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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Giovanardi n. 3-02556 (Vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 2).
CARLA ROCCHI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Signor Presidente, l'interrogazione è volta a conoscere in quale misura il possesso del diploma di maturità professionale «assistente di comunità infantili» debba o possa essere equiparato al diploma rilasciato dalla scuola magistrale. Oggi noi siamo in una situazione nella quale vi è una chiara indicazione di legge. In altre parole, con l'articolo 402, comma 1, lettera a), del testo unico in materia di istruzione - approvato con il decreto legislativo n. 297 del 1994 - siamo nella condizione normativa per la quale non è
possibile al Ministero della pubblica istruzione ammettere ai concorsi a posti di docenti di scuola materna candidati che non siano in possesso dei titoli di studio previsti nella legge appena citata. Infatti, l'articolo 402 prevede in maniera esplicita che, fino al termine dell'ultimo anno dei corsi di studio universitari, per il rilascio dei titoli previsti dalla legge n. 341 del 1990 e per i concorsi di cui si tratta è richiesto esclusivamente il possesso del diploma conseguito presso le scuole magistrali o presso gli istituti magistrali. La ragione di ciò risiede nel fatto che queste scuole hanno avuto lo scopo di formare il personale insegnante della scuola materna, che accoglie ovviamente i bambini in età prescolastica e che ha precise finalità di formazione della personalità infantile, per l'assistenza e la preparazione alla frequenza della scuola dell'obbligo.
PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di replicare.
CARLO GIOVANARDI. Quando ci troviamo di fronte ad incongruenze di questo tipo, credo che forse il Governo farebbe meglio non a demandare il tutto a sempre improbabili e futuri riordini complessivi della materia, ma ad agire diversamente. Se è vero, come è vero, che per ottenere questo diploma di maturità professionale di assistente di comunità infantili ci vogliono cinque anni di studio specializzato, mentre invece la scuola magistrale garantisce il diploma dopo un corso di studi di durata minore e con una qualifica forse inferiore, non si comprende perché i ragazzi o le ragazze che escono dalle scuole con quel titolo di assistenti di comunità infantili non possano accedere e sviluppare la loro professionalità - che è stata acquisita con sacrificio e con un curriculum di studi specifico che li prepara a seguire i bambini - a quella attività a causa di un decreto legislativo.
impossibilità di accedere a quella professione alla quale sono stati preparati.
Il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione ha facoltà di rispondere.
Proprio il carattere e le finalità esclusive specifiche della scuola magistrale, pongono in evidenza le differenze tra i titoli rilasciati da questa scuola ed il diploma professionale di assistenti di comunità infantile.
Questa è la risposta del Governo nel merito del quadro normativo. L'interrogazione in esame pone però certamente in essere un dato che dovrà trovare risposta nell'ambito del più generale riordino della scuola in quanto tale perché, se è vero che la legge prescrive questo e che al di fuori di tali termini non consente alcun tipo di azione, è altrettanto vero che il diploma di maturità professionale di assistente di comunità infantili è un titolo che - come evidenziato dall'interrogante - si fonda su di una articolazione di preparazione che rende il titolo stesso «a tutto tondo» un qualcosa di sostanzioso.
La sintesi della mia risposta è quindi la seguente: a normativa vigente, non è possibile fare altro; ma nella prospettiva di un generale riordino - anche su sollecitazione di argomentazioni come quelle avanzate oggi in quest'aula - dell'intera materia, si dovrà trovare un momento di riflessione e di approfondimento.
Bisognerebbe soffermarsi a lungo su questi famigerati decreti legislativi perché ormai il Parlamento è diventato il luogo nel quale si esprimono pareri, mentre il Governo è diventato l'organo che legifera nel nostro paese! Ricordo, infatti, che siamo stati sepolti da centinaia di decreti legislativi i quali sfuggono completamente al controllo del Parlamento e sui quali il Parlamento stesso è chiamato ad esprimere un parere e, anche se segnala l'esistenza di talune incongruenze o distorsioni chiedendo di apportare modifiche, il Governo alla fine fa quello che gli pare! Pertanto, quando sento parlare di decreti legislativi e di una scelta compiuta attraverso tale strumento, mi metto già sulla difensiva.
Credo, però, che il sottosegretario Rocchi abbia riconosciuto l'esistenza di una incongruenza ed una disparità di trattamento assolutamente ingiustificata; anzi, peggio: esiste un sistema che offre ai giovani una qualifica professionale specialistica, li fa studiare per cinque anni e, poi alla fine, una volta che hanno conseguito quel diploma, li mette di fronte alla
Credo che prima del riordino complessivo della scuola italiana si possa anche provvedere urgentemente, con una iniziativa parlamentare che io preannuncio in questa sede o con una iniziativa del Governo, a sanare questa anomalia prima del 2001. Siamo nel 1999, credo che le persone che stanno frequentando questi corsi e che matureranno questo diploma e diventeranno assistenti delle comunità infantili abbiano il diritto di vedere riconosciuta la propria professionalità.
Il sottosegretario ha dato una spiegazione di una anomalia che viene certificata in qualche modo dalla legislazione vigente (peraltro controllerò l'iter di questo decreto legislativo), ma se la legislazione è sbagliata, se questa incongruenza è palese, se è ingiusto istituire corsi quinquennali senza dare sbocchi professionali ai ragazzi che li frequentano anche se escono specializzati in una determinata materia, se tutto questo è vero, se la norma è sbagliata, allora occorre cambiarla. Noi interverremmo con una iniziativa parlamentare ma ritengo anche che il Governo, nel momento in cui riconosce questa anomalia, non possa rimanere inerte o rinviare tutto alla futura riorganizzazione della scuola italiana, anche perché noi vorremmo che tali questioni fossero decise in tempi brevi e non in tempi lunghissimi.