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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Lucidi n. 2-01827 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario Vigneri, onorevoli colleghi, l'interpellanza proposta da trentaquattro deputati della maggioranza raccoglie il disagio di molti cittadini romani e non romani disturbati da una modalità scorretta con la quale viene praticata la propaganda elettorale e politica.
Anche sulle plance disposte per l'affissione non viene rispettato l'ordine assegnato e nell'arco di pochi giorni decine di manifesti vengono sovrapposti fino a staccarsi e a cadere sui marciapiedi: sono soldi, e soldi spesi per dire qualcosa agli elettori, che giacciono vicino ai piedi di passanti distratti che restano solo infastiditi e disturbati dalla confusione di tante cose che tanti hanno voluto dire loro senza riuscire a dire nulla.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno ha facoltà di rispondere.
ADRIANA VIGNERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza urgente iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna con la quale gli onorevoli Lucidi e Mussi, oltre a numerosi altri deputati, pongono il problema dell'abusivismo nelle affissioni elettorali auspicando strumenti di prevenzione più efficaci.
sotto il controllo dei vigili urbani e delle squadre del servizio affissioni e pubblicità del comune.
Naturalmente, se il livello di civiltà in alcune parti del territorio nazionale non è adeguato a tale spirito della legislazione, è possibile che si verifichino gli inconvenienti denunciati.
PRESIDENTE. L'onorevole Lucidi ha facoltà di replicare.
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole sottosegretario per le risposte fornite; voglio esprimere la mia parziale soddisfazione relativamente all'ultima parte dell'intervento: mi riferisco alla necessità di individuare per il futuro, con la disponibilità del Governo, una definizione diversa della comunicazione politica attraverso i manifesti elettorali.
Lei, signor sottosegretario, non ha riferito la graduatoria dei partiti che commettono abusi, ma dal 23 maggio al 2 giugno 1999 sono state irrogate sanzioni dal comune di Roma, per le elezioni al Parlamento europeo, per 2.582 manifesti abusivi di alleanza nazionale. Faccio il paragone, per esempio, con i democratici di sinistra, ai quali pure sono state irrogate sanzioni - non ci tiriamo indietro - per 396 o con forza Italia, cui sono state irrogate sanzioni per 1.699 manifesti abusivi.
L'onorevole Lucidi ha facoltà di illustrarla.
Crediamo che l'affissione di manifesti sia utile a veicolare messaggi o immagini per incoraggiare il consenso verso un partito o un altro, verso una persona o un'altra e che sia uno strumento legittimo di comunicazione politica quando è usato nel rispetto delle disposizioni che lo disciplinano, vale a dire individuando spazi appositi e stabilendo sanzioni, garantendo cioè una competizione democratica ed il rispetto degli ambienti urbani, della libertà e della sicurezza dei cittadini. Camminando per le vie delle nostre città, e in particolare per le vie di Roma, ciascuno di noi si accorge, tuttavia, di come si abusi di questo strumento, imposto fuori da ogni regola.
È recente la previsione in un disegno di legge governativo, che sarà all'esame del Parlamento, di una norma che, per l'anno giubilare, punisca con sanzioni pecuniarie più severe l'affissione abusiva di manifesti elettorali. Tutto ciò perché da un giorno all'altro, durante la notte, i manifesti spuntano come funghi e vengono affissi nei luoghi più disparati: sui muri, sui bandoni dei cantieri, nelle cabine telefoniche ed anche nei luoghi che crediamo siano poco pertinenti al decoro che la politica merita, come i cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti.
Non sono risparmiati nemmeno gli spazi riservati all'amministrazione e a coloro che pagano regolarmente la tassa di affissione. Anche i muri intorno ai luoghi simbolici della politica, come quelli che contornano il Parlamento, sono pensati come idonei a pubblicizzare iniziative politiche che molto spesso riguardano altre regioni, come se fosse importante che l'abitante di un piccolo centro della Val d'Aosta o della Sicilia sappia che in quel giorno e in quell'ora quel determinato partito farà un'iniziativa in quella regione.
Tutto ciò non avviene soltanto in prossimità delle scadenze elettorali, ma nell'ordinario della vita politica e le scadenze elettorali, invero, esasperano l'abuso.
È significativo che questa interpellanza sia stata firmata da deputati di Roma appartenenti alla maggioranza - è qui con me l'onorevole Cento - ed abbia trovato anche il consenso di deputati che, pur non vivendo a Roma, ben comprendono la gravità del fenomeno.
In tutti noi vi è il convincimento che la comunicazione politica debba essere salvaguardata nelle forme e garantita nelle possibilità. Per questo motivo abbiamo chiesto e chiediamo in questa sede al Governo di conoscere se non sia opportuno individuare servizi di affissione più utili per l'efficacia e la correttezza della dialettica politica e quale sia la situazione attuale in ordine ai procedimenti sanzionatori da applicare a coloro che abusano dello strumento offerto.
Il 6 aprile scorso, in previsione dello svolgimento delle consultazioni referendarie ed elettorali, il ministro dell'interno ha invitato i prefetti a richiamare l'attenzione di tutti i gruppi politici sul rispetto delle regole che disciplinano il confronto politico e la propaganda elettorale. In particolare, è stata segnalata l'esigenza di evitare, con azioni preventive, affissioni non autorizzate e scritte abusive, soprattutto a tutela del patrimonio artistico ed archeologico e dell'arredo urbano.
Si è così inteso compiere un'azione di monitoraggio del fenomeno attraverso l'acquisizione da parte delle prefetture delle iniziative svolte e di ogni episodio di particolare rilievo. Sarà in tal modo possibile disporre di un quadro sufficientemente ampio delle manifestazioni lamentate dagli interpellanti.
Per quanto riguarda specificamente la città di Roma, il 14 maggio si è svolta presso la prefettura una riunione per la disciplina della propaganda elettorale per le prossime elezioni europee cui hanno partecipato i rappresentanti delle forze politiche, oltre che i responsabili delle forze di polizia ed i rappresentanti dell'assessorato al commercio e del corpo della polizia municipale del comune di Roma.
Nella circostanza i rappresentanti delle forze politiche hanno sottoscritto un protocollo d'intesa con il quale si sono impegnati alla piena osservanza delle norme vigenti in materia di disciplina della campagna elettorale, assicurando la più rigorosa tutela dell'ambiente e del patrimonio storico, monumentale ed artistico e garantendo che le affissioni non avverranno fuori degli spazi appositi.
Il fenomeno delle affissioni abusive è stato poi ulteriormente esaminato nella seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 26 maggio, a cui hanno partecipato l'assessore al commercio, il capo di gabinetto del sindaco, il vicecomandante del corpo della polizia municipale di Roma. I rappresentanti dell'amministrazione capitolina hanno ribadito che il comune di Roma ha sempre cercato di concordare specifiche linee operative con le forze politiche. È stato approvato infatti un regolamento comunale che individua spazi permanenti da attribuire ad ogni formazione politica ed è stato rinnovato l'appalto con una ditta per il servizio di «defissione», svolto
Alla data del 24 maggio scorso, il corpo della polizia municipale ha redatto 1.982 verbali relativi a manifesti abusivi o affissi fuori degli spazi consentiti e ha elevato 300 contravvenzioni su 1.982 verbali. Restano tuttavia onerosi i costi che tale attività comporta per l'amministrazione comunale, considerato che, a seguito delle frequenti sanatorie, il comune non sempre incassa quanto dovrebbe dalle sanzioni comminate.
Il prefetto ha comunque invitato le forze di polizia ed il comando dei vigili urbani ad intensificare l'attività di prevenzione e repressione con la denuncia dei responsabili delle violazioni agli organi competenti, al fine di contrastare il fenomeno delle affissioni abusive e di garantire il corretto e democratico svolgimento della campagna elettorale.
Quanto ai più efficaci strumenti di intervento auspicati dagli interpellanti, preciso che la disciplina della propaganda elettorale è al momento regolata dalla legge 4 aprile 1956, n. 212, modificata dalle leggi 24 aprile 1975, n. 130, e 10 dicembre 1993, n. 515. Esse hanno introdotto nel nostro ordinamento norme che, entro i limiti consentiti dall'articolo 21 della Costituzione, mirano a moderare eccessi in occasione di consultazioni popolari e ad assicurare al tempo stesso a tutti i cittadini, ai partiti ed alle organizzazioni politiche durante la campagna elettorale parità di condizioni per la propaganda. Ne sono derivate in generale una maggiore compostezza delle competizioni elettorali ed una sufficiente tutela dell'estetica cittadina, gravemente deturpata in passato dall'intemperanza di una incontrollata propaganda compiuta con ogni mezzo.
La normativa ha infatti disciplinato in dettaglio le caratteristiche degli spazi, la procedura per l'affissione di stampati, giornali murali ed altro, di manifesti di propaganda da parte di partiti, gruppi, singoli candidati che partecipano alla competizione elettorale. Nello stesso tempo è stata prevista la sanzione per l'affissione indiscriminata di manifesti fuori degli spazi prescritti o riservati ad altre liste, ad altre candidature, ad altri partiti o raggruppamenti politici e per ogni forma di propaganda vietata.
A tal fine è previsto, tra l'altro, che chiunque affigga stampati, giornali o altri manifesti di propaganda fuori degli appositi spazi o effettui iscrizioni murali o su fondi stradali, rupi, argini, palizzate o recinzioni, sia soggetto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria da lire duecentomila a due milioni. Purtroppo, come rilevato dagli interpellanti, non sempre tali sanzioni riescono a scoraggiare comportamenti scorretti e difformi dalle prescrizioni normative, il che fa pensare che la sanzione pecuniaria non sia, tutto sommato, quella più adeguata in caso di violazione di questo tipo di regole. Bisogna tuttavia anche aggiungere che siamo in una materia di estrema delicatezza perché è necessario non intervenire con misure sanzionatorie che mettano a rischio la capacità di comunicazione politica che deve essere garantita durante il periodo elettorale e anche negli altri periodi.
È vero, tuttavia, che l'articolo 7 della legge citata affida direttamente alla responsabilità degli interessati le affissioni e, pertanto, sarebbe auspicabile - non sempre avviene - che gli stessi partiti e le organizzazioni politiche offrissero la propria responsabile collaborazione alle autorità che hanno competenza in materia di ordine pubblico e di pubblica sicurezza, affinché le disposizioni della legge trovino nelle concrete situazioni locali la realizzazione più aderente agli intenti che le hanno dettate. In sostanza, la normativa è valida in una condizione in cui vi sia piena collaborazione da parte dei partiti e delle organizzazioni politiche.
In definitiva, la legislazione vigente offre strumenti imperniati, sostanzialmente, sul coinvolgimento del senso di responsabilità dei vari soggetti politici interessati alle consultazioni, secondo un principio - già affermatosi in altri settori della società - di deontologia e autoregolamentazione.
Vi è, tuttavia, un limite oggettivo all'introduzione di criteri più rigorosi in quanto, se da un lato vi è la giusta esigenza di moralizzazione del costume politico cittadino, dall'altro vi è la preoccupazione del rischio di una limitazione della libertà di manifestazione del pensiero proprio in occasione del confronto politico.
In conclusione, il Governo ritiene che sulla materia si possa approfondire la riflessione per valutare se vi siano correzioni da apportare. Debbo, tuttavia, dare un'avvertenza: si tratta di una materia in cui è facile interferire sulla libertà di comunicazione politica e di manifestazione del pensiero politico.
Credo che la libertà di manifestazione del pensiero sia un principio fondante per tutti coloro che fanno politica. Non pensiamo assolutamente che tale libertà possa essere inibita o limitata; semmai, è necessario che essa venga regolamentata, perché non diventi iniqua, perché non si trasformi in sopraffazione e non metta a tacere le voci diverse che, invece, hanno necessità di emergere tanto in una campagna elettorale, quanto nell'ordinaria vita politica.
Ho apprezzato il fatto che il comune di Roma abbia stabilito, con propria delibera, una disponibilità ordinaria di spazi per le affissioni dei partiti che, se non ricordo male, è pari al 15 per cento dei luoghi a tale scopo deputati. Ciò dimostra una volontà da parte delle amministrazioni, della politica e del Governo, di corrispondere ad una giusta esigenza; chiediamo tuttavia a viva forza che di tale strumento non si abusi e che vi sia coerenza e serietà negli interventi successivi. Mi riferisco agli interventi che possono riguardare l'applicazione di sanzioni o l'aumento delle stesse o che possono consistere - mi rendo conto che il sottosegretario ci ha voluto rimettere il problema - anche in una collaborazione fattiva delle forze politiche.
Certamente, rispetto a tali iniziative, suona male il fatto che un protocollo di intesa sottoscritto poco tempo fa per l'attuale campagna elettorale sia stato già violato.
Vorremmo invece ribadire qui che vi è una preoccupazione rispetto a questo fenomeno, che ci riguarda tutti. Vogliamo anche dire ai colleghi dell'opposizione e ribadirlo a noi della maggioranza che non sono affatto questi i sistemi per incoraggiare i cittadini alla partecipazione politica, per recuperare l'astensionismo che sta preoccupando tutti, maggioranza ed opposizione.
Nei giorni scorsi la nostra interpellanza ha sollecitato reazioni che riteniamo improprie e direi anche inutili rispetto allo scopo di contribuire ad un miglioramento dell'interlocuzione tra di noi e con i cittadini. Purtroppo pensiamo che anche in questo modo si dimostri la voglia di prendere in considerazione con sdegno e con arroganza le opinioni altrui, cosa che sta accadendo proprio con i manifesti elettorali e che è accaduta nelle reazioni che questa interpellanza ha suscitato.
Noi abbiamo affermato, analizzando il fenomeno dei manifesti abusivi, che il partito che ne affigge il maggior numero a Roma è alleanza nazionale; non abbiamo detto che è solo alleanza nazionale a farlo, ma che è questo partito a farlo molto più degli altri. Questa realtà, che è sotto gli occhi di tutti, è confermata anche dai dati che ci fornisce il comune di Roma.
Non si disconosca, allora, questa realtà, che poi è confermata dalle dichiarazioni rese dall'onorevole Storace nei giorni scorsi ad un quotidiano. Egli ha detto che nell'ultima settimana di campagna elettorale Roma sarà invasa da un milione di manifesti di alleanza nazionale. Se prendiamo sul serio queste dichiarazioni, che tra l'altro ostentano come un trofeo l'illegalità, ci domandiamo come faccia un partito come alleanza nazionale, che rifiuta il finanziamento della politica, a pagare tutti questi manifesti. Dove intendono metterli, poi? Se seguo il ragionamento che hanno esposto ieri in una loro interpellanza i senatori di alleanza nazionale, trovo anche una risposta. Loro dicono: poiché sulle plance ci sono i manifesti dei democratici di sinistra e dei democratici - così affermano -, alleanza nazionale ricorrerà solo agli spazi non consentiti.
Intanto, bisogna dire che sulle plance sono presenti i manifesti di tutti i partiti, ma al di là di questa sterile polemica, con la quale da parte loro si guarda alla pagliuzza senza vedere la trave, ci chiediamo se in tutto questo ci sia rispetto per i cittadini. Che senso civile è questo? Quale comportamento politico responsabile sta dimostrando alleanza nazionale in questa campagna elettorale? Vantandosi, come ha fatto il leader giovanile di alleanza nazionale - anch'egli reo confesso -, di avere sconfitto gli altri partiti di Roma nell'affissione selvaggia, chi si sconfigge veramente? Contro chi è la lotta? Noi quella gara non l'abbiamo mai iniziata, non l'abbiamo mai pensata, anzi respingiamo con forza queste che consideriamo dimostrazioni di arroganza, di sopraffazione, di contrasto politico senza regole, incivile e violento.
Per noi il punto è un altro: ricercare - ed in questo facciamo appello a tutti e raccogliamo l'invito del Governo - una modalità condivisa che recuperi la bontà della comunicazione politica che passa attraverso i manifesti elettorali. È infatti vero, in fondo, che questo strumento ha una sua bontà: costa molto meno, se utilizzato correttamente, di una campagna elettorale televisiva.
C'è chi dice che queste campagne elettorali televisive sono offerte a tutti: può essere vero, ma è pur vero che non tutti possono permettersele e noi non vogliamo né possiamo immaginare un Parlamento europeo o un Parlamento italiano fatti solo di ricchi. Il manifesto elettorale è uno strumento utile in sé, perché coinvolge chi, aderendo ad un partito, offre la propria militanza gratuita, generosa per diffonderne le idee, e lo fa impegnando le proprie mani, il proprio tempo arrotolando i manifesti, preparando la colla nei secchi ed uscendo la notte per affiggerli. C'è bontà anche in questo, lo abbiamo appreso nelle scuole dei nostri partiti, e noi non vogliamo perdere questa bontà per lasciare che la politica diventi altro dalle donne e dagli uomini che la muovono ogni giorno con la loro passione.