primo giorno, dopodiché il comune deve pagare per garantirli alle centinaia di persone che sono per strada, ma anche a tutti i volontari che, giustamente, stanno lavorando per cercare di sopperire alla mancanza di strutture comunali. Stiamo parlando di comuni che hanno una grande estensione, ma solo sei mila e ventitré mila anime rispettivamente - Uta e Assemini - e che non dispongono delle infrastrutture per sopperire da soli ai danni. Non solo, vi è anche un problema economico perché i comuni hanno ormai dato fondo a tutto il denaro che avevano a disposizione. Da soli non possono affrontare la situazione, tenuto conto, tra l'altro, che i danni hanno colpito anche le infrastrutture comunali, per le quali chiediamo un intervento immediato, al fine di poter proseguire con il sostegno alla cittadinanza.
Signor sottosegretario, dalla sua risposta vorremmo capire anche quale sia la differenza tra emergenza, alla quale fa riferimento il decreto firmato, e calamità naturale. Dal punto di vista dell'intervento, ci risulta che con la dichiarazione di calamità naturale, si possa intervenire su un problema urgente. Il 30 novembre si dovranno pagare le tasse e credo che una nazione come la nostra possa anche momentaneamente sospendere i pagamenti relativi all'IRPEF, cambiali agricole ed altre tasse - non abolirli - almeno per gli imprenditori, per le industrie che operano nei territori colpiti e intervenire subito con agevolazioni fiscali, detrazioni, fondi perduti, al fine di dare un sostegno immediato a coloro che sono in difficoltà.
Faccio un altro esempio per i colleghi presenti; pensate che solo per spostare i detriti occorrono le macchine per lo spostamento terra che, senza neanche lavorare tutta la giornata, consumano non meno di 250 litri di carburante ciascuna. Ogni comune deve averne almeno qualche decina (spero ne abbiano anche di più). Ma chi deve sostenere i costi immediati, che non possono attendere i tempi della burocrazia? Un sindaco ha reso una dichiarazione che ha fatto raggelare il sangue a tutti, vale a dire che è bellissimo sentire una pacca sulle spalle, avvertire la solidarietà e vedere interventi immediati (devo dare atto al sottosegretario per la


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celerità dimostrata); spero che lei non si comporti come il suo predecessore Zamberletti che, nel 1986, promise interventi ma solo il comune di San Vito attende ancora 120 miliardi e tra l'altro registra uno scoperto ingente: i comuni, infatti, avendo ricevuto una garanzia dallo Stato per i finanziamenti e dovendo affrontare l'emergenza, hanno contratto dei mutui. Non possiamo permettere che ciò accada anche in questa occasione.
Vi sono poi tanti altri problemi che i colleghi hanno evidenziato nei giorni passati. In Sardegna si stanno spostando molti mezzi per il Kosovo, e si stanno impegnando le forze dell'ordine per altre necessità, ma questo è il momento meno adatto per fare ciò perché invece dovremmo intervenire per cercare di sostenere le popolazioni ed evitare, se non altro, il fenomeno dello sciacallaggio, che non si verifica soltanto in casi tristissimi, come in quello di Foggia, che è stato ampiamente sottolineato ed evidenziato. Immaginate - ahimè - cosa avviene in un territorio così vasto come quello che è stato colpito in Sardegna e capirete quanto sia necessaria la presenza dello Stato.
Vi è stata una differenza, come ho ricordato poc'anzi, nell'attenzione rivolta al comune di Capoterra, che ha ottenuto una mensa, tende, la disponibilità di uomini - guardia di finanza, forestali e volontari - ed altro, rispetto a quella rivolta ad altri comuni come Uta, San Vito, Decimoputzu, Muravera ed altri, che, pur colpitissimi, si sono dovuti attrezzare semplicemente con le loro possibilità.
Le popolazioni sarde hanno dimostrato grande solidarietà, tant'è vero che la stragrande maggioranza dei cittadini che hanno subito danni è stata ospitata da parenti, ma vi sono centinaia e centinaia di persone che non possono più essere ospitate o che non è stato possibile ospitare. Come si vuole intervenire per prestare soccorso a costoro? Vi è la possibilità di avere almeno qualche roulotte? Occorre affrontare un clima che - credetemi - è tanto bello d'estate, come sa il Presidente Acquarone, che ha il piacere di venirci a trovare in quella stagione, ma che, come lui stesso immagina, d'inverno è poco favorevole per affrontare questi problemi.
A ciò si aggiunga che vengono a mancare anche le cose più essenziali. Ripeto che centinaia di case sono state invase da due metri di acqua e detriti e ciò ha comportato che tutto ciò che è stato raccolto negli anni da queste famiglie sia ora inutilizzabile; vi sono, quindi, problemi contingenti da affrontare.
Per quanto riguarda la viabilità, anch'essa importantissima, ricordo che intere strade sono state inghiottite, con massicciate, saltafossi e ponticelli, ma il grosso pericolo - e in questo senso avanziamo la nostra richiesta - deriva dal fatto che, purtroppo, la nostra regione non ha mai provveduto ad uniformarsi alle leggi approvate da questo Parlamento ai fini di un coordinamento degli interventi di protezione civile. Vi è quindi il rischio - noi speriamo che il tempo non sarà così inclemente come è stato finora, ma purtroppo le avvisaglie non ci inducono all'ottimismo - che il quadro possa peggiorare. Pertanto, vogliamo sapere cosa si stia facendo per prevenire un peggioramento che creerebbe un danno gravissimo dove esso è già insopportabile.
Un altro problema - ve lo dice un medico che si è occupato di queste cose - è che centinaia di capi di bestiame sono morti immediatamente con l'alluvione, ma non possono essere portati via proprio per l'impossibilità di raggiungere le campagne. Ciò può creare gravissimi problemi e si parla già dell'inquinamento dello stagno di Santagilla, anche se speriamo sia soltanto un timore.
Inoltre, ad oggi non si sa ancora se, oltre alle due persone morte, tra l'altro carissime - i morti sono stati pochi grazie alla fortuna, ma anche grazie al grande coraggio di tanti, perché molti sono stati salvati proprio all'ultimo secondo - vi siano dispersi, perché alcune famiglie che vivono nelle campagne vengono raggiunte con grandi difficoltà. Ancora non si è potuto fare un censimento preciso e di questo non parla nessuno.


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Signor sottosegretario, credo che lei conosca tutte queste cose, ma ho sentito il dovere di ripeterle per i colleghi qui presenti e per sensibilizzare, ove possibile, i colleghi che potranno leggere questo resoconto stenografico, che cercherò di diffondere, per stimolarli, in occasione della finanziaria, a venire incontro a queste regioni. Noi tutti siamo sempre stati generosi con le regioni che hanno vissuto drammi così terribili.
Credo che la Sardegna non meriti una minimizzazione dei suoi problemi anche perché noi sardi abbiamo, oltre ad una grande dignità, un grande pregio che è anche un grosso difetto: nessuno di noi ha mai accettato elemosine o manifesta l'inclinazione a presentarsi con il cappello in mano in attesa di ricevere qualcosa. Noi vogliamo solo giustizia, siamo cittadini italiani che hanno necessità di quell'aiuto e di quella solidarietà che non abbiamo mai negato alle altre regioni. Voglio ricordare che nell'ultimo incidente aereo è morto anche un sardo, a riprova che la Sardegna si è sempre contraddistinta dal punto di vista della solidarietà. La Sardegna attende pari solidarietà dalle altre regioni e dalla nazione che essa rappresenta con onore.

PRESIDENTE. L'onorevole Dedoni ha facoltà di illustrare l'interpellanza Mussi n. 2-02076, di cui è cofirmataria.

ANTONINA DEDONI. Signor Presidente, mi sia consentito, prima di entrare nel merito dell'oggetto dell'interpellanza, di esprimere le condoglianze alle famiglie colpite da un così grave lutto a seguito del nubifragio, di esprimere la solidarietà alle famiglie e alle comunità colpite e di ringraziare tutti coloro che si sono adoperati in questi giorni per alleviare le sofferenze. Penso innanzitutto alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, alle associazioni di volontariato ma anche a tanti cittadini comuni.
Dal mio collega Massidda è stato già ricordato (e il sottosegretario Barberi ne è a conoscenza) cosa è accaduto in una parte della nostra regione alla fine della scorsa settimana: i territori del basso Campidano e in particolare i comuni di Capoterra, Decimomannu, San Sperate, Decimoputzu, Monastir, Villaspeciosa, Assemini, Serrènti, Villasor, e un'altra parte di questo territorio, il Sarrabus, con i comuni di San Vito, Muravera e Villaputzu, sono stati colpiti da precipitazioni atmosferiche eccezionali in un brevissimo arco di tempo.
L'aspetto più grave di questo nubifragio è che si siano perse due vite umane: una giovane mamma di quattro figli, uccisa nella sua casa da una montagna d'acqua, e un cittadino che rientrava a casa dalla sua famiglia dopo una giornata di lavoro. Ingenti sono i danni prodotti e che oggi sono ancora difficili da quantificare; per ora si possono fare delle approssimazioni. È certo però che centinaia di famiglie sono senza casa, che molte scuole sono chiuse, che vi è stata la quasi totale distruzione di coltivazioni orticole, florovivaistiche e degli impianti di serricoltura. Intere greggi sono morte e a questo riguardo l'onorevole Massidda ha sollevato un giusto problema. Vi è stata anche una compromissione delle attività legate alle peschiere con conseguenti inquinamenti; infine, notevoli danni sono stati subiti dalle infrastrutture viarie e ferroviarie.
Il nubifragio è arrivato dopo un lungo periodo di siccità. C'era già da parte dei comuni la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale ma l'acqua è arrivata nel modo che sappiamo e ha prodotto ulteriori danni. Tra l'altro è giunta su alcune zone della Sardegna dove già sono precarie le condizioni economiche e sociali.
Vorrei ricordare che il territorio del Campidano ha la più alta percentuale di disoccupati. A questo si aggiungono emergenze sociali, tanto che quei territori sono a rischio di spopolamento.
Siamo certamente di fronte ad un evento eccezionale: la quantità di pioggia in quelle poche ore è stata la stessa che cade solitamente in un anno; tuttavia, non possiamo tacere che vi è anche il peso di responsabilità attinenti ad un compito di


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vigilanza e di controllo sul territorio che non è stato mai assolto o lo è stato insufficientemente. Mi riferisco ai notevoli ritardi registrati nell'attuazione delle norme nazionali del 1989, a prevenzione del rischio ambientale di disastro idrogeologico, nonché all'incuria che spesse volte è stata manifestata da chi è preposto al controllo del territorio.
Valutiamo positivamente la tempestiva dichiarazione dello stato di emergenza per le zone colpite, deliberata dal Consiglio dei ministri sino al 31 dicembre 2000. Vorrei anche esprimere un sincero apprezzamento ed un ringraziamento al sottosegretario Barberi per la tempestività del suo intervento e per la sua presenza immediata sui luoghi dove si sono svolti i fatti per accertarsi, di persona, della situazione e dell'adeguatezza degli interventi. Valutiamo assai positivamente questa attenzione; tuttavia, chiediamo che siano compiuti tutti gli atti necessari - che debbono essere predisposti dal Governo - come risposta ad una situazione di grave emergenza.
Chiediamo al Governo di compiere tutti gli atti necessari, a cominciare dall'individuazione di un commissario che svolga il ruolo di coordinamento e che risponda delle varie iniziative da intraprendere, nonché delle risorse che sono state già messe a disposizione da parte della regione Sardegna. Certamente, tali risorse non sono sufficienti. Chiediamo, pertanto, che siano destinate alle zone colpite e che siano indirizzate alle famiglie risorse ulteriori: penso a quei nuclei familiari assai fortemente danneggiati dal nubifragio.
Chiediamo, dunque, non solo che siano stanziate le necessarie risorse, ma che siano rese immediatamente disponibili, con procedure celeri e con criteri di ripartizione realmente rispondenti al grado di bisogno di chi è stato più duramente colpito dal nubifragio. Pertanto, dopo la proclamazione dello stato di emergenza e l'individuazione di un commissario responsabile del coordinamento, chiediamo l'emanazione di ordinanze di intervento per la messa a disposizione delle risorse e per l'individuazione dei criteri con cui esse debbono essere assegnate.
Inoltre, al fine di evitare il ripetersi di eventi così drammatici, chiediamo che i comuni siano messi nelle condizioni di dotarsi di strumenti conoscitivi - tecnici ed operativi - più adeguati. Vorrei ricordare che una parte di quel territorio - non l'area del Campidano, bensì, il Sarrabus - è stata già colpita, qualche anno fa, da eventi simili.
Chiediamo poi con forza che sia consentito a tutte le forze dell'ordine impegnate in questi giorni nella protezione civile di continuare a svolgere tali funzioni.
Infine, voglio aggiungere una richiesta che non è presente nell'interpellanza: per il territorio di San Vito è stata chiesta la presenza di un distaccamento dei vigili del fuoco che sia di utilità anche per l'area di Sarrabus Gerrei e di Escalaplano-Villasimius che comprende 27 mila abitanti. Si tratta di una richiesta che perdura da vent'anni. È necessario, signor sottosegretario, che si provveda ad istituire tale distaccamento. Vi è un recente documento predisposto dalla segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente per la difesa del suolo, da cui risulta che il territorio del comune di San Vito è stato classificato a rischio idrogeologico molto elevato. A sostegno di tale necessità voglio portare un ulteriore elemento: quello dei tempi di percorrenza necessari per gli interventi, che attualmente sono stimati in una media di circa 89 minuti, mentre la media nazionale è di 20 minuti. Penso che questa sia veramente l'occasione per dare una risposta alla richiesta che viene avanzata da tanto tempo al Ministero dell'interno. L'entrata in funzione di questo distaccamento dei vigili del fuoco sarebbe davvero un segnale di concreta attenzione.
È ovvio che un'economia così precaria viene messa in ginocchio da un evento di questo genere, imprevisto ed imprevedibile, che va a colpire territori già molto fragili. Chiedo anch'io, pertanto, che il Governo prenda in considerazione l'ipotesi della sospensione dei pagamenti delle


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imposte dirette ed indirette e dei contributi previdenziali da parte delle aziende danneggiate.
È stato detto dall'onorevole Massidda che la Sardegna è una terra generosa, in cui è praticato il valore della solidarietà, come è dimostrato da tanti fatti concreti. Non siamo qui per chiedere qualche spicciolo, bensì per manifestare la necessità che si tenga conto della realtà della nostra regione - che deve confrontarsi con tanti aspetti negativi e il cui sviluppo ha subito così tanti ritardi -, che eventi come questo rischiano di ricacciare ancora più indietro. Chiediamo quindi fortemente un'attenzione particolare verso la nostra regione, manifestata tramite interventi tempestivi, celeri e concreti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno ha facoltà di rispondere.

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, avevo preparato una relazione piuttosto minuziosa sugli avvenimenti verificatisi in Sardegna, che però mi sembra forse opportuno consegnare direttamente agli onorevoli interroganti, visto che sulla cronologia di quanto è avvenuto e sulla tipologia dei danni c'è sostanzialmente intesa con quanto è stato appena detto.
Dirò soltanto, a conferma di quanto illustrato dagli onorevoli Massidda e Dedoni, che effettivamente i danni sono estremamente diffusi ed i problemi sono quelli indicati. Vi sono, cioè, danni ad abitazioni private, che coinvolgono un numero consistente di famiglie: al di là delle circa 200 persone che sono ospitate in strutture pubbliche, molti nuclei familiari sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e sono ospitati da parenti o conoscenti. Vi sono inoltre danni ad infrastrutture viarie e ad acquedotti e fognature; vi sono state interruzioni di linee ferroviarie, in parte ripristinate, ma non ancora completamente. Insomma, vi è un quadro di danni diffusi, in cui particolare spicco hanno quelli subiti dall'agricoltura, dalla zootecnia, dalle attività produttive di vario tipo: quindi, indubbiamente un quadro di danneggiamenti abbastanza rilevanti, che colpiscono quasi esclusivamente la provincia di Cagliari, sebbene anche in provincia di Nuoro vi siano dei danneggiamenti, ma meno rilevanti.
Il dipartimento della protezione civile ha seguito fin dal primo momento questa emergenza ed è stato in contatto continuo con la sala operativa della prefettura di Cagliari per seguire le esigenze che si manifestavano nella gestione dell'emergenza. Abbiamo fatto affluire in Sardegna alcuni mezzi anfibi che sono serviti per il recupero di persone rimaste isolate ed abbiamo messo a disposizione tutti gli strumenti di intervento della protezione civile.
Nel pomeriggio di sabato 13 ho ritenuto mio dovere recarmi in Sardegna, per rendermi conto direttamente della situazione, come peraltro sempre faccio in occasione di queste calamità, nonché per esprimere la solidarietà della protezione civile nazionale e per cominciare a valutare la gravità dei fenomeni e stabilire le misure di intervento. È su questo, pertanto, che vorrei concentrare prevalentemente la mia risposta.
In occasione della riunione del comitato di coordinamento dei soccorsi, svoltasi sabato presso la prefettura di Cagliari, ho avuto occasione di dialogare, oltre che con il prefetto, con il presidente della giunta regionale pro tempore, con quello della giunta provinciale e con un certo numero di sindaci.
Per quanto riguarda l'organizzazione dei soccorsi, mi sembra che, sostanzialmente, le cose abbiano funzionato al meglio. Ho cercato di risolvere con il prefetto i problemi sollevati poco fa dall'onorevole Massidda, ricordando al prefetto stesso che avrebbe potuto autorizzare i sindaci dei comuni ad adottare tutte le misure urgenti e necessarie per la prima accoglienza alla popolazione - pasti o altro tipo di aiuti - e ad avvalersi di ditte private per i movimenti di terra, suggerendo, naturalmente, regole minime di cautela quale quella di stabilire un congruo prezzario di riferimento. Ho assicurato


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che tutte queste spese sarebbero state coperte dalla prefettura grazie ad uno stanziamento che la protezione civile avrebbe disposto in suo favore.
Pertanto, mi sembra che non ci sia molto da preoccuparsi se in alcune zone il pasto caldo è stato fornito dall'esercito: l'importante è che sia stato fornito e che i costi a carico delle amministrazioni locali durante la fase di emergenza saranno coperti. Questo è uno degli strumenti che metteremo a punto nell'ordinanza.
Sulla base dell'esperienza e in base alla ricognizione dei danni, sia pur preliminare - adesso abbiamo rilevato la categoria del danno più che la precisa quantificazione degli stessi -, nel corso della riunione di sabato ho affermato che avremmo attivato le procedure standard degli interventi di protezione civile, ormai, purtroppo, ben consolidate nel nostro paese. Così, nella riunione straordinaria del Consiglio dei ministri che si è tenuta lunedì 15 novembre è stato adottata la dichiarazione di stato di emergenza.
Vorrei precisare all'onorevole Massidda che la dichiarazione di stato di emergenza prevista dall'articolo 5 della legge n. 225 del 1992 - la legge che governa gli interventi di protezione civile - rappresenta lo strumento fondamentale per attuare tutte le misure urgenti a sostegno delle popolazioni, degli enti locali e delle infrastrutture. La dichiarazione di calamità naturale, invece, vale solo per gli interventi in favore dell'agricoltura ed è regolata da un'altra legge, la n. 185 del 1992. Stabilendo tale legge che l'istruttoria relativa deve essere effettuata dall'ente regionale, ho raccomandato alla regione Sardegna di verificare il più rapidamente possibile i danni alle attività agricole e di attivare il meccanismo per la dichiarazione di stato di calamità, che consentirà di accedere alle risorse previste dalla legge n. 185 del 1992.
Per quanto riguarda invece tutte le altre tipologie di danno subite sia dai privati alle loro case e ai loro beni mobili sia dalle infrastrutture e dalle attività commerciali e industriali, non agricole, esse rientrano nell'ambito di competenza delle misure cosiddette di «ritorno alla normalità» disciplinate dalla legge n. 225 del 1992, che presuppongono la dichiarazione dello stato di emergenza. Questa la ragione per la quale ci siamo mossi in tale direzione.
Adesso si tratta di emanare la prima ordinanza di protezione civile. Mi permetto di illustrare rapidamente il percorso ormai consolidato degli interventi che la protezione civile segue in queste circostanze.
Il primo passaggio, che è stato già completato, è quello della dichiarazione dello stato di emergenza. Il passaggio immediatamente successivo è l'emanazione di un'ordinanza di protezione civile. Essa sarà emanata il più rapidamente possibile non appena avremo alcuni elementi conoscitivi fondamentali di riferimento. Quali sono? Prefetture e regioni devono fornire l'indicazione dei comuni colpiti. È un primo passaggio delicato; occorre ovviamente che vi sia il rigore necessario per evitare un allargamento eccessivo dell'elenco dei comuni e concentrare gli interventi in quelli che sono stati effettivamente maggiormente colpiti; in secondo luogo, l'ordinanza predisporrà l'attivazione degli interventi. Ho già detto - e lo ripeto - che saranno stanziati fondi a disposizione del prefetto di Cagliari per la copertura delle spese connesse alla fase acuta dell'emergenza: interventi di soccorso disposti in proprio dal prefetto, come per esempio l'attivazione delle associazioni di volontariato e la copertura delle spese relative, ed interventi disposti dai sindaci dei comuni nel corso della fase acuta dell'emergenza. Queste spese verranno liquidate direttamente dal prefetto attraverso i sindaci dei comuni interessati.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Scusi, quali sono i tempi?

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Penso che nel giro di pochi giorni, al più tardi all'inizio della prossima settimana, sarà emanata questa ordinanza, sempre che riusciremo a ricevere dalla Sardegna tutte le informazioni che stiamo richiedendo.


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La stessa ordinanza stabilirà le prime misure a favore dei soggetti danneggiati. Anche in questo caso vi sono misure standard che riprodurremo perché sono sempre uguali. I cittadini alluvionati del Piemonte, della Liguria, della Toscana o della Sicilia ricevono tutti le stesse misure, che saranno predisposte anche per la Sardegna. Esse consistono nell'erogazione di un contributo fino a 600.000 lire mensili per le famiglie che sono senza casa perché trovino una loro autonoma sistemazione. Tale contributo sarà erogato alle famiglie anche nel caso in cui decidano di affittare un appartamento o di andare presso parenti o amici. Questa si è rivelata una misura molto efficace nelle numerose esperienze precedenti. Si stabiliranno poi contributi che consentano il ripristino più rapido possibile delle situazioni abitative; ugualmente vi saranno primi contributi per le attività produttive: normalmente il contributo è del 30 per cento, con un limite di 300 milioni, per consentire un primo respiro di ripresa; vi saranno, inoltre, interventi di finanziamento per il ripristino delle infrastrutture di varia natura e di vario tipo. Sarà certamente nominato un commissario delegato; un altro elemento importante di queste ordinanze è che verranno stabilite procedure urgenti, in deroga alla normativa ordinaria, per consentire di risolvere ed attuare gli interventi con la rapidità necessaria. Sarà necessario predisporre un piano di interventi; vi ripeto che si tratta di una prima ordinanza, ed ho una non piccola difficoltà a stabilire l'entità dei finanziamenti perché siamo alla fine della sessione di bilancio. La nuova legge di bilancio è, infatti, all'esame del Parlamento ed è quindi il momento più difficile per il reperimento di risorse; qualcosa, comunque, troveremo.
Si tratta di cominciare un'attività e dovremo mettere insieme le risorse dello Stato con quelle stanziate dalla regione, in maniera da fare un pacchetto congiunto di interventi. Nello stesso tempo è necessario procedere ad una ricognizione rigorosa dei danni. Questo meccanismo di intervento della protezione civile ha, rispetto al passato, il vantaggio che non richiede subito la quantificazione dei danni - che è oggettivamente impossibile realizzare in modo serio - perché consente di attivare le prime misure mentre si procede ad una ricognizione rigorosa dei danni. Una volta effettuata tale ricognizione, temo però che l'entità del danneggiamento sarà tale da dover quasi necessariamente richiedere un intervento normativo straordinario, come abbiamo fatto ripetutamente, perché mi sembra impossibile che si possa fare fronte a tutto con le misure ordinarie dei fondi modesti della protezione civile. È importante, comunque, guadagnare tempo perché tutto si muova mentre si procede alla rigorosa ricognizione dei danni.
Infine, due ulteriori argomenti. Credo che, con l'opportuna cautela di restringerla ai soggetti veramente danneggiati, applicheremo senz'altro anche in questo caso la sospensione dei termini fiscali e previdenziali. Anche questa è una misura diventata standard, che, con l'assenso dei Ministeri delle finanze e del lavoro, potremmo introdurre già nell'ordinanza di protezione civile, senza bisogno di un provvedimento normativo, e quindi con tempi efficaci. È importante, infatti, che l'ordinanza venga emanata prima della scadenza che ricordavo della fine di novembre.
Vengo ad alcuni argomenti di carattere generale. Siamo al momento in attesa di una verifica. Ricordo infatti che quella del 31 ottobre era una scadenza fondamentale in materia di rischio idrogeologico e che tutte le regioni, compresa la Sardegna, avrebbero dovuto presentare per quella data la perimetrazione di tutte le aree ad elevato rischio idrogeologico, adottando anche le relative misure di salvaguardia, nonché un piano straordinario d'interventi per la riduzione del rischio, da finanziare con i fondi di cui al decreto-legge n. 180 del 1998. Adesso stiamo verificando se la regione Sardegna abbia adempiuto questi obblighi di legge. Certo, questo sarebbe lo strumento fondamentale per avviare anche un riordino del territorio.


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Un'altra delle caratteristiche degli interventi di protezione civile è che, contrariamente a quello che avveniva fino a pochi anni fa, quando ci si limitava al ripristino della situazione antecedente al danno, nell'ambito delle risorse stanziate a seguito di calamità cerchiamo di privilegiare gli interventi per la riduzione dei rischi, in modo da far sì che in futuro sia meno probabile che si ripetano gli stessi avvenimenti. Questo è quello che faremo in Sardegna. Ciò potrà comportare anche divieti di ricostruire in certe zone ed obblighi di delocalizzazione, qualora determinati tipi di insediamenti risultassero a rischio molto elevato, di ridisegno di opere pubbliche danneggiate che si fossero rilevate troppo fragili nell'ambito del livello di rischio della zona in cui sono ubicate. Sarebbe però importante se la regione avesse adempiuto tutte queste regole, perché avremmo già gli elementi conoscitivi; ci riserviamo comunque di approfondire la questione nei prossimi giorni o di sollecitarla in questo senso.
Per quanto riguarda il quesito specifico sul distaccamento dei vigili del fuoco di San Vito, se la questione mi fosse stata posta prima, avrei potuto in questa sede essere più preciso. Dico soltanto che quello dei distaccamenti dei vigili del fuoco è un punto molto delicato che riguarda tutto il territorio nazionale. Dalla direzione competente del Ministero dell'interno ho fatto predisporre uno studio a livello nazionale anche perché non ero convinto - lo dico molto francamente - che in passato la decisione relativa all'ubicazione dei distaccamenti fosse ispirata sempre a criteri rigorosamente tecnici e non invece ad altre valutazioni, non propriamente tecnico-operative.
Sulla base di quest'indagine è stato elaborato un piano per lo sviluppo dei distaccamenti dei vigili del fuoco - tenendo conto proprio dei tempi di intervento nelle zone di territorio servito - nonché un piano per lo sviluppo ed il potenziamento dei distaccamenti dei vigili del fuoco volontari. Mi riservo di esaminare come sia collocato San Vito in questa zona della Sardegna e magari su questo specifico problema farò avere una risposta scritta.
Riassumendo, conto nei restanti giorni di questa settimana di raccogliere tutte le informazioni (già da questa sera dialogherò anche con il nuovo presidente della giunta regionale) e spero che all'inizio della prossima settimana la prima ordinanza possa essere firmata dal ministro dell'interno.

PRESIDENTE. L'onorevole Cicu ha facoltà di replicare per l'interpellanza Massidda n. 2-02072, di cui è cofirmatario.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, anche a nome del collega Massidda, devo ringraziare il sottosegretario di Stato, professor Barberi, sia per la serietà e la correttezza del suo operato, con riferimento all'intervento personale ed alla sua visita in Sardegna, sia per la trasparente individuazione di un percorso standard.
Professor Barberi, ritengo però che al più presto si debba restituire alla gente una vita normale, il che significa non perdersi dietro agli aspetti burocratici, cercando di salvaguardare soltanto la rigorosità delle norme, senza tener conto di quel che lei, giustamente e correttamente, ha sottolineato. In questi giorni, la Sardegna ha vissuto ore drammatiche che si stanno procrastinando perché l'evoluzione, anche meteorologica, della vicenda non offre alcuna garanzia che il pericolo alluvionale sia scongiurato.
Un aspetto che ha colpito me e l'onorevole Massidda attiene ad un dato contenuto nella relazione che lei ha poc'anzi illustrato. Ci risulta, quindi ipotizziamo, che nessuno dei sindaci sia stato informato della possibilità di individuare persone e mezzi per inserirsi subito nell'opera di assistenza, con il reperimento di disponibilità immediate - si tratterebbe soprattutto dei pasti - da parte della prefettura che, a sua volta, sarebbe coperta da risorse della protezione civile. Provvederemo a trasmettere tale comunicazione, ma ci appelliamo alla sua cortese sensibilità per chiederle di accertare se, in effetti, ciò sia avvenuto.


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Per quanto concerne il percorso ulteriore, ciò che si chiede con maggior forza, signor sottosegretario, è che non si segua una logica che confermi gli inutili percorsi che, in altri tempi e in altri anni, si sono dispersi in mille rivoli. I nostri comuni e la nostra gente devono essere un punto di riferimento preciso nel sostegno che il Governo intenderà assicurare, un Governo che oggi dichiara di trovarsi in difficoltà in relazione alle operazioni di fine anno ed alla manovra finanziaria correttiva. Non possiamo accettare che si affermi: «Vedremo quel che si può racimolare, vedremo quel che si può fare». Noi riteniamo si debba fare tutto ciò che è necessario, tenendo conto della necessità e dell'urgenza degli interventi in favore delle nostre terre e dei nostri comuni, che sono già stati ben individuati. La rigorosità alla quale si è fatto cenno è necessaria ma, nella sua specificità, essa è già stata individuata. I comuni che si trovano in questa difficile situazione sono facilmente indentificabili; sono quelli che, sotto gli occhi di tutti, stanno assicurando, con la solidarietà della gente e, soprattutto, dei volontari, l'assistenza necessaria per sopravvivere all'attuale stato di emergenza.
Ci auguriamo che la procedura prevista venga esperita e che l'ordinanza venga adottata entro un tempo brevissimo, quello strettamente necessario per verificare ciò che credo sia stato già individuato e si stia individuando in queste ore.
Vorrei affrontare ora un aspetto particolare, che credo l'onorevole Cherchi conosca meglio di me per ragioni di appartenenza territoriale e per la professione che svolge. Mi riferisco al fatto che, accanto al danno rappresentato dal dissesto idrogeologico, possa esservi anche un forte danno ambientale relativo alla zona di Capoterra, che ha una estensione di trenta ettari; si tratta dell'eventualità che, attraverso il fango e la pioggia, veleni siano finiti a cinque, dieci, ventiquattro metri di profondità, interessando persone, animali ed attività (produttive e non), con la possibilità che si sia innescata una bomba ecologica che potrebbe scoppiare nel nostro sottosuolo. Credo che anche su questo aspetto bisognerà fare una verifica immediata; chiedo pertanto che le prefetture si attivino immediatamente per questo controllo specifico.
Al di là delle situazioni disastrose che sono state già ampiamente richiamate da diversi colleghi, ritengo che ve ne sia una in particolare che necessita di un intervento: quella relativa al comune di San Vito che, in queste ore, sta studiando un piano di evacuazione. Sta studiando un piano di questo genere perché ormai da vent'anni non si trovano i mezzi e le possibilità per attuare un'azione di prevenzione! Mi pare che già dal 1989 fosse stato erogato da parte dello Stato un apposito finanziamento di circa 130 miliardi di lire: evidentemente questi finanziamenti si sono dispersi nel nulla perché non è stata realizzata alcuna infrastruttura ed alcuna opera che consentisse di eliminare la pericolosità - ancora attuale - del fiume Flumendosa.
Ribadisco che in queste ore il comune di San Vito sta studiando un piano di evacuazione ma proprio ora a quel paese - lei lo ha ripetuto, signor sottosegretario - viene a mancare l'assistenza del Corpo dei vigili del fuoco, che è il più idoneo ad affrontare le necessità che oggi si ripropongono in maniera urgente e drammatica. Ed ancora oggi per fronteggiare queste situazioni si ricorre ad un programma nazionale, mentre le esigenze che si registrano nel territorio sono ovviamente di carattere locale e sono riferite a problemi e danni che si stanno verificando in queste ore in quelle zone! Credo che questo problema debba essere immediatamente affrontato e risolto, perché non si può affidare la risoluzione di tutti i problemi al volontariato ed alla passione che noi sardi abbiamo per la nostra terra!
Occorre qualcosa di più di una semplice attestazione di solidarietà: sono necessari interventi immediati ed aiuti concreti! Credo che il nostro cittadino ed il nostro amministratore abbiano bisogno di tutto questo.
Signor sottosegretario, sono convinto che lei interpreterà al meglio le necessità


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che stiamo evidenziando; non abbiamo dubbi - e lo sottolineiamo - su quello che è stato il suo comportamento corretto e trasparente in tutta la vicenda (tengo a sottolinearlo anche a nome dell'onorevole Massidda). Avvertiamo tuttavia la necessità che questo Governo, al di là delle specifiche competenze della protezione civile, chiarisca quali siano le iniziative più adeguate da assumere immediatamente per far fronte alle esigenze che questo territorio sta vivendo. Lei stesso ci ha parlato dell'esistenza di danni estremamente diffusi; e, per evitare che il danno si estenda, occorre intervenire immediatamente!
Ciò detto, vorrei ricordare le quattro proposte di legge che ho presentato in materia idrogeologica, con riferimento alla possibilità di istituire nella regione Sardegna una scuola o un dipartimento da porre al servizio della stessa istituzione regionale per le necessità del nostro territorio che poi, immancabilmente, in situazioni come queste, emergono in tutta la loro drammaticità.
Bisognerebbe quindi fare riferimento con maggiore attenzione anche alle proposte che vengono avanzate nel territorio, al di là delle posizioni partitiche o dei colori di appartenenza, tenendo conto soprattutto dell'obiettività dei fatti perché un'alluvione, come un nubifragio o la caduta di un intero palazzo, non possono «appartenere» a qualcuno o ad una determinata forza politica (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Cherchi ha facoltà di replicare per l'interpellanza Mussi n. 2-02076, di cui è cofirmatario.

SALVATORE CHERCHI. Signor Presidente, preliminarmente, anch'io intendo associarmi alle parole di solidarietà espresse dal rappresentante del Governo e dai colleghi verso le vittime. Una giovane donna è stata portata via dalla violenza delle acque e un uomo, un caro amico che rientrava dal lavoro, è stato travolto mentre percorreva in automobile la strada che lo riportava a casa.
Quando si verificano disastri di questa entità, di norma c'è un duplice concorso nell'origine, quello della violenza dell'evento assolutamente straordinario, ma anche una responsabilità umana che deve essere fatta risalire all'uso del territorio.
Anche in questo caso specifico, c'è la combinazione di queste due cause. Una è costituita da un evento assolutamente straordinario, basti dire che in poche ore si è verificata una precipitazione pari a quella che di norma cade nell'arco di un intero anno. Si tratta dunque di un evento assolutamente straordinario, ma come certamente il sottosegretario avrà avuto modo di constatare, gli effetti sono stati amplificati da un uso non corretto del territorio. Si costruisce là dove non si deve costruire e poi la natura si vendica ripristinando corsi d'acqua che si pensava di aver soppresso per sempre. È il caso, per esempio, di Capoterra, di Assemini ed altri.
Do atto al Governo, in modo particolare al sottosegretario Barberi, di aver svolto un'azione tempestiva e di aver affrontato l'emergenza in termini seri, non solo perché ha dimostrato sensibilità personale recandosi immediatamente sul posto, ma anche e soprattutto perché la macchina dei soccorsi, nell'ambito di quello che era possibile fare, è stata attivata. È riconoscimento unanime che probabilmente il bilancio avrebbe potuto assumere proporzioni ben più catastrofiche se non si fosse intervenuti con la necessaria e doverosa tempestività.
Il Governo ha delineato oggi, per quanto riguarda il futuro, un intervento chiaro. Credo che di questo gli vada dato atto. Vi sono interventi che riguardano l'emergenza e l'applicazione delle cosiddette procedure standard. Mi auguro che le informazioni che devono giungere dalla Sardegna arrivino celermente in modo che gli atti di competenza del Governo possano essere adottati subito.
Penso anche che, per quanto riguarda le risorse finanziarie, se è vero che siamo in chiusura dell'anno, tuttavia, a fronte di situazioni di emergenza, possono trovarsi e reperirsi quelle risorse che sono necessarie per far fronte all'emergenza. Credo


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che non mancherebbe la collaborazione del Parlamento ove fosse necessaria per risolvere problemi di questa natura.
È stato fatto anche un riferimento esplicito - questo è un punto molto importante - alla necessità di un intervento straordinario (suppongo che si tratti di una legge o di disposizioni di legge ad hoc) che consenta non solo il differimento delle scadenze fiscali contributive, perché effettivamente le aziende sono in ginocchio e gli operatori economici non potrebbero far fronte onestamente ad impegni di questa natura, ma anche di rimediare ai danni che si sono verificati. Bisognerà procedere con rigore per non includere situazioni che non siano state effettivamente fortemente danneggiate da questi eventi, e, al tempo stesso, con giustizia, applicando quel metro che è stato utilizzato in altre circostanze.
Si tratta di fatti catastrofici e molto tristi, che richiedono il concorso della solidarietà nazionale. Noi faremo la nostra parte: se, come ritengo, dovesse essere necessario far fronte con adeguate risorse finanziarie a questo e ad altri eventi catastrofici recentemente verificatisi, la sessione di bilancio sarà la sede propria per poter determinare le necessarie dotazioni.
Voglio infine accennare brevemente ad alcune questioni particolari. La prima riguarda il rischio che possano essersi verificati fenomeni di inquinamento in aree agricole, per effetto del dilavamento dei residui provenienti da aree industriali. Quella dell'onorevole Cicu è una segnalazione importante e desidero anch'io sottolineare tale rischio: sono peraltro certo che sia già all'attenzione del Governo. La seconda questione riguarda l'istituzione del distaccamento dei vigili del fuoco in San Vito. Correttamente, lei ha fatto riferimento al piano di potenziamento nazionale: proprio perché mi è capitato di discutere con i suoi collaboratori, quindi con le autorità amministrative presso la direzione del dipartimento della protezione civile, so che si tratta di un distaccamento che rientra nel piano di potenziamento, in base a parametri oggettivi (quelli che giustamente devono determinare non insediamenti clientelari, per chiamare le cose con il loro nome, ma insediamenti necessari). Ebbene, questo è uno dei distaccamenti che, per i parametri geografici, per popolazione ed estensione del territorio servito, risulta essere fra quelli assolutamente necessari, o persino prioritari. Non dubito, quindi, che il Governo, come ha già dichiarato l'autorità amministrativa, procederà a trasformare il distaccamento da provvisorio in permanente.
L'ultima questione riguarda le modalità con cui affrontare il rischio idrogeologico a regime. Mi auguro che alla regione Sardegna sia stato fatto tutto il necessario: se così non fosse, se cioè si fosse perso tempo prezioso e non fossero state rispettate le scadenze previste dalla legislazione nazionale, non potrei che stigmatizzare anch'io tale situazione, benché l'amministrazione in carica veda coinvolta la responsabilità della mia parte politica. In questo caso, però, non vi sono parti in causa, vi sono invece adempimenti essenziali da osservare e mi auguro che tutto il necessario sia stato fatto.
Desidero concludere, signor Presidente, ringraziando il sottosegretario Barberi per il rigore e la serietà personale con cui ha affrontato questa situazione, come altre in precedenza, e dichiarando altresì la nostra piena collaborazione per l'adozione dei provvedimenti, anche di carattere legislativo, che si rendessero necessari per porre riparo al notevole danno verificatosi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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