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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Armando Veneto n. 3-03098 (vedi l'allegato A - Interrogazione a risposta immediata sezione 2).
L'onorevole Armando Veneto ha facoltà di illustrarla.
ARMANDO VENETO. Signor Vicepresidente del Consiglio, i penalisti italiani si sono astenuti dalle udienze penali per una settimana ed hanno così riproposto all'attenzione del paese l'urgenza di un intervento legislativo che blocchi il sistematico smantellamento del processo accusatorio, a tal fine realizzando l'effettiva parità tra accusa e difesa ed una chiara autonomia e terzietà del giudice, perché questi sia garante dei diritti fondamentali del cittadino e sia sottratto all'influenza di poteri forti che, condizionando le opinioni, finiscono per sostituirsi alla politica e, dunque, alla gestione democratica dei processi di partecipazione e conoscenza in ordine ai meccanismi che regolano la convivenza civile.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
SERGIO MATTARELLA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente,
i responsabili di alcuni grandi uffici giudiziari hanno trasmesso al Ministero di grazia e giustizia note relative all'adesione dei difensori all'astensione dall'attività tra il 9 e il 14 novembre. Pur rappresentando alcuni di essi il disagio provocato dall'anomalia di un'astensione motivata da una reazione ad una sentenza della Corte costituzionale (le cui decisioni ad avviso del Governo vanno rispettate sempre, sia che si condividano sia che non si condividano), anomalia percepita anche a livello istituzionale, nessuno ha posto in discussione in alcuna sede il fatto che per i difensori sia configurabile il diritto all'astensione, nel solco segnato - d'altronde - da alcune sentenze della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mattarella, per essere stato così preciso nell'attenersi ai tempi stabiliti. Mi dispiace interrompere, ma lo faccio con tutti perché questo è il mio dovere.
ARMANDO VENETO. Signor Vicepresidente del Consiglio, mi dichiaro soddisfatto per la sua risposta, perché essa rappresenta un favorevole riconoscimento delle ragioni della mia interrogazione. Ella dice che il diritto all'astensione va riconosciuto, anche se dovrebbe essere regolamentato forse meglio di quanto non sia oggi. Quindi credo che possiamo concordare: il senso della mia interrogazione era questo.
dalla sentenza della Corte costituzionale per una riflessione complessiva sul malessere presente nell'intero comparto.
Sull'astensione si sono registrati giudizi di segno opposto, più o meno concitati, tutti provenienti da fonti di pari autorevolezza. Anche presso gli organi giudiziari ci sono state vedute diverse circa la legittimità e la legalità dell'astensione.
Si chiede di sapere quali uffici abbiano denunziato gli avvocati che si sono astenuti e quale sia l'opinione del Governo.
È stata comune la preoccupazione per i riflessi negativi dell'astensione sull'andamento generale della giustizia. È stata sollecitata quindi una normativa sulla base dell'indirizzo della Corte costituzionale, che indica il bisogno di un ragionevole preavviso e di un limite temporale dell'astensione.
La ricerca di una uniformità di indirizzo - auspicata dall'interrogante - è, come si vede, perseguita anche dagli uffici giudiziari. Tuttavia, la legittimità dell'astensione è legata al rispetto di alcuni limiti autoimposti (da tutti accettati, del resto). Può essere avvenuto che per singoli episodi vi siano state iniziative tese al rispetto sostanziale di tali limiti, riguardanti per esempio la necessità di consentire la celebrazione di processi con detenuti con termini di scadenza o delle udienze di convalida. Del resto è principio consolidato che il legittimo impedimento determinato dall'astensione debba essere di volta in volta prospettato dal difensore e valutato dal giudice.
Il Ministero di grazia e giustizia non è a conoscenza di provvedimenti di ordine generale di ostacolo all'astensione. È indispensabile comunque pervenire ad una normativa sull'astensione dei difensori che tenga conto della natura particolare della loro professione e dei delicati interessi dei terzi che vengono coinvolti. Ciò sarà possibile soltanto a seguito di un ampio confronto con l'avvocatura, alla quale il ministro di grazia e giustizia competente ha assicurato piena disponibilità. Il dialogo per individuare una comune intesa è già avviato ed è possibile raggiungere una soluzione fissando con chiarezza limiti e condizioni per esercitare un diritto legittimo, riconoscendo al tempo stesso il ruolo determinante degli organismi rappresentativi dell'avvocatura associata.
Quello della giustizia è un nodo centrale per la soluzione dei problemi di assestamento del nostro ordinamento nel suo complesso. Il ministro di grazia e giustizia ha definito come prioritari alcuni impegni (che qui non ho il tempo di enumerare): si tratta di una piattaforma - alla quale certamente si aggiungeranno i positivi contributi del Parlamento - che richiede un impegno in tempi ristretti e potrebbe essere oggetto della sessione che l'interrogante auspica e che il Parlamento potrà decidere di dedicare ai temi della giustizia, sessione alla quale il Governo è certamente disponibile.
L'onorevole Armando Veneto ha facoltà di replicare.
L'onorevole Mattarella però ha fatto riferimento anche ad un altro importante aspetto: il nodo centrale della giustizia - riconosciuto dal Governo - richiede (come ho proposto) una sessione sui temi della giustizia. Spero che in quella sede possa essere sfruttata l'occasione fornita
Vede, signor Vicepresidente del Consiglio, non si è trattato di ribellarsi ad una decisione della Corte costituzionale; si è inteso piuttosto sottolineare che il malessere da noi registrato diventava estremo in ragione di ciò che la Corte costituzionale aveva aggiunto alla normativa (sostanzialmente sostituendosi al Parlamento, come è stato detto da molti organi politici).
La ringrazio per la risposta.