Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 507 del 18/3/1999
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Sull'ordine dei lavori (ore 12,30).

MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, sospendiamo i nostri lavori per ragioni di tempo, ma come lei sa avremmo dovuto esaminare un argomento di una certa rilevanza e delicatezza, su cui Governo e Commissione si sono impegnati in queste ore.
In relazione alla materia sulla quale avremmo dovuto deliberare - peraltro, con l'accordo pressoché unanime della Commissione - questa mattina si è verificato un fatto che mi sembra di una gravità senza precedenti, cioè l'occupazione dell'aula del Consiglio superiore della magistratura da parte dei dipendenti dello stesso Consiglio, i quali hanno impedito la riunione dell'assemblea di quell'organo. Successivamente, si è avuta - stando a notizie di agenzia; mi auguro che non sia vero - una dichiarazione del Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, persona che, tra l'altro, stimo moltissimo ma che forse in questa occasione ha perso la testa, il quale si sarebbe rivolto al Presidente della


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Repubblica perché intervenga sul Parlamento affinché venga ritirato l'emendamento sul Consiglio superiore della magistratura.
Se questo fosse vero - e temo che ci sia qualche fondamento di verità - saremmo al limite di comportamenti che in passato si chiamavano di «eversione costituzionale». Ed allora, Presidente, rinviamo pure la questione per ragioni di tempo, ma è opportuno che si dica una parola forte e pacata a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza del Parlamento, espressione della sovranità popolare. Non credo infatti sia possibile che il funzionamento di un organo di rilevanza costituzionale sia impedito dal suo personale interno. Sarebbe come se i commessi ed i funzionari occupassero l'aula della Camera per impedirne i lavori e per protestare su un emendamento che la Camera stessa sta approvando. Ciò è inconcepibile (Applausi).
Il fatto poi che il Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, persona autorevolissima e stimabilissima, che io stesso stimo, si rivolga al Presidente della Repubblica - il quale è anche Presidente del CSM - perché intervenga sul potere legislativo per impedirgli di assolvere alla sua responsabilità, non ha precedenti nella storia repubblicana e chiede, Presidente, un suo immediato, pacato, determinato, equilibrato, ma tempestivo intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Vorrei informare i colleghi che, naturalmente, non è pervenuta alcuna pressione in questo senso; se fosse pervenuta, non solo sarebbe stata respinta, ma avrei contattato i colleghi di rifondazione comunista per chiedere di continuare i lavori, nonostante il loro congresso, perché queste cose non sono tollerabili (Applausi). In caso contrario, con una occupazione si bloccherebbero i lavori di due organi costituzionali, il che sarebbe del tutto inaccettabile e inammissibile.
Per le ragioni che ho esposto, martedì prossimo riprenderemo e concluderemo l'esame del provvedimento, secondo gli indirizzi che liberamente il Governo e il Parlamento intenderanno assumere.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, concordo con l'intervento testé svolto dal collega Boato che penso abbia ragione. Esso, però, sta proprio a dimostrare quel che ho sostenuto fin dall'inizio dell'esame del provvedimento: esso ha carattere «superlobbistico», e tali lobby non solo sono riuscite a fare pressioni sulle forze di Governo e di maggioranza, ma arrivano addirittura ad occupare fisicamente alcuni locali.
A prescindere dal fatto che siano dipendenti del Consiglio superiore della magistratura, è questa la situazione in cui ci troviamo in questo Stato italiano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 12,40)

ROLANDO FONTAN. Si tratta di un segnale estremamente negativo, che comprova altresì quel che ho dichiarato fin dall'inizio: i partiti di maggioranza, aiutati da quelli di opposizione, soggiacciono esclusivamente alla pressione delle lobby.

FEDERICO ORLANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO ORLANDO. Signor Presidente, mi associo alle proteste e alle preoccupazioni dell'onorevole Boato.
Devo dire con molta amarezza che, da diversi giorni, da parte del Consiglio superiore della magistratura, o di qualche suo membro più o meno autorevole, viene esercitata una pressione su questa Camera che è assolutamente intollerabile. Il Consiglio superiore della magistratura ha fatto pervenire, tramite il Governo, che peraltro è presente e forse potrebbe dire una


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parola rassicurante - se è in grado di farlo -, un lungo emendamento che si aggancerebbe al testo del provvedimento in esame come un ulteriore vagone non previsto al momento della partenza, addirittura con la richiesta di istituire un ruolo amministrativo del Consiglio stesso di 300 unità, dieci per ogni membro del Consiglio medesimo. Signor Presidente, sarebbe come se alla Camera vi fosse un personale di 6.300 unità.
È questa la richiesta pervenuta dal Consiglio superiore della magistratura, che è giunta pari pari alla Commissione affari costituzionali attraverso l'emendamento presentato dal ministro Diliberto.
È assolutamente necessaria, dunque, una parola di chiarificazione del Governo che possa tranquillizzare il Parlamento.

GIORGIO MACCIOTTA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Penso sia utile ascoltare il rappresentante del Governo e poi discutere sulla base delle sue dichiarazioni; eventualmente, la discussione potrà proseguire con l'intervento di un deputato per gruppo, in modo da dare un po' d'ordine a questo dibattito estemporaneo.
Prego, onorevole Macciotta.

GIORGIO MACCIOTTA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, come potrà essere agevolmente confermato dai deputati membri della Commissione, in quella sede il Governo ha contribuito a modificare l'originaria proposta, il che ha significato semplicemente affrontare un problema reale, quale la previsione dell'organico di un organo di rilevanza costituzionale. Il fatto che tale impegno si sia tradotto in un articolo aggiuntivo, credo non modifichi la realtà dei fatti, ossia che nell'ambito della dialettica Governo-Commissione si è addivenuti ad un testo che continuo a ritenere assolutamente soddisfacente e rispettoso delle esigenze di funzionalità di un autorevole organo di rilevanza costituzionale ed anche delle regole più generali di corretta amministrazione e gestione della pubblica amministrazione.
Il Governo non ha motivo per non tener fede all'impegno assunto in Commissione con il proprio assenso su una serie di emendamenti; il Governo si atterrà a tale accordo quando la Camera riprenderà i suoi lavori.

FRANCO FRATTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, anch'io mi associo alle espressioni di preoccupazione dell'onorevole Boato e prendo atto di quanto ha riferito il Presidente della Camera.
Ritengo vi siano due aspetti in questa vicenda: da un lato, quello che altri colleghi hanno rimarcato, una sorta di pressione più o meno forte che si sta esercitando nei confronti dei lavori di questo Parlamento; un altro è l'aspetto che ho colto nelle dichiarazioni del ministro della giustizia, che ho visto riportate virgolettate dalle agenzie.
È presente in aula il sottosegretario per la giustizia che può darci un chiarimento. Il ministro Diliberto avrebbe affermato - si tratta di dichiarazioni riportate tra virgolette - che quell'emendamento sarebbe stato veramente presentato dal Governo. Ci riferiamo all'emendamento, o meglio al subemendamento, che evita il completo stravolgimento delle regole sui concorsi prevedendo che una quota sia assegnata con una procedura trasparente con concorso pubblico. Il ministro Diliberto ha detto che quel testo non gli piace ma che si tratta della migliore norma possibile che si sia potuta ottenere e che, ragionevolmente, potremmo ottenere.
Dunque, al di là delle parole, pur tranquillizzanti, del sottosegretario, vorrei sapere da chi rappresenta il Ministero della giustizia se quella norma, faticosamente


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elaborata in Commissione, volta ad una sia pur parziale moralizzazione di un percorso di selezione concorsuale (che, come tutti comprendiamo, non può consistere solo e soltanto nella selezione interna e riservata agli attuali dipendenti), piaccia o no al ministro della giustizia.
Chi è il rappresentante del Governo che deve esprimersi al riguardo? Si tratta di un apprezzamento solo di ordine finanziario ovvero vi è la convinzione che, quando si vuole mettere mano in questioni inerenti al personale di organi costituzionali, quelle norme di trasparenza - che noi vogliamo in tutti i concorsi pubblici - devono essere esaltate e non accettate come il male minore?
Questa è una risposta che io vorrei non da chi rappresenta l'amministrazione del tesoro ma da chi rappresenta il ministro Diliberto in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

TIZIANA PARENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA PARENTI. Signor Presidente, avevamo paventato, ma speravamo di non arrivare a questo punto, che ci sarebbe stato un intervento dopo un primo vago «contatto» - tra virgolette - con i vari partiti e con i vari parlamentari. Vi era anche - ma questo era po' extra ordinem - la possibilità addirittura di una occupazione dell'aula del Consiglio superiore della Magistratura da parte del personale dello stesso.
Il Vicepresidente del Consiglio superiore ha dovuto addirittura far sgombrare l'aula per parlare del problema!
Noi abbiamo lavorato con molta attenzione secondo i criteri costituzionali che vogliono che valgano per tutti i principi della trasparenza, della corretta amministrazione e della funzionalità.
Già sul metodo, occorre dire che questo pacchetto - ritengo di componenti il Consiglio superiore - è stato portato in Commissione senza che la stessa potesse esaminarlo con la dovuta attenzione. Infatti, abbiamo potuto esaminarlo solo all'ultimo e grazie anche al contributo dei sottosegretari Macciotta e Li Calzi che hanno prestato una fattiva collaborazione. Esso è stato immediatamente ritirato perché addirittura si riproponeva la questione dei segretari come magistrati mentre noi sappiamo che il grande problema è rappresentato dalla mancanza di magistrati nei ruoli organici. Tale testo è stato riproposto, ancora più sottobanco, per imporcelo senza che avessimo neppure la possibilità di svolgere un'analisi ed un esame approfonditi.
Ciononostante, noi abbiamo lavorato rispettando i principi costituzionali e la sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 1999 che ha ritenuto costituzionalmente illegittimi i concorsi riservati, salvo il caso di una piccola quota che garantisca una particolare professionalità e specializzazione. Il Vicepresidente Verde avrebbe fatto molto bene a leggersi questa sentenza prima di assumere una presa di posizione del tutto inopportuna.
È noto che in questi organismi si è proceduto ad assunzioni per cooptazione e nel momento in cui si afferma che non sono funzionali, che non sono efficienti, probabilmente è proprio perché mancano i criteri di trasparenza e di efficienza cui ogni pubblica amministrazione si deve attenere e dei quali la cooptazione costituisce l'assoluto contrario.
Noi abbiamo cercato di riportare il tutto nei limiti dell'ambito costituzionale, ovvero sia di prevedere, come norma a regime, che i concorsi devono essere pubblici, per dare la possibilità a tutti coloro che hanno meriti e professionalità di entrare a far parte di quell'organismo, prevedendo solo in fase di prima applicazione, secondo quanto stabilito anche dalla Corte Costituzionale, la possibilità di una piccola aliquota riservata agli interni.
Se vi è questa sollevazione da parte di un organo di rilevanza costituzionale, tale da indurre il Vicepresidente a chiedere al Presidente del Consiglio superiore della magistratura di intervenire sul Parlamento, credo che siamo arrivati al massimo del conflitto istituzionale. Qui non si tratta di principi che possono essere più o


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meno condivisi. Qui si tratta di un organismo pletorico, che ha assunto e assume personale secondo criteri con ogni probabilità clientelari (e quello che sta succedendo lo dimostra), in quanto presenta una quantità di personale assolutamente inadeguata al ruolo, se pensiamo ai 44 autisti e ai 31 uscieri, che non credo servano a far funzionare meglio un organismo di tanta delicatezza.
Credo davvero che il Parlamento, non per autodifesa o autolegittimazione, ma per ricondurre tutto nei propri confini e limiti costituzionali, debba prendere una posizione, al di là del merito degli stessi emendamenti. Noi non possiamo, ogni volta che interveniamo sull'organismo giudiziario, essere costretti né ad elaborare provvedimenti legislativi secondo intendimenti di terzi né a subire questo tipo di veti né possiamo avere il fiato sul collo, come sempre si è verificato.
Questa vicenda, colleghi, fa riflettere sul perché sia morta la bicamerale: la bicamerale è morta per questo tipo di conflitti istituzionali, per questo tipo di scorrettezza di comportamenti.

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Se, oltre ai singoli magistrati, è l'organo giurisdizionale dei magistrati stessi, cioè il Consiglio superiore della magistratura, ad operare un'interferenza così pesante sul potere legislativo, se è un organo di carattere costituzionale a porre in essere un intervento così inaccettabile, devo dire che la condizione in cui si trovano le istituzioni nel nostro paese è veramente terribile.
Quindi, mi associo a tutto quello che è stato detto, e non lo voglio ripetere, in termini di critica a ciò che sta avvenendo nella sede del Consiglio superiore della magistratura, perché davvero non si capisce come possa essere tollerato che l'aula del Consiglio venga occupata dal personale, che sembra compiere un'azione bassamente corporativa, forse addirittura in segno di protesta contro il Parlamento. Tutto questo è inaccettabile.
Ma vorrei associarmi anche a quel che ha detto l'onorevole Frattini e chiedere ai rappresentanti del Ministero di grazia e giustizia quale sia la loro posizione, perché qui non si tratta puramente e semplicemente di un fatto economico-finanziario, per il quale ci ha risposto il sottosegretario Macciotta, ma di definire bene se il Ministero di grazia e giustizia accetti criteri di trasparenza, di corretta amministrazione o se invece si seguano altre strade, forse meno trasparenti, per riempire vuoti di organico nel Consiglio superiore della magistratura. I dati che forniva adesso l'onorevole Parenti sono quanto mai preoccupanti, perché 44 autisti e 31 uscieri sembrano dare davvero l'impressione di un organismo il cui organico è stato aumentato - ma voglio conservare un minimo di ottimismo, anche se viene messo a durissima prova - con quegli inserimenti clientelari che sono un aspetto deteriore del nostro sistema pubblico e dei nostri ministeri.
Quindi, desidero manifestare la mia protesta e contestualmente chiedo chiarimenti su tali temi perché il conflitto istituzionale in atto può minacciare davvero le istituzioni più alte del nostro paese.

VINCENZO CERULLI IRELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI. Signor Presidente, desidero fornire qualche chiarimento come relatore del provvedimento che abbiamo discusso sino a poco fa. Si tratta di un complesso di disposizioni che non erano contenute nell'originario disegno di legge e che il Governo ha presentato successivamente con l'intento dichiarato di mettere mano ad una antica questione: dare ad un organo di rilevanza costituzionale il suo personale dipendente. Fino ad oggi il Consiglio superiore della magistratura ha utilizzato personale di ruolo del Ministero di grazia e giustizia. In Commissione, da parte di autorevoli colleghi di più parti politiche, è stato


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sollevato il problema se questo provvedimento fosse lo strumento opportuno per inserire tale normativa. Sul punto si è avviato un dibattito approfondito e partecipato, anche con il Governo, a seguito del quale si è ritenuto di accogliere la richiesta del Governo di utilizzare questo testo anche per risolvere il problema del personale del Consiglio superiore della magistratura e ci si è messi a lavorare, in collaborazione con tutte le parti politiche, maggioranza ed opposizione, e il Governo. Si è arrivati, a mio avviso, ad un risultato positivo, che oggi ci onoriamo di sottoporre all'attenzione dell'Assemblea.
Qual è il problema, Presidente? Trattandosi dell'istituzione di un nuovo ruolo, ad esso si devono applicare le norme di carattere generale che reggono l'ordinamento e queste ultime dicono che ad un ruolo si accede per concorso e che il concorso, almeno in via di principio, è libero e aperto a tutti.
Recenti pronunce della Corte costituzionale hanno sanzionato la previsione legislativa circa concorsi riservati, tuttavia noi abbiamo tenuto conto del fatto che presso il Consiglio superiore della magistratura già prestano il proprio lavoro dipendenti del Ministero di grazia e giustizia. Abbiamo consentito, pertanto, con un grosso sforzo della Commissione ed anche qualche passo indietro di molti colleghi, a portare al 50 per cento la quota riservata al personale che già presta la propria opera presso il CSM. Badate bene, si tratta di un tetto molto alto e forse non facilmente sostenibile davanti alla Corte costituzionale. Il resto del personale torna al proprio posto, cioè al Ministero di grazia e giustizia; non viene sacrificato, ma svolge le mansioni per le quali ha vinto il concorso.
Il nostro lavoro, quindi, credo sia stato limpido e chiaro e ispirato all'intento di venire incontro proprio alle esigenze concrete del Consiglio superiore della magistratura.
Alla luce di ciò, sono certo che le dichiarazioni del Vicepresidente Verde, al quale rivolgiamo tutta la nostra stima, oltre che amicizia, non corrispondano a verità, perché sicuramente l'intento della Commissione ed anche del Governo è proprio quello - come ho detto - di andare incontro alle esigenze del Consiglio superiore della magistratura e quindi alle stesse che il Vicepresidente Verde vorrà condividere.
È chiaro che ogni interferenza sul lavoro del Parlamento non potrà essere tollerata, come del resto il Presidente della Camera ha così bene ricordato (Applausi).

ANTONIO SODA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, le dichiarazioni del Presidente della Camera sulla libertà e sulla serenità con le quali il Parlamento continuerà l'esame del disegno di legge rendono meno preoccupanti le considerazioni che si possono fare su ciò che è accaduto. Dico di più: occorre che ci abituiamo, in uno Stato di diritto con una pluralità di istituzioni e di poteri, ad una dialettica che, in certi momenti, può apparire anche aspra e che non va sempre considerata come un'interferenza.
Non condivido, quindi, i giudizi che sono stati espressi da alcuni colleghi sull'esistenza di un elevato conflitto istituzionale e sull'esigenza di sentire nuovamente la valutazione del Governo sul percorso che esso ha compiuto, insieme alla Commissione, prima nella formulazione dell'articolo aggiuntivo originario, successivamente del subemendamento ed infine del testo emerso nel Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Onorevole Niedda, la sua telefonata è privata. La prego...

ANTONIO SODA. Certo, si deve comunque stigmatizzare una forma di protesta sindacale che arriva all'occupazione dell'aula del Consiglio superiore della magistratura, ma anche su tale aspetto la riflessione deve essere più serena e pacata. Vi sono stati altri momenti nella vita


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del nostro paese in cui le forme di lotta hanno raggiunto anche livelli estremi.
Pensiamo che la scelta che la Commissione, alla fine, ha fatto - e che forse farà anche il Parlamento - costituisca un punto di equilibrio nell'attuazione dell'articolo 97 della Costituzione, che prevede il principio del concorso per l'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni, ma prevede anche la valutazione discrezionale, da parte del legislatore, di condizioni, situazioni e realtà in cui le esigenze e le funzionalità di servizio, la mole, il carico dell'attività, le esperienze acquisite da determinati dipendenti possono essere, tutti insieme, apprezzate come condizione derogatoria al principio del concorso.
Trovare questo punto di equilibrio è difficile: ciascuno, all'interno delle istituzioni in cui vive, può rappresentare più o meno fortemente l'esigenza da cui muove, ma ritengo che, alla fine, siccome è il Parlamento che fa le leggi, in quest'aula discuteremo serenamente, anche tenendo conto, indubbiamente, delle sollecitazioni che vengono dall'esterno e delle esigenze che vengono rappresentate da altri.
In questo senso leggo l'intervento del Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, che, indubbiamente, si fa carico di una difficile realtà di conduzione di un mondo complesso, complicato anche dal fatto che siamo in una situazione di transizione legislativa, che vede continuamente mutare l'assetto ordinamentale di un settore delicato qual è quello della giustizia, che il Vicepresidente stesso e il Consiglio devono fronteggiare.
Quindi, gli stati d'animo possono essere molteplici e anche carichi di tensione, ma li dobbiamo apprezzare e valutare, perché non influiscono sulla nostra serenità e capacità di giungere a quel punto di equilibrio che la Costituzione ci invita a trovare in tema di pubbliche amministrazioni.
Al di là di ciò, vi sono le ferme parole del Presidente della Camera, il quale ha garantito un percorso trasparente e lineare, come finora è accaduto. Per tale motivo, ai colleghi Frattini e Selva, che insistono nell'immaginare chissà quale combinazione vi sia stata o quali pressioni siano state esercitate sull'una o l'altra forza politica, e al collega Fontan, che ha parlato di un provvedimento che nasce per effetto delle pressioni delle lobby, diciamo serenamente che il confronto istituzionale fra Consiglio superiore della magistratura, Governo, Assemblea e Commissione è libero. Può apparire aspro in certi momenti ma rientra nella logica della democrazia, nella logica della dialettica delle istituzioni. Non cominciamo un'altra volta a pensare che, ogni qual volta qualcuno fuori di quest'aula esprime critiche o suggerisce proposte, si tratti sic et simpliciter di interferenze. Proseguiamo dunque con serenità nei nostri lavori e martedì prossimo affronteremo con pacatezza anche questo tema.

MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Le parole dell'onorevole Soda hanno portato un momento di equilibrio in quest'aula.

MARCO BOATO. Non è che fossero squilibrati gli interventi dei colleghi precedenti!

PRESIDENTE. Onorevole Boato, la prego.

MARCO BOATO. Non si può dire «un momento di equilibrio»; hanno parlato colleghi di tutti i gruppi!

PRESIDENTE. Non apriamo dibattiti (Commenti del deputato Napoli).

MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. L'agenzia riporta opinioni del professor Verde, che è il Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Mi preme sottolineare in modo particolare - e mi dispiace che non sia più presente il collega Frattini -


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che non è stato il ministro Diliberto a dichiarare che l'articolo aggiuntivo in questione non gli piace ma - ammesso che l'agenzia abbia testualmente riferito parole del professor Verde - è stato quest'ultimo ad aver detto quanto sappiamo.
Dobbiamo riportare il discorso sul terreno del lavoro proficuo condotto il Commissione. Do atto ai colleghi del fatto che l'articolo aggiuntivo sia stato presentato dal Governo in una fase successiva ma il lavoro svolto è stato contrassegnato da una grande collaborazione e da un profondo equilibrio tra i membri del Comitato e del Governo. Il rappresentante del Ministero di grazia e giustizia ha collaborato pienamente rispondendo a tutte le esigenze derivanti dalle proposte emendative presentate dai vari colleghi (mi riferisco soprattutto a quelle dei colleghi Boato e Parenti); così come ha risposto positivamente all'appello circa la necessità di presentare emendamenti concernenti l'aspetto finanziario, che poi sono diventati della Commissione.
Che vi sia stata, da parte del Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, una non accondiscendenza verso il risultato finale di questo testo, non cambia la mia opinione, perché ritengo che questo sia il migliore possibile nel rispetto delle garanzie costituzionali e nel contemperamento dell'esigenza di dare all'organo di autogoverno della magistratura un assetto amministrativo che ancora non ha e che aspetta dal 1958. Lo ripeto, questo è il miglior testo possibile. Non vi sono state pressioni nei confronti del Parlamento, tanto più che l'agenzia fa riferimento ad un eventuale intervento sul Presidente della Repubblica affinché intervenisse sul ministro il quale, a sua volta, avrebbe dovuto ritirare l'articolo aggiuntivo. Tale ritiro non si è verificato, ma il Governo comunque era disposto, prima della sospensione dei lavori dell'Assemblea prevista per altri motivi, a discutere l'articolo aggiuntivo nel testo riformulato in sede di Comitato dei nove. Rimane all'Assemblea e, dunque, al Parlamento la libertà di decidere in merito, fermo restando che possono esservi manifestazioni di pensiero e di critica che devono essere prese per quello che sono senza acuirle al punto tale da denominarle «conflitti», perché ciò non farebbe altro che incancrenire le situazioni, cosa che non vogliamo.
Lavoriamo con spirito costruttivo, così come abbiamo sempre fatto e, in questa sede, lo dimostreremo.

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, non voglio enfatizzare l'episodio di cui ha parlato il collega Boato, tuttavia, non posso nemmeno essere d'accordo con quanto affermato dal collega Soda.
Non condivido una democrazia organizzata in maniera tale che, ad esempio, i carabinieri occupino le caserme, dopodiché il generale Siracusa chiede al Presidente della Repubblica di intervenire sul Parlamento per le questioni economiche riguardanti quella categoria; o una democrazia in cui si comporti in tal modo anche la Polizia di Stato occupando i commissariati o in cui i dipendenti dei consigli regionali occupino le aule di quegli organi. Non mi sembra possibile immaginare la lotta sindacale attraverso il blocco del funzionamento di organi costituzionali: organi di grande importanza e rilievo.
Non mi sembra una situazione ordinaria quella in cui i dipendenti pubblici occupino gangli vitali dello Stato per avanzare rivendicazioni di tipo economico e di ruolo, che possono essere giuste e comprensibili...

PAOLO ARMAROLI. Ci possono essere anche le occupazioni strumentali, cioè quelle suggerite!

CARLO GIOVANARDI. Credo che il Parlamento non possa avallare a cuor leggero, sistemi di lotta sindacale che


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arrivino ad un tal punto: andrebbe in corto circuito l'impianto dei rapporti istituzionali!
Nel merito, mi associo alle considerazioni svolte da molti colleghi sulla serenità che ha caratterizzato l'iter parlamentare di questo provvedimento e sull'unico equilibrio possibile: nel momento in cui vi deve essere un rapporto equilibrato e serio tra organi dello Stato, vi devono essere anche burocrazie funzionariali che siano indipendenti e autonome...

MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Al loro interno!

CARLO GIOVANARDI. Onorevole Li Calzi, già una volta le ho detto scherzando che, ogni volta che parlo con un sottosegretario, parlo con un magistrato: quando si pone un problema al Consiglio superiore della magistratura, la pratica viene preparata da un magistrato; quando presento una interrogazione al ministro della giustizia, è servente, come capo di Gabinetto, un magistrato, specialmente quando interpello il Governo su questioni che riguardano la magistratura ed il rapporto tra il potere giudiziario ed il potere politico.
Il fatto di immaginare che vi siano, come nella Camera dei deputati, funzionari autonomi ed indipendenti, che conferiscono un po' di pluralismo al nostro sistema istituzionale, mi sembra una urgenza cui il Parlamento deve far fronte con la maggiore sollecitudine.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, sospendo la seduta sino alle ore 15.

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