Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 558 del 30/6/1999
Back Index Forward

Pag. 38


...
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5186-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin.

LUCIANO DUSSIN. Da tempo la lega nord denuncia questo tentativo, che è una farsa, di introdurre una modifica costituzionale sul principio sancito già nell'attuale Costituzione. È una forzatura e lo ribadiamo da molto tempo.
Secondo la nostra Costituzione i cittadini italiani all'estero hanno diritto di voto. Pretendere di introdurre una riforma per sancire esattamente la stessa cosa, con il pericolo di dover sottoporre questa legge ad un referendum, poiché ritengo che non sarà possibile raggiungere la maggioranza necessaria affinché il provvedimento sia approvato definitamente dalle Camere. Francamente mi sembra una forzatura incomprensibile. È una proposta che non dice assolutamente nulla e che rinvia ad un'altra riforma costituzionale. In una precedente occasione, vi è stato uno scontro, proprio qui, al banco del Comitato dei nove, perché ci erano state fatte determinate promesse relativamente al numero dei parlamentari che sarebbero stati eletti con il voto dei cittadini italiani residenti all'estero e che avrebbero partecipato ai lavori di questa Assemblea. Perché non è stato espressamente previsto il loro numero, visto che sembrava esservi una grande convergenza di opinioni a tale riguardo fin dalla prima proposta di riforma costituzionale? Allora sì, essa avrebbe avuto un senso; così, è solo una clamorosa presa in giro rispetto alla serietà dei lavori in quest'aula e soprattutto per i cittadini italiani residenti all'estero, che da cinquant'anni attendono una semplicissima legge ordinaria che consenta loro di votare, per posta o con qualche altro sistema.
Risposte non ne sono arrivate e siamo giunti a questa proposta di riforma, che vedremo come passerà: vi è comunque un rinvio ad un'altra riforma costituzionale per prevedere il numero di dieci o quindici parlamentari da eleggere all'estero ed un rinvio ad una legge ordinaria, che avremmo potuto approvare cinquant'anni fa, con la quale si definiranno i modi, i tempi, i sistemi per agevolare l'esercizio di un diritto che è già esistente. Con la legge ordinaria, fra l'altro, si dovrà introdurre il concetto di appartenenza attiva alla vita del paese, già previsto in altri paesi europei: per esempio, in Germania, come ben sapete, i cittadini tedeschi residenti all'estero possono votare se sono in grado di dimostrare che per un certo periodo hanno contribuito alla vita attiva del paese. Questo è stato lo scontro storico che per decenni non ha consentito di formulare una legge ordinaria per dare risposte concrete a chi attende una risposta per i propri diritti.
Nella legge ordinaria, quindi, dovranno essere affrontate tutte le incongruenze che nel passato non sono state risolte: alla fine, visto che vi è ora un accordo per far cantare vittoria a qualcuno, dovremo affrontare le stesse tematiche che sono irrisolte da decenni e che a tutt'oggi non trovano soluzione; verrà quindi vanificato l'odierno passaggio. I tempi, dunque, saranno estremamente lunghi e non si sa ancora nulla rispetto al discorso della doppia cittadinanza, perché molti Stati esteri non la concedono agli italiani. Quanto alla circoscrizione Estero, ho sentito personalmente diversi cittadini italiani residenti all'estero dichiararsi contrari, poiché si tratterà di un'omologazione forzata. Mi chiedo inoltre (ma sono aspetti che valuteremo in futuro, se avrà un seguito quanto stiamo attualmente discutendo) come saranno le campagne elettorali,


Pag. 39

cari colleghi, dato che all'estero arrivano i messaggi di RAI-International ma soprattutto i canali Mediaset, il che mi preoccupa fortemente: in questi giorni, infatti, abbiamo avuto riprova di come si riesca ad influenzare il voto dei cittadini con gli spot e senza seri contraddittori. Purtroppo, anche questo è uno dei grandi problemi della comunicazione che si pongono nel nostro paese.
Vi è poi un disastro anagrafico per quanto riguarda i cittadini italiani residenti all'estero: riusciamo a perdere un milione di cittadini su 3-4 milioni; ormai, mi sono stancato di andare alla ricerca di documenti ufficiali che cambiano versione ogni quindici giorni! L'AIRE fornisce determinati numeri, i consolati ne forniscono altri: perdere un milione di cittadini su 50 milioni sarebbe drammatico ma si potrebbe anche capire, mentre perderne uno su 3 mi sembra vergognoso ed incomprensibile! Si continua, però, con questo gioco. Vi sono cittadini italiani residenti all'estero che risultano avere oltre cent'anni, che sono morti da un ventennio ed ancora ricevono i certificati elettorali (purtroppo non sono casi isolati); non vi è corrispondenza fra i dati dei consolati e degli uffici anagrafici dei comuni. È una vergogna sistematica, un calpestare i diritti sacrosanti dei cittadini! E si vuole continuare a prenderli in giro, tra l'altro non fornendo alcun tipo di risposta concreta.
Per quanto riguarda il passato, abbiamo anche denunciato un altro aspetto a nostro avviso deleterio. Infatti, ci sembrava di leggere uno scambio tra la concessione o meglio le modalità di concessione del voto agli italiani all'estero ed il progetto pazzesco formulato da un ministro dell'attuale Governo tendente a dare la possibilità di voto amministrativo agli extracomunitari presenti sul territorio italiano da almeno cinque anni.
Nella I Commissione c'era un accordo, neanche tanto velato perché vi sono le dichiarazioni scritte dei rappresentanti del Polo: se merce di scambio dovrà essere, alla fine chi governa potrà contare sul voto degli immigrati extracomunitari in Italia, mentre chi spera, da parte del Polo, di portare a casa una vittoria, concedendo appunto tale possibilità ai cittadini italiani, aspetterà probabilmente un altro decennio. L'ho già affermato molte volte e credo che succederà proprio questo, anche se naturalmente mi auguro di no. Il risultato, quindi, penderà solo da una parte della bilancia, ma ognuno si deve assumere la responsabilità delle proprie scelte, di conseguenza a noi spetta soltanto di evidenziare gli eventuali risvolti futuri.
Attualmente non esistono certezze, vi sono solo rinvii e occorre considerare anche un altro aspetto. Purtroppo, in questo paese, negli ultimi decenni, abbiamo concesso la cittadinanza italiana a tutti; alcune leggi che risalgono al 1930 consentivano alle mogli straniere di cittadini italiani che emigravano, ad esempio, in Canada di diventare cittadine italiane subito dopo il matrimonio. Ancora oggi, quindi, esse risultano essere cittadine italiane ed avranno la possibilità di votare in modo agevolato, anche se non sanno se la capitale d'Italia sia Roma o Bruxelles e, magari, non hanno mai messo piede sul nostro territorio.
Noi scontiamo anche questi errori del passato, quindi bisognerebbe avere il coraggio - ma purtroppo manca la volontà - di partire dalla legge ordinaria, scorporando tutti gli aspetti negativi che ho appena elencato, per arrivare a fornire le risposte a coloro che hanno effettivamente il diritto di voto e le stanno aspettando da moltissimo tempo. Si continua, invece in questo gioco nel quale si tenta di accaparrare voti e personalmente - lo ripeto, se non sono stato chiaro prima - ho paura che le campagne elettorali, che saranno fatte per i cittadini italiani all'estero, verranno indirizzate solo da un polo. Si dirà quello che vorrà, non vi saranno contraddittori, vi saranno spot nei quali qualcuno si farà riprendere come vorrà e dirà ciò che vorrà, pertanto i cittadini italiani all'estero ascolteranno solo quello che verrà detto in questa o queste reti private. L'esito delle ultime votazioni degli italiani all'estero in Europa


Pag. 40

ha evidenziato tale aspetto, purtroppo; quindi per tutta questa serie di incongruenze e di ipotesi estremamente pericolose, nel rispetto dei cittadini italiani all'estero, ci asterremo dalla votazione. Si tratta, infatti, di una votazione-farsa che rinvia ad altre riforme costituzionali, che a loro volta rinviano a leggi ordinarie che si sarebbero potute fare già dal 1948 (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, perché tre minuti?

PRESIDENTE. Così risulta dal contingentamento dei tempi.

MARCO BOATO. Su una proposta di legge di riforma costituzionale?

PRESIDENTE. È stato fatto il contingentamento dei tempi che prevede che il suo gruppo abbia a disposizione tre minuti.

MARCO BOATO. Non posso che rimettermi a quello che lei ha annunciato, ma sono un po' stupito, perché non ne ero stato informato e mi sembra strano che, votando una riforma costituzionale, vi sia il contingentamento dei tempi.

PRESIDENTE. Il contingentamento dei tempi è stato deliberato all'unanimità.

MARCO BOATO. Dirò in tre minuti quello che avrei potuto dire un po' più pacatamente in un tempo più ampio. In tre minuti devo pronunciarmi su una riforma costituzionale: resto molto perplesso al riguardo.
Signor Presidente, colleghi, i verdi - ma non è una novità - voteranno contro la proposta di legge costituzionale in discussione e non lo faranno per la prima volta. Tuttavia, è l'unica riforma costituzionale, in tutte le legislature in cui i verdi sono stati presenti in Parlamento, contro cui votiamo.
Io personalmente, che in qualche modo rappresento i verdi in materia di riforme costituzionali, mi sono sempre battuto e mi sto battendo perché vengano fatte - cito il provvedimento sul giusto processo, perché è materia in discussione in questi giorni, così come la riforma statutaria per le regioni e così via -, ma questa riforma costituzionale è sbagliata.
L'Assemblea della Camera già per due volte in questa legislatura e nelle precedenti non ha votato a favore, in seconda lettura, con il quorum previsto dalla Costituzione. Non so cosa avverrà in questa votazione, ma mi auguro che ciò si ripeta anche in questo caso.
Mi rivolgo a tutti i deputati di qualunque orientamento politico, invitandoli ad esprimere un voto contrario, ad astenersi o a non partecipare al voto, perché in questa seconda deliberazione non si raggiunga il quorum previsto dalla Costituzione.
Si tratta di una scelta sbagliata: è sacrosanto il diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero e questa legge sarebbe sacrosanta se si limitasse al primo periodo, come personalmente ho più volte proposto.
Colleghi, è sbagliato, invece, introdurre in Costituzione una circoscrizione Estero ed è doppiamente sbagliato introdurre una norma ordinamentale nella prima parte della Costituzione. È sbagliato, là dove la Costituzione afferma che «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età», aggiungere poi che «la legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero» e, a tal fine, istituire una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere. Se è previsto il diritto di voto per questi cittadini, esso non può essere limitato in Costituzione solo all'elezione delle Camere, ma deve potersi esercitare in tutti gli ambiti istituzionali. Perfino per il Parlamento europeo oggi esso è limitato solo a chi risiede nell'Unione europea.


Pag. 41

Invece, se è valido questo principio, esso deve valere per i cittadini che risiedono in tutto il mondo.
È sbagliato - ed è semplicemente folle dal punto di vista costituzionale - che una norma costituzionale rinvii ad un'altra norma costituzionale. In questo caso, cioè, non si afferma che è necessaria una norma di attuazione, come è previsto, ad esempio, in altre norme costituzionali, ma si prevede che è necessaria un'altra norma costituzionale (articoli 56 e 57 della seconda parte della Costituzione) per attuare la norma sulla circoscrizione Estero: non vi è nessun altro articolo della Costituzione che lo preveda. Infine, si prevede una norma ordinaria di attuazione. Quindi, oggi si voterà una norma costituzionale priva di efficacia, perché saranno necessarie un'altra norma costituzionale e poi una legge ordinaria affinché essa abbia efficacia.
Il collega relatore ed altri colleghi molti mesi fa dissero che sarebbero state approvate entrambe entro pochi giorni. Il relatore lo disse quasi polemizzando fraternamente con me, perché siamo amici, ma abbiamo un'idea diversa su questo punto. Sono passati molti mesi e, non a caso, la norma costituzionale relativa agli articoli 56 e 57 pende presso la I Commissione e non vi è un accordo politico sui numeri, né sulla circoscrizione Estero.
Vi è una palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che prevede che tutti i cittadini sono uguali. Vi è una palese violazione perfino del comma 2 dell'articolo 48, che prevede che il voto è personale ed eguale, mentre i cittadini residenti all'estero con la circoscrizione Estero potranno eleggere dieci deputati e cinque senatori o dodici deputati e sei senatori - è in corso da mesi il gioco dei numeri e molti di voi lo sanno - e, quindi, il loro voto sarà diseguale rispetto agli altri cittadini. Vi è una palese violazione dell'articolo 67 della Costituzione: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione». Se inseriamo in Costituzione una circoscrizione Estero, violiamo il principio in base al quale ciascuno di noi eletti rappresenta la nazione, perché costoro rappresenteranno soltanto la circoscrizione Estero.
Mi rivolgo ora ai colleghi referendari: l'ultimo referendum non ha raggiunto il quorum previsto perché sono stati conteggiati anche gli italiani residenti all'estero e si è scoperto che c'erano centinaia di migliaia di iscritti alle liste, molti dei quali già morti. Le liste dei comuni indicano due milioni e mezzo di iscritti, mentre quelle dell'AIRE ne indicano tre milioni e mezzo. Un milione di differenza su cifre di questa misura non è cosa da poco! Provate ad immaginare cosa accadrebbe dopo l'approvazione di questa norma costituzionale.
Essa non è accettabile sotto il profilo della coerenza costituzionale, né sotto quello dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, né sotto quello del significato del mandato parlamentare in rappresentanza della nazione; non è condivisibile neppure sotto il profilo del significato perché - mi dispiace per il collega Tremaglia - è una «norma-manifesto», priva di efficacia che non avrà una sua attuazione se non in presenza di un'altra modifica costituzionale, la cui discussione si trascina ormai da mesi. Non si può dunque affermare che l'approvazione di questo progetto di legge renda effettivo il diritto di voto degli italiani all'estero.
Per tutti questi motivi oggi la Camera dei deputati ha l'occasione di fermare la discussione su questo terreno per portarla sugli articoli 56 e 57 della Costituzione, ragionando non con «norme-manifesto» e propagandistiche ma in modo da rendere effettivo il diritto di voto degli italiani all'estero, diritto di cui per altro già godono da quando esiste la Carta costituzionale, ma che va reso operativo attraverso una legge.
Come ho già avuto modo di affermare, questa è una riforma costituzionale sbagliata ed invito ad esprimere su di essa un voto contrario, ad astenersi o a non partecipare al voto.


Pag. 42

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetti. Ne ha facoltà.

MARIO BRUNETTI. Signor Presidente, è proprio vero che non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire: la vicenda del voto degli italiani all'estero ne è una conferma. Non hanno avuto ascolto, infatti, tutte le nostre argomentazioni volte a richiamare ad una riflessione comune sulle ricadute costituzionali; i nostri inviti alla ragionevolezza; le nostre insistenze per una valutazione che sfuggisse alla propaganda per porre al centro delle decisioni i problemi dei nostri connazionali, i quali purtroppo sono sempre meno affezionati alle vicende del nostro paese, come ci segnala l'esito del voto. Mi riferisco, ovviamente, ai «veri» italiani residenti all'estero, quelli che si trovano ad affrontare gravi problemi, i quali attendono che venga definito anche, non già il loro diritto al voto (perché esso è garantito costituzionalmente), bensì il modo più efficace per esercitarlo. Ebbene quanto abbiamo più volte detto in quest'aula nel corso degli anni è caduto nel vuoto e non è servito neppure come stimolo culturale e di ricerca per risolvere il problema positivamente.
Non ha trovato ascolto, infine, la nostra permanente insistenza a riflettere insieme sul fatto che la strada intrapresa per garantire l'esercizio del voto, operando attraverso la modifica dell'articolo 48 della Costituzione, costituisca un percorso tortuoso e che non porta alla soluzione del problema, anzi ne allunghi i tempi, accentuando, così, la sfiducia degli italiani residenti all'estero.
Quello che stiamo discutendo è un provvedimento che, se può anche dare qualche risposta ai giochi interni alla politica italiana, non risolve però il problema che si dice di voler affrontare: la garanzia dell'esercizio del diritto di voto. Infatti, le finalità dell'articolo 48 della Costituzione sono ben altre e la sua modifica, lungi dall'agevolarlo, complicherà il problema: occorrerà, infatti, porre mano ad altra normativa se si vogliono davvero definire le modalità di esercizio del voto.
In sostanza, bisogna ricominciare daccapo. Ci troviamo di fronte, dunque, ad un provvedimento che ha troppo il sapore della propaganda e che i nostri connazionali rischiano di subire come beffa, mentre è urgente affrontare sul terreno della legislazione ordinaria tutti i problemi che incombono e sui quali abbiamo ripetutamente insistito.
Dire questo non significa che vogliamo ostacolare il provvedimento; al contrario, significa compiere un atto di onestà intellettuale e dire la verità su una procedura che bypassa i problemi reali per causare soltanto ritardi.
Vogliamo sottolineare ciò anche in questa occasione, senza riprendere la discussione che in quest'aula abbiamo più volte svolto. Per essere davvero rispettosi delle aspirazioni e delle esigenze dei nostri connazionali all'estero, non vogliamo essere coinvolti in questa lunga telenovela e, pertanto, non parteciperemo alla votazione sul disegno di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Furio Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, colleghi, rivolgo l'invito a votare a favore del disegno di legge ed a rendere finalmente vero, possibile, accessibile e realizzabile il diritto sancito dalla Costituzione per gli italiani che vivono, lavorano e risiedono all'estero, ad essere pienamente cittadini italiani.
Quali sono i beneficiari di questa legge? Sono gli italiani che vivono e lavorano all'estero e, pertanto, intendono essere cittadini italiani. Sono coloro che vi hanno interesse e che esprimono tale interesse iscrivendosi nelle liste elettorali. Sono coloro che hanno mantenuto il rapporto culturale e psicologico con il nostro paese. Infine, sono coloro che, titolari di un diritto, si sono visti negare per tanti anni l'esercizio di quello stesso diritto.
È vero quel che ha detto poco fa il collega della lega nord: tale diritto


Pag. 43

avrebbe potuto essere riconosciuto molti anni fa; questa, tuttavia, non è una ragione per non riconoscerlo adesso. È pur vero che molte delle obiezioni che abbiamo ascoltato sono fondate; sono fondate, però, rispetto a quel sogno di perfezione che talvolta, nel corso di questo secolo, ha travolto la cultura, la civiltà e la politica: pensare di far meglio, agendo soltanto quando si poteva fare o si era certi di poter fare qualcosa di assolutamente perfetto.
Ebbene, questo percorso sarà pur imperfetto, ma è quello agibile e disponibile in questo momento. Per tale motivo, invito i colleghi di tutte le parti politiche a riflettere sull'impossibilità di votare contro o di astenersi, sulla impossibilità di dire oggi «no» ai cittadini italiani all'estero che tra pochi minuti potrebbero essere messi in condizioni di esercitare un tale diritto.
È vero che approvando il disegno di legge ci impegniamo ad apportare alcune altre modificazioni al nostro ordinamento; tuttavia, moltissimi processi politici avvenuti in quest'aula sono strutturati nello stesso modo.
Si deve fare una cosa perché poi se ne possa fare un'altra, affinché il completamento dell'iter porti al risultato che si desidera. Non mi pare che una simile obiezione possa essere intesa come un impedimento, così come quel tanto di imperfezione che c'è nel riconoscere adesso questo diritto e nel farlo in questo modo non solo non deve costituire un impedimento, ma ci deve ricordare che le migliori soluzioni, nella civiltà, nel periodo storico, nelle condizioni culturali in cui stiamo vivendo, sono spesso le soluzioni imperfette, quelle volte a fare subito e al meglio ciò che è possibile fare.
Dunque, il principio mi sembra sia fuori discussione e la procedura attraverso cui vogliamo che si realizzi questo diritto di voto è, al momento, la migliore possibile, quella che riconosce una definizione del collegio elettorale (che dovremmo probabilmente chiamare Estero-Roma) che determina la possibilità di non disturbare gli equilibri esistenti nei collegi elettorali naturali e che richiede - è stata fatta in proposito una giusta obiezione - una rigorosa revisione delle anagrafi elettorali affinché quelle dei comuni e quelle dei consolati coincidano. D'altra parte, si sa benissimo che le cose che non funzionano spesso sono quelle che non sono state sottoposte al giudizio dei fatti ed all'esercizio dell'esperienza. Non essendo mai state fatte finora, è naturale che queste cose presentino delle imperfezioni che possono essere corrette, situazioni che non coincidono perché non sono state né conosciute né esplorate né davvero misurate fino a questo momento. Tutto ciò, però, è possibile e fattibile e ciò che adesso è nelle nostre mani è la responsabilità di esprimere tra poco un voto favorevole che rappresenti un riconoscimento serio, sereno, maturo e consapevole, ai nostri concittadini che vivono e lavorano all'estero, del loro diritto di votare, come noi, nelle elezioni politiche di questo paese, un paese al quale intendono continuare ad appartenere, con le loro radici naturali, culturali e politiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

FEDERICO ORLANDO. Signor Presidente, signori ministri, onorevoli colleghi, i deputati del gruppo i democratici-l'Ulivo voteranno a favore della revisione della Costituzione che istituisce la circoscrizione Estero per rendere concreto l'esercizio di voto da parte degli elettori italiani residenti in altri paesi.
Quella di oggi è la seconda deliberazione da parte della Camera e ci aspettiamo da qui a poco una seconda deliberazione dei colleghi senatori coerente con la nostra, senza cioè quelle levate d'ingegno che talvolta modificano in una Camera le scelte fatte dall'altra, come è accaduto per l'elezione diretta del presidente della regione. Sarà quindi necessario procedere al secondo tempo di questa riforma, cioè alla revisione degli articoli della Costituzione che fissano il numero dei deputati e dei senatori, ed infine al


Pag. 44

terzo ed ultimo tempo, per stabilire le modalità dell'esercizio concreto del voto.
Riaffermo a nome dei democratici quello che ho già detto in quest'aula in occasione della prima votazione, del febbraio scorso, in concordia con il relatore Cerulli Irelli, che ancora ringrazio per la sua opera altamente costruttiva e che spero possa essere conclusa oggi, nell'interesse di tutti noi. Questa riforma è assolutamente coerente con gli intenti del costituente, il quale ha voluto che i requisiti per esercitare il diritto di voto siano soltanto due, la cittadinanza italiana e la maggiore età, e non anche la presenza sul territorio nazionale. Allo stesso principio si ispirò il legislatore ordinario quando risolse il problema della doppia cittadinanza per quei nostri emigranti che l'hanno conquistata: essi non perdono il diritto elettorale attivo e passivo per il Parlamento italiano proprio perché la cittadinanza che conservano è piena e non dimezzata. Oggi il riconoscimento di quel diritto riguarda gli italiani iscritti all'AIRE, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero, che io mi auguro sia stata correttamente costruita e venga onestamente aggiornata.
I nostri emigranti avranno il diritto concreto di eleggere un gruppo di loro deputati e senatori da inviare al Parlamento italiano, gruppo di cui si fissa il numero fuori del rapporto generale stabilito dalla Costituzione - vorrei ricordarlo al collega Boato - tra abitanti e rappresentanti, proprio per consentire una rappresentanza diretta dei loro interessi che non avrebbero se votassero per corrispondenza nelle circoscrizioni italiane, senza loro candidati e senza conoscenza aggiornata, forse, dei problemi della circoscrizione.
Non dico che questo istituto della circoscrizione Estero sia quel meglio che è sempre possibile invocare in astratto. Dico, parafrasando quel che diceva Churchill della democrazia, che essa è la peggiore delle soluzioni ipotizzabili, tranne tutte le altre. Se avessimo avuto poche decine di migliaia di elettori all'estero avremmo potuto adottare il voto per corrispondenza, come fanno altri paesi. Noi non possiamo perché la massa di voti per corrispondenza altererebbe le situazioni reali delle circoscrizioni italiane nelle quali, evidentemente, dovrebbero riversarsi quei voti. Né possiamo utilizzare, per il voto dei nostri emigranti, le strutture elettorali dei paesi nei quali vivono, come è stato invece possibile fare nei paesi dell'Unione europea in occasione delle recenti elezioni europee, perché si trattava di una consultazione omogenea e simultanea in tutti i paesi membri.
Pertanto, non abbiamo altra scelta in alternativa alla circoscrizione Estero, ma non ci sentiamo di subire questa scelta come una necessità obbligata, una pillola amara. Se è vero, infatti, che molti emigranti hanno conservato un diritto di voto a cui, forse, non corrisponde, da parte loro, quell'interesse alle vicende politiche dell'Italia, che è alla base di un cosciente esercizio del diritto di voto, è certamente ancor più vero che l'Italia ha doveri nei confronti di una sua comunità nel mondo che - lo ha ricordato l'onorevole Tremaglia in una recente occasione - fa affluire risorse enormi al nostro paese valutate, l'anno scorso, in oltre 100 mila miliardi di lire fra rimesse, esportazioni e turismo.
Il primo dovere dell'Italia verso quegli italiani, lavoratori e produttori, è rendere effettivo l'esercizio dei loro diritti. Ciò potrebbe bastare, ma per quanti - come chi vi parla, ma anche per altri colleghi - l'emigrazione di massa appartiene alla storia, in parte dolorosa e in parte vitale, della sua comunità, poter rinsaldare in qualche modo i vincoli di quella comunità, senza farla sentire sangue sparso nel mondo, secondo un'antica espressione della diaspora albanese, costituisce non solo la realizzazione di un diritto, ma anche una parziale riparazione storica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fronzuti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRONZUTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, finalmente, arriva in aula, per la definitiva approvazione,


Pag. 45

la proposta di modifica dell'articolo 48 della Costituzione, per l'effettivo esercizio del voto degli italiani all'estero.
Certo, non possiamo dimenticare che questa normativa, ritenuta dai più assolutamente necessaria, ha subito un ritardo non dovuto ad una mancata espressione di volontà da parte del Parlamento, ma ad un difetto di quorum rispetto alla quota prevista dall'articolo 138 della Costituzione. In buona sostanza, c'è sempre stata una volontà chiara del Parlamento che adesso deve essere tradotta in un voto che assicuri l'effettività della norma.
Anch'io, come molti presidenti di gruppo, sono firmatario della proposta di legge, che rappresenta una conquista di civiltà e di democrazia e serve, tra l'altro, a rendere effettivo il legame, mai rescisso, tra i nostri connazionali e la nostra comunità nazionale.
Tra i paesi civili dobbiamo, purtroppo, constatare che l'Italia è l'unico paese al mondo che non concede ai suoi cittadini residenti all'estero l'esercizio del diritto di voto, consacrato dall'articolo 48 della Carta costituzionale. L'istituzione della circoscrizione Estero viene oggi presentata dal Comitato parlamentare per gli italiani all'estero e viene sottoscritta dai rappresentanti delle forze politiche presenti nel Comitato medesimo, oltre che dal presidente della Commissione affari esteri e da quello della Commissione affari costituzionali, nonché dai presidenti dei gruppi parlamentari.
Questa iniziativa è aperta al contributo di tutti e rappresenta un salto di qualità che ci rende fiduciosi di compiere finalmente questo atto di giustizia e di riparazione nei confronti dei nostri connazionali che risiedono oltre confine. Ma ora occorre fare attenzione ad una normativa restrittiva che di fatto inibisce l'esercizio del voto a tutti coloro che non hanno chiesto entro il mese di dicembre 1997 il riacquisto della cittadinanza e quindi si trovano oggi a non aver diritto al voto. È una questione importante e, se non si porrà ad essa rimedio, moltissimi nostri concittadini saranno privati di questo diritto.
Ho presentato la proposta di legge n. 5262 per la riapertura del termine, il 30 settembre 1998, per il riacquisto della cittadinanza italiana; ma, alla luce di quanto sta avvenendo, ritirerò quella proposta e ne presenterò un'altra in tempi brevi (chiederò la procedura d'urgenza per il suo esame) che abroghi la legge n. 91 del febbraio 1992 che prevedeva un termine di scadenza per il riacquisto della cittadinanza. Ritengo che chi ne ha titolo non debba essere sottoposto ad alcuna limitazione temporale, diversamente si corre il rischio di vanificare di fatto o di ridurre l'operatività della normativa che stiamo per approvare.
Da una sommaria indagine presso le nostre ambasciate e i nostri consolati è facile verificare l'attualità e l'urgenza del problema. Esprimo quindi tutto il mio personale compiacimento, la mia soddisfazione per la sensibilità mostrata da questo Parlamento che si avvia a votare e ad approvare una legge tanto attesa da parte di coloro - e sono in tanti - che non intendono rescindere il proprio legame con la madrepatria.
Per tali motivi il gruppo dell'UDEUR esprimerà voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDR).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi il Parlamento italiano testimonia il suo attaccamento e rivolge la sua attenzione ai tanti connazionali sparsi nel mondo, molti dei quali costretti ad emigrare per lavorare non avendone avuta la possibilità nella loro patria.
Si tratta di nostri fratelli che conservano intatto il loro amore verso la madrepatria e con il loro lavoro assiduo e con il loro sacrificio portano in alto il nome dell'Italia. Molti di loro si sono distinti per laboriosità ed ingegno ed hanno riscosso e riscuotono l'apprezzamento,


Pag. 46

la fiducia, la solidarietà della gente dei paesi in cui vivono. Si tratta di nostri connazionali legati al suolo natio e che trasmettono ai loro figli l'amore per l'Italia, per la nostra cultura e per le nostre tradizioni.
Ciascuno di noi, quando si è recato all'estero, ha constatato personalmente l'attaccamento di questa nostra gente all'Italia e la loro commozione, che è stata anche la nostra.
Questa proposta di legge consente l'esercizio del diritto di voto a tutti i cittadini italiani residenti all'estero assicurandone la reale effettività. Con l'istituzione della circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere si concretizza l'effettivo diritto dei cittadini italiani all'estero di partecipare alla vita politica del loro paese.
Pertanto, il CCD si dichiara favorevole a questa proposta di legge costituzionale che modifica l'articolo 48 della Costituzione. In questo modo si realizza l'aspirazione dei nostri connazionali che da tempo chiedono a gran voce una maggiore attenzione verso di loro da parte della madrepatria (Applausi dei deputati del gruppo misto-CCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.

MIRKO TREMAGLIA. Signor Presidente, cari colleghi, questa è una proposta di legge che è stata dibattuta ben tredici volte dal 1993 ed io voglio rivolgere un ringraziamento al Capo dello Stato che, nella giornata solenne del suo giuramento, si è richiamato alla fiducia che gli italiani all'estero hanno nei confronti della patria e alla loro attesa di partecipazione politica con tutti i loro diritti.
Rivolgo un ringraziamento al Presidente della Camera perché le dichiarazioni che ha reso a Buenos Aires ci hanno profondamente colpito: esse costituiscono l'impegno al più alto livello parlamentare e democratico che gli italiani all'estero, per le prossime elezioni, saranno effettivamente votanti.
Ringrazio per questa operazione, che definirei straordinaria, e per questa riforma trattata in termini unitari, i colleghi Di Bisceglie, Giovanni Bianchi, Occhetto, Maccanico, Urbani, Amoruso, Fronzuti, i presidenti di gruppo Mussi, Pisanu, Soro, Manzione, Manca, la collega Sbarbati e l'egregio relatore Cerulli Irelli. Si tratta di una grande riforma che fa cessare una spaventosa discriminazione nei confronti di milioni di italiani all'estero. È un atto d'amore, è un atto di civiltà, è certamente un'importante riforma democratica.
Per questi motivi, signor Presidente, dopo questi ringraziamenti, le chiedo di essere autorizzato a depositare la mia dichiarazione di voto affinché sia pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidi. Ne ha facoltà (Commenti).

ANTONIO GUIDI. Ringrazio chi ha incoraggiato il mio intervento!
Vorrei semplicemente dire che è essenziale che chi vive all'estero ed ha radici italiane voti e partecipi. Vorrei aggiungere anche due elementi di estrema semplicità e brevità. Il primo è questo: qualcuno ha detto che chi è lontano non può capire i problemi italiani. Io penso il contrario: chi è dovuto andar via dall'Italia per difficoltà gravi come quella della mancanza di lavoro, da lontano comprende forse meglio di noi certi problemi perché li vive ferocemente e crudamente sulla propria pelle. Quindi, dobbiamo dire ai nostri fratelli italiani: sì, dovete partecipare in tutti i modi alle nostre e vostre vicende, anche a quelle elettorali. È un voto solenne, importante e vincolante che finalmente fa aria ad un'Italia troppo spesso chiusa in se stessa. Detto questo, lancio un appello: esistono anche italiani che, vivendo in Italia, non possono votare. Sono le persone con handicap grave e gravissimo; è vero che abbiamo abbattuto le barriere architettoniche e che alcuni di


Pag. 47

loro sono aiutati a votare, ma vi sono ancora troppe persone con handicap gravissimo che vorrebbero partecipare al voto e non possono. Non possono non solo votare, ma neanche comprendere quanto sta accadendo intorno a loro per difetto di comunicazione e di assistenza. Diamo aiuto a queste persone, non solo per andare a votare, ma perché siano costantemente informate. Se si parla degli italiani lontani - ed è giusto - bisogna parlare anche degli italiani che, pur vivendo in Italia, sono lontanissimi dalla partecipazione a causa delle loro enormi difficoltà fisiche o sensoriali. Solo quando tutti gli italiani saranno in grado di votare, quelli lontani dal punto di vista chilometrico e quelli vicini, ma lontani per l'enormità delle loro difficoltà fisiche, saremo un paese che avrà compiuto un passo in avanti importantissimo sulla via della democrazia, simile a quello che stiamo facendo oggi (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi prego intanto di prendere posto.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, la nostra posizione sulla modifica dell'articolo 48 della Costituzione l'abbiamo espressa più volte in Commissione ed anche in aula. Siamo del tutto consapevoli che non avremo il ringraziamento dell'onorevole Tremaglia, ma sapevamo anche che bisognava rendere efficace il diritto di voto degli italiani all'estero e non possiamo certo passare per coloro che non hanno avuto a cuore le ragioni profonde dei nostri connazionali all'estero.
Bisognava lavorare con serietà per trovare altre forme possibili perché tutto questo fosse reso concreto. È stata scelta invece un'altra strada e noi non siamo d'accordo su questa modifica dell'articolo 48 della Costituzione, innanzitutto perché le modifiche stanno avvenendo per pezzi e questo sta producendo esattamente il risultato che temevamo, ossia lo stravolgimento del profilo dello Stato. Questo - non sappiamo come segnalarvelo ulteriormente - è certamente il terreno delle destre, sul quale esse stanno avendo successo. Non abbiamo altro da aggiungere a questo riguardo. Più volte abbiamo segnalato la pericolosità di assecondare questo stravolgimento dello Stato.
L'istituzione della circoscrizione Estero, inoltre, produrrà evidenti disparità, per cui ci saranno cittadini a cui sarà garantito, secondo questa forma, il diritto in questione, mentre altri cittadini italiani, anche nel nostro paese, non potranno accedere a questo diritto. A tale proposito ha detto qualcosa poc'anzi l'onorevole Guidi. Aggiungo un'altra considerazione. Cari colleghe e colleghi, non si introduce anche qui il criterio delle quote? Sapete benissimo che è già pronto un altro provvedimento di modifica costituzionale che fisserà in un certo numero la quota degli italiani all'estero. Perché allora non la quota delle donne o dei pensionati?
Questo per quanto riguarda i cittadini. Vi è poi un'altra questione. È del tutto chiaro che non sarà possibile a tutte le forze politiche avere libertà di accesso in vari paesi per fare campagna elettorale. Questo per diverse ragioni, a cominciare da quelle economiche e dagli strumenti massmediatici che invece saranno utilizzati. Quali forze politiche potranno sopportare il carico di queste campagne elettorali in America? Quali forze politiche avranno accesso ai mass media? Facile allora introdurre la e le disparità.
Penso inoltre al senso della previsione: si assegna un numero fisso di deputati per una determinata rappresentanza. Ma che criterio è questo? Ci vuole un certo numero di deputati per rappresentare gli italiani all'estero: quanti dovrebbero rappresentare le altre categorie e gli altri soggetti? Stiamo introducendo dunque una norma che va oltre l'esercizio del diritto di voto.
Non solo, quindi, la Costituzione viene cambiata senza alcuna ispirazione di fondo, così come sta avvenendo in tutta


Pag. 48

quest'ultima fase - perché, come dicevo, le modifiche costituzionali non hanno alcuna ispirazione di fondo -, ma addirittura, a nostro modo di vedere, vengono introdotti elementi di non uguaglianza dei diritti. Infatti, con questo provvedimento si codifica chi ha più diritto di un altro ad essere rappresentato, attraverso una forma che non era e non è l'unica possibile. Questa si configura come un'ingiustizia e quindi non siamo d'accordo.
Pertanto, i deputati di rifondazione comunista voteranno contro la proposta di legge costituzionale che modifica l'articolo 48 della Costituzione.

PRESIDENTE. Colleghi, prendete posto.
Prego i deputati segretari, su richiesta del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, di procedere alla verifica delle tessere (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Preannuncio il voto favorevole della componente del gruppo misto cui appartengo, con le motivazioni che abbiamo più volte esposto in questi anni. Riconfermo la positività di tale provvedimento, che rende efficace un diritto già previsto dalla nostra Costituzione. Ringrazio l'impegno di tutti i commissari e, soprattutto, dell'onorevole Tremaglia, che ha fatto del provvedimento stesso una ragione di vita; in questi anni di discussioni, anche nelle Assemblee di Camera e Senato, noi abbiamo contribuito in qualche modo a portare a termine l'iter di questo faticoso ma giusto - per il nostro popolo e per i cittadini italiani residenti all'estero - provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

Back Index Forward