(Sezione 1 - Sentenza in materia di trasfusioni di sangue infetto)
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della sanità, per sapere - premesso che:
la sentenza n. 21060 del 27 novembre 1998 del Tribunale civile di Roma - relativa alla causa promossa da 385 emofilici nei confronti del ministero della sanità per le infezioni trasmesse dai prodotti derivanti dal sangue acquistati dal ministero della sanità e distribuiti attraverso il Servizio sanitario nazionale - ha accolto le richieste dei ricorrenti, riconoscendo il diritto al risarcimento del danno («biologico, materiale e alla vita di relazione»), oltre all'indennizzo di solidarietà di cui alle leggi n. 210 e n. 238;
gli emofilici sono malati cronici e costretti a far ricorso ai prodotti derivati dal sangue con un'elevata frequenza (fino a trenta volte l'anno), tanto che il loro trattamento viene definito obbligato;
i prodotti derivati dal sangue acquistati dal ministero della sanità e distribuiti attraverso il Servizio sanitario nazionale hanno provocato in 820 soggetti l'infezione da Hiv (e per oltre 400 la morte per Aids) e in circa 3.500 infezioni dai virus dell'epatite B e C;
nella trasmissione televisiva di Rai Due «Pinocchio», nella puntata del 3 dicembre 1998, il presidente della Federazione delle associazioni emofilici - Onlus, Andrea Buzzi, in relazione alla sentenza del Tribunale civile di Roma rivolgeva al Ministro della sanità on. Rosy Bindi la seguente domanda: «Dopo la sentenza del Tribunale di Roma, noi proponiamo la via transattiva. Farete appello contro questa sentenza?». Alla domanda il Ministro rispondeva testualmente: «Casomai ci costituiremo parte civile nei confronti di chi ha causato questa sciagura. Ma non andremo certo contro i malati»;
in una conversazione telefonica di pochi giorni successiva alla trasmissione televisiva tra un funzionario di gabinetto del Ministro Bindi, dottor De Giuli e il presidente della Federazione della associazioni emofilici - Onlus, Andrea Buzzi, il dottor De Giuli, come riferito dall'interrogante, avrebbe annunciato il ricorso avverso la sentenza del Tribunale di Roma, ricorso che fu definito «atto dovuto» per non lasciare cadere in giudicato una sentenza così onerosa per lo Stato;
facendo seguito a queste dichiarazioni, il ministero della sanità ha proposto appello avverso alla sentenza del Tribunale civile di Roma -:
per quali ragioni abbia deciso di non onorare l'impegno pubblicamente assunto di fronte all'opinione pubblica;
per quali ragioni non abbia dato seguito alla costituzione di parte civile nei confronti delle case farmaceutiche produttrici degli emoderivati causa dell'infezione;
se non intenda ritirare la costituzione in giudizio e provvedere a quanto disposto dalla sentenza del Tribunale civile di Roma;
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se abbia previsto nella predisposizione del bilancio preventivo lo stanziamento della somma necessaria in caso di ulteriore sentenza di condanna nel giudizio d'appello;
quali iniziative intenda adottare nei confronti delle vittime dell'infezione.
(2-01875)
«Maiolo, Aprea, Bergamo, Bertucci, Biondi, Donato Bruno, Colletti, Conte, Cuccu, De Luca, Del Barone, Deodato, Di Luca, Floresta, Frau, Gagliardi, Giannattasio, Landi di Chiavenna, Landolfi, Leone, Liotta, Marotta, Martino, Massidda, Matranga, Nan, Paroli, Pecorella, Santori, Scaltritti, Scarpa Bonazza Buora, Sgarbi, Taradash, Tarditi, Viale, Vito, Benedetti Valentini, Cola, Garra, Gastaldi, Gazzilli, Niccolini, Saponara, Taborelli, Tortoli».
(7 luglio 1999).