Allegato A
Seduta n. 447 del 1/12/1998


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(Sezione 4 - Riforma del settore degli appalti pubblici)

D) Interrogazione:

SIMEONE. - Ai Ministri dei lavori pubblici e del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
a tutt'oggi, nessuna risposta è stata fornita all'interrogazione Simeone 5-03016 del giorno 9 ottobre 1997;
lunedì 19 gennaio 1998, il dottor Francesco Garri, procuratore generale della Corte dei conti, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario ha dichiarato: «il corpaccione della pubblica amministrazione è insensibile alla cura di trasparenza e di efficienza» «gli illeciti si perpetrano con regolarità»;
nel settore dei pubblici appalti resiste e persiste una grave evasione contributiva previdenziale, nonché una cronica violazione delle leggi;
di conseguenza, persiste un grave stato di corruzione che altera il libero mercato;
i ribassi offerti dalle imprese per qualsiasi categoria di lavori sfiorano, quasi sempre, il 30 per cento (vedi dati Telemat), nonostante la «presupposta» esclusione automatica del ribasso anomalo per lavori sotto soglia europea (decreto ministeriale 28 aprile 1997), e la ancor più grave «concatenazione» di imprese che con questo metodo si alleano, sottobanco, per creare vere e proprie «cordate» in modo da rendere le gare «bloccate» ed impenetrabili sia ai ribassi contenuti, pur inutilmente presentati da imprese «coscienti», sia alle imprese che non vogliono essere coinvolte


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in miserevoli accordi e spartizioni; queste imprese vengono sistematicamente, buttate fuori dal mercato;
il decreto ministeriale 29 maggio 1895, articoli 20 e 21, assegna per gli appalti pubblici, come equo compenso, oltre alla stima ed agli accolli richiesti (ma sempre mancanti), il 13 per cento per le spese generali ed il 10 per cento come utile di impresa;
l'impresa aggiudicataria, stante i ribassi intorno al 30 per cento, se tutto va bene ci rimette solo il 7 per cento oltre l'utile e le spese generali;
come è noto, il ribasso d'asta non colpisce la voce «manodopera», quindi, il ribasso e le perdite si riversano sui «materiali e sui noli» (parco attrezzature abbastanza obsoleto) e poiché la manodopera è una notevole componente dell'appalto (in edilizia ne costituisce il 40 per cento del valore) si comprende bene come tutta l'economia e l'esecuzione del lavoro vengano drammaticamente sovvertite, generino domanda di corruzione e tralascino situazioni fondamentali, quali la sicurezza, l'esecuzione del lavoro a perfetta regola d'arte, la qualità dell'intervento e dei materiali;
l'articolo 53 del regio decreto n. 827 del 23 maggio 1924, ultimo comma, recita, laddove si parla di «vendita di oggetti di proprietà statale», che: «le offerte devono soltanto riguardare le forniture da farsi, essendo inalterabile il prezzo degli oggetti da vendere»; lo Stato, quindi, per comprare, chiede il ribasso e, per vendere, stabilisce prezzi fissi, inderogabili e poggiati su «stime reali» -:
se e come intendano affrontare e risolvere il problema prospettato in premessa;
se si intendano assumere adeguate iniziative affinché siano disciplinati, in via definitiva, gli appalti pubblici cosicché la tangentopoli burocratica venga arrestata;
quali provvedimenti intendano assumere affinché il lavoro nero sia portato completamente alla luce del giorno (un passo avanti è già stato avviato con i Piani di sicurezza per i cantieri temporanei e mobili - decreto legislativo n. 494/96 articolo 3 comma 3 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 412 del 14 ottobre 1997, relativi all'elevato rischio e con il rapporto «uomini - giorni», qualora si riescano a collegare questi ultimi al tempo occorrente per l'esecuzione dell'appalto);
quali iniziative intendano adottare affinché l'impresa possa essere preparata professionalmente e tecnicamente (inefficaci si sono dimostrati sia l'Albo nazionale costruttori che i certificati di qualità Iso 9000 in possesso di molte imprese inquisite per tangentopoli, mai revocati);
in quale modo si possa scongiurare l'aggregazione di imprese che compiono, comunque, costanti «turbative d'asta», stante l'attuale metodo di aggiudicazione delle gare d'appalto;
se non ritengano di introdurre principi di pari opportunità tra Stato e cittadini ed eventuali correttivi che possano, almeno, tentare di limitare il devastante fenomeno di corruzione (oggi, tale parità sembrerebbe esistere unicamente tra imprenditori e corrotti);
se si intenda limitare il fenomeno dei ribassi anomali, essendo già tali quelli che vanno oltre il 10 per cento in quanto, in tal modo, l'impresa rinuncerebbe al proprio utile e ci sarebbe da chiedersi, da parte dell'intero Governo e specificatamente del Ministro delle finanze, quale possa essere la spinta che induce le imprese a continuare a partecipare alle gare d'appalto, pur rinunciando all'utile;
se non considerino opportuno affidare l'assegnazione per la scelta del contraente degli appalti sotto soglia, in un mercato frammentato, con altri metodi che non siano quelli dei ribassi, dovendosi comunque riconoscere all'impresa l'equo compenso, accertato che con i ribassi elevati, la pubblica amministrazione non guadagna, trovandone tornaconto, unicamente,


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il burocrate di turno corrotto (incontro inscindibile di domanda ed offerta di corruzione!);
se, consequenzialmente, non considerino efficace che, in alternativa a ciò:
a) si preveda un morigerato ribasso dall'1 al 9,90 per cento;
b) si leghi la scelta del contraente alle estrazioni del lotto del mercoledì e del sabato (ai primi estratti su valore numerale ed ai secondi estratti per valori decimali) onde evitare e bloccare il persistente fenomeno della manomissione operato da burocrati corrotti, di buste e di offerte che, ancora oggi, affligge il settore delle aste in talune sedi di gare di appalto (si apre la busta sul lato superiore in camera caritatis, si legge il ribasso, si formula il ribasso sull'offerta dell'impresa connivente che ha lasciato il suo numeretto in bianco, si richiudono le buste per riaprirle sullo stesso lato in sede di gara. Sparisce anche il corpo del reato, poiché si è verificato che potenti scanner abbiano letto, a buste chiuse, i ribassi offerti); c'è, inoltre, da considerare che molte pubbliche amministrazioni non procedono immediatamente alle gare d'appalto, lasciando spiegabilmente trascorrere alcuni giorni tra la consegna delle buste e la data della gara d'appalto.
se non si giudichi conveniente agganciare i valori di tariffa (costituenti il prezzo dell'appalto) alle tariffe professionali e relative alla legge 2 marzo 1949, n. 143 e successive modificazioni ed integrazioni, alla legge 5 maggio 1976, n. 340 ed all'articolo 6 comma 1 della legge 1 luglio 1977, n. 404, con ribassi massimi del 20 per cento, ovvero circoscrivere l'anomalia delle offerte in tale ambito;
se non ritengano di ridare forza e principio e di riesumare il «sinallagma contrattuale», che è alla base di ogni onesto contratto, di fronte a progetti «completi ed indefettibili», come citato dalla legge n. 109 del 1994, articoli 15 e 26 e come ribadito dalla Corte dei conti, Sezione controllo Stato, sentenza 26 aprile 1996 n. 76 (tale norma viene largamente disattesa);
in quale maniera ritengano di fronteggiare il fenomeno del lavoro nero che, in epoca di tangentopoli, per verifiche compiute nei controlli eseguiti nei cantieri dall'ispettorato del lavoro e dai Carabinieri, era pari all'82 per cento ed oggi si attesterebbe su valori pari al 300 per cento;
come ritengano di tirare fuori dalla illegalità, dalla corruzione e dalla ipocrisia l'intero settore dei lavori pubblici, dando un segno tangibile al Paese, facendo riferimento anche alla Spagna (ponte sul fiume Tago, 17 chilometri costruiti in soli 17 mesi) e riflettendo amaramente sulla brutta figura che il Governo ed il comune di Venezia hanno incassato in occasione dell'appalto per il rifacimento del teatro «La Fenice».
(3-02373)
(15 maggio 1998).