Seduta n. 472 del 27/1/1999

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(Interventi contro gli scafisti albanesi)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Lamacchia n. 3-03302 (vedi l'allegato


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A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
L'onorevole Lamacchia ha facoltà di illustrarla.

BONAVENTURA LAMACCHIA. Signor Presidente, onorevole Mattarella, la ripresa dei venti di guerra nel Kosovo ha ridato ancora più fiato alla mafia degli scafisti albanesi, che hanno ricominciato con più forza il traffico di clandestini sulle coste pugliesi. Dall'inizio dell'anno i profughi rintracciati nell'area del Gargano e del Salento sono oltre duemila. L'allarme reale circa la presenza di 50 mila profughi kosovari ai confini dell'Albania diretti verso l'Europa pone in tutta la sua drammaticità l'ampiezza della questione, la cui soluzione non può più essere demandata solo al nostro paese, ma deve coinvolgere direttamente la NATO e l'Europa.
Le chiedo - onorevole Mattarella - come intenda il Governo, di concerto con l'Europa e con la NATO, intervenire per porre fine ai traffici degli scafisti albanesi e per dare un duro colpo alla cupola internazionale mafiosa che ha di fatto costituito sulle coste albanesi una delle sue roccaforti.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.

SERGIO MATTARELLA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ne approfitto per ricordare al collega Mantovano che c'è una differenza tra collaborazione fra Stati diversi e sovrani ed occupazione militare di un altro paese.

ALFREDO MANTOVANO. Lo so che c'è questa differenza! Dovrebbe saperlo anche lei!

SERGIO MATTARELLA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Rispondendo al collega Lamacchia, rilevo che il Governo ha già adottato da tempo una serie di misure volte a frenare e controllare l'immigrazione clandestina.
Sul piano interno, in conformità con quanto previsto dalla legge vigente, è operante in Puglia un apposito piano coordinato di contrasto all'immigrazione clandestina, adottato dallo Stato con l'impiego di personale e mezzi delle varie forze dell'ordine, sia con il concorso della marina militare e delle capitanerie di porto sia sul fronte della vigilanza costiera e di alto mare sia sulle principali linee di comunicazione terrestre, stradali e ferroviarie, impiegate dai trafficanti per condurre i clandestini che sbarchino fuori dal territorio pugliese. Questo dispositivo ha permesso negli ultimi tempi di intercettare in mare e di rintracciare sulla terraferma gruppi nutriti di clandestini e di procedere in molti casi all'arresto degli scafisti e delle altre persone coinvolte nel traffico, nonché al sequestro dei natanti e degli altri mezzi di trasporto.
Informo la Camera che questa notte sono stati rintracciati sulla costa pugliese 247 clandestini, raccolti e collocati nei centri per le procedure previste dalla legge; sono stati arrestati 6 scafisti albanesi, sequestrati 4 gommoni degli scafisti ed arrestati 2 cittadini italiani che conducevano nella loro auto gli immigrati clandestini verso destinazioni evidentemente preordinate.
Il risultato della scorsa notte segue altre iniziative del Governo di particolare rilievo e significato, come quella di assumere altri 1.800 agenti di polizia per rafforzare il controllo del territorio nel nostro paese.
Sul piano dei rapporti internazionali, lo scorso 1 agosto è entrato in opera l'accordo di riammissione con l'Albania, in base al quale gli albanesi entrati illegalmente vengono rimpatriati immediatamente (cosa che è avvenuta per un gran numero di essi). Difficoltà obiettive rendono impossibile - come è noto - operare con fermezza altrettanto rigida nei confronti dei clandestini di origine kosovara o curda, provenienti dalle coste albanesi, in mancanza di idonei documenti di identificazione.


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D'altronde la Convenzione internazionale di Ginevra, la nostra Costituzione, nonché elementari motivi di umanità impongono di accogliere i profughi che scappino da una zona di guerra. È impossibile respingerli o espellerli senza conoscerne la nazionalità e senza l'accoglimento del paese di destinazione per il rimpatrio. Infatti questa è la strada che il Governo sta seguendo: accordi di riammissione, che sono stati raggiunti con i paesi del Maghreb e con l'Albania (cioè le aree che costituiscono la fonte principale dell'immigrazione clandestina).
Nel quadro di un'opera di collaborazione tra le forze di polizia italiane ed albanesi il Governo non esclude l'ipotesi di ulteriori programmi di assistenza all'Albania per stabilizzare il flusso dei profughi e per controllarli, nonché misure di carattere più generale con riferimento alla crisi del Kosovo.
In conclusione, Presidente, il Governo raccoglie l'invito dell'onorevole Lamacchia per un maggiore coinvolgimento e raccordo internazionale, senza il quale è impossibile che un singolo paese faccia adeguatamente fronte a questo fenomeno.

PRESIDENTE. L'onorevole Lamacchia ha facoltà di replicare.

BONAVENTURA LAMACCHIA. Signor Presidente, devo ritenermi pienamente soddisfatto, anche per i risultati che cominciano ad arrivare. Mi rendo conto della complessità di un problema la cui risoluzione (o comunque il suo evolvere in una direzione realisticamente più positiva) non dipende solo dalle nostre forze, ma anche da quello c'è dall'altra parte. L'episodio accaduto a Valona (gli scafisti che hanno sequestrato il capo della polizia e si sono fatti restituire i gommoni sequestrati) evidenzia l'attuale incapacità del Governo albanese a risolvere il problema, ma è anche la concreta dimostrazione della capacità militare ormai raggiunta dalla mafia albanese. Questo episodio, d'altronde, non fa altro che riconfermare l'efferatezza di questi nuovi criminali, che più di una volta non hanno esitato a gettare in mare donne e bambini, pur di sfuggire ai controlli, o che in Italia usano violenze di ogni tipo, per costringere le giovani albanesi alla prostituzione.
Sembra, d'altra parte, evidente che, se non si riuscirà a sconfiggere questa nuova mafia balcanica, laddove essa ha una delle sue roccaforti, sarà ben difficile colpire le sue basi operative in Italia e in Europa.
In conclusione, pur mantenendo talune incognite e riconoscendo alla crisi balcanica alcuni effetti drammatici, riteniamo importante raddoppiare i militari e i poliziotti impegnati in Albania, con un ruolo più attivo, rispetto a quello che svolgono in questo momento; e, soprattutto, ottenere dalle autorità militari albanesi un maggior senso di operatività e una maggior autonomia, che dovranno costituire l'effetto produttivo della spedizione in Albania.

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Borghezio n. 3-03303 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
L'onorevole Borghezio ha facoltà di illustrarla.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, il Governo oggi ci parla di gommoni sequestrati, ma non distrutti: sappiamo che saranno prontamente ricomprati all'asta dagli scafisti, come è già avvenuto nel recente passato.
Ieri, il ministro dell'interno, onorevole Jervolino, ha rivendicato l'apporto dato dall'Italia alla formazione e alla riorganizzazione della polizia albanese.
Dopo l'episodio del sequestro del capo della polizia di Valona, di fronte ai suoi poliziotti inerti, e le eloquenti confessioni dello stesso sulle connessioni tra polizia albanese e clan degli scafisti, il nostro ministro dell'interno poteva almeno evitarsi questo ennesimo nonsense.
Vorrei, tuttavia, ricordare al Governo immemore quanto ha assicurato temerariamente, come al solito, il ministro dell'interno al momento dell'invio in Albania delle nostre varie missioni: esse avrebbero dovuto assicurarci il blocco degli scafisti


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alla partenza dai porti albanesi. Peccato che il ministro si sia scordato di dirci, almeno, quali erano le regole di ingaggio concordate con Tirana: non prevedevano, in realtà, alcun intervento attivo e diretto, né dei nostri militari, né della polizia, contro i trafficanti mafiosi.
È dimostrato, quindi, che il Governo non poteva dare assicurazioni del genere.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.

SERGIO MATTARELLA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Borghezio contiene - pur se non illustrata - una provocazione alla quale, comunque, non intendo sottrarmi.
Premetto che il Governo non ritiene - diversamente da quanto richiede l'interrogante - di promuovere una modifica della normativa vigente in materia di uso delle armi, anche in considerazione dell'alto rischio di errori che potrebbe sussistere nelle circostanze suggerite dall'interrogazione.
Premetto, altresì, che le norme vigenti consentono l'uso delle armi alle forze dell'ordine in materia di contrabbando, quando questo sia compiuto con imbarcazioni in zone di vigilanza e dopo le relative ammonizioni ed i relativi avvertimenti.
Si comprende agevolmente che estendere in maniera indistinta questa norma al traffico di persone comporterebbe problemi da valutare attentamente in quanto vi sarebbe un incremento intollerabile, da parte della nostra società e del nostro paese, dei livelli di pericolo per le persone.
Nessuno, infatti, potrebbe garantire, con margini di certezza sufficienti - in servizi notturni e in condizioni operative difficili - il salvataggio delle persone imbarcate, con il rischio rappresentato dalla possibile presenza a bordo dei natanti condotti dai criminali di persone innocenti, estranee ai reati commessi, usate come scudo.
Sarebbe difficile, in concreto, verificare la presenza di altre persone negli scafi, al di là degli scafisti criminali.
Al contrario di quanto prospettato nella interrogazione, l'obiettivo non può essere quello di affondare o uccidere, ma quello di fermare le imbarcazioni e arrestare gli scafisti, come è avvenuto anche la notte scorsa sulle nostre coste.
È da sottolineare che il Ministero dell'interno ha adottato una ampia serie di azioni di contrasto. Voglio ricordare solo alcuni numeri: dalla fine di marzo 1998 a fine anno sono stati respinti nei paesi di provenienza circa 45 mila immigrati clandestini, a differenza dei primi tre mesi del 1998, in cui i respinti sono stati 9 mila 300.
Cioè, dalla entrata in vigore della vigente legge n. 40 sull'immigrazione, che facilita l'espulsione degli immigrati clandestini, ne sono stati espulsi in nove mesi 45 mila. In questo quadro si conferma l'utilità delle norme vigenti e la possibilità di intensificare le misure di contrasto, d'intesa con i paesi da cui proviene l'immigrazione. Infatti - come ho già detto - l'immigrazione clandestina può essere respinta in base ad accordi di riammissione nei paesi di provenienza. Chiunque dica il contrario non ha cognizione della realtà. Infatti, è impossibile respingere se non si sa dove e se non vi è la possibilità di riammissione da parte del paese di provenienza. Tali accordi di riammissione sono stati stipulati dal nostro Governo con l'Albania e con i paesi del Maghreb che sono i principali paesi da cui proviene l'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghezio ha facoltà di replicare.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, la posizione del Governo è sconcertante! Esso è contrario al blocco navale e alla concessione ai militari del potere di intervenire direttamente in Albania, né intende concordare questi poteri con l'Albania. Non resta allora che la soluzione da noi indicata che però voi respingete con il vostro solito buonismo


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che ha portato solo spaccio, immigrazione selvaggia ed altro.
La nostra proposta è quella di affondare gli scafi e mitragliare non la povera gente ma gli scafisti che - a volerli chiamare con il loro proprio nome - sono dei delinquenti, dei veri mafiosi dediti al più turpe dei traffici, quello di carne umana, di droga e di armi, che voi non volete combattere.
È sconcertante la dichiarazione del ministro dell'interno dopo la rivolta di Valona: ha sostenuto che la malavita albanese non è piccola malavita. Santa ingenuità!
Vi siete dimenticati che fu proprio l'Italia nel 1986 ha far approvare ad un organismo internazionale una risoluzione che impegnava l'Italia e il mondo ad eliminare gli atti illeciti contro la sicurezza della navigazione che mettano in pericolo le vite umane. E questo è il caso. Potremo utilizzare - se esistesse la volontà politica - gli strumenti della legislazione internazionale contro la pirateria.
Si sentono aleggiare dai vertici governativi strani discorsi sulla necessità di un intervento NATO in Albania.
Dobbiamo allora ritenere che questa fosse la vera finalità della politica del nonsense perseguita sinora dal Governo: aprire la strada ad un intervento della NATO su una questione che invece, per noi padani, è e resta essenzialmente e totalmente europea (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)?

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