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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Pezzoni n. 3-02836 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
MARCO PEZZONI. Signor Presidente del Consiglio, la nostra preoccupazione principale è oggi l'Albania, paese dove è in atto una gravissima crisi insieme politica e civile che mette in discussione la fragile democrazia e le fondamenta stesse della convivenza democratica e civile in quel paese.
PRESIDENTE. il Presidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. La situazione creatasi in Albania è davvero complessa e difficile; già ne ha parlato il ministro degli esteri
Dini ieri davanti alla Commissione esteri, per cui rinvio al quadro da lui illustrato aggiungendo qualche osservazione.
PRESIDENTE. Concluda, signor Presidente del Consiglio. Anche per lei vale la regola degli altri parlamentari.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ho concluso.
PRESIDENTE. Grazie.
ALFREDO BIONDI. Dura lex!
PRESIDENTE. Dura lex, sed lex! Comunque, poiché all'ordine del giorno vi è un'altra interrogazione riguardante lo stesso argomento, potrà concludere il suo pensiero successivamente.
MARCO PEZZONI. Esprimo il pieno sostegno alla linea politica da lei perseguita, una linea politica corretta e forte sul piano internazionale. Lei giustamente ha ricordato che questa seconda crisi albanese è diversa dalla prima (mi riferisco a quella più recente nella storia albanese) proprio perché cominciano a maturare i frutti dell'azione di solidarietà internazionale, a dimostrazione che la via maestra è quella del negoziato politico tra tutte le parti in causa. Lei giustamente si è messo in contatto con il leader dell'opposizione ed il ruolo più importante è affidato alle istituzioni democratiche dell'Albania, in primis al Presidente della Repubblica Mejdani. È giusto richiamare le parti politiche albanesi ad un forte
senso di responsabilità affinché individuino loro la formula più adatta per uscire dalla crisi.
L'onorevole Pezzoni ha facoltà di illustrarla.
A nostro giudizio non è solo una questione di ripristino dell'ordine pubblico, che pure è indispensabile; dopo l'assassinio del numero due del partito democratico, che è all'opposizione, bisogna ricostruire le ragioni del dialogo e della convivenza politica. Occorre una soluzione politica. La nostra domanda è proprio questa: cosa sta facendo il nostro Governo in chiave internazionale ed europea, oltre che nei rapporti bilaterali? Come ci stiamo muovendo? Qual è il suo giudizio sull'attuale momento vissuto dall'Albania, signor Presidente? Qual è l'evoluzione in corso? Come cerchiamo di rimediare al peccato di origine della fragile e giovane democrazia albanese, quello per cui chi prende il potere è tutto, nega l'opposizione, e viceversa? Dunque come ristabilire le regole democratiche, come fermare il gioco della delegittimazione reciproca, come rendere più forte la democrazia e le istituzioni dell'Albania.
Ecco la questione che intendiamo sottoporle, signor Presidente del Consiglio.
Vi è una profonda differenza tra l'attuale crisi e quella dello scorso anno; la prima era dovuta ad un completo collasso delle istituzioni pubbliche con uno stato di anarchia generalizzato su tutto il territorio del paese e per questo si rese indispensabile un intervento di carattere internazionale coordinato dall'Italia. La crisi di questi giorni ha prodotto gravi disordini nella capitale e per qualche ora ho temuto che si ripetesse la situazione dell'anno scorso ma - ecco la grande differenza - le istituzioni hanno tenuto, come dimostrano le ultime notizie dalle quali risulta che l'ordine pubblico appare in fase di ristabilimento, mentre nelle varie città del paese distanti dalla capitale non vi sono stati disordini ulteriori.
Dalle ore tredici di domenica scorsa sono stato in costante contatto con il Primo ministro Nano, con il Presidente della Repubblica Mejdani e con il capo dell'opposizione Berisha. Vi è stato un continuo ruotare di messaggi e colloqui telefonici nel corso dei quali ho riaffermato la necessità di fare il possibile per abbandonare per sempre forme di contrapposizione politica che possono condurre allo scontro intollerante e alla violenza fisica. Come ha ricordato l'onorevole interrogante, occorre ristabilire una vita democratica che rispetti il ruolo dell'opposizione e non crei tensioni continue. Ho rivolto il mio appello richiamando le aspettative della comunità internazionale, in primo luogo dell'Italia, la quale ha il diritto di avere queste aspettative dall'Albania, paese al quale la comunità internazionale ha prestato e continua a prestare assistenza per avviarlo ad un recupero dei valori democratici civili.
In secondo luogo, ho ricordato che è necessario impostare la vita politica albanese in termini che garantiscano la dialettica e l'alternanza, che sono essenziali per la vita di una democrazia. Per l'immediato, niente vendette e niente boicottaggi; per il futuro, l'attivazione di piena cooperazione istituzionale tra tutti i partiti, cooperazione che è sempre mancata.
Sottolineo di aver ricordato a Nano e a Berisha che questo sarà il criterio fondamentale con cui l'Italia valuterà il processo democratico dell'Albania per modulare di conseguenza il proprio atteggiamento in tutti i campi nei confronti del paese. Noi abbiamo infatti una grande responsabilità nei confronti dell'Albania dove stiamo svolgendo un ruolo molto serio e al quale dedichiamo un'attenzione per nulla...
L'onorevole Pezzoni ha facoltà di replicare.
Suggerire noi, qui dall'Italia questo gioco di formule politiche è davvero una forma di provincialismo o almeno una proiezione dei nostri giochi interni su altri paesi. Devono essere loro, gli albanesi, a scegliere in autonomia una soluzione politica forte ed autorevole che ottenga consenso.
Su tale questione mi viene da fare una battuta: il capo dell'opposizione in Italia dice che le riforme istituzionali se le faranno da soli, quando l'opposizione diventerà maggioranza. Raffrontando quest'ultimo contesto con la situazione albanese, mi pare forse che Berisha non abbia ancora capito del tutto le regole della democrazia se pensa ad un rovesciamento del sistema politico attuale e non invece a ciò cui dobbiamo richiamarlo, vale a dire la necessità di riformare insieme all'attuale maggioranza albanese le regole della nuova costituzione! Sappiamo che in Albania si discute moltissimo sul tema delle nuove regole anche costituzionali; e tutte le parti politiche albanesi sono chiamate a farle.
In conclusione, vorrei farle due raccomandazioni, signor Presidente del Consiglio. Lei, giustamente, ha detto che non si tratta di solidarietà o di interventi una tantum. Noi abbiamo portato avanti quella grande missione a livello multinazionale (la missione «Alba»); ma oggi siamo chiamati ad una fase nuova: quella della cooperazione economica e quella della cooperazione sociale, bilaterale e multilaterale permanente! È questo lo sforzo che la invito a fare anche con la prossima finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).