(Sezione 5 - Violazione della riservatezza nei confronti dell'avvocato difensore di Licio Gelli)
E) Interrogazioni:
ARMANDO VENETO. - Ai Ministri dell'interno e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'avvocato Raffaello Giorgetti, difensore «storico» di Licio Gelli, con ampi e documentati esposti rivolti alla procura della Repubblica presso il tribunale e presso la pretura di Arezzo in data 11 e 21 maggio 1998 ha denunziato una serie di atti che vanno dalla intimidazione alla pura e semplice emulazione, e con i quali personaggi delle istituzioni in modo gratuito, avventato e fastidioso, violano il suo diritto alla riservatezza, alla libertà di movimento e, addirittura, all'esercizio del suo dovere di difensore;
tutto è iniziato dopo la fuga del Gelli; narra l'avvocato Giorgetti di avere ricevuto la visita di un ex dirigente della Digos di Arezzo che, con larvate minacce, lo avrebbe invitato a collaborare per l'arresto del Gelli;
prosegue enumerando pedinamenti, appostamenti, violazioni della riservatezza di conversazioni telefoniche e delle attività private e professionali che si consumano in luoghi aperti e financo dentro gli uffici giudiziari che l'avvocato Giorgetti frequenta per ovvi motivi professionali;
pare all'interrogante che la funzione di sicurezza e garanzia che la legge affida alle forze dell'ordine non possa essere svilita con il ricorso a sistemi invasivi (ed inutilmente) della sfera di libertà dei cittadini, senza che ricorra alcuna condizione di sospetto; che la funzione di difensore non debba essere così pesantemente offesa, se lo Stato, in tutte le sue articolazioni, dovrebbe rendere praticabile in concreto il diritto di difesa e, di conseguenza, tutelare la libertà degli avvocati, in quanto difensori -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto denunziato dall'avvocato Giorgetti; se i centri istituzionali dai quali sono partiti gli ordini produttivi di indebite attività verso l'avvocato Giorgetti abbiano ottenuto il previo assenso dei Ministri interessati o, comunque, di organi politici, attesa la rilevanza dell'illecito, connesso con la rilevanza dell'evento cui si intende porre riparo;
quali provvedimenti intendano adottare perché sia posto termine ai fatti lamentati e ripristinato, in tal modo, il diritto violato nei confronti di un cittadino e di un avvocato. (3-02453)
(1o giugno 1998).
BERSELLI. - Ai Ministri dell'interno e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'avvocato Raffaello Giorgetti con studio in Arezzo, piazza Guido Monaco n. 11, esercita la professione forense da oltre 30 anni ed è il legale per così dire «storico» di Licio Gelli in conseguenza del quale incarico egli ha subito recentemente angherie di ogni sorta;
a seguito della recentissima scomparsa del suo «venerabile» assistito si sono verificati fatti gravissimi per la figura del difensore;
venerdì 8 maggio 1998 verso le ore 18.00 l'avvocato Giorgetti ha ricevuto in studio la visita del dottor Mario Pietrantozzi, ex dirigente dell'ufficio Digos di Arezzo. Questi, con fare fra il paternalistico ed il disinteressato amichevole suggerimento, dopo aver premesso di essere stato mandato dal ministero dell'interno perché conosceva la situazione, faceva presente all'avvocato Giorgetti in quanto legale anche della famiglia, l'opportunità che il latitante si facesse trovare affinché il Gelli non passasse alla storia come un criminale, aggiungendo che sarebbe stato cercato da squadre specializzate nella cattura dei latitanti per cui «il gioco sarebbe diventato pesante» e frasi più o meno
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analoghe che l'avvocato Giorgetti ha recepito come larvate minacce. Il legale gli rispondeva, fra l'altro, che non sapeva dove si trovasse il suo assistito, ma che avrebbe riportato il tutto doverosamente ai familiari;
la stessa sera dell'8 maggio 1998 verso le ore 21.00 l'avvocato Giorgetti usciva di casa in auto per recarsi ad una festa da amici e notava che una Fiat Uno targata AA445ZF, con due uomini dal fare sospetto, lo seguiva. Lì per lì non dava gran peso alla cosa. Quando verso le ore 01.00 del 9 maggio usciva per far rientro a casa notava che la solita auto, con i soliti occupanti, aveva ripreso a seguirlo. Faceva notare l'episodio alla moglie la quale, giustamente preoccupata, gli consigliava di andare in questura a riferire; dopo quel fatto apprendeva, da due gentilissimi agenti, che si trattava di una loro auto civile;
la mattina di sabato 9 maggio, dopo aver visto dalla finestra fino dalle ore 8.00 appostata sotto casa la solita auto, usciva a piedi e notava che gli occupanti, questa volta un uomo alto e con gli occhiali ed una donna giovane e graziosa, lo seguivano ovunque si recasse;
dopo aver fatto notare tale comportamento a vari colleghi incontrati casualmente, l'avvocato Giorgetti riferiva la cosa in via informale al Consiglio dell'Ordine nonché al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Arezzo, riservandosi di formalizzare le proprie doglianze. Nel tornare in studio notava che la sorveglianza era continuata essendo stato seguito a piedi, mentre per tutto il tempo che era rimasto in studio, i due si erano appostati in una panchina della sottostante piazza Guido Monaco, inoltre quando era uscito lo avevano di nuovo seguito;
questa situazione è continuata con altra auto civile Fiat Uno grigio cenere targata AR 429561 (con equipaggio misto), con Alfa Romeo grigio metallizzato targata AH653HB; il giorno di domenica 10 maggio è stato seguito dalla solita auto e da altra di marca giapponese AK 202SP;
dal giorno 10 maggio l'avvocato Giorgetti viene seguito solo se usa l'auto mentre, apparentemente, se va a piedi non è seguito. Sotto la sua abitazione c'è un posto fisso di sorveglianza 24 ore su 24; questa sorta di abuso pare che abbia un solo scopo, quello cioè di avvertire l'avvocato Giorgetti, nel caso in cui intenda entrare in contatto in qualche modo col Gelli, di non farlo. Però secondo l'avvocato Giorgetti ha anche lo scopo di avvertirlo con tutte le ovvie conseguenze;
date tali premesse l'avvocato Giorgetti ha concreto motivo di ritenere che tutti i suoi telefoni siano stati già posti sotto ascolto o, comunque, siano intercettati così come ha motivo di ritenere che siano state disposte intercettazioni ambientali anche in auto;
il 13 maggio 1998 l'avvocato Giorgetti ha presentato un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Arezzo ed alla Procura della Repubblica presso la pretura circondariale di Arezzo col quale lamentava una sorta di sorveglianza illegittima, ingiustificata e gravemente lesiva del suo status sia di difensore che di cittadino;
ad oggi non solo la sorveglianza non è cessata ma è andata aumentando con episodi assolutamente inaccettabili e lesivi non solo dei principi generali di libertà e di difesa, come sanciti nella Costituzione, ma anche della necessaria riservatezza che è connaturata alla professione di avvocato;
agenti della Digos che svolgono il servizio nei confronti dell'avvocato Giorgetti non solo sovente violano gli spazi di libertà e privacy di un qualsiasi cittadino ma annotando e riferendo conseguentemente ai loro superiori ogni sua mossa, soprattutto durante la sua attività di lavoro in studio e fuori, indicando anche il nome di chi incontra, violano gravemente il corretto principio della sacralità e della segretezza del diritto di difesa;
l'avvocato Giorgetti è stato seguito fin dentro gli uffici giudiziari di Roma il 19 maggio 1998, è stato affiancato, sempre a
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Roma ed in pari data, da agenti che gli stavano tanto vicino da sentire distintamente le sue conversazioni telefoniche personali con il cliente che era con lui -:
quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati in merito a quanto sopra;
se e da chi sia stata disposta od autorizzata tale sorveglianza;
se non ritengano comunque risibile sottoporre l'avvocato Giorgetti a questo tipo di angherie e di speciale sorveglianza, quando nulla colpevolmente si è fatto per evitare la peraltro prevedibilissima scomparsa del suo «venerabile» assistito.
(3-02646)
(13 luglio 1998).