Seduta n. 405 del 16/9/1998

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(Buoni adesivi postali)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Giovanardi n. 2-00800 (vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 2).
L'onorevole Giovanardi ha facoltà di illustrarla.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, come è noto, da più di cento anni il settore filatelico rappresenta non soltanto un hobby diffusissimo ma anche un mercato a livello mondiale dove operano decine di migliaia di commercianti, di case editrici, di case d'asta; forse è l'unico vero mercato mondiale perché i pezzi pregiati vengono acquistati in Giappone così come in America latina e negli Stati Uniti.
Fin dall'inizio questo mercato, diversamente da altri mercati di antiquariato o di oggetti d'arte, ha avuto una caratteristica. Il francobollo era garantito dallo Stato. Il francobollo è una carta a valore postale che viene emessa con tutti i crismi della ufficialità, quindi i cataloghi riportano solo i francobolli che vengono emessi dallo Stato in base ad una procedura disciplinata da una miriade di leggi, di regolamenti, dall'unione postale internazionale e via dicendo.
Faccio questa premessa perché il 14 aprile 1997 sono stati emessi da parte delle poste italiane dei carnet per la posta celere, che è un servizio per l'interno, di valore elevato: 15 mila, 20 mila e 25 mila lire in carnet di dieci pezzi, quindi da 250 mila lire, scontati rispetto al servizio normale. Essi servono proprio per questo particolare servizio postale. Ho sotto gli occhi Il Sassone, che è uno dei più famosi cataloghi nazionali, che classifica tali carnet nella Repubblica. Secondo la dizione del 14 aprile 1997 si tratta di «francobolli stampati su carta autoadesiva, perforati», ne dà le caratteristiche e ne riporta l'illustrazione. Quindi, ne cataloga altri due sottotipi perché - anche questa è un'eccentricità rispetto all'ufficialità di queste emissioni - non essendo stati smaltiti tutti i carnet stampati nel 1997 il Ministero delle poste o l'Ente poste ha autorizzato localmente a sovrastampare questi carnet con il seguente timbro: «proroga di scadenza al 30 giugno 1998». Poiché alla data del 30 giugno 1998 non erano stati ancora smaltiti si è data l'autorizzazione a porre un'altra sovrastampa che recava la dicitura: «prorogati come scadenza al 31 dicembre 1998». Naturalmente i cataloghi riportano tutti e tre i tipi di francobolli.
Il problema è rappresentato dal fatto che non si capisce la natura di questi tagliandi perché manca il presupposto che da metà dell'800 qualifica la nascita di una carta a valore postale, cioè il decreto di emissione. È vero, anche in collaborazione con il Ministero, mi sono fatto dire da quale atto sarebbero scaturiti e mi è stato detto che la fonte sarebbe il decreto ministeriale del 24 maggio 1995, ma quest'ultimo è semplicemente il tariffario nel quale viene indicata la tariffa per le cartoline, quelle per le lettere, quella per le carte manoscritte. Ad un certo punto si arriva ai carnet e si dice: per le spedizioni fino a un chilo 15 mila lire ad invio, fino


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a 10 chili 20 mila lire ad invio. A tale proposito nasce una confusione perché si confonde la tariffa con il tagliando. In questo caso, lo ripeto, unico nella storia postale italiana, con decreto è stata indicata una tariffa, ma non è stata resa nota, perché manca il decreto, né è stato emesso un tagliando o un francobollo per questi che sono valori postali a tutti gli effetti. Infatti, per far partire la corrispondenza bisogna attaccare questo autoadesivo che, lo ripeto, nei cataloghi è passato come francobollo.
Vi è il rischio che dopo 120 anni l'intero settore filatelico possa andare in crisi perché, mentre fino a questo inquietante precedente venivano catalogate solo emissioni realizzate sulla base del relativo decreto, anzi per svariati anni vi è stato il decreto di emissione del francobollo e successivamente un altro decreto che stabiliva le caratteristiche tecniche, la tiratura, il tipo di filigrana, il tipo di qualità postale e si indicava quando sarebbe scaduta la validità postale, in questo caso, invece, ci troviamo di fronte ad oggetti non meglio qualificati che svolgono la stessa funzione del francobollo, che alcuni operatori mettono nei cataloghi e vendono - perché vengono venduti come carte e valori postali - ma che non hanno tale qualifica. Come dicevo in precedenza, essi recano addirittura una sovrastampa e chi conosce la filatelia sa benissimo che tantissime emissioni sono state sovrastampate e che è stato aggiunto un nuovo prezzo ma sempre a seguito di un decreto, di una decisione assunta a livello politico e ministeriale che stabiliva la sovrastampa. Il fatto che ogni ufficio postale abbia avuto l'incarico di sovrastampare come vuole questi valori apponendo un timbro con la scritta «prorogato al...» è un evento assolutamente originale e pericoloso.
Vorrei quindi sapere, se il Ministero è in grado di dirlo, quale natura esso attribuisca a questi oggetti (tagliandi, adesivi, francobolli, carte valori postali); se, come credo, non è in grado di farlo, perché - anche a causa del passaggio dal ministero all'ente poste - non è stato ben meditato questo tipo di emissione, mi auguro che venga almeno fatta una sanatoria. Se il Ministero conclude che si tratta di francobolli, emani un decreto e li qualifichi come tali, indicandone le caratteristiche tecniche, la scadenza, autorizzando la sovrastampa centralizzata a Roma. Questo anche per sapere quanti tagliandi della prima emissione siano stati emessi e venduti, quanti della seconda emissione, sovrastampata al 30 giugno, sono stati venduti, e quanti verranno venduti al 31 dicembre di quest'anno. Credo infatti che vi siano anche problemi di contabilità e di statistiche: nel settore postale c'è sempre stata grande precisione nelle emissioni; tanti francobolli sono stati emessi, tanti ne sono stati venduti, tanti sono stati inceneriti nella storia della filatelia quando restavano le giacenze.
Vorrei quindi che il discorso fosse affrontato con una certa attenzione, visti anche i riflessi commerciali sul collezionismo. Ripeto che se il Ministero non è ancora in grado di qualificare esattamente la natura di queste emissioni sarebbe il caso di pensare a un decreto che chiarisca un evento che, se passasse come precedente, rischierebbe di mettere in crisi un settore che non interessa solo il collezionismo ma che ha anche importanti riflessi commerciali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni ha facoltà di rispondere.

VINCENZO MARIA VITA, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Vorrei ringraziare l'onorevole Giovanardi per le specificazioni che ha inteso fare su un argomento obiettivamente complesso, sul quale fornisco la risposta che abbiamo avuto modo di ottenere dalle poste Spa, riservandomi di approfondire gli ultimi argomenti indicati dall'onorevole Giovanardi.
Vorrei far presente che i carnet di tagliandi da utilizzare esclusivamente per le spedizioni di postacelere interno (e non per il CAI-Post), di diverso colore in relazione al peso dell'invio, sono stati previsti con decreto ministeriale del 24


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maggio 1995 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 1 giugno 1995.
Tale sistema di pagamento - che ha richiesto tempi lunghi di attuazione pratica in quanto è stato necessario stabilire prima le specifiche tecniche riguardanti la misura, il colore, e così via, dei tagliandi - è entrato in vigore solo il 14 aprile 1997 e consiste in talloncini stampati a cura del poligrafico dello Stato e posti in vendita presso le agenzie postali con sportelli abilitati all'accettazione del servizio in questione.
Nel citato decreto sono altresì previste le tariffe da applicare a ciascun invio, stabilite in relazione al peso e al numero dei pezzi spediti, come risulta dal provvedimento tariffario che metto a disposizione della Camera.
Si ritiene infine opportuno precisare che il servizio CAI-Post (corriere accelerato internazionale), citato dall'onorevole Giovanardi, riguarda invii diretti all'estero e viene effettuato da specifici sportelli di accettazione presenti in quasi tutti gli uffici postali, tramite la compilazione di appositi modelli e la stampigliatura di un logo sull'invio attraverso un sistema meccanico di accettazione simile a quello delle raccomandate, a tariffe che variano in relazione al paese di destinazione ed al peso.

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00800.

CARLO GIOVANARDI. Ringrazio il sottosegretario Vita per la sua risposta ma, come avevo previsto, gli uffici hanno preso in esame solo l'aspetto più superficiale della questione. Tuttavia mi sembra che il Governo abbia manifestato l'impegno ad approfondire la materia per dare una risposta chiara ai quesiti da me posti.
Ripeto ancora una volta che quella da me sollevata non è una questione banale, perché da essa dipende la credibilità di un settore amatoriale, oltreché di quello commerciale. Infatti i collezionisti che intendono comprare un carnet di francobolli per completare la propria collezione devono spendere mezzo milione per poi sentirsi dire che si tratta si semplice etichette di nessun valore, anche se i cataloghi li hanno pubblicizzati come veri e propri francobolli. Occorre verificare se si tratti di tagliandi di nessun valore o di veri e propri valori postali; in quest'ultimo caso il Governo dovrà intervenire con un decreto che fissi quelle caratteristiche che fino ad ora, per dimenticanza o per superficialità, non sono state delineate.

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