(Sezione 1 - Tutela dell'ordine pubblico in provincia di Foggia)
A) Interpellanze e interrogazione:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per conoscere - premesso che:
l'ultima relazione ufficiale sullo stato della sicurezza pubblica nel territorio nazionale indica che nella provincia di Foggia sono state denunciate non meno di dieci organizzazioni criminali con circa 350 affiliati dediti principalmente allo spaccio di stupefacenti, al traffico di automobili rubate, ai furti nelle abitazioni, mentre l'esteso racket delle estorsioni a danno di imprenditori e di titolari di esercizi commerciali, ha portato alla costituzione nella sola Foggia di due associazioni di difesa di tali categorie quali «S.O.S. impresa» e «Buon Samaritano»;
l'aumento degli episodi di microcriminalità nell'area dauna, e garganica in particolare, pone l'intera popolazione, soprattutto nelle sue componenti più deboli quali donne sole e anziani, in uno stato definibile di perenne insicurezza che si manifesta tramite la blindatura dei propri domicili e l'affrettato rientro nelle proprie case fin dall'imbrunire quale estrema precauzione per sottrarsi ad episodi di criminalità, vista la carenza cronica di forze dell'ordine che, pur svolgendo con estremo rigore e senso del dovere il proprio ruolo, non riescono a tamponare la crescente ondata di crimini giornalmente perpetrati ai danni degli onesti e pur tuttavia sempre più abbandonati cittadini, così nei centri abitati come nelle campagne soggette ad una serie di grassazioni, furti e perfino omicidi di brigantesca memoria;
quanto esposto pone la provincia di Foggia in una situazione drammatica sotto il profilo socioculturale ed economico con l'effetto di creare ulteriore disoccupazione anche nei settori a cui la provincia è vocata, come quello del turismo balneare e religioso nonché quello agroalimentare, inficiando anche i notevoli sforzi promossi dagli enti locali e di promozione turistica a favore della immagine delle numerose località di soggiorno e di culto;
i cittadini hanno maturato un tale senso di sfiducia verso le istituzioni che non denunciano più i reati subiti, sia perché della maggior parte dei crimini commessi rimangono non identificati gli autori, sia perché, qualora i responsabili vengano arrestati, poco tempo dopo sono di nuovo liberi, pronti a commettere nuovi reati e a minacciare ed intimidire o a vendicarsi nei confronti dei cittadini che, con comportamento esemplare, li avevano denunciati;
l'attività della malavita esplica i propri effetti negativi anche nei confronti dei numerosi turisti sia italiani che stranieri presenti nei centri di soggiorno e di culto religioso del Gargano, come da ultimo dimostrato dal gravissimo episodio dell'assalto del pullman di pellegrini devoti di Padre Pio provenienti dalla provincia di Frosinone e culminato con l'efferato assassinio a sangue freddo, senza alcuna attenuante, di un loro componente, sposato e padre di due bambini, episodio del tutto assimilabile a quanto avveniva negli anni peggiori del brigantaggio post-unitario
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quando chi ammazzava, rubava e commetteva ogni sorta di crimine veniva temuto e mai perseguito perché, ieri come oggi, lo Stato è assente con forze dell'ordine pressoché impotenti per organici insufficienti e maldistribuiti -:
quali urgenti provvedimenti intenda assumere per promuovere una forte e decisiva azione delle forze dell'ordine intesa, almeno, ad assicurare livelli minimi di legalità nell'intera provincia di Foggia restituendo serenità alle pazienti ed operose comunità locali anche tramite l'istituzione nelle aree più sguarnite di nuovi commissariati della polizia di Stato e stazioni dei Carabinieri;
se non ritenga improrogabile riunire il comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico, allargato per l'occasione ai sindaci, anche allo scopo di predisporre un piano di tutela a garanzia dell'incolumità dei fedeli diretti nei luoghi di culto e di pellegrinaggio del Gargano, anche alla luce del prossimo Giubileo che vedrà aumentare sensibilmente tale flusso;
quali iniziative di rafforzamento della vigilanza e di controllo del territorio dei luoghi oggetto di pellegrinaggio abbia già disposto a seguito dell'episodio sopra richiamato.
(2-00649)
«Marinacci, Volontè, Panetta, Grillo».
(15 settembre 1997)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri dell'interno e per le politiche agricole, per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni nelle aree rurali della provincia di Foggia, specie nelle aree del tavoliere e del Gargano, si è andata registrando una preoccupante crescita di reati commessi dalla microcriminalità e da quella organizzata nei confronti di imprenditori agricoli, coltivatori diretti, aziende agroindustriali e agrituristiche, zootecniche;
tali azioni criminose sono dirette anche nei confronti di soggetti agricoli che si avvalgono di guardiani che risultano impotenti a fronteggiare tale recrudescenza criminale;
gli imprenditori agricoli si sentono impotenti alla luce dell'impunità di cui godono tali criminali, i quali anche se colti in flagrante, invece di fuggire affrontano chi li coglie sul fatto per portare a termine le loro razzie, proferendo gravi minacce nell'eventualità di una denuncia alle autorità di sicurezza e giudiziarie competenti;
il fenomeno, del resto in espansione anche a livello nazionale vista la sostanziale impunità di cui gode, spinge le frange di microcriminalità a trasferire le loro attività dai centri urbani verso le campagne anche con il concorso di extracomunitari clandestini;
è dato constatare come le autorità preposte all'ordine pubblico e la magistratura sottovalutino il fenomeno in quanto pochissime sono le denunce presentate per il timore di ritorsioni e rappresaglie, per cui non è un caso che il dato statistico riguardo alla commissione di tali reati risulti assolutamente non rappresentativo della drammaticità in cui versano i territori agricoli e conseguentemente anche le relazioni al Parlamento sull'attività delle forze di Polizia e sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica ignorassero completamente il fenomeno;
per ritrovare circostanze simili bisogna risalire al periodo post-unitario quando il brigantaggio infestava le campagne, ma adesso come allora siamo in presenza di bande armate in cerca di facile bottino con conseguenze fortemente negative sulle attività agricole già di per sé alle prese con innumerevoli problemi che ne minacciano la sopravvivenza;
l'attuale attività di controllo delle aree agricole da parte delle forze dell'ordine risulta assolutamente insufficiente a garantire una sicurezza minima agli agricoltori e alle popolazioni residenti, comprese le attività economiche esercitate,
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nonché la tutela del territorio da attività di smaltimento abusivo dei rifiuti dannose per la salute e per le stesse produzioni agricole;
a tale quadro preoccupante si aggiunge il fatto che in alcune zone esistono estesi fenomeni di illegalità nei riguardi del settore degli aiuti comunitari sottratti in concreto ai legittimi destinatari -:
quali iniziative intendano assumere per riportare le campagne del foggiano e più in generale di tutto il Paese, ad un grado soddisfacente di sicurezza;
quali provvedimenti intendano prendere per combattere le bande di criminali che taglieggiano e minacciano l'incolumità degli agricoltori e dei loro familiari;
se non ritengano urgente impartire in materia precise disposizioni ai prefetti, per quanto di loro competenza territoriale, in particolare disponendo che si svolgano riunioni periodiche dei comitati provinciali per la sicurezza e l'ordine pubblico, estese ai sindaci dei comuni interessati maggiormente da tali fenomeni criminali;
se intendano predisporre, in accordo con le autorità comunitarie, procedure più sicure e trasparenti nell'erogazione degli aiuti comunitari all'agricoltura in modo da stroncare l'illegale erogazione a beneficiari fraudolenti.
(2-01493)«Marinacci».
(4 dicembre 1998)
URSO e ANTONIO PEPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dell'interno, della difesa e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano il Giornale del 1 settembre 1997 ha pubblicato un articolo dal titolo «Pellegrino ucciso: lo Stato sotto accusa. Don Conti aveva denunciato invano alla procura scippi, estorsioni e rapine. La rabbia del rettore del santuario dopo il tragico assalto ai devoti di Padre Pio: Qui da anni viviamo come nel Far West»;
«a pochi chilometri da Foggia, nel piazzale del santuario della Madonna Incoronata, la paura si respira nell'aria già da parecchio tempo. E le parole del parroco, don Gernaldo Conti, alzano il velo sul degrado che ha invaso una terra sacra, sull'aggressione della criminalità a un santuario visitato ogni anno da milioni di pellegrini, sulla guerra quotidiana che si combatte nel piazzale dove un uomo è stato ucciso dopo una giornata di fede, un piazzale dove - secondo quanto dichiarato dal sacerdote - i bambini di dieci anni chiedono il pizzo agli autisti dei pullman di pellegrini»;
il parroco «non risparmia le forze dell'ordine, è un fiume in piena che porta a galla giornate scandite da furti scippi, aggressioni, risse estorsioni»;
i banditi hanno aggredito i fedeli all'interno del pullman proprio nel «piazzale del santuario dell'Incoronata. E da questo piazzale, dove è rimasto a lungo il pullman bianco targato Frosinone, don Gernaldo prosegue nella sua precisa descrizione di un degrado quotidiano, che l'altro pomeriggio è diventato tragedia e si è tinto di sangue»;
«è avvilente - prosegue - assistere all'incuria che le autorità hanno di questo luogo; eppure qui è venuto anche il Papa. Il parroco racconta la presenza di quella che lui definisce gente strana: nomadi, tossicodipendenti, parcheggiatori abusivi, ragazzini pronti a minacciare i conducenti dei pullman, quegli autobus gremiti da gente buona, uomini, donne e bambini in viaggio per la preghiera in un santuario, gente come quella che l'altro pomeriggio si è trovata di fronte due giovani armati, uno con i capelli scuri, l'altro biondo, uno che ha ordinato l'omicidio, l'altro che ha sparato e ha premuto il grilletto e ha ucciso»;
«il giorno dopo l'orrore, il parroco del santuario solleva il problema della sicurezza, denuncia l'assedio dei banditi e lamenta l'assenza delle forze dell'ordine»;
il quotidiano il Giornale del 2 settembre 1997 pubblicava un articolo dal titolo
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«Ci voleva il morto per pensare a far presidiare dalla polizia i luoghi di culto dove da anni spadroneggia la criminalità. Dopo l'omicidio: santuari blindati. Il presidente della regione Puglia chiama in causa il Ministro Napolitano» -:
se il Governo ritenga ammissibile che un episodio gravissimo come quello dell'assalto ai pellegrini di Frosinone, che ha visto il piazzale davanti dal santuario della Madonna Incoronata a Foggia macchiato di sangue innocente, non rappresenti un serio campanello d'allarme per quei luoghi di culto maggiormente esposti alla microcriminalità che andrebbero, invece, sorvegliati e vigilati anche in prospettiva del Giubileo del Duemila;
se si terranno dei vertici relativi alla sicurezza con riferimento al Giubileo in grado anche di affrontare episodi gravi quale quello avvenuto all'Incoronata, che è senza precedenti;
se la pericolosa caduta del controllo del territorio da parte dello Stato, denunciata anche dallo stesso rettore del santuario Madonna dell'Incoronata, faccia parte della nuova politica sulla sicurezza dell'attuale esecutivo che assicurava addirittura, nel programma elettorale dell'Ulivo del 21 aprile 1996, testualmente, di «poter uscire di casa tranquillamente»;
come il Governo intenda concretamente garantire l'incolumità dei milioni di pellegrini che si recheranno nel nostro Paese durante il Giubileo del Duemila.
(3-03619)
(22 marzo 1999)
(ex 4-12316 del 15 settembre 1997).