Allegato A
Seduta n. 419 del 6/10/1998


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(Sezione 4 - Realizzazione di un approdo a Ginostra)

D) Interpellanza e interrogazione

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dei beni culturali e ambientali e dell'ambiente, per sapere - premesso che:
Stromboli è la più settentrionale delle isole Eolie e presenta una superficie di soli 12.6 chilometri quadrati. Ginostra è un antico, piccolo villaggio ubicato sulla costa sud-occidentale dell'isola, quasi all'opposto dell'altro, più grande abitato, Stromboli;
Ginostra (trenta residenti, più trecento-cinquecento presenze estive) riceve i passeggeri di traghetti e aliscafi da Stromboli, Lipari, Milazzo e Napoli mediante un servizio di «rollo»: una lancia a motore esce dal Pertuso, piccolissimo porticciolo naturale e trasborda i passeggeri alla e dalla motonave;
dal 1988 esiste un progetto della regione Sicilia, assessorato lavori pubblici, per un porto di quarta categoria in località Secche di Lazzaro, circa 1 chilometro in linea d'aria ad est del centro di Ginostra. A causa di tale distanza il progetto comporta, oltre alla costruzione di un pontile di 58 metri e di una piattaforma di attracco, entrambi in calcestruzzo ed ancorati su trentaquattro pilastri, la realizzazione di una strada lunga circa 1,5 chilometri e larga metri 2, con tornanti e piazzola di partenza;
tale progetto è stato subito avversato da alcuni residenti, da associazioni ambientaliste e da un gran numero di amici di Ginostra «storica», attratti dal fascino particolare di un bellissimo villaggio costiero in una natura incontaminata, senza strade carrozzabili e senza rumori, con trasporti ancora a dorso d'asino e con acqua piovana raccolta nelle cisterne: una qualità della vita rimasta unica nel Mediterraneo, capace di attrarre fortemente un turismo culturale ed ecocompatibile, e che andrebbe rispettata e conservata religiosamente;
l'inizio dei lavori del porticciolo a Secche di Lazzaro venne subito bloccato, nel 1991, con decreto del Ministro dell'ambiente a causa della mancanza di uno studio di valutazione dell'impatto ambientale


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redatto nei termini di legge. Di quel periodo sono anche le prese di posizione contrarie all'iniziativa da parte di numerosi esperti di gestione ambientale, come Franco Barberi, allora presidente della commissione rischi vulcanici della protezione civile; Giovanni Napoleone, responsabile ricerca su «Meccanismi eruttivi del vulcano Stromboli», Università di Firenze; Mariano Valenza, direttore istituto di geochimica dei Fluidi, Università di Palermo;
il progetto è stato dapprima riproposto dalla regione Sicilia e dal comune di Lipari nell'ambito del piano regolatore dei porti ed ora è in corso un ulteriore tentativo attraverso la redazione del piano paesistico di Stromboli;
occorre però considerare la situazione geologica, ambientale ed anche di rischio dell'isola e del suo vulcano;
Stromboli è uno stratovulcano attivo di dimensioni simili a quelle dell'Etna: si erge per novecentoventiquattro metri fuori dal mare, ma la base del vulcano risulta almeno a 1.500 metri di profondità. Il vulcano (Neostromboli) è attivo da circa 2.000 anni, il chimismo è sostanzialmente basico, il magma resta fluido nel cratere e si ha la tipica attività di lancio di brandelli di lava e di blocchi, con intensa emissione fumarolica, oggi da tre piccoli crateri. Nel passato geologico (Paleostromboli) ha dato luogo sia ad imponenti manifestazioni effusive sia ad esplosioni, con eiezione di ceneri, lapilli e valanghe ardenti, le più pericolose, i cui depositi si rinvengono proprio nell'area delle Secche di Lazzaro (Hornig-Kjarsgaard et alii 1993). Secondo tali autori le piroclastiti deposte a Secche di Lazzaro potrebbero non provenire dallo Stromboli ma da un cratere attualmente sottomarino, antistante le Secche;
un intenso parossismo esplosivo-effusivo avvenne nel 1930 ed è stato così descritto da Luongo et alii 1986: «Forti esplosioni. Formazione di una nube dell'altezza di 2.500 metri. Caduta di grossi blocchi su Ginostra. Formazione di 2 valanghe ardenti. Tre morti in seguito alle valanghe e 4 per l'acqua bollente. Flusso lavico continuo. Tsunami». Altre importanti eruzioni sono avvenute nel 1944, 1954, 1975, 1985, 1993;
poiché Ginostra sorge a poco più di 1 chilometro dal limite meridionale della Sciara del Fuoco e a poco più di 1,5 chilometri dalle bocche crateriche, il rischio vulcanico resta quindi un elemento fondamentale contro qualsiasi progetto che possa stimolare altre presenze a Ginostra. Anche se ora dopo le eruzioni esplosive dello Stromboli nel febbraio 1993, un approdo per traghetti e aliscafi viene invocato come necessario per poter evacuare in fretta le centinaia di turisti estivi in caso di eccezionale attività vulcanica;
appare invece evidente che, proprio in caso di evacuazione veloce, il progetto di una via di fuga ben 1,5 chilometri da Ginostra fino alle Secche di Lazzaro, invece che dall'area del Pertuso, ossia dal centro di Ginostra stessa, appare insostenibile. Occorre per di più considerare che le persone dovrebbero percorrere tale non breve distanza proprio al di sotto del Frontone, ossia uno dei versanti più ripidi del vulcano laddove potrebbero giungere un buon numero di proietti;
oltre a queste pur fondamentali situazioni, occorre evidenziare che, sotto il profilo della geologia ambientale, il rischio vulcanico è dato dal rapporto tra pericolosità e vulnerabilità antropica. La vulnerabilità antropica nel caso in esame si basa essenzialmente sul numero di persone presenti nell'area in pericolo. Per ridurre il rischio occorre quindi agire sulla vulnerabilità antropica, essendo i fenomeni vulcanici, che costituiscono la pericolosità, difficilmente controllabili;
malgrado la nuova struttura di attracco possa da un lato venire oggi proposta come via di fuga, appare logico prevedere, sulla base di tante precedenti esperienze sulle coste italiane, che essa potrà nel futuro stimolare un aumento delle presenze, sia estive che invernali, con conseguente aumento sia dalla vulnerabilità antropica che del rischio vulcanico. Ed è questa una situazione assolutamente da


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evitare a Stromboli come al di sotto di tutti gli altri vulcani attivi in Italia e nel mondo. Per quanto riguarda l'instabilità dei versanti occorre tenere presente che la situazione geologica del tratto costiero tra Ginostra e le Secche di Lazzaro risulta evidente, sia per il normale denudamento prodotto dall'erosione marina sia proprio per le numerose frane ivi presenti. La roccia più comune è una lava basaltica nerastra, ben osservabile un po' ovunque ma in particolare a Ginostra e nel canalone del Vallone di Rina. Al di sopra del battente la costa si erge con notevolissimo angolo di pendio; più sopra, ove l'angolo diminuisce e dove è progettata la strada, la lava si è spesso alterata in un epiconglomerato a ciottoli di modeste dimensioni, molto instabile. Alternati alla lava sono presenti numerosi depositi piroclastici, dati da fenomenologie tipo valanga ardente, con livelli cineritici e pomicei, e da argilliti cineriche giallastre conseguenti a colate di fango e cenere (mudflow). Tali depositi prevalgono verso le Secche di Lazzaro;
l'angolo di pendio è notevole soprattutto dopo Ginostra e nel tratto centrale della strada in progetto, mentre si attenua verso le Secche. Ovviamente, come già esposto, ci riferiamo al versante sopra la scarpata costiera basaltica, versante ove è progettata la strada, poiché lungo il mare l'angolo di pendio risulta notevolissimo;
i tratti franosi presenti sono almeno quattro: venendo a Ginostra, i primi due sono dovuti a fenomeni di crollo della falesia in lava basaltica, a causa di elevata fratturazione e di instabilità dei massi lavici. Gli altri due risultano invece dovuti a fenomeni di scivolamento di strati dai depositi argilloso-cineritici giallastri, leggermente inclinati verso mare; uno è ben visibile proprio a Secche di Lazzaro, laddove risulta ubicato l'attracco in progetto. La presenza di tali tratti franosi è stata peraltro accertata anche dall'ufficio tecnico del comune di Lipari con relazione del 29 luglio 1996;
quanto fin qui detto dovrebbe fare abbandonare per sempre il progetto riguardante le Secche di Lazzaro e la strada prevista ma con pervicacia la regione cerca in ogni modo di aggirare ogni impedimento o vincolo, riproponendo l'approdo e la strada come conseguenze di una scelta derivante da considerazioni paesistiche, storiche, ambientali, naturalistiche, inserendolo nel piano paesistico ex lege n. 431/1985 ma l'intervento previsto porterà alla distruzione dell'attuale sentiero storico;
l'attuale sentiero storico che da almeno un secolo collega Ginostra a Secche di Lazzaro qualora venisse realizzata la strada di metri due di larghezza sarebbe distrutto. Proprio in questi anni va prendendo sempre più coscienza l'importanza dei sentieri storici, capaci di coniugare cultura del territorio, tempo libero dei cittadini e conservazione ambientale;
il sentiero Ginostra-Secche di Lazzaro, messo in grave pericolo dal progetto in esame, merita invece una grande attenzione per la sua conservazione grazie ad alcuni caratteri perculiari. Innanzitutto la spettacolarità del panorama marino che consente suggestive visioni, diverse a seconda della luce e delle ore del giorno, verso Panarea e le altre isole eoliane più a sud. Poi le tante caratteristiche geologiche disseminate lungo il pur breve tracciato di circa un chilometro che vengono qui rapidamente sintetizzate, a partire da Ginostra, non essendo in questa sede possibile un maggiore dettaglio;
il paesaggio vulcanico spettacolare sul Frontone e sui Vancori che incombono dall'alto; la bellissima sezione geologica laddove il sentiero taglia il Vallone di Rina, con colate di lava basaltica nera alternate a materiali piroelastici e di alterazione; la visione verso il mare di un tratto costiero ad alta energia, per la presenza di grandi massi neri di basalto perfettamente arrotondati; la tipica crosta ferruginosa di alterazione del basalto, lungo il sentiero, talvolta con eccezionali fenomeni di alveolizzazione dovuti all'azione dello spray marino; la tipica morfologia di lava a corde proprio nel mezzo del sentiero; la presenza di un filone che corre dall'alto del Frontone


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verso la costa e che passa sul sentiero; i fenomeni franosi di diversa origine, come precedentemente descritto, a Secche di Lazzaro, ove dovrebbero avvenire sbancamenti per la costruzione di una piazzola antistante l'approdo; la spettacolare sezione geologica con depositi piroclastici e colate di fango e ceneri; da Secche di Lazzaro, lo spettacolare panorama sui depositi piroclastici disposti a franapoggio verso est, ossia verso Cugno Aghlastro; tali peculiari caratteri indicano che il sentiero storico in esame, non solo deve essere assolutamente conservato, ma valorizzato come primo sentiero geologico di Stromboli e, crediamo, delle isole Eolie. Con l'aiuto di dieci cartelli esplicativi lungo il percorso e di un piccolo depliant, con un piacevole e non impegnativo percorso di due ore, sarà possibile osservare e capire quasi tutti i fenomeni geologici che caratterizzano l'isola di Stromboli. L'iniziativa assume particolare valenza considerando l'attuale divieto di ascesa al cratere;
la costruzione dell'approdo in progetto comporterebbe la grave manomissione di un gruppo di importanti geotopi presenti nel mare subito antistante la località Secche di Lazzaro, proprio accanto al sito dove andrebbe realizzato il pontile. A piccola profondità (tre-cinque metri) esistono almeno quattro rari archi naturali sottomarini, scavati nella roccia vulcanica da erosione marina e vento quando il mare si trovava ad un livello più basso dell'attuale, a causa sia delle ultime glaciazioni sia dei fenomeni di isostasia cui è andata soggetta l'isola. Tali archi marini risultano facilmente osservabili da qualsiasi bagnante con maschera e pinne e potrebbero costituire un ottimo finale subacqueo per il sentiero geologico prima proposto, con l'aiuto di apposito cartello esplicativo opportunamente ubicato prima dell'immersione;
la costruzione dell'approdo ed il movimento delle motonavi altererebbero in maniera irreversile il gebiotopo;
il professor Vincenzo Cabianca, urbanista con studio a Roma ha prodotto un piano paesistico delle Isole Eolie per conto della soprintendenza dei beni culturali e ambientali della provincia di Messina;
mentre gran parte dell'arcipelago viene sottoposta ad un severo regime normativo di tutela, Ginostra viene sacrificata con la creazione di una zona che si estende lungo la fascia costiera tra il centro abitato e le Secche di Lazzaro nella quale viene consentita e prevista la possibilità per la realizzazione di un approdo per mototraghetti e aliscafi per Ginostra;
esattamente quanto ritenuto inaccettabile fino ad ora;
lo stralcio normativo riguardante la zona di Ginostra-Lazzaro rinvia ad un piano-progetto esecutivo di alta definizione che definisce che l'approdo deve essere efficiente, realizzato con un «pontile su pali», esattamente riproducendo le scelte del vecchio progetto «Porto in Secche Lazzaro» del professor Mallandrino, la cui realizzazione fu sospesa nel 1991 dall'allora Ministro per l'ambiente Ruffolo per mancanza di uno studio dell'impatto ambientale;
il progetto prevede trentaquattro piloni di 1,50 metri di diametro e costituisce uno scempio inaudito in uno degli ambienti marini più belli, integri e meglio conservati dell'isola e dell'intero Mediterraneo;
il piano prevede che debbano essere soddisfatte le norme sulle barriere architettoniche nel superamento della falesia e l'adeguamento del sentiero Lazzaro-Ginostra: che significa in realtà la realizzazione di una strada carrozzabile per mezzi gommati e motorizzati che, sovrapponendosi all'antico sentiero di collegamento tra villaggio e Secche di Lazzaro lo distruggerebbe;
il piano paesistico invece stranamente tutela maggiormente la zona storica portuale «Pertuso», già compromessa dall'estensione di una rete antismottamento sulla falesia soprastante il porticciolo esistente e con la colata di cemento tutto intorno autorizzata negli anni 1980, un


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ripetitore Telecom accanto al cratere del Timpano e un capannone di cinque metri di altezza, di quindici metri di lunghezza e cinque metri di larghezza per una centrale fotovoltaica sul Timpone, costituito da elementi metallici prefabbricati;
la zona «Pertuso», nonostante sia in parte compromessa, viene da citato piano paesistico definita monumento naturalistico impedendo così la realizzazione di qualsivoglia struttura portuale anche se minima che non altererebbe l'assetto paesaggistico, potendosi inserire armonicamente nell'ambiente esistente, poiché il piano paesistico di Ginostra, anziché tutelare un paesaggio naturale e vulcanico unico al mondo, rimasto inalterato per secoli, nel quale anche le stesse antiche opere dell'uomo hanno un altissimo valore formale, paesaggistico e storico culturale, sembra voler consentire invece la realizzazione di opere che comprometteranno irreversibilmente un ambiente irripetibile, alterando non solo la morfologia e le caratteristiche dei luoghi, ma anche le modalità stesse della loro fruizione, si ritiene invece necessario garantire il massimo livello di protezione e conservazione per Ginostra e l'intero territorio fino alle Secche di Lazzaro;
in particolare deve essere evitato che la introduzione di strade carrozzabili e di mezzi motorizzati cancellino l'identità stessa dell'isola, compromettendo anche la sua stessa risorsa economica principale e cioè il turismo ecologico -:
se siano informati dei fatti sopra indicati e quale sia la loro valutazione in particolare nei confronti delle opere che rischiano di compromettere irreversibilmente un luogo di tanto straordinario valore ed interesse;
se non ritengano di dover respingere ed annullare un piano paesistico che, anziché tutelare adeguatamente un bene sottoposto ai vincoli della legge n. 431/1985 ne promuove la compromissione e la manomissione;
se non ritengano di dover impedire in particolare la realizzazione di opere che, per il solo aspetto geologico ed ambientale produrrebbero o sarebbero sottoposte all'aumento del rischio vulcanico, alla notevole instabilità dei versanti, comprometterebbero la distruzione del prezioso sentiero storico-geologico attualmente esistente tra Ginostra e Secche di San Lazzaro e la manomissione di quattro archi naturali subacquei a piccola profondità a Secche di San Lazzaro;
se non ritengano, qualora proprio venga ritenuto necessario per il futuro di Ginostra la costruzione di un attracco per traghetti e aliscafi, iniziativa che comunque farà perdere a Ginostra una parte del suo fascino e della sua attrattiva di villaggio antico e ormai unico nel Mediterraneo, che la sua ubicazione non possa essere che presso il Pertuso, ossia al centro di Ginostra. Le condizioni meteomarine, come affermato da un documento della «Siremar», e come appare chiaro osservando una semplice carta dell'isola, risultano simili e gli impatti geologico-ambientali risultano, come prima descritto, molto minori ed in particolare l'evacuazione in caso di esaltazione del pericolo vulcanico avverrebbe in tempi brevi e con minore rischio per le persone;
se non ritengano invece di dover vincolare all'immodificabilità assoluta ed alla più rigorosa tutela le zone minacciate dalle gravi manomissioni predette, in particolare il territorio che giunge fino alle secche di Lazzaro;
se non ritengano di dover riconoscere tutta l'isola di Stromboli come parco nazionale, al fine di consentire la tutela e la fruizione del più straordinario «laboratorio vulcanico» del nostro Paese;
se non ritengano di dover assumere iniziative volte all'inserimento di Stromboli tra i beni mondiali elencati nella «World Heritage List», dell'Onu.
(2-00589)
«Turroni, Cento, De Benetti, Procacci».
(1o luglio 1998).


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GARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'isola di Ginostra, perla delle Eolie, ricade in territorio del comune di Lipari, la maggiore delle isole eoliane, ma i suoi abitanti sono di fronte ad una inesorabile alternativa: lasciare per sempre l'isola o rassegnarsi a vivere isolati nei mesi invernali;
il consiglio comunale di Lipari ha fatto voti perché si realizzino un piccolo approdo che permetta le comunicazioni anche d'inverno ed una centralina fotovoltaica -:
se i fatti suesposti siano a conoscenza del Governo;
se e quali iniziative il Governo intenda varare per la soluzione della problematica in argomento.(3-02929)
(2 ottobre 1998).

TURRONI, PROCACCI, SCALIA, PECORARO SCANIO, CENTO, GARDIOL, NARDONE, NOVELLI, GERARDINI, VOZZA, SBARBATI, BOATO, DALLA CHIESA, SARACA, PITTELLA, TASSONE, VIGNI, TATTARINI, GIARDIELLO, SARACENI, SODA, LENTI, GALDELLI, DE CESARIS, CREMA, PAISSAN, LECCESE, BARTOLICH, DE BIASIO CALIMANI, DE BENETTI, STRADELLA, RADICE, GALLETTI, CASINELLI, BRACCO, TARADASH, MARCO FUMAGALLI, LORENZETTI e RUSSO. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
presso il ministro interrogato è in corso la procedura di Via relativa al progetto di approdo per mototraghetti in località Lazzaro, frazione di Ginostra, nell'isola di Stromboli in comune di Lipari;
tale procedura, di cui è stata data informazione attraverso pubblico avviso dal sindaco di Lipari pubblicato sulla stampa il 23 giugno 1998, riguarda il solo pontile d'attracco e una passerella di collegamento con l'isola;
l'attracco è motivato dai proponenti il progetto come opera necessaria per ragioni di pubblica incolumità e di protezione civile per consentire una rapida evacuazione della popolazione in caso di eruzione del vulcano;
la zona prevista per l'attacco dista dall'abitato di Ginostra oltre un chilometro ed è collegata ad esso con antico sentiero scosceso che sovrasta la falesia franato recentemente in alcuni tratti e già percorso dal fuoco durante l'incendio che ha investito l'isola con eccezione dell'abitato di Ginostra e dall'attuale porticciolo di Pertuso;
è stata recentemente autorizzata, ai fini di protezione civile, una superficie per l'atterraggio di elicotteri che sarà posta in costruzione nei prossimi mesi -:
se il progetto sottoposto a Via sia comprensivo della strada di collegamento fra la località Lazzaro e l'abitato di Ginostra, essendo tale opera strettamente connessa e indispensabile per l'utilizzo e l'agibilità dell'approdo per mototraghetti, atteso che il progetto della strada già approvato dal comune di Lipari prevede un importo di lavori pari a 2.263.844.558 di lire e ha una sezione carrabile di due metri, con pavimentazione poggiante su sottofondo di cemento armato con canalizzazioni e muretti laterali ed è adatto alla circolazione di moto-api;
se non ritenga quindi necessario di dover disporre l'acquisizione del medesimo progetto di strada al fine di una sua valutazione contestuale con quella dell'approdo atteso che si tratta di opere funzionalmente connesse e reciprocamente necessarie;
se non ritenga quindi di dover valutare l'impatto che in località Lazzaro provocano i tornanti della strada su un territorio fragile e di straordinaria qualità ambientale e sull'antichissimo tracciato del vecchio sentiero che sarebbe irrimediabilmente manomesso ed alterato;


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se non ritenga quindi di dover valutare gli stessi presupposti su cui si basa il progetto di approdo, atteso che le esigenze di protezione civile sembrano essere state totalmente soddisfatte attraverso la piattaforma per elicotteri e da altre misure previste dal dipartimento competente, dimostrando così l'inconsistenza della motivazione a sostegno del progetto;
se non ritenga di dover valutare in connessione i rischi a cui sarebbe eventualmente sottoposta la popolazione se, in caso di esecuzione, essa dovesse celermente portarsi da Ginostra a Lazzaro, percorrendo una zona esposta alla caduta di massi eruttivi e di nubi di vapori roventi, atteso che trattasi di zona già investita da grandi incendi;
se non ritenga perciò di dover disporre l'acquisizione dei pareri del competente dipartimento per la protezione civile al fine di valutare i rischi connessi al nuovo approdo e alla connessa strada;
se risulti che l'attracco al pontile di Lazzaro potrebbe avvenire unicamente con il mare al traverso e quindi solo in condizioni di moto ventoso assai lieve, rendendo perciò inutilizzabile l'approdo per un consistente numero di giorni;
se non ritenga di dover valutare contestualmente le alterazioni che verrebbero determinate nell'ambiente ginostrese dalla introduzione dei veicoli a motore, resa possibile e consentita dalla realizzazione della strada di collegamento fra approdo di Lazzaro e l'abitato di Ginostra;
se le opere previste, strada e approdo, non siano in contrasto clamoroso con i severi vincoli previsti dalla istituita area protetta regionale e con quelli stabiliti dalla legge n. 431 del 1985. (3-02734)
(24 luglio 1998)
(Interrogazione non iscritta all'ordine del giorno, ma vertente sullo stesso argomento).