Seduta n. 401 del 29/7/1998

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(Politiche per l'occupazione)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Bono n. 3-02749 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
L'onorevole Bono ha facoltà di illustrarla.

NICOLA BONO. I gravi incidenti tra i disoccupati e le forze dell'ordine di Napoli, Palermo e Milano ci hanno fatto ripiombare, signor ministro, verso un passato drammatico di tensioni sociali ed hanno fatto registrare che il primo Governo di sinistra della storia d'Italia ha reagito esattamente come i governi padronali di un tempo: a chi chiedeva lavoro ha risposto a manganellate.
È forse questo il vero volto del paese normale di D'Alema? È la strategia repressiva l'unica via che la sinistra di Governo ritiene di poter intraprendere quale soluzione finale al problema della disoccupazione nel nostro paese? Il Governo continuerà a negarsi al confronto, come ha irresponsabilmente fatto il ministro del lavoro a Napoli, dopo aver promesso che si sarebbe incontrato con i dimostranti? Quali iniziative intende assumere il Governo per evitare in futuro il ripetersi di tali episodi e per poter risolvere il problema della disoccupazione? Dobbiamo infatti tenere presente che il Mezzogiorno è una polveriera e che questi


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non sono fenomeni isolati, ma rischiano di travolgere l'intera situazione meridionale.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

TIZIANO TREU, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Il Governo ha posto come priorità assoluta della sua azione la lotta alla disoccupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno. Lo ha ribadito qui con chiarezza il Presidente del Consiglio nel corso del dibattito sulla verifica di Governo. Qui ha indicato anche le linee su cui si sta muovendo la politica dell'esecutivo per l'occupazione e lo sviluppo, sia le misure che abbiamo già assunto, sia quelle che stanno per essere decise, le risorse e gli strumenti. Di queste misure parlerò specificamente nel corso delle prossime risposte. Qui vorrei sottolineare - come richiesto - alcuni elementi riguardanti in particolare i fatti accaduti a Napoli e gli interventi specifici per i cosiddetti lavori socialmente utili.
Proprio perché vogliamo affrontare senza demagogia e affermazioni propagandistiche il problema della disoccupazione, come invece fa qualcuno che soffia sul fuoco, riteniamo serio non cedere a ricatti di sorta, né generare false illusioni. Venerdì scorso mi sono dichiarato disponibile ad incontrare i lavoratori organizzati di Napoli impegnati nei lavori socialmente utili, ma avevo posto una condizione, cioè che non vi fossero disordini o episodi di violenza. Così non è stato e per questo ho deciso di annullare l'incontro. Nei giorni successivi ho seguito la vicenda in contatto con le autorità cittadine. Il clima ora è tale che permette che questo incontro con i disoccupati si tenga e precisamente abbiamo concordato che esso avvenga fra due giorni, venerdì prossimo, ma sempre a condizioni chiare, cioè rispetto dell'ordine pubblico e delle regole che riguardano i lavori socialmente utili in generale. Per questo ho chiesto la presenza anche dei rappresentanti dei comuni e delle istituzioni che sono coinvolte, insieme con il Governo, nella risoluzione di questo problema.
Noi riteniamo che non si debba dare nessuna impressione che si voglia subire la pressione della piazza per ottenere quello che non è possibile ottenere: lo Stato non può e non potrà assumere 130 mila persone - tanti sono i lavoratori socialmente utili - nel pubblico impiego. Chi promette questo crea illusioni pericolose.
Per i lavori socialmente utili, un decreto interministeriale tra il dicastero del lavoro e quello del tesoro, ha previsto una serie di interventi che sono orientati in vario modo a favorire il reinserimento di questi lavoratori in un ciclo produttivo effettivo. In particolare, sono previsti: incentivi - già operanti - di 18 milioni per le aziende che assumono tali lavoratori; un sostegno alla creazione di società miste pubblico-privato e di cooperative; l'accompagnamento alla pensione per i lavoratori più anziani, che sono stimati in oltre 10 mila; incentivi alle imprese che utilizzano tali lavoratori in appalti pubblici; la creazione di un'agenzia di lavoro interinale che assuma i lavoratori alle condizioni di mercato e sulla base degli incentivi previsti dal decreto; un canale specifico, dedicato, di assistenza per chi vuole attivare iniziative di lavoro autonomo.
Queste sono le misure che testimoniano l'impegno concreto del Governo per risolvere il difficile problema dei lavori socialmente utili e che consentiranno di trasformare queste situazioni precarie e semiassistenziali in occasioni di lavoro stabile. Questa è l'unica prospettiva non illusoria.
Anche in questo caso, tutti sono chiamati a costruire e non a distruggere quello che faticosamente si è riusciti a fare, senza - ripeto - toni propagandistici o false illusioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Bono ha facoltà di replicare.

NICOLA BONO. A parte il fatto che gli incidenti sono scoppiati dopo che lei ha


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rifiutato di incontrarli e non prima, a chi si riferiva quando parlava di chi soffia sul fuoco? Forse a rifondazione comunista, cioè al suo alleato di Governo? Perché quello che lei ha ripetuto oggi in termini di risposte e di prospettive, è praticamente «aria fritta». È dimostrato dall'inconsistenza delle politiche governative, così come alleanza nazionale più volte ha detto in quest'aula nel corso dei dibattiti.
Sono quindi deluso e profondamente insoddisfatto della sua risposta, perché ritengo che sia irresponsabile che il Capo del Governo di sinistra non solo non riesca a risolvere il problema della disoccupazione, ma faccia anche picchiare i senza lavoro e poi tenti persino - come facevano i vecchi Governi dei tanto vituperati padroni - di estendere la criminalizzazione o il tentativo di criminalizzazione all'opposizione.
Venga al sud, Prodi, e tocchi con mano la disperazione della gente, che non ha bisogno di manipolatori occulti per esprimere la propria rabbia! Dia le soluzioni se ne è capace e non tenti di sfuggire alle proprie responsabilità.
La verità è che la protesta esplode perché la gente ha capito che il sud ha pagato il prezzo più alto per l'ingresso nell'unione monetaria europea ed ha ricevuto in cambio solo parole e promesse non mantenute. Con Prodi in due anni sono aumentate le tasse, sono diminuiti gli investimenti, sono stati persi posti di lavoro e soprattutto è aumentata la povertà: 166 mila famiglie povere in più in un solo anno. Sono i numeri del fallimento della sinistra al potere.
Il Governo frena lo sviluppo, che in tutti i paesi è almeno doppio rispetto a quello italiano, e continua a fare propaganda giocando pericolosamente con la disperazione della gente. Cosa è infatti, se non propaganda, la promessa di 36 mila miliardi per il lavoro quando lo stesso Governo ha imposto che non se ne debbano erogare più della metà? Che fine hanno fatto i 600 mila posti di lavoro promessi nel documento di programmazione economico-finanziaria e di cui oggi non si parla più? Perché sono falliti i patti territoriali ed i contratti d'area, descritti per anni come strumenti mitici per la soluzione del problema occupazionale?
Non soltanto non si è riusciti ad attrarre i capitali stranieri, ma si è stati incapaci perfino di trattenere quelli italiani nel nostro paese: nei soli due anni del Governo Prodi 500 aziende italiane hanno creato 70 mila posti di lavoro all'estero. Chi può creare lavoro in questo disgraziato paese se gli imprenditori italiani scappano, terrorizzati dalle politiche di mortificazione dell'imprenditoria privata messe in atto da un Governo che - se non sarà allontanato al più presto dalla guida del paese - rischia di far sprofondare l'Italia nella palude senza speranza dei paesi in via di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)?

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Del Barone n. 3-02750 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
L'onorevole Del Barone ha facoltà di illustrarla.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, signor ministro, essere stato preceduto da un autorevole collega rende in un certo senso più facile il mio intervento; sarò costretto a seguire più o meno le stesse argomentazioni, così come la mia interrogazione si occupa di temi analoghi.
È notorio che siamo di fronte ad un Governo di sinistra, il che dovrebbe significare (secondo una legge affermatasi nei decenni) tutela del lavoro e dei lavoratori. Ma questo non succede. Se andiamo a vedere i livelli della disoccupazione italiana, ci troviamo dinanzi a cifre terribili, vicine al 13 per cento. Ma i valori nel sud d'Italia aumentano fino al 23 per cento.
Aggiungo che a gestire questo andamento negativo nei confronti del lavoro c'è una componente della maggioranza governativa che definirei essenziale: rifondazione comunista.
Qualcosa ha già detto, signor ministro. Mi auguro dica cose nuove, perché quelle


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che ha detto ovviamente non mi hanno soddisfatto.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

TIZIANO TREU, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Presidente, la strategia per fronteggiare i problemi della disoccupazione, come ho appena detto, è stata delineata. Le cose nuove sono certamente urgenti, ma nel senso che devono essere attuate quelle misure che sono state fortemente volute e che sono il frutto non di improvvisazione, ma di una concertazione con le forze sociali, di una verifica con le parti politiche e di una linea che abbiamo cercato di individuare anche con altri paesi europei.
Per essere più preciso su alcuni dei punti urgenti, che stanno seguendo le indicazioni programmatiche, farò menzione di alcune delle iniziative imminenti. In primo luogo, il Governo ha indicato la necessità di riunire in un provvedimento organico (che sarà presentato nella prossima manovra finanziaria) la disciplina della materia, per definire l'impiego complessivo dei fondi per le politiche di sviluppo; si tratta di fondi consistenti, che non sono indicati genericamente, ma che devono concentrarsi su tre grandi voci (che l'analisi più serena di tutti gli osservatori, ed anche di parte dell'opposizione, indica come le più necessarie per lo sviluppo del Mezzogiorno). Anzitutto, gli incentivi agli investimenti privati che sono essenziali per qualunque sviluppo locale; in secondo luogo, le infrastrutture destinate allo sviluppo e alla ricostruzione delle aree colpite da calamità naturali; infine, gli sgravi fiscali e contributivi. Queste sono le tre linee su cui verranno concentrati gli sforzi in modo prioritario.
Per quanto riguarda gli incentivi agli investimenti e all'occupazione, che sono lo strumento per una crescita effettiva, è già in atto da parte del Governo, d'intesa con le istituzioni locali e le parti sociali nel cosiddetto tavolo quadrangolare, una serie di provvedimenti per semplificare e concentrare gli incentivi, potenziando quelli che hanno già dato prova di maggiore efficacia, in particolare la legge n. 488, la quale, per ricordare la concretezza di alcuni impegni già attivati, ha messo in moto già quest'anno investimenti per oltre 40 mila miliardi di lire, di cui il 40 per cento concentrati nel Mezzogiorno.
Sul punto della riduzione del costo del lavoro, come è stato ripetutamente indicato, vi è l'intenzione di avviarla già quest'anno, intervenendo con l'abolizione di una serie di oneri impropri che pesano sul costo del lavoro, con una riduzione dello 0,7 per cento.
Abbiamo accelerato e intendiamo accelerare ulteriormente gli strumenti di contrattazione programmata, che non sono affatto falliti come qualcuno ha detto; tra patti territoriali e contratti d'area ce ne sono 25 in attivazione (Commenti dell'onorevole Bono). Entro l'anno si possono aumentare; la prova del loro funzionamento è data da alcuni casi particolarmente significativi, a cominciare da Manfredonia dove decine e decine di imprese, molte anche nel nord, si sono attivate. Ma non vi è solo Manfredonia, vi sono Crotone, Castellammare ed altri. Questa forma di sviluppo locale è concreta ed efficace; ad essa si applicano patti di flessibilità e di sicurezza per rendere questi centri effettivi di sviluppo.
Ancora due provvedimenti di imminente approvazione:...

PRESIDENTE. Ministro, il tempo a sua disposizione...

TIZIANO TREU, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. ...l'Agenzia per lo sviluppo del Mezzogiorno come strumento di promozione e di marketing e il disegno di legge per favorire l'emersione del lavoro nero, che abbiamo già delineato sulla base di una contrattazione con l'Unione europea e che permetterà di dare un percorso agevolato alle imprese intenzionate a mettersi progressivamente in regola, contrastando questo fenomeno particolarmente diffuso nel Mezzogiorno.


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PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole ministro, ha largamente oltrepassato il tempo a sua disposizione.

TIZIANO TREU, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Ho concluso, signor Presidente.

PRESIDENTE. Avrà comunque la possibilità di completare il suo pensiero rispondendo all'interrogazione successiva.
L'onorevole Del Barone ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE DEL BARONE. Il signor ministro mi consentirà di attingere ad un ricordo liceale ricordando che «chi vuol essere lieto sia, del doman non ci è certezza». Infatti, lei ha detto delle cose estremamente simpatiche che poggiavano tutte su questo futuro, il quale mi fa porre il quesito: fino a che punto potranno essere accettate dall'opposizione e, lasciando perdere per un attimo l'opposizione, dagli italiani le cose che non vengono accettate da rifondazione comunista? Fino a che punto scioperi organizzati da formazioni sindacali notoriamente filogovernative vengono promessi e poi non fatti (quando eravamo noi dall'altra parte, posso assicurare che in ogni campo, compreso quello medico, ne vedevamo delle belle)?
Il signor ministro ci ha parlato dell'Agenzia sviluppo Italia, ma in proposito vorrei qualche altro chiarimento. Parte come un carrozzone che persegue finalità di assistenza, oppure - peggio ancora - clientelari, oppure è qualcosa che risolverà il problema del lavoro? L'Alter, che sarebbe un elemento collaterale dell'Agenzia Italia, che cosa farà, a che cosa servirà, che cosa dirà, che cosa porterà di nuovo?
In una posizione che potrei definire leggermente blasfema - di solito sono un credente convinto - abbiamo visto i disoccupati di Napoli entrare nel duomo, il che per me napoletano convinto significa che sono andati ad affidarsi a san Gennaro. Naturalmente san Gennaro non può dare lavoro, ma mi auguro che faccia in modo di non far uscire mai sulla ruota di Napoli il terno legato ai concerti di Bassolino, alle promesse non mantenute di Prodi e alle cariche di Napolitano; se così fosse, veramente - mi consenta, ministro Treu - con ogni probabilità il problema del lavoro in Italia in generale e nel sud in particolare non verrebbe risolto né ora né mai (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDR e di alleanza nazionale - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Cordoni n. 3-02751 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
L'onorevole Cordoni ha facoltà di illustrarla. Prego tutti i colleghi di rispettare rigorosamente i tempi.

ELENA EMMA CORDONI. Signor Ministro, anche il gruppo della sinistra democratica con l'interrogazione da me presentata solleva problemi e chiede al Governo di conoscere a quale punto siamo con le misure e con gli impegni che in queste settimane abbiamo discusso e stiamo discutendo in ordine alle questioni attinenti alla situazione occupazionale. È questo, diciamo così, il contenuto della mia interrogazione.
Il problema più in generale è che non riusciamo ancora a far invertire la marcia sul tema della disoccupazione anche per l'accentuarsi della tensione sociale che in queste settimane attraversa il nostro paese.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

TIZIANO TREU, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Le indicazioni sono già state in parte fornite. Mi limiterò a sottolineare che le misure che indicano la svolta sono già in parte attivate. Al riguardo mi riferisco agli interventi di sostegno allo sviluppo locale; altre misure sono in corso. Sottolineo che non si tratta soltanto di aiuti alle imprese ma anche di sostegno a opportunità di lavoro soprattutto per i giovani.


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Abbiamo creato e sostenuto strumenti operativi che aiutano l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: dal nuovo apprendistato, ai contratti di formazione, al lavoro interinale, alle borse di lavoro, ai piani di inserimento professionale. Oltretutto è in atto una profonda revisione del collocamento che viene decentrato e aperto ai privati, anche questo inteso come strumento di servizio per massimizzare le opportunità di lavoro, in particolare nel Mezzogiorno.
Queste misure sono attivate; i risultati, come di solito accade in tale materia, spesso non sono immediatamente visibili, ma voglio qui indicare, come del resto è stato già fatto, che alcuni segnali sono importanti.
La creazione di impresa nel Mezzogiorno, soprattutto in alcune regioni, è già accelerata; in alcune aree ci sono segnali di convenienza effettiva per cui gli investimenti arrivano. Infine, anche alcuni dati sull'occupazione evidenziano, negli ultimi sei mesi, una inversione di tendenza importante con una crescita dell'occupazione che ha interessato 50 mila lavoratori, per la prima volta dopo molti anni. Ci rendiamo conto che questi sono segnali deboli e che quindi la svolta deve essere ancora più evidente, ma vanno ricordati per affrontare con fiducia i mesi che ci stanno davanti durante i quali l'impegno del Governo sarà massimo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cordoni ha facoltà di replicare.

ELENA EMMA CORDONI. Signor ministro, queste tre interrogazioni sulle politiche per l'occupazione hanno permesso di dare un quadro completo degli interventi.
In questi giorni, in queste settimane, abbiamo discusso un programma su cui abbiamo rinnovato la fiducia a lei, signor ministro, e al suo Governo, anche rispetto alle questioni riguardanti l'occupazione.
Sappiamo bene che non si tratta di un fenomeno che può essere combattuto entro breve tempo; sicuramente uno degli elementi fondamentali è quello di avere il tempo e la possibilità di riuscire a realizzare questo obiettivo.
Credo che vi sia la necessità - ma ciò sta in particolar modo nelle mani del Governo - che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane il Governo riesca a trovare un modo, una forma per trasmettere al paese la stessa tensione sociale, politica e morale che in questi due anni si è riusciti a trasmettere sul terreno del risanamento e dell'ingresso in Europa secondo i criteri di Maastricht. Penso che questo sia un punto fondamentale per ottenere tempo e fiducia dagli italiani, così come è stato fatto fino ad oggi. Tutto ciò, lo ripeto, sta soprattutto nelle mani del Governo, nella sua capacità di mettere al centro e di far capire al paese che il problema fondamentale per questo Governo è quello di cercare di «rispondere» alla fenomeno della disoccupazione, trasmettendo così al paese la stessa fiducia, la stessa convinzione e la stessa possibilità di riuscire a risolvere il problema, come si è riusciti a fare in questi due anni.

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