![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Comino n. 2-01665 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).
ORESTE ROSSI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza si riferisce all'opuscolo edito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (ufficio del ministro per la solidarietà sociale), dal titolo «Appello», distribuito gratuitamente con il quotidiano Il Sole 24 Ore.
aumento della criminalità extracomunitaria. Voglio ricordare che il 78 per cento dei detenuti per reati inerenti alla prostituzione sono extracomunitari (il dato, relativo al 1998, è del Ministero di grazia e giustizia).
profitti, più puliti e meno evidenti, quelli dei colletti bianchi. Una divisione equa tra banditi in nome dell'integrazione razziale e del paese multietnico nel quale il buonismo nasconde progetti a dir poco diabolici.
PRESIDENTE. Il ministro per la solidarietà sociale ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. L'opuscolo, di cui sono molto orgogliosa, si rivolge agli italiani ed agli immigrati regolarmente presenti nel nostro paese - è scritto in modo inequivoco -, quel milione e 200 mila persone di cui poco si parla, che pagano le tasse, rispettano le leggi, aiutano l'economia del nostro paese e noi stessi ad essere persino migliori e che non hanno uguali diritti.
persone, di cui non si parla, presenti nel nostro paese, di costruire un patto per realizzare relazioni positive tra italiani ed immigrati. Questo è lo scopo inequivoco dell'opuscolo.
clandestina si avvale delle norme severe della tanto vituperata legge n. 40 del 1998.
leghisti non abrogate con il vostro referendum e che sono state ulteriormente potenziate con il decreto legislativo e con la legge sulla tratta degli esseri umani che abbiamo approvato l'altro giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Oreste Rossi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
ORESTE ROSSI. Signor ministro, ho ascoltato il suo intervento con molta attenzione e devo dire che mi aspettavo una risposta di questo tipo: evasiva, di facciata e palesemente contraddittoria. Ho sostenuto che nell'opuscolo si parlava di extracomunitari, di immigrati, mentre lei sostiene che nello stesso si fa riferimento agli immigrati regolari: ebbene, in nessun punto dell'appello si parla di immigrati regolari; si parla invece di «immigrati, che in silenzio e nel rispetto delle regole», di «immigrati che continuano ad essere penalizzati agli occhi della pubblica opinione» eccetera. In nessun punto, si parla di immigrati regolari: mi dispiace, quindi, ma ovviamente la sua risposta al riguardo è stata contraddittoria.
il 30 per cento dei reati viene compiuto da extracomunitari, che sono poco più di 1 milione, vuol dire che 56 milioni di cittadini italiani compiono soltanto il 70 per cento dei reati: con i conti della serva, allora, gli extracomunitari sono potenzialmente molto più pericolosi dei cittadini italiani.
modo alla creazione dei fondi per l'edilizia residenziale pubblica. Lo straniero accede ai servizi di intermediazione delle agenzie sociali al fine di ottenere facilità nelle locazioni e crediti agevolati in materia di edilizia. Se per le nostre famiglie e per le aziende è difficile accedere al credito, gli extracomunitari lo possono fare in maniera agevole.
L'onorevole Oreste Rossi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.
Sull'opuscolo vi sono delle frasi a nostro avviso offensive per tutti coloro che nel nostro paese sono stati vittime della criminalità dei clandestini e per coloro che da anni affollano le liste di disoccupazione.
A detta del dipartimento degli affari sociali, finora in Italia si è fatto davvero troppo poco per gli immigrati che, in silenzio e nel rispetto delle regole, cercano con il loro lavoro di costruire qui da noi un futuro per se stessi e per le loro famiglie. In Italia non è dunque più accettabile assistere al fatto che siano proprio questi immigrati ad essere penalizzati agli occhi della pubblica opinione.
Dai dati del Ministero dell'interno risultano 56.457 extracomunitari indagati e 23.518 extracomunitari arrestati. I dati si riferiscono al 1997. Pertanto la tendenza all'aumento della presenza dei clandestini sul territorio ha portato ad un conseguente
La criminalità organizzata extracomunitaria sempre più spesso compie crimini efferati, con l'uso di crudeltà e violenze inusuali nel nostro paese.
Il settimanale L'Espresso riporta un agghiacciante servizio sul racket della prostituzione e sulla mafia albanese, pubblicando, altresì, la testimonianza di una prostituta riuscita a fuggire e a denunciare i suoi seviziatori. Nel servizio si legge tra l'altro: «Avevano deciso di punire la ragazza, massacrandola di botte e poi mutilandola sul seno e sulla carne con le forbici» e ancora «tornata al mio posto ho visto il capo e altri lì vicino. C'era una donna distesa a terra, morta. L'avevano appena ammazzata e, come in un gioco, infierivano sul suo corpo ridendo ed imprecando. Quindi, le cavarono gli occhi con un coltello. La sua colpa? Era andata con qualcuno senza prendere soldi».
Ecco, caro ministro, la ricchezza del paese: gli extracomunitari!
Lo ha detto Monorchio e lo ha ribadito di recente il governatore della Banca d'Italia. Lo dicono tutti dalle parti di palazzo Chigi. I sindacati, invece di difendere gli interessi dei lavoratori nostri, italiani, sono scesi in strada a manifestare per sostenere che gli extracomunitari sono tutta brava gente, che ne abbiamo bisogno, che più ne accogliamo e meglio è, ripetendo che tra criminalità e immigrazione clandestina non vi è alcun rapporto.
Occorre informarsi meglio e leggere i dati che ci offre la statistica. Cominciamo da dodici anni fa, dai reati di droga e da quelli contro il patrimonio o contro la persona. Una volta presi questi numeri, li si confrontino con quelli del 1993 dopo la legge Martelli, passando dal 1995 con l'effetto dell'arrivo dei profughi dell'ex Jugoslavia, chiudendo con l'ondata di albanesi nel 1997. Risultato: i reati sono cresciuti e i criminali nostrani hanno perso la predominanza, mettendo in chiaro gli effetti di una legislazione che ha posto le basi legali per l'illegalità.
Si evince che la conseguenza più immediata è che coloro che non sono nelle condizioni di emergere, lavorano nel sommerso delle mafie italiane e straniere.
Iniziamo dai reati contro il patrimonio: furti, scippi, rapine, estorsioni e ricettazioni. Nel 1987 i criminali italiani avevano l'85 per cento del mercato, quelli extracomunitari il 14 per cento. Dopo la legge Martelli del 1993, il dominio italiano scendeva al 71 per cento e quello extracomunitario contava il 28 per cento. Nel 1995 gli italiani erano già scesi al 56 per cento e gli extracomunitari saliti al 44 per cento. Nel 1997, due anni fa, gli extracomunitari passavano al 57 per cento di tutta la titolarità nei reati contro il patrimonio, a fronte del 43 per cento degli italiani.
Ma consideriamo altri tipi di reato, quelli contro la persona: omicidi, aggressioni, sequestri di persona, violenze carnali e risse con feriti. Nel 1987 i responsabili erano per il 91 per cento italiani e per il 6 per cento extracomunitari. Nel 1993: italiani al 58 per cento ed extracomunitari al 36 per cento. Nel 1995: extracomunitari al 51 per cento e italiani al 49 per cento. Nel 1997 i crimini commessi dagli extracomunitari aumentavano ancora arrivando fino al 62 per cento, contro il 38 per cento degli italiani.
Le leggi fino ad oggi emanate dai vari Governi non hanno fermato il crimine, hanno semplicemente aperto le porte all'illegalità. All'ondata di profughi, di clandestini, di barconi, di zatteroni e scafi, la politica ha risposto con la solidarietà fine a se stessa, creando i presupposti per nuovi, facili ingressi e per altrettante impossibili espulsioni. Ad una criminalità che può considerarsi per certi aspetti quasi fisiologica tra residenti, si è aggiunta ormai un'altra che controlla il territorio, che si spartisce i quartieri, le città e le aree regionali.
Le mafie albanese, russa e cinese possono ormai fare da sé, mentre quella italiana ha il tempo per dedicarsi ad altri
Lungi da me l'idea di ritenere che tutti gli stranieri sul nostro territorio siano dediti ad attività criminali. Molti di loro sono perfettamente inseriti nella nostra società e sono, anzi, utili per il benessere dell'intero paese. La proposta della lega nord è molto semplice: per entrare in Italia occorre essere incensurati e con un posto di lavoro oppure avere un visto turistico od un permesso di studio. Se veramente esistono lavori che i cittadini italiani non vogliono svolgere (anche se sinceramente vorrei che fossero fatti i nomi di quelle aziende che non trovano disoccupati disponibili a lavorare, gliene invierei io stesso), siano segnalati alle ambasciate ed ai consolati italiani nel mondo, affinché trovino lavoratori extracomunitari disponibili a svolgere la determinata mansione richiesta. Solo a costoro deve essere concesso di venire nel nostro paese, alle stesse condizioni di un qualunque cittadino italiano e con un posto di lavoro garantito.
La legge nota al popolo come Turco-Napolitano è a nostro giudizio aberrante ed è volta esclusivamente a favorire l'ingresso di clandestini e a danneggiare cittadini italiani che per tutta la vita hanno pagato tasse e contributi e si trovano ad essere sempre più poveri e meno tutelati. Pensioni da fame, sanità a pagamento, disoccupazione sono le garanzie che il Governo, di cui anche lei fa parte, dà al paese.
Ministro, perché non si reca davanti ai giovani disoccupati della Calabria, che rappresentano il 40 per cento della popolazione a dire che gli extracomunitari sono una ricchezza per il paese? La lega nord, in meno di un mese, ha praticamente raggiunto il quorum delle firme per indire un referendum popolare per l'abrogazione della sua legge. Non le basta ancora?
Eppure, le prime vittime della criminalità extracomunitaria sono proprio gli stessi stranieri, ragazze rapite o convinte ad espatriare con false promesse di lavoro o di matrimonio che, una volta sbarcate in Italia, vengono avviate alla prostituzione, drogate, picchiate, torturate, spesso uccise.
I casi di violenza estrema, a danno anche di minorenni, si contano nel nostro paese ormai a centinaia. Il fondo è stato raggiunto a Roma dove le forze dell'ordine hanno scoperto un luogo in cui queste schiave del 2000 venivano vendute all'asta, presentate nude su un bancone davanti al quale sedevano i protettori che, al rialzo, compravano la merce. Addirittura, il clandestino che delinque oggi non viene più neppure più incarcerato, ma processato per direttissima e colpito da provvedimento di espulsione. Peccato che gli vengano ancora dati, oltre alla libertà, quindici giorni di tempo per lasciare il nostro paese. Pochi sono gli espulsi che se ne sono andati. È noto il caso del clandestino che ha cambiato le proprie generalità per ben 42 volte senza mai lasciare l'Italia.
Le forze dell'ordine sono impotenti perché hanno le mani legate dalle leggi che, secondo noi, sono non solo garantiste per chi delinque, ma addirittura razziste nei confronti del popolo italiano.
Spero che il suo Governo capisca il disagio di molti italiani nel leggere quanto enunciato sull'opuscolo fatto distribuire dal ministero e decida di ritirarlo.
Ebbene, nell'opuscolo proponiamo agli italiani ed a questo milione e 200 mila
Quell'opuscolo parla di immigrati regolari, quel milione e 200 mila persone presenti nel nostro paese che a detta non mia né di un Governo buonista, né di palazzo Chigi, ma del dottor Fazio, Cipolletta e Fossa vengono nel nostro paese perché il nostro mercato del lavoro ne ha bisogno e credo che lei possa chiederne conferma a quel nord-est che sta raccogliendo le firme per abrogare una legge su cui poi dirò.
Quegli immigrati si recano in Italia non perché io, un Governo buonista od una legge sciagurata, come lei la definisce, li induciamo a farlo, ma perché a farli venire nel nostro paese - in quanto in Italia quella forza lavoro non si trova - sono industriali, degli industriali che fanno riferimento alla sua stessa parte politica. Studi molto seri documentano ciò e non un Governo buonista.
Detto questo, credo sia molto grave continuare ad avallare l'equazione «immigrazione uguale criminalità»; penso sia grave non distinguere fra stranieri clandestinamente presenti nel nostro paese e immigrati regolari, che sono la netta maggioranza; credo sia molto grave alimentare i sentimenti di paura dell'opinione pubblica che, certamente, noi rispettiamo. Onorevole Rossi, le assicuro che non ho alcuna difficoltà a parlare, come faccio tante volte, con i disoccupati e i poveri di questo paese, di cui mi occupo, dicendo loro che non si può fare la concorrenza tra i poveri; infatti, non si rispettano i cittadini, soprattutto quelli più deboli, alimentando sentimenti di paura, facendo leva sulla menzogna, perché avallare l'equazione «immigrazione uguale criminalità», senza distinguere fra l'immigrazione regolare e quella clandestina, è appunto una menzogna.
Certamente, noi non sottovalutiamo il problema dell'immigrazione clandestina e quello della criminalità. Lei ha fornito delle cifre, io gliene porto altre ancora più aggiornate per testimoniare quanto siamo preoccupati del fenomeno della criminalità e quanto ci vogliamo attrezzare per combatterlo.
Le leggo ora i dati forniti dal Ministero dell'interno, che non nascondo. Anzitutto, il 75 per cento, cioè tre su quattro, dei reati attribuiti a stranieri interessano stranieri clandestinamente presenti in Italia. Ha sentito? Tre su quattro sono attribuiti a stranieri clandestinamente presenti in Italia; ecco perché è sbagliata l'equazione «immigrato uguale criminale».
I dati forniti dal Ministero dell'interno, che guardiamo con molta preoccupazione - non ce li nascondiamo -, segnalano poi che nel triennio 1996-1998 vi è stato un incremento complessivo delle persone deferite all'autorità giudiziaria del 15,5 per cento rispetto al 1996; in termini assoluti, si passa da circa 94 mila a 109.159 (come vede non nascondo le cifre). Ciò ha inciso in misura maggiore per le denunce in stato di libertà rispetto a quelle in stato di arresto.
L'andamento ascendente è particolarmente sensibile per alcune fattispecie penali quali furti, ricettazioni, rapine, altri reati contro il patrimonio, e soprattutto la falsificazione e l'alterazione di marchi di prodotti industriali e la violazione del diritto d'autore. Sono in diminuzione, invece, le segnalazioni per denunce relative ad omicidi; restano sostanzialmente stabili quelle per reati inerenti allo sfruttamento della prostituzione.
L'aspetto di maggiore interesse è però rappresentato dai significativi incrementi di denunce per i reati di frode nell'immigrazione, per gli altri connessi all'ingresso clandestino nel territorio e per il delitto di associazione a delinquere di tipo mafioso. I dati statistici dimostrano anche la crescente attenzione che le forze di polizia dedicano alla prevenzione e repressione dei fenomeni delinquenziali ricollegabili alla presenza, tra i cittadini extracomunitari, di persone dedite ad attività illecite. In tale direzione, l'azione svolta per contrastare l'immigrazione
Al riguardo, il vostro referendum non abrogherebbe l'intera legge ma soltanto alcuni punti della stessa. Per esempio, non abrogherebbe le disposizioni sulle espulsioni; non siete in grado di farlo perché quelle norme sono tra le più severe d'Europa e grazie ad esse nel 1998 sono state effettivamente espulse 54.135 persone.
Sempre a proposito di criminalità, vorrei far presente che i dati - non io - dicono che l'immigrazione regolare è caratterizzata da un numero di addebiti giudiziari pari, e in taluni casi inferiore, a quello riferito alla popolazione italiana. Più dell'80 per cento della criminalità si concentra nell'immigrazione clandestina, dunque è su questa che bisogna concentrare gli addebiti e non su quel milione e 200 mila immigrati regolari a cui si rivolge l'appello che dice agli italiani e agli immigrati di costruire relazioni positive e un patto di civile convivenza. Noi pensiamo che il fenomeno dell'immigrazione debba essere governato e per farlo bisogna insistere su tre punti: un contrasto fermo della clandestinità, la programmazione dei flussi e le politiche di integrazione sociale.
Vorrei dire che quando si parla di integrazione sociale - la legge n. 40 da questo punto di vista è assolutamente chiara - non si parla di politiche speciali per gli immigrati regolari ma si parla di pari diritti e pari doveri, cioè quei fondamentali doveri che attengono alla dignità umana e che sono la salute, l'istruzione, il diritto dei bambini, il diritto all'unità familiare che voi leghisti con il vostro referendum volete drasticamente limitare.
La legge n. 40 è stata completata da un decreto legislativo che rafforza le norme per contrastare l'immigrazione clandestina e il fenomeno inquietante degli scafisti. Queste misure riguardano in particolare: l'obbligatorietà dell'arresto in flagranza per chi compie attività dirette a favorire l'ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle norme sull'immigrazione; l'inalienabilità dei beni immobili e dei beni mobili iscritti nei pubblici registri, sequestrati nel corso di operazioni di polizia finalizzate al contrasto dei traffici illeciti. I mezzi di trasporto, in particolare, dopo la confisca, potranno essere assegnati alle amministrazioni pubbliche per attività di polizia, di giustizia, di protezione civile o di tutela ambientale oppure saranno distrutti. Altre norme volte ad assicurare prevenzione e contrasto della criminalità sono contenute nel disegno di legge presentato dal Governo e approvato dal Consiglio dei ministri il 9 marzo 1999. Il provvedimento contempla una nuova fattispecie di reato relativa al traffico di esseri umani.
L'interpellante si è molto soffermato sul tema della prostituzione coatta ed io gliene sono grato perché si tratta di un problema infame. È un aspetto infame della nostra convivenza il modo con cui tante donne e bambini sono costretti in una vera e propria situazione di schiavitù. Ed allora non le sarà sfuggito, onorevole Oreste Rossi, quello che la legge n. 40 - e non a caso il citato referendum non prevede l'abrogazione di queste norme - prevede agli articoli 12 e 18 che affrontano direttamente questo problema. Si tratta di norme che recepiscono il lavoro che i vari don Benzi e che gli operatori hanno svolto sulle strade per salvare tante vittime e di norme che accolgono le indicazioni europee. Tali norme sono state recentemente integrate da quel provvedimento di legge che modifica l'articolo del codice penale, aggiungendo un articolo 602-bis che prevede tra i reati di riduzione in stato di schiavitù anche il reato di tratta degli esseri umani ed anche norme ulteriormente severe proprio per combattere il fenomeno della tratta.
Dunque, non soltanto non siamo reticenti nei confronti del problema della criminalità ma ci siamo attrezzati e ci stiamo attrezzando perché pensiamo che proprio noi che abbiamo a cuore l'integrazione degli immigrati regolari per farlo dobbiamo combattere la criminalità e l'immigrazione clandestina. Nella legge n. 40 vi sono alcune norme che voi
Noi siamo impegnati seriamente a far applicare queste norme. Sappiamo però che insieme a questo, anche al fine di costruire una politica di sicurezza, è necessario intervenire sul piano sociale. È importante, cioè, accompagnare una iniziativa forte contro l'immigrazione clandestina con una politica di integrazione sociale. Quell'appello si inserisce dentro una campagna che noi vogliamo fare e che ha come obiettivo proprio quello - ne stiamo discutendo con tanti sindaci ed amministratori locali - di promuovere politiche di integrazione per gli immigrati regolari, così come prevede la legge n. 40, così come prevede il documento programmatico che è stato presentato alle Camere e che è stato votato e così come stiamo discutendo insieme alle associazioni di volontariato e a tanti amministratori locali. È quindi un opuscolo perfettamente coerente con le finalità della legge n. 40 e rientra in un programma di promozione degli immigrati regolari. Mi auguro che a questa promozione degli immigrati regolari vogliate partecipare anche voi, perché, ripeto, per realizzare la sicurezza, bisogna coltivare due facce della politica: quella repressiva, la mano ferma nei confronti della clandestinità, ma anche quella sociale di promozione degli immigrati regolari.
Per quanto concerne la disoccupazione, mi dà ragione, perché vi sono, lo ammette anche lei, tanti disoccupati: ebbene, lei crede che quei posti del nord-est, se fosse veramente garantito il lavoro all'italiano che lo richiede, non sarebbero occupati dai nostri disoccupati che fanno la fame per arrivare a fine mese o che devono vivere alle spalle dei genitori magari a trent'anni? Ho seri dubbi al riguardo. Parlerò dopo di pari diritti e pari doveri, precisando sin d'ora che, secondo noi, i diritti degli extracomunitari sono nettamente superiori a quelli dei cittadini italiani mentre i loro doveri sono nettamente inferiori. Quanto al diritto all'unità familiare, contro cui si è scagliata la lega, ricordo che 1 milione 200 mila extracomunitari hanno diritto, in base alla legge, a farsi raggiungere dai genitori, dai figli, dal coniuge; calcolando un numero minimo di tre familiari a testa, nell'arco di pochissimo tempo, 1 milione 200 mila, a casa mia, diventano di fatto circa 5 milioni. Questo calcolandone solo tre a testa, ed attenzione: potranno addirittura autocertificare i figli e i parenti e non avranno neanche bisogno di un documento anagrafico dello Stato di provenienza, tanto hanno anche nomi e cognomi falsi!
Che problema c'è? Il problema è per la nostra gente: quando nel nostro paese ci saranno 5 milioni anziché 1 milione 200 mila extracomunitari vi saranno davvero 5 milioni di cittadini italiani che non potranno più avere di che mangiare e che forse, per poter mangiare e mantenere la famiglia, dovranno delinquere. Comunque, signor ministro, come ho detto prima, non tutti gli extracomunitari delinquono: a conti fatti, però -nessuno lo può negare - sono proporzionalmente più pericolosi di un cittadino italiano. Se nel nostro paese
L'opuscolo da voi distribuito dichiara - lei lo ha confermato - che i cittadini extracomunitari sono penalizzati rispetto ai cittadini italiani: bene, nel poco tempo che mi rimane, voglio solamente ricordare alcune delle disposizioni previste dal testo unico sull'immigrazione, che lei dovrebbe conoscere bene, le quali privilegiano il cittadino extracomunitario. Sono punti che il referendum proposto dalla lega chiede di abrogare.
Per esempio: articolo 30, comma 6: l'extracomunitario che ricorre davanti al pretore, al fine di far entrare in Italia i parenti sino al terzo grado, non paga l'imposta di bollo e tutte le altre tasse inerenti il procedimento; lo straniero viene quindi sgravato da imposte e bolli che invece affliggono tutti i cittadini che devono intentare una causa giudiziaria.
Articolo 35, commi 3 e 5: al clandestino devono essere assicurate assistenza e cure ambulatoriali e ospedaliere essenziali anche in via continuativa sebbene non contribuisca al servizio sanitario nazionale. Inoltre, al medico che cura il clandestino è fatto esplicito divieto di segnalarlo alla polizia; in pratica si impone al medico di diventare complice di una situazione illegale.
Articolo 38, comma 3: la scuola deve tutelare la cultura e la lingua di origine dell'extracomunitario; peccato che simile trattamento non sia riservato alle nostre lingue, ai nostri dialetti ed alle nostre tradizioni locali che vengono osteggiate e beffeggiate dallo Stato italiano.
Articolo 38, comma 6: la scuola deve fornire gratuitamente speciali servizi allo straniero, tra i quali si annoverano specifici insegnamenti integrativi nella lingua e cultura di origine. Come se non bastasse l'istruzione di base, la scuola dovrà provvedere a fornire anche insegnamenti integrativi supplementari.
Articolo 38, comma 7: con apposito regolamento è previsto il riconoscimento di titoli di studio ottenuti in qualunque paese. Il sudato diploma o l'agognata laurea del giovane italiano sono equiparati ad un qualunque titolo di studio ottenuto, chissà dove e chissà come.
Articolo 38, sempre comma 7: è prevista l'introduzione della figura del mediatore culturale per poter comunicare con le famiglie degli alunni stranieri. Si tratta di posti di lavoro che saranno a carico dei cittadini italiani e serviranno per dare uno stipendio a migliaia di extracomunitari che, viceversa, non avrebbero una collocazione. In pratica l'immigrazione alimenta l'immigrazione in una catena infinita.
Articolo 40, comma 1: le regioni ed i comuni sono obbligati a costruire centri di accoglienza per ospitare extracomunitari che non dispongono di un alloggio. In questo modo l'extracomunitario non è vincolato a trovare un alloggio, ma può tranquillamente soggiornare a carico della collettività.
Articolo 40, comma 4: lo straniero può accedere ad alloggi sociali prevalentemente organizzati in forma di pensionato con canoni inferiori a quelli normalmente praticati dal mercato. Anche in questo caso si presuppone che lo straniero non sia tenuto ad avere un alloggio e pagare un regolare affitto.
Articolo 40, comma 5: le regioni devono concedere contributi per ristrutturare alloggi pubblici al fine di destinarli ad abitazione di stranieri. I contributi possono essere addirittura a fondo perduto e comportano il vincolo ad ospitare solamente stranieri. Mentre i nostri pensionati spesso vivono in situazioni fatiscenti, gli extracomunitari, a spese delle regioni, devono disporre di alloggi ristrutturati e confortevoli.
Articolo 40, comma 6: gli extracomunitari entrano nelle graduatorie per le case popolari al pari dei nostri cittadini, pur non avendo contribuito in alcun
Articolo 41: qualsiasi straniero con il permesso di soggiorno per un solo anno è equiparato ai nostri cittadini, ai fini dell'assistenza sociale, sanitaria, per invalidi civili, ciechi, sordomuti, e così via. In pratica, individui che sono arrivati da poco e che non hanno mai versato una lira di tasse possono beneficiare di pensioni e assegni mensili a carico del contribuente.
Articolo 44: lo straniero può denunciare un cittadino italiano per presunto comportamento discriminatorio avvalendosi di semplici congetture o statistiche non comprovate. In sostanza, c'è l'inversione dell'onere della prova. L'extracomunitario gode inoltre di una duplice tutela: primo, ha tutti i diritti che spettano ad un lavoratore italiano; secondo, può accusare chiunque di discriminazione senza fornire prove circostanziate, ma avvalendosi si semplici supposizioni.
Sono solo alcuni dei punti che provano quanto sia diverso il trattamento riservato ai cittadini italiani e ai cittadini stranieri nel nostro paese.
Alla luce di quanto ho appena esposto, mi auguro che il Presidente del Consiglio riveda la sua posizione e si convinca a ritirare dalla distribuzione un «Appello» che non ha alcuna ragione di esistere. Quanto di sbagliato e di insensato è stato fatto in quest'ultimo periodo! Non ultima la regolarizzazione di 250 mila persone che, come lei sa bene, signor ministro, hanno portato in gran parte documenti fasulli comprovanti un lavoro che in realtà non hanno. Basta andare nei parcheggi e lungo le strade per vederli che fanno i parcheggiatori o i lavavetri, oppure vendono mercanzia di ogni tipo; se fossero persone che davvero hanno un posto di lavoro, non passerebbero le giornate agli angoli delle strade a fare davvero pena - poverini -, ma sarebbero a lavorare. Eppure, la maggior parte è regolarizzata e rientra nei 250 mila.
Ciò significa, caro ministro, che qualcosa non ha funzionato nelle maglie della rete della giustizia del nostro paese; vuol dire che persone che hanno dimostrato di avere un posto di lavoro, non lo avevano realmente. Evitiamo di arricchire ulteriormente le file della mafia, della n'drangheta, della camorra, della delinquenza e della prostituzione. Cerchiamo di dare a queste persone la dignità che meritano, facciamo venire nel nostro paese solo coloro per i quali esiste la garanzia di un posto di lavoro, non tutti. Almeno una volta facciamo le cose ben fatte!