Seduta n. 374 del 17/6/1998

Back Index Forward

Pag. 8


...
Seguito della discussione della proposta di legge: Corleone ed altri: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche (169) e delle abbinate proposte di legge: Scalia e Procacci: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche (300); Brunetti e Moroni: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche (396); Aloi: Norme per la tutela dell'identità nazionale delle minoranze etnico-linguistiche grecaniche ed albanesi nella regione Calabria (918); Rodeghiero ed altri: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche (1867); Massa ed altri: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche (2086); Teresio Delfino: Norme in materia di tutela dei patrimoni linguistici regionali (2973) (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, di iniziativa dei deputati Corleone ed altri: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche e delle abbinate proposte di legge: Scalia e Procacci: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche; Brunetti e Moroni: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche; Aloi: Norme per la tutela dell'identità nazionale delle minoranze etnico-linguistiche grecaniche ed albanesi nella regione Calabria; Rodeghiero ed altri: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche; Massa ed altri: Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche; Teresio Delfino: Norme in materia di tutela dei patrimoni linguistici regionali.

(Ripresa esame articolo 2 - A.C. 169)

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta dell'11 giugno scorso si è passati all'esame dell'articolo 2 e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 169 sezione 1) ed è mancato il numero legale nella votazione del testo alternativo dell'articolo 2 del relatore di minoranza Menia. In assenza dell'onorevole Menia, chiedo se qualcuno dei colleghi del suo gruppo intenda farlo proprio.

GUSTAVO SELVA. Io, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

ELIO VITO. Chiedo la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza Menia,


Pag. 9

fatto proprio dall'onorevole Selva, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 327
Votanti 323
Astenuti 4
Maggioranza 169
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 209).

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, nel corso dei lavori della Commissione sono emerse con chiarezza due posizioni. Da parte di alcune forze politiche è stato chiesto che il testo in discussione, che mi auguro possa concludere il suo iter questa mattina in aula, non contenga alcun riferimento ai rom e ai sinti. Da parte di altre forze politiche è stato espresso il desiderio che la Commissione affari costituzionali si riappropri di questo problema e che su esso continui a discutere e a lavorare.
Di conseguenza, vorrei comunicare all'Assemblea che questa mattina la Commissione si è riunita ed ha deliberato lo stralcio dell'articolo 2, comma 2, della proposta di legge Corleone ed altri n. 169 nel seguente testo: «La Repubblica, in attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei, tutela la lingua e la cultura delle popolazioni di origine zingara» e contemporaneamente ha disposto lo stralcio delle analoghe parti previste nelle proposte di legge Scalia e Procacci n. 300, Brunetti e Moroni n. 396, Rodeghiero ed altri n. 1867 e Teresio Delfino n. 2973.
Le parti stralciate, che verranno nuovamente sottoposte all'esame della Commissione per essere approfondite a parte in altro provvedimento, assumeranno il titolo: «Norme in materia di tutela della minoranza zingara».
Immagino che questo abbia anche un qualche effetto sul provvedimento in esame e che permetta di cogliere appieno la volontà emersa in Commissione.

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di alleanza nazionale accoglie con favore la scelta del Comitato dei nove, anche perché lo stralcio di questa parte dell'articolo 2, che elimina i riferimenti alla tutela per le popolazioni rom e sinti, è in linea con il documento fondamentale di riferimento dei lavori della nostra Commissione, dal quale prende le mosse il provvedimento in esame, che è la Carta del Consiglio di Europa di Strasburgo del 5 novembre 1992. Quest'ultima chiarisce in modo inequivocabile che cosa sono per i paesi europei le lingue minoritarie o regionali, riferentisi a popolazioni stanziali che hanno insediamenti storici all'interno di un determinato territorio.
Penso che la decisione di questa mattina faccia giustizia del poco realismo che ha contraddistinto in larga parte i lavori della Commissione: lo vedremo successivamente per quel che riguarda una serie di nostri emendamenti che tendono a fare riferimento esplicito e chiaro alla Carta dei diritti delle minoranze europee, che non sempre e non correttamente questo testo traduce in normativa. Quanto a questa decisione, la salutiamo con favore, perché è dall'inizio di questa discussione, alcuni mesi fa, che riteniamo essenziale lo stralcio di questo punto: la maggioranza lo accetta in extremis, ma meglio tardi che mai.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare.


Pag. 10

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. La lega nord aveva presentato un emendamento e aveva condotto una battaglia per eliminare il comma 2 dell'articolo 2, per evitare cioè che fossero tutelate anche le lingue dei cosiddetti zingari.
Siamo fortissimamente contrari ad ogni tipo di tutela - ovviamente anche a quella linguistica - nei confronti degli zingari. Accettiamo favorevolmente questo stralcio ma ribadiamo che esso non deve valere solo per questa legge ma anche per ogni ipotesi di normativa futura sul punto.

ROSA JERVOLINO RUSSO. Questo lo vedremo al momento opportuno!

DIEGO NOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO NOVELLI. Presidente, sono favorevole alla proposta dell'onorevole Jervolino. Vorrei solo fare un'osservazione di carattere lessicale. So che non si può cambiare, perché riferita al testo della proposta Corleone, ma la parola «zingaro» è un termine offensivo: o si chiamano sinti o si chiamano rom o si chiamano nomadi; ma la parola «zingari» non dovrebbe esistere nel dizionario della lingua italiana.
Non è possibile cambiarla: lo accetto, ma che resti a verbale la mia osservazione.

PRESIDENTE. Credo che sia perfettamente condivisibile; tuttavia la dizione esatta è sinti o rom, mentre i nomadi sono una categoria più generale. Si tratta di stralciare questa parte dal testo della proposta dell'onorevole Corleone.
Vorrei informarvi, colleghi, che ove l'Assemblea deliberi lo stralcio, decidendo così di rinviare ad un autonomo procedimento l'esame di tale profilo concernente le comunità sinti e rom, risulteranno di conseguenza inammissibili - in quanto non più attinenti alla materia in discussione - quelle parti del testo della Commissione concernenti la medesima materia oggetto dello stralcio (nel caso in esame il comma 2 dell'articolo 2 del testo della Commissione).

ANTONIO SODA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo onorevole Soda? Per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Novelli.

ANTONIO SODA. Novelli ha fatto una precisazione linguistica: io debbo sollevare un'altra questione.

PRESIDENTE. Il collega Novelli ha fatto una precisazione linguistica; la sua è contenutistica: mi pare una giusta osservazione. Ha facoltà di parlare.

ANTONIO SODA. Presidente, noi aderiamo alla proposta della collega Jervolino, ma per una ragione esattamente opposta a quella illustrata dal collega Fontan.
Riteniamo infatti che sinti e rom debbano avere nel nostro paese una tutela più forte sia per quanto riguarda la loro cultura sia per quanto concerne la loro lingua. Certamente nell'onorevole Fontan manca la cultura del rispetto della diversità (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo): o l'assimilazione è l'acquisizione e la scomparsa delle diversità oppure è assenza di tutela; questo è il ragionamento del collega Fontan.

ENRICO CAVALIERE. E lo sfruttamento minorile, allora?

ANTONIO SODA. Noi aderiamo alla proposta di stralcio con l'impegno di provvedere ad una tutela più forte verso questi concittadini che hanno diritto alla loro cultura, al loro nomadismo, al rispetto della loro lingua e ad essere integrati nel senso più alto, e non assimilati con la perdita della diversità (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).


Pag. 11

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta di stralcio formulata dalla presidente della I Commissione.
(È approvata).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Menia 2.61 e 2.63, sostanzialmente identici, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 326
Votanti 324
Astenuti 2
Maggioranza 163
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 209).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 331
Votanti 329
Astenuti 2
Maggioranza 165
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 350
Votanti 348
Astenuti 2
Maggioranza 175
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 332
Votanti 331
Astenuti 1
Maggioranza 166
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 211).

Constato l'assenza dell'onorevole Fragalà: s'intende che abbia rinunziato al suo emendamento 2.14.

ELIO VITO. Lo faccio mio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fragalà 2.14, fatto proprio dall'onorevole Vito, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 334
Votanti 333
Astenuti 1
Maggioranza 167
Hanno votato sì 106
Hanno votato no 227).


Pag. 12

Constato l'assenza dell'onorevole Menia: s'intende che abbia rinunziato al suo emendamento 2.15.

GUSTAVO SELVA. Lo faccio mio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Menia 2.15, fatto proprio dall'onorevole Selva, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 343
Votanti 342
Astenuti 1
Maggioranza 172
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 339
Votanti 338
Astenuti 1
Maggioranza 170
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 228).

A seguito della precedente votazione risulta precluso l'emendamento Menia 2.16.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fontan 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Noi proponiamo di aggiungere all'elenco delle popolazioni tutelate l'aggettivo «stanziali» perché le definisce meglio rispetto alla generalizzazione prevista dall'articolo 2.

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, in seguito alla deliberazione assunta in precedenza di stralciare tutte le parti relative alle popolazioni rom e sinti, insiste per la votazione?

ROLANDO FONTAN. Sì.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 334
Votanti 330
Astenuti 4
Maggioranza 166
Hanno votato sì 150
Hanno votato no 180).

Constato l'assenza dell'onorevole Boato: s'intende che abbia rinunziato al suo emendamento 2.65.
Constato l'assenza dell'onorevole Menia: s'intende che abbia rinunziato al suo emendamento 2.17.

GUSTAVO SELVA. Lo faccio mio, signor Presidente, e faccio miei anche i successivi emendamenti presentati dal collega Menia.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Menia 2.17, fatto proprio dall'onorevole Selva, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 13

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 343
Votanti 338
Astenuti 5
Maggioranza 170
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 339
Votanti 337
Astenuti 2
Maggioranza 169
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 295).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Menia 2.18, fatto proprio dall'onorevole Selva, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 337
Votanti 336
Astenuti 1
Maggioranza 169
Hanno votato sì 107
Hanno votato no 229).

Passiamo alla votazione del principio comune contenuto negli emendamenti da Borghezio 2.8 a Menia 2.59 consistente nell'individuazione di ulteriori lingue o dialetti cui estendere la tutela prevista dall'articolo 2, avvertendo che in caso di pronuncia contraria della Camera si intenderanno respinti tutti gli emendamenti indicati. In caso di approvazione, si procederà alla votazione di ciascuno degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Vorrei anzitutto illustrare il mio emendamento 2.8, che riguarda l'inserimento nella previsione di questa norma della lingua piemontese.
Non devo certamente illustrare questo principio al nostro Presidente che, avendo svolto la sua campagna elettorale tra la gente di Torino e della provincia di Torino, si sarà sentito più volte gentilmente consultare dai cittadini che ancora molto spesso - soprattutto in provincia e nelle vallate - usano questa lingua dimenticata. È una delle tante lingue «tagliate» rispetto alla quale vorrei ricordare ai colleghi - non soltanto a quelli piemontesi - l'importante e significativa decisione contenuta nella risoluzione n. 928 del 1981 dell'Assemblea del Consiglio d'Europa, che ha incluso il piemontese nel novero delle lingue, e non dei dialetti, minoritarie d'Europa.
Voglio inoltre ricordare l'importanza di una tradizione culturale che annovera una grammatica pubblicata fin dal 1783, un teatro, una letteratura e una storia molto ricca, che oggi rischia, assieme a quella di altre lingue «tagliate» (tra le quali è molto importante il veneto, una lingua anch'essa dimenticata), di essere esclusa dalle previsioni di questa legge così importante.
Voglio altresì ricordare che in questi giorni un documento significativo di richiamo al dovere della Camera dei deputati a non dimenticare, nella previsione di questa norma, la lingua piemontese, è stato firmato da diciannove importanti esponenti della cultura piemontese: da Camillo Brero a Tavo Burat, a Gian Renzo Clivio, ad Albina Malerba, a Franca Viglongo. A proposito di Viglongo, sottolineo


Pag. 14

che esiste ancora una casa editrice in lingua piemontese che è molto significativa.
Non dobbiamo assolutamente escludere da questa previsione normativa una lingua che ha caratteri - come illustri glottologi hanno ormai stabilito sul piano scientifico - completamente distinti sia dal francese, sia dall'italiano sia dall'occitano. Si tratta di una lingua autonoma, che è derivata autonomamente dal latino, con contenuti e caratteristiche propri, che viene studiata, insegnata e coltivata in alcune università straniere, a differenza di quanto si verifica nel nostro paese, dove spesso queste lingue dimenticate vengono trascurate dagli organismi universitari. Sottolineo, ad esempio, che a Toronto in Canada è tuttora attivissima una cattedra di lingua, letteratura e storia del piemontese!
Ritengo quindi che si debba esaminare la questione dell'inserimento della lingua piemontese con molta attenzione, per non commettere l'errore di escludere una lingua che rappresenta il portato in una tradizione storica molto importante e ancora molto viva non soltanto nelle vallate, ma anche nella stessa città di Torino (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, mi pare che la proposta di una votazione unica su tutti gli emendamenti che tentano di sollecitare in quest'aula un dibattito sulla peculiarità, sull'identità e sul valore di una serie di «parlate» e di lingue minoritarie, su cui noi dovremmo pronunciarci, sia veramente una forzatura, perché tende sostanzialmente ad impedire al Parlamento di analizzare le ragioni per cui ogni singolo deputato o forza politica ha sollevato il problema.
La pregherei, pertanto, signor Presidente, di verificare la possibilità di riconsiderare questo orientamento, perché altrimenti noi non siamo in grado, nei pochi minuti che abbiamo a disposizione per valutare ciascun emendamento, di manifestare pienamente le ragioni - testé evidenziate dal collega Borghezio e che io condivido assolutamente - che ci portano ad assumere una certa posizione sulla questione della lingua piemontese.
Un'unica votazione sul principio comune contenuto negli emendamenti da Borghezio 2.8 a Menia 2.59 esclude la possibilità di entrare nel merito delle stesse proposte emendative. Pertanto, mi permetto di sollecitare un riesame di questa impostazione che veramente ritengo inadeguata rispetto allo sforzo che il Parlamento, attraverso i lavori della Commissione prima e dell'Assemblea poi, sta compiendo al riguardo.
L'inserimento della lingua e della cultura piemontese tra quelle tutelate dalla Repubblica è stato sollecitato in questi giorni ai parlamentari anche da diversi intellettuali, proprio perché la cultura piemontese ha una grammatica, una letteratura, un teatro che riteniamo si debbano difendere e qualificare proprio secondo lo spirito da cui è animata la proposta di legge in discussione.
Inoltre, devo dire che la regione Piemonte ha promosso dei corsi di lingua e di cultura in modo che gli insegnanti delle scuole medie siano in grado di accogliere nel processo di formazione anche il bagaglio culturale che questa lingua minoritaria porta con sé.
Pertanto, condivido l'emendamento 2.8 del collega Borghezio, che chiedo di poter sottoscrivere, e mi auguro che in questo senso vi sia un ripensamento da parte dello stesso Comitato dei nove. Ecco perché le chiedo, signor Presidente, se non sia possibile rivedere la sua decisione di votare il principio comune, intendendo respinti, in caso di pronuncia contraria della Camera, tutti gli emendamenti da Borghezio 2.8 a Menia 2.59. Peraltro, tra questi emendamenti ve n'è uno a mia firma (l'emendamento 2.64) sul quale richiamo nuovamente l'attenzione del relatore Maselli e del presidente della I Commissione, Rosa Jervolino Russo, che è


Pag. 15

volto ad inserire nell'articolo 2 del provvedimento il provenzale-occitano, senza voler con questo difendere - come qualche collega ha cercato di far emergere in una delle ultime sedute dell'Assemblea nella quale ci siamo occupati della questione - atteggiamenti di localismo, di provincialismo e di frammentazione. Il mio riferimento è ad una cultura provenzale che ha espresso sotto il profilo della letteratura il massimo di questa lingua minoritaria con il premio Nobel Mistral; contestare la valenza storica di questa lingua mi sembra assolutamente inadeguato.
Concludo dicendo che riteniamo contraddittorio questo atteggiamento rispetto alla limpida volontà che la Commissione, e soprattutto l'Assemblea, hanno manifestato di valorizzare quelle espressioni linguistiche minoritarie che sono l'espressione storica di un linguaggio profondamente radicato in quelle aree.
Pertanto, da questo punto di vista mi auguro vi sia la disponibilità a rivedere la decisione assunta sulla modalità della votazione e, per quanto riguarda la lingua piemontese e provenzale, a rivolgere un'attenzione particolare a quelle vere ed autentiche identità culturali che noi vogliamo salvare e valorizzare, senza assumere posizioni localistiche.

PRESIDENTE. Su questo richiamo al regolamento darò la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un deputato per gruppo.

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare che la sua decisione impedirebbe al collega Rodeghiero, che aveva chiesto di parlare dopo il collega Borghezio sul secondo dei due emendamenti presentati dalla lega su questo tema, di esprimere compiutamente il suo pensiero.

PRESIDENTE. Gli avrei dato comunque la parola utilizzando il tempo riservato per gli interventi a titolo personale, proprio per questo motivo.

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, indipendentemente da quella che sarà la sua decisione in ordine alle votazioni che lei ha promosso, vorrei fare mio l'emendamento Menia 2.19, ma per ritirarlo, in quanto ritengo che il ladino abbia una sua dignità, una sua storia, una sua tradizione, per cui possa essere a giusto titolo considerato una lingua minoritaria. Desidero farlo presente fin d'ora.

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Credo che il dibattito generale abbia chiarito che il nodo di questo provvedimento è rappresentato dall'aggiunta dei friulani e dei sardi alle cosiddette minoranze linguistiche vere e proprie, quelle che hanno radici in paesi diversi dall'Italia. Il nodo è questo. Fra tutti gli emendamenti presentati tesi ad aggiungere i dialetti italiani, molti sono evidentemente strumentali; quello che ho presentato io, relativo al veneto, tenta di essere una proposta seria, se è serio aver inserito il sardo e il friulano, perché immagino che il veneto abbia la stessa dignità culturale e linguistica di questi altri due dialetti o lingue. È chiaro che se questo emendamento viene aggiunto agli altri 32 emendamenti che formano l'elenco di tutte le parlate italiane, io non ho la possibilità di operare un confronto sul fulcro della legge, perché come è noto l'identificazione come minoranza linguistica di sardo, friulano o veneto porta tutte le conseguenze relative agli interpreti, ai consigli comunali, ai consigli provinciali, alle comunità montane, agli atti giudiziari e così via.
Pertanto il non poter votare su questo emendamento significa non potersi confrontare


Pag. 16

sul cuore di quella che a nostro avviso è la parte sbagliata di questo provvedimento.

FLAVIO RODEGHIERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, utilizzando il tempo riservato per gli interventi a titolo personale.

FLAVIO RODEGHIERO. Intendo anch'io sollecitare un riesame della decisione della Presidenza, perché sembra riallinearsi al ritardo - che peraltro non intendo sia solo colpevole, credo sia anche doloso - con cui si dà applicazione all'articolo 6 della Costituzione. Spero che non sia questa la motivazione della Presidenza, cioè quella di intervenire ad applicare questo articolo e ad uniformarsi ad una visione così appiattente delle tradizioni culturali italiane, tanto da arrivare appunto così tardi, proprio perché non vi sia possibilità di interpretazione. Pertanto credo e spero davvero che si riveda questa decisione.
L'italiano scritto è rimasto infatti per secoli un accademico esercizio di imitazione dei classici; l'italiano parlato ha cominciato a generalizzarsi soltanto nel secondo dopoguerra, dopo secoli di dominio incontrastato dei dialetti. Dobbiamo precisare, però, che in Italia il termine «dialetto» non designa, come altrove, varietà di una stessa lingua, ma designa una parlata derivata dal latino, che può essere anche lontanissima dall'italiano. Una consolidata abitudine all'identificazione dialetto-deprivazione o dialetto-ignoranza, unitamente al formalismo intollerante e vessatorio che ha caratterizzato (non lo dico io, l'ha detto don Milani tanti anni fa) fino a ieri l'insegnamento dell'italiano a scuola, ha demonizzato il dialetto in tutte le sue funzioni e manifestazioni. In verità, il dialetto è una lingua. Ciò significa che dal punto di vista linguistico non è il sottoprodotto di altre parlate, ma è un sistema di comunicazione autonomo e compiuto, anche se conta un numero limitato, anche limitatissimo, di parlanti.
Oggi un progetto plurilinguistico e pluriculturale, come spero stiamo cercando di fare con questo articolato, si inserisce non più nel contesto nazionale italiano ma in quello europeo, nel quale - come ha detto la Commissione europea - le diversità culturali diventano un patrimonio cui attingere e con esse le diversità linguistiche, che rappresentano un vantaggio rispetto ai competitori nell'economia mondiale. Crescita economica in questo senso (l'ha detto Engels ed il relatore) e difesa delle diversità culturale e linguistica rappresentano un potenziale delle risorse umane, con il loro corollario di conoscenze, organizzazione, creatività ed innovazione.
Proprio per questo sostengo l'emendamento che introduce il veneto tra le lingue da proteggere; il veneto è una lingua che ha una sua vasta produzione letteraria, tanto che nel marzo 1995 la giunta regionale del Veneto ha pubblicato un manuale della grafia veneta unitaria. Diverse amministrazioni comunali del Veneto adottano il bilinguismo veneto-italiano nei propri atti. Nelle ultime legislature della regione Veneto sono state presentate da più gruppi svariate iniziative a sostegno della lingua veneta. Attualmente risulta giacente in consiglio regionale la proposta di legge «Tutela, valorizzazione e promozione della lingua veneta». L'ISTAT, in una delle sue rilevazioni, ha evidenziato come la lingua veneta sia parlata correntemente dal 52 per cento degli abitanti della regione Veneto (la percentuale più alta fra i popoli presenti all'interno dello Stato italiano).
Non vorrei nemmeno ricordare - perché per certi versi è già stato fatto - come il preambolo della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d'Europa affermi che il diritto delle popolazioni ad esprimersi nelle loro lingue regionali - ripeto, regionali - o minoritarie nell'ambito della loro vita privata e sociale costituisce un diritto imprescrittibile. Ma più ampiamente vorrei richiamarmi, nel sostenere l'emendamento che inserisce il veneto tra le lingue protette, non semplicemente alla salva


Pag. 17

guardia dei diritti linguistici, che già di per sé ha una sua rilevanza, ma alla libertà per ciascuna comunità di riconoscersi in un patrimonio linguistico nativo. In sintesi, mi richiamo a quel diritto umano fondamentale ed imprescrittibile che è il primario diritto umano alla parola (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ringrazio innanzitutto i colleghi che sono intervenuti, perché mi hanno consentito di rilevare un errore che avevo commesso con riferimento all'emendamento 2.20 del collega Menia che, essendo soppressivo, va votato in quanto non rientra nel principio.

ROLANDO FONTAN. Anche l'emendamento Menia 2.19!

PRESIDENTE. No, l'emendamento 2.19 è stato ritirato dal collega Selva.
Colleghi, la votazione per principio non impedisce di approfondire le singole questioni, perché se il principio viene respinto si passa a votare i singoli emendamenti. E tuttavia invito i colleghi a fare riferimento all'articolo 85-bis del regolamento, che stabilisce che nel momento in cui il Presidente proceda a votazioni per principi, i gruppi possono chiedere di votare un numero di emendamenti pari al massimo a un decimo del numero dei propri componenti. Quindi, per i colleghi che ne hanno fatto richiesta implicita - diciamo così -, come i colleghi Teresio Delfino e Giovanardi, procederemo al voto sui loro emendamenti, prescindendo dalla votazione di principio. Non so se sia chiaro. È dunque sufficiente fare riferimento a questa norma.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, ritengo che mettere insieme il dialetto napoletano e quello siciliano sia una cosa obbrobriosa da ogni punto di vista; comunque, contento lei...! Ad ogni buon conto, chiedo, da parte nostra, la votazione separata sugli emendamenti Borghezio 2.8 (concernente il piemontese), Fontan 2.9 (concernente il veneto) e Menia 2.43 (concernente il fiorentino).

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, lei ha parlato di dialetti, mentre la legge si riferisce a lingue.

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, per facilitare il suo lavoro voglio dirle anzitutto che ritiriamo gli emendamenti Menia, dal 2.47 al 2.59. Evidentemente questi emendamenti avevano uno scopo di pressione per il miglioramento di questa legge.
Siccome riteniamo che, pur non essendo pienamente soddisfacente, questa legge abbia dato ragione ad alcune nostre posizioni, non vediamo la necessità di insistere su emendamenti che, lo ripeto, hanno manifestamente un carattere di pressione.
Anche per quanto riguarda l'emendamento 2.20 dell'onorevole Menia, che faccio mio, ritengo sia opportuno, per le ragioni che ho appena spiegato, ritirarlo. Credo di aver collaborato anche in questo modo alla facilitazione del suo compito, signor Presidente.

PRESIDENTE. A questo punto, dopo la precisazione del collega Selva, non c'è più bisogno di procedere alla votazione di principio. Procediamo, dunque, alla votazione dei singoli emendamenti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghezio 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 18

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 382
Votanti 376
Astenuti 6
Maggioranza 189
Hanno votato sì 59
Hanno votato no 317).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 2.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 370
Votanti 367
Astenuti 3
Maggioranza 184
Hanno votato sì 60
Hanno votato no 307).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 2.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 375
Votanti 357
Astenuti 18
Maggioranza 179
Hanno votato sì 20
Hanno votato no 337).

L'emendamento Giovanardi 2.12 è precluso, essendo già stato votato l'emendamento Fontan 2.9 avente lo stesso contenuto.
Poiché l'emendamento Menia 2.60 è inammissibile, dovremmo passare agli identici emendamenti Migliori 2.13 e Fontan 2.70. Avendo però stabilito lo stralcio del secondo comma - ovvero lo stralcio della questione relativa ai sinti ed ai rom - tali emendamenti non saranno posti in votazione.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 385
Votanti 362
Astenuti 23
Maggioranza 182
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 140).

Back Index Forward