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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, colleghi, la questione sottoposta stamani all'Assemblea rappresenta un caso emblematico - e di grande significato - che potrebbe preludere ad un atteggiamento della Giunta e dell'Assemblea, in termini di giurisprudenza futura, sul problema dell'insindacabilità.
pare miri a screditare la figura morale della persona in questione, tra l'altro sollecitando nel pubblico, io credo, gli istinti più bassi. Tutto questo viene fatto - ma lo abbiamo già sottolineato in passato - da un palco televisivo, in cui non c'è un Presidente della Camera che può intervenire per far notare che si sta andando oltre le righe.
PRESIDENTE. Onorevole Bielli, deve concludere.
VALTER BIELLI. ...abbiamo authority che hanno proprio il compito di intervenire su questioni che riguardano la sfera privata degli individui.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saraceni. Ne ha facoltà.
LUIGI SARACENI. Signor Presidente, nel corso dello svolgimento del dibattito ho sentito un collega che faceva la seguente osservazione: «È mai possibile che ogni settimana dobbiamo occuparci di una vicenda che riguardi l'onorevole Sgarbi?». Io credo che la responsabilità di tutto ciò sia dovuto all'atteggiamento del Parlamento. Infatti, se avessimo fatto capire fin dall'inizio all'onorevole Sgarbi che il Parlamento non era il luogo in cui avrebbe potuto trovare protezione la sua diversa attività di personaggio televisivo, oggi non avremmo di che lamentarci.
l'interrogazione dell'onorevole Veneto e che non compare nello squallore delle invettive dell'onorevole Sgarbi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
Da parte mia e del mio gruppo, si è sempre cercato di avallare in Assemblea le decisioni prese in Giunta.
Lo abbiamo fatto anche quando in sede di Giunta non le avevamo pienamente condivise e magari avevamo votato diversamente. Questa scelta era dettata da un'esigenza di correttezza istituzionale e soprattutto dal fatto che continuiamo a pensare che questioni di tale complessità non possano essere decise attraverso una prova di forza tra opposti schieramenti politici, ma debbano esserlo piuttosto attraverso il tentativo, forse faticoso e difficile, di una valutazione meditata di tutti gli elementi, non sempre semplici da dirimere ed anche di notevole complessità giuridica, ma che risultano rilevanti. Si tratta di valutazioni che, evidentemente, possono essere compiute solo attraverso una riflessione attenta e, io dico, tramite lo sforzo dell'organo ristretto, la Giunta, di operare in modo da assicurare, alla fine, una coerenza giurisprudenziale.
Non so se altri si siano sempre attenuti a questi criteri, ma ciò rientra nelle responsabilità politiche di ogni parte e di ognuno di noi; il caso in questione però merita, almeno per quanto mi riguarda, un trattamento particolare. Qui siamo chiamati a compiere una scelta di fondo non facile, riassumibile in questi termini: può il parlamentare, sia pure al fine di denunciare una situazione apparentemente illegittima, che attiene all'esercizio di funzioni pubbliche, non limitarsi semplicemente a criticare determinati comportamenti, in termini anche aspri, ma attaccare pesantemente la sfera intima delle persone che ricoprono degli incarichi, esponendo poi i soggetti in causa ad un linciaggio morale le cui dimensioni non sappiamo ben definire? Pongo con molta forza questo interrogativo ed invito tutti i colleghi a riflettere. Si attacca la dignità della persona, si espone la sua vita privata e le sue scelte, a volte anche difficili e dolorose, alla pubblica gogna, al pubblico dileggio. Questo rientra nelle funzioni del parlamentare? Per di più, tutto viene fatto con una tecnica (che io posso apprezzare, in riferimento al personaggio in questione, per la sua capacità teatrale, per il modo in cui espone le questioni) il cui dato caratterizzante è l'insinuazione e lo scandalismo. Si può ammettere tutto ciò? Nel caso di specie, credo che ci siano allusioni pesanti e dico anche a Vittorio Sgarbi che, rispetto ad altre vicende, vi è anche una volgarità di toni: il tutto mi
Ebbene, per queste considerazioni io chiedo a voi ed a me stesso, ma è una domanda che ho rivolto anche a Vittorio Sgarbi: cosa ha a che fare tutto questo con la funzione del parlamentare? Cosa c'entra il Parlamento con la sistematica «liquidazione» morale di una persona, per quanto criticabili possano essere i comportamenti da essa posti in essere nell'esercizio di una funzione d'ufficio?
Mi rivolgo ai colleghi con molta serenità, cercando anch'io di riflettere, per invitarli a considerare che si tratta di una questione molto delicata, perché sono in gioco i diritti soggettivi di tutti i cittadini.
Sento ripetere spesso in quest'aula che tutti vogliamo professarci liberali. È giusto, credo che la cultura liberale ci richiami ad un atteggiamento di questo tipo. La cultura liberale è fatta di regole, al punto che...
Per tutte queste ragioni, lo dico con forza, non credo che siamo di fronte ad atti che possano essere riportati al criterio della insindacabilità.
Per quanto riguarda il caso specifico, non so se si tratti veramente di una cosa così squallida, come emerge dalle dichiarazioni dell'onorevole Sgarbi nel corso della trasmissione Sgarbi quotidiani, oppure se si tratti di una tormentata vicenda, che può capitare anche ad un magistrato di vivere e che ha portato addirittura alla procreazione di un figlio. Potrebbe essersi trattato, infatti, di una vicenda che non ha molto a che vedere con lo squallore emerso dalle parole dell'onorevole Sgarbi. Quello che è certo è che non è compito del Parlamento accertare se si sia trattato di una vicenda di questo tipo o meno.
Il collega Pecorella, da giurista acuto qual è, sa bene che invocare la satira in Parlamento non è appropriato. In primo luogo, non so se si possa parlare, in questo caso, di satira oppure di volgarità gratuita, magari neanche molto apprezzata al di sotto di un certo livello di raffinatezza di gusti (personalmente mi dà molto fastidio, ma non voglio costituire metro di giudizio della satira). Sono d'accordo che la satira può essere considerata una scriminante, ma le scriminanti non si applicano in quest'aula ma nei procedimenti penali. Noi siamo, invece, chiamati ad una diversa valutazione, quella cioè di verificare se l'attività dell'onorevole Sgarbi, ed in particolare questo tipo di volgarità, sia connessa all'attività parlamentare. Credo che le ragioni per cui non possiamo applicare tale prerogativa siano esposte nella relazione della Giunta per le autorizzazioni a procedere quando invoca come parametro l'interrogazione presentata dall'onorevole Veneto. In quel caso si può parlare certamente di attività parlamentare, non solo perché l'interrogazione ne rappresenta uno strumento tipico, ma anche per l'approccio di riflessione critica e di prospettazione problematica che caratterizza
Dobbiamo chiederci, come ha suggerito giustamente l'onorevole Bielli: nel caso in cui quanto detto dall'onorevole Sgarbi fosse stato oggetto di un'interrogazione, essa sarebbe passata al vaglio della Presidenza? È ovvio che l'interrogazione sarebbe stata dichiarata irricevibile. Perché mai, allora, le volgarità che non possono essere contenute in un atto parlamentare tipico dovrebbero essere protette se esternate al di fuori del Parlamento? Ritengo che il provvedimento concernente l'applicazione dell'articolo 68 della Costituzione che abbiamo approvato non servirà a risolvere questo tipo di problemi, tant'è che se fosse già in vigore ci troveremmo a discutere comunque di tale questione. Pensiamo veramente che questa mancanza di rispetto nei confronti di una vicenda che non conosciamo e non abbiamo il dovere di conoscere debba essere considerata riconducibile all'attività parlamentare?
Credo che sia venuto il momento di dare una svolta alle valutazioni dell'Assemblea sulla concessione delle autorizzazioni a procedere per evitare che la Corte costituzionale continui a censurare il nostro lavoro, così come ha fatto in varie occasioni.