La Camera,
osservato con preoccupazione come questo secolo si stia concludendo nello stesso modo in cui esso si è aperto, vale a dire con il soffio di venti di guerra nei Balcani;
considerati:
i drammatici sviluppi della crisi kosovara, culminati nell'ordine di attacco contro la Federazione jugoslava diramato dal Segretario generale dell'Alleanza atlantica il 23 marzo 1999;
la più che verosimile richiesta da parte delle autorità militari della Nato di usufruire di un contributo diretto ed indiretto dell'Italia alle operazioni;
i gravissimi effetti che deriverebbero da un'offensiva aerea contro la Serbia, in assenza di un mandato delle Nazioni Unite e contro la volontà della Federazione russa, sia sotto il profilo del rispetto della legalità internazionale sia per le prospettive della sicurezza europea;
sottolineati altresì:
i pericoli e le sofferenze cui verranno sottoposte conseguentemente al ricorso alla forza le popolazioni serba e kosovara;
l'evidente difetto di progetto politico a monte della decisione della Nato di procedere a una massiccia tornata di raid aerei e missilistici contro il territorio serbo;
rimarcato che al di sotto dell'apparente unanimità dei paesi membri della Nato vi è in realtà una vasta gamma di posizioni e sfumature politiche e che in particolare vi sono Stati - come l'Ungheria - che hanno già apertamente dichiarato di non intendere partecipare attivamente alle operazioni:
impegna il Governo:
a riconsiderare la propria posizione in seno alla Nato con riferimento alla politica nei riguardi della Federazione jugoslava anche alla luce dell'ostile posizione espressa dalla Russia, il cui premier ha sospeso una visita programmata da tempo negli Stati Uniti proprio alla vigilia dell'importante voto della Duma sul trattato Start 2;
ad agire comunque in tutte le sedi internazionali opportune per evitare che la Nato si trasformi unilateralmente in una sorta di «gendarme del mondo»;
a negare alle unità aeree e navali dell'Alleanza Atlantica i supporti necessari alla conduzione dell'imminente offensiva decisa a Bruxelles, a partire dall'uso delle basi già da tempo occupate dai velivoli delle potenze della Nato, già foriero di gravi incidenti in tempo di pace;
a non offrire alla Nato la disponibilità di proprie unità aeree, navali e terrestri nel quadro dello svolgimento dell'offensiva diretta contro il suolo della Federazione jugoslava;
ad esprimere la propria solidarietà nei confronti delle popolazioni civili residenti nel territorio della Federazione jugoslava, i cui interessi non sembrano essere
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stati adeguatamente considerati dalla diplomazia internazionale.
(1-00365)
«Comino, Pirovano, Alborghetti, Anghinoni, Apolloni, Bagliani, Ballaman, Balocchi, Bampo, Barral, Bianchi Clerici, Borghezio, Bosco, Calderoli, Caparini, Cavaliere, Calzavara, Ciapusci, Cè, Chincarini, Chiappori, Paolo Colombo, Copercini, Covre, Dalla Rosa, Dozzo, Guido Dussin, Luciano Dussin, Faustinelli, Fongaro, Fontan, Fontanini, Formenti, Frosio Roncalli, Galli, Giancarlo Giorgetti, Gnaga, Lembo, Maroni, Martinelli, Molgora, Michielon, Pagliarini, Parolo, Pittino, Rizzi, Rodeghiero, Roscia, Oreste Rossi, Santandrea, Stefani, Stucchi, Terzi, Vascon».
(24 marzo 1999)
La Camera,
rilevato che gli sviluppi della crisi dei Balcani hanno assunto aspetti drammatici con il pericolo del dilagare di un conflitto armato al centro dell'Europa;
considerato che un intervento dell'Europa, pure indispensabile per fermare i massacri, non può essere sostituito da un'azione della Nato che, per sua natura e per il ruolo che le è conferito, non ha legittimazione per operazioni di questa natura;
considerato che:
sul punto non è intervenuta alcuna risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la cui convocazione è stata richiesta dalla Russia e dalla Cina, membri permanenti di tale Consiglio con diritto di veto;
bombardamenti o lanci di missili sulla Serbia costituirebbero azioni di guerra che la nostra Costituzione non ammette come modo di risoluzione delle controversie internazionali;
l'estendersi di un conflitto determinerebbe anche rischi per le popolazioni civili del nostro Paese:
impegna il Governo:
ad intraprendere tutte le iniziative rivolte a mantenere la pace attraverso la soluzione politico-diplomatica della questione;
a non consentire l'impiego di mezzi e di forze militari italiane in azioni di guerra.
(1-00366)
«Armando Cossutta, Grimaldi, Brunetti, Edoardo Bruno, Carazzi, Maura Cossutta, De Murtas, Galdelli, Lento, Meloni, Michelangeli, Moroni, Muzio, Nesi, Ortolano, Pistone, Marco Rizzo, Saia, Strambi».
(24 marzo 1999)
La Camera,
premesso che:
fin dal marzo del 1998 la grave crisi del Kosovo è stata affrontata dalle Nazioni Unite con risoluzioni adottate nel marzo, luglio, settembre, ottobre, novembre del 1998, dal Consiglio di sicurezza con la risoluzione del 19 gennaio 1999 e dal gruppo di contatto con atti adottati nel marzo e nel dicembre del 1998;
di essa si è avuta più volte un'eco nell'Aula della Camera dei deputati;
tutti i tentativi di risolvere in termini politici l'emergenza - fattasi sempre più drammatica per via di genocidi e pulizia etnica - esperiti sia dall'OSCE che dalla Nato sono falliti;
l'aggressione serba alle popolazioni civili del Kosovo è giunta al punto di far pervenire la Nato alla determinazione di un intervento militare sospeso solo all'ultimo momento;
sono risultati inutili i lunghi colloqui a Rambouillet in Francia dove i
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rappresentanti del Kosovo hanno sottoscritto una bozza di accordo rifiutata invece dal presidente serbo Milosevic;
si sono altresì rivelate inutili le successive azioni diplomatiche:
impegna il Governo
ad intervenire in accordo con gli alleati europei della Nato in un'azione militare contro le basi serbe per consentire il ripristino dell'autonomia di quel paese e il ritorno al rispetto dei diritti umani, bloccando così una catastrofe umanitaria, e chiede al Presidente del Consiglio dei ministri in particolare - considerando che una parte della maggioranza governativa si è espressa pubblicamente contro l'iniziativa della Nato - di riferire al Capo dello Stato in ordine alle determinazioni conseguenti, ove alla fine del dibattito parlamentare il Governo dovesse riscontrare di non avere una maggioranza sulla politica estera.
(1-00367)
«Pisanu, Selva, Follini, Tremaglia, Morselli, Peretti, Martino, Niccolini, Trantino, Zacchera, Vito, Matacena».
(24 marzo 1999)
La Camera,
considerato che:
la decisione di ritirare i 1400 osservatori dell'Osce in seguito all'ultimatum del Presidente statunitense Bill Clinton nei confronti della Jugoslavia ha finito per privare la popolazione civile della necessaria protezione internazionale, contribuendo inopinatamente alla ripresa del conflitto in larga scala tra i miliziani dell'Uck e le truppe di Belgrado;
invece di intimare alle due parti il cessate il fuoco rinnovando gli sforzi dell'Osce per arrivare ad una soluzione negoziale del conflitto, si è preferito consegnare al delegato degli Usa Holbrooke il compito di una mediazione portata avanti con il dito sul grilletto. Mediazione fallita, oltre che per responsabilità di Milosevic, anche per l'intransigenza statunitense nel rifiutare una missione di interposizione in Kosovo delle Nazioni Unite e per l'insistenza nel volere una missione della Nato pur non avendo, quest'ultima, nessun requisito di legittimità per agire in quell'area;
i raid aerei della Nato non serviranno ad alcunché, anzi getteranno benzina sul fuoco alimentando l'oltranzismo speculare dei nazionalismi, facendo esplodere la polveriera balcanica in un nuovo fiume di sangue innocente e dando il via ad una nuova brutale politica di pulizia etnica;
la decisione del governo D'Alema di portare l'Italia in guerra, sia concedendo le basi militari sia partecipandovi direttamente con propri mezzi ed uomini, fa del nostro Paese l'avamposto di questa aggressione, esponendolo a ritorsioni anche di carattere militare;
preso atto che:
il Consiglio di sicurezza dell'Onu non è stato investito della questione e non ha deliberato l'uso della forza e che ogni iniziativa assunta da patti militari di parte contro un paese fondatore e membro delle Nazioni Unite rappresenterebbe una grave violazione del diritto internazionale;
lo stesso Patto dell'Atlantico del Nord, ratificato in legge dal Parlamento, non fa menzione alcuna di un'aggressione preordinata e decisa dall'Alleanza contro un Paese sovrano dentro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, e che pertanto ogni automatismo d'intervento a fianco dell'Alleanza risulta del tutto infondato;
impegna il Governo:
a dissociarsi dalla guerra dichiarando l'indisponibilità di mezzi e uomini delle forze armate italiane a partecipare ad ogni iniziativa militare, anche solo di sostegno logistico, della Nato nei confronti della Jugoslavia;
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a rifiutare l'uso delle basi statunitensi e della Nato collocate sul territorio nazionale per ogni aggressione nei confronti della Jugoslavia;
ad interdire lo spazio aereo e le acque nazionali al transito di aerei e navi impegnati nella guerra contro la Jugoslavia;
ad operare affinché le legittime aspirazioni alla democrazia e all'autonomia del popolo kosovaro siano finalmente conseguite attraverso il negoziato, approntando per l'immediato un piano di emergenza per il sostegno umanitario ai profughi;
a chiedere la convocazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'avvio di una mediazione da parte del segretario generale Kofi Annan;
a chiedere l'immediato ritorno, anche come forma di garanzia per la popolazione civile, degli osservatori dell'Osce in Kosovo;
a promuovere, congiuntamente con gli altri paesi dell'Unione europea una conferenza internazionale sul destino dell'insieme dell'area balcanica e sulla sua progressiva integrazione in un Europa comune, democratica e multietnica.
(1-00368)
«Bertinotti, Giordano, Mantovani, Edo Rossi, Malentacchi, Nardini, Vendola, Lenti, Boghetta, Valpiana, Cangemi, Bonato, De Cesaris, Pisapia».
(24 marzo 1999)