Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 574 del 22/7/1999
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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Calderoli; Bertinotti ed altri; Malavenda ed altri; Piscitello ed altri; Gardiol; Stanisci ed altri; Schmid ed altri; Scrivani ed altri; Scalia; Panetta; Manzione; Colucci ed altri; Colucci; Gaetano Veneto: Norme sulle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività sindacale e sull'efficacia dei contratti collettivi di lavoro (136-2052-3147-3707-3831-3849-3850-3866-3896-4032-4064-4065-4066-4451) (ore 11,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Calderoli; Bertinotti ed altri; Malavenda ed altri; Piscitello ed altri; Gardiol; Stanisci ed altri; Schmid ed altri; Scrivani ed altri; Scalia; Panetta; Manzione;


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Colucci ed altri; Colucci; Gaetano Veneto: Norme sulle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività sindacale e sull'efficacia dei contratti collettivi di lavoro.
Ricordo che nella seduta del 15 luglio scorso è proseguito l'esame degli articoli e sono stati approvati gli articoli fino al 5.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 136)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 , nel testo unificato della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 136 sezione 1).

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci siamo opposti, finora inutilmente, in Commissione e in aula, alle forme di sindacalizzazione coatta dei rapporti di lavoro contenute nel provvedimento al nostro esame. Le misure già votate hanno gettato nella più viva apprensione il popolo della piccola e piccolissima impresa italiana.
Quando si fa in modo che anche aziende con tre soli dipendenti ne abbiano uno titolare di diritti, di tutele e di permessi sindacali, è chiaro che si infligge un colpo grave alla forza lavoro complessiva di quella piccola impresa e si gettano le premesse di gravi turbative negli stessi rapporti personali ed umani nell'ambito della piccola e piccolissima azienda.
Con l'articolo 6 si passa ora ogni limite. Infatti, esso prevede che l'organizzazione sindacale che abbia firmato il contratto di categoria possa avere il suo rappresentante nell'azienda anche se questo non sia stato eletto democraticamente dai lavoratori. Si tratta di una norma che, innanzitutto, è in aperto contrasto con l'articolo 39 della Costituzione, che impone ai sindacati - come è noto - un ordinamento interno a base democratica, ma è in contrasto anche con l'articolo 2 del provvedimento in esame, che stabilisce che i lavoratori di ciascuna azienda dovranno esprimere con il proprio voto i loro rappresentanti.
Inutile dire che l'articolo 6, se approvato, metterebbe in ginocchio la piccola e piccolissima impresa italiana. Ma è tutta la legge ad essere dominata da una impostazione, da una cultura politica e sindacale che confligge non soltanto con lo stesso dettato della Costituzione, ma anche con la reale evoluzione dei rapporti sociali e con le esigenze della modernizzazione del paese.
Mi rivolgo pacatamente ai colleghi della sinistra e li invito a considerare come, negli ultimi anni, questo Parlamento abbia prodotto una legislazione che attribuisce ai sindacati compiti e ruoli esclusivi accrescendone oltre misura il ruolo e il potere.
Cresce, in virtù di questa legislazione, il ruolo legale del sindacato, che spazia dalla contrattazione alla previdenza, perfino all'assistenza fiscale. Cresce il suo ruolo sociale e politico, ma non in virtù del consenso sociale che riceve, bensì in virtù della tutela e del potere che gli offre una legislazione connivente. Cresce il potere politico del sindacato, a scapito della sua stessa natura di libera associazione, ma cresce a tal punto da invadere i poteri del Parlamento, da farlo erigere, con i suoi veti, ad interlocutore insuperabile dello stesso Governo. È, colleghi, un potere abnorme, sempre più distaccato dalla realtà sociale del paese e, lo ripeto, in contrasto con le esigenze della modernità.
Questa legge, onorevoli colleghi, signor Presidente della Camera, questo stesso articolo 6 favorisce la contrattazione nazionale contro la contrattazione decentrata; colpisce la piccola e piccolissima impresa, ma salvaguarda la grande impresa; introduce ulteriori elementi di rigidità nel mercato del lavoro, perché burocratizza, invece di liberalizzare, i rapporti di lavoro; snatura, come vi ho già detto, la stessa fisionomia del sindacato, che è sempre meno libera associazione e sempre più...


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PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pisanu. Colleghi, per cortesia, state disturbando.

BEPPE PISANU. ...e sempre più burocrazia protetta legislativamente.
Allora vi chiedo, colleghi, a chi giovi questo snaturamento del sindacato, a chi giovi la sua burocratizzazione, a chi giovi questa spinta smaccata e poderosa alla sindacalizzazione corporativa dei rapporti di lavoro, mentre tutti insieme ci accingiamo a pensare alla riforma dello Stato sociale ed a creare anche qui le condizioni della società aperta (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia) e della modernizzazione del paese.
Per queste ragioni - voi lo comprendete bene - siamo irriducibilmente contrari al provvedimento così come è configurato e ci sentiremmo obbligati, se la legge fosse approvata, a contrastarla con ogni mezzo nella società civile, ricorrendo, se necessario, al referendum (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale) e mobilitando non soltanto il popolo di 5 milioni di partite IVA, ma tutto il popolo nella sua più ampia accezione, perché quella che si pone qui è una fondamentale questione di libertà, quella questione di libertà che - come avete riconosciuto anche voi, nelle vostre più avvedute analisi post elettorali - ha reso persuasivo il messaggio del Polo presso gli elettori italiani.
Noi sappiamo bene, signor Presidente, perché abbiamo la mentalità di un'opposizione responsabile, che l'apertura di un confronto così decisivo tra datori di lavoro, da un lato, e lavoratori sindacalizzati, dall'altro - ma soprattutto pensionati -, aprirebbe nel paese un conflitto sociale e politico dalle conseguenze forse non del tutto prevedibili. Allora vi chiediamo, colleghi: prima che un conflitto di queste dimensioni, che finirebbe per assumere persino una valenza ideologica, possa scatenarsi, perché non ci fermiamo un momento a riflettere? Perché non vediamo di approfondire tutti insieme, responsabilmente, di fronte alle esigenze della società aperta e della modernizzazione, l'impatto che questo provvedimento avrebbe? Perché non cerchiamo di creare tutti insieme le condizioni per ricondurre il sindacato nel suo alveo naturale, affinché continui ad occupare lo spazio che la Costituzione e le esigenze di una società progredita gli assegnano (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia)? Vi chiediamo di riflettere, onorevoli colleghi.
Pertanto, signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi, vi proponiamo di sospendere l'esame di questo provvedimento e di passare ad esaminare il punto successivo dell'ordine del giorno, al fine di consentire a tutti di riflettere pacatamente; in caso contrario, ci costringerete a porre la massima distanza possibile tra questo provvedimento e noi, tra noi e le decisioni sbagliate e pericolose che, a nostro parere, vi accingereste a prendere (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e misto-CCD).

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, mi sembra che alle elezioni politiche del 1996 si fossero presentati tre poli. Il banco del Comitato dei nove ha nove posti a sedere, ma non mi sembra che vi sia alcun posto occupato dalla lega, un partito che i cittadini del nord hanno voluto rappresentato in Parlamento.

PRESIDENTE. Il suo è, quindi, un problema di «poltrone»: fate in modo di risolverlo.

ENRICO CAVALIERE. C'è gente che rappresenta una percentuale condominiale!

CARLO PACE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, desidero esprimere il consenso del mio gruppo sugli identici emendamenti Lombardi 6.1 e Acierno 6.5, soppressivi dell'articolo 6.


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Riteniamo che le condizioni in cui attualmente operano le imprese italiane siano di notevole rigidità. Pertanto, crediamo non sia il caso di accrescere ulteriormente vincoli ed obblighi che possono mutare quel clima di relazioni che finora, nel bene o nel male, ha consentito al paese di reggere con qualche affanno, ma senza palesi insuccessi, le dure prove cui è stato sottoposto da una politica fortemente deflattiva.
Ritengo che quanto è stato detto dall'onorevole Pisanu sul complesso dell'articolo 6 sia da condividere, anche se - lo dobbiamo ricordare - il danno è stato provocato al momento dell'approvazione dell'articolo 1, ma non è stato ancora completato visto che non ci siamo ancora espressi con il voto finale sul provvedimento.
Come ho detto, quanto ha affermato l'onorevole Pisanu deve essere condiviso anche perché l'originario impianto di tutela dei diritti dei lavoratori, che era stato disegnato alla fine del 1969 dal ministro Brodolini...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, onorevole Pace. Credevo che intervenisse sulla questione posta dall'onorevole Pisanu, mentre lei, in realtà, sta intervenendo, legittimamente, sul merito dell'articolo 6.
Visto che devo prima risolvere la questione posta dall'onorevole Pisanu facendo esprimere l'Assemblea, le darò la parola, eventualmente, in un momento successivo.

CARLO PACE. Sta bene, signor Presidente, interverrò dopo che l'Assemblea avrà deliberato. Comunque annuncio che il mio gruppo è favorevole alla proposta avanzata dall'onorevole Pisanu.

PRESIDENTE. Colleghi, sulla richiesta dell'onorevole Pisanu di rinviare il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 136 ed abbinate, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore, ove ne venga fatta richiesta.
C'è qualcuno che chiede di parlare a favore?
C'è qualcuno che chiede di parlare contro?

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, questo provvedimento è preparato, ma anche boicottato, da tantissimo tempo. Ed è boicottato in maniera sistematica perché introduce principi di democrazia elementari, che riguardano direttamente i lavoratori, che vengono considerati come cittadini soltanto sull'uscio di una fabbrica o nei pressi di un luogo di lavoro. Noi vogliamo qui rivendicare che i lavoratori sono cittadini anche all'interno di una fabbrica o di un luogo di lavoro!
Credo che non si possa più accettare il sistematico rinvio di questo provvedimento anche perché - diciamolo con estrema chiarezza - tale sistematico rinvio avviene perché in quest'aula si «presentificano» i poteri forti, con una presenza persino fastidiosa che determina una perdita di autonomia di quest'Assemblea. Fino a ieri, e forse anche fino a stamane, erano qui i rappresentanti della Confindustria che dai piani alti del Governo fino ai piani bassi, ad ogni singolo deputato, fanno valere le loro ragioni, che sono contrarie a questo provvedimento.
Onorevole Pisanu, altro che relazioni umane da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro! I lavoratori attendono questo provvedimento da tanti anni e ogni volta viene negata loro questa possibilità.
Nella fattispecie, signor Presidente, l'articolo 6 del provvedimento riguarda l'«agibilità» sindacale da parte dei lavoratori che si organizzano in libere associazioni sindacali. Oggi, questa libertà verrebbe semplicemente ratificata con la norma contenuta nell'articolo 6. Se, al contrario, dovesse passare un meccanismo che impedisce l'organizzazione e il godimento di diritti sindacali, noi ci troveremmo di fronte ad un arretramento


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netto dal punto di vista della cultura democratica e delle relazioni sindacali ed industriali.
Per questo motivo credo che debba essere respinto con forza il tentativo di rinviare l'esame di questo provvedimento di legge, e ripristinata l'autonomia del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo misto-rifondazione comunista-progressisti)!

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo quindi passare al voto.

DANIELE ROSCIA. Presidente, avevo chiesto di parlare!

PRESIDENTE. No! Avevo chiesto prima se ci fosse qualcuno che intendeva parlare a favore.

DANIELE ROSCIA. Presidente, avevo chiesto di parlare a favore!

PRESIDENTE. Dobbiamo ora votare la proposta formulata dall'onorevole Pisanu, dopo di che darò la parola ai colleghi che intendono intervenire nel merito del provvedimento. Darò per primo la parola all'onorevole Carlo Pace, al quale poc'anzi l'avevo tolta.
Colleghi, passiamo dunque alla votazione della proposta formulata dall'onorevole Pisanu di sospendere l'esame di questo provvedimento e di passare alla trattazione del punto successivo all'ordine del giorno.

DANIELE ROSCIA. Presidente, avevo chiesto di parlare a favore!

PRESIDENTE. Onorevole Roscia, glielo ripeto, avevo chiesto se c'era qualcuno che intendesse parlare a favore, ma nessuno ha risposto (Commenti del deputato Roscia). Dopo di che ho dato la parola all'oratore che ha chiesto di parlare contro.
Per agevolare il computo dei voti, dispongo che la votazione sia effettuata mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 136 ed abbinate, formulata dall'onorevole Pisanu.
(È respinta)

Prego, onorevole Carlo Pace, ha facoltà di parlare.

CARLO PACE. Non vorrei mancare di riguardo all'onorevole Lombardi che, essendo presentatore dell'emendamento 6.1, soppressivo dell'articolo, ha forse diritto di parlare prima di me. Potrei quindi intervenire successivamente per concludere rapidamente quanto avevo iniziato a dire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roscia. Ne ha facoltà.

DANIELE ROSCIA. Signor Presidente, vorrei chiederle di essere all'altezza del suo ruolo. Vi è stata una proposta di sospensione dell'esame del provvedimento. Lei ha giustamente detto che potevano intervenire un oratore contro e uno a favore di tale proposta. Ha poi consentito che si svolgesse l'intervento contrario alla sospensione, ma non ha concesso la parola a me che volevo parlare a favore, perché ha voluto sostenere chi era contrario.
Caro Presidente, se non è all'altezza del suo ruolo, le consiglierei di fare un corso quest'estate (Commenti dei deputati dei gruppi democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo)! È inutile che vi agitiate tanto!

PRESIDENTE. Farò il corso quest'estate!

DANIELE ROSCIA. Certo che lo dovrà fare, perché non è all'altezza del suo ruolo (Commenti dei deputati dei gruppi democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari


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e democratici-l'Ulivo)! Ve lo ripeto e non ho paura delle vostre affermazioni; forse lo capisce prima di voi!

PRESIDENTE. Colleghi, non impaurite l'onorevole Roscia!

Una voce dai banchi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo: Scemo!

DANIELE ROSCIA. Scemo sarai tu!
Caro Presidente, intervengo ora perché prima non ne ho avuto la possibilità, anche se ormai la decisione è stata presa. Intervengo a titolo personale e non so se la mia posizione sia condivisa dalla maggioranza del mio gruppo. Dovrei dire che mi fa molto piacere che la votazione abbia avuto questo esito? In realtà, penso che l'esame di questo provvedimento dovrebbe essere sospeso, e non solamente a motivo di questo articolo: tutto il provvedimento dovrebbe essere respinto! Durante la discussione generale ero intervenuto a proposito dei principi enunciati nell'articolo 1 e avevo sostenuto un emendamento del collega Contento che presentava elementi che ritroviamo in questo articolo.
Qui non si sostiene solo la posizione della Confindustria, caro collega Giordano, ma si minano le fondamenta delle piccole e medie imprese e delle piccolissime imprese con meno di 15 dipendenti (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). Si minano gli interessi delle associazioni datoriali delle piccole e medie imprese e gli interessi dell'economia di questa bistrattata Repubblica!
State attenti a quello che state facendo; non siete in linea con la posizione del vostro Premier. Voi sottolineate che la vostra maggioranza è diversa, ma allora, signori miei, dovete mandare a casa il vostro Premier che non è all'altezza di condurre l'indirizzo politico del Governo! Siate coerenti e considerate che anche esponenti della vostra maggioranza hanno presentato emendamenti soppressivi; non mi risulta che il collega Lombardi sia un leghista o un deputato di alleanza nazionale, ma un imprenditore che conosce i problemi dell'economia, anche se certamente dalla parte datoriale.
Ritengo, comunque, che tali posizioni non siano univoche, anche se è evidente che rifondazione comunista non potrebbe non difendere i principi di questo progetto politico. Ma, amici del partito popolare e amici dei democratici di sinistra che cercate di imprimere un'evoluzione socialdemocratica, state attenti perché rischiate di minare questo percorso positivo! In particolare, bisogna bloccare questo progetto politico non solo non approvando l'articolo 6, ma rivedendo complessivamente la materia. Non si tratta solo di difendere i diritti dei lavoratori, in particolare di coloro che lavorano nelle piccole imprese, ma anche di difendere l'interesse generale del paese, dei lavoratori e dei datori di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti presentati all'articolo 6.

PIETRO GASPERONI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, invito l'onorevole Lombardi a ritirare i suoi emendamenti 6.1 e 6.2 e l'onorevole Acierno a ritirare i suoi emendamenti 6.5 e 6.7; invito, altresì, il relatore di minoranza, onorevole Alemanno, a ritirare il testo alternativo perché è pressoché identico al testo della Commissione.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Malavenda 6.10 e sugli identici emendamenti Fratta Pasini 6.3 e Paolo Colombo 6.4. Il parere è ancora contrario sull'emendamento Malavenda 6.8, nonché sugli identici emendamenti Peretti 6.6 e Polizzi 6.33, mentre è ovviamente favorevole sugli emendamenti 6.40 e 6.41 della Commissione, nonché sull'emendamento Strambi 6.34.
Esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Fratta Pasini 6.17 e Paolo Colombo 6.18, nonché sull'emendamento Malavenda 6.19, sugli identici emendamenti


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Paolo Colombo 6.22 e Fratta Pasini 6.23, sull'emendamento Cangemi 6.16, nonché sugli identici emendamenti Polizzi 6.35 e Peretti 6.36.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI VIVIANI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lombardi 6.1 e Acierno 6.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lombardi. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LOMBARDI. Ho chiesto la parola dopo l'intervento del collega Pisanu, al quale si è aggiunto quello dell'onorevole Roscia. Sono presentatore di un emendamento volto a sopprimere l'articolo 6 per una serie di ragioni che sono molto tecniche. Quello in esame, infatti, è un provvedimento ricco di considerazioni tecniche e, come tale, opinabile su certe scelte compiute.
Non è vero che il provvedimento riguarda soltanto gli aspetti messi in evidenza...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, non disturbate!

GIANCARLO LOMBARDI. ...dagli onorevoli Pisanu e Roscia. Non si tratta cioè, di un provvedimento che nasce in modo punitivo per le piccole aziende e non ritengo impedisca l'attività imprenditoriale delle aziende private, né di quelle pubbliche o di servizi. La delicatezza delle scelte che dobbiamo compiere sta nel fatto che è un provvedimento che nasce per rispondere ad alcune esigenze effettivamente esistenti, perlopiù non riguardanti il mondo dell'imprenditoria privata e neanche pubblica, ma le previsioni dell'articolo vengono ad introdurre nuovi elementi normativi vincolanti ed appesantenti concernenti i rapporti sindacali nell'imprenditoria privata e pubblica.
Questo è il nodo. Per certi versi le scelte che dobbiamo fare, vanno sdrammatizzate ma per altro verso vanno ricondotte ad opzioni che, in altro momento, il Governo ha fatto proprie, quale quella della semplificazione. A mio modo di vedere, molte delle decisioni contenute nel provvedimento in esame non si collocano nella linea della semplificazione, ma in quella dell'appesantimento delle attività.
Questa è la ragione della mia proposta di soppressione dell'articolo 6. Desideravo peraltro esporre le differenze rispetto a valutazioni che, sinceramente, vanno molto al di là dell'articolo alla nostra attenzione e degli emendamenti che dobbiamo votare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlo Pace. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Lacci e lacciuoli: questo - lo diceva Carli - è l'appesantimento. La dizione dell'articolo 6, così come formulata, è equivoca, perché, mentre per quanto riguarda i locali fa riferimento alle condizioni di cui all'articolo 27 della legge n. 300 del 1970, non è esplicito che lo stesso riferimento valga per quanto riguarda l'indizione di assemblee fuori dall'orario di lavoro.
Nella sostanza ricordiamoci che la dimensione spesso è qualità, che nelle piccole dimensioni c'è una qualità del rapporto tra datore di lavoro, che spesso è anche lavoratore, e lavoratore stesso di natura del tutto diversa. Rendiamoci conto che la forza del nostro sistema è costituita dalle piccole e medie imprese e che su tali imprese i lacci e i lacciuoli pesano ancor più che non sulle grandi, le quali dispongono di meccanismi, di uffici - anche legali e sindacali - adatti a sciogliere almeno alcuni di questi vincoli. Evitiamo che lacci e lacciuoli finiscano con lo strangolare l'imprenditoria minore.


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Per questi motivi voterò a favore degli identici emendamenti Lombardi 6.1 e Acierno 6.5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.

ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, stiamo per passare al voto sull'articolo 6. Debbo confessare che della discussione che ho ascoltato...

PRESIDENTE. Colleghi, per piacere!
Onorevole Tuccillo, per cortesia!
Onorevole Pagliarini, per favore, sta parlando la collega Cordoni. Queste sono regole elementari.

ELENA EMMA CORDONI. Credo che difficilmente i colleghi abbiano capito il merito di ciò che stiamo discutendo e che voteremo; infatti, molti degli argomenti e delle tesi sostenute anche dall'onorevole Pisanu - le cui opinioni sicuramente rispetto - non si riferiscono all'articolo 6. Esso non aggiunge nulla alla normativa esistente per quanto concerne i diritti delle associazioni sindacali; spero ed auspico che, quando parla di libertà, l'onorevole Pisanu sia d'accordo sulla possibilità per i lavoratori di organizzarsi liberamente in associazioni sindacali e, quindi, sulla facoltà di riunirsi, di decidere i loro orientamenti (Commenti del deputato Prestigiacomo) e di costruire le loro piattaforme. È questo l'oggetto dell'articolo 6, che non estende nulla rispetto alla normativa vigente.
Nell'articolo in esame, poi, si sottolinea con forza un argomento sul quale va ripristinata la verità. Il provvedimento in esame persegue l'obiettivo di estendere la rappresentanza sindacale all'intero mondo del lavoro, ma assolutamente non interviene, non regolamenta per legge il modo in cui disciplinare i rapporti sindacali nelle piccole imprese. Se i colleghi avranno la pazienza di leggere il testo dell'articolo 1, sul quale abbiamo già votato e siamo già intervenuti, si renderanno conto che si lascia alla libera contrattazione delle parti la definizione del modo di organizzarsi, dei permessi e di altre modalità, proprio perché la costruzione di un sistema che si tenga in equilibrio anche nelle piccole imprese ha rappresentato una delle preoccupazioni che hanno attraversato il lavoro di questi due anni.
Non ci siamo divisi, pertanto, fra chi è sensibile all'organizzazione delle piccole imprese e chi non lo è; abbiamo individuato forme e percorsi che garantiscono anche alle piccole imprese e ai lavoratori ivi impiegati un equilibrio.
Vorrei aggiungere che il provvedimento dovrebbe far piacere...

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, è la quarta volta! Ma come bisogna fare!

ELENA EMMA CORDONI. ...a chi normalmente sottolinea che siamo di fronte ad un monopolio delle organizzazioni sindacali, che decidono a nome di tutti a prescindere dalla loro rappresentatività. Questo provvedimento opera una chiarificazione. Credo che tutti dovremmo essere contenti di costringere le organizzazioni sindacali (Commenti del deputato Armani) a verificare, ogni quattro anni, la loro rappresentatività nel mondo del lavoro. Abbiamo già visto nel pubblico impiego cosa ha significato far votare il mondo del lavoro; si è definito chi è rappresentativo e chi non lo è attraverso, appunto, gli iscritti e coloro che hanno partecipato al voto. La stessa operazione va fatta anche negli altri luoghi di lavoro; a quel punto discuteremo se i sindacati confederali siano rappresentativi o meno.
Credo che introdurre un elemento di democrazia sindacale sia nell'interesse di tutti, in modo che quando un'associazione firma i contratti o partecipa alla politica di concertazione si sappia a nome di chi parla e di chi firma gli accordi e i contratti stessi.
Se leggete l'articolo 6 insieme con altri articoli, vi rendete conto che si definisce in capo a chi spettano i diritti sindacali; con un altro articolo, che abbiamo già approvato, viene stabilito che tali diritti


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per due terzi spettano alle rappresentanze sindacali unitarie (articolo 5) e solo per un terzo alle organizzazioni sindacali firmatarie dei contratti nazionali.
È interesse nostro mantenere questi diritti in capo alle organizzazioni sindacali se vogliamo conservare l'equilibrio e il governo delle aziende che deriva dalla contrattazione nazionale. Una delle preoccupazioni che la Commissione ha avuto, infatti, è stata quella di come garantire che gli impegni assunti a livello nazionale venissero rispettati all'interno delle aziende. Il meccanismo che abbiamo previsto con gli articoli 5 e 6 ci permette di mantenere l'unità di intenti delle organizzazioni sindacali firmatarie dei contratti nazionali e delle rappresentanze sindacali aziendali, che sono elette direttamente dai lavoratori. E potrebbe inoltre non esservi un elemento di contemporaneità con le rappresentanze sindacali!
Rispetto al merito della questione, ritengo che non sia comprensibile la discussione che è stata fatta su questo articolo. Quest'ultima, infatti, ha altre ragioni e diverse motivazioni, ma non è quella la materia di cui stiamo discutendo. Non solo, ma non si è tenuto presente che numerose preoccupazioni espresse in quest'aula sono le stesse che hanno portato alla formulazione di questo testo.

RENZO INNOCENTI, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, chiedo l'accantonamento dell'articolo 6 e degli emendamenti ad esso presentati.
Preciso che, nel caso venisse accolta questa proposta, essa non creerebbe problemi per l'esame dei successivi articoli del provvedimento.

PRESIDENTE. Vi sono obiezioni alla proposta di accantonamento formulata dal presidente della XI Commissione?

ELIO VITO. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Ricordo che poco fa il presidente Pisanu ha motivato politicamente le ragioni per le quali sarebbe opportuno sospendere, nell'interesse del paese e delle imprese, l'esame di questo provvedimento.

GABRIELLA PISTONE. Per favore, Vito!

ELIO VITO. Sottolineo che su questo provvedimento si sono registrate e si registrano talune diversificazioni anche all'interno della maggioranza. Non solo, ma al primo emendamento che viene esaminato, che reca la firma di due colleghi della maggioranza e che evidentemente, con i voti convergenti delle opposizioni, potrebbe portare alla bocciatura di una parte rilevante e contestata della proposta di legge, la stessa maggioranza che prima ha respinto la nostra responsabile proposta di sospendere l'esame del provvedimento ora chiede l'accantonamento proprio di quell'articolo e di quegli emendamenti presentati dai colleghi Lombardi ed Acierno, perché è in minoranza.
Presidente, questo è un atteggiamento inaccettabile che, ove dovesse essere confermato, per quanto ci riguarda comporterebbe l'adozione di prese di distanza radicali dal provvedimento, alle quali in precedenza faceva già riferimento il presidente Pisanu.

VASSILI CAMPATELLI. Bravo, sei un uomo di parola!

ELIO VITO. Sarebbe opportuna, pertanto, una presa d'atto che questo provvedimento, così come è formulato e come è stato in parte approvato, è dannoso per le imprese, per il paese, per la produttività e per gli stessi lavoratori, perché non metterà le imprese in condizioni di assumere (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e misto-CCD).


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Ed allora, la sinistra che governa deve smetterla di fare danni al paese per tutelare gli interessi di poche corporazioni di privilegiati...

FRANCESCO GIORDANO. Tu fai quelli della Confindustria!

ELIO VITO. ...quali sono le organizzazioni sindacali, a danno degli stessi lavoratori, che ormai i sindacati non rappresentano più.
Inoltre, la sinistra che governa deve smetterla di agire in modo che, per tutelare accordi presi con la parte estrema del Parlamento e della sua stessa maggioranza, danneggia tutto il resto del paese e le altre componenti della stessa maggioranza.
Si accantoni allora il provvedimento oppure non potremo accettare che, quando la maggioranza si divide e gli emendamenti dei popolari e dell'UDEUR sono da noi condivisi e stanno per essere approvati, si accantonino proprio quegli emendamenti!
In conclusione, o si sospende del tutto l'esame del provvedimento - credo che questo potrebbe essere un gesto di responsabilità da parte della maggioranza e del Governo, il parere del quale vorremmo ascoltare - oppure, se verranno eliminate proprio quelle parti del provvedimento sulle quali la maggioranza è divisa, noi, Presidente, riterremo che non sia questo il modo per potersi confrontare correttamente (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e misto-CCD).

PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Vito si è espresso contro la proposta di accantonare l'articolo 6, ora darò la parola a un oratore che intende parlare a favore.
Onorevole Vito, desidero dirle soltanto che, per quello che mi risulta, dall'articolo 7 in poi non si parla più - come dire - del merito delle questioni, ma delle procedure giurisdizionali. Quindi, questo articolo 6 è l'ultimo articolo che riguarda il merito.
Ho l'impressione che la proposta di accantonamento formulata dal presidente della XI Commissione coincida sostanzialmente con quella avanzata dal presidente Pisanu (Proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)...

PIETRO ARMANI. No, è diversa!

PRESIDENTE. Colleghi, un momento, può darsi che mi sbagli.
Gli altri articoli sono di tipo processuale e non di tipo sostanziale.
Qualcuno intende parlare a favore della proposta di accantonamento dell'articolo 6 formulata dall'onorevole Innocenti?

TULLIO GRIMALDI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TULLIO GRIMALDI. Presidente, è comprensibile il tentativo dell'onorevole Vito, sia pure fatto con toni comizieschi, di cercare di dividere la maggioranza, ma non ci riuscirà (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Una cosa è il rinvio del provvedimento - e la destra ha tentato più volte di insabbiarlo - ed un'altra è accantonare un articolo sul quale vi sarà una maggiore riflessione. Tale modo di procedere è stato seguito tante di quelle volte che mi sembra anche superfluo in questo momento andare ad addurre altre ragioni che motiverebbero questa richiesta. Quindi, sono favorevole all'accantonamento dell'articolo 6, così potremo verificare se gli emendamenti debbano essere votati o meno, accettati o ritirati, e sono favorevole a proseguire invece nell'esame degli altri articoli che mi pare non abbiano alcuna influenza su questo che verrebbe accantonato.

PRESIDENTE. Poiché hanno parlato un oratore a favore ed uno contro ora porrò in votazione la proposta di accantonamento, dopo di che valuteremo come procedere.


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MARA MALAVENDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, ho detto che avrei dato la parola ad un oratore contro e ad uno a favore. Il collega Grimaldi ha parlato a favore, il collega Vito ha parlato contro. Ora dobbiamo votare la proposta. Anche altri colleghi, tra i quali l'onorevole Gasparri, hanno chiesto la parola, ma non posso darla, essendo già intervenuti un deputato a favore e uno contro. È chiaro?
Per agevolare il computo dei voti, dispongo che la votazione sia effettuata mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'articolo 6 formulata dal presidente della XI Commissione, onorevole Innocenti.
(È approvata).

La Camera approva con 82 voti di differenza.

PIETRO ARMANI. Ecco la lega! La ruota di scorta del Governo!

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Intervengo sull'ordine dei lavori, perché voglio collegare l'avvenuta votazione che incide sull'ordine dei lavori alle preoccupazioni che lei ci ha espresso ieri quando l'Ufficio di Presidenza della Camera, allargato ai rappresentanti dei gruppi, ha discusso dell'organizzazione dei lavori. Lei ha lamentato, giustamente, che la mancanza del numero legale è aumentata negli ultimi mesi, passando dallo 0,8 ad oltre l'1 per cento delle votazioni. Ma sono atteggiamenti come questo che fanno sì che l'opposizione si debba avvalere anche di armi estreme come il ricorso alla mancanza del numero legale. Non si può, cari colleghi della sinistra, dire «no» all'accantonamento del provvedimento e poi accantonare le parti su cui siete divisi e non avete maggioranza. Non siete credibili (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)!
E allora, caro Presidente, io vedo che i colleghi hanno già da soli tratto le conseguenze. Questo non è il modo di gestire i lavori parlamentari! Se siete minoranza accettatelo, altrimenti noi non possiamo fare i notai delle vostre crisi.

MAURA COSSUTTA. Minoranza sei tu!

MAURIZIO GASPARRI. Questo, signor Presidente, è un problema che sottopongo alla sua valutazione. Non si può scorporare a pezzetti una legge. Noi vogliamo minore rigidità, e maggiore flessibilità mentre voi, contrastando le indicazioni del Governo, fate gli occidentali e gli europei sui giornali e gli statalisti-Pansindacalisti nell'aula del Parlamento.

ANTONIO SAIA. Ma stai zitto, fascista!

MAURIZIO GASPARRI. Noi vogliamo contestare questo comportamento quindi non so quante altre votazioni potranno svolgersi oggi per colpa della vostra arroganza (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

MARA MALAVENDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARA MALAVENDA. Presidente, intervengo innanzitutto per interrompere una scena veramente stomachevole rispetto all'andamento di questa proposta di legge. Qui pare che ci siano i buoni, che stanno qui a fare gli eroi per difendere i lavoratori, e i cattivi.

DOMENICO GRAMAZIO. Voi, voi!


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MARA MALAVENDA. All'onorevole Pisanu vorrei dire innanzitutto che la storia non gli ha insegnato niente. Ha dimenticato, forse, forza Italia che Berlusconi è stato «fatto fuori» proprio da CGIL, CISL e UIL? Ebbene, questa legge è il trionfo della concertazione. Qui non ci sono falchi e colombe. Questa legge non è la legge dei lavoratori perché anzi toglie loro qualunque titolarità.
Fate tante storie sull'articolo 6 che è quello che dà i poteri alle organizzazioni sindacali. Ma dove mai si è visto? Questi poteri dovrebbero tornare, se vogliamo veramente ragionare, nelle mani dei lavoratori, e questo la legge al nostro esame non lo dice anzi demanda tutto alla contrattazione che oggi non ci fa sapere, per esempio, di un referendum che si è tenuto proprio in questi giorni sul contratto dei metalmeccanici: chi ha votato, dove si è votato, quanti lavoratori hanno votato?
Questa legge fa chiarezza su tale omertà? Questa è semplicemente la dittatura di CGIL, CISL e UIL e Berlusconi e forza Italia farebbero forse bene a mettersi in testa che in questo paese, ad oggi, bisogna fare i conti con questo che è sindacato di Stato. Dovremmo allora discutere seriamente di quale debba essere la rappresentanza dei lavoratori, di delegati liberamente eletti e revocabili in ogni momento: questo, però, già l'articolo 5, già le votazioni precedenti lo hanno cancellato...

PRESIDENTE. Onorevole Malavenda, deve concludere.

MARA MALAVENDA. Questa sceneggiata, quindi, è inutile! Sono inutili anche...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Malavenda.

ALBERTO ACIERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO ACIERNO. Signor Presidente, la parte politica che rappresento aveva già dato un segnale chiaro rispetto al provvedimento in esame votando contro l'articolo 1, che consideriamo non solo incostituzionale ma soprattutto estremamente lesivo per gli interessi della piccola e media impresa. Questi interessi, invece, vengono in qualche modo sostenuti dall'attuale maggioranza, non dalla maggioranza che ha partorito questo testo, che era diversa, che era quella del Governo dell'Ulivo, del Governo Prodi che in quest'aula è diventata minoranza. Questo tengo a chiarirlo: il testo in esame è stato partorito da una maggioranza che in Parlamento non esiste più da quasi un anno!
Il problema della piccola e media impresa non è un problema da poco, tant'è vero che è oggetto del documento di programmazione economico-finanziaria: l'attuale Presidente del Consiglio ritiene fondamentale la salvaguardia della piccola e media impresa per il rilancio dell'economia nel nostro paese. Ebbene, l'articolo 1 ed ancor più l'articolo 6 non fanno altro che appesantire ulteriormente i costi della piccola e media impresa: allora, ci vuole chiarezza, signor Presidente!
Ho sentito l'onorevole Giordano fare riferimento ai poteri forti, ma quando l'onorevole Giordano parla di poteri forti si riferisce solo alla Confindustria, come se questa non fosse una delle associazioni dei datori di lavoro, cioè di coloro che creano occupazione in questo paese! Un potere forte, certo, come se CGIL, CISL e UIL non lo fossero altrettanto, e con pari dignità! Mi sembra che l'attuale maggioranza abbia stabilito che la concertazione è un nuovo metodo di lavoro per far procedere lo sviluppo del nostro paese. Non credo che questo testo rappresenti un passo avanti, ma che ci faccia tornare indietro: obbligare alla sindacalizzazione nelle imprese, signor Presidente, all'alba del terzo millennio, ci fa ripiombare nei peggiori anni della scala mobile, in cui il debito pubblico del nostro paese cresceva con ritmi esponenziali impressionanti!


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Mi permetto allora, signor Presidente, di darle un suggerimento, anche se lei non ne ha bisogno: apprezzi le circostanze in aula e non ci faccia proseguire nell'esame del provvedimento.

GIORGIO GARDIOL. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO GARDIOL. Signor Presidente, a me sembra che questa discussione abbia a che fare con la democrazia, non con i costi aggiuntivi per piccole e grandi imprese: si è infatti verificato che il provvedimento non comporta alcun aumento dei costi per piccole e grandi imprese. Si prevede solo un dato di fatto: la democrazia entra anche nelle piccole fabbriche (Applausi dei deputati dei gruppi comunista e misto-rifondazione comunista-progressisti).
Sappiamo che permane un grave problema per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro: ogni giorno, muoiono tre operai sul posto di lavoro! I lavoratori devono discutere di questi problemi fuori dalla fabbrica, al bar! Mi sembra che sia una situazione inaccettabile: se l'UDEUR fa parte di questa maggioranza ed è favorevole a liquidare ogni forma di democrazia, ebbene, se ne vada da questa maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi comunista e misto-rifondazione comunista-progressisti)!

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto.
Onorevole Acierno, naturalmente non posso accogliere il suo suggerimento, perché dobbiamo votare.

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