Seduta n. 388 del 9/7/1998

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(Incendi boschivi)

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Teresio Delfino n. 2-01248, Pisanu n. 2-01254 e Paissan n. 2-01253 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
Queste interpellanze, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare l'interpellanza Teresio Delfino n. 2-001248, di cui è cofirmatario.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la nostra interpellanza urgente fa riferimento alle ultime vicende che hanno visto la distruzione, a causa di incendi, di notevoli porzioni di territorio del Mezzogiorno ed in particolare della regione calabrese. Nel momento in cui, l'altro giorno, abbiamo sollecitato una risposta a questa interpellanza e a quelle dei colleghi degli altri gruppi, abbiamo detto al Governo (era presente il ministro per i rapporti con il Parlamento) che, certo, sarebbe stata importante la presenza del sottosegretario Barberi, ma che chiedevamo la presenza del Presidente o del Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Faremo forse qui una ricognizione, la farà il sottosegretario Barberi, come, ahimè, in altre occasioni, purtroppo. Dico purtroppo perché il sottosegretario Barberi viene qui ovviamente dopo il verificarsi di un evento calamitoso. Però non credo che sia sufficiente fare una ricognizione. Ritengo sia anche importante capire e comprendere come il Governo intenda muoversi per recuperare vasti territori letteralmente prostrati, per esempio, in Calabria, dove le fiamme hanno lambito gli abitati di molti comuni della Locride.
Devo dire al Governo, e in questo caso al sottosegretario Barberi, che più volte abbiamo concentrato la nostra attenzione su questa problematica. L'evento calamitoso dell'incendio non è un fatto che si verifica una volta ogni tanto, ma è un avvenimento che si verifica puntualmente ad ogni stagione. Questo evento era già stato per alcuni versi indicato come possibile da parte delle strutture metereologiche del nostro paese, nel momento in cui hanno previsto una grande ondata di caldo, e noi sappiamo che i mesi caldi sono purtroppo accompagnati da incendi boschivi di vaste proporzioni. Nel Mezzogiorno e in Calabria è stata distrutta gran parte della macchia mediterranea, sono stati distrutti patrimonio boschivo, animali, pascoli: quindi, credo sia un fatto molto, molto grave, che ha creato una situazione drammatica.
Signor sottosegretario, mi auguro che nella sua risposta lei voglia dire cosa si è fatto per quanto riguarda la prevenzione. Molte volte ci troviamo a dover discutere ed affrontare le emergenze, cioè quando il fatto si è ormai verificato. Ma cosa si è fatto sul piano preventivo? Come lo si è realizzato? Molte volte ci siamo interessati a questo problema - non voglio attribuire responsabilità a questo Governo - e ritengo che lei sappia che una indagine conoscitiva della Commissione ambiente della Camera risalente al 1990 già indicava alcuni suggerimenti sul piano della prevenzione, iniziative che certamente sono mancate ancora una volta in questi territori a rischio, quelli del Mezzogiorno (la Calabria, la Sicilia e la Sardegna), ma anche quelli della Toscana e della Liguria, cioè tutte quelle regioni che puntualmente ogni estate vengono colpite da questi eventi calamitosi distruttivi. Non c'è dubbio che siano assolutamente mancati un monitoraggio, una sorveglianza, una rete di rilevamento e quindi un impegno di tipo protezionistico. Perché? Ritengo che il Governo debba dare una risposta in questo particolare momento, perché nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un rimpallo di responsabilità, dal Governo alle regioni e agli


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enti locali. Certo è che, per esempio, in Calabria i soccorsi sono giunti dopo trenta ore dalla richiesta, dall'allarme lanciato dalla regione e dopo trenta ore è arrivato solo un Canadair. Poi, credo sia da tutti conosciuta la vicenda dei Canadair: ce ne sono quattro in manutenzione e non si capisce perché proprio nel mese di luglio, uno dei mesi a rischio per quanto riguarda questo tipo di eventi.
Devo dire, signor Presidente, che, per quanto riguarda la protezione civile, noi manchiamo di una rete di prevenzione, per cui vi è una costante e continua violazione della legislazione vigente con riguardo al coordinamento e alla prevenzione.
La mobilitazione del momento, l'attivazione dei vigili del fuoco, degli elicotteri dei carabinieri, degli aerei, delle forze armate sono un succedaneo; si pongono alcuni problemi, alcune disfunzioni, ma il dato è a monte ed è estremamente grave, perché l'assenza della prevenzione ci porta ad un enorme sperpero di risorse anche economiche. Se non sbaglio, le spese che il paese deve sostenere per il recupero, le bonifiche, la riparazione dei danni provocati dalle calamità naturali ammontano a 200 mila miliardi: parlo del paese, non del Governo o del Ministero dell'interno (di cui lei fa parte, onorevole Barberi).
In che misura si è avuto un coordinamento tra il Governo, le regioni e gli enti locali? Se è mancato, perché non è mai stato dato l'allarme al Parlamento? Lo scaricabarile al momento degli eventi calamitosi è inutile. Se una cosa non funziona o non va, il Governo ha il diritto ed il dovere di denunciarlo al paese. Ma in verità la situazione non è in questi termini: io ritengo che le regioni, ed in particolar modo la regione Calabria, abbiano fatto quello che potevano con i mezzi, le strutture e gli strumenti disponibili. I problemi sono tutti da addebitare all'assenza di un coordinamento centrale, che è il presupposto su cui si fondano la filosofia e la cultura della prevenzione e della protezione civile.
La protezione civile non è semplicemente soccorso: altrimenti avremmo fatto un ministero per il soccorso. Abbiamo invece la protezione civile, per la prevenzione. Credo che su questo dato si debba dire un parola di estrema chiarezza e di grande trasparenza. Signor Presidente, non credo si possa più sostenere questo balletto delle polemiche, che si ripropone tutte le volte in queste occasioni. Non è accettabile, non è decoroso per il paese e per il Governo di un paese democratico. È un problema molto grave sul quale occorre fare chiarezza. Non basta il sindacato ispettivo: noi parliamo, il rappresentante del Governo fa le sue valutazioni - più o meno ampie - e poi svolgiamo le nostre repliche, con le nostre lagnanze. Non è sufficiente. Non è un modo corretto per affrontare i problemi che abbiamo sul tappeto.
Mi auguro che il sottosegretario Barberi possa rispondere, ma denuncio l'assenza del Presidente del Consiglio dei ministri. Certo, ieri ha risposto al question time: un minuto, due minuti, ottanta secondi, trenta secondi. Poteva anche non venire. Però vorrei capire perché non sia stato adottato nessun provvedimento urgente. Cosa diciamo alle popolazioni? Signor Presidente, sui nostri territori noi non andiamo blindati o con la scorta della polizia: come parlamentari, quando andiamo sul territorio troviamo una situazione drammatica e grave. E non abbiamo nemmeno il diritto alla supponenza, perché la supponenza non è giusta per i rappresentanti degli elettori.
Non è un fatto che riguardi la maggioranza o la minoranza. Quando ci sono state deficienze in altri Governi, le abbiamo denunciate. Quindi non si tratta di essere oppositori del Governo dell'Ulivo: occorre registrare la carenza e la superficialità di un Governo più volte sollecitato rispetto ad una serie di atti (sindacato ispettivo, indagini conoscitive, proposte di legge) è stato ripetutamente sollecitato.
Mi auguro, signor Presidente, che la Presidenza della Camera e la Conferenza dei presidenti di gruppo individuino un'altra sede di incontro per conoscere quali

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siano stati gli interventi compiuti. C'è da recuperare moltissimo, c'è gente che ha perso tutto. E, molte volte, chi aveva perso tutto non ha ottenuto niente da parte dello Stato. È un fatto assolutamente inaccettabile.
Mi fermo qui e attendo la risposta del professor Barberi, verso il quale (la prego di credermi, professor Barberi) non ho alcun problema di carattere personale. Sono questioni che riguardano anche la nostra fascia di responsabilità. Voi che state al Governo dovete capire che ci sono problemi che investono tutti, anche i parlamentari che sono in prima fila.
Mi auguro poi che lei risponda - se ne ha mandato - a quella parte della mia interpellanza in cui faccio riferimento alle dichiarazioni del prefetto di Catanzaro, che è un funzionario del suo Ministero, il quale ha sostenuto che gli incendi sono stati provocati da atti criminosi. Lo stesso ha detto il parroco di Roccella Jonica.
Qual è l'attività di prevenzione posta in essere dalle forze dell'ordine? Guarda caso, questi fatti accadono a luglio o ad agosto! Lei mi sa dire qualcosa, signor sottosegretario? Di incendi dolosi ha parlato un prefetto della Repubblica: o lo smentite e lo trasferite oppure in questo momento - oggi, non domani - ci dovete dire a che punto sono le indagini sulle denunce del prefetto di Catanzaro e del parroco di Roccella Jonica!
Quello che è successo lo sappiamo, sottosegretario Barberi, perché lo abbiamo letto sui giornali: sappiamo quanti sono gli ettari di bosco andati distrutti, i pascoli e via dicendo, ma vogliamo capire a che punto sia la situazione, perché è venuta meno l'attività di prevenzione, perché vi sono stati ritardi nei soccorsi, a che punto sono le indagini per l'individuazione dei probabili responsabili delle azioni criminose, delle organizzazioni mafiose che, come lei sa, abbondano in Calabria.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, ritengo necessario farle rilevare, in relazione alle questioni che lei ha posto alla Presidenza, che i tempi di svolgimento dell'istituto del question time sono stati deliberati da quest'Assemblea, anche e soprattutto accogliendo le istanze dell'opposizione.

MARIO TASSONE. Il mio non era un appunto alla Presidenza, per carità: me ne guarderei bene! Segnalavo un'esigenza di maggiore chiarezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Valducci ha facoltà di illustrare l'interpellanza Pisanu n. 2-01254, di cui è cofirmatario.

MARIO VALDUCCI. Penso che quello degli incendi boschivi sia un problema molto importante, che ha costituito oggetto di un ampio dibattito, in sede di sindacato ispettivo, in occasione dell'approssimarsi della stagione estiva che i meteorologi hanno indicato come superiore alla media quanto a temperatura.
Non voglio riprendere nei dettagli le interrogazioni e le interpellanze presentate. Il problema è rilevante e si è dimostrato, ahimè, fatale per i nostri boschi, anche se per il momento non per le persone. Tuttavia, se queste sono le premesse, non mancheranno altri problemi per la protezione civile.
Il collega Paissan ha presentato il 20 gennaio 1998 una interrogazione sull'argomento specifico dei Canadair e, segnatamente, sulla prima gara d'appalto, vinta dalla società Sorem; l'onorevole Savarese ne ha presentata una il 21 gennaio 1998, Urso il 5 gennaio 1998, Turroni il 21 gennaio 1998, Boghetta il 22 gennaio 1998, Becchetti il 14 maggio 1998, Fredda il 19 dicembre 1997, Poli Bortone il 13 gennaio 1988, Lorenzetti il 20 gennaio 1988, Michelangeli il 22 aprile 1988, il senatore Bortolotto il 22 aprile 1988, Bornacin il 7 luglio 1988 (riprendendone una da lui stesso presentata il 22 aprile), il senatore Giorgianni il 7 luglio 1988, il senatore D'Alessandro il 18 dicembre 1997, il senatore Manfredi il 7 luglio 1998. Non ne cito molte altre che pure sono state presentate sul medesimo argomento.
È evidente, allora, che non si tratta della valutazione di una parte politica e neppure dell'intenzione di mettere il naso


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in fatti concernenti le attribuzioni e le competenze del ministro e del sottosegretario. Sicuramente tutta la vicenda, collegata peraltro a quella che è stata la gara e successivamente la concessione dei CL 415, è «soggetta» a dei fatti anomali. È anomalo, ad esempio, il fatto che un'azienda come la Sorem, con 99 milioni e 750 mila lire di capitale sociale, con nessun dipendente e con circa 300 milioni di fatturato, abbia avuto un contratto di prestazioni e servizi. Se conteggiamo i tre anni iniziali, cui si aggiungono i tre più tre di possibile rinnovo (probabilmente di scontato rinnovo), risulta evidentemente una cifra di affari che è forse almeno cento volte superiore al suo giro di affari annuale.
Il giudizio che possiamo esprimere sull'operato di questa azienda, con riferimento agli interventi sugli incendi boschivi, è sicuramente negativo. Vorremmo dunque che il sottosegretario, nei cui confronti la mia stima personale è massima, ci spiegasse le ragioni e i motivi per cui è stata scelta questa azienda e i motivi per cui essa non ha la possibilità di utilizzare i Canadair di proprietà dello Stato. Vorremmo inoltre sapere dal sottosegretario per quale motivo questa azienda non ha un numero sufficiente di piloti per poter far volare questi aerei. Ritengo che questo sia uno di quegli argomenti toccato dalla nostra interpellanza urgente.
Noi non vogliamo pensare che la responsabilità sia soltanto della protezione civile. Indubbiamente, per quanto riguarda la prevenzione degli incendi boschivi e l'intervento dei Canadair, tale responsabilità è totale, non possiamo negarlo. Sappiamo quanto sia importante ed efficace l'utilizzo di questi velivoli e quanto la tempestività di un loro intervento possa produrre meno danni rispetto ad un loro intervento tardivo, come è accaduto nel caso richiamato, o addirittura ad un loro non intervento a causa della carenza degli stessi aerei. Sappiamo anche quali siano le responsabilità delle regioni; non capiamo però perché un Governo come questo, che è nel pieno dei suoi poteri, non possa, così come ha fatto per altre materie (ad esempio la difesa del suolo), operare con interventi sostitutivi, laddove abbia accertato delle inadempienze da parte delle regioni.
È evidente che si tratta di un grave problema legato anche al nostro bene patrimoniale, al nostro paese. Non dimentichiamo che un'intera regione come il Friuli-Venezia Giulia è andata in fumo negli ultimi dieci anni. Sono stati 128 mila gli incendi! Sappiamo benissimo - né vogliamo qui sentircelo ripetere - che probabilmente la maggior parte di tali incendi boschivi è di origine dolosa. Ci interesserebbe ascoltare il sottosegretario per sentirci dire che finalmente qualcuno (visto che stiamo parlando di un numero esagerato di colpevoli di questi incendi) è stato preso ed è stato condannato. Evidentemente non è possibile sempre far riferimento e addossare le colpe agli enti locali, alle regioni, ai soliti ignoti, lavandosene dunque le mani!
Il danno economico è enorme; sulla base, infatti, di dati raccolti dalla FAO e dell'UNECE, per ogni ettaro bruciato vi è stato un danno economico di 1.921 dollari. Ciò vuol dire che negli ultimi dieci anni, abbiamo mandato in fumo ben 1.500 miliardi di lire. Questo evidentemente è un quadro desolante che probabilmente andrà sempre più peggiorando se non riusciremo ad attuare tempestive azioni di prevenzione o di spegnimento degli incendi boschivi. Almeno fino ad oggi non c'è parso che questo Governo abbia dimostrato una volontà vera di porre mano in modo organico a questa materia.
Anche in passato la Corte costituzionale, con la sentenza n. 157 del 1995, ha tra l'altro invitato il Governo a porre mano ad una riforma organica in materia.
Nel 1996, il senatore Manfredi, già capo di dipartimento della protezione civile nel 1995, anno in cui il numero degli incendi è stato inferiore rispetto a quello degli anni successivi, ha presentato una proposta di legge tendente a ridisegnare in modo organico l'intera materia. Il sottosegretario Barberi si è espresso

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favorevolmente all'atto Senato n. 1874, che al momento però non ha ricevuto alcun seguito.
Inoltre, sottosegretario Barberi, lei stesso nel maggio 1997 dichiarò che a breve il Governo avrebbe presentato un disegno di legge ad hoc, del quale però al momento non vi è alcuna traccia.
Nel 1997 il Governo stanziò 40 miliardi per fronteggiare il rischio di incendi, mentre quest'anno tale problema sembra essere stato completamente dimenticato. Inoltre, le poche risorse disponibili forse non sono state utilizzate in modo adeguato.
Speriamo che la sua risposta ci tranquillizzi rispetto ad una situazione estremamente grave, che non viene affrontata in modo adeguato dal suo dipartimento. Auspichiamo infatti che abbia luogo la necessaria azione di prevenzione e che vi sia un intervento immediato sia aereo sia sul territorio, che è demandato alle regioni. Si devono colmare le carenze di organici nelle varie regioni ed enti locali. Penso, infatti, che uno dei doveri prioritari di un Governo sia quello di operare per fare in modo che le regioni e gli enti locali dispongano di adeguate risorse umane e finanziarie per far sì che sia l'intervento aereo, che deve essere svolto a livello nazionale, sia quello via terra, realizzato dalle regioni e dagli enti locali, siano sufficienti ad arginare questo fenomeno altrimenti destinato ad aumentare sempre più.

PRESIDENTE. L'onorevole Pecoraro Scanio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Paissan n. 2-01253, di cui è cofirmatario.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, come diceva un collega intervenuto in precedenza, il 20 gennaio scorso, il collega Paissan insieme con me, con la collega Procacci e con il collega Turroni, aveva presentato una interrogazione, in cui avanzavamo delle perplessità sul servizio di spegnimento aereo, alla quale rispose l'11 febbraio 1998 il sottosegretario Barberi. L'onorevole Procacci nella sua replica apprezzò la precisione della risposta del sottosegretario, che era molto dettagliata. Nella sua risposta il sottosegretario ebbe a dire che l'operatività del servizio affidato alla Sorem sarebbe stata effettiva a partire dai primi giorni di marzo. Non solo, ma venne resa anche una serie di altre assicurazioni, alcune, francamente, anche un po' sorprendenti. Si è detto, ad esempio, che la Sorem sarebbe stata valida perché faceva parte di un gruppo di imprese in cui vi era anche la Air Columbia, che credo sia una compagnia aerea colombiana (Commenti del sottosegretario di Stato Barberi). Va bene, non è colombiana, è italiana.
Quindi, pur avanzando delle perplessità, prendemmo per buone le risposte del sottosegretario. Siamo rimasti francamente sorpresi da quanto avvenuto nei giorni scorsi. Ci sembra che la società che ha avuto quell'incarico non sia riuscita nel suo compito. Non so se ciò valga per quanto riguarda il numero di ore di volo e di spegnimento: ho letto alcuni interventi di funzionari della protezione civile che vantavano un eccellente risultato, di cui però non ci siamo particolarmente accorti.
C'è un altro problema. In queste ultime settimane ho presentato diverse interrogazioni: il ministro dell'ambiente aveva dichiarato anche pubblicamente che questa sarebbe stata addirittura l'estate più torrida del secolo, perché tali erano le notizie scientifiche che pervenivano al Ministero. Mi preoccupavo non tanto che si prendessero misure straordinarie - perché l'attenzione deve essere ovviamente quotidiana - quanto, rispetto ad eventi non sicuri ma possibili, che vi fosse una mobilitazione maggiore.
Anche nell'interpellanza al nostro esame oggi attribuiamo alle regioni una responsabilità straordinariamente grave per quanto riguarda l'inettitudine pressoché totale da esse manifestata in materia di prevenzione degli incendi. Vi sono regioni che sono sempre schierate nel chiedere poteri, senza avere la responsabilità e la cultura dell'amministrazione:


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ciò peggiora i difetti della burocrazia statale, che siamo i primi a criticare in modo durissimo.
Le regioni italiane sul fronte della prevenzione degli incendi, della forestazione, delle azioni di tutela spiccano - tranne qualche rarissima eccezione - per inettitudine. La Sardegna e la Sicilia, che tra l'altro hanno già avuto competenze dirette in materia di Corpo forestale dello Stato, invece di fare eccezione in positivo, la fanno in negativo. Ciò dovrebbe farci riflettere in merito alla discussione se dare o meno alle regioni le attribuzioni del Corpo forestale dello Stato: da quando questo paese ha regionalizzato le competenze sulla forestazione di fatto è restato privo di una politica in questo settore; non esiste alcuna politica, non dico nazionale, ma neanche regionale sulla forestazione.
Sicuramente abbiamo avuto delle difficoltà anche nel passato, con opere di riforestazione che hanno determinato quello che noi definiamo l'inquinamento botanico di una parte dei boschi italiani, ma oggi le regioni non hanno sicuramente, in molti casi, una politica in tema di forestazione.
Condivido quanto già detto da altri colleghi: lo Stato deve porsi il problema di esercitare poteri sostitutivi nei confronti delle regioni inadempienti. Ovviamente non è un compito del sottosegretario per la protezione civile ma un problema complessivo che abbiamo sottoposto al ministro Bassanini. Bisogna applicare seriamente il principio di sussidiarietà, sia facendo in modo che le regioni decentrino a comuni e province poteri e risorse effettive in materia di prevenzione degli incendi, sia prevedendo - proprio in base al principio di sussidiarietà - che, laddove l'organo più vicino al territorio non sia in grado di provvedere, intervenga un altro soggetto responsabile.
Ciò fa parte della cultura della sussidiarietà che noi verdi abbiamo nel DNA, dal momento che tale principio è contenuto nel nostro statuto fin dal 1982, molto prima che nascessero altre forze politiche di stampo superfederalista a chiacchiere quanto inconsistenti sul piano della responsabilità concreta. Ovviamente non parlo di tutti, ma di situazioni affermate come federaliste mentre poi, quando nel Governo delle realtà locali e regionali assistiamo a esperienze di cui sono protagoniste forze che vantano anche una cultura federalista, ci rendiamo conto che spesso manca la capacità di gestione reale.
Le regioni spiccano per inettitudine; mi riferisco a regioni come Calabria, Campania e Sicilia che in questi giorni sono all'indice per non aver saputo organizzare il cosiddetto spegnimento a terra. Oggi parliamo dei Canadair, un servizio indispensabile, ma è inevitabile che il nostro pensiero vada anche al disastro della prevenzione.
Chiediamo inoltre nella nostra interpellanza quali provvedimenti il Governo intenda prendere nei confronti delle regioni inadempienti. Sappiamo, fra l'altro, che molte di queste regioni dispongono di risorse economiche, hanno residui passivi notevoli ed hanno anche la facoltà, in quanto importanti soggetti della nostra comunità nazionale, di disporre del proprio bilancio, non sono cioè soggette a vincoli decisi dallo Stato e perciò, se hanno fondi su altri capitoli, possono liberamente disporne; cosa che invece non fanno.
Un altro quesito riguarda il modo in cui si può cambiare la strategia politica in materia di incendi, cioè come si possa cominciare a premiare chi mantiene il bosco, evitando di dare soldi soltanto in occasione di calamità naturali o per emergenze qualche volta anche inventate. Quando si parla di dolo è evidente che c'è il sospetto. Lo ha manifestato di recente il prefetto di Catanzaro ed io stesso a partire dal 1992, denunciando quella che abbiamo poi definito «incendiopoli», vale a dire la cultura delle tangenti - peraltro scoperte dalla magistratura - retrostante ad un sistema di incarichi per lo spegnimento. Se si paga a numero di ore di volo effettuate, con in più gli straordinari per gli orari serali e notturni, quelli nei quali si registra il maggior numero di incendi, di fatto si è creato un meccanismo, un

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circuito perverso al punto che il nostro diventa un paese dove si incendia per incentivare il mercato degli incendi. È una cosa davvero demenziale che dobbiamo assolutamente bloccare.
Altro grave problema da risolvere è quello del catasto delle aree percorse dal fuoco. Noi disponiamo di leggi chiare che vietano, ad esempio, di costruire sulle aree percorse dal fuoco, ma non disponiamo di un catasto. Non sappiamo quali siano tali aree. Ben farebbero la protezione civile ed il Ministero dell'interno, fermo restando che non è loro diretta competenza, a verificare quali siano le zone che si sono incendiate negli ultimi venti anni perché sarebbe utile allo Stato soprattutto per affrontare un meccanismo criminale. È probabile, infatti, che siano sempre o quasi le stesse. In ogni caso, se vogliamo fare un'indagine dettagliata, dobbiamo partire da alcuni elementi di conoscenza che oggi mancano. Inoltre, il catasto servirebbe a dissuadere chi pensa che, incendiando, può poi costruire o creare altri tipi di economie comunque avviate e gestite a partire da un gravissimo reato.
È inutile ricordare che sono 1.800.000 gli ettari di bosco scomparsi negli ultimi decenni. E perciò sulla questione del dolo bisogna essere più intransigenti e chiedere che le indagini delle forze di polizia si rivolgano alle associazioni a delinquere. Non si può continuare a dar da bere al paese che vi sono singoli piromani pazzi e poi dire che oltre l'80 per cento degli incendi è doloso. Non è accettabile continuare con questo equivoco quando è evidente che si incendia con un obiettivo preciso.
Quanto alle polemiche di questi giorni, sappiamo bene che sono numerose. La prima riguarda i Canadair. Noi abbiamo chiesto quanti siano e quanti i piloti gestiti dalla Sorem e soprattutto quale sia la valutazione del Governo su questo appalto. Già rispondendo in febbraio ad un'altra nostra interpellanza il sottosegretario ha fornito dei dati che sulla fiducia potevano essere considerati giusti. Ricordo che la società Sorem disponeva di un capitale minimo, se non erro di 99 milioni poi aumentati ma comunque di poco, per gestire questo incarico. Si diceva però che la società in realtà doveva limitarsi a mettere a disposizione strumenti tecnici e piloti. Il Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi, con una nota ufficiale, ha parlato di «strano appalto» della protezione civile ad una società priva di tecnici e di strumenti operativi e addirittura incapace di partire dai luoghi vicini agli incendi, e necessitata a farlo in tutti i casi soltanto dall'aeroporto di Roma. La cosa ovviamente lascia perplessi perché o il Corpo forestale dello Stato nella sua nota dice cose false - o comunque gravissime e da dimostrare - oppure occorre aprire un'indagine interna al comparto della protezione civile, di cui ovviamente il sottosegretario è responsabile non amministrativo ma politico; come tale comunque ha la responsabilità, per l'appunto politica, di fare in modo che vi sia la sicurezza che l'appalto non è stato «strano», nonostante vi abbia concorso una sola ditta perché altre due hanno di fatto rinunciato, come si evince dai dati forniti l'11 febbraio.
Il WWF e Fulco Pratesi hanno sollevato nuovamente il problema dei piloti. Dal dirigente Todisco del settore della protezione civile è stato risposto che effettivamente vi erano dei problemi riguardo ai piloti e che la protezione civile contava di poter aumentare da sei ad otto le ore di volo (questo è stato scritto sui giornali). È un fatto che sorprende perché uno deve fare una gara di appalto a normativa vigente e non può fare una gara dicendo che poi comunque si cercherà di avere dal Ministero dei trasporti una deroga per far volare di più Credo che abbia sbagliato il funzionario della protezione civile a dare questa come una risposta - tra virgolette - «rassicurante», perché, se voleva rassicurare, non ci è riuscito; anzi ci ha allarmato, perché noi non dimentichiamo ovviamente il caso che si è purtroppo verificato di alcuni decessi di piloti negli scorsi anni, che sono stati attribuiti all'eccessivo lavoro ed al notevole livello di stress degli stessi piloti; tutto ciò nonostante in altri paesi europei la possibilità

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di volo di questi piloti, in condizioni molto particolari, siano non di sei ore come in Italia, bensì di otto. Ciò non toglie che, se la disposizione vigente in Italia è questa, un appalto deve essere fatto tenendo conto delle disponibilità reali.
Sorprendono poi le notizie relative all'arrivo di alcuni aerei a luglio e di altri ad agosto perché noi, mentre realizziamo un miglioramento obiettivo della flotta aerea dei Canadair, dobbiamo rilevare che questo si concretizzerà praticamente a metà stagione a «rischio», considerando il mese di luglio come uno dei periodi più rischiosi.
Sottolineo poi che ieri il Codacons, attraverso l'avvocato Rienzi, ha parlato di rapporti parentali lanciando un'accusa riguardo agli appalti fatti alla Sorem. Nel passato l'Avianord - una delle società che concorrono a questo appalto - avrebbe addirittura presentato (questo è quanto mi viene riferito: al riguardo chiedo chiarimenti) una denuncia lamentando che sarebbero stati privilegiati i Canadair rispetto ai Dromedair o ad altri velivoli particolari che avrebbero una maggiore facilità - dicono o direbbero - a recuperare l'acqua anche in bacini interni, invece di farlo soltanto in mare.
Queste sono tutte considerazioni che hanno rappresentato oggetto del dibattito di questi giorni. Se l'interpellanza che abbiamo presentato come verdi ha un senso, è che noi, sostenendo questo Governo e sentendoci responsabili della fiducia che diamo all'esecutivo in carica, chiediamo a maggior ragione che su queste materie sia fornita una risposta chiara e che, se vi sono delle verifiche da fare rispetto agli apparati ed alle burocrazie della protezione civile o delle politiche agricole, queste debbono essere effettuate evitando che coloro i quali detengono le responsabilità politiche considerino una cosa normale quella di difendere comunque, in ogni caso ed in ogni luogo i dirigenti degli uffici. Questo sarebbe peraltro un atto rispettabile dal punto di vista della solidarietà che si potrebbe avere tra colleghi, ma dal punto di vista della responsabilità politica nei confronti del Parlamento, che ha compiti precipui di controllo e di indirizzo, sarebbe un'iniziativa che provocherebbe ovviamente qualche difficoltà.
Vorrei sottolineare che nei giorni scorsi è venuta dal Ministero delle politiche agricole un'ulteriore preoccupante segnalazione secondo la quale, entro il 12 luglio, non avremo più la possibilità di utilizzare neppure gli altri quattro (mi pare che il numero sia questo; o almeno questo è quanto scriveva il Ministero per le politiche agricole) Canadair, che sono attualmente gestiti dalla Sisam per conto del Corpo forestale dello Stato sulla base non di un appalto - mi sembra - ma di un accordo che si dice che sia stato realizzato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per coprire un altro vuoto, come risulta da alcune dichiarazioni del ministro per le politiche agricole che ha sostenuto che, quando è stato affidato l'incarico alla Sorem, questo è stato fatto per il periodo estivo, mentre il periodo invernale non era coperto da alcuna attività. Quindi, loro avrebbero dovuto farsi carico con la Sisam di coprire questa emergenza del periodo invernale (la quale si è poi verificata) e di arrivare fino al 12 luglio. Noi siamo molto preoccupati perché il Ministero per le politiche agricole chiede al Presidente del Consiglio una Conferenza dei servizi per fare in modo che dal 12 luglio si possano comunque non bloccare questi ulteriori mezzi a disposizione dell'attività di spegnimento degli incendi.
Ferma restando l'importanza della prevenzione, sulla vicenda attuale e sulle polemiche rispetto alle quali è giusto che il Parlamento e l'opinione pubblica possano avere idee chiare, sono importanti note di dettaglio. Se è necessario aprire qualche inchiesta e rimuovere dei funzionari responsabili, in qualunque settore siano dell'apparato dello Stato - errori e negligenze, non parlo di illegalità, possono aver provocato danni alla capacità di affrontare un'emergenza come quella che si è verificata -, è evidente che ci aspettiamo da parte del Governo un rigoroso accertamento delle responsabilità.

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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno ha facoltà di rispondere.

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, chiedo scusa se utilizzerò un tempo ampio, ma i quesiti sollevati e le polemiche esplose in questi giorni mi obbligano a dare una risposta articolata e il più possibile completa.
A partire dall'ultima settimana di giugno, il verificarsi di condizioni meteorologiche eccezionali, con temperature oltre i quaranta gradi in molte zone del centro-sud, ha favorito il propagarsi di numerosi incendi boschivi di grande estensione. Gli incendi hanno interessato in primo tempo la regione Sardegna, successivamente le regioni Calabria e Sicilia, provocando tre vittime ed ingenti danni, con la perdita di numerosi ettari di bosco, macchia mediterranea e soprattutto terreni coltivati.
La quantificazione dei danni e la delimitazione delle aree percorse dal fuoco è in corso da parte degli organismi preposti e non è possibile al momento fornire dati precisi sulla loro entità. Il Governo si riserva, pertanto, di riferire su questo specifico punto non appena saranno terminati gli accertamenti del caso. L'unico dato disponibile al momento riguarda la superficie percorsa dal fuoco dal 1 gennaio al 30 giugno di quest'anno che, esclusa la Sardegna che non ha fornito i dati, ammonta a 17 mila ettari, con 2.300 incendi (superficie boscata e non boscata).
Dal momento che si sono sviluppate in questi giorni violente polemiche - ne abbiamo sentito l'eco anche nell'illustrazione delle interpellanze - sull'efficacia dell'intervento di emergenza, sull'efficienza dei velivoli antincendio impiegati e, come già in passato, sulla correttezza giuridico-amministrativa delle scelte operate dalle amministrazioni dello Stato per l'affidamento dei velivoli Canadair di loro proprietà, ritengo necessario iniziare il mio intervento comunicando alcuni dati sull'impiego di questi velivoli nel periodo dal 20 giugno all'8 luglio, al fine di sgomberare il campo preventivamente da alcuni pregiudizi negativi che, ingenerati dal ricorrente riproporsi di notizie inesatte, seppur puntualmente smentite, rischiano di viziare la natura e la proficuità del dibattito odierno.
Successivamente fornirò un quadro sintetico della normativa vigente in materia di incendi boschivi e dell'assetto di competenze da essa previsto; darò conto delle iniziative che quest'anno, come ogni anno, sono state attivate nell'ambito della campagna antincendi boschivi; mi soffermerò sul quadro degli interventi operativi da terra e con mezzi aerei, messi in atto in questi giorni e infine ripercorrerò nuovamente, per quanto di mia competenza, l'iter che ha portato il dipartimento della protezione civile all'affidamento della gestione dei velivoli di sua proprietà, aggiornando la Camera rispetto a quanto comunicato in occasione della seduta dell'11 febbraio scorso.
La flotta aerea antincendio dello Stato, di cui era prevista la disponibilità nella programmazione della campagna antincendi boschivi 1998, ammontava a 9 velivoli Canadair, 4 aerei G222 e 30 elicotteri appartenenti alle diverse amministrazioni dello Stato (Corpo forestale, Vigili del fuoco, Forze armate). A questo parco mezzi deve essere aggiunto il concorso di ulteriori 35 elicotteri che operano mediante convenzioni stipulate da alcune regioni.
La disponibilità dei velivoli Canadair a partire dal 20 giugno è stata la seguente: 7 velivoli fino al 2 luglio, 9 velivoli da allora in poi. Tale disponibilità, che è stata inferiore alle previsioni di due unità nei soli primi dieci giorni della campagna antincendi, è da attribuire a problemi tecnici sui quali mi soffermerò diffusamente più oltre.
È da sottolineare che lo scorso anno la flotta Canadair era la medesima prevista nella direttiva 1998 e che il dato medio di efficienza registrato nella campagna 1997 è stato di 6 aerei al giorno per il mese di luglio e di 4 aerei al giorno per il mese di agosto. La flotta Canadair disponibile in questi giorni è sempre stata pertanto superiore al dato medio registrato lo


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scorso anno, seppure con un numero di apparecchi efficienti inferiore (9 contro i 10 dello scorso anno) sempre per le problematiche sulle quali mi soffermerò oltre.
Nei giorni di maggior crisi hanno operato fino ad 8 apparecchi simultaneamente, come verificatosi in situazioni analoghe lo scorso anno. L'impegno dell'intera flotta statale, peraltro, ha visto operare fino a 24 aeromobili simultaneamente che, con il concorso dei mezzi regionali, sono arrivati a picchi di 40 apparecchi tra aerei ed elicotteri (in particolare, il giorno di massimo impiego e di massima emergenza è stato il 4 luglio).
La notizia, più volte smentita, secondo la quale i mezzi operativi sarebbero stati scarsi, con particolare riferimento ai velivoli tipo Canadair, risulta pertanto non riscontrata dai fatti...

MARIO TASSONE. Non è vero!

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. ...se non in assoluto, nel senso che il numero degli aerei è quello che è. Semmai, quindi, c'è un dato assoluto, non relativo all'impiego degli aerei disponibili.
L'intera flotta ha operato al massimo della disponibilità, combattendo contro svariate decine di incendi, sovente di origine dolosa ed appiccati in più punti contemporaneamente. In alcuni casi non è stato possibile dare riscontro positivo alle richieste di concorso aereo, dal momento che i mezzi risultavano impegnati in situazioni più rilevanti, con pericolo per vite umane o centri abitati.
È il caso di tenere presente che l'intervento aereo, in particolare quello dei mezzi più pesanti, non può e non deve essere concepito come intervento di prevenzione. Il concorso aereo, che le procedure prevedono sia fornito con la massima tempestività, deve essere richiesto previa attenta valutazione delle oggettive condizioni dell'incendio e dell'apparato operativo a terra. Un atteggiamento rinunciatario, che tenda alla richiesta del mezzo aereo allo sprigionarsi di qualsiasi focolare, oltre che consentire la crescita di fuochi che potrebbero essere agevolmente controllati con danni ridotti, può comportare gravi inefficienze nel dispiegamento della flotta aerea. Voglio specificare che spesso nelle giornate di massima crisi arrivano 80, 100 richieste contemporaneamente, mentre, nonostante le prescrizioni operative stabiliscano che i centri regionali che chiedono l'intervento aereo devono precisare esattamente caratteristiche, estensioni, tipologie, esposizioni di persone, zone abitate, queste informazioni non vengono quasi mai fornite ed è estremamente difficile decidere quali siano gli interventi prioritari quando i mezzi disponibili non sono sufficienti a far fronte contemporaneamente a tutte le richieste.
In questo senso vanno interpretati i richiami effettuati nei giorni scorsi dalla protezione civile. I problemi registrati nel settore, in quest'anno come anche nel passato, saranno oggetto di attenta verifica e di intesa con le regioni (abbiamo nuovi incontri programmati, nonostante ne siano stati tenuti anche nei mesi scorsi) e si adotterà ogni misura utile per ridurre ulteriormente le inefficienze. In particolare, è necessario affinare - perché purtroppo non sempre funziona - il meccanismo di raccordo terra-aria, necessario per condurre l'intervento, che ha mostrato in alcune regioni un livello di elevata criticità. Abbiamo infatti piloti che riferiscono che arrivano sull'incendio, ma non hanno il contatto radio, cosicché volano ma poi devono ritornare perché, come è noto, essendo pericolosissimo l'intervento del Canadair se ci sono squadre di soccorso sul terreno, l'aereo è autorizzato a scaricare solo previa un'autorizzazione radio che deve venirgli da terra.
La flotta statale impegnata nelle campagne antincendio è stata potenziata di anno in anno, passando da 23 apparecchi complessivi nel 1995 a 26 nel 1996, 27 nel 1997 ed ai 43 di quest'anno. Il recente, massiccio potenziamento contempla, oltre che un ulteriore impegno da parte di tutte le forze impiegate negli anni scorsi (Forze armate e Corpo forestale), il pieno coinvolgimento


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nel dispositivo della campagna degli elicotteri del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Non trova pertanto riscontro l'affermazione secondo la quale vi sarebbe un'assoluta carenza di mezzi. Il potenziamento ricordato ed i risultati delle ultime campagne - che illustrerò più oltre - smentiscono nei fatti questa affermazione.
È necessario soffermarsi a riflettere brevemente su quanto è accaduto. Nonostante venissero resi noti puntualmente i dati sull'operatività dei mezzi, dai quali era possibile desumere il numero ed il modello degli apparecchi operativi, insistentemente tali dati sono stati in gran parte ignorati e pervicacemente sono stati ripetuti allarmi e denunce non fondati sui fatti. I velivoli Canadair, in particolare, hanno effettuato complessivamente 172 missioni - mi riferisco sempre al periodo tra il 20 giugno e l'8 luglio -, per un totale di 1.305 lanci d'acqua. Le proporzioni di operatività - numero di missioni verso numero di lanci - per i velivoli di nuovo tipo, CL-415, sono identiche - circa dieci lanci per missione - a quelle dello scorso anno: questa è l'operatività media di tali aerei. Quelle relative ai velivoli di vecchio tipo, CL-215, sono leggermente inferiori: da poco meno di cinque lanci per missione nel 1997, a poco meno di quattro lanci per missione nel 1998, a causa di alcune inefficienze registrate soprattutto nel periodo tra il 20 e il 30 giugno, sulle quali pure riferirò oltre.
Lascio a disposizione degli onorevoli interpellanti due tabelle riassuntive contenenti i dati di impiego testé richiamati. In queste tabelle, a partire dal 20 giugno fino a ieri, è indicato il numero degli aerei in efficienza dei due tipi, quante missioni hanno compiuto e quanti lanci hanno eseguito.
Il concorso aereo nella lotta contro gli incendi boschivi è stato pertanto fornito al massimo delle potenzialità disponibili e comunque in misura non inferiore all'anno scorso. Chiarito questo punto, ritengo necessario procedere ad un inquadramento generale del problema. Le competenze in materia di incendi boschivi sono così ripartite: alle regioni spetta l'attività di prevenzione e spegnimento a terra, mentre allo Stato spetta il concorso dei mezzi aerei statali ed il coordinamento generale degli interventi aerei. Questa precisa distinzione di ruoli, che risale alla fine degli anni settanta, stabilita in un decreto del Presidente della Repubblica del 1977, è stata successivamente confermata anche da una sentenza della Corte costituzionale ed è coerente con il complessivo quadro della ripartizione delle funzioni e dei ruoli tra Stato, regioni ed enti locali che è stato di recente delineato con il decreto legislativo n. 112 del 1998. L'intervento a terra dei corpi statali - Corpo forestale dello Stato, Corpo nazionale dei vigili del fuoco - sarebbe teoricamente precluso da tale assetto organizzativo ed è effettuato mediante il ricorso a convenzioni che le regioni stipulano con i predetti organismi. In particolare, per quanto riguarda il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, deve essere sottolineato che lo schema di convenzione ripetutamente sottoposto dagli ispettorati regionali alle varie regioni non ha ricevuto risposte positive, se non in minima parte.
Allo stato attuale solo Lazio e Liguria hanno convenzioni in vigore, l'Abruzzo ha siglato un protocollo preliminare, mentre Sardegna, Basilicata, Piemonte ed Emilia-Romagna sono ormai in procinto di sottoscriverle. I vigili del fuoco, in ogni caso, intervengono ugualmente, nella presunzione che in ogni incendio siano o possano essere in pericolo vite umani o beni. Al fine di fornire questo concorso, indipendentemente dalla stipula delle necessarie convenzioni, il Ministero dell'interno, come ogni anno, ha varato un piano straordinario che ha consentito l'assunzione di circa 4 mila vigili del fuoco discontinui e l'apertura di circa 50 sedi aggiuntive stagionali delle aree a maggiore rischio. Il piano quest'anno è stato varato con un'ordinanza della protezione civile, che ha stanziato a questo scopo 8 miliardi di lire. Recentemente è stato nuovamente rivolto un pressante invito alle regioni affinché valutino le convenzioni proposte, grazie alle quali, con un contenuto concorso

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economico delle amministrazioni interessate, sarebbe possibile potenziare ulteriormente l'apparato straordinario di intervento a terra. È bene sottolineare che la richiesta di un concorso economico, che potrebbe a prima vista apparire fuori luogo, discende dal fatto che l'intervento dei vigili del fuoco per lo spegnimento degli incendi boschivi avviene in un campo - ribadisco - di competenza regionale e non statale, quindi non proprio.
Per completare il quadro informativo è necessario aggiungere che nelle regioni e nelle province a statuto autonomo, tra le quali la Sicilia e la Sardegna, il Corpo forestale non è statale ma regionale, o provinciale. Allo Stato spetta, ripeto, il concorso aereo con i mezzi di sua proprietà ed il coordinamento generale di tutti i mezzi aerei disponibili: questo avviene nell'ambito di un percorso che annualmente protezione civile, regioni e corpi operativi compiono fino all'emanazione di una direttiva per la campagna contro gli incendi boschivi. Nella direttiva, oltre alla quantificazione dei mezzi resi disponibili dalle diverse amministrazioni e alla definizione dei relativi rischieramenti sul territorio, vengono anno dopo anno affinate e perfezionate le procedure di richiesta e attivazione dell'intervento aereo della flotta statale.
La direttiva per il 1998, emanata il 28 maggio, ha previsto, come negli scorsi anni, l'inizio della campagna estiva per il 22 giugno ed il suo termine il 30 settembre. Nel periodo della campagna i velivoli posti a disposizione delle varie amministrazioni, oltre a crescere consistentemente di numero rispetto al periodo invernale, vengono rischierati secondo un programma concordato in varie basi del territorio nazionale, in considerazione del rischio. Il rischieramento, ovviamente, può subire variazioni temporanee di varia durata all'insorgere di particolari necessità. La direttiva 1998 ha previsto in particolare il rischieramento di tre elicotteri pesanti CH-47 dell'esercito, quattro elicotteri AB-212 dell'esercito e della marina militare, quattro elicotteri AB-212 del Corpo forestale dello Stato, tre elicotteri NH-500 del Corpo forestale dello Stato, quattro aerei G-222 dell'aeronautica militare, quattro Canadair 215 del Ministero per le politiche agricole, 5 Canadair 215 del dipartimento della protezione civile, infine 12 elicotteri AB-204 e AB-412 dei vigili del fuoco, per un totale di 26 elicotteri e tredici aerei.
Il concorso regionale, assicurato e previsto nella direttiva, era il seguente: cinque elicotteri in Toscana, due in Liguria, uno nelle Marche, uno in Molise, uno in Basilicata, sette in Campania, quattro in Sicilia, quattro in Calabria e dieci in Sardegna. Dal momento che non sono ancora disponibili gli elicotteri della regione Calabria, è stato chiesto un potenziamento del contingente posto a disposizione dell'esercito, che è stato rafforzato di ulteriori quattro unità, portando a trenta il numero degli elicotteri disponibili della flotta di Stato. Il riferimento critico contenuto in una delle interpellanze proposte circa la distanza delle tre basi di schieramento dei quattro elicotteri aggiuntivi (forniti dall'esercito) dalla Calabria non pare condivisibile, dal momento che tre su quattro degli apparecchi sono stati rischierati proprio in quell'area (Catania e Lamezia Terme).
Il rischieramento degli aeromobili è effettuato su basi situate in varie regioni; in particolare è opportuno sottolineare che il rischieramento dei velivoli Canadair CL-415 di proprietà del dipartimento della protezione civile era previsto sulle basi di Ciampino (due apparecchi) e Reggio Calabria (tre apparecchi), ed è operativo. Risulta pertanto priva di fondamento la notizia, riportata da alcuni mezzi di informazione e ripresa anche da alcuni onorevoli interpellanti, secondo la quale la società di gestione non starebbe adempiendo ai propri obblighi contrattuali trattenendo gli apparecchi a Ciampino. Tre apparecchi gestiti dalla Sorem sono infatti schierati a Reggio Calabria a partire dal 3 luglio. Dei quattro Canadair CL-415 gestiti dalla Sisam, di proprietà o noleggiati dal Ministero per le politiche agricole, due sono schierati ad Olbia e due a Ciampino.

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La strategia della lotta agli incendi boschivi applicata a partire dagli ultimi anni ha segnato successi significativi. Nel corso degli anni ottanta e dei primi anni novanta, si è registrata una forte crescita sia nel numero degli incendi, sia nelle superfici distrutte dal fuoco. Nel 1993 si ebbe il picco di 15.380 incendi e 203 mila ettari percorsi dal fuoco, dei quali quasi la metà coperti da boschi; il trend di crescita pareva inarrestabile. Nel 1994, il numero degli incendi si è dimezzato, segno di un inequivocabile aumento di efficacia sia nella prevenzione, sia nell'avvistamento tempestivo dei fuochi e, con poco più di 8 mila incendi, furono 135 mila gli ettari di terreno percorso dal fuoco. Ma furono i due anni successivi, il 1995 e il 1996, a segnare una riduzione eccezionale delle superfici bruciate: a fronte di un numero di incendi simile a quello del 1994 (7.200 e 9.093), il fuoco percorse rispettivamente 43 mila e 58 mila ettari di territorio. Questa drastica riduzione - che non si giustifica con il, peraltro parziale, favore delle condizioni climatiche (il numero degli incendi era all'incirca lo stesso) - è il segnale concreto del recupero di efficienza ottenuto con le direttive antincendio dei due anni in oggetto. Il 1997 - 11.566 incendi per 112 mila ettari di terreno percorso dal fuoco - registra un nuovo peggioramento, a causa del gran numero di incendi che nel periodo invernale devastarono le regioni dell'arco alpino, in particolare la Lombardia, colpite da un anomalo periodo siccitoso. Durante l'inverno l'operatività dei mezzi antincendio è ridotta e, in particolare nelle zone montane, l'impiego degli aerei è limitato e possono operare principalmente i più versatili, ma anche meno efficaci, elicotteri.
Ecco dunque che, esaminando i dati riassuntivi delle campagne antincendio degli anni precedenti, possiamo dire che la tendenza di crescita apparentemente irrefrenabile dei primi anni novanta ha subito per fortuna una decisa battuta d'arresto, segno che alcune delle politiche hanno dato i frutti sperati. Certamente, il potenziamento dei mezzi, che è stato portato avanti, deve proseguire. Come è dimostrato nel bilancio del 1997, ci sono ancora notevoli margini di miglioramento che devono essere perseguiti e certo l'inizio della campagna estiva di quest'anno è estremamente inquietante.
In riferimento anche a quanto è stato detto dagli interpellanti, certamente constatiamo ancora una volta - e non è una novità - che quando si verificano condizioni climatiche critiche si sovrappongono interventi di carattere criminale massicci, sui quali numerose procure stanno svolgendo indagini e in alcuni casi sono già stati individuati i colpevoli. Devo purtroppo segnalare un dato allarmante circa le esecuzioni delle sanzioni, che interverrebbero solo in pochissimi casi, anche nei confronti dei colpevoli accertati. Si stanno approfondendo le ragioni di quanto segnalato. Ricordo comunque che il Presidente del Consiglio dei ministri, in quest'aula, intervenendo ieri nel question time, ha anticipato l'intenzione del Governo di inasprire le pene per quanto riguarda questo tipo di reati; un'ipotesi che è contenuta anche nel disegno di legge del senatore Manfredi, che veniva prima ricordato, e che da anni viene esplorata in questo settore.
Al fine di fare chiarezza sulle molte inesattezze circolate nei giorni scorsi in relazione alla procedura giuridico-amministrativa seguita dal dipartimento della protezione civile per l'affidamento della gestione dei velivoli Canadair CL-415 di sua proprietà, ritengo necessario ripercorrere nuovamente - me ne scuso per la noia - passo dopo passo il complesso iter, sul quale ho già riferito a questa Camera l'11 febbraio scorso, al fine di fugare dubbi ed incertezze che hanno sollevato comprensibili preoccupazioni.
Premetto sin da ora che, al di là delle valutazioni necessarie sul piano giuridico-amministrativo, è necessario porsi anche delle domande sulla reale operatività della soluzione adottata. Anche se un bilancio confrontabile potrà essere fatto solo al termine della campagna antincendi estiva, i dati che ho già riferito e che comunque ripeterò ancora con maggior dettaglio consentono di affermare che la scelta

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fatta non desta al momento particolari preoccupazioni, in considerazione della qualità e della quantità degli interventi effettuati dalla nuova società di gestione con gli apparecchi ad essa consegnati.
Il contratto stipulato, peraltro, prevede, come di consueto, penali e variabili di costo dipendenti dall'effettivo adempimento agli obblighi contrattuali da parte della società di gestione, misure che verranno applicate, qualora se ne riscontri la fattispecie, con il dovuto rigore. Il nuovo contratto prevede infatti una commissione di vigilanza incaricata proprio di verificare la rispondenza della realtà operativa alle esigenze pattuite in sede contrattuale. La commissione, già operante, sta verificando puntualmente ogni fase dell'attività.
Nel 1995, pochi mesi dopo aver assunto l'incarico di sottosegretario per la protezione civile, gli uffici del dipartimento mi sottoposero per l'autorizzazione un contratto novennale che rinnovava la vecchia convenzione operante con la società Sisam, allora in scadenza.
È da chiarire che i quattro Canadair di nuovo tipo di proprietà della protezione civile, acquistati nel 1994, erano stati affidati con un'ordinanza di protezione civile alla Sisam, in estensione della convenzione che quest'ultima aveva in atto per l'esercizio degli apparecchi di vecchio modello (CL-215, di proprietà del Ministero per le politiche agricole). Si trattava di cinque apparecchi, ai quali si sommavano due apparecchi del medesimo tipo posseduti direttamente dalla società e noleggiati dal predetto ministero. La flotta Canadair con il tempo si è ridotta per quanto riguarda i CL-215, a causa di tre incidenti nei quali sono andati distrutti altrettanti apparecchi del Ministero per le politiche agricole mentre la flotta è cresciuta per quanto riguarda i CL-415, passati da quattro a sei nel 1997 ed a otto nel 1998. I due nuovi velivoli sono stati consegnati alla società di gestione il 25 giugno di quest'anno. La flotta complessiva pertanto conta al momento otto apparecchi di nuovo tipo e quattro di vecchio tipo.
Il rischieramento previsto nella direttiva del 1998 (quattro di vecchio tipo e cinque di nuovo tipo) non teneva conto dell'ingresso in linea dei due nuovi velivoli, dei quali al momento dell'elaborazione della direttiva non era nota l'effettiva data di consegna. Per l'impiego dei due nuovi apparecchi è stata attivata la prevista estensione del contratto di gestione dei precedenti sei velivoli: il rischieramento viene di conseguenza modificato e potenziato.
Torno alla questione del rinnovo della convenzione novennale. L'elaborato sottopostomi non risultava soddisfacente sotto il profilo della valutazione dei costi: mancava qualsiasi analisi di congruità dei medesimi. In ossequio a quanto stabilito dalla legge 23 dicembre 1994, n. 724 (che fra l'altro vietava il tacito rinnovo dei contratti con le pubbliche amministrazioni per la fornitura di servizi senza una verifica della congruità dei relativi costi), ho disposto l'effettuazione della verifica. Quest'ultima è stata impostata su un confronto tecnico-economico con la tipologia ed il prezzo dei servizi offerti per la gestione dei medesimi velivoli all'estero. È emerso che sia le tipologie di prestazioni previste dalla convenzione sia i prezzi proposti non potevano essere ritenuti congrui. A titolo esemplificativo citerò un aspetto particolare: in nessun paese del mondo viene prevista la presenza di tre equipaggi per velivolo per tutto l'arco dell'anno, come era invece previsto nella convenzione in atto in Italia. Il numero di due equipaggi per velivolo è considerato alla prova dei fatti adeguato anche da paesi ad alto rischio come la Francia, in cui la disponibilità sull'arco dell'anno è addirittura inferiore a due equipaggi per aereo.
Preso atto della necessità di rivedere il capitolato ed il relativo tariffario, furono avviati contatti con la società affidataria, la Sisam. Devo sottolineare che la società in questione disponeva di mezzi di proprietà dello Stato, operava in un hangar ed in una palazzina di proprietà demaniale, ed aveva ottenuto rimborsi per ogni tipo di spese sopportate, anche per le più

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insignificanti. La società non era quindi un soggetto operante sul mercato con proprio capitale di rischio, come tutti noi intendiamo comunemente.
Dal momento che i contatti relativi alla definizione di un nuovo capitolato più aderente agli standard internazionali e di un costo ragionevolmente economico procedevano con notevole difficoltà, ed in vigenza della norma che vietava il rinnovo dei contratti senza tale revisione, il Parlamento, con legge 25 settembre 1996, n. 496, ha autorizzato le due amministrazioni proprietarie dei Canadair a continuare ad avvalersi fino alla fine del medesimo anno della Sisam tenendo conto delle condizioni previste nelle convenzioni scadute ma rivedendo i costi anche alla luce del potenziamento della flotta (passata da quattro a sei Canadair 415).
Un apposito progetto di contratto volto a sanare la situazione pregressa veniva esaminato sfavorevolmente dal Consiglio di Stato, che rilevava l'inammissibilità della stipula di un contratto relativo ad attività ormai in gran parte svolte e suggeriva di ricorrere - per sanare il rapporto - ad una transazione o ad un atto di riconoscimento di debito.
Il Consiglio suggeriva di esplorare la praticabilità di ricorrere ad una gestione interna alla pubblica amministrazione e, qualora ciò si fosse rivelato impraticabile, di applicare una regolare procedura di gara. Sulla impraticabilità della situazione interna - in particolare l'aeronautica militare - riferirò più oltre.
A sostegno della validità delle posizioni assunte dall'amministrazione in relazione ai costi della vecchia convenzione, la transazione successivamente effettuata con la Sisam si è conclusa con un significativo ribasso sui costi fatturati, con un risparmio complessivo quantificabile in circa 13 miliardi di lire.
Su parere del Consiglio di Stato, il dipartimento della protezione civile si è apprestato a ricorrere ad una procedura di gara europea a licitazione privata. Trattandosi di procedura europea, con i relativi tempi, la gara, bandita nel 1997, prevedeva l'affidamento del servizio a partire dal 1o gennaio 1998. Contestualmente alla gara fu autorizzata la stipula di un contratto con la precisa clausola che esso fosse finalizzato alla copertura del servizio durante lo svolgimento dell'iter di gara.
Questa posizione del giudice amministrativo fu autorevolmente sottolineata che con legge 16 luglio 1997, n. 228, autorizzò nuovamente le amministrazioni proprietarie di Canadair ad avvalersi della Sisam fino all'espletamento di regolare gara e, comunque, indifferibilmente non oltre il 31 dicembre 1997. Tale termine «indifferibilmente» non figurava nel testo predisposto dal Governo, ma fu inserito in sede parlamentare.
Il contratto stipulato dalla protezione civile era valido pertanto dal 1o luglio al 31 dicembre 1997. La transazione del periodo precedente, scoperto dalla vecchia convenzione e dal nuovo contratto, come ho già ricordato, fu perfezionata nel settembre dello stesso anno.
I tempi delle gare europee sono notoriamente lunghi. Per questa ragione si scelse di far scattare l'eventuale passaggio dalla Sisam al vincitore della gara, che poteva essere un'altra società, durante i mesi invernali, nei quali il rischio incendi è limitato.
Per descrivere compiutamente il percorso concorsuale seguito devo fare un'ulteriore premessa. Al momento in cui fu bandita la gara non esisteva in Italia alcuna altra società in grado di gestire apparecchi Canadair, poiché gli unici proprietari degli stessi - il Ministero per le politiche agricole ed il dipartimento della protezione civile - detenevano tutti gli esemplari di quel velivolo esistenti in Italia, oltre ai due già ricordati di proprietà della stessa Sisam, che operava quindi in condizioni oggettive di monopolio.
È risaputo che il possesso dei necessari requisiti di certificazione tecnica e dei piloti non può essere disgiunto dall'esercizio degli apparecchi per i quali tali certificazioni hanno valore.

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Alla luce di quanto sopra e al fine di consentire una reale procedura concorsuale per la quale i vari soggetti nazionali si erano dichiarati interessati con note formali, il bando di gara prevedeva l'accertamento di alcuni requisiti essenziali e contemplava un tempo di 120 giorni per consentire all'eventuale vincitore di ottenere le certificazioni richieste ed adeguare la propria struttura all'esercizio dei Canadair.
Tra i requisiti essenziali figurava la licenza di lavoro aereo, ovviamente. Alla gara hanno presentato istanza di partecipazione cinque società: Avianord, Elifly, Sisam, Sorem e Transavio.
La commissione incaricata di valutare le domande di partecipazione produsse un primo verbale, con il quale giudicò che solo le società Elifly e Sisam potessero essere invitate alla gara, sebbene a quest'ultima mancassero alcuni documenti relativi, in particolare, alle garanzie bancarie e alla dimostrazione di non essere in corso provvedimenti di ritiro o di sospensione della licenza di lavoro aereo.
Dall'esame del primo verbale si riscontrò che la commissione, anziché limitarsi all'accertamento dei requisiti minimi propedeutici all'invito a gara, come da mandato, era andata oltre, verificando una serie di ulteriori requisiti e che aveva proceduto a formulare le proprie scelte con un criterio che poteva apparire non oggettivo, dal momento che anche una delle due società giudicate idonee, la Sisam, non aveva presentato l'idonea documentazione.
Alla luce di questo si decise di approfondire le valutazioni, acquisendo da tutte le società i documenti ritenuti mancanti. La facoltà, infatti, non poteva che essere concessa a tutti coloro che si erano presentati.
Il secondo verbale prodotto dalla commissione evidenziava carenze di documentazione da parte di tutte e cinque le società.
A questo punto l'amministrazione assunse direttamente l'incarico di chiedere a tutt'e cinque le società il completamento della documentazione richiesta in relazione ai predetti requisiti minimi.
Le società Transavio ed Avianord risultarono, al termine della verifica, rispettivamente priva di licenza di lavoro aereo per spargimento di sostanze o con tale licenza - la seconda - scaduta e non rinnovata.
Alla luce di ciò l'amministrazione stabilì di invitare alla gara le tre società che disponevano di tale licenza: Sisam, Sorem e Elifly.
Sempre in relazione a notizie imprecise e distorte circolate in passato e riproposte in questi giorni nonostante i ripetuti chiarimenti anche documentali, ripeto oggi quello che ebbi modo di rendere noto intervenendo in quest'aula l'11 febbraio scorso, e cioè che l'idoneità tecnico-finanziaria della Sorem risultava da possesso di licenza di lavoro aereo rilasciato dal Ministero dei trasporti, che certifica le capacità tecniche, operative, infrastrutturali, organizzative, economiche e finanziarie della società; possesso del CIT (certificato di idoneità tecnica) rilasciato dal registro aeronautico italiano attestante la capacità tecnica della società per l'attività di lavoro aereo (la società risultava certificata anche per attività di trasporto passeggeri e scuola pilotaggio); idonee referenze bancarie rilasciate da primari istituti di rilevanza nazionale nonché impegno puntualmente rispettato in sede di stipula del contratto per una fideiussione di un importo di 4 miliardi.
La Sorem, come richiesto dal bando di gara, rappresentò inoltre che la manutenzione dei velivoli sarebbe stata eseguita da idonea ditta con base tecnica presso l'aeroporto di Ciampino, certificata dal registro aeronautico italiano in regime di subappalto come previsto dal contratto.
Si fa presente che anche la Sisam aveva dato in subappalto la manutenzione all'Alitalia.
I funzionari dell'amministrazione svolsero all'epoca, peraltro, un sopralluogo verso tale società accertandone il possesso delle necessarie certificazioni. Le tre ditte citate furono quindi invitate alla gara

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indetta per il 10 novembre 1996: la gara andò deserta. È necessario ricordare nuovamente le condizioni in cui ciò avvenne e la situazione che si verificò in seguito. L'amministratore unico della Sorem si presentò il 10 novembre in tempo utile presso la sede del dipartimento della protezione civile per depositare la propria offerta ma fu trattenuto dall'ufficiale giudiziario, signor Cardamone, e dall'allora amministratore delegato della Sisam, comandante Bigoni, per la notifica di un atto giudiziario. Nonostante le proteste dell'amministrazione della Sorem, che segnalava l'esigenza di depositare l'offerta entro l'orario di scadenza, l'ufficiale giudiziario insistette sulla necessità di notificare immediatamente l'atto, che si rivelò poi essere un ricorso della Sisam contro la gara. Tutto ciò provocò il ritardo della consegna dell'offerta rispetto all'orario, come verbalizzato e regolarmente agli atti. Il ritardo maturato fu di nove minuti.
La società Elifly non presentò alcun offerta. Mentre la Sorem con la presentazione tardiva e quindi non valida della propria offerta manifestò comunque inequivocabilmente la propria volontà di partecipare alla gara, la Sisam manifestò altrettanto inequivocabilmente la propria indisponibilità in tal senso proponendo un ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio, chiedendo l'annullamento, previa sospensiva dell'esecuzione della lettera di invito, di tutta la procedura concorsuale e contestando il relativo capitolato tecnico fino ad affermare che con la presentazione di un'offerta si sarebbe incorso, cito testualmente, «nella sicura impossibilità di un puntuale adempimento delle prestazioni dedotte in contratto».
L'istanza di sospensiva era già stata respinta dal TAR con ordinanza 2804 del 6 novembre 1997. Tale posizione venne ribadita dalla Sisam con nota dell'8 novembre 1997, in cui si dichiarava l'interesse alla gestione del servizio ma l'impossibilità di formulare offerte per le motivazioni esposte nel ricorso al giudice amministrativo.
Appare evidente che tale ricorso ha costituito dichiarazione esplicita di non accettazione delle condizioni richieste dall'amministrazione. Tali condizioni non potevano essere modificate dal momento che, come è previsto dal decreto legislativo del 17 maggio 1995 n. 157 di recepimento della direttiva 92/50 della CEE, qualora una gara vada deserta, è autorizzato il ricorso alla trattativa privata a condizione - questo è ovvio - che ciò avvenga sulla base del disciplinare tecnico della gara. Qualunque modifica si manifesterebbe infatti come turbativa della gara stessa. Tale vincolo rendeva difficoltoso per l'amministrazione coinvolgere nella trattativa la Sisam alla luce delle motivazioni del ricorso pendente, che si incentravano proprio sulla contestazione del disciplinare tecnico. Ogni dubbio, comunque, è stato fugato quando, con nota del 28 novembre 1997, la Sisam, nel ribadire il proprio interesse alla gestione del servizio, manifestò la propria volontà di esplorare soluzioni e tecniche alternative a quelle proposte dal dipartimento della protezione civile. Una tale affermazione escludeva automaticamente la Sisam dalla procedura di trattativa ai sensi del citato decreto legislativo n. 157 del 1995. In data 5 dicembre 1997 venne quindi stipulato un contratto triennale con la società Soram.
Mi soffermerò ora sulle novità contenute nel capitolato tecnico poste a base della gara e del conseguente contratto: riduzione da tre a due del numero di equipaggi per velivolo come in tutti gli altri paesi con flotte di Canadair; introduzione del concetto di riserva logistica, con indicazione del numero di velivoli da tenere costantemente operativi, quattro su sei e successivamente cinque su otto in caso di estensione del contratto, assicurato anche per inefficienze dovute a manutenzioni programmate o non programmate - ricordo che il dato medio di efficienza dei voli dei Canadair nel 1997 è stato, appunto, di quattro velivoli su sei -; applicazione di penale in caso di mancato rispetto delle prestazioni previste dal contratto: efficienza media annuale, efficienza giornaliera, prontezza operativa; costituzione

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di una commissione di vigilanza sugli adempimenti contrattuali che, come ho già detto, è all'opera.
Queste novità, come già più volte ribadito, sono in linea con i contratti esteri e consentono consistenti risparmi a fronte di una operatività adeguata alle esigenze e comunque identica a quella degli anni precedenti. Le esigenze di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché i tempi relativi alle operazioni di decollo, atterraggio e rifornimento degli apparecchi rendono la riserva logistica oggi espressamente prevista una necessità di fatto.
In relazione ai costi, il nuovo contratto triennale prevede un onere triennale di 40 miliardi e 499 milioni, equivalente ad un costo per ora di volo, comprensivo degli oneri di manutenzione, pari a 8 milioni e 600 mila lire. Tale costo per il medesimo tipo di apparecchio e con le stesse condizioni ammontava a 12 milioni 644 mila lire con la precedente società di gestione ed ovviamente con la medesima ipotesi di riferimento.
Sempre parlando di costi, è opportuno fare riferimento anche al costo per ora di volo dei velivoli di vecchio tipo CL-215, per i quali, nei contratti stipulati dal Ministero per le politiche agricole con la Sisam nel marzo 1998 e valevoli fino al 12 luglio 1998, si prevede un costo per ora di volo pari a 12 milioni e 604 mila lire per gli aerei di proprietà del ministero e pari a 13 milioni 575 mila lire per i velivoli a noleggio.
Si è reso necessario evidenziare anche il costo operativo degli apparecchi di vecchio modello CL-215 per comprendere le ragioni che hanno portato il Governo a stabilire, in una conferenza dei servizi tenutasi il 18 luglio 1997 tra il dipartimento della protezione civile, il Ministero del tesoro ed il Ministero per le politiche agricole, la progressiva dismissione di tali velivoli a fronte di un contestuale incremento fino a dieci apparecchi della flotta di nuovo tipo, CL-415, che all'epoca contava sei apparecchi; il settimo e l'ottavo, come ho già ricordato, sono stati consegnati nel giugno scorso.
Tale scelta strategica non si basa solo su ragioni economiche, ma trova fondamento anche in dati tecnici, in quanto il confronto tra l'operatività dei due tipi di velivolo mostra un rapporto di lanci per missione fra le due e tre volte migliore per il nuovo tipo di Canadair.
Il combinato di queste valutazioni tecniche ed economiche, riscontrato ed approvato in sede di conferenza dei servizi, è stato recentemente autorevolmente riscontrato dal Parlamento quando, durante l'iter di conversione del decreto-legge n. 6 del 1998, ha accolto un emendamento governativo che autorizzava il Ministero per le politiche agricole ad investire nel potenziamento della propria flotta di elicotteri utilizzando anche i proventi della dismissione degli ultimi due velivoli di sua proprietà. Tale dismissione, in ottemperanza con quanto stabilito dalla già ricordata conferenza dei servizi, deve avvenire contestualmente al raggiungimento del numero prefissato di dieci aerei di nuovo tipo. Al riguardo si rende noto che, dal momento che il contratto di gestione del Ministero per le politiche agricole stipulato con la Sisam scadrà il prossimo 12 luglio, come ricordava anche l'onorevole Pecoraro Scanio, il dipartimento della protezione civile ha accelerato l'esercizio dell'opzione d'acquisto di ulteriori due apparecchi, prevedendo una loro immediata operatività: primo velivolo dal 16 luglio; secondo velivolo entro l'ultima decade di luglio mediante una procedura particolare, direttamente dalla società costruttrice, prevedendo una apposita e specifica estensione del contratto in atto con la Sorem.
La decisione di accelerare l'opzione che avrebbe dovuto essere esercitata il prossimo anno scaturisce da questa particolare situazione ed è stata adottata non appena acquisite le necessarie disponibilità finanziarie, onorevole Pecoraro Scanio: è stato l'assestamento di bilancio del 1998 che ha dato la disponibilità per questo acquisto. La soluzione individuata consentirà di disporre dei velivoli in un

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tempo molto breve rispetto alla norma, comunque in tempo utile per la campagna in corso.
Avendo riscontrato tuttavia inefficienze e criticità nel dispiegamento complessivo dell'apparato di lotta agli incendi boschivi, in particolare nelle operazioni a terra, il Ministero per le politiche agricole ha indetto per il giorno 10 luglio, domani, un'ulteriore conferenza di servizio per valutare l'opportunità e le modalità di un eventuale prolungamento dell'impiego dei vecchi Canadair fino al termine della campagna estiva 1998.
Tutto questo - lo preciso - non contraddice l'esito della conferenza di servizi in quanto questa aveva previsto appunto la dismissione dei vecchi aerei quando la flotta dei nuovi fosse arrivata a dieci apparecchi efficienti. Questo numero non sarà raggiunto neppure con l'ingresso in linea dei nuovi due apparecchi dei quali ho appena parlato, che saranno operativi uno a metà luglio e l'altro verso la fine di luglio, giacché tre velivoli dei sei trasferiti dalla Sisam alla Sorem ancora non risultano operativi per le ragioni che adesso illustrerò.
Solo uno di questi potrà essere impiegato presumibilmente a partire dalla seconda metà di agosto. La flotta di velivoli CL-415 operativi, attualmente composta da 5 aeromobili, crescerà così, nell'ambito della campagna 1998 fino ad un massimo di 8 velivoli e non raggiungerà i 10 che consentirebbero la dismissione dei vecchi aeromobili fin da subito. Tutta questa operazione verrà quindi completata dopo la campagna estiva, diciamo nei mesi invernali.

FILIPPO MANCUSO. Per la stagione delle nevi!

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il contratto stipulato con la Sorem - lo ricordo - prevedeva l'esercizio operativo di quattro velivoli allora esistenti, estensibili a cinque su otto con l'aggiunta dei due nuovi apparecchi che dovevano essere consegnati nel corso dell'anno, consegna completata il 25 giugno 1998.
Il dipartimento per la protezione civile ha preso in carico i propri velivoli in data 31 dicembre 1997, alla scadenza del vecchio contratto, dalla Sisam, e li ha affidati in custodia alla nuova società di gestione, la Sorem, senza che tuttavia questa potesse impiegarli in attesa dei necessari adeguamenti tecnico-operativi previsti dal contratto e per i quali, come ho già detto, disponeva di 120 giorni di tempo a partire dalla formale consegna. Quest'ultima ha avuto luogo solo dopo la regolare registrazione del contratto stipulato il 5 dicembre, che è avvenuta il 21 gennaio 1998.
La consegna formale dei primi cinque velicoli ha avuto luogo il 22 gennaio 1998; il sesto aeromobile, mancante di un particolare componente, è stato consegnato il 5 marzo. A norma di contratto la società doveva diventare operativa entro 120 giorni, vale a dire il 22 maggio 1998. Tale tempo era valutato congruo per la predisposizione delle strutture tecnico-operative richieste, ivi compreso il reperimento degli equipaggi necessari per garantire l'operatività degli apparecchi previsti dal contratto e per l'ottenimento delle relative certificazioni.
Il contratto prevedeva l'operatività fino al 24 giugno di quattro velivoli al giorno su sei e al momento in cui fossero entrati in linea i nuovi apparecchi l'incremento a cinque velivoli efficienti al giorno. Nei fatti alla Sorem sono stati consegnati il 22 gennaio 5 aeromobili e il 5 marzo il sesto. Dei sei velivoli solo 3 risultavano efficienti, dal momento che negli altri 3, non appena avviata la verifica di efficienza dopo l'ottenimento del certificato relativo, vennero riscontrate avarie gravi dovute alla mancata preservazione dei motori, che richiedevano, a detta della ditta costruttrice, lo sbarco dei medesimi e l'invio per operazioni di manutenzione straordinaria al costruttore.
Due di questi apparecchi sono rientrati in linea operativa il 2 luglio e il terzo sarà disponibile non prima della seconda metà di agosto. Dei tre apparecchi efficienti consegnati alla Sorem, inoltre, due risultavano prossimi alla scadenza della manutenzione


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triennale - detta «dei trentasei mesi» - e non potranno perciò essere recuperati all'operatività prima del mese di agosto il primo e del mese di settembre il secondo. La Sorem ha in realtà avuto a disposizione solo tre aerei efficienti fino al 25 di giugno e, a partire da quella data, cinque aerei efficienti in considerazione del recupero di due dei tre apparecchi inefficienti e dell'arrivo dei due nuovi apparecchi che portavano la flotta a otto, e però della contestuale sospensione di operatività di due velivoli per la manutenzione triennale.
Alla luce di quanto sopra, la Sorem ha di fatto garantito un'operatività quantitativamente superiore a quella prevista nel contratto - prima tre e poi cinque aerei - a fronte di una flotta non consegnatale nelle condizioni pattuite.
Prima di entrare nel merito dell'accertamento delle responsabilità di quanto illustrato, che riveste comunque aspetti gravi e rilevanti, è opportuno fare un cenno anche alla qualità delle prestazioni fornite dalla predetta società. I dati puntualmente resi noti, ed altrettanto puntualmente e sorprendentemente ignorati da tutti o quasi tutti, parlano per i CL-415 di 111 missioni effettuate dal 20 giugno all'8 luglio, con 1082 lanci pari a circa 10 lanci per missione, in perfetto standard con il massimo livello di operatività di questo tipo di aeromobili. Gli aerei sono rischierati nelle basi previste nella direttiva antincendi 1998: altra verità detta ed ignorata. Nei giorni di maggior crisi hanno operato simultaneamente 5 velivoli, cioè tutti quelli disponibili in aggiunta a quelli vecchi, compresa la riserva logistica - anche questo è stato detto ed ignorato da tutti - e ciò dimostra che per il momento la società ha espresso una più che soddisfacente capacità tecnico-operativo. Vedremo nel corso della rimanente parte della campagna.
Ovviamente, una valutazione complessiva sulle prestazioni fornite dalla Sorem sarà comunque effettuata dall'apposita commissione prevista dal contratto, ed un giudizio compiuto non potrà che essere formulato al termine della prima campagna antincendi boschivi, che è quella in corso.
Non posso fare a meno di ribadire per l'ennesima volta in questa sede i dati reali, i riferimenti documentali, gli adempimenti di legge che segnano il delicato passaggio della gestione dei Canadair di proprietà del dipartimento della protezione civile dalla vecchia alla nuova società di gestione: si tratta di un percorso coerente con i principi della legalità e della buona amministrazione e che sotto il profilo operativo, dati alla mano, non può al momento che essere giudicato positivamente. L'unica inefficienza da criticare è semmai l'incapacità dell'amministrazione ad assicurare anche la puntuale divulgazione dei dati di fatto da essa verificati. Noi siamo indifesi contro il diffondersi incontrollato di notizie false e malinformate che sono costellate di smentite sistematicamente ignorate. Almeno i dati sono quelli che sono. Poi i commenti ciascuno li fa come vuole, ma non può ignorare i dati. E dicendo questo non mi riferisco agli interroganti ma a quanto purtroppo in maniera molto confusa viene riportato dagli organi di informazione.
Valga a titolo d'esempio ricordare l'offensivo disegno, elaborato vari mesi or sono da un quotidiano di partito, anch'esso puntualmente smentito e querelato dagli interessati, e da allora ripetutamente riemerso in documenti prodotti da alcuni elementi del personale Sisam, nonché nuovi articoli di giornale, come ha ricordato anche l'onorevole Pecoraro Scanio. O ancora le trame oscure adombrate dall'asserita nascita nel comune di Gissi dell'amministratore della Sorem, dell'ex ministro della protezione civile Gaspari e del capo del dipartimento della protezione civile. Questi oscuri scenari poggiano sul nulla, considerato che il dottor Todisco, capo del dipartimento della protezione civile, è originario di Trieste e non ha mai risieduto in Abruzzo.
È questa la dimostrazione più lampante di come questa vicenda sia stata oggetto di strumentalizzazioni tanto insistenti da non poter essere giudicate che

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estremamente allarmanti e tali da poter far pensare ad una vera e propria campagna diffamatoria sull'operato dell'amministrazione dello Stato. È incomprensibile il comportamento di alcuni rappresentanti dei mezzi di informazione che, dopo interviste durate delle ore e suffragate con dati, cifre e documenti, danno seguito successivamente a voci diffamatorie tanto gravi ed infondate senza nemmeno procedere ad una verifica delle fonti. Faccio presente che su questa vicenda, in relazione ad una smentita particolarmente rilevante ed ostinatamente ignorata, per la prima volta il dipartimento per la protezione civile si è visto costretto a presentare un esposto all'ordine nazionale dei giornalisti nei confronti di un importante quotidiano di rilievo nazionale. Non era mai accaduto prima - almeno a noi - un fatto di tale gravità!
Cito un altro recente episodio, a sostegno della mia valutazione critica: la denuncia che un'associazione di consumatori (anche questo è stato ricordato dall'onorevole Pecoraro Scanio) avrebbe presentato ieri sostenendo che la Soram sia attualmente in fase di liquidazione. L'amministratore della citata società, che non è in liquidazione, ha annunciato la presentazione di una propria querela per i danni di immagine derivanti dall'episodio e ci ha fatto pervenire ieri anche un attestato della camera di commercio su questo.
Onorevoli interpellanti, sono veramente fiducioso che l'aver riproposto in quest'aula l'analitica descrizione - mi dispiace di avervi preso tanto tempo - di un procedimento complesso tanto sotto il profilo giuridico quanto sotto quello tecnico con l'ufficialità e la solennità che quest'aula conferisce, dissuadano per il futuro dal ripercorrere la strada della superficialità della denuncia prima che siano stati acquisiti e valutati gli elementi del caso.
In relazione alla vertenza con la precedente società di gestione, attualmente oggetto di un'indagine tecnico-economica da parte di una specifica commissione, è opportuno fare presente che dall'esame della documentazione prodotta dalla Sisam, unitamente alla domanda di ammissione alla gara, emersero rilevanti difformità rispetto a quanto la società doveva assicurare a termini di contratto, in particolare in relazione al numero di equipaggi effettivamente presenti, che è uno dei punti di maggiore contestazione del nuovo capitolato. La commissione - come ho già riferito in quest'aula - incontra difficoltà nell'acquisizione della documentazione da parte della Sisam. Al momento, la commissione è in attesa di un riscontro in materia fiscale; ottenuto il quale, potrà concludere i propri lavori.
Fra le citate difficoltà vale la pena di ricordare che la Sisam ha invocato la tutela della riservatezza dei dati personali per non rispondere ad un quesito sul numero e l'impiego dei piloti ed il dipartimento della protezione civile ha dovuto acquisire, per avere questi dati, una favorevole deliberazione dell'apposita autorità. L'amministrazione è venuta inoltre a conoscenza, di recente, del contenuto delle relazioni svolte dalle apposite commissione di inchiesta istituite in occasione degli incidenti mortali verificatisi negli anni scorsi ad apparecchi del Ministero per le politiche agricole e gestiti dalla Sisam. Da tali relazioni risulterebbero carenze gravi, passibili inoltre di rappresentare inadempienze anche sotto il profilo contrattuale. Tale opinione discende da alcune affermazioni contenute, ad esempio, nel verbale della commissione di inchiesta sull'incidente verificatosi in località Villarelli, in provincia di Savona, del quale si riportano alcuni stralci. L'incidente, pur addebitabile alla causa professionale, ha le sue radici nel più ampio contesto professionale e gestionale della compagnia. In altre parole, i risultati dell'indagine espletata fanno ritenere causa concorrente alla maturazione di tale tragico errore professionale dell'equipaggio la critica sottrazione gestionale dell'esercente, cui occorre ascrivere una non corretta pratica addestrativa, operativa, eccetera.
Quanto da ultimo esposto viene dettagliato nell'annesso resoconto di indagine

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in cui la commissione ha sintetizzato evidenze in ordine alla incongrua gestione delle esercenze in settori particolarmente critici sotto il profilo professionale di tale specialità: addestramento, operazioni, manutenzioni e sicurezza del volo. Lascio a disposizione degli onorevoli interpellanti altre considerazioni che cito: chi è interessato a guardarle potrà farlo.

MARIO TASSONE. Può riferire sul contratto?

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Analoghe conclusioni sembrano emergere dai lavori della commissione d'inchiesta attualmente in corso per l'incidente verificatosi nel luglio 1996 nel lago Fanaco, che ha causato il decesso di uno dei piloti. Anche alla luce di questi episodi, il Ministero dei trasporti ha ritenuto di intensificare le verifiche sulle idoneità dei velivoli antincendio e dei relativi equipaggi. Pare opportuno sottolineare il rilievo e la gravità di simili affermazioni contenute in atti ufficiali d'inchiesta, prodotti da commissioni totalmente estranee alla protezione civile.
Alla luce di quanto sopra appaiono pertanto quanto meno discutibili le invettive ripetutamente mosse da parte del personale Sisam nei riguardi del nuovo gestore, tutte incentrate sulla denuncia di presunte carenze operative e tecniche. Al riguardo è opportuno rilevare che il personale Sisam, che ha sempre operato con grande coscienza ed impegno, ha ritenuto, almeno in parte, di farsi promotore di una campagna di contestazione della protezione civile, assumendo come errato presupposto che l'intendimento di procedere ad una gara sia stato da essa assunto autonomamente e non, come invece è stato, in seguito a precise deliberazioni del Consiglio di Stato, confermate dal Parlamento, orientamento peraltro in conformità con le linee di tendenza dell'amministrazione e più consono al regime comunitario. Tale personale, che conduce da mesi una sistematica campagna diffamatoria è stato recentemente contestato peraltro anche da organizzazioni sindacali del settore.
È appena il caso di far presente che il personale Sisam non rischia il posto, essendo stato prima richiesto dalla Sorem, dove alcuni sono transitati, e successivamente avendo sottoscritto un vantaggioso accordo con l'Alitalia che ne prevede l'inquadramento alle medesime condizioni economiche godute alla Sisam, anche se con qualifiche inferiori.
Due ulteriori elementi hanno arricchito in questi giorni la pubblica polemica, portando, a quanto si è appreso dai giornali, addirittura ad una querela che la Sisam avrebbe promosso nei confronti del dipartimento della protezione civile. Pur senza entrare nel merito di valutazioni, che qualora il procedimento risulti avviato spettano alla magistratura, anche per rispondere ai precisi interrogativi posti dagli onorevoli interpellanti, fornirò alcuni brevi elementi circa le operazioni di preservazione dei motori di tre apparecchi risultati in avaria e circa il livello di efficienza degli aerei CL-215 nei primi giorni dell'emergenza appena conclusasi.
Il 12 dicembre 1997, una settimana dopo la stipula del contratto con il nuovo gestore che decorreva dal 1 gennaio 1998, il dipartimento della protezione civile comunicò alla Sisam il programma di massima per le operazioni di riconsegna dei sei velivoli CL-415 di sua proprietà. Il programma prevedeva l'esecuzione delle operazioni di preservazione dei motori di tutti gli aeromobili per i giorni dal 22 al 24 dicembre. Il 15 dicembre la Sisam si dichiarò pienamente d'accordo sul programma proposto. Il 19 dicembre la Sisam, nel comunicare alla protezione civile che la preservazione dei motori non ne avrebbe permesso ovviamente l'impiego in eventuale emergenza, chiese nuovamente l'indicazione delle date dalle quali ciascun aeromobile avrebbe dovuto essere posto in stato di preservazione, domandando anche che venisse specificato quale livello di preservazione doveva essere effettuato.
Ribadisco che tali date erano già state indicate nella nota del 12 dicembre. Il 14 dicembre la protezione civile replicò indicando che il livello di preservazione doveva essere quello previsto per un


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fermo macchina superiore a trenta giorni e che tutti i velivoli dovevano essere riconsegnati preservati il 31 dicembre e che per due di essi, per i quali era in corso la riconvalida del certificato di navigabilità, le operazioni di preservazione dovevano essere effettuate dopo i voli di riconvalida, ma in ogni caso sempre prima del 31 dicembre.
Il 30 dicembre, giorno precedente a quello stabilito per la riconsegna degli aeromobili, la Sisam rese noto di avere iniziato le operazioni di preservazione il 29 dicembre e prevederne il completamento per il 7 gennaio. Comunicò altresì che non aveva potuto procedere al rinnovo dei certificati di navigabilità dei due velivoli indicati a causa di un'agitazione sindacale dei propri piloti, che per un velivolo risultava la mancanza di un componente e che l'intera flotta sarebbe stata disponibile per la consegna non appena completato le operazioni di preservazione e l'installazione del componente mancante. Infine comunicava di non richiedere oneri aggiuntivi per tale programma.
L'amministrazione, per acconsentire all'offerta, avrebbe dovuto formalizzare in qualche modo una proroga dell'affidamento degli apparecchi e non disponeva di un adeguato strumento amministrativo, ciò inoltre sarebbe avvenuto in assenza di una copertura assicurativa. Queste sono le ragioni per le quali il 31 dicembre si procedette comunque alla formale presa in consegna dei velivoli, che in parte non erano stati preservati.
Signor Presidente, colgo qualche cenno di insofferenza da parte degli interpellanti per la lunghezza della mia esposizione...

MARIO TASSONE. Per noi può continuare. Stiamo ascoltando!

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Peraltro, i quesiti sottoposti, sia pure formulati in poche righe, pongono questioni di estrema rilevanza e delicatezza e mi sembrava doveroso portare a conoscenza del Parlamento tutti gli elementi su ognuno degli aspetti citati. Mi avvio comunque abbastanza rapidamente a concludere.
Sulla questione tecnica devo rispondere ancora ad un quesito, quello relativo all'opportunità di affidare i Canadair all'aeronautica militare o, comunque, ad un'amministrazione pubblica. Questa richiesta è stata avanzata formalmente dalla protezione civile con due note del 26 novembre 1996 e del 20 gennaio 1997. Noi saremmo stati felicissimi se il Ministero della difesa avesse accettato la gestione diretta dei Canadair. Quel dicastero, che peraltro gestisce con grande efficacia un numeroso contingente di elicotteri ed i quattro aerei G-222 impegnati nella campagna, ha dichiarato con una nota del 23 gennaio 1997 l'impraticabilità di questo percorso. Ciò in considerazione della necessità di costituire un'apposita ed esclusiva linea di volo e di manutenzione, non impiegabile alternativamente per l'espletamento dei fini propri delle Forze armate. Lascio a disposizione degli interpellanti la relazione, nella quale vengono fornite anche risposte specifiche sul numero degli equipaggi. Voglio soltanto precisare, visto che l'onorevole Pecoraro Scanio ha fatto un riferimento specifico a questo aspetto, che la richiesta di estensione dell'autorizzazione giornaliera per equipaggio da 6 ad 8 ore, viene avanzata ogni anno e che è prevista dalle norme in vigore in tutti i paesi europei; in Francia è addirittura una facoltà del comandante. La richiesta è stata fatta per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza, quindi in casi eccezionali, nelle quali fossero in pericolo vite o beni ambientali di particolare pregio ed il ministro dei trasporti ha dato immediatamente il suo assenso alla concessione in presenza delle citate condizioni. Non risponde a verità, pertanto, quanto affermato circa il fatto che il ministro se ne sarebbe lavato le mani. La risposta è stata positiva e tempestiva e vale comunque solo in condizioni di emergenza. Voglio precisare che qualche volta prolungare di due ore l'attività consente di venire a capo di un incendio, perché, altrimenti, l'aereo deve tornare alla base e cambiare equipaggio.
Fornirò adesso alcune risposte alle quali alcuni degli interpellanti sono forse


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più direttamente interessati, dando informazioni sulla strategia che il Governo intende adottare e sulle misure per fronteggiare le gravi conseguenze che gli incendi hanno causato nel tessuto socio-economico nelle zone colpite, oltre al grave danno ambientale.
La situazione risulta particolarmente grave nell'entroterra del Siracusano e sulla costa ionica, in provincia di Reggio Calabria. Intere famiglie di agricoltori si sono trovate prive dei mezzi necessari per la sussistenza immediata. La gran parte dei terreni percorsi dal fuoco, infatti, non è boscata, ma ad uso agricolo. La tipologia di alcuni degli incendi più gravi (focolai multipli, sviluppo nelle ore serali) portano ovviamente a dedurne ancora una volta l'origine dolosa.
Il Governo intende seguire il percorso già delineato nella normativa esistente. Le regioni interessate risultano avere già avviato gli accertamenti necessari ai fini dell'applicazione dei benefici della legge n. 185 del 1992. Tale disposizione legislativa prevede il ricorso ad un'ampia gamma di aiuti per tutte le tipologie di danno agricolo. È anche noto, però, che l'applicazione di questa legge è particolarmente lenta. Ci sono sicuramente problemi rilevanti e delicati. Per quanto riguarda l'esigenza di velocizzare gli interventi, si stanno valutando le condizioni per la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi della legge n. 225 del 1992 che, come è noto, consente di adottare tutta una serie di procedure urgenti. È possibile che il Consiglio dei ministri, già nella seduta di domani, deliberi la dichiarazione dello stato di emergenza in queste zone percorse così gravemente dagli incendi. In questo caso, si seguirà il modello più volte applicato negli ultimi tempi, anche se in relazione a calamità di altra natura, ricorrendo ad ordinanze della protezione civile per le operazioni di primo sostentamento delle popolazioni colpite, lasciando poi eventualmente ai citati meccanismi della legge n. 185 del 1992 il compito di provvedere ad un più organico ristoro delle situazioni di danno all'agricoltura. È comunque in corso anche una ricognizione precisa dei fabbisogni, relativamente ai danni ed alle situazioni critiche che l'incendio ha creato. Ci risultano per esempio indispensabili interventi urgentissimi anche per la fornitura di foraggio agli animali, essendo andate in molte zone distrutte non solo le coltivazioni (in particolare i vigneti, che rappresentavano la prima fonte di sostentamento per molte delle persone colpite), ma anche le strutture indispensabili per alcuni allevatori di animali.
Dal punto di vista operativo, ho già detto che certamente dovremo verificare meglio e più puntualmente le condizioni e l'applicazione della direttiva in materia, che non risulta totalmente attuata. Abbiamo già programmato ulteriori incontri tra le regioni, i corpi operativi e la protezione civile per potenziare ulteriormente gli apparati di prevenzione, avvistamento e spegnimento da terra o dall'alto già attivati. Ribadisco che mi auguro veramente che le regioni, ripetutamente sollecitate, stipulino le convenzioni con i vigili del fuoco, anche a titolo non oneroso, eventualmente, perché sono comunque uno strumento indispensabile per legittimare gli interventi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Credo che la situazione riveli quanto sia complesso l'insieme delle questioni.
Tutti gli interpellanti - ed hanno perfettamente ragione - puntano sull'assoluta necessità di potenziare la prevenzione. La battaglia certamente si gioca sul piano della prevenzione, della cura del territorio, della gestione, oltre che di un sistema efficace di avvistamento, segnalazione e intervento da terra, e non solo con i mezzi aerei. Sono vent'anni che le regioni hanno questa responsabilità, non è stata trasferita loro negli ultimi mesi o nell'ultimo periodo. Sono vent'anni, insisto, che le regioni hanno questa precisa responsabilità della prevenzione, dell'avvistamento e degli interventi antincendio. Quando una responsabilità è stata trasferita da così lungo tempo, risulta anche abbastanza difficile, onorevole Pecoraro Scanio, prevedere un meccanismo di surroga, perché non esiste nell'apparato dello

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Stato, o esiste con capacità operative molto limitate - l'unico organismo è il Corpo forestale dello Stato, che però ha un organico estremamente ridotto -, una capacità di intervenire con poteri sostitutivi. Il percorso che dobbiamo necessariamente portare fino in fondo è quello di una collaborazione, che però consenta di perseguire quegli obiettivi. È la strada della collaborazione, ripeto, che deve essere veramente esplorata fino in fondo. Ci sono elementi preoccupanti: le regioni che hanno il maggior numero di operai forestali reclutati sono proprio quelle in cui è più grave la frequenza e la diffusione degli incendi boschivi, allora va capito il perché di questo dato anomalo.

FORTUNATO ALOI. Che vuole dire: post hoc, propter hoc? Non vorrei che si mettesse in moto quasi un meccanismo di causalità!

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Non so, però è un dato di fatto di cui dobbiamo capire il perché. Nell'interpellanza del gruppo verde c'è una proposta di soluzione che trovo molto interessante e che andrebbe esplorata fino in fondo.
Fra l'altro, percorrendo recentemente i comuni della Campania colpiti dalla tragedia delle colate di fango e parlando degli incendi boschivi in queste zone, il sindaco di uno di questi piccolissimi comuni (Bracigliano, 5 mila abitanti) mi ha descritto un meccanismo simile a quello che propongono i verdi, che forse dovremmo esplorare fino in fondo. Si tratta di prevedere incentivi, diciamo, al contrario, cioè premi non proporzionati al numero degli incendi ma al numero dei non incendi. Questo sindaco, molto intelligentemente, ha fissato al proprio personale ed ad alcune cooperative che operano nella manutenzione dei premi di rendimento che decrescono proporzionalmente al numero degli incendi che si sviluppano nel territorio. Credo che dovremmo trovare qualche soluzione di questo tipo, perché finché nel trasferimento delle risorse non si tiene conto dei risultati ottenuti non credo che si producano incentivi utili.
L'onorevole Valducci ricordava il progetto di legge di iniziativa del senatore Manfredi, che ha iniziato il suo percorso al Senato; ricordava anche che ho personalmente espresso parere globalmente favorevole a questo progetto di legge, anche perché era un'ipotesi che quando il senatore Manfredi era direttore della protezione civile avevamo discusso e maturato a lungo. Per quanto mi riguarda, credo che, in materia di protezione civile e di protezione di beni ambientali, non sia importante una distinzione relativa al titolare dell'iniziativa: penso che sia molto importante che le misure necessarie vengano avviate rapidamente. Vi sono degli aspetti rilevanti che devono essere affrontati: va risolto una volta per tutte il problema attuale della non autorizzazione ad intervenire dei corpi nazionali se non attraverso le convenzioni con le regioni. Molti lo ignorano e spesso si chiede dove siano i vigili del fuoco nel caso degli incendi boschivi: molti infatti non sanno che, in assenza delle convenzioni, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco non può operare. Nel passato, addirittura, la Corte dei conti ha ripetutamente contestato l'uso di queste risorse negli incendi boschivi e ha fatto notare che la convenzione con le regioni è lo strumento per legittimare i loro interventi.
Ho già detto e ripeto che comunque abbiamo significativamente potenziato i vigili del fuoco, perché sono indispensabile per migliorare gli interventi a terra. Vi è poi la questione (ricordata ieri dal Presidente del Consiglio in quest'aula ed affrontata anche nel disegno di legge del senatore Manfredi) dell'inasprimento delle pene, perché certamente qualcosa da questo punto di vista deve essere fatto. Ho ripetutamente rappresentato al Ministero dell'interno l'esigenza che, almeno nelle zone dove si ripetono stagione dopo stagione gli incendi, dovremmo potenziare l'attività di vigilanza sotto il profilo dell'ordine pubblico; c'è però la constatazione abbastanza dolorosa che, anche


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quando i responsabili vengono individuati, il relativo percorso giudiziario non va avanti con grande facilità.
Per quanto riguarda Sicilia, Sardegna e Calabria, ho già riferito: penso che domani mattina il Consiglio dei ministri probabilmente delibererà lo stato di emergenza; attiveremo di conseguenza le misure necessarie per fare fronte ai danni rilevanti e ovviamente ci auguriamo che questi episodi non si ripetano altrove. Per quanto concerne la protezione civile, le nostre competenze sono abbastanza limitate: si riferiscono alla gestione dei mezzi aerei e abbiamo, non l'ho nascosto, alcune difficoltà operative delle quali credo che verremo a capo abbastanza rapidamente. Penso che nel corso dell'estate avremo un numero di Canadair sufficiente, certo se non si ripeteranno situazioni nelle quali simultaneamente in tre, quattro, cinque regioni italiane, su estensioni territoriali gigantesche, viene contemporaneamente appiccato il fuoco, nelle giornate di massimo vento, quando gli elicotteri hanno difficoltà ad operare, e nelle ore notturne. Di fronte a fenomeni di questo tipo siamo abbastanza indifesi e bisognerà che studiamo delle soluzioni, che a mio avviso devono essere globali ed approfondite insieme con le regioni e il Ministero di grazia e giustizia, se vogliamo venire a capo di questo terribile problema. Vi ringrazio per la pazienza e per l'attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare per l'interpellanza Teresio Delfino n. 2-01248, di cui è cofirmatario.

MARIO TASSONE. Io non so da dove iniziare, a dire la verità, perché abbiamo ascoltato una lunga esposizione del sottosegretario Barberi, il quale solo alla fine, in parte, ha tentato di rispondere ai nostri quesiti. Per dire la verità, ci ha intrattenuto molto su una vicenda di aerei e di società, che quanto meno non era oggetto della mia interpellanza; non credo che questo fosse il nocciolo del mio atto. Lei ha esposto una sua «memoria difensiva», non so verso chi. Mi insospettisce ulteriormente e mi inquieta. La vicenda Sorem e Sisam, che è oggetto di attenzione da parte del sottosegretario, dovrebbe essere forse oggetto di attenzione più direttamente del Parlamento o di altro organismo più incisivo, anche per valutare questa ricca «memoria difensiva» presentata in Parlamento dal sottosegretario Barberi.
Forse ingenuamente, professor Barberi, noi avevamo chiesto alla cortese attenzione del Governo - ecco perché chiedevamo che a rispondere fosse il Presidente del Consiglio o il Vicepresidente del Consiglio - di conoscere il motivo per cui, a fronte di un incendio devastante, il soccorso aereo da parte di un Canadair sia giunto dopo 48 ore (su richiesta fatta personalmente dall'onorevole Aloi alla prefettura, come risulta dalla sua interpellanza). Credo sia legittimo approfondire questo aspetto. È un aspetto politico, professor Barberi! È un aspetto politico! Lei aveva il dovere di dire al Parlamento il motivo di questo ritardo enorme!
La vicenda dei Canadair, della Sorem e della Sisam è un problema che interessa in parte questo Parlamento, perché evidentemente mette in luce una cattiva gestione, un cattivo controllo, un cattivo coordinamento e noi ne prendiamo atto: è un giudizio politico. Lei avrà risposto ad altro collega - più autorevole, ovviamente, perché fa parte della sua maggioranza -, ma non ha risposto alla nostra interpellanza, che non riguarda queste vicende particolari, che non affronta questi meandri di contratti, controlli, strumenti adeguati e quant'altro. Lei lo ha voluto dire e la ringraziamo, ma ritengo che la risposta avrebbe dovuto essere di un altro tenore.
Onestamente, professor Barberi, credo che non ci siamo. Mi dispiace moltissimo, ma non ci siamo, perché a fronte di una vicenda drammatica...

FRANCO BARBERI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo scusa, mi ero dimenticato di darle alcuni dati, che lascio a disposizione.


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MARIO TASSONE. La ringrazio. Posso essere d'accordo con lei sulle competenze delle regioni, ma non sono d'accordo sul fatto di attribuire delle responsabilità alle regioni.
Parliamo degli operai forestali. Quelli impiegati per l'avvistamento sono stati 2 mila, perché gli altri non potevano essere coinvolti, in quanto c'è il blocco delle giornate lavorative. Si tratta dei «cinquantunisti»: sono operai stagionali, che al di sopra di quel tetto non possono andare avanti. La regione ed il Governo nazionale, infatti, hanno stipulato una convenzione per rivedere la legge n. 442 e, quindi, aumentare il plafond delle giornate lavorative, per arrivare a 600 mila.
La regione ha certamente fatto quello che poteva. Ma il discorso è un altro: al di là delle competenze nazionali e regionali, abbiamo assistito alle polemiche tra la protezione civile ed il Ministero delle politiche agricole. È un problema che denunciamo da tanto tempo. Lei è molto cortese, professor Barberi, ma devo dirle che la vicenda della Sisam e della Sorem, le polemiche tra Ministeri, non sono facilmente comprensibili. Come intende queste cose la gente senza casa, senza patrimonio, senza terreno, senza bestiame, senza nulla, soltanto con gli occhi per piangere? Io sono un parlamentare, ma anche per me è difficile seguire un certo ragionamento. Come vuole che la povera gente della Calabria, dei 57 comuni interessati, intenda queste sottigliezze?
E poi, tutto sommato, non è nemmeno vero: al Governo rimangono i provvedimenti urgenti, il coordinamento, il dovere di una programmazione. Credo che una programmazione economica per gli incendi boschivi rappresenti un dovere. Poi vi sono le carenze risalenti agli anni passati. Ho citato un atto del 1990; sono passati otto anni. Cosa è stato fatto? Si parlava della redazione di carte tematiche territoriali delle aree regionali a rischio, della sperimentazione (con priorità nelle zone a rischio) di un sistema di monitoraggio e di telerilevamento anche mediante l'impiego di satelliti, dell'utilizzo di idonei contingenti di forze da impiegare nelle funzioni di prevenzione, di pattugliamento e di sorveglianza delle aree a rischio, di informazione per l'autodifesa da parte delle comunità locali, dell'adeguamento del parco mezzi terrestri per accrescere le capacità di intervento antincendio. Cosa è stato fatto? Ecco il discorso della programmazione e del coordinamento.
Ma, professor Barberi, senza un'azione di sensibilizzazione delle popolazioni non bastano i provvedimenti di legge: sicuramente lei lo insegna all'università. Ebbene, le popolazioni interessate non sono state coinvolte né sensibilizzate. Eppure questa devastazione era stata annunciata dalle strutture specializzate: è da aprile che si parla del grande caldo. Almeno le regioni a rischio avrebbero dovuto essere preparate. A Catanzaro vi era stato un convegno sulla protezione civile; ma poi abbiamo avuto la presenza del sottosegretario per il lavoro. Una presenza importante, ma d'altra parte nessuna presenza avrebbe potuto risolvere i problemi.
Vi è ora una grande rabbia, perché la macchia mediterranea è un patrimonio boschivo che non si ricompone subito. Fra l'altro, il Governo si trova nella circostanza fortunata di essere appoggiato dalla componente verde, la quale se non avesse fatto parte del Governo avrebbe mobilitato le piazze; oggi si limita invece a qualche domanda, a qualche richiesta o a qualche dichiarazione fuori dalle righe, ma di intaccare l'intangibilità e la sacralità del Governo e del ministro dell'ambiente non se ne parla. Come se i Governi fossero divisi in compartimenti stagni e non intervenissero con un'azione unitaria. In realtà, è il Governo nel suo complesso ad essere carente.
Nessun altro Governo ha evitato come questo di affrontare realmente la politica del territorio.
Lei mi insegna, professor Barberi, che il problema non è solo quello della protezione civile e degli elicotteri, quanto piuttosto quello della politica del territorio. Ecco perché una volta le dissi che non capisco cosa ci stia a fare lei, visto che è il dipartimento della protezione civile...


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PRESIDENTE. Onorevole Tassone, il tempo a sua disposizione è terminato.

MARIO TASSONE. Presidente, ho già esaurito i dieci minuti a mia disposizione?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Tassone, lei ha parlato 15 minuti in sede di illustrazione della sua interpellanza e ora dieci minuti in sede di replica.

MARIO TASSONE. In tal caso concludo subito, signor Presidente.
Il discorso della protezione civile, come dicevo, riguarda il coordinamento del Governo in tutte le sue componenti e realtà, comprendendo la politica del territorio ed un coinvolgimento di tutti i ministeri. Lei si trova, ovviamente, in una posizione molto angusta.
Mi auguro che, come ha annunciato, il Governo possa approntare i provvedimenti necessari. Come lei diceva, però, i tempi sono lunghi. La dichiarazione dello stato di calamità naturale è importante, ma il Governo potrebbe predisporre anche dei decreti di accompagnamento. Questo mi sembrerebbe un provvedimento urgente, perché credo che oggi nessuno chieda assistenza: le popolazioni si aspettano qualcosa di diverso e di più duraturo per il futuro. Mi pare una richiesta legittima a cui nessun Governo e nessun Parlamento di un paese civile possono sottrarsi (Applausi).

PRESIDENTE. L'onorevole Valducci ha facoltà di replicare per l'interpellanza Pisanu n. 2-01254, di cui è cofirmatario.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, colleghi, in parte ringrazio il signor sottosegretario per la risposta che ha fornito ma, anche se da parte mia vi è un approccio di grande apertura nell'ascoltare le spiegazioni, mi pare rimanga un dato di fatto sostanziale in relazione a questa vicenda: è stato assegnato un lavoro di 40 miliardi ad un'azienda che non lavorava e non svolgeva alcun tipo di attività nel settore aereo.
A me non interessano le carte - non sono né un avvocato, né un pubblico ministero -, né voglio sapere se i certificati siano tutti datati correttamente o meno. Come cittadino mi pongo però l'interrogativo se un'azienda che non operava nel settore sia in grado di svolgere un'attività tanto delicata e difficile come quella di spegnimento degli incendi con un velivolo particolarmente difficile da condurre, qual era il CL-215 prima e il CL-415 oggi.
Nella mia breve attività professionale e di parlamentare ho imparato che l'esperienza è fondamentale in tutti i settori. Ho allora molti dubbi che questa società sia in grado di operare in modo adeguato e di fornire la propria prestazione di servizio.
Sicuramente tutto è avvenuto secondo le regole e nei termini giusti, con trasparenza e correttezza. Penso tuttavia che il mio interrogativo, che è identico a quello di molti altri cittadini, rimanga: 40 miliardi per i primi tre anni (ma tutti sappiamo che vi sono gli arrotondamenti straordinari) equivalgono a 120 miliardi dati ad un'azienda che ha 100 milioni di capitale sociale e che fatturava 200 milioni! Questo significa che non svolgeva alcuna attività aerea: dunque, rimango molto perplesso.
Speravo che lei fornisse risposta anche ad un altro mio interrogativo: come si può pensare che, nel momento in cui scattano delle emergenze, vi sia una responsabilità suddivisa tra lo Stato centrale, le regioni e gli enti locali? Non si può far finta di attribuire le colpe agli uni o agli altri secondo le convenienze.
Penso che non avremo mai un'azione efficace se la competenza sarà in parte dello Stato centrale (mi riferisco al coordinamento dell'attività aerea) e in parte delle regioni e degli enti locali (per l'intervento terrestre). Sappiamo tutti che nel 99 per cento dei casi lo spegnimento dei grandi incendi boschivi avviene attraverso un adeguato intervento dei mezzi aerei. Tale spegnimento infatti non avviene mai e poi mai perché ci sono dei bravi vigili del fuoco, un ottimo Corpo forestale o degli avvistamenti via terra ma solamente


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- lo ripeto - se l'attività aerea di prevenzione e poi di intervento dopo una segnalazione viene fatta tempestivamente. Tutto il resto sono chiacchiere. È questo il nodo che dobbiamo risolvere con un disegno di legge!
Quando scatta l'emergenza, la responsabilità deve essere di un'unica parte. Diversamente, infatti, c'è sempre il dubbio: era più importante intervenire in quell'area o nell'altra? Chi è il responsabile di avermi mandato in Sardegna piuttosto che il Sicilia o in Calabria o in Toscana (avendo chiaramente un parco mezzi)? La colpa è della protezione civile, delle regioni o degli enti locali che mi hanno segnalato malamente l'incendio? Sono questi i problemi che dobbiamo affrontare.
Qui non si tratta tanto di occuparci di come siano state predisposte e svolte le gare o se esse siano andate deserte o meno, perché il vero problema che dobbiamo risolvere è quello che ho appena illustrato. Quale significato ha l'intervento aereo dei Canadair dello Stato centrale attraverso la protezione civile, se esso non viene guidato da velivoli leggeri nei luoghi degli incendi? Qual è il rischio? Che si getti l'acqua o materiale ritardante sulle forze che intervengono via terra o sui civili che cercano di dare una mano!
Non si può dunque pensare di dividere in due o in quattro una responsabilità così delicata come quella relativa all'intervento in caso di incendi boschivi. Perché - mi domando - alcune regioni fanno un corretto uso dei velivoli leggeri per la prevenzione degli incendi mentre molte altre regioni non lo fanno, adducendo problematiche di natura legislativa o quant'altro? Sono questi - lo ripeto - i problemi che dobbiamo affrontare e discutere affinché non dico non si ripetano gli incendi dolosi (quelli - ahimè - si ripeteranno sempre), ma quanto meno si riesca a limitarne i danni.
Il danno emergente è assai ingente; come ho detto nel mio intervento precedente, ogni anno 200 o 300 miliardi di lire di patrimonio boschivo agricolo pubblico e privato vanno in fumo. Penso che vi siano i mezzi finanziari (a condizione che essi siano ben utilizzati) per predisporre interventi dignitosi.
Signor sottosegretario, parlare di inasprimento delle pene, per l'attuale maggioranza di Governo, è ridicolo. Non mi sembra improprio che una maggioranza che elimina la pena dell'ergastolo e conseguentemente riduce tutti i tipi di pena e di sanzione nei confronti di qualsiasi atto penalmente perseguibile, possa pensare di introdurre, in ordine a questa specifica materia, giuste pene e sanzioni al fine di cercare in qualche modo di creare un deterrente nei confronti di quelle persone che procurano così gravi danni al nostro paese.
Da parte mia e da parte del gruppo che qui rappresento c'è la volontà di prestare attenzione a questi problemi. Occorre dare anche degli esempi; sono rari i casi in cui si riesce a colpire questi delinquenti che deturpano il nostro territorio e, nel momento in cui essi vengono colti con «le mani nel sacco», nei loro confronti le pene dovrebbero essere assolutamente pesanti oltre che scontate. Anche su questo aspetto mi pare che non sempre il Governo e la maggioranza abbiano dimostrato di sapere intervenire in questi due anni.
Sono d'accordo su un discorso di incentivi e di premi nei confronti di quelle regioni ed enti locali che sono in grado, attraverso la prevenzione con mezzi terrestri ed aerei, di far sì che, a fronte di un elevato numero di incendi iniziali, gli ettari bruciati e distrutti siano ridotti. Da parte nostra c'è sicuramente la volontà di trovare un sistema premiante; questo discorso vale anche per i comuni, laddove sono previsti per essi dei trasferimenti. In altri termini, i comuni che sono in grado di utilizzare al meglio le risorse e di gestire al meglio il bene pubblico vanno premiati dall'attività dello Stato centrale. Dobbiamo voltare pagina e passare dalle polemiche ad un discorso costruttivo.
È necessario quindi svolgere pienamente la funzione legislativa ed anche quella di coordinamento senza la quale gli incendi diventeranno sempre più numerosi,

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frequenti e distruttivi. Anche le vittime innocenti degli incendi sono destinate ad aumentare se noi ci dimostreremo incapaci di approvare leggi organiche in materia (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e dell'UDR).

PRESIDENTE. L'onorevole Pecoraro Scanio ha facoltà di replicare per l'interpellanza Paissan n. 2-01253, di cui è cofirmatario.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, prendo in primo luogo atto del fatto che si è raggiunto un record per quanto attiene al tempo impiegato per rispondere a delle interpellanze. Ciò ha consentito tra l'altro al sottosegretario Viserta Costantini di farsi una cultura notevole in materia di incendi, il che mi fa piacere. Evidentemente le sollecitazioni erano tali da necessitare di una articolata risposta.
Posso dirmi soddisfatto? Molte delle notizie fornite anche per quanto concerne gli appalti erano uguali a quelle già divulgate l'11 febbraio scorso, perché la situazione non si è modificata.
Emerge un dato allarmante. Si ha la sensazione che sia in atto una sorta di strategia, quasi un complotto ai danni della protezione civile. Infatti, viene chiamato in causa il personale della Sisam, il quale tra l'altro, come diceva il sottosegretario, sorprendentemente non rischia il posto perché è stato già richiesto dalla Sorem e dall'Alitalia. Mi rendo conto però che la situazione è ancora più delicata proprio perché in questo periodo, attraverso il Ministero per le politiche agricole, questa stessa società continua a gestire il servizio.
Apprezzo, quindi, l'esposizione dettagliata e precisa del sottosegretario, così come apprezzo il tentativo da lui fatto di mettere ordine in una situazione molto confusa - che abbiamo fortemente criticato - che ancora oggi suscita un notevole sconcerto. Ovviamente dovremo chiedere chiarimenti al riguardo anche al Ministero per le politiche agricole. Infatti, la situazione attuale è grave. Forse è utile che vi sia un'indagine amministrativa in corso, ma questa non dovrebbe essere portata avanti solo dalla protezione civile, ma anche dal Governo nel suo complesso. Infatti, si tratta di due parti della pubblica amministrazione i cui giudizi sono diametralmente opposti e divergenti; occorre quindi procedere facendo ricorso alla autotutela amministrativa, senza attendere, come al solito, che vengano attivate le inchieste giudiziarie e senza coinvolgere la magistratura. Quest'ultima è una soluzione che non ho mai invocato perché reputo ovvio che l'intervento giudiziario si abbia laddove vi è il vuoto politico, ma che non sia la strada maestra.
Alla luce di tali considerazioni, auspico, ove possibile, una iniziativa della Presidenza del Consiglio, che mi sembra l'unica in grado di pervenire, forse attraverso la conferenza dei servizi, ad un chiarimento.
Bisogna verificare inoltre se sia la flotta attuale sia quella che verrà posta in campo a pieno regime siano sufficienti. Ove non lo fossero, dovremmo porci il problema, anche parlamentare, di migliorare e di qualificare tale flotta.
Se non ho capito male, vi sono delle difficoltà che riguardano i piloti, nella nostra interpellanza chiedevamo quanti fossero i piloti che volano nella Sorem. Inoltre, volevamo sapere se la Sorem stessa disponesse di piloti oppure se l'opzione nei confronti della Sisam fosse segno di una difficoltà concernente i piloti attualmente a sua disposizione. È un quesito sul quale torneremo in altra occasione.
Prendiamo atto della richiesta dello stato di emergenza, ma siamo preoccupati del fatto che si crei un meccanismo perverso rappresentato dalla presenza di una serie di incendi. Non vorremmo che si sfruttasse il problema degli incendi per chiedere lo stato di emergenza e per disporre di un certo ammontare di risorse pubbliche. Infatti, questo è un meccanismo dannoso, doppiamente dannoso per il Mezzogiorno che per anni è stato vittima di una logica perversa. Mi riferisco al


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fatto che una parte della classe politica, una parte della burocrazia ed una parte della società delinquenziale o semidelinquenziale hanno visto i disastri ambientali come un'occasione invece che come una disgrazia.
Vi è quindi una cultura della disgrazia come occasione. Ovviamente non è successo solo nel Mezzogiorno ma in quest'area questo fenomeno assume caratteristiche a mio avviso inaccettabili.
Prendo atto che esiste una preoccupazione in alcune zone del paese come il Siracusano; segnalo anche le difficoltà di molte isole come Lipari e altre zone delle Eolie. La preoccupazione è che, qualora nelle prossime settimane si ripetessero ondate di caldo, si rischino nuovi incendi, ma nelle solite zone, come diceva bene il sottosegretario: in questo paese si incendia un pezzo della Liguria, l'Argentario, alcune zone della Sardegna, il parco del Vesuvio. Anche a Roma, generalmente gli incendi si verificano a monte Mario e in alcune aree limitrofe del Lazio.
Se è così, occorre potenziare la vigilanza e le attività del Ministero dell'interno, in cui è proficuamente incardinato attualmente - e spero anche per il futuro - il dipartimento della protezione civile. Ci vuole un'azione netta e precisa, anche se non so se si tratti di aumentare le pene. Non so se sia valido il discorso dell'ergastolo, che credo sia una pena eccessiva e di fatto desueta. Ma questo è un Parlamento che magari poi approva la legge Simeone, senza tener conto che nel limite dei tre anni rientrano soprattutto tutti questi reati che non sono da ergastolo (quindi anche se arriviamo a 30 anni non saranno mai comminati per un singolo caso). La legge Simeone è stata approvata con una grandissima convergenza e in base ad una ispirazione positiva, quella di prevedere pene alternative. Sarei favorevole ad una pena alternativa consistente nell'affidare all'opera di spegnimento coatto per due anni coloro che appiccano gli incendi, purché essa fosse rigorosamente applicata; probabilmente in questo modo creeremmo almeno un meccanismo di restituzione alla collettività di parte del maltolto.
Mi sembra poi che l'esempio del sindaco di Bracigliano, cioè di una politica degli incentivi, dovrebbe essere, invece che auspicato in astratto, verificato in concreto: se cioè si possa applicare in alcune zone, prevedendo subito - forse non seguendo un meccanismo di emergenza - un sistema che favorisca e mobiliti il volontariato, che è una grande risorsa indispensabile e purtroppo sottovalutata in molte regioni italiane.
Per quanto riguarda queste ultime, non posso essere soddisfatto. Capisco che sono inadempienti da venti anni, ma con la politica di bilancio e con altri meccanismi dobbiamo obbligarle, se non vogliamo intervenire in forma surrogatoria, ad una sorta di convenzioni coatte con i vigili del fuoco. È assurdo che il Lazio e la Liguria, in base ai dati che lei ci ha fornito, siano le uniche due regioni ad aver attivato una convenzione. Mi chiedo che cosa attendano le altre regioni.
Complessivamente, rimane una forte insoddisfazione e preoccupazione del gruppo dei verdi sulla vicenda. Sulla materia degli incendi siamo all'opposizione nell'ambito della maggioranza: siamo stati sempre molto netti e decisi sia verso il Governo, sia verso le regioni, sia verso le amministrazioni. Il problema è ottenere risultati concreti: auspico che essi si verifichino e saremo soddisfatti solo quando saremo riusciti davvero ad allestire una vigilanza forte a terra e un meccanismo rigoroso per quanto riguarda gli spegnimenti dall'aria.

PRESIDENTE. Onorevole Pecoraro Scanio, da un primo e sommario esame, non risulta che l'intervento del professor Barberi costituisca un record...

ALFONSO PECORARO SCANIO. Gli ridia la parola, allora...!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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