Allegato A
Seduta n. 455 del 15/12/1998


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(Sezione 2 - Investimenti di riserve valutarie della Banca d'Italia da parte dell'Ufficio italiano cambi)

B) Interrogazioni

TARADASH. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa (Il Sole 24 Ore del 1 ottobre 1998, pagina 33) risulta che l'Ufficio italiano cambi abbia investito 250 milioni di dollari di riserve valutarie della Banca d'Italia nel Long term capital management (Ltcm), l'hedge fund americano la cui sopravvivenza, per ora garantita da un tempestivo piano di salvataggio della Fed quantificato in circa 3,6 miliardi di dollari, è stata messa a rischio, con un'esposizione


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stimata in 100 miliardi di dollari, dal deterioramento dei mercati finanziari mondiali che ha determinato una svalutazione delle attività del fondo di quasi il 50 per cento;
l'Ufficio italiano cambi, al quale da oggi la Banca d'Italia subentra come responsabile diretta della gestione delle riserve valutarie, ha confermato la propria esposizione nel capitale del Ltcm con l'acquisizione nel 1994 di una partecipazione da 100 milioni di dollari nel Long term capital portfolio, una limited partnership costituita nelle Cayman Island e con un prestito di 150 milioni di dollari a medio termine accordato circa due anni fa;
il Ltcm ha una significativa posizione sul mercato obbligazionario italiano e in particolare sui certificati di credito del Tesoro interessati da operazioni di swap;
da alcuni anni, uno dei consulenti del Ltcm e suo rappresentante per l'Italia, è il professor Giovannini che, fino al 1994 ha ricoperto l'incarico di direttore del debito estero del Tesoro e dal 1996 è membro del consiglio di amministrazione dell'Enel -:
quale sia la dimensione esatta delle perdite subite dall'Uic nel dissesto del Ltcm;
se altri enti pubblici o società a partecipazione statale siano coinvolti in investimenti di capitale nel Ltcm;
se al momento della nomina del professor Giovannini nel consiglio di amministrazione dell'Enel, questi fosse al corrente della sua attività nell'ambito del Ltcm;
se risulti che il ministero del tesoro sia coinvolto in operazioni aventi contropartite di mercato in swap di interesse bot contro tasso fisso;
se, alla luce di questa e di altre vicende, non ritenga necessaria la liquidazione dell'Uic.(3-02934)
(2 ottobre 1998).

FIORI. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante in data 13 febbraio 1997 presentò una interpellanza al Governo per denunciare i pericoli che sarebbero scaturiti dalla crisi dei «titoli derivati»;
ciò nonostante nessuna iniziativa è stata assunta per impedire che il crac di fondi speculativi potesse coinvolgere enti, banche e risparmiatori italiani;
è di questi giorni la notizia che l'Uic ha investito pesantemente proprie riserve valutarie facendosi coinvolgere nel crac del Ltcm per circa 100 milioni di dollari -:
se non ritenga di dover verificare quali siano (e per quale importo) gli enti e le banche che hanno investito in «titoli derivati» e in «fondi speculativi» anche al fine di un accertamento da parte della Corte dei Conti delle evidenti responsabilità personali per colpa grave. (3-02938)
(5 ottobre 1998).

PAISSAN e SCALIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del commercio con l'estero. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio italiano cambi risulta essere coinvolto, come uno dei sottoscrittori coperti per centinaia di milioni di dollari, nel quasi fallimento del Long Term Capital Management (Ltcm), un hedge fund americano, fondo coperto, oltre che speculativo al limite del rischio;
questa operazione speculativa su risorse appartenenti alle riserve nazionali nasceva nel 1994, proprio mentre il governatore di Bankitalia, membro del consiglio di amministrazione dell'Uic, tuonava contro i titoli altamente speculativi come gli stessi hedge fund. Tant'è che il 18 agosto 1994 il governatore di Bankitalia impose un giro di vite sui titoli derivati e impose nuove


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regole per i fondi sui prodotti finanziari sofisticati mettendo sotto accusa la soluzione, adottata all'epoca dai gestori, di classificare come obbligazioni i titoli più speculativi;
nel mirino di via Nazionale c'era l'abuso di prodotti derivati, nascosti sotto la struttura delle obbligazioni indicizzate e contabilizzati dai gestori dei fondi come normali obbligazioni;
da allora la Banca d'Italia impose ai fondi di contabilizzare queste obbligazioni nell'ambito dei titoli derivati, prodotti speculativi o di copertura dei rischi per i quali esistono ben precisi limiti di investimento. I fondi da allora possono comprare strumenti finanziari operanti sui derivati solo in due casi: o per coprire i rischi di cambio e quelli legati ai valori mobiliari in cui hanno investito, oppure entro il tetto massimo del 10 per cento del patrimonio. Regole giuste, tese a limitare al massimo i rischi per i fondi e per i sottoscrittori, ma che, evidentemente, non valevano per l'Uic; sarebbe come chiedere agli altri cittadini, alle imprese, alle banche di comportarsi correttamente, di credere che la recessione sia causata anche dall'attività degli speculatori, di schierarsi con la finanza per bene, mentre poi si concludono operazioni al limite del lecito: si predica bene e si razzola male;
recentemente è entrato in vigore il decreto legislativo 26 agosto 1998, n. 319, sul riordino dell'Ufficio italiano cambi, che stabilisce tra le funzioni dell'Ufficio «in regime di convenzione con la Banca d'Italia» e «quale ente strumentale della Banca stessa», «compiti attuativi nella gestione delle riserve ufficiali in valuta estera». Si tratta di un atto dovuto dell'Italia in vista del Sistema europeo delle banche centrali, della Bce e dell'euro: questo provvedimento taglia infatti definitivamente il cordone ombelicale tra Uic e ministeri del tesoro e del commercio con l'estero -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano le loro valutazioni;
se non ritengano di dover aprire immediatamente un'indagine atta a chiarire la vicenda e far luce su eventuali responsabilità;
se esistano o siano a conoscenza di altre operazioni del genere e quali altri rischi corriamo;
se l'operazione Ltcm sia stata discussa in seno al consiglio di amministrazione dell'Uic;
se ritengano adeguati gli attuali sistemi di sicurezza utilizzati nella gestione delle risorse pubbliche. (3-02952)
(8 ottobre 1998).

GRAMAZIO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
come riportato dalla stampa specializzata di ottobre, l'Ufficio italiano dei cambi ha effettuato investimenti con fondi facenti parte delle riserve in valuta della Banca d'Italia;
l'investimento iniziale è stato nel 1994 di 100 milioni di dollari americani;
nella partnership rivedibile ogni tre anni delle Isole Cayman, Long Term Capital Portfolio, un fondo gestito dal L.t.c.m. si aggiunsero circa due anni dopo altri 150 milioni di dollari americani, sotto forma di prestito a medio termine;
il presidente della Federal Reverse durante un'audizione al Senato Usa ha richiesto un immediato intervento in conto capitale di circa 3,6 milioni di dollari americani;
in tal modo si sarebbero evitate gravi ripercussioni sui mercati mondiali tali da poter ipotizzare la chiusura per alcuni giorni dei mercati obbligazionari e dei titoli di Stato;
a tale fine è stato organizzato un trust, composto da quattordici banche internazionali, che governerà il fondo con esclusione del rappresentante italiano;


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come primo atto è stato congelato ogni rendimento per i prossimi tre anni al fine di tentare un risanamento delle posizioni;
con tale iniziativa si rischia oggi una perdita di 250 miliardi di dollari Usa, a causa di un'operazione che fin dall'inizio presentava un alto rischio ma ancor più ci si chiede come esponenti ad alto livello della finanza e del mondo bancario italiano abbiano potuto autorizzare investimenti così massicci con organizzazioni che hanno la propria sede in paradisi fiscali internazionali;
nel consiglio d'amministrazione dell'Ufficio italiano cambi nel 1994 sedevano, fra gli altri, Dini, Ciampi, Fazio, quest'ultimo rimasto a presiedere il consiglio d'amministrazione dell'Uci nella qualità di governatore della Banca d'Italia -:
se sia a conoscenza dei motivi che hanno spinto nel 1994 il consiglio d'amministrazione dell'Ufficio italiano cambi dell'epoca ad avallare la sottoscrizione di quote che, per i rendimenti offerti e per la sede operativa, non potevano non far supporre il pericolo di un investimento ad alto rischio;
come sia possibile che il dottor Pierantonio Ciampicali, direttore dell'Ufficio italiano cambi, abbia dichiarato nell'ottobre 1998 che al momento dell'investimento in Ltcm non sapeva che si trattava di un hedge fund «ma di un fondo di investimento a lungo termine», ovvero di un fondo prettamente speculativo capace di sviluppare una leva finanziaria sino a 40-50 volte il capitale in gestione, innalzando fortemente il livello dei rischi e profitti. (3-03153)

(11 dicembre 1998).
(ex 4-20527 del 4 novembre 1998).