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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Caveri n. 3-03952 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
LUCIANO CAVERI. Onorevole Mattarella, con la giornata di domani saranno trascorsi esattamente tre mesi dalla sciagura avvenuta all'interno del traforo del monte Bianco. Ad una preoccupazione ordinaria, riguardante i tempi di chiusura e di riapertura del traforo, se ne aggiunge una straordinaria. Mi riferisco alla decisione del magistrato francese, che sta conducendo l'inchiesta, di ripetere, nel mese di settembre - quindi, sei mesi dopo l'incidente -, esattamente l'evento con la stessa dinamica e con una ricostruzione vera e propria dei fatti. Tutto ciò crea preoccupazione perché significherebbe tener
chiuso il traforo per molto tempo ancora. È per questo che mi sono permesso di presentare questa interrogazione a risposta immediata.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
SERGIO MATTARELLA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in merito a quanto l'onorevole Caveri ha appena sottolineato, va preliminarmente osservato che sull'incidente nella galleria del monte Bianco opera una commissione d'inchiesta istituita con decreto del ministro dei lavori pubblici di cui fanno parte rappresentanti di quel Ministero, del Ministero dei trasporti e della navigazione, del Corpo dei vigili del fuoco e della protezione civile. Questa commissione si è più volte incontrata con l'omologa commissione di parte francese e per il prossimo 30 giugno è prevista la presentazione di un rapporto comune che conterrà sia le considerazioni e le valutazioni sul tragico incendio del 24 marzo sia le proposte di riapertura del traforo in condizioni di sicurezza.
PRESIDENTE. L'onorevole Caveri ha facoltà di replicare.
LUCIANO CAVERI. Sono molto lieto della risposta del Vicepresidente Mattarella. È importante che le autorità italiane manifestino - come sembra essere stato fatto - perplessità rispetto ad una ripetizione, per così dire, testuale dell'incidente che pure non può essere ripetuto nella casualità e nella particolarità di quegli avvenimenti. Sarebbe, quindi, molto meglio scegliere una galleria dismessa o piuttosto fare simulazioni attraverso l'informatica, che oggi consente di effettuare una ripetizione virtuale di quanto è avvenuto, senza dar fuoco proprio all'interno del traforo del Monte Bianco ad un camion per ripetere un avvenimento che provocherebbe danni evidenti e, soprattutto, rinvierebbe ancora di qualche mese la riapertura del traforo del monte Bianco.
d'intesa con il Governo, ma in una chiave europea, perché certamente non si può pensare che i flussi di traffico, anche in un traforo rinnovato e messo in sicurezza, possano essere troppo grandi e crescenti nel tempo. Ribadisco il mio ringraziamento nei confronti del Vicepresidente Mattarella per la sensibilità e per la chiarezza della risposta.
L'onorevole Caveri ha facoltà di illustrarla.
La sicurezza dei trafori in generale è stata oggetto di una discussione nella recente riunione del Consiglio dei ministri europeo tenutasi a Lussemburgo, come certamente ricorderà l'onorevole Caveri.
Per quanto riguarda la richiesta di ripetere in scala reale, cioè di fatto, l'incidente cui si riferisce l'onorevole Caveri, ricordo che la proposta è stata avanzata dai periti nominati dalla magistratura francese ed il suo eventuale accoglimento rientrerebbe, pertanto, fra le competenze dell'autorità giudiziaria di quel paese e non della nostra.
Il Governo condivide le perplessità avanzate dall'onorevole Caveri concernenti le conseguenze che la ripetizione dell'incidente potrebbe recare al traforo sia in tema di danni alle strutture ed agli impianti sia, soprattutto, in tema di ritardi nei tempi di ricostruzione e di messa in sicurezza. Sull'utilità, ai fini dell'indagine, dell'esperimento sono stati espressi dubbi - direi più che dubbi - anche dal Ministero dei lavori pubblici italiano stante l'impossibilità, del resto, di riprodurre esattamente le stesse condizioni atmosferiche, barometriche e di ventilazione che vi erano al momento dell'incidente: quindi, l'esperimento sarebbe inutile oltreché fortemente dannoso. Tutti questi elementi di riflessione sono stati prospettati nelle sedi opportune anche da parte francese, fermo restando, ovviamente, il rispetto per le prerogative dell'autorità giudiziaria che, peraltro, per quanto risulta alla parte italiana e al nostro Governo, non ha ancora assunto in maniera definitiva alcuna determinazione.
Ne approfitto per ribadire una richiesta della Valle d'Aosta di un sempre maggiore coinvolgimento nelle decisioni che dovranno essere assunte nel futuro riguardanti la messa in sicurezza del traforo, così importante per evitare che la Valle d'Aosta si trasformi in una specie di cul de sac chiuso rispetto al traffico internazionale. Tali decisioni riguarderanno anche la questione molto delicata dei flussi di traffico, che resta uno dei grandi temi da affrontare, naturalmente