Seduta n. 496 del 3/3/1999

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(Esame di questioni sospensive - A.C. 5535)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione delle questioni sospensive che, a norma dell'articolo 40, comma 5, del regolamento, sarà unica e si concluderà con un'unica votazione sulla sospensiva e quindi, se approvata, sulla scadenza.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Fini, che illustrerà le questioni sospensive nn. 1, 3, 4 e 5, presentate da deputati del gruppo di alleanza nazionale.

GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendiamo atto del voto testé espresso dall'Assemblea. Cercherò di spendere brevemente qualche parola per motivare ulteriormente, anche se forse non ce n'è bisogno, le ragioni per le quali alleanza nazionale, non sola, ritiene necessario chiedere all'Assemblea di non iniziare la discussione generale e di sospendere, quindi, l'esame del provvedimento di legge.
Cercherò di farlo prendendo spunto innanzitutto da quanto detto dall'onorevole Soda. Credo debba essere ringraziato perché è l'unico esponente della maggioranza che sostiene questa legge e che ha ritenuto doveroso spiegare le ragioni di quella che si è rivelata essere la maggioranza dell'aula che non so se corrisponda o meno, in questo caso, alla maggioranza del paese.
Non vi è ombra di dubbio, colleghi, che la questione che stiamo dibattendo sia di grande rilievo politico perché rimanda direttamente e in modo esplicito alla concezione che ognuno ha del ruolo che i partiti devono avere in una moderna democrazia parlamentare.
È sicuramente vero quello che veniva detto poc'anzi cioè che è difficile pensare di organizzare una democrazia parlamentare


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che prescinda dal ruolo dei partiti. Ma, onorevole Soda, non è questo il punto. Noi stiamo discutendo di altro; stiamo discutendo di procedure che, a nostro modo di vedere, surrettiziamente riportano in auge un sistema di finanziamento che è stato sconfessato dagli italiani con il referendum. Ecco perché credo sia molto importante - e cercherò di farlo - essere chiari; altrettanto importante, però, è assumere responsabilità e, mi auguro, bandire atteggiamenti demagogici.
Qual è la posizione di alleanza nazionale? Con buona pace di chi legge soltanto una parte di ciò che trova scritto, quella di alleanza nazionale è una posizione credo estremamente chiara. Noi non siamo contrari - come l'onorevole Soda, con tono un po' apocalittico, ha ipotizzato - a riconoscere ai partiti politici che hanno statuti democratici e che, quindi, sono dei pilastri della vita parlamentare, il diritto a veder finanziato, tramite rimborsi, il costo di una campagna elettorale. Noi non siamo contrari al finanziamento volontario alla politica.
Quando qualcuno, con l'aria di chi ci vuole cogliere in castagna dice: «Ma avete votato per il 4 per mille e siete passati alla cassa per prendere gli anticipi» sostiene una cosa che io per primo affermo: finanziamento volontario e rimborso delle spese elettorali. Noi ricordiamo - a differenza di altri che, evidentemente, preferiscono non ricordarlo - che il finanziamento pubblico ai partiti (quindi, con i soldi dello Stato) è stato cancellato da un referendum che all'epoca fu giudicato dall'allora Presidente del Consiglio, oggi ministro per le riforme, qualcosa di più di un referendum, addirittura un passaggio di regime. Amato disse più o meno (se non ricordo male, è stato richiamato prima dall'onorevole Calderisi): «Sia ben chiaro che il voto degli italiani ha una valenza talmente importante da far capire che gli italiani non vogliono più i partiti come pezzi o segmenti dello Stato, ma vedono i partiti come associazioni che liberamente si organizzano e che, quindi, non possono degenerare in partitocrazia».
Onorevoli colleghi della maggioranza (in questo caso allargata alla lega), avremmo preferito che, nell'assunzione di responsabilità, qualcuno dicesse: «Signori, riteniamo che l'umore della società sia cambiato e che non si sia più in presenza dei fenomeni che erano reali all'epoca del referendum sul finanziamento ai partiti; riteniamo» - salvo ovviamente dimostrarlo - «che la nostra sia una società diversa e migliore rispetto all'epoca, che quindi non vi sia più quel sistema di corruzione che vi era allora, per cui pensiamo di riproporre una legge che finanzia i partiti politici». Ovviamente, da parte nostra e credo di qualcun altro si sarebbe obiettato: «Verificheremo attraverso un nuovo referendum se è come voi dite». Se però aveste seguito la via dell'assunzione di responsabilità (vale a dire: finanziamo i partiti), oggi non saremmo costretti a fare quello che facciamo e faremo, vale a dire una durissima opposizione in questa sede e fuori di qui. Avete seguito l'altra via, quella della furberia, del mascheramento del contenuto. Chiamate rimborsi elettorali (cercherò di spiegare perché non si tratta di rimborsi) quello che è un finanziamento surrettizio e, come se tutto ciò non bastasse, cercate di anticipare ulteriormente un contributo ai partiti che non sappiamo se gli italiani abbiano effettivamente deciso. Qual è la nostra posizione? Abbiamo votato la legge sul 4 per mille e da tempi non sospetti chiediamo al ministro competente di far sapere a quanto ammonti la somma complessiva che gli italiani, liberamente, hanno destinato alla politica. Non solo, peraltro, abbiamo votato quella normativa ma, come tutti, abbiamo anche utilizzato la prerogativa della legge, l'anticipo salvo conguaglio.
Onorevoli colleghi della maggioranza, è scandaloso chiedere - come facciamo - che si sappia a quanto ammonta il conguaglio (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)? Il conguaglio può essere attivo o passivo, noi possiamo presumere - lo dico per paradosso dialettico - di aver preso meno di quanto abbiamo già incassato; temiamo di


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aver incassato di più di quello che ci spettava, noi al pari di tutti gli altri partiti politici. Non si può dire, nei confronti di un cittadino qualsiasi, il quale se chiede un anticipo salvo conguaglio sa che, prima o poi, quel conguaglio viene presentato: «Lo Stato, con riferimento al conguaglio che spetta ai partiti, non è in grado di dare una risposta». Questo anche e soprattutto perché, onorevoli colleghi della maggioranza, sapete che fino a qualche giorno fa sembrava che così non fosse. L'onorevole Visco, da noi interpellato molte volte in pubblico ed in privato, in televisione, nelle piazze e in quest'aula, ha inviato una lettera al presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Maccanico, in cui si legge testualmente: «Da quanto rilevato presso l'anagrafe tributaria, le schede presentate nella dichiarazione del 1997» - quindi il 4 per mille - «e relative all'anno di imposta precedente sono state 450 mila e sono tuttora in fase di acquisizione ottica da parte dei centri di servizio. La conclusione dell'operazione di lettura è prevista entro il mese di marzo;» - oggi è il 3 marzo - «soltanto allora i dati definitivi sulle scelte dei contribuenti saranno disponibili».
Il ministro Visco ha dichiarato una cosa che non corrisponde al vero? Da allora (era il 19 gennaio) ad oggi ha scoperto di non essere in grado di disporre di tali dati? Lo dica, ma non si può prescindere con tanta leggerezza dalle affermazioni del ministro competente. Il ministro ha affermato - lo ripeto - che entro il mese di marzo il Ministero delle finanze sarà in grado di dire agli italiani e ai partiti se il 4 per mille ha determinato un gettito sufficiente a coprire gli anticipi o se, al contrario, vi è un conguaglio negativo.
Nulla di tutto ciò è previsto nella proposta di legge Balocchi, ove si passa dal danno alla beffa; infatti, si chiede l'anticipo per il 1999 senza sapere se il conguaglio per il 1998 e per gli anni precedenti sia passivo o attivo e, come se non bastasse - ma ciò è stato già detto -, si pensa di allargare l'anticipo del denaro anche a partiti virtuali che - nessuno si offenda - non hanno avuto un riscontro dalle urne (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale), e di abbassare la soglia del 3 per cento all'1 per cento.
Senza andare troppo per le lunghe, francamente mi chiedo e vi chiedo se non pensiate che sia arrivato il momento per un'assunzione di responsabilità e - perché no? - se, onorevole Soda, si crede ad una democrazia basata sui partiti, di non infliggere alla politica e ai partiti stessi un'ulteriore onda di discredito, che necessariamente arriverà. Il provvedimento non solo prevede, infatti, di anticipare ancora 110 miliardi ai partiti senza sapere - e Visco si era impegnato a farlo entro marzo - se gli italiani hanno deciso o meno di darci quei denari; esso eleva anche a 4.000 lire per voto il rimborso delle spese elettorali. Noi siamo favorevoli a tale rimborso, così come siamo favorevoli al finanziamento volontario della politica, ma vi rendete conto di cosa significhino le 4.000 lire? Pensate davvero che un partito possa spendere 80 o 100 miliardi in una campagna elettorale?

STEFANO STEFANI. Ne avete spesi di più!

GIOVANNI PACE. Lo sappiamo!

GIANFRANCO FINI. Non credo che oggi esista un partito in grado di spendere 80 o 100 miliardi, il mio sicuramente no. Se un partito, però, ottenesse il 20 o il 25 per cento dei voti - onorevoli colleghi, ragioniamo insieme su questo dato - riceverebbe a titolo di rimborso per le spese elettorali 80-100 miliardi di lire, e li otterrebbe, ai sensi della proposta di legge Balocchi, «spalmati» nell'arco della legislatura. Si tratterebbe di un finanziamento surrettizio, non del rimborso delle spese elettorali (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!
Per concludere l'illustrazione della nostra proposta che, come ho cercato di argomentare, è responsabile e non demagogica, dichiaro che siamo favorevoli al


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finanziamento volontario della politica e al rimborso reale delle spese elettorali; siamo favorevoli anche ad alcune parti della proposta di legge Balocchi, senz'altro positive e di cui nessuno parla, come la possibilità di dare ai partiti dei servizi. Infatti, la politica va finanziata anche attraverso questi ultimi, come la possibilità di utilizzare le sale dei consigli comunali, della quale abbiamo parlato tante volte (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Qual è la nostra proposta? Fermiamoci finché siamo in tempo; non facciamo sì che la pubblica opinione dia un giudizio negativo del Parlamento, giudizio che vi sarebbe nello stesso momento in cui la pubblica opinione dovesse apprendere che i partiti si anticipano 110 miliardi senza sapere a quanto ammonti il contributo liberamente dato dagli italiani e, per di più, con un'altra torta di diverse centinaia di miliardi da spartire dopo il voto. Noi proponiamo di cancellare dalla proposta di legge Balocchi la parte relativa all'anticipo del 4 per mille per il 1999, ma senza dire: «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, e ci si scordi il passato».
Esiste, poi, un altro aspetto vergognoso - me lo consentano gli estensori della proposta di legge Balocchi -: non si può prevedere il rimborso dal 2000 in dieci anni a tasso zero. Si cancelli l'ipotesi dell'anticipo per il 1999; si dica al ministro Visco di fornire i dati, perché ha dichiarato che sarebbe stato in grado di farlo entro marzo, e se il conguaglio ci vede debitori nei confronti dello Stato si impegnino i partiti a restituire ciò che hanno ricevuto indebitamente.
Si discuta poi di come quantificare il rimborso delle spese elettorali, ma dopo e non prima del voto. Infatti, se lo si facesse prima, si sarebbe davvero in presenza di un tentativo truffaldino di finanziare i partiti e di ingannare la pubblica opinione (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Di Capua, che illustrerà anche la questione sospensiva Piscitello n. 2, di cui è cofirmatario.

FABIO DI CAPUA. Signor Presidente, attendo che finisca l'eco degli applausi all'onorevole Fini (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Noi, a conferma di quanto già espresso dai colleghi del mio gruppo, vediamo con grande preoccupazione quanto sta verificandosi in quest'aula e nel Parlamento in questi giorni. Riteniamo che nel paese sia ancora diffuso un clima di disaffezione e di distacco della opinione pubblica nei confronti delle istituzioni, della politica e dei partiti. Chi non condivide questa analisi credo sia al di fuori della realtà!
L'analisi della storia di questi anni - che ha visto episodi diffusi di corruzione politica e fenomeni di clientelismo, di lottizzazione radicata e di occupazione dello Stato e delle istituzioni da parte dei partiti - non può non portare a condividere quanto sia assolutamente giustificato questo clima, questo atteggiamento di distacco, di disillusione, di disaffezione e anche di diffuso disagio che i cittadini provano nei confronti di tali problematiche.
A tale clima e a questo contesto non è certamente estraneo il tema oggi in discussione: quello del finanziamento pubblico ai partiti politici, sul quale - con molta chiarezza, con grande decisione e con grande consenso - i cittadini si sono pronunciati nel senso di una sua abolizione. Preciso però che non si è trattato di una bocciatura di principio del partito inteso come strumento di partecipazione alla vita democratica; non credo che questo sia assolutamente in discussione, ma lo è l'uso distorto e corrotto che spesso è stato fatto di tale strumento.
Ebbene, a questo clima e a questo stato di cose, il Parlamento in carica due anni fa ha risposto con la proposta di legge n. 2 del 1997. Sembrava una soluzione al problema; ricordo che fu una legge largamente votata, anche se con una certa fretta, ma fu largamente condivisa! L'elemento


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di grande novità di questa legge consisteva nell'aver finalmente inserito il principio di una adesione volontaria e consapevole dei cittadini al finanziamento della politica attraverso il meccanismo del 4 per mille: era un elemento di grande novità, che fu molto apprezzato.
Fu anche lanciata una sfida (Veltri lo ha ricordato) con la seguente dichiarazione di D'Alema su questo tema: i partiti dovranno meritarsi quel contributo!
Ebbene, su questa legge si sono addensate nubi quali quella della proroga dei termini di presentazione dell'adesione e l'anticipazione della prima tranche di risorse. Era un cambiare le regole in corsa...

IGNAZIO LA RUSSA. Era un conguaglio.

FABIO DI CAPUA. Onorevole Fini, le ricordo che anche la sua parte politica votò l'anticipazione l'anno scorso; fummo veramente in pochi in quest'aula ad esprimerci contro quel blitz che si volle affermare nella clandestinità dell'aula, con l'aula chiusa e facendo ritirare le firme per l'assegnazione in sede legislativa del relativo provvedimento. Ricordiamo bene che cosa successe in quelle ore e in quei giorni!
Ebbene, ora si dice di voler abrogare questa legge perché non avrebbe funzionato. Perché non ha funzionato? Perché i cittadini non hanno aderito? Perché i cittadini, ancorché invitati a farlo, non hanno inteso partecipare al finanziamento di questo sistema? Era questa una ragione sufficiente ad abrogare questa legge? Non sarebbe stato più opportuno individuare dei correttivi a quel sistema per applicare meglio quella legge, per velocizzare i controlli delle dichiarazioni e per favorire l'adesione al limite anche al finanziamento della propria forza politica?
Si è preferito cancellarla perché si è visto quanto sia ancora diffuso nei cittadini un sentimento di disaffezione e di sospetto nei confronti del sistema. E la proposta che viene avanzata non soddisfa l'esigenza di un nuovo strumento che consenta ai partiti di recuperare credibilità e fiducia. Noi abbiamo sostenuto delle proposte che partivano dall'esigenza di offrire alle forze politiche maggiori servizi e strumenti per il pieno esercizio del loro mandato pubblico e popolare. Purtroppo, abbiamo trovato delle porte chiuse di fronte a queste proposte. Abbiamo trovato uno strumento di finanziamento surrettizio dei partiti e ci saremmo aspettati - lo dico anche all'onorevole Soda - almeno un riconoscimento delle difficoltà finanziarie dei partiti che giustifichino la invarianza del gettito che si vuole assolutamente difendere con questa legge. Ci saremmo aspettati un atteggiamento di maggiore disponibilità a fronte delle difficoltà economiche in cui i partiti versano. Torneremo su questo tema nelle prossime ore.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi chiediamo che si sospenda questa discussione, che si ritiri questa proposta, perché essa è in contrasto con un vincolo referendario sul finanziamento ai partiti, con un vincolo referendario sulla legge del maggioritario, con l'impegno a presentare i conti sulle adesioni al finanziamento ai partiti e con la volontà degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo di misto-«L'Italia dei valori»)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, prima di pronunciarmi a favore delle questioni sospensive, vorrei ricordare all'Assemblea che considero con orgoglio la mia decisione del 23 dicembre 1996, assieme ad altri dodici colleghi, di votare contro la legge che prevedeva il contributo del 4 per mille. Lo ricordo e vorrei richiamare anche le motivazioni addotte perché mi sembrano rilevanti nella nostra discussione. Si parla di finanziamento pubblico della politica, ma in realtà la distinzione rilevante non è fra finanziamento pubblico e finanziamento privato. Il finanziamento è sempre privato perché i soldi del finanziamento pubblico pro


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vengono dalle tasche private dalle quali sono stati prelevati. La distinzione rilevante in tema di finanziamento è tra finanziamento coercitivo e finanziamento volontario e, quando parliamo di finanziamento pubblico, di fatto intendiamo un finanziamento coercitivo.
È stato ricordato a coloro i quali si opponevano a quella legge che i partiti sono l'essenza del dibattito democratico e che essi subiscono dei costi. Questi costi, affinché la democrazia funzioni, devono essere in qualche modo coperti. In altri termini - si diceva - i partiti hanno bisogno di soldi e questo giustifica la legge. Non mi sembra un'argomentazione sufficiente, infatti, anche il ladro ruba perché ha bisogno di soldi ma non ha la pretesa di fare di questo una legge dello Stato.
Personalmente sono dell'idea - che non è nuova ma è vecchia di due secoli - di Thomas Jefferson che diceva che costringere qualcuno a finanziare opinioni che non condivide è immorale e tirannico. Tutto questo è vero e per questo io ero contrario a quella legge.
Tuttavia, in questo momento non stiamo decidendo se quella legge fosse giusta o sbagliata ma ci stiamo occupando della possibilità di consentire una verifica su quella legge per vedere se abbia funzionato o meno e se effettivamente i cittadini italiani, nel rispetto dello spirito di quella legge, abbiano deciso di destinare il 4 per mille al finanziamento della politica. Quindi, i sostenitori di quella legge, tra i quali non mi annovero, dovrebbero essere favorevoli alla sospensiva, se è vero quanto dichiarato dal ministro delle finanze nella sua lettera al presidente Maccanico, ovvero che entro la fine di questo mese si potrà sapere quale sia l'importo effettivo che i cittadini italiani, liberamente nelle loro dichiarazioni, hanno deciso di destinare a quello scopo (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). Vorrei fare appello, io che ero contrario a quella legge, a coloro i quali di quella legge sono stati sostenitori, nel rispetto della loro decisione di allora per ragioni di coerenza e - mi si consenta - anche di decenza, affinché votino a favore della sospensiva (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Colleghi, avverto che, subito dopo la votazione, sospenderò la seduta fino alla ripresa pomeridiana; vi informo che domani alle 9 esamineremo un documento in materia di insindacabilità, alle 10 riprenderemo l'esame della proposta di legge n. 5535 e abbinate, con la ripresa televisiva diretta, successivamente esamineremo il disegno di legge n. 5324, sulla carriera diplomatica e prefettizia fino alle 14; nel pomeriggio, si procederà allo svolgimento di strumenti del sindacato ispettivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni sospensive Fini n. 1, Piscitello n. 2, Lo Presti n. 3, Antonio Pepe n. 4 e Storace n. 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 283).

(Applausi polemici dei deputati del gruppo misto-«L'Italia dei valori»).

ALTERO MATTEOLI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALTERO MATTEOLI. Signor Presidente, desidero segnalare che il dispositivo di voto della mia postazione non ha funzionato.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.


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La Camera potrà pertanto procedere alla discussione generale della proposta di legge n. 5535 e abbinate, che avrà luogo nel pomeriggio, alle 18, dopo lo svolgimento degli strumenti del sindacato ispettivo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

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