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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Mantovano n. 3-03301 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ALFREDO MANTOVANO. Signor Vicepresidente del Consiglio, la rivolta armata degli scafisti di Valona ha fatto finalmente accorgere il suo Governo che una parte consistente dell'Albania è dominata dalla criminalità organizzata. Si poteva evitare di perdere tanto tempo: quando l'allora Presidente del Consiglio Prodi si recò a Valona, poco meno di due anni fa, fu scortato dal boss Zani.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
SERGIO MATTARELLA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, questa è la prima di tre interrogazioni relative al medesimo problema: riguardo a quella presentata dal collega Mantovano, osservo come le vicende albanesi siano certamente influenzate in misura rilevante dalla presenza di associazioni criminali, fortemente strutturate e con collegamenti internazionali, che ostacolano il processo, avviato con il concorso della comunità internazionale e dell'Italia in particolare, di consolidamento delle istituzioni democratiche nonché lo sviluppo sociale ed economico di quel paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Mantovano ha facoltà di replicare.
ALFREDO MANTOVANO. Signor Vicepresidente, la sua risposta ci lascia totalmente insoddisfatti. Si è detto che l'Albania è la Colombia d'Europa, ma il suo Governo si comporta in modo diverso da ciò che fecero gli Stati Uniti d'America a partire dagli anni ottanta in Colombia. Gli Stati Uniti diedero aiuti economici e militari alla Colombia, ma non si accontentarono, come fa lei, di semplici impegni verbali disattesi dalla realtà. Ebbero libertà di azione contro le bande dei narcos e la possibilità di estradarli per poterli processare.
L'onorevole Mantovano ha facoltà di illustrarla.
Oggi, il suo Governo deve decidere: l'efficace controllo dello sfruttamento criminale dell'immigrazione clandestina deve avvenire soprattutto a terra, nei porti come Valona, con il sequestro delle imbarcazioni, delle armi e con il contrasto a chi vi si oppone. Se il Governo albanese, il cui leader Majko ha mostrato, anche di recente, di avere rapporti amichevoli con uno dei boss degli scafisti, non vuole realizzare il contrasto a terra, gli aiuti dell'Italia vanno sospesi ed il loro ripristino va condizionato a che l'Albania muti atteggiamento; se invece il Governo albanese non può farlo, va convinto dal Governo italiano affinché si stringa un accordo tra le polizie dei due Stati, teso a consentire l'intervento attivo e non da meri spettatori anche delle nostre forze dell'ordine.
Le chiediamo inoltre chiarezza sul Kosovo: l'Italia deve adoperarsi per una missione ONU che verifichi se il flusso migratorio dal Kosovo all'Albania sia effettivo o fittizio, come denunciato dal Corriere della Sera qualche giorno fa.
L'Italia, proprio per rafforzare questi processi positivi in Albania, fornisce un contributo molto forte alle forze di polizia ed alle forze armate albanesi, anche per la loro ristrutturazione, sapendo che ogni organizzazione statuale, per essere percepita come tale dai consociati, deve essere in grado di garantire la sicurezza ed il controllo del territorio. A tal fine sono stati conclusi alcuni accordi bilaterali ed intese, volti fra l'altro a sviluppare la collaborazione tra le forze di polizia locali e quelle italiane. La presenza e l'attività delle nostre forze di polizia e delle nostre forze armate in Albania non può che essere disciplinata d'intesa con il Governo di quel paese e nel rispetto della sua sovranità.
Il clima di collaborazione stabilitosi con il Governo albanese ha di recente favorito l'approvazione, da parte dell'Albania, della ormai nota legge che consente il sequestro dei gommoni utilizzati dagli scafisti e che, quando sarà pienamente operante, in effetti, consentirà di meglio controllare ed arginare l'attività dei trafficanti di persone. Lo stesso tentativo del direttore della polizia di Valona di procedere al sequestro degli scafi ormeggiati nel porto della città, pur conclusosi negativamente, probabilmente per una serie di decificienze organizzative, dimostra la volontà del Governo albanese di contrastare con nuovi mezzi e con nuovo impegno il traffico di clandestini verso le nostre coste.
Nell'ambito delle iniziative di collaborazione con le autorità albanesi, che il Governo persegue, così come le perseguiva il Governo presieduto dall'onorevole Prodi, che - onorevole Mantovano - non è mai stato scortato in Albania dal signor Zani, è previsto l'insediamento nell'isola di Saseno di un contingente interforze di polizia italiana e l'allestimento di una postazione radar destinati ad assicurare un più efficace controllo della costa albanese.
Ricordo che i profughi del Kosovo, collega Mantovano, rappresentano una realtà consistente e preoccupante, secondo quanto valutato da tutte le strutture internazionali che operano nella regione. La comunità internazionale è stata indotta ad assumere posizioni ferme riguardo al Kosovo proprio in considerazione del rischio di una catastrofe umanitaria legata al fenomeno dei 300 mila profughi che si è valutato siano stati generati dal conflitto.
Per i profughi l'Italia rappresenta certamente la via più facile, in quanto più vicina, di accesso all'Occidente sviluppato e mi sembra scarsamente verosimile che ci si trovi, invece, davanti a dichiarazioni di massa, totalmente false quanto a generalità. Peraltro, negli ultimi giorni la frontiera è stata interamente minata e questo dovrebbe modificare l'andamento dei flussi.
Non possiamo che ribadire che il Governo intende continuare a sostenere la volontà del Governo albanese di impegnarsi con efficacia maggiore nell'azione di contrasto, sapendo che, in sede bilaterale, sarà verificata l'attuazione degli impegni presi dal Governo albanese per continuare nella collaborazione.
Se il suo Governo fosse autorevole, pretenderebbe dall'Albania l'immediata sottoscrizione di un protocollo di collaborazione effettiva ed efficace tra le polizie dei due paesi per poter fare altrettanto. Se fosse autorevole, non si limiterebbe a mandare in Albania soltanto 70 unità di polizia: il contributo «molto forte» dell'Italia al contrasto della criminalità in Albania consiste oggi, infatti, in 70 unità di polizia, meno del contingente di una compagnia dei carabinieri (la fonte di tali dati è il ministro Russo Jervolino nella riunione del Comitato Schengen del 19 gennaio). Se fosse autorevole, contribuirebbe alla distruzione di quelle colture di marijuana che, secondo le informazioni della sezione specializzata dell'ONU per la lotta alla droga, interessano estensivamente 34 dei 36 distretti albanesi; se fosse autorevole, promuoverebbe l'invio di osservatori internazionali al confine con il Kosovo per verificare se chi, venendo in Italia, si qualifica kosovaro lo sia effettivamente (anche in questo caso la fonte è autorevole perché si tratta dell'alto commissariato ONU per i profughi).
Attendere la prima mossa da parte del Governo albanese, come l'onorevole D'Alema ha dichiarato ieri al segretario generale della NATO, quale condizione per l'intervento attivo in Albania equivale ad attendere che i complici della criminalità mafiosa denuncino e facciano arrestare coloro con i quali prendono tranquillamente il caffè al bar, come ha fatto il premier albanese Majko con il boss Tozo; significa confermare che il Governo D'Alema-Mastella non è autorevole (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).