Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 578 del 28/7/1999
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5652)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calzavara. All'onorevole Calzavara ricordo, tuttavia, che nel precedente intervento aveva impiegato un tempo superiore a quello a sua disposizione, affermando che tale intervento avrebbe riassunto tutti gli altri.

FABIO CALZAVARA. Sì, signor Presidente, però non tenevo conto del fatto che lei ha concesso ulteriori 10 minuti di tempo.

PRESIDENTE. No, onorevole Calzavara; lei avrebbe dovuto parlare per 5 minuti; poi ha deciso che avrebbe parlato di più, perché così avrebbe svolto anche la sua dichiarazione di voto finale.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, chiedo di fare soltanto una breve integrazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, vorrei esprimere la nostra forte perplessità sul comportamento del Governo, anche in merito all'ordine del giorno accettato; esso fornisce la prova di quanto il provvedimento sia stato discusso e contestato in aula.
Pur riconoscendo che nell'ordine del giorno accettato vi sono dei contenuti positivi e che vengono rimesse in discussione problematiche che con il meridione hanno poco a che fare - quale quella della quota latte -, si conferma la cattiva volontà del Governo il quale non vuole risolvere il problema italiano tenendo conto della questione settentrionale, del federalismo, delle diversità tra i popoli e le regioni; popoli che hanno diritto di decidere e di controllare la propria economia territoriale.
Si continua a camminare su una strada provvisoria, mettendo insieme problematiche assolutamente diverse, con i risultati che abbiamo visto, sia con la discussione in aula, sia con i provvedimenti presi relativi alla situazione economica del paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rallo. Ne ha facoltà.

MICHELE RALLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, preannuncio il voto contrario dei deputati del gruppo di alleanza nazionale sul disegno di legge di ratifica. Vorrei illustrare, altresì, la posizione contraria del mio gruppo. È la posizione di un gruppo politico - e, se mi consentite, anche da un parlamentare - che si sente particolarmente vicino al mondo arabo ed in special modo al Marocco, paese che nell'area del nord Africa è da sempre un pilastro di stabilità e di moderazione. Dio sa quanto in questo momento ci sia bisogno di stabilità e di moderazione in quell'area politica!
Signor Presidente, voglio cogliere l'occasione per ricordare la figura di quel grande sovrano - Hassan II del Marocco - che è venuto a mancare in questi giorni e che ha rappresentato, per quell'area, insieme ad un altro grande monarca recentemente scomparso - re Hussein di Giordania - un punto chiave, un punto fondamentale nella ricerca di soluzioni di pace rispetto a problematiche che in Medio Oriente e nel mondo arabo hanno spesso assunto toni bellicistici.
Premesso, quindi, signor Presidente, che siamo certamente amici del mondo arabo, aggiungo che la mia parte politica sostiene in maniera decisa la strategia di un nuovo posizionamento degli equilibri europei. Condividiamo quanto è stato anche oggi ricordato da taluno circa la necessità di spostare verso sud, verso il Mediterraneo, equilibri che oggi orbitano particolarmente attorno all'Europa orientale. Siamo coscienti che l'Italia rappresenta la periferia dell'Europa, la quale è


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sbilanciata verso est, mentre il nostro paese è al centro del Mediterraneo e in una concezione differente di sviluppo europeo potrebbe avere un ruolo ben diverso, ben più forte e più determinato.
Partendo, quindi, signor Presidente, dalla nostra posizione di amici del mondo arabo, e in particolare del Marocco, partendo dalla nostra posizione di sostenitori di uno spostamento degli equilibri europei verso il Mediterraneo, affermiamo di essere contrari a questo accordo, per quello che esso rappresenta, per la profonda, pesantissima penalizzazione - ricordata anche dal collega Bono e da altri colleghi intervenuti - che viene operata nei confronti dell'agricoltura italiana, non soltanto meridionale, cari colleghi. Di ciò sono prova i ripetuti interventi del ministro dell'agricoltura, il quale, benché la materia non sia di sua competenza, è venuto oggi per la seconda volta in quest'aula a dirci come il Governo intenda mettere la classica «pezza» a questa situazione.
Siamo contrari, signor Presidente, non soltanto per tutti questi motivi, ma anche perché abbiamo - io in particolare - l'impressione che la tematica degli accordi euromediterranei, la tematica dell'attenzione dell'Europa verso la sponda sud del Mediterraneo venga portata avanti in maniera sbagliata. Ormai c'è un disegno, ci sono date ben precise per la creazione di una zona di libero scambio nel Mediterraneo, da qui a pochi anni. Allora mi domando, e lo domando soprattutto al collega Prestamburgo, che è intervenuto poco fa ed ha affermato che non ratificando questo accordo si perderebbe una buona occasione per non sottoporre l'agricoltura siciliana e meridionale alla sferza del mercato e della concorrenza, quale concorrenza si possa immaginare tra operatori economici che ai propri operai agricoli corrispondono - come ricordava l'onorevole Massidda in una precedente seduta - 120 mila lire al giorno ed altri che, come quelli marocchini, pagano un operaio agricolo sì e no 120 mila lire al mese. Quale concorrenza potrà mai sostenere l'agricoltura italiana, anche quella del nord d'Italia, nei confronti di questi prezzi? Dirò di più, l'agricoltura del nord d'Italia sarà particolarmente in difficoltà, perché nell'Italia meridionale forse viene corrisposta qualche decina di migliaia di lire in meno, considerata la situazione di drammatico disagio attualmente esistente. Ma nel nord d'Italia come si farà? Mi rivolgo non soltanto ai deputati del meridione che, voteranno massicciamente contro il disegno di legge di ratifica dell'accordo, ma in modo particolare ai deputati del nord, dicendo loro che quest'accordo oggi non penalizza soltanto l'agricoltura del sud. Infatti, oltre alle arance, alle clementine e ai pomodori, l'accordo riguarda anche l'olio, i prodotti ortofrutticoli, i prodotti della pesca ed i fiori, prodotti certamente non tipicamente meridionali; penalizza inoltre, in prospettiva, l'industria del nord. Forse non penalizzerà la FIAT: è stato ricordato in quest'aula il ruolo svolto dalla signora Agnelli. Non voglio fare battute di cattivo gusto, ma mi sembra vi sia stata una coincidenza significativa.
Come dicevo, in futuro, in un'ottica liberoscambista tra i paesi del Mediterraneo, la FIAT potrebbe porre in essere alcune operazioni con i paesi dell'altra sponda del Mediterraneo senza esserne penalizzata. Non costerebbe nulla alla famiglia Agnelli andare in Tunisia, in Marocco o in Algeria, aprire una fabbrica e assumere 10 mila operai, perché li pagherebbe 120 mila lire al mese, ma verrebbero automaticamente licenziati 10 mila operai di Mirafiori. Pertanto, certi meccanismi non possono essere sopportati dall'economia italiana in generale, non soltanto dall'agricoltura.
Cosa dobbiamo fare, allora, nei confronti di questa sponda sud del Mediterraneo, tanto interessante per il nostro futuro? Dobbiamo aiutare quei paesi a produrre per il mercato interno. Le 300 mila tonnellate di arance e le 110 mila tonnellate di clementine devono essere dirottate sul mercato arabo dove esistono grosse sacche di povertà e dove sarebbero le benvenute, ma non certamente in Italia, dove si mandano al macero le arance per


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rispettare le quote di mercato stabilite, sciaguratamente, in sede europea. Questo è l'aiuto che dobbiamo dare al mondo arabo e solo in quest'ottica un domani la riva sud del Mediterraneo potrà mostrare un aspetto diverso da quello attuale al fine di riprogrammare uno scenario più ampio di collaborazione nell'ottica di un'Europa che tutti noi italiani, dal nord al sud, vogliamo diversa e più proiettata verso il Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cangemi. Ne ha facoltà.

LUCA CANGEMI. Signor Presidente, noi la pensiamo molto diversamente dall'onorevole Rallo. Il Marocco è un grande e nobile paese, governato da un regime oppressivo e reazionario e proprio perché c'è un regime di tal genere è possibile pagare i lavoratori nella misura indicata dall'onorevole Rallo. Infatti, con quei regimi reazionari si può stabilire uno scambio ineguale: lo scambio infame macchine contro arance.
Pertanto, la nostra opposizione al disegno di legge di ratifica dell'accordo, oltre a riferirsi alla lotta, da noi sempre sostenuta, del popolo saharawi, si riferisce a questi principi generali; rifiuta un modello di integrazione euromediterranea in cui gli unici a guadagnarci sono i poteri forti, i grandi poteri economici, cioè, che non stanno né a Catania, né a Palermo, ma neanche a Rabat. Non ci guadagnano i lavoratori del Marocco, vengono penalizzati i lavoratori della terra siciliani: gli unici a guadagnarci sono le grandi centrali commerciali e finanziarie del nord Europa, ma anche di qualche porzione del territorio nazionale.
Per queste ragioni di carattere generale, noi abbiamo condotto non una battaglia ristretta e provinciale ma una dura opposizione alla ratifica di questo accordo. Una opposizione che guarda ad un nuovo modello di integrazione euromediterranea; una opposizione che guarda agli interessi, ai diritti del Mezzogiorno d'Italia, e in particolare della Sicilia, perché dentro questo tipo di integrazione euromediterranea, il Mezzogiorno del nostro paese sarà posto nella condizione di un'area debole e sfruttata, in concorrenza con altre aree deboli e sfruttate che stanno sull'altra sponda del Mediterraneo.
Rifiutiamo questa visione; rifiutiamo questo accordo e gli altri che seguiranno; lo facciamo a difesa dell'agricoltura meridionale, come elemento paradigmatico di un nuovo modello di sviluppo per il Mezzogiorno e per il Mediterraneo.
Credo che questa battaglia, che con grande probabilità perderemo, di opposizione alla ratifica dell'accordo, sia tuttavia stata una battaglia che ha prodotto alcuni risultati che noi vogliamo sottolineare. Sappiamo che essi dovranno essere verificati e che sugli stessi occorrerà esercitare una vigilanza.
Il primo di tali risultati, come ho già avuto modo di dire in sede di dichiarazione di voto sull'articolo 1, è quest'impegno del ministro ad aumentare le risorse a disposizione del piano agrumicolo nazionale. Lo abbiamo detto sin dall'inizio: le risorse attualmente a disposizione sono insufficienti per perseguire gli stessi obiettivi posti nel piano.
Sul secondo dei risultati vorrei spendere qualche parola. Si tratta di un risultato che scaturisce dall'accoglimento del nostro ordine del giorno da parte del Governo. Ma su questo punto, caro ministro, vorrei essere chiaro. Quell'ordine del giorno non era il solito documento generico; lei ne ha accolto pienamente uno che fa riferimento ad una clausola precisa e specifica dell'accordo e che riconosce che già adesso quel tipo di sistema commerciale danneggia gravemente l'agrumicoltura siciliana e meridionale.
Voglio sottolineare che la posizione che lei, signor ministro, ha espresso in quest'aula e sui giornali siciliani era un po' diversa e tendeva a minimizzare. Ma lasciando da parte questo aspetto, vorrei dire che il Governo accogliendo quell'ordine del giorno si impegna subito ad agire nelle sedi competenti e cioè nel rapporto


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con gli altri paesi dell'Unione europea e con lo Stato marocchino per modificare immediatamente le regole che sovrintendono allo scambio di prodotti agrumicoli fra i due paesi.
Deve essere chiaro che noi chiederemo conto al Governo di come seguirà le indicazioni che ha dichiarato di accogliere in Parlamento. Credo che la giustamente lunga discussione che abbiamo fatto in occasione dell'esame del disegno di legge di ratifica dell'accordo in questione abbia rappresentato un momento positivo; un momento in cui finalmente questa Camera ha potuto prendere coscienza del gravissimo stato in cui versa un settore decisivo e non un piccolo comparto, onorevole Leccese! È un settore da cui dipendono le sorti economiche, sociali e civili di larghissime parti del Mezzogiorno. È un settore in cui già adesso, cari colleghi, impera il lavoro nero e lo sfruttamento e in cui la crisi strutturale apre larghi varchi alla penetrazione della criminalità mafiosa che controlla vasti settori della commercializzazione e comincia ad intervenire anche tra i produttori, proprio in virtù di questa crisi.
Credo che questa discussione possa rappresentare un punto di partenza per aprire una nuova fase d'intervento del Parlamento e dello Stato su questo settore.
Insistendo nella battaglia che abbiamo condotto, annunciamo il nostro voto contrario alla ratifica di questo accordo per le ragioni generali cui abbiamo fatto riferimento e ribadiamo che qui non si conclude una battaglia, ma se ne inizia una ancora più decisa per l'agricoltura meridionale e per un nuovo modello di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo misto-rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, siamo all'atto finale di questo baratto che ha provocato un danno alle regioni meridionali e alla Sicilia in particolare.
Il signor ministro poco fa è venuto a ripetere in aula quanto aveva già detto la settimana scorsa; ha scritto una lettera aperta ai siciliani chiamandoli «cari agricoltori siciliani» per convincerli che questo accordo non produce danni ed ha citato alcuni successi che, a suo dire, dovrebbero attenuare il danno. I successi sono quelli ottenuti sul vino (come ha ripetuto poco fa, i mosti provenienti da paesi terzi non sono vinificati) e sulle quote latte (l'intervento ha evitato 400 miliardi l'anno di penalità per l'Europa). Il ministro ha, inoltre, citato la riforma dell'OCM per gli agrumi che è sicuramente utile e importante; leggiamo, peraltro, sui giornali di oggi che vi è anche un nuovo negoziato multilaterale agricolo di cui non si è parlato stamattina. Ha poi voluto attenuare il danno facendo presente che sono importate appena 90 mila tonnellate di agrumi (ma ciò non significa che non se ne possano importare maggiori quantità nel futuro). Tutti questi successi declamati dal ministro non cancellano il danno provocato da questo accordo all'agricoltura meridionale.
Il ministro ha parlato anche di mutui in agricoltura, ma non ha citato - come ha detto poco fa l'onorevole Bono - le passività pregresse che mi sembra rappresentino la parte più importante. Ha, inoltre, detto che bisogna attuare una compensazione se si verificano danni per l'importazione, ammettendo implicitamente che ve ne possano essere.
È, quindi, un discorso ipocrita perché si tira la pietra e si nasconde la mano, si ammette e subito dopo si nega! Le compensazioni non possono avvenire perché il trattato ha una durata illimitata ed è previsto un periodo transitorio di dodici anni. Nel 2000 è previsto un nuovo esame di questo accordo per fissare altre concessioni reciproche, e in questo caso il termine «reciproco» ha una valenza unilaterale: è la possibilità d'introdurre nuovi prodotti agricoli in Italia, perché certamente non si può pensare che dall'Italia


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possano essere esportati nuovi prodotti agricoli in Marocco. Il termine reciproco può adattarsi ai prodotti industriali, non a quelli agricoli. Le misure di compensazione citate dal ministro sono, dunque, vane.
Come avevo detto la scorsa settimana e come è stato ribadito poco fa da un collega, sono in atto altri accordi con l'Egitto, con la Tunisia, con l'Algeria, con Israele, con Cipro e con la stessa Grecia che fa parte dell'Unione europea. A proposito della Grecia voglio ricordare che questo paese ha ottenuto un vantaggio da parte della Comunità europea, ossia una riduzione dei costi dei trasporti. Ebbene, in questa sede, noi chiediamo, come abbiamo fatto anche nell'ordine del giorno che non è stato accettato dal Governo, un intervento sui trasporti con riferimento alla marginalizzazione e periferizzazione dei nostri territori, nonché per la insularità, soprattutto per la Sicilia e la Sardegna, essendo le regioni meridionali lontane dai centri di commercializzazione.
Chiediamo anche una riduzione della pressione fiscale e contributiva. A questo proposito il Governo non è stato molto chiaro e quindi mi sembra non si possa dare molto credito a quanto il Governo stesso dice a parole e poi, nei fatti, non riesce a mantenere.
In conclusione, non siamo contrari allo sviluppo industriale del nord; non vogliamo penalizzare l'industria settentrionale, ma questi accordi possono essere realizzati sempre all'interno di un comparto, non favorendone uno e sfavorendone un altro. Sarebbe stato più logico - come diceva poco fa l'onorevole Rallo - integrarlo: la FIAT può andare ad aprire industrie in Marocco e, quindi, la compensazione avviene all'interno dello stesso comparto.

PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, ha ancora un minuto.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Noi vogliamo che lo sviluppo industriale vada avanti e non abbiamo niente contro il Marocco. A questo proposito teniamo in grande considerazione la situazione del Sahara occidentale, della decolonizzazione di quella zona e della autodeterminazione del popolo saharawi. L'ONU è intervenuto e noi vogliamo che la disposizione dell'ONU stessa sia attuata, perché il Marocco non consente l'autodeterminazione del popolo saharawi.
Non possiamo quindi dimenticare gli interessi di alcuni comparti deboli dell'economia siciliana e meridionale che dall'agricoltura e dalla pesca traggono la maggior parte dei loro scarsi profitti, della loro ridotta occupazione e, quindi, del loro magro reddito.
Pertanto, i deputati del CCD voteranno contro il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrometi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORROMETI. Signor Presidente, la discussione sull'accordo con il Marocco ci offre la possibilità di qualche veloce riflessione sugli accordi euromediterranei, in particolare per quanto attiene ai riflessi che provocano sulla nostra politica agricola, con speciale riferimento alle produzioni mediterranee.
Non c'è stata, almeno finora, la necessaria consapevolezza delle conseguenze sulle produzioni mediterranee dell'aumento delle importazioni di prodotti a seguito di questi accordi. Proprio per questi motivi la ratifica dell'accordo con il Marocco ha provocato in Sicilia - ma non solo in quella regione - tutta una serie di reazioni, a volte anche strumentalizzate, interessatamente enfatizzate, probabilmente orchestrate, ma che certamente nascono dalla necessità di un'adeguata considerazione delle istanze dei produttori agricoli meridionali.
Mi rendo conto delle esigenze della cooperazione internazionale e di politica estera, ma voglio sottolineare anche come queste esigenze non possano essere disgiunte da un'adeguata valutazione delle ricadute interne che questi accordi provocano, che è ciò che chiediamo per il futuro. Noi chiediamo cioè il coinvolgimento,


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che riteniamo assolutamente necessario, del ministro per le politiche agricole, in modo da poter evitare ulteriori ricadute negative sulle nostre produzioni.
Un fatto è certo: i prodotti agricoli mediterranei, per così dire, hanno già dato e non possono più essere vessati. Mi riferisco in particolare all'accordo con l'Egitto, di cui si sta discutendo in questi giorni e al quale si è riferito poc'anzi il collega Bono. Si tratta di un accordo che, per quanto ne sappiamo, non è stato ancora concluso, ma in relazione al quale il Governo deve impegnarsi per escludere qualsiasi possibilità che anche da questa intesa internazionale possano esservi ricadute negative sulle produzioni mediterranee e, in particolare, sull'agrumicoltura, che sta sostenendo il peso degli accordi euromediterranei con il Marocco. Dico questo anche perché l'accordo del quale oggi si chiede la ratifica, sostanzialmente, ha già prodotto i suoi effetti, essendo stato stipulato nel 1995; l'accordo euromediterraneo ha al suo attivo, o al suo passivo, quattro anni di durata nel corso dei quali ha determinato tutto ciò che poteva determinare.
Credo, allora, che dobbiamo concentrare la nostra attenzione sul futuro, evitando che possano esservi intese ancora una volta penalizzanti per le produzioni agricole in generale e per quelle mediterranee in particolare; dobbiamo fare in modo che le intese internazionali che possano avere riflessi sul settore agricolo vedano, necessariamente, il coinvolgimento del ministro per le politiche agricole, l'unico che può considerare e valutare adeguatamente tali riflessi. In tal senso, il Governo deve assumere impegni e deve darci rassicurazioni, perché non può accadere - lo dico al ministro per le politiche agricole e al sottosegretario di Stato per gli affari esteri, entrambi presenti -, con riferimento all'accordo in corso di stipulazione con l'Egitto, ciò che è avvenuto relativamente all'accordo euromediterraneo con il Marocco; non vi potrete presentare di nuovo, cioè, dicendo che l'accordo è questo e che deve essere ratificato. Ciò è avvenuto nel 1995; dobbiamo individuare - do atto al Governo che sono stati compiuti passi significativi in questa direzione - misure compensative che ci consentano di dire che, essendo stato stipulato quattro anni fa, ormai l'accordo non può non essere ratificato. Noi lo ratificheremo, ma a fronte di una serie di misure che innovano positivamente la nostra agricoltura.
Credo sia questo il senso dell'impegno assunto dal ministro De Castro e della presenza, questa mattina, del ministro stesso. Ciò va accompagnato, però, dalla rassicurazione che tutto quello che è accaduto in passato non si ripeterà, nel senso che, in futuro, questi accordi saranno conclusi con la presenza determinante del ministro per le politiche agricole.
Egli, nell'intervento di questa mattina, non solo ci ha confermato gli impegni che aveva assunto al Senato in occasione dell'approvazione del provvedimento in esame, ma credo abbia dato anche iniziali risposte concrete, in particolare per quanto riguarda l'aumento dei fondi destinati all'agrumicoltura. Nel piano agrumicolo nazionale sono stati stanziati 110 miliardi; questa mattina abbiamo appreso dal ministro che tale somma sarà congruamente aumentata. Considero questo fatto importante e credo che l'impegno del ministro coinvolga l'intero Governo, anche se sono assenti il ministro degli affari esteri e il ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.
Sono certo che quanto stamattina dichiarato dal ministro De Castro avrà delle conseguenze, che sono già state in qualche modo prefigurate. Sono certo che l'impegno verrà mantenuto e noi consideriamo questo impegno per l'aumento dei fondi dell'agrumicoltura un fatto assolutamente positivo, che condiziona anche il nostro atteggiamento rispetto all'accordo euromediterraneo.
Allo stesso modo sottolineiamo in modo estremamente positivo il discorso fatto dal ministro per le risorse agricole con riferimento all'indebitamento delle imprese agricole, che è il vero problema


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della nostra agricoltura, perché le imprese agricole pagano ancora mutui a tassi siderali. Abbiamo ascoltato questa mattina dal ministro che ha già presentato al Senato un emendamento non solo per rinegoziare i mutui al tasso di sconto, ma anche per ottenere la loro estinzione anticipata. Ha parlato di proroga delle scadenze dei mutui di soccorso, ma anche di sospensione delle procedure esecutive.
Queste misure, questi impegni, ma direi anche questi risultati, pur non costituendo le risposte compensative che auspicavamo, in ogni caso rappresentano pur sempre un passo in avanti nella direzione del necessario sostegno compensativo delle produzioni agricole mediterranee e proprio in ragione di questi impegni e di questi risultati assicuro il mio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, è con tranquilla coscienza e con sicura convinzione che ho l'onore di annunziare il voto favorevole del gruppo di forza Italia alla ratifica di questo accordo (Applausi polemici del deputato Domenico Izzo). Tranquilla coscienza e sicura convinzione di meridionale, di siciliano orgoglioso di esserlo, consapevole delle difficoltà dell'economia delle regioni meridionali e in particolare delle difficoltà dell'agrumicoltura siciliana.
Noi siamo favorevoli a questo accordo per ragioni politiche e per ragioni economiche, per ragioni di interesse generale e per ragioni contingenti.
Cominciando dalle ragioni politiche, sottolineo che è stata fenomeno caratteristico degli ultimi decenni a livello planetario la formazione di accordi regionali. L'Unione europea è un accordo regionale particolarmente avanzato, ma ci sono il NAFTA, l'ASEAN e così via. Tutti questi accordi hanno due caratteristiche: in genere, praticano una maggiore libertà di rapporti di commercio al loro interno, creando attività, ma finiscono poi con l'erigere barriere e rapporti con i paesi terzi, cioè con il praticare protezionismo nei confronti del resto del mondo. Questa pratica ha due inconvenienti molto gravi. Il primo è il rischio di conflitti, di frizioni fra blocchi regionali, che potrebbero sfociare in guerre commerciali prima ed in conflitti armati poi. Il secondo e più grave è che, dal momento che quasi tutti i paesi poveri del globo sono esclusi da questi accordi regionali, le loro condizioni di sottosviluppo rischiano di essere rese più gravi, più disperate dalla politica miope, introversa e protezionistica degli accordi regionali.
Qui siamo in presenza di un accordo che muove nella direzione opposta, che cerca cioè di scongiurare la realizzazione di quell'incubo che viene definito come «fortezza Europa», vale a dire un'Europa che pratica la libertà dell'economia, dei rapporti economici al suo interno, ma che erige barriere e rapporti con il resto del mondo. Barriere che sono particolarmente inique e crudeli nei confronti dei paesi poveri da cui l'Europa è circondata. Non illudiamoci, colleghi: se noi impediamo a questi paesi di commerciare con noi, se impediamo loro di venderci ciò che possono produrre, essi non lo potranno produrre. Li condanneremmo cioè all'instabilità, alla disoccupazione ed al sottosviluppo, il che non è nemmeno nel nostro interesse. Mi piacerebbe che, invece di lasciarci andare a voli pindarici sulla necessità di aiutare i paesi poveri, noi ci adoperassimo in concreto per ridurre l'egoismo dei paesi ricchi (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari democratici-l'Ulivo)!
Adamo Smith, il primo uomo dell'economia, sosteneva che i gentiluomini di campagna, gli agricoltori, erano immuni dai difetti delle altre categorie produttive. Egli sosteneva che non avevano la bassa rapacità e lo spirito di monopolio di mercanti e di manifattori.
Io ritengo che gli agricoltori italiani e gli agrumicoltori del meridione non siano


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protezionisti. Anche essi sarebbero favorevoli all'apertura dei mercati e alla concorrenza se venisse loro consentito di competere in condizioni di quasi parità, di uguaglianza (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia). Il fatto è che i nostri agricoltori non possono competere in condizioni oneste con i produttori esteri perché le inefficienze pubbliche che sono state ricordate in questo dibattito costituiscono un'autentica palla di piombo al piede dell'agricoltura, e di quella meridionale in particolare. Sono stati ricordati il problema dei mutui, l'inefficienza del sistema bancario, l'eccessiva pressione fiscale, gli adempimenti amministrativi, l'inefficienza del sistema dei trasporti e anche - devo dire che in questo caso non si tratta di mali che abbiano la loro origine nella inefficienza pubblica - un sistema di distribuzione commerciale inadeguato (ho molto apprezzato l'intervento del collega al riguardo).
Di fronte a questi che sono i mali della nostra agricoltura, un provvedimento protezionistico di chiusura non rappresenta una soluzione! È soltanto un palliativo volto a rendere ancora più grave la situazione in un momento successivo. Non dimentichiamo che in tutto il mondo i settori che sono stati storicamente più protetti sono anche quelli che oggi sono più inefficienti: la siderurgia negli Stati Uniti, l'agricoltura in Giappone, i computer in Europa! Il protezionismo non è la cura per le inefficienze dei sistemi produttivi: quando quelle inefficienze hanno la loro origine in politiche pubbliche sbagliate, queste vanno cambiate; quando hanno origine in fallimenti del mercato occorrono provvedimenti al riguardo, ma non è impedendo agli agrumicoltori del Marocco di venderci qualche migliaio di tonnellate in più di prodotti agricoli che noi risolveremo i gravi, endemici, problemi dell'agricoltura meridionale.
Vorrei ricordare ai colleghi che con accenti lirici hanno criticato questo provvedimento che esso non ha nulla di eroico. Noi non siamo in presenza della decisione storica che spinse Pitt, nel momento in cui si decideva l'abolizione delle corn laws all'inizio del secolo scorso ad abbassare sugli occhi la berretta che portavano tutti i membri della Camera dei comuni per non vedere la fine della classe alla quale egli apparteneva.
Qui si tratta di inezie, di quisquilie, di pinzillacchere, come avrebbe detto il compianto principe De Curtis, e noi stiamo a discutere di queste questioni rischiando di compromettere la posizione internazionale dell'Italia, di isolare l'Italia dal contesto dell'Europa per interessi che, davvero, non meritano tanto entusiasmo e tanto accanimento.
Vorrei ricordare ai colleghi che esiste un solo luogo di discussione che possa essere interprete dell'interesse generale e che si distingue pertanto da tutti gli altri organismi rappresentatitivi di interessi di categorie o particolari e quello è il Parlamento. Se il Parlamento non sapesse farsi interprete degli interessi generali, anche se non consapevoli, anche se non correttamente percepiti, avrebbe tradito la sua ragione d'essere.
Questo è un provvedimento di interesse generale. Non parliamo di questo accordo quasi che la prosperità del sud dipenda dalla sua mancata approvazione, dalla sua mancata ratifica. Esso non ha nessuna influenza, nessuna incidenza sullo stato di disperata arretratezza delle nostre economie. Qui sono in gioco l'interesse internazionale dell'Italia e l'interesse generale del paese.
Io credo che ogni patriota in questo Parlamento saprà fare la sua parte (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei democratici-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. La ringrazio molto, onorevole Martino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzoni. Ne ha facoltà.

MARCO PEZZONI. Signor Presidente, colleghi, è con sofferta coscienza e con piena consapevolezza che annuncio il voto favorevole dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra perché l'accordo di partenariato tra l'Unione europea e il


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Marocco si situa (questo è il primo punto di riflessione) su quella grande strategia europea di inclusione di tutti i paesi del Mediterraneo per costruire entro il 2010 la più grande area di libero scambio sul pianeta in una zona che, a livello mondiale, ha le caratteristiche di maggiore asimmetria e dunque di potenziali tensioni: asimmetria demografica, asimmetria nello sviluppo e nella ricchezza, asimmetria di impostazioni culturali e religiose tra nord e sud del bacino del Mediterraneo. Dunque, qui è la più grande sfida della nuova Europa e, con la conferenza di Barcellona, si è deciso che le associazioni del partenariato euromediterraneo fossero lo strumento principale per realizzare questo nuovo tipo di collaborazione e di integrazione.
Non si può, allora, non vedere una caduta di attenzione e di futuro anche del dibattito che oggi abbiamo svolto in questa sede parlamentare: mi ha colpito molto, infatti, che la destra e l'estrema sinistra abbiano sviluppato una concezione della solidarietà di tipo ideologico ed a costo zero, come se la globalizzazione, le nuove tensioni internazionali, le pressioni demografiche, l'immigrazione non debbano essere governate politicamente attraverso questi strumenti di cooperazione e di associazione. Mi dispiace contraddire totalmente l'impostazione ideologica di rifondazione comunista: non siamo di fronte ad un recepimento passivo della globalizzazione. Come osservava giustamente l'onorevole Martino, vi è qui il più grande tentativo di governare la globalizzazione, di abbattere globalmente le barriere doganali, perché siamo per una società aperta, non chiusa, e perché lo sviluppo e la ricchezza si radichino insieme alla democrazia nei territori del Maghreb e del Medio Oriente: solo così costruiamo una capacità di governo dei flussi migratori; solo così, aumentando la ricchezza e dunque le esportazioni di quei paesi, l'Europa non si chiude ma favorisce la cooperazione, la stabilità e la pace.
Non è un caso che, proprio recentemente, la conferenza di Stoccarda di tutti i Capi di Stato e di Governo abbia ribadito e rilanciato questa scelta sul piano della politica estera. Non è un caso che sia stato scelto, attraverso i MEDA, che sono programmi di finanziamento per la piccola impresa destinati al Maghreb, ai paesi arabi, al Medio Oriente, al Mediterraneo, di stanziare oltre 4.865 milioni di ECU, che verranno tutti gestiti dall'Istituto di promozione dell'industria con i distretti meridionali. Ancora, non è un caso che, a livello europeo, si sia deciso che 4,8 miliardi di euro saranno destinati dalla Banca europea per gli investimenti allo sviluppo della cooperazione con i paesi del sud del Mediterraneo. Non è un caso, inoltre, che, recentemente, al Consiglio europeo di Berlino del 24-25 marzo scorso, vi sia stata, proprio da parte del Governo italiano, la destinazione di 45 mila miliardi nel settennio 2000-2006 unicamente al Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).
Dunque, oggi non siamo in presenza di un accordo e di un partenariato che semplicemente subiscono la globalizzazione, ma di un intervento collegato, grazie all'intervento del Parlamento italiano e soprattutto delle Commissioni agricoltura di Camera e Senato, ad una serie di misure compensative: primo, il decreto-legge n. 173 che riduce i costi di produzione in agricoltura; secondo, un piano agrumicolo in tre anni per 110 miliardi; terzo, contratti di programma e patti territoriali in agricoltura; quarto, nuove regole per le organizzazioni dei produttori, perché le OP siano riconosciute come interlocutori dall'Unione europea, ed anche per le macro-organizzazioni commerciali; infine, oggi, l'impegno del Governo ad intervenire sulle esposizioni bancarie attraverso il disegno di legge n. 3832. Concludo dicendo che questi processi devono essere governati politicamente e l'impegno del Governo, ciò che è stato fatto dai colleghi della Commissione agricoltura ed anche l'orizzonte nel quale siamo inseriti, vale a dire la promozione di un partenariato euromediterraneo, sono le ragioni che ci spingono a dare consapevolmente un voto favorevole


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all'accordo di partenariato tra Marocco e Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MASSIMO GRILLO. Signor Presidente, sono ancora più preoccupato rispetto alle dichiarazioni di voto che ho ascoltato poc'anzi, non ultima quella dell'onorevole Martino, che ho sempre stimato e apprezzato. Ritengo, infatti, che bisogna saper leggere dentro questo accordo e, in tal senso, desidero dire che questa, signor Presidente, avrebbe potuto essere una buona occasione per rilanciare i rapporti euromediterranei, per rafforzare i rapporti con il Marocco, onorevole Martino, per cercare una maggiore integrazione ed una più stretta collaborazione con tutti i paesi del Mediterraneo. Ma tutto ciò non attraverso questa modalità di attuazione, l'aspetto più grave dell'accordo. Noi siamo favorevoli alla stabilità, alla sicurezza, alla crescita socio-economica nel Mediterraneo; siamo convinti che la crescita demografica e i problemi di carattere socio-economico renderanno impossibile porre un argine da parte dei paesi del Mediterraneo ai processi di emigrazione. Tuttavia, sono anche convinto che le modalità di attuazione non possono essere quelle del baratto, ma che occorre una nuova strategia dei processi di Governo e dei processi economici, della globalizzazione. Mi riferisco, ad esempio, ai processi di trasformazione che potremmo rendere operativi nelle regioni del sud. Temo, infatti, che vi sia una doppia penalizzazione: da una parte, l'ingresso delle produzioni; dall'altra, la trasformazione e la commercializzazione da parte di gruppi che sicuramente non sono nelle regioni del Sud, se volete, della Sicilia.
Si tratta di un problema di filosofia; abbiamo chiesto di poter avviare una forma di collaborazione diversa, più stretta fra le regioni del sud e i paesi del Mediterraneo e del Marocco, in particolare, al fine di superare le tensioni, le carenze strutturali e gli squilibri di carattere economico.
È questa la strategia che vorremmo calare nel Mediterraneo, che però non può essere quella di un'ulteriore penalizzazione attraverso un potere e un ponte fra i poteri forti. Ecco perché, a mio avviso, il problema va affrontato con atteggiamento aperto e disponibile, senza ulteriori egoismi all'interno dello stesso territorio italiano, nel paese nel quale noi viviamo, che rischiano di orientare l'accordo secondo le suddette modalità di esecuzione.
Facendo riferimento alla buona intenzione del Governo, credo che quest'ultimo abbia superato bene alcune prove, tuttavia non si può minimizzare la portata dell'accordo affrettandosi a presentare emendamenti per compensare e rimediare. Rispetto ad una simile politica, occorre la capacità di fare una proposta organica, complessiva, una strategia che qui denunciamo come mancante.
Accogliamo favorevolmente queste proposte del Governo, ma non possiamo assolutamente accettare favorevolmente l'accordo così come presentato, anche rispetto ad una procedura di attuazione molto lenta, che parte dal 1995 e non rispetta affatto il Parlamento proprio perché arriva in questa sede dopo quattro anni.
Invitiamo il Governo, quindi, a rendere operativo l'ordine del giorno che si muove nella direzione da me illustrata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetti. Ne ha facoltà.
Onorevole Armaroli, onorevole Angelini, onorevole Biricotti, per cortesia, deve parlare l'onorevole Brunetti!

MARIO BRUNETTI. Signor Presidente, non sarei intervenuto se avessi avuto la possibilità, durante il mio intervento sull'articolo 1, di esprimere l'intenzione di voto del mio gruppo. Sono stato interrotto


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e non ho potuto parlare quando volevo intervenire sugli ordini del giorno, soprattutto su quello del collega Cangemi, che intendevo sottoscrivere previa un'aggiunta e una correzione. Non si può trattare, infatti, soltanto della Sicilia, ma occorre occuparsi di tutte le regioni meridionali interessate. Ma, tant'è, non ho avuto questa occasione e lo faccio in questo momento.
Sono convinto che si tratti di un provvedimento contro il Mezzogiorno, non per le ragioni che ha esposto l'onorevole Martino, sulle quali vorrei fare un'obiezione, ma per il significato simbolico di un provvedimento di questo genere rispetto ad una situazione di regressione sociale profonda, all'interno della quale, in qualche modo, uno dei settori che può competere proprio sul terreno internazionale è l'agricoltura.
Faccio una brevissima riflessione sulle questioni che ha posto l'onorevole Martino. Sono tra coloro i quali ritengono che, per poter realizzare un contrappeso alla costruzione dell'Europa dei banchieri e alla teologia neoliberista, sia necessario creare una sorta di area, di regione mediterranea da cui far sprigionare potenzialità e, all'interno di una cooperazione in quell'area, tentare, appunto, di pensare ad un altro tipo di Europa e di integrazione europea.
Il ragionamento dell'onorevole Martino, che - devo dire con grande franchezza - ascolto sempre con grande curiosità culturale, apprezzando la rigorosità scientifica dei suoi interventi, ha un piccolo punto di debolezza, sia pure all'interno di una serie di considerazioni importanti. L'elemento di debolezza è che, secondo me, il rapporto che si instaura con il Marocco con un accordo di questo genere, nel momento in cui vi è uno scambio diseguale, non si muove verso la costruzione di una regione che esalti le potenzialità interne, ma è un rapporto neocoloniale e, quindi, di dipendenza. Non a caso, ad esempio, in questo momento il problema del tipo di regime e quello dei diritti umani scompaiono, perché la questione che prevale è appunto quella di un rapporto neocoloniale. È questo l'elemento su cui avremmo potuto fare una riflessione importante, partendo dall'occasione offerta dalla discussione di questo trattato.
In tale ottica, sono rigorosamente contrario al contenuto del provvedimento; tuttavia - ed esprimo così l'intenzione di voto -, qualcuno ha ricordato che ormai tale situazione, in qualche modo, ha prodotto alcuni effetti e che, pertanto, con questa ratifica stiamo compiendo una sorta di atto dovuto. La conciliabilità della nostra posizione con la nostra astensione sta nel fatto che, pur essendo rigorosamente contrari al contenuto, ci troviamo di fronte alla necessità di compiere un atto dovuto. Per tale motivo, il nostro gruppo si asterrà nella votazione del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Trantino. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENZO TRANTINO. Signor Presidente, ho appreso dall'onorevole Cangemi che in Marocco vige un regime - cito testualmente - «oppressivo e liberticida» e che perciò si giustificherebbero le 120 mila lire mensili che percepiscono i lavoratori dipendenti.
L'onorevole Cangemi farebbe bene ad informarsi meglio sul fatto che il Presidente di quel Governo liberticida e oppressivo è un socialista, l'ex capo dell'opposizione, chiamato dal defunto monarca a guidare il paese. Quindi, bisogna convenire che, là dove vi sono i socialisti al potere, vi è la fine della libertà, l'oppressione e, soprattutto, la fine del successo economico dei lavoratori dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
In ordine a ciò che ha voluto rappresentare l'onorevole Martino, devo dire con libertà, perché lui è convinto quanto me che, se tutti la pensassimo allo stesso modo, non vi sarebbero le corse dei cavalli, che la libertà del Polo consiste nell'avere in questo momento due visioni diversificate sull'argomento. L'onorevole


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Martino deve fare i conti, nel suo intervento, con le cose opportune che sono state dette nella premessa dall'onorevole Pezzoni, il quale ha parlato proprio dell'asimmetria di questa politica economica del Governo marocchino.
Allora, siccome sono un patriota, come invoca Martino, che conosce le lacrime della propria gente in Sicilia, non sono contro il Marocco, che ha fatto al meglio i proprio interessi, ma contro il nostro Governo verboso e nocivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Domenico Izzo. Anche lei, onorevole Izzo, dispone di un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

DOMENICO IZZO. Signor Presidente, temo di non aver voce come gli interessi che difendo ma non farei pienamente il mio dovere se mi limitassi ad esprimere il voto contrario senza denunciare il balletto di ipocrisie e di malafede che, ancora una volta, si consuma su vicende di questo genere. Ho tentato di organizzare il dissenso nella maggioranza che dovrebbe sostenere questo provvedimento. Ebbene, il consenso offerto da parti dell'opposizione ha sterilizzato e annullato il valore del dissenso. Nessuno si senta autorizzato a fare demagogia perché, mentre, per ragioni non protezionistiche, onorevole Martino, io rifiuto di ammazzare economicamente la gente che mi ha inviato - ancorché indegno - in quest'aula, qui c'è chi vilmente decide di ammazzare la sua gente, e lo fa salvandosi l'anima con un voto contrario ma consentendo che il proprio gruppo politico sostenga la scelta fatta di far passare questo accordo. Non è vero che non passeranno altri accordi, perché ne passeranno sistematicamente molti altri, salvo dire che questa è l'ultima volta. La verità è che l'ultima volta non verrà mai! È per questa ragione che, oltre al mio voto contrario, sento il dovere di denunciare la malafede e l'inganno!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà, per un minuto.

FILIPPO MISURACA. Grazie, onorevole Martino, con il suo intervento lei ha fatto volare la politica ed il Parlamento. Forse però il suo è stato un intervento giunto in ritardo perché l'8 luglio scorso in questa stessa aula abbiamo sospeso la discussione su questo provvedimento perché volevamo la presenza dei ministri degli esteri e dell'agricoltura. Il ministro degli esteri non lo abbiamo visto e oggi si è sentita la voce di un ministro degli esteri di cui l'Italia avrebbe bisogno. Se lei, onorevole Martino, avesse parlato prima, forse avremmo potuto discutere meglio di quest'accordo!
Allo stesso modo non è stato convincente il ministro per le politiche agricole. Onorevole De Castro, io ho avuto altre occasioni ma lei ancora una volta è stato poco convincente e ha trasferito il tema dell'accordo con il Marocco su altri problemi dell'agricoltura. Questo è il messaggio, onorevole Martino! In quest'aula dobbiamo affrontare i problemi complessivamente ed è per questo che voterò contro il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biondi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALFREDO BIONDI. Signor Presidente, mi riconosco totalmente nell'intervento dell'onorevole Martino ma vorrei far osservare al collega Cangemi, il quale ha dipinto il Marocco come un paese sottoposto ad un regime oppressivo, liberticida e reazionario, che in tale paese qualche giorno fa si è recato in visita il Presidente della Repubblica italiano, il quale si è espresso nei confronti di quello Stato, di quella nazione, di quel popolo, in termini lusinghieri che io condivido, non perché ritenga che vi sia perfezione negli atti di quel Governo, bensì perché ritengo che nel Parlamento italiano non si possa offendere una nazione definendo liberticida il regime del Marocco quando si organizzano viaggi premio, e qualche volta remunerativi, a Cuba (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin, il quale dispone di un minuto. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Il provvedimento in esame mette in evidenza le perverse logiche della globalizzazione, per cui bisogna spiegare che la globalizzazione è voluta dai soliti potentati economici che controllano l'economia del mondo come meglio vogliono, senza che nessuno possa metterci il naso. La logica perseguita è quella di abbattere le frontiere, di abolire i dazi a copertura dei costi sociali e di favorire lo scambio di merci senza regole.
I risultati sono: concorrenza non controllata con chi non paga gli operai, schiavizza i bambini, non ha coperture sociali in termini di sanità e pensioni. Tutto ciò provoca danno al sud del paese come al nord e, in genere, a tutti i paesi - specialmente quelli europei - che si attivano per garantire le coperture sociali ai loro cittadini.
Per quanto riguarda...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Luciano Dussin.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scozzari. Ne ha facoltà.
All'onorevole Scozzari ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

GIUSEPPE SCOZZARI. Signor Presidente, preannuncio il mio voto contrario sull'accordo che stiamo per ratificare. Ho ascoltato l'onorevole Martino e rilevo due gravi contraddizioni.
Prima contraddizione: ha detto che non siamo in grado di competere, ed è vero. Ma allora, che facciamo? Affondiamo completamente l'agricoltura siciliana e meridionale o creiamo le condizioni della competizione?
Seconda contraddizione: ha detto che si tratta di poche cose, di quisquilie. Invece, queste poche cose per gli agricoltori siciliani sono di grande importanza.
Avrei votato a favore del provvedimento, se fosse venuto un qualsiasi ministro a preannunciare un impegno preciso del Governo sui trasporti, sulle banche, a creare condizioni di competizione per gli agricoltori e per gli agrumicoltori del Mezzogiorno. Tutto questo non c'è stato; pertanto, mi sia concesso di votare contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolone. Ne ha facoltà.

BENITO PAOLONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non mi rendo conto se in questo Parlamento si sia capita una cosa fondamentale: in Sicilia vi è una situazione devastante e disperata, che genera una realtà pericolosissima di mafia e criminalità; onorevole Martino, se perdiamo di vista anche la condizione di questi 150 mila addetti - che non vengono salvati con una revisione dei mutui o con piccoli accorgimenti - rischiamo di mettere queste persone per strada e di distruggere un'economia! Quanto pagheremo tutto ciò in termini morali, sociali, economici e di sicurezza? Quando un Governo offre quei margini, onorevole Martino, cosa c'entra più il mercato e la globalizzazione? Quando...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paolone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corvino. Ne ha facoltà.

MICHELE CORVINO. Signor Presidente, preannuncio il mio voto favorevole sul disegno di legge di ratifica dell'accordo euromediterraneo con il Marocco. Non si può parlare di globalizzazione e poi chiedere una chiusura autarchica della nostra economia!
Fino ad oggi, l'Europa è stata troppo indifferente ai problemi del Mediterraneo. Solo attraverso il mercato unico e, quindi, attraverso un modello di confronto con le altre economie assolutamente nuovo e inedito si può costruire con i paesi transfrontalieri del Mediterraneo un'occasione di crescita e di sviluppo comuni, di


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sviluppo della cooperazione, di crescita della civiltà, della democrazia e della pace nel Mediterraneo.
Se la competitività della nostra produzione agrumicola è in difficoltà, lo è non tanto per le concessioni ai paesi terzi, ma per i gravi ritardi organizzativi sul piano commerciale.
Proprio nell'interesse del meridione e della Sicilia, non dobbiamo fare del Mediterraneo un fossato invalicabile, né una frontiera di conflitti e di fughe di euroemigrati disperati. L'Italia con il suo Mezzogiorno...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Corvino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, non si può essere liberisti e firmare referendum e poi, a un minimo accenno, diventare protezionisti: questa non è coerenza! Signor ministro! Signor ministro! Signor ministro! Mi guardi, sono qui!

PRESIDENTE. La prego, onorevole Dozzo, si comporti correttamente.

GIANPAOLO DOZZO. Sto parlando con il ministro e lui è al telefono!

PRESIDENTE. Lei deve parlare con il Presidente dell'Assemblea e non con il ministro.

GIANPAOLO DOZZO. Signor ministro, ad un minimo accenno di protesta, stamattina lei ha calato i pantaloni! Ha aumentato i soldi per il piano agrumicolo e vuole prorogare i provvedimenti per i mutui. Si tratta di due pesi e due misure: usa il pugno di ferro con gli allevatori e con i produttori di latte - il 50 per cento del latte consumato nel nostro paese è importato - e, invece, per questi altri problemi concede soldi!
Signor ministro, per cortesia, chiedo coerenza anche da parte sua (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Floresta. Ne ha facoltà.

ILARIO FLORESTA. Signor Presidente, vorrei chiarire subito che il mio controverso e sofferto voto in dissenso dal gruppo non è certo rivolto all'accordo con lo Stato amico del Marocco, accordo che ritengo assolutamente necessario, condividendo appieno quanto dichiarato con grande efficacia dall'onorevole Martino. Il mio profondo dissenso, che si può esprimere, peraltro, solo attraverso il voto, è rivolto essenzialmente alla dabbenaggine, all'inadeguatezza di questo Governo, dimostrata peraltro anche questa mattina con l'incapacità di seguire i lavori parlamentari. È un Governo che ancora oggi non è riuscito a dare attuazione al piano agrumicolo nazionale. Quindi, il mio voto sarà contrario per profondo dissenso e per protesta contro questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, annuncio il mio voto contrario con molta sofferenza: sofferenza per il grande legame di simpatia che ho con una nazione come il Marocco, che sta facendo passi in avanti meravigliosi. Soffro perché condivido gran parte del discorso pronunciato dall'onorevole Martino, ma devo esprimere un voto contrario per coerenza, perché non ho ancora ricevuto alcuna risposta, soprattutto nei fatti, alle sette interrogazioni che ho presentato dal 1996 per denunciare i gravi danni che questo accordo, che stiamo solo ratificando, sta creando alla nostra agricoltura. Non esprimo questo voto per desiderio di protezionismo e per demagogia: dovete vedere quanto stanno soffrendo quelle persone, cosiddette assistite, a cui avete dato la luce che costa tre volte di più, a cui non date l'acqua né i trasporti, mentre prendete in giro anche il Parlamento dicendo «faremo, faremo», ma non fate


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mai niente (Proteste dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente, nell'ambito del minuto concessomi, per riconfermare il mio personale voto contrario sul provvedimento. Ho ancora negli occhi l'immagine della disperazione degli agrumicoltori calabresi, specie della provincia di Reggio Calabria (Commenti dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo), i quali hanno protestato contro un provvedimento assurdo. Non è questione né di protezionismo né di liberoscambismo, ma di difesa degli interessi dell'economia calabrese, siciliana e meridionale in genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matranga. Ne ha facoltà.

CRISTINA MATRANGA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto contrario, in difesa dell'agricoltura siciliana, ma anche della Sicilia in genere. Voglio spendere il pochissimo tempo a mia disposizione per ricordare a tutti che in giro per la Sicilia si stanno appendendo cartelli rivolti a voi, uomini di Governo, dove c'è scritto «Chi l'ha visto?». C'è infatti un'assenza totale. Non solo lo Stato non interviene per affrontare i problemi dell'agricoltura, ma è totalmente assente anche per quanto riguarda le questioni delle infrastrutture e della violenza. Abbiamo visto quello che è successo nella zona di Napoli, dove c'è una difesa self-service da parte dei cittadini. Lo Stato è latitante, totalmente latitante, e gli unici interventi che sa compiere in questo momento al sud sono volti a provocare una serie di effetti negativi. Sono fatti talmente gravi che mi sembra assurdo che tra noi parlamentari dobbiamo prendere...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, onorevole Matranga.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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