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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 1999, n. 154, recante disposizioni straordinarie ed urgenti per la pesca nell'Adriatico.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 maggio 1999, n. 154 (vedi l'allegato A - A.C. 6191 sezione 1), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6191 sezione 2).
della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6191 sezione 3).
sugli emendamenti Vascon 1.3 e 1.4, Ostillio 1.8 e Ferrari 1.13, in quanto suscettibili di recare nuovi o maggiori oneri non quantificati né coperti a carico del bilancio dello Stato, nonché sugli emendamenti Scaltritti 1.17, Malentacchi 1.7, Cavaliere 1.14, Ostillio 1.10, Ferrari 1.12, Scaltritti 1.20 e 1.21, Riccio 1.01, Scaltritti 1.03 e Losurdo 1.02, in quanto suscettibili di recare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato superiore rispetto a quanto previsto negli emendamenti stessi, dal momento che non è possibile verificare la congruità della quantificazione in essi contenuta;
sugli emendamenti Ostillio 1.9 e Ferrari 1.11, a condizione che siano modificati sostituendo le parole: «entro il 31 marzo 2000» con le seguenti: «entro il 31 dicembre 1999»;
sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1, osservando peraltro che, in caso di approvazione di emendamenti coperti a carico di accantonamenti iscritti nel fondo speciale di parte corrente in gestione, va verificata l'idoneità della residua capienza degli accantonamenti interessati a fornire copertura all'approvazione di eventuali ulteriori emendamenti che insistessero sui medesimi accantonamenti.
GIOVANNI DI STASI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori a ritirare gli emendamenti presentati perché alcuni di essi, se posti in votazione, potrebbero precludere la votazione di un ordine del giorno da me presentato e sottoscritto da quasi tutti i gruppi parlamentari presenti in Commissione. Esso prevede la possibilità di intervenire, da parte del Governo, con un decreto successivo, anche in favore di commercianti o di lavoratori, la cui attività è connessa con quella della pesca nel mare Adriatico, danneggiati dall'evento bellico e che non hanno avuto risposta ai loro problemi dal decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge.
PRESIDENTE. Il Governo?
ROBERTO BORRONI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, vorrei farle notare che al momento non sono ancora in distribuzione gli stampati degli emendamenti e dell'ordine del giorno cui ha fatto riferimento il relatore.
PRESIDENTE. Sono tutti in distribuzione in fotocopia presso il banco dei commessi.
ENRICO CAVALIERE. Allora, signor Presidente, le chiedo qualche minuto per poterli esaminare.
PRESIDENTE. Sta bene.
GIANLUIGI SCALTRITTI. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio emendamento 1.17, mentre per quanto riguarda gli emendamenti 1.20, 1.21 e l'articolo aggiuntivo 1.03 accetto la proposta di ritiro.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Bonato se accetti la proposta di ritiro dell'emendamento Malentacchi 1.7 formulata dal relatore.
FRANCESCO BONATO. Signor Presidente, non abbiamo a disposizione il testo dell'ordine del giorno; in ogni caso non abbiamo capito in cosa consista l'«impegno» per il Governo, sul quale peraltro non mi pare che quest'ultimo si sia pronunciato.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo può anticipare quale sarà il suo parere su questo ordine del giorno?
ROBERTO BORRONI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole. Non ho a disposizione il testo dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Neanche il Governo ha il testo dell'ordine del giorno? Mi pare che ci troviamo a lavorare nelle migliori condizioni possibili!
GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Non accogliamo l'invito del relatore a ritirare i nostri emendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, l'onorevole Dozzo ha parlato a nome del gruppo?
ENRICO CAVALIERE. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
ROBERTO BORRONI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole. Il Governo preannuncia che accoglierebbe l'ordine del giorno Di Stasi ed altri n. 9/6191/3 a condizione che le parole «stima dei danni» precedano le parole «misure agevolative e di sostegno al reddito». Si tratta di un problema di carattere tecnico.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, per chiarezza può rileggere il testo con la modifica che lei propone?
ROBERTO BORRONI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole. Il dispositivo dell'ordine del giorno dovrebbe essere del seguente tenore: «Impegna il Governo ad effettuare, d'intesa con le
regioni interessate, una stima dei danni complessivi subiti da tutto l'indotto collegato alle attività di pesca, anche attraverso una consultazione ad ampio raggio di tutte le organizzazioni degli operatori interessati alla vendita e alla commercializzazione del pesce fresco; ad inserire nell'emanando decreto misure agevolative e di sostegno al reddito per i commercianti di prodotti ittici freschi e per le attività lavorative strettamente connesse alla pesca in Adriatico».
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cavaliere 1.1.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, intanto vorrei ribadire che noi non ritiriamo i nostri emendamenti proprio perché una loro eventuale reiezione non preclude l'ordine del giorno a cui ha fatto poc'anzi riferimento il rappresentante del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scaltritti. Ne ha facoltà.
GIANLUIGI SCALTRITTI. Presidente, considerata la posizione degli altri colleghi, insistiamo per la votazione degli emendamenti per i quali avevamo accettato l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Quindi, insiste per la votazione?
GIANLUIGI SCALTRITTI. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Sta bene.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, resto meravigliato dal rifiuto del rappresentante del Governo e della Commissione relativamente ad alcuni emendamenti che riguardano un errore volontario che sia il ministro dell'agricoltura, sia il ministro dell'industria hanno riconosciuto: mi riferisco ai commercianti ittici. Cito un esempio per coloro che sono pratici della materia: quando nell'Adriatico si verificò il problema delle mucillagini, si dette un contributo non solo ai pescatori, ma soprattutto a coloro che subivano i maggiori danni, cioè i commercianti ittici. Sono giunte a Roma rappresentanze di tutte le confederazioni, di tutti i sindacati, dalla destra, al centro, alla sinistra; sono state ricevute dal Ministero per le politiche agricole e dal ministro dell'industria; è stato raggiunto un accordo con cui si è assicurato che, in fase di conversione in legge del decreto-legge n. 154, sarebbe stata prestata particolare attenzione a questa problematica. Noi di alleanza nazionale, senza voler fare un problema di partito perché riguarda tutti i commercianti, a qualsiasi partito essi appartengano, rimaniamo veramente meravigliati, signor Presidente, che di fronte alle promesse di inserire in questo decreto un atto di giustizia nei confronti dei commercianti ittici dell'Adriatico, sia il rappresentante del Governo, sia il relatore esprimano opinione contraria.
siano stati contatti tra il Ministero dell'industria e il Ministero per le politiche agricole e, in particolare, se sia vero o meno che nei precedenti decreti, quale quello sulle mucillagini, non soltanto si tenne presente la questione dei pescatori, ma soprattutto quella dei commercianti.
GIOVANNI DI STASI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DI STASI, Relatore. Vorrei ricordare che in tutta la discussione svolta in Commissione si è manifestata una costante: la precedenza riconosciuta alla necessità di convertire il decreto. I problemi sollevati sono condivisi al punto tale da indurci a presentare un ordine del giorno con il quale si chiede al Governo di risolvere il problema senza incidere su questo provvedimento che è molto atteso e che, se non sarà approvato nei tempi giusti, creerà più problemi di quanti non ne potrà risolvere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 311
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vascon 1.2.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, questo emendamento è sulla stessa linea di quello che è stato appena bocciato. Per rispondere al relatore che ricordava la necessità e l'urgenza di convertire questo decreto-legge, si deve dire che, purtroppo, nella bozza di decreto che abbiamo sotto mano e che dovrebbe essere esaminata nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, non si fa alcun cenno alle attività commerciali e all'indotto del comparto ittico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, l'invito che il relatore ha rivolto all'Assemblea dovrebbe essere accolto. Non
dimentichiamo che questo decreto è stato emanato dal Governo per venire incontro ad una esigenza di sicurezza, nel senso che in diverse marinerie dell'Adriatico si lavorava ormai in condizioni di pericolo bombe, sicché il provvedimento in esame è stato adottato per rispondere ad una esigenza immediata di sicurezza. Peraltro, alcune marinerie avevano già deciso autonomamente di non prendere il largo.
ANTONIO MAZZOCCHI. I pescatori!
EUGENIO DUCA. Vi è quindi la necessità di porre in essere interventi rigorosi. A questo peraltro mira l'ordine del giorno che abbiamo presentato, che va incontro alle giuste esigenze di chi è danneggiato, senza però impedire che il decreto in esame diventi legge. Tutti noi, infatti, sappiamo che, se lo modificheremo, il decreto decadrà e quindi avremo fatto un bellissimo regalo a tutti coloro che sono fermi - alcuni per decisione autonoma, altri a seguito dell'emanazione del decreto stesso -, i quali si vedrebbero così privati della copertura relativa ai benefici unitariamente richiesti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoruso. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, penso che le eccezioni che si stanno facendo questa sera in ordine alla conversione del decreto-legge in esame, ed in particolare in ordine ai benefici in favore delle marinerie dell'Adriatico, siano da considerare non opportune. Per quanto concerne gli emendamenti in cui si sottolinea la necessità di ampliare la gamma dei soggetti che hanno ricevuto un danno dai provvedimenti di fermo dovuti al problema della presenza di ordigni nel mare Adriatico, non dobbiamo dimenticare che non possiamo generalizzare dicendo che vi è chi potrebbe usufruire abusivamente di tali norme per trarne vantaggi.
il pesce azzurro che, in questo periodo, viene pescato nel mare Adriatico. Tali aziende hanno già proceduto al licenziamento di operai, di dipendenti, perché non hanno prodotti da poter lavorare né alcun tipo di sovvenzione per tenere in piedi una struttura che è ferma non certo per loro volontà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonato. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, credo che bisognerebbe prima di tutto riconoscere che il decreto-legge al nostro esame interviene in maniera solo parzialmente risarcitoria su uno degli effetti devastanti - e nemmeno il più drammatico - che la maledetta guerra dei Balcani ha provocato tra la popolazione civile.
fatti, rimane ancora inaccessibile ai pescatori e viene tuttora attraversato dai dragamine.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Bonato.
FRANCESCO BONATO. Avviandomi alla conclusione, vorrei dire...
PRESIDENTE. Onorevole De Piccoli, la richiamo all'ordine per la prima volta! Onorevole De Piccoli, la richiamo all'ordine per la seconda volta!
FRANCESCO BONATO. Concludo dicendo che è stato sostenuto che non sarebbe possibile approvare quell'emendamento, perché il decreto-legge non sarebbe approvato in via definitiva al Senato. Ricordo che abbiamo appena finito di apportare la modifica ad un provvedimento alquanto importante come era quello in materia di giustizia; credo che i tempi potrebbero essere gli stessi e che basterebbe che il Governo manifestasse la propria volontà politica per risolvere favorevolmente questo tipo di soluzione, affinché la vicenda possa risolversi in maniera positiva. Per questo non accediamo alla richiesta di ritirare il nostro emendamento e, se il Governo vuole, può anche provvedere con un futuro provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi misto-rifondazione comunista-progressisti e di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.
ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, poiché non è chiaro se i colleghi che sono intervenuti parlassero sul complesso degli emendamenti o su un singolo emendamento, per fare un minimo di chiarezza e per rispondere al collega di alleanza nazionale che pareva, con il suo intervento, voler risolvere tutti i problemi dell'industria della pesca e dell'indotto della pesca, io direi di attenerci in questo caso al problema strettamente legato a questo provvedimento. Stiamo parlando di
un periodo temporale ben preciso oltre il quale (parlo dell'oggi, dell'attualità) i pescatori, per esempio, quelli dell'Adriatico settentrionale (di Chioggia, tanto per fare un nome), riprenderanno a solcare il mare perché evidentemente sono persone che devono pescare. Non possono e non devono accontentarsi di avere un sussidio di disoccupazione o qualcosa del genere né un rimborso per non andare a pescare. Quindi, non condivido la preoccupazione del collega di alleanza nazionale perché se i pescatori vanno a pescare, come ritengo vogliano fare, anche le aziende che lavorano il pesce riceveranno ovviamente la materia prima da lavorare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.
ANTONIO SAIA. Signor Presidente, anch'io desidero illustrare brevemente le motivazioni per le quali non voterò a favore degli emendamenti benché io concordi, nella sostanza, con il contenuto degli stessi e soprattutto dell'ordine del giorno di maggioranza che ho sottoscritto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 300
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, se non erro, la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva previsto di sospendere le votazioni alle 19 per iniziare la discussione sul bilancio della Camera...
PRESIDENTE. In effetti, sono le 19; potremmo effettuare la prossima votazione e quindi sospendere le votazioni.
ELIO VITO. Non vorrei che fosse compromesso l'inizio della discussione sul bilancio interno.
GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, se sospendiamo ora l'esame del provvedimento sulla pesca in Adriatico, quando lo riprendiamo? Domani?
PRESIDENTE. Riprenderemo l'esame del provvedimento domani.
GIANPAOLO DOZZO. E se domani non vi fosse il numero legale?
PRESIDENTE. Se non c'è, non posso certo crearlo! Comunque, ora, la invito a guardarsi alle spalle!
NINO SOSPIRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NINO SOSPIRI. Signor Presidente, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito di sospendere le votazioni sul provvedimento in esame alle 19: tuttavia, a me sembra che, pure in presenza di diverse riserve rispetto agli emendamenti presentati, vi sia comunque una volontà generale di approvare il provvedimento in esame. Difatti, non v'è chi non abbia rilevato in questa sede l'urgenza della sua conversione in legge; anzi, proprio l'urgenza ha motivato i pareri e i voti contrari sugli emendamenti che prevedevano indennizzi anche per il settore commerciale.
PRESIDENTE. Onorevole Sospiri, effettivamente avevo preso l'impegno di sospendere le votazioni alle 19...
FLAVIO TATTARINI. No!
PRESIDENTE. Come no? Sì!
MAURA COSSUTTA. I presenti hanno questa volontà!
PRESIDENTE. I presenti hanno tutti questa forte volontà, che però è insufficiente dal punto di vista numerico. Quindi, per evitare che manchi il numero legale, il che ci farebbe perdere un'ora, possiamo passare al successivo punto all'ordine del giorno. Domani mattina, ritengo che vi sarà il numero di colleghi sufficiente per esaminare, mettendolo ai primi punti dell'ordine del giorno, il provvedimento ora in esame, esame che potremo concludere con una certa velocità; mi sembra che non sia possibile fare diversamente.
Ricordo che nella seduta del 16 luglio scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore ed il Governo hanno rinunziato alla replica.
Avverto che gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo
Avverto altresì che non sono stati presentati emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Do lettura del parere della V Commissione (Bilancio):
Avverto che la Presidenza, analogamente a quanto precisato dal Presidente della XIII Commissione permanente (Agricoltura) nella seduta referente del 14 luglio, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge, gli emendamenti: Vascon 1.15, che prevede l'attribuzione alle regioni delle competenze in materia di acque lagunari; Cavaliere 1.16, che prevede una deroga alle disposizioni in materia di strumenti utilizzabili per la raccolta dei mitili.
Nessuno chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Pertanto, lo ripeto, invito i presentatori a ritirare tutti gli emendamenti, vista altresì la necessità di convertire rapidamente in legge il decreto-legge. Nel caso in cui i presentatori non ritirino i loro emendamenti, la Commissione esprime parere contrario.
Nel frattempo chiedo all'onorevole Scaltritti se accetti la proposta di ritiro dei suoi emendamenti formulata dal relatore.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Di Stasi n. 9/6191/3, debbo precisare che esso fa riferimento al contenuto soltanto di alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato.
Vorremmo inoltre espressamente chiedere al Governo un impegno chiaro anche perché ci sono emendamenti che se inseriti in sede di esame del prossimo decreto che sarà emanato venerdì dal Consiglio dei ministri, potrebbero risolvere la situazione. Per cui, lo ripeto, occorre che ci sia da parte del Governo un impegno chiaro.
Il rappresentante del Governo intende precisare il proprio orientamento sull'ordine del giorno preannunciato?
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.
Questo emendamento 1.1 è chiarissimo ed intende specificare che, per quanto riguarda il risarcimento relativo alla prima fase del fermo della pesca, ovvero al primo periodo cosiddetto volontario, esso è riferito alle capitanerie di Chioggia e Venezia, perché proprio lì si è verificato il fermo volontario. È giusto chiamare le cose con i propri nomi. In passato, quando fu esaminato in Commissione il provvedimento sui casi di colera in Puglia, fu specificato chiaramente che si trattava di casi di colera in Puglia. Perché anche in questo caso non si chiamano esattamente le cose con i loro nomi? Solo per questo motivo abbiamo chiesto di sostituire le parole «zone a maggior rischio» con quelle «compartimenti di Chioggia e Venezia».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
Vorrei che soprattutto il rappresentante del Governo rispondesse a questa nostra domanda: vogliamo sapere se vi
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavaliere 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 310
Astenuti 1
Maggioranza 156
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 190
Sono in missione 27 deputati).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.
Quindi, anche se come si diceva prima c'è stato il mea culpa dei ministri delle politiche agricole e dell'industria, commercio ed artigianato, si persevera nel dimenticare ancora questo comparto.
È inutile allora affermare in questa sede che il Governo accetta un ordine del giorno (sappiamo benissimo che fine facciano gli ordini del giorno). Peraltro, sappiamo dalla discussione che si è svolta la settimana scorsa nella Commissione agricoltura che il Governo avrebbe potuto benissimo inserire nella bozza di decreto-legge, per quanto riguarda il settore ittico, tutte le attività commerciali nonché, ad esempio, il comparto del facchinaggio. Ciò non è avvenuto e quindi nutro forti dubbi che il Governo percorra questa strada.
Per quanto riguarda l'emendamento in esame, faccio mio l'orientamento che è emerso nell'XI Commissione, la quale ha espresso parere favorevole a determinate condizioni: una era quella di individuare i compartimenti a maggiore rischio. Ebbene, sappiamo che la normativa è stata estesa a tutto il mare Adriatico, mentre ad essere a rischio sono solamente alcuni compartimenti. Noi non vogliamo che questo decreto faccia, come sempre, un'estensione generale, laddove i problemi riguardano specificatamente Chioggia e Venezia.
È vero che successivamente al periodo di fermo si sono verificate conseguenze anche per altre, limitate categorie che le regioni sono in grado di individuare meglio che non una legge nazionale. Per venire incontro a queste esigenze sono state assunte alcune iniziative che il Governo sta opportunamente valutando, ma che non possono che essere rivolte alle categorie che hanno effettivamente subito un danno. Mi riferisco, in particolare, al personale addetto ai mercati ittici, soprattutto là dove si tratti di mercati privatizzati, in quanto se i mercati sono rimasti in mano al pubblico un dipendente del comune che un certo giorno non sia andato a lavorare al mercato, ha lavorato per una strada o per qualsiasi altra cosa, mentre una cooperativa di facchinaggio privata, che operi esclusivamente sul pesce fresco, si è trovata priva di qualsiasi lavoro. In questo caso bisogna prevedere misure di sostegno.
Ciò però è ben diverso, signor Presidente, anche da alcuni fatti che si sono verificati da due mesi in qua; mi riferisco, da un lato, al fatto che si è dipinto il Governo come sostenitore esclusivo dei pescatori - i quali anzi ricevono troppo - e, dall'altro, che si sono individuati tra le categorie esposte al danno anche settori che non ne hanno ricevuto alcuno, ripetendo così il triste caso che si è verificato durante la vicenda delle mucillagini, quando si è premiato poco chi ha subito danni veri e troppo chi non ne ha subito alcuno.
Abbiamo oggi un grave problema, specialmente in alcune zone, ad esempio in Puglia, dove si sta già assistendo a decine e decine di licenziamenti a causa del fermo. Questi licenziamenti non colpiscono soltanto il settore della pesca vera e propria; ricordo infatti che, attraverso il provvedimento, gli armatori e i pescatori sono garantiti nella fase di fermo. Il problema è che vi sono numerose aziende che lavorano esclusivamente i prodotti dell'Adriatico. È vero che alcune aziende lavorano il pesce che arriva anche dall'Atlantico, con grandi navi che lo scongelano, lo lavorano e lo immettono sul mercato; ci sono, però, aziende specializzate che, ad esempio, lavorano esclusivamente
Invito il Governo, allora, ad adoperarsi, ma non attraverso l'accettazione di un ordine del giorno che, sinceramente, non ci dà alcuna garanzia. Di ordini del giorno, infatti, ne abbiamo presentati tanti, ne abbiamo approvati tanti, ne sono stati accolti dal Governo tanti, ma poi quasi nessuno ha trovato la dovuta attenzione da parte del Governo, che non ha provveduto a dare giusta soddisfazione ad essi. Vi è la possibilità, invece, di prevedere nel provvedimento in esame forme di indennizzo che corrispondano alle giuste esigenze non solo delle marinerie dell'Adriatico, ma anche dei settori di commercializzazione e di lavorazione dei prodotti che, in questo periodo, venivano pescati nel mare Adriatico.
Per tale ragione, invito il Governo e la Commissione a valutare la possibilità di inserire queste norme nel provvedimento in esame, senza demandare ciò ad occasioni future, che non vi saranno. Tra due mesi, infatti, il fermo sarà finito, il provvedimento non sarà più di grande attualità e «chi si è visto si è visto», «chi ha avuto ha avuto»: gli altri dovranno sopportare il danno del mancato lavoro.
Colgo l'occasione, tra l'altro, per sottolineare un dato importante. Chioggia ed altre marinerie hanno evidenziato per prime tali problemi; esistono marinerie che da anni, dalla fine della seconda guerra mondiale, continuano a subire pesanti ripercussioni. Basti ricordare il problema delle bombe all'iprite che sono tuttora presenti nel basso Adriatico; si tratta di una questione alla quale ancora non è stata data soluzione e che, ogni anno, continua a produrre gravi danni fisici ai pescatori, in modo particolare a quelli del comparto di Molfetta.
Ecco perché, allora, invito il Governo a porre attenzione non solo nei casi eccezionali alle esigenze di queste categorie, ma anche alle istanze delle nostre comunità e a dare altresì soddisfazione in questo provvedimento alle categorie del commercio e dell'industria del pesce dell'Adriatico, che hanno esigenze uguali a quelle della marinerie (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Le garanzie tranquillizzanti, promesse dal Presidente del Consiglio sulla mancanza di ripercussioni negative sul piano materiale per i cittadini italiani, si sono anch'esse sciolte al sole come di fronte ad una ineluttabile realtà. Una realtà che ha visto la trasformazione di uno splendido mare come l'Adriatico in un mare blindato, off limits, un mare attraversato giorno e notte da bombardieri e da caccia militari. Si tratta di un mare che è stato sequestrato dalle autorità militari e che è divenuto un muro invalicabile per chi in esso trova un motivo di sostentamento economico, oltre che una ragione di vita.
A nostro avviso, l'Adriatico ha scontato l'abdicazione del potere civile in tempo di guerra; anzi, nel tempo di una guerra mai dichiarata! Nessuno sapeva, infatti, fino al fatidico 13 maggio scorso che quel mare era stato trasformato in una «pattumiera» di bombe. A causa di ciò, i pescatori sono stati costretti a tirar su dal fondo del mare gli ordigni di morte e a sentirne le schegge sotto la pelle per venirne a conoscenza! Ed ora si riconosce a questi lavoratori un parziale risarcimento. Questo va bene, diciamo noi; ciò che non va bene è che ora, che la guerra è finita, la guerra in mare continua: l'Adriatico, in
Un enorme danno, materiale e morale, si è abbattuto sugli uomini del mare. La questione del risarcimento risponde dunque ad una logica di elementare diritto, di elementare dovere nei confronti di questi lavoratori. Ciò che però non comprendiamo è per quale motivo questo dovere di risarcimento sia riconosciuto solo ai pescatori e non anche a tutti gli altri operatori della pesca che di mare e di pesca vivono, direttamente o indirettamente. Vi sono intere categorie economiche, centinaia di operatori, senza i quali il pesce rimarrebbe nelle stive ed i porti rimarrebbero deserti. Vi sono inoltre intere categorie economiche e centinaia di lavoratori senza i quali quel pesce non giungerebbe ai mercati, né ai consumatori. Vi sono altresì centinaia di lavoratori - come quelli che fanno capo alle associazioni degli scaricatori e dei facchini - essenziali e strategici nella filiera commerciale ed economica della pesca, che hanno visto diminuire dall'inizio della guerra fino all'80-90 per cento le loro attività e che non riescono più a sopravvivere di fronte ad un mare bloccato e inaccessibile.
È francamente incomprensibile il motivo per cui queste centinaia di operatori economici, che stanno rischiando la propria sopravvivenza e quella delle loro famiglie, debbano restare escluse da qualsiasi forma di risarcimento e di sostegno fiscale ed economico!
Non stanno forse pagando anche loro gli effetti di quella guerra? Non sono stati esposti anche loro alla chiusura del mare ed al fermo bellico?
Noi crediamo doveroso un intervento nei loro confronti e chiediamo pertanto al Governo un semplice atto di buon senso. In questa direzione, abbiamo proposto un emendamento che circoscrive e delimita alle categorie effettivamente interessate l'intervento del Governo.
È stato sostenuto che non sarebbe possibile modificare...
La prego di accomodarsi, perché sta parlando un collega alle sue spalle.
Prosegua pure, onorevole Bonato.
Il problema, però, si pone per quel periodo ben preciso che va dal 13 maggio, giorno in cui vi fu quel terribile incidente sulla nave da pesca Profeta a Chioggia, fino a quando la tranquillità (e mi pare che questo clima si stia diffondendo adesso) consente ai pescatori stessi di riprendere il mare com'è nella loro tradizione e nel loro mestiere e com'è anche necessario per guadagnare e produrre per la loro industria.
È però vero quanto ha detto il collega Bonato perché effettivamente in quel periodo le barche erano ferme, ed io ho davanti agli occhi quell'immagine, direi spettrale, del mercato di Chioggia (che penso lui ben conosca), che di solito è un posto stupendo, vivacissimo, fatto di colori, di vita, di lavoro e di produttività, ebbene, il mercato di Chioggia in quei lunghi giorni dal 13 maggio ad oggi era assolutamente deserto! Questo vuol dire che ovviamente vi sono stati danni non soltanto per la categoria dei pescatori, ma anche per i facchini, per i produttori di ghiaccio e per i lavoratori dell'indotto. Per questo, però, il problema è semplice. Il Governo ha ritagliato su questo provvedimento una coperta troppo piccola, destinando ad esso 60 miliardi, e lo abbiamo detto subito.
Per questo motivo avevamo chiesto un ampliamento immediato della disponibilità finanziaria che non è sufficiente a ristorare i danni reali in tutto l'indotto del settore della pesca (parlo per Chioggia che è la zona più danneggiata).
Per questo chiedo fortemente l'attenzione del Governo affinché vada a rivedere questa disponibilità finanziaria perché, se si parte con una coperta troppo piccola, successivamente non è più possibile tirare da una parte, perché evidentemente si scopre l'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo di lega nord per l'indipendenza della Padania).
È evidente, e personalmente ho anche presentato alcuni atti di sindacato ispettivo al Governo su questo problema, che il fermo pesca che si è avuto in Adriatico, oltre ai pescatori e ai marinai, che sono ovviamente la categoria maggiormente danneggiata, ha arrecato dei danni economici, in taluni casi disastrosi, a famiglie e a lavoratori dell'indotto che lavorano nei mercati, a cooperative, agli stessi piccoli commercianti di pesce. È quindi evidente che questo problema va affrontato. Però, mi sembra che non ci siano i tempi per poter modificare questa legge di conversione del decreto-legge, altrimenti il decreto, che già di per sé è urgente, rischia di decadere, con la conseguenza che vedremmo vanificato un provvedimento che, almeno in parte, inizia ad affrontare il problema prevedendo un possibile risarcimento alla categoria maggiormente colpita qual è quella dei pescatori. Ritengo invece utile la presentazione di un ordine del giorno con il quale impegnare il Governo ad affrontare e risolvere il problema delle altre categorie nell'ambito del provvedimento di proroga del fermo pesca, che nei prossimi giorni dovrà essere varato.
Voglio ricordare ai colleghi, fra l'altro, che in questo momento non saremmo neanche in condizione di quantificare il danno subito dalle altre categorie: un intervento a tale riguardo potrebbe dunque essere intempestivo ed oltre tutto presenterebbe il rischio di far decadere il decreto-legge. Per tale motivo, voteremo contro gli emendamenti presentati e sosterremo invece un ordine del giorno in materia.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vascon 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 297
Astenuti 3
Maggioranza 149
Hanno votato sì 104
Hanno votato no 193
Sono in missione 27 deputati).
Ricordo che, come sottolineava il relatore, si pone il problema di convertire il decreto-legge nei termini...
Onorevole Amoruso, la prego!
Tutto ciò considerato, signor Presidente, vorrei pregarla, se è possibile, di verificare la volontà dell'Assemblea di procedere tempestivamente questa sera nell'esame del provvedimento: credo che nel giro di pochi minuti si possa giungere alla conversione in legge del decreto-legge (Applausi).
Avevo preso l'impegno di sospendere le votazioni alle 19 per passare alla discussione sui documenti del bilancio interno. Ora, colleghi, non dubito che questa Assemblea abbia la volontà di approvare il disegno di legge di conversione, ma prego ciascuno dei colleghi che è intervenuto di guardarsi alle spalle...
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato alla seduta di domani.