Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 622 del 17/11/1999
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Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 9,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento in materia di insindacabilità:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni a procedere sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di due procedimenti civili e di un procedimento penale nei confronti del deputato Sgarbi, pendenti presso il tribunale di Roma e presso il tribunale di Caltanissetta, per il reato di cui agli articoli 61, n. 10, 81 capoverso e 595, primo, secondo e terzo comma del codice penale in relazione all'articolo 13 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e 30, comma 4, della legge 6 agosto 1990, n. 223 (diffamazione col mezzo della stampa, aggravata); per concorso - ai sensi dell'articolo 110 del codice penale - nel reato previsto dagli articoli 61, n. 10 e 595, primo, secondo e terzo comma dello stesso codice in relazione all'articolo 13 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (diffamazione col mezzo della stampa, aggravata) (Doc. IV-quater, n. 88).
Ricordo che, nella riunione del 9 giugno 1998 scorso della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è provveduto ad assegnare, a ciascun gruppo, per l'esame di ogni documento, un tempo di 5 minuti (10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato Sgarbi). A questo tempo si aggiungono 5 minuti per il relatore, 5 minuti per richiami al regolamento e 10 minuti per interventi a titolo personale.
Informo l'Assemblea che i due procedimenti civili cui si riferisce la deliberazione, come è diffusamente illustrato nella relazione della Giunta, riguardano un'unica serie di dichiarazioni, rese nell'ambito di tre trasmissioni televisive, concernenti indistintamente due persone diverse e asseritamente lesive della reputazione di ciascuna. La pendenza di due procedimenti distinti deriva esclusivamente dal fatto che ciascuna delle due persone che si sono ritenute diffamate dal collega ha presentato un autonomo atto di citazione. Una delle due persone ha anche presentato una querela penale dalla quale è scaturito il citato procedimento penale, che riguarda, oltre che le dichiarazioni rese nell'ambito delle trasmissioni televisive sopra ricordate, oggetto del primo capo di imputazione, anche alcune autonome dichiarazioni riportate da un'agenzia di stampa, oggetto del secondo capo di imputazione.
È opinione consolidata, anche in base a numerosi precedenti, che la deliberazione della Camera ha per oggetto una valutazione del fatto che viene contestato al parlamentare, indipendentemente dalle conseguenze di ordine procedurale ovvero di qualificazione giuridica che ad esso ricollega, in base alla legge, l'autorità giudiziaria. Occorre pertanto evitare il rischio di una violazione del principio del ne bis in idem, che si verificherebbe ove l'Assemblea votasse separatamente in relazione ai tre procedimenti. In sostanza, colleghi, si vota per il fatto e non sui procedimenti.
Conformemente a quanto già fatto dalla Giunta, l'Assemblea dovrà esprimere due voti, uno riferito alla insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Sgarbi nelle tre trasmissioni televisive, oggetto dei procedimenti civili e del primo capo di imputazione del procedimento penale citato, e uno riferito alle dichiarazioni all'agenzia di stampa, oggetto del secondo capo di imputazione del procedimento penale.
La Giunta propone di dichiarare che tutti i fatti per i quali sono in corso tanto i due procedimenti civili, quanto il procedimento penale, concernono opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi nell'esercizio


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delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 88)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sul Doc. IV-quater, n. 88.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Fontan.

ROLANDO FONTAN, Relatore. La Giunta riferisce congiuntamente su tre richieste di deliberazione in materia di insindacabilità avanzate dal deputato Vittorio Sgarbi con riferimento a tre procedimenti, due civili, pendenti presso il tribunale di Roma, ed uno penale, pendente presso il tribunale di Caltanissetta.
I due procedimenti civili si riferiscono ad alcune affermazioni rese dall'onorevole Sgarbi nel corso delle trasmissioni televisive Sgarbi quotidiani del 17 ottobre, del 18 ottobre e del 23 ottobre 1995.
Il procedimento penale si riferisce alle affermazioni rese nel corso delle medesime trasmissioni e in più ad una dichiarazione resa all'agenzia giornalistica ANSA in data 14 ottobre 1995.
Tutte le dichiarazioni rese nell'ambito delle trasmissioni televisive si riferiscono ad alcuni apprezzamenti critici rivolti dall'onorevole Sgarbi indistintamente nei confronti dei magistrati Lorenzo Matassa e Antonio Tricoli, il primo sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo e il secondo giudice per le indagini preliminari presso il medesimo tribunale, in relazione all'arresto, disposto dai citati magistrati, nelle loro rispettive qualità, del dottor Giuseppe Voza, direttore del Museo archeologico regionale di Siracusa. Tale arresto aveva avuto luogo nell'ambito di indagini su asseriti illeciti occorsi nell'ambito dell'organizzazione di una mostra di reperti archeologici provenienti dalla regione siciliana in Giappone.
Le dichiarazioni contenute nella nota dell'ANSA consistono in apprezzamenti critici rivolti nei confronti del solo dottor Matassa, sempre con riferimento all'antefatto sopra illustrato.
La Giunta ha avuto modo di esaminare le trascrizioni delle varie trasmissioni.
Questi i passaggi essenziali, che risultano altresì menzionati anche negli atti dei procedimenti citati.
Nella trasmissione del 17 ottobre, in un contesto di accuse circa l'inerzia dei magistrati inquirenti di Palermo in relazione alla vicenda del suicidio del maresciallo Lombardo, l'onorevole Sgarbi ebbe a dichiarare «...Sapete cosa fanno i magistrati di Palermo? E non dimenticate questi nomi, Matassa e Tricoli, due nomi che hanno peso, anche per come suonano, del loro comportamento rispetto a quanto vi dirò (...). Cosa fanno Matassa e Tricoli? Non si preoccupano della mafia, della mafia che uccide Palermo, no si preoccupano di chi ha fatto morire il maresciallo Lombardo. Si preoccupano di uno dei più grandi uomini di cultura che abbiano lavorato per la Sicilia: Giuseppe Voza».
Nel corso dell'esposizione di sue opinioni relative all'indagine a carico del dottor Giuseppe Voza ed all'attività professionale di quest'ultimo, l'onorevole Sgarbi affermava inoltre: «un grande studioso che non sa niente di quello che Voza ha fatto! E lo accusa di che cosa? Di quello che ha fatto lui stesso, il magistrato»; «Che si arrivi a toccare gli studiosi, a toccare quelli che hanno lavorato, per voi, per i musei, per i vostri figli, per scrivere libri che studierete, questo non è accettabile. Matassa e Tricoli vadano a scuola, leggano i libri di Voza, vadano a vedere i mosaici di piazza Armerina che sono violentati da vandali, perché non c'è abbastanza tutela e non c'è nessuno che trova quello che ha distrutto i mosaici, ma c'è qualcuno che arresta il sovrintendente che li ha salvati (Voza era anche sovrintendente)! Questo avviene. Ora, ogni limite è stato superato. Io ero convinto che ci fosse una guerra, che la guerra fosse sommamente ingiusta in molti casi e parziale e deviante, ma quando si arriva a colpire la cultura...»; «No, vogliamo combattere questi magistrati... E ricordate che si chiamano Matassa e Tricoli. Ora spiegatemi se è possibile avere magistrati di questo genere.


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Matassa e Tricoli! A scuola vadano! Rispettino la cultura! Peggio che i nazisti sono».
Nella trasmissione del 18 ottobre, riferendosi al dottor Voza, l'onorevole Sgarbi affermava: «...e chi impedisce a quell'uomo di lavorare è una magistratura cieca e inetta, che non colpisce i delinquenti e i criminali, ma colpisce le persone oneste»; riferendosi al dottor Antonino Caponnetto e a Leoluca Orlando e, più in generale, a tutti quei personaggi che, a suo dire, «hanno fatto la loro fortuna soltanto con il nome della mafia»: «ed è certo che il loro amico e sodale Matassa, e quell'altro Tricoli, i due che hanno arrestato il sovrintendente Voza non conoscono il museo di Siracusa, non lo conoscono»; dopo aver citato un articolo di giornale che definisce «complice» il sovrintendente Voza, «ma i due complici veri - Lorenzo Matassa, che non conosce il museo di Siracusa, che non conosce gli scavi di Castelluccio, che non conosce l'orgoglio di Sicilia - loro, naturalmente complici, hanno deciso di fare questo, di bloccare e di arrestare il sovrintendente»; «queste opere d'arte sono bloccate in Giappone. Perché? Per colpa di chi? Per colpa di Ordile, per colpa di Voza? No, per colpa del magistrato che ha bloccato i fondi».
In un'altra trasmissione del 23 ottobre l'onorevole Sgarbi affermava: «...L'Italia distrutta (...) Ci sono due, tre, quattro uomini che si fermano, così, a guardare e riescono ad arrestare il degrado. Ebbene, arriva un giovane magistrato, li guarda in faccia e li arresta. Questo è avvenuto».
La dichiarazione di Sgarbi contenuta nella nota dell'ANSA, di cui al secondo capo di imputazione del procedimento penale sopra citato, si riferiva in particolare al dottor Lorenzo Matassa, ed era del seguente tenore: «Quanto è accaduto è aberrante. Un vero crimine contro la cultura. Hanno arrestato la cultura. Premesso che il magistrato in questione non ha fatto nulla contro la mafia, nulla contro niente, nulla di nulla, ha umiliato un sovrintendente che ha recuperato centinaia di opere d'arte, promosso scavi importanti e realizzato a Siracura un museo straordinario. Così, anziché rendere onore al sovrintendente Voza per quello che ha fatto, lo vanno ad arrestare per una gita in Giappone. Un fatto intollerabile, una violenza contro la cultura tipica di uno spirito e di una mentalità naziste. Umiliare la cultura è nazismo. Bisogna fermare questi magistrati finché si è in tempo».
La Giunta ha esaminato la questione nella seduta del 13 ottobre 1999, ascoltando, com'è prassi, l'onorevole Sgarbi.
Al riguardo, la Giunta ha avuto modo di notare che nel caso di specie ci si trova in presenza di una manifestazione di critica politica nei confronti di un'azione processuale che aveva provocato un grande clamore nel mondo dell'arte e della cultura in genere, suscitando anche una grande attenzione nell'opinione pubblica siciliana e nazionale. L'onorevole Sgarbi che, va ricordato, era, all'epoca, presidente della Commissione cultura della Camera, prese fortemente a cuore l'episodio e promosse, proprio nell'ambito della Commissione che egli presiedeva, un dibattito sull'argomento, che ebbe luogo nella seduta del 17 ottobre 1995. L'onorevole Sgarbi risultò inoltre cofirmatario di una risoluzione in Commissione, presentata dall'onorevole Prestigiacomo e sottoscritta da numerosi parlamentari di vari gruppi politici, che esprimeva solidarietà nei confronti del citato studioso, cioè Voza, e sorpresa per il suo arresto. Non va dimenticato infine che il dottor Voza è stato completamente prosciolto dalle accuse che a suo tempo gli erano state mosse.
Alla luce del complesso dei fatti esaminati, deve pertanto ritenersi che le affermazioni rese nel corso delle trasmissioni televisive costituiscono una divulgazione e una continuazione di quelle rese nel corso dell'attività parlamentare propriamente detta e dunque, secondo l'insegnamento della Corte costituzionale, attività parlamentari esse stesse.
Per quanto riguarda le modalità di votazione, si deve osservare che, come si è detto, i due citati procedimenti civili


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(entrambi pendenti presso il tribunale di Roma) ed il procedimento penale (pendente presso il tribunale di Caltanissetta) vertono, almeno in parte, su identici fatti. In particolare, i due procedimenti civili fanno riferimento a dichiarazioni rese nel corso delle trasmissioni Sgarbi quotidiani del 17, del 18 e del 23 ottobre 1995 all'indirizzo, indistintamente, di due magistrati, rispettivamente pubblico ministero e giudice per le indagini preliminari in un medesimo procedimento penale, i cui esiti il collega Sgarbi intendeva censurare. Ciascuno dei due magistrati ha presentato un distinto atto di citazione. Uno di essi ha anche presentato una querela penale che ha dato origine al procedimento pendente presso il tribunale di Caltanissetta. I capi d'imputazione di tale procedimento penale fanno riferimento, oltre che alle dichiarazioni rese nelle trasmissioni sopracitate, anche ad alcune dichiarazioni rese in sede separata all'agenzia ANSA. È opinione consolidata, anche in base a numerosi precedenti, che la deliberazione della Camera ha per oggetto una valutazione del fatto che viene contestato al parlamentare, indipendentemente dalle conseguenze di ordine procedurale ovvero di qualificazione giuridica che ad esso ricollega, in base alla legge, l'autorità giudiziaria.
Com'è noto, infatti, la riforma dell'articolo 68 della Costituzione, nella parte in cui ha sostituito la locuzione (i parlamentari) «non possono essere perseguiti» (per le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle funzioni), contenuta nel testo previgente, con quella «non possono essere chiamati a rispondere», ha inteso ribadire quanto era già universalmente riconosciuto dalla dottrina, secondo cui l'applicazione della prerogativa di cui alla norma citata comporta la piena irresponsabilità sia sul piano penale, sia su quello civile, sia su quello disciplinare.
In questo caso ci si trova dinanzi al fatto storico unitario di dichiarazioni riferite indistintamente a due persone. La pendenza di tre procedimenti deriva soltanto dalla presentazione di due distinte citazioni civili e di una denuncia penale. Dal punto di vista della deliberazione parlamentare, indipendentemente dalla circostanza che con un'unica dichiarazione si sia potuto astrattamente ledere la sfera giuridica di più persone, ciò che conta è la valutazione delle manifestazioni di opinione. Al riguardo, occorre evitare il rischio di una violazione del principio del ne bis in idem, violazione che si verificherebbe ove la Giunta (e successivamente l'Assemblea) votassero distintamente con riferimento ai tre procedimenti.
A tale fine, la Giunta ha effettuato un unico voto riferito alle tre trasmissioni televisive sopracitate (oggetto sia dei due procedimenti civili sia del procedimento penale) ed un altro voto riferito alle dichiarazioni rese all'agenzia ANSA, che costituiscono un distinto episodio.
Per il complesso delle ragioni sopra evidenziate, la Giunta riferisce all'Assemblea nel senso che tanto i fatti relativi alle tre trasmissioni televisive (oggetto dei due procedimenti civili e del procedimento penale), quanto quelli relativi alla dichiarazione all'ANSA (oggetto di separata imputazione), costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, la ringrazio per la sua approfondita relazione.
Non vi sono iscritti a parlare pertanto dichiaro chiusa la discussione.

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