Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 542 del 26/5/1999
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5535-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, con la rapidità che è nel costume di quest'Assemblea quando si votano i provvedimenti relativi al finanziamento pubblico, ci troviamo per l'ennesima volta di fronte ad un provvedimento che rinnega la volontà espressa dai cittadini italiani in un referendum che aveva visto la stragrande maggioranza degli elettori di ogni colore politico dire «no» al finanziamento dei partiti. Questo «no» nasceva dalla consapevolezza che, fin quando il costo della politica fosse stato identificato all'interno di quest'aula con il costo dell'attività dei partiti, il rischio di corruzione e di una nuova Tangentopoli sarebbero stati sempre immanenti sulla vita pubblica di questo paese.
Questa volta sono stati modificati i termini: quello che prima veniva definito come finanziamento pubblico ora diventa rimborso per le spese elettorali. Tuttavia, le spese elettorali rappresentano una cifra che, nelle ultime occasioni, si era stabilita su circa 36 miliardi di lire, mentre questa volta il rimborso delle spese previste sia per l'elezione dei membri della Camera dei deputati sia per l'elezione dei membri del Senato diventa dieci volte superiore.
Non si tratta di spese elettorali, ma di spese relative all'attività dei partiti. Noi vogliamo che i costi della politica rappresentino anche un momento di democrazia liberale e che i cittadini vengano coinvolti nel finanziamento dei costi della politica. Non vogliamo partiti ridotti a funzioni parastatali come i sindacati di regime di questo paese: partiti e sindacati guardiani di un sistema illiberale!
Per questo, per l'ennesima volta, noi diciamo «no» (questa volta riuscirete a far passare il provvedimento con una


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maggioranza ridotta) al finanziamento pubblico dei partiti e riproporremo nel paese, ai cittadini, la scelta tra una democrazia in cui i partiti sono strumento per l'organizzazione politica e una partitocrazia in cui i partiti pongano in condizione di sudditanza la volontà e i comportamenti dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Capua. Ne ha facoltà.

FABIO DI CAPUA. Signor Presidente, i democratici-l'Ulivo confermeranno oggi il voto contrario su questo provvedimento così come hanno fatto nel corso della prima lettura, in quest'aula.
Il nostro è un voto contrario al metodo e al merito della normativa; evidenziamo in particolar modo l'aspetto surrettizio del finanziamento ai partiti che è contenuto nel provvedimento in oggetto. Ciò detto, non possiamo non registrare obiettivamente alcuni segnali positivi attorno a questa vicenda, che si sono registrati sia nel confronto politico avvenuto alla Camera con l'accoglimento di alcune proposte che il nostro gruppo aveva portato all'attenzione del relatore e degli altri colleghi; non possiamo nemmeno non sottolineare il fatto positivo che il Senato ha iniziato, in seno alla I Commissione, la discussione di provvedimenti concernenti il ruolo giuridico, la cosiddetta costituzionalizzazione dei partiti politici. Accogliamo favorevolmente l'impegno politico che il presidente Mussi aveva assunto due mesi fa in quest'aula.
Quelli di cui parlo sono segnali che probabilmente ci fanno sperare per una futura, corretta legificazione anche in materia di finanziamento ai partiti e alla politica, purché ciò possa avvenire attraverso il coinvolgimento convinto e consapevole dei cittadini e con un potenziamento del meccanismo di erogazione dei servizi alla politica e ai partiti.
In questa battaglia ci siamo posti il problema del recupero di un positivo rapporto della politica con i cittadini e dei cittadini con i partiti. Le misure precedentemente adottate avevano determinato un peggioramento di questo rapporto. La proroga dei termini, le anticipazioni, la clandestinità delle procedure che in quelle occasioni erano state scelte e seguite non avevano contribuito a quest'opera di recupero di un rapporto; al riguardo registriamo sicuramente dei passi in avanti.
Inoltre non possiamo non sottolineare che recenti gravi fatti di sangue e un minaccioso ritorno della violenza politica devono suggerire a tutti una riflessione e una meditazione e anche l'esigenza di recuperare alla politica e ai partiti quella funzione di baluardo e di argine nei confronti di tali fenomeni, al cui rilancio forse, in qualche misura e in maniera inconsapevole, hanno purtroppo contribuito messaggi di qualunquismo e di demonizzazione della politica e dei partiti.
Vogliamo però che il riaccreditamento della politica avvenga con il consenso dei cittadini e con strumenti normativi, anche finanziari, adottati in modo chiaro, corretto e trasparente.
Il nostro voto contrario non vuole essere e non vuole avere le caratteristiche di strumentalizzazione elettorale, né favorire i presupposti che consentano a poteri forti di esercitare il controllo, anche finanziario, dei partiti e della vita politica di questo paese.
Se il provvedimento sarà approvato, i democratici utilizzeranno le risorse strettamente necessarie per le esigenze legate ai rimborsi elettorali, riservandosi l'utilizzo diverso delle quote e delle somme eventualmente aggiuntive, nel rispetto rigoroso di quei principi della carità anonima opportunamente richiamati due mesi fa dal presidente Mussi.
Il nostro voto contrario lascia comunque aperta la porta per un confronto costruttivo che consideriamo necessario, un confronto aperto, franco ed esauriente. Il Parlamento, senza ambiguità e senza condizionamenti dettati da ennesime, eventuali avventure referendarie sul tema in oggetto, sappia offrire al nostro paese strumenti per rafforzare la democrazia partecipata (Applausi dei deputati del gruppo i democratici-l'Ulivo).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balocchi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BALOCCHI. Signor Presidente, colleghi, sarò molto breve perché è ormai dal 14 gennaio che in Commissione e in Assemblea discutiamo di questo provvedimento e da entrambi i fronti sono state portate avanti motivazioni che possono essere considerate esclusivamente dal punto di vista dell'opinione politica.
La normativa va ad inquadrarsi nel mercato europeo e mi preme fare solo tre brevissime puntualizzazioni. La prima è che questo provvedimento non va contro ad alcun referendum, per la semplice ragione che questa parte di normativa non è mai stata oggetto di alcun referendum.
La seconda considerazione è che gli importi che sono stati stabiliti (che per le prossime consultazioni europee sono di 3.400 lire e di 4 mila lire per quanto riguarda i successivi rimborsi elettorali) sono una via di mezzo tra quanto viene rimborsato in Italia e quanto viene normalmente rimborsato in Germania, dove con l'erogazione di 1,30 marchi per ogni voto fino a 5 milioni e di 1 marco oltre i 5 milioni si ha una cifra di 6.500 lire.
La terza ed ultima considerazione è che la legge che viene abrogata, la n. 2 del 1997, introduceva un criterio di volontarietà che non ha potuto esplicarsi per la mancanza di dati certi che potessero essere forniti dal Ministero delle finanze nell'ambito di cinque mesi, come si pretendeva con la normativa che era stata predisposta.
Oggi siamo ancora in attesa dei bilanci che sicuramente vi saranno negli anni successivi; di anticipazioni, però, se ne è avuta una sola, quella riferita all'anno 1997.
Il gruppo della lega nord, quindi, approverà il provvedimento, convinto di aver fatto un altro passo verso l'Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il finanziamento dei partiti è sempre stato il nervo scoperto della politica italiana...

PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, non vuole ascoltare il presidente Selva?

GUSTAVO SELVA. ... che, incentrata sicuramente sulla figura del partito politico, così come viene definito dalla Costituzione, con venti parole - «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale» - è diventato nella prima Repubblica il dominus della vita politica italiana.
Non dispiacerà al mio amico Sabattini, che oggi assume un atteggiamento di tipo britannico, se ricordo che l'«istituzione» partito nella regione di sua e di mia provenienza rappresenta sicuramente un istituto che ha assunto, a Bologna e nelle altre città, una specie di struttura ministeriale costata miliardi, che sicuramente all'epoca venivano forniti dall'oro di Mosca, insieme con i proventi delle «pizzette» e delle feste dell'Unità.
Vi è stata, quindi, una degenerazione nella politica finanziaria - chiamiamola così - dei partiti che ha portato, poi, a Tangentopoli, che credo sia stata la causa principale del rifiuto della partitocrazia, del quale i cittadini hanno dato prova respingendo il finanziamento pubblico dei partiti. Strutture faraoniche, partiti politici che erano diventati non soltanto il perno della vita parlamentare, legislativa e governativa, ma anche coloro i quali nominavano presidenti di enti, di associazioni, di società, costituendo così un potere che ha segnato il suo culmine massimo quando i cittadini hanno riconosciuto a se stessi il diritto di modificare questo andazzo.
Sicuramente la vita politica ha un costo, ma esso deve essere anzitutto frutto della libera scelta dei cittadini. Il punto massimo della partecipazione alla vita democratica viene raggiunto quando il cittadino presta volontariamente le sue


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ore, il suo denaro, per sostenere il partito politico nel quale crede. Quando, invece, si cade nella costrizione o nell'obbligatorietà, come nel caso di cui si è parlato con il 4 per mille, la politica viene vista come sovrastruttura che non risponde agli interessi e tanto meno agli ideali della società.
Quel che avete fatto oggi rappresenta un rimedio anzitutto di carattere semantico, perché il titolo del provvedimento si riferisce al rimborso delle spese elettorali, mentre è stato dimostrato che, in effetti, tali spese possono essere coperte da molto meno di quel che verrà assegnato ai partiti politici; giustamente, quindi, noi affermiamo che anche ciò rappresenta una deviazione in senso partitocratico del finanziamento dei partiti.
Occorre trovare, dunque, una strada diversa, che credo sia la modifica dello stesso status del partito. Qualcuno ha proposto una legge per la regolamentazione dei partiti; di ciò si può discutere, ma credo si debba comunque trovare una soluzione affinché non vi siano né obbligatorietà né, soprattutto, la strada che porta verso il dramma e la deviazione rappresentati da Tangentopoli.
Ad alleanza nazionale è stato rimproverato di aver svolto una campagna propagandistica e poi, come qualcuno ha detto volgarmente, di passare alla cassa. Noi abbiamo riconosciuto e riconosciamo assolutamente legittimo il rimborso delle spese elettorali, come avviene per i partiti dei grandi paesi democratici dell'Europa intera. Tali partiti hanno anche istituzioni, come le fondazioni, che svolgono effettivamente una funzione di preparazione culturale nella vita politica dei partiti stessi. Ci rendiamo conto che ciò rappresenta un contributo indispensabile e necessario; vogliamo aprire, però, un'altra pagina, quella di un nuovo sistema caratterizzato certamente dai contributi per le spese elettorali, ma anche dall'esistenza di strumenti, anche tecnici, da servizi, e altro, grazie ai quali i cittadini possano essere informati e resi edotti dello sviluppo della situazione politica e degli eventi che si svolgono nel nostro paese.
Noi voteremo contro questa legge non solo perché contiene questo dato di ipocrisia - che l'onorevole Balocchi non vuole riconoscere - di essere di fatto un finanziamento pubblico mascherato, ma anche perché vogliamo soprattutto che si svolga - ed il presidente di alleanza nazionale lo ha già annunciato quando è intervenuto sull'argomento - un secondo tempo. Voi state vincendo sicuramente (il numero vi darà ragione) il primo tempo di questa partita; ed è il tempo parlamentare! Tuttavia, noi annunciamo il secondo tempo, ed è quello in cui i cittadini avranno la parola attraverso il referendum che noi proporremo, dal momento in cui questa legge verrà promulgata dal Presidente della Repubblica.
Staremo a vedere se ancora una volta i cittadini saranno dalla vostra parte, dalla parte che nel modo più oscuro, più insidioso e più ipocrita porta all'approvazione di questa legge, o se invece saranno dalla parte di quel finanziamento che volontariamente potranno dare alla vita politica italiana nel rispetto dei contenuti di quell'articolo 49 della Costituzione che trova il modo di far partecipare i partiti non in forza del denaro che ricevono dallo Stato o dal contribuente, bensì in forza della volontà, della passione e dell'intelligenza di ciascun cittadino che intende dare il proprio contributo affinché questa vita democratica cresca nella realtà e nella trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Premetto che voteremo a favore di questo provvedimento.
Siamo alla vigilia di una competizione elettorale importante, e chi fa politica e chi milita in un partito sa quali e quanti siano i costi e quanta la fatica. Dunque, la politica ha dei costi; anzi, ha dei costi elevati!
Nonostante il rimborso per le spese elettorali - che ci auguriamo verrà fornito


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- le condizioni in cui la campagna elettorale si svolge non sono uguali per tutti. È da tempo, infatti, che nel paese è necessario ripensare seriamente agli strumenti e alle pratiche politiche, all'utilizzo dei mass-media, che certamente oggi sembrano essere il più efficace costruttore di consenso, così come spesso sono il più efficace strumento di alterazione della verità (la campagna «mass-mediatica» sulle vicende della guerra ne è un esempio).
In questi anni è stata grande - i partiti ne hanno anche dato adito - la campagna contro i partiti che spesso ha persino sollecitato la diffidenza nella politica. Non credo che questa campagna sia stata giusta perché l'esigenza della democrazia nel nostro paese richiederebbe di guardare dentro le cose, di non fare di tutta un'erba un fascio né di buttare l'acqua sporca sopra al bambino. Le pratiche politiche delle clientele e delle tangenti sono da condannare e da combattere; questo però non può e non deve colpire la possibilità di fare politica da parte di chi non avrebbe altri strumenti e possibilità che la sottoscrizione dei propri iscritti, il rimborso elettorale e - perché no? - il finanziamento ai partiti.
Siamo convinti che sia importante aprire una riflessione seria sulle ragioni di distacco e di allontanamento dei cittadini persino dall'esprimere il loro voto. Sono tante le ragioni e dovremmo avere cura e desiderio di conoscerle, perché la perdita di fiducia e di speranza sfocia spesso in un atteggiamento di delega e anche di disinteresse. Ricostruire la speranza di un cambiamento possibile; fare la politica con impegno; rappresentare davvero i bisogni di donne e uomini, mantenendo con loro sempre una relazione forte, comporta certamente una grande passione politica e una forte tensione ideale. Nello stesso tempo, però, è sicuramente necessario poter disporre anche di risorse economiche.
L'accesso alla politica non è e non può essere prerogativa di quelli che hanno denaro, che possiedono mass-media e sono sostenuti da lobby d'interesse: abbiamo alcuni esponenti interessati in questo Parlamento! L'accesso alla politica, la possibilità di propagandare le proprie idee e i propri progetti politici deve essere data a tutti, anche a quegli uomini e a quelle donne che provengono dal mondo del lavoro, alle ragazze e ai ragazzi che certamente non ne avrebbero i mezzi e ai disoccupati. È per questo che, con convinzione e trasparenza, rifondazione comunista voterà i rimborsi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo misto-rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fronzuti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRONZUTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'UDEuR si accinge a votare favorevolmente questa legge che ha visto contrapposti in quest'aula e in quella del Senato alcuni gruppi, anche trasversalmente tra loro, che hanno inteso porre fine ad una questione che interessa il popolo italiano, che finora non ha dimostrato abbastanza sensibilità nei riguardi dei versamenti volontari per la contribuzione ai partiti, tuttavia questo Parlamento non poteva rimanere insensibile e non apportare i correttivi e le modifiche necessarie per consentire la vita democratica di questo paese e liberarla da quelle ipotetiche e possibili ingerenze che potevano e possono a tutt'oggi inficiare l'ordine democratico della democrazia in Italia.
Io ritengo che sia utile e necessario dare questo voto favorevole perché così ci viene richiesto dalla nostra coscienza e dalla nostra responsabilità di partito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parenti. Ne ha facoltà.

TIZIANA PARENTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole dei socialisti democratici e per svolgere alcune brevi osservazioni. Si dice che è stata tradita la volontà dei cittadini. Però, vorrei ricordare che la volontà dei


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cittadini è stata espressa in un momento emergenziale ben sei anni fa. Non credo che la volontà dei cittadini sia immutabile così che una volta espressa, per quanto si riconosca che chi non è dotato di mezzi finanziari propri non può fare politica, resti immutata e insensibile.
Credo che ci sia una forte strumentalizzazione da parte di chi si fa scudo di una presunta volontà dei cittadini attuali che - mi pare - nessuno abbia misurato.
D'altra parte io credo che questa legge restituisca anche una dignità alla politica contro quel mercato della manipolazione del consenso a cui si assiste quotidianamente anche in questa campagna elettorale, nella quale è evidente che ormai il club dei notabili può permettersi di fare politica senza rendere conto a nessuno. Infatti, vorrei chiedere quanto costano gli spot pubblicitari che quotidianamente e a più riprese, a decine al giorno, vengono trasmessi. Io vorrò vedere come verranno iscritti nel bilancio e per quali canali transitano queste spese e in che misura vengono dichiarate.
Poiché tra non molto verranno pubblicati i bilanci dei partiti, tutti vorremo vedere se verranno dichiarate, in quale modo verranno pagate, e da chi, le migliaia di manifesti e le centinaia di spot.
Questa legge, al di là del merito intrinseco, credo che sia importante perché richiama l'attenzione dei cittadini e nostra sull'importanza che la vita politica venga organizzata politicamente. Noi vediamo gli effetti deleteri e devastanti che possono prodursi in una società quando la volontà e il consenso popolare, seppure non manipolato, sono espressi in modo selvaggio. Penso che soltanto una politica forte, espressa attraverso alcuni partiti forti, possa contenere e sconfiggere quelle devastanti situazioni che si presentano nuovamente nel nostro paese. Anche per questo, occorre rappresentare davvero la volontà popolare e non solo quella di chi ha i soldi e, soprattutto in questo momento, quella delle grandi emarginazioni e marginalità che possono assumere davvero forme violente e feroci.
Se restituiamo alla politica una trasparenza e il diritto di tutti di rappresentare la volontà popolare, anche in modo da ottenere un serio consenso e non un consenso manipolato, fatto solo di pubblicità, io credo che anche questa legge ci possa aiutare su questa strada.
Quindi, oggi più che mai dobbiamo esprimere un più che convinto consenso (Applausi dei deputati del gruppo misto-socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, desidero annunciare il mio voto contrario sul provvedimento in esame. Ho sentito molte motivazioni apparentemente giuste - la trasparenza, la linearità - e tuttavia ritengo che vi sia un elemento fondamentalmente sbagliato nel prevedere una forzatura dell'espressione «rimborso elettorale», definendo tra l'altro il rimborso sulla base non dei votanti ma del numero dei cittadini iscritti alle liste elettorali, in un paese in cui tale iscrizione è obbligatoria e non facoltativa: questo è un trucco inaccettabile! Dobbiamo dire, allora, con molta chiarezza, che ancora una volta si compie una scelta conservatrice, perché non si ha il coraggio di varare una riforma seria del finanziamento della politica e la si abbozza soltanto. Vi sono alcuni aspetti positivi, come la previsione che i comuni possano (solo possano) mettere a disposizione gratuitamente servizi per chi fa politica (è un principio giusto, che i verdi sostengono da anni), ma ritengo assolutamente sbagliato che, per una logica di appiattimento e omologazione, si voti un provvedimento che, come tutti sappiamo, usa l'espressione «rimborso elettorale» ma non prevede altro che una forma assolutamente tradizionale, vecchia di finanziamento pubblico, sostanzialmente quella respinta più volte dai cittadini.
Ovviamente, si arriverà ad un nuovo referendum e vi sarà un effetto boomerang, perché sarà abolito anche il rimborso


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elettorale, che tutti consideravano invece assolutamente scontato, nei limiti in cui era precedentemente previsto. Siamo quindi di fronte, purtroppo, ad un'occasione perduta per arrivare ad una vera riforma del finanziamento della politica in modo trasparente, che il paese attende da tempo. Soprattutto sbagliato è che addirittura il provvedimento sia stato scritto dai tesorieri dei partiti, mentre non bisogna abdicare al ruolo di scegliere in modo chiaro in Parlamento quali sono i meccanismi con cui finanziare la politica. Bisogna finanziare i servizi e stabilire un principio di volontarietà, mentre non si può dire ai cittadini che il rimborso, quindi il finanziamento, viene assegnato sulla base degli iscritti alle liste elettorali, addirittura a prescindere dal fatto che gli stessi votino o meno. Quanto meno, si sarebbe dovuto prevedere un riferimento ai votanti, che in qualche modo si può ritenere esprimano un principio di adesione volontaria nel momento in cui vanno a votare. Con questo meccanismo, obiettivamente, si crea una forzatura: abbiamo quindi un provvedimento che si presta, ancora una volta, ad allontanare i cittadini e l'opinione pubblica dai partiti, perché purtroppo è chiaramente un sotterfugio. Il mio voto sarà pertanto decisamente contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, la componente del RIPE...

NICOLA BONO. La componente di che?

LUCA VOLONTÈ. Sappiamo tutti che è la componente di rinnovamento italiano popolari d'Europa (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!
La nostra componente, dicevo, voterà a favore del provvedimento in esame, perché crediamo che in tutte le democrazie il finanziamento della politica, quindi dei partiti, sia uno strumento fondamentale. Riteniamo, come disse Toqueville agli albori della democrazia americana, che tutti i partiti siano associazioni per la partecipazione del sistema a decisioni democratiche che siano più vicine ai cittadini. Finanziare la politica in modo trasparente è, anche per la storia recente del nostro paese, un passo importante: per questo, come già nella precedente lettura alla Camera, voteremo a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisanu. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Signor Presidente, colleghi, l'onorevole Garra ha già illustrato ampiamente le ragioni per le quali il gruppo di forza Italia esprimerà un voto contrario sul provvedimento in esame. In sede di dichiarazione di voto, mi limiterò a svolgere una rapida riflessione sulle considerazioni di fondo che ci hanno indotto ad assumere un atteggiamento negativo. Sono ragioni che potrei riassumere con un apparente paradosso dicendo che noi siamo favorevoli al finanziamento della politica, ma siamo contrari al finanziamento pubblico dei partiti in quanto tale. Quando diciamo che siamo favorevoli al finanziamento pubblico della politica, intendiamo dire che siamo favorevoli al finanziamento erariale della funzione pubblica che i partiti svolgono nel momento in cui, a norma di Costituzione, essi concorrono a determinare mediante elezioni con metodo democratico la politica nazionale. In questo senso giuridico e politico il rimborso delle spese elettorali, purché tale rimanga, purché sia cioè una sostanziale restituzione ai partiti delle spese che essi sostengono per rendere possibile il funzionamento con metodo democratico del nostro sistema politico, è non soltanto costituzionalmente corretto, ma appare addirittura doveroso.
Quindi, non intendiamo muovere alcuna critica all'erogazione di fondi pubblici ai partiti in connessione con le consultazioni popolari e referendarie che abbiano, appunto, lo scopo di rendere


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materialmente possibile il suffragio universale. Naturalmente, è appena il caso di aggiungere, in questa sede, che questi rimborsi possono assumere tecnicamente anche forme diverse, che vanno dalla erogazione diretta di fondi alle agevolazioni fiscali e tariffarie.
Per contro, noi siamo decisamente ostili al finanziamento pubblico dei partiti in quanto tali perché non si giustifica da nessun punto di vista che esso sia basato sul principio di libertà. Il finanziamento pubblico, intanto, ha fallito il suo scopo di moralizzazione della vita pubblica perché la corruzione politica, come tutti sanno, in questo paese non si è mai interrotta, anzi continua a prosperare anche sotto le fronde dell'Ulivo, come più volte hanno sottolineato le fonti più autorevoli della magistratura italiana, rimarcando - senza voler accusare nessuno, lo ripeto - la persistenza del fenomeno anche nei giorni che viviamo sotto i Governi di centro-sinistra. Peraltro, sappiamo che il problema della moralizzazione della vita pubblica non si risolve con leggi come queste, anche perché ha radici ben diverse e deve essere affrontato con la sburocratizzazione, la deregolamentazione e la depoliticizzazione della società civile e della vita individuale.
Noi riteniamo che il finanziamento pubblico dei partiti, vale a dire il finanziamento erariale, sia nella sua essenza coercitivo perché i contribuenti si limitano a pagare le imposte, ma non decidono né quanto né a chi darlo e il finanziamento così concepito viola la libertà di chi non vuole finanziare i partiti e mette nelle mani dei beneficiari l'arbitrario potere di decidere quanto prendere e come distribuirlo.
La distinzione vera che bisogna fare, dunque, è tra finanziamento coercitivo e finanziamento volontario dei partiti, una volta che sia stata risolta correttamente la questione del rimborso delle spese elettorali.
Noi siamo favorevoli al finanziamento privato e volontario dei partiti, perché la volontarietà è inscindibilmente connessa al funzionamento genuino della democrazia liberale della società aperta.
Colleghi, non vi sembra francamente ripugnante costringere i contribuenti a finanziare reciprocamente le idee politiche che loro combattono in quanto cittadini? Ed è, comunque, costituzionalmente inammissibile l'uso di fondi erariali per associazioni di parte, perché, come recita l'articolo 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». Il finanziamento pubblico crea, invece, uno stato di cose in cui è come se ciascun cittadino contribuente fosse coattivamente iscritto a tutti i partiti che contribuisce a finanziare. Francamente, è una situazione assurda, insostenibile, un autentico mostro morale, politico e costituzionale.
Infine - e arrivo rapidamente alla conclusione -, noi siamo contrari al provvedimento, perché esso viene approvato al buio, dopo che è stata rifiutata l'insistente richiesta di forza Italia e dei partiti del Polo delle libertà di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta che facesse luce sul finanziamento illecito sia nel passato, sia nel presente, oltre tutto, dopo l'approvazione di nuove leggi elettorali in campo nazionale, regionale e comunale e dopo le reiterate denunce dei più autorevoli esponenti della magistratura.
Quella che vi accingete ad approvare, onorevoli colleghi - lo ripeto -, è una legge che cade, come un deus ex machina, nel buio della scena dove si trovano i partiti, gli uomini politici e le loro esigenze lecite ed illecite di danaro.
La soluzione di forza Italia è diversa: noi ribadiamo il nostro «sì» al rimborso corretto delle spese elettorali e ad agevolazioni fiscali e tariffarie per questo genere di spese, ma chiediamo anche che il finanziamento dell'attività strettamente partitica, cioè dei partiti in quanto tali, avvenga soltanto in modo privato e volontario, anche mediante la detraibilità fiscale delle somme spontaneamente versate


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e l'abolizione di ogni imposta sulle donazioni (Applausi polemici di deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo), naturalmente fissando un tetto rigido alle elargizioni detraibili. Questa è la nostra proposta e su queste posizioni siamo pronti a riprendere il dialogo, quando finalmente vi convincerete che la legge che state per approvare ripugna alla coscienza della stragrande maggioranza degli italiani, come essi hanno attestato anche con un inequivocabile pronunziamento referendario (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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