(Sezione 8 - Società per il lavoro interinale)
H) Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri del lavoro e della previdenza sociale, del bilancio e della programmazione economica e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema di lavoro interinale si basa su agenzie private di collocamento che assumono il lavoratore e lo affittano (per brevissimo tempo, di solito da un giorno a due-tre mesi) a imprese ed industrie che abbiano bisogno delle sue prestazioni, poi lo restituiscono all'agenzia che lo collocherà in seguito altrove, se c'è richiesta. Tutto ciò è solo un enorme regalo alle aziende. Infatti il lavoratore interinale:
1) non ha la garanzia del salario, viene pagato solo se lavora e possono passare diversi mesi tra una chiamata e l'altra. Non ha quindi la possibilità di programmarsi la vita poiché vive una continua incertezza rispetto alle prospettive di reddito;
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2) è costretto ad accettare qualsiasi condizione imposta nella speranza di continuare a lavorare;
3) non ha costi fissi, come gli scatti di anzianità oppure il diritto al posto di lavoro quando è in maternità;
questa forma di sfruttamento sta per essere legalizzata; è già passata al Senato l'approvazione del disegno di legge sul lavoro interinale promosso dal Governo, e sostanzialmente appoggiato, con diverse sfumature, da tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Il Polo vota insieme alla maggioranza sull'estensione del lavoro interinale al settore edile e Rifondazione comunista si dice disposta a far passare il lavoro interinale in cambio di lavori «socialmente utili», anch'essi precari, a termine, malpagati. Da parte loro, i sindacati confederali avevano già dato il via libera al lavoro interinale con gli accordi del luglio 1993;
in nome della lotta alla disoccupazione si sta cercando un ampliamento della precarietà del lavoro e del reddito per chi non ha un lavoro stabile, erodendo anche il potere contrattuale dei lavoratori fissi: la strategia commerciale delle agenzie interinali è quella di aumentare la mobilità della forza lavoro allo scopo di lucrare e massimizzare i profitti fornendo alle imprese il sistema per sostituire settori sempre più ampi della forza lavoro permanente con i lavoratori interinali. Se ora una qualsiasi impresa deve calcolare nella propria pianta organica un numero di dipendenti tale da poter far fronte a picchi produttivi, assenze per ferie e malattie, eccetera, una volta legalizzato il lavoro interinale la tendenza sarà quella di ridurre all'osso il numero dei dipendenti stabili, ricorrendo in caso di necessità a lavoratori «usa e getta». Questo è l'aspetto più grave del lavoro interinale, che rende assolutamente ridicole le clausole del disegno di legge Treu e le dichiarazioni altisonanti sul «mantenimento dei diritti salariali, contributivi, sindacali e di sicurezza del lavoro» perché un lavoratore in affitto sa che se protesta e rivendica dei diritti, rischia di non essere più ricollocato dall'agenzia interinale;
la legalizzazione del lavoro interinale va di pari passo con lo smantellamento definitivo del collocamento pubblico, unico strumento che poteva essere utilizzato per garantire uguali opportunità di accesso ai posti di lavoro. Prima che il collocamento fosse svuotato delle sue funzioni, esso tentava di garantire l'avviamento al lavoro sulla base dell'anzianità di disoccupazione e dei carichi familiari. Si toglieva così la possibilità di «scegliere» il lavoratore da assumere e si garantiva i lavoratori da possibili forme di discriminazioni di sesso, di età, di razza, di pensiero politico e sindacale. Il monopolio pubblico dei servizi per l'impiego significa anche un accentramento delle informazioni, a disposizione di tutti i disoccupati, sulla domanda e offerta di lavoro. Il via libera alle agenzie di collocamento privato (le agenzie interinali ne sono una forma) non garantisce niente di tutto questo. Quando infatti un'impresa ritiene troppo restrittive le norme contro la discriminazione per motivi di razza o di sesso, quelle sul collocamento dei lavori disabili e così via, essa si può affidare all'«esperienza» di un'agenzia privata per l'impiego che si occupa di selezionare i lavoratori in base alle esigenze di «produttività e docilità». La nascita di una miriade di agenzie rende inoltre impossibile raccogliere informazioni sulla domanda e l'offerta di posti di lavoro. Esse infatti si organizzano e agiscono in modo del tutto indipendente tra di loro, non avendo nessun interesse a divulgare le informazioni raccolte in merito, negandole agli stessi disoccupati che a loro si rivolgono, per non perdere la funzione di mediatrici fra imprese e lavoratori. L'intervento massiccio delle agenzie interinali nel mercato del lavoro implica infine il trasferimento della formazione aziendale dalle imprese alla collettività;
l'esperienza di altri paesi insegna che le tattiche aggressive poste in essere dalle agenzie private spingono i datori di lavori a contattarle al minimo segnale di necessità
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di nuove competenze professionali. Viene invece abbandonato dall'impresa l'investimento in corsi di riqualificazione professionale dei propri dipendenti, trovando maggiormente profittevole l'utilizzo di manodopera in affitto;
nel 1949 l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) promosse una convenzione in cui veniva indicato come regime ideale quello nel quale fosse vietato l'esercizio della mediazione a fini di lucro nel mondo del lavoro. In Italia tale direttiva fu recepita nella legge n. 264/1949 istituendo un regime di monopolio statale dei servizi di collocamento. Per far fronte al ricorso delle forme parassitarie o fraudolente quali il caporalato, il cottimismo, veniva approvata nel 1969 la legge n. 1369 che vieta all'imprenditore di affidare ad un appaltatore o ad un intermediario, mediante appalto subappalto o qualsiasi altra forma, l'esecuzione di mere prestazioni lavoro mediante l'impiego di manodopera assunta o retribuita dall'appaltatore o dall'intermediario, qualunque sia la natura dell'opera o del servizio a cui si riferiscono. In base a questa legislazione, il lavoro interinale e i collocamenti privati sono ancora illegali;
i soggetti che si candidano a sfruttare le nuove opportunità offerte dal disegno di legge Treu, a partire da un'inchiesta del collettivo precari-nati su una di queste agenzie di lavoro interinale, sono sul tipo della cooperativa Clean Co srl (Cooperativa dei servizi della manodopera lavoro srl): è una struttura certamente all'avanguardia ancora prima che sia passato il disegno di legge Treu in Parlamento, si è già strutturata come agenzia di collocamento privato che colloca manodopera usando la formula del lavoro interinale. - ramificata in tutta Italia (Bologna, Milano e provincia, Bari, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Padova, Torino, Brescia e provincia, Bergamo, Vicenza, eccetera). Contatta direttamente i disoccupati che mettono annunci sui giornali e propone loro lavoro alle seguenti condizioni:
per lavorare bisogna associarsi alla cooperativa, che poi a sua volta affitta la manodopera (tutti i tipi di qualifiche dall'aiuto muratore, al distributore di volantini, dall'operaio specializzato al pizzaiolo, dal ragioniere alla ricamatrice) alle aziende che ne fanno richiesta;
si lavora in queste aziende a tempo determinato, può essere per un giorno o per vari mesi, a seconda dell'esigenza dell'azienda che ti licenzia quando vuole;
si viene pagati solo per le ore lavorate, non si hanno quindi ferie, permessi retribuiti, maternità eccetera;
una volta finita la prestazione di lavoro all'azienda, può passare un tempo indefinito prima che la Clean Co ricollochi il lavoratore altrove;
nei periodi non lavorati non si percepisce alcun salario o indennità;
si è totalmente a disposizione della cooperativa, e associandosi alla cooperativa si consegna il libretto di lavoro e si perde la graduatoria al collocamento;
è bene accetta la disponibilità a lavorare il sabato e la domenica, di notte e come turnista;
un altro fatto molto grave è che la Clean Co per «associare» costringe il lavoratore ad iscriversi ad un fantomatico sindacato dei disoccupati (Loos - Libero organismo per l'occupazione e lo sviluppo con sede legale a Pescara), che ha fra i suoi obiettivi «l'adesione diretta alle iniziative legislative a favore dell'occupazione: disegni di legge per lavoro interinale, disegni di legge per la privatizzazione degli uffici di collocamento, disegni di legge per il recupero fiscale della retribuzione netta del dipendente (meno tasse più stipendio al lavoratore) e tutte le forme possibili di flessibilità del mercato del lavoro e dell'economia quale unica medicina utile per diminuire la disoccupazione nel prossimo decennio;
per l'assunzione della qualità di socio nella cooperativa vengono chiarite alcune questioni contrattuali del tipo:
«La Clean Co si occupa dei versamenti contributivi ogni centoventi ore lavorate;
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vengono versati tutti i contributi Inail, Inps, previsti dalla legge. Per diventare soci della cooperativa non ci sono quote sociali, anche se al momento dell'assunzione viene firmato un foglio in cui si dice che verranno versate cinquantamila lire al primo stipendio, che però non si chiedono ai soci, vengono chieste invece dodicimila lire per entrare a far parte della banca dati, perché poi la banca dati viene spedita ogni settimana a Milano dove viene fatto un giornale (Occupazione e Sviluppo) che esce quattro volte l'anno, che viene consegnato direttamente ai responsabili d'azienda. Quindi questa quota viene data per entrare nella banca dati e per iscriversi al Loos (Libera organizzazione per l'occupazione e lo sviluppo), che è il "sindacato dei disoccupati" apartitico, apolitico, e non ha colore. Fa parte del nostro regolamento aderire a questo sindacato, quando si recede dalla cooperativa si recede anche dal sindacato. Aderendo alla cooperativa, consegnando il libretto di lavoro, si perde il posto in graduatoria all'ufficio di collocamento. Volendo uno si può prendere un giorno di ferie ma non sono pagate. Le ferie nel lavoro interinale non sono contemplate»;
sotto la forma di un'innocente iscrizione ad una banca dati viene fatta passare l'iscrizione al Loos in violazione dello statuto dei lavoratori che vieta espressamente (legge n. 300/70, articolo 15 e 17), la promozione da parte dei datori di lavoro di sindacati «gialli»;
il Loos viene definita dall'addetto alla selezione del personale come sindacato dei disoccupati «apartitico, apolitico, senza colore», Ma secondo quanto risulta dal giornale Occupazione e Sviluppo Loos risulta vicina a forza Italia che mette a sua disposizione riferimenti telefonici presso sedi istituzionali;
la Clean Co sfrutta lo stato di bisogno dei disoccupati per dimostrare di avere un sostegno di massa ai progetti di deregolamentazione del mercato del lavoro (e più in particolare alle proposte di legge del Filograna). È abbastanza plausibile che la Clean Co, grazie a qualche contratto con il Loos, riesca a cautelarsi contro eventuali vertenze;
a giudicare dai dati di Occupazione e Sviluppo almeno quattromilacinquecento lavoratori sono caduti nella loro trappola, come denunciato alla procura della Repubblica di Bologna, e la sede della Clean Co bolognese ha subordinato la possibilità di assunzione di due disoccupati alla loro iscrizione alla Loos;
una disoccupata durante un colloquio telefonico con l'ufficio di Bologna della Clean Co, alla domanda se è proprio necessario aderire al sindacato Loos, si è sentita rispondere che «hanno aderito tutti». Ci si è appoggiati ad un senatore (Filograna) perché «vengano rese attuative delle leggi a favore del lavoro interinale...», e ancora, «...l'importante è rendere attuativa una legge a favore del lavoro, per permettere a tutti di lavorare senza dover passare attraverso un ufficio di collocamento...»;
la signora Cecchi Alessandra, disoccupata ha anche telefonato presso sedi istituzionali di Forza Italia e alla domanda: «dove si può trovare Occupazione e Sviluppo» la segreteria risponde: «lì ci sono i numeri di telefono del Loos, lei può telefonare per iscriversi al Loos». La signora Cecchi ha chiesto: «al sindacato dei disoccupati?» e si è sentita rispondere: «Non è un sindacato, l'abbiamo cambiato in un'associazione di volontariato per i disoccupati. Ma è la stessa cosa, perché ha lo stesso statuto anche se non lo chiamiamo più sindacato, perché proponiamo disegni di legge e progetti di lavoro». La signora Cecchi: «Ah, ma quindi siete voi??!!» e si è sentita rispondere: «Abbastanza»;
il lavoro interinale, quindi, sponsorizzato ormai da tutti è la legalizzazione del caporalato, comporta la creazione di una nuova precarietà e un ulteriore attacco ai pochi diritti rimasti sui luoghi di lavoro. Va di pari passo con la privatizzazione degli
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uffici di collocamento, creati per garantire un minimo di controllo ed equità rispetto alla assunzione di manodopera;
su questo argomento il collettivo precari-nati di Bologna ha preparato un dossier a disposizione dei Ministri in indirizzo ed ha anche presentato un esposto all'ispettorato del lavoro datato 11 aprile 1997 e firmato dai signori Cecchi Alessandra e Marchetti Giacomo e alla magistratura contro la cooperativa Clean Co arl per violazione della libertà sindacale -:
come intendano intervenire i Ministri in indirizzo, ciascuno secondo la sua competenza, affinché società come la Clean Co prima ancora che il lavoro interinale sia legge, si strutturino per ottimizzare questa nuova occasione di sfruttamento che è solo una «rispolverata» del caporalato tanto conosciuto nelle regioni del Sud del nostro Paese;
se non ritenga il Ministro del lavoro e della previdenza sociale attivare tutti gli ispettorati del lavoro per aprire a livello nazionale un'inchiesta sulle società che si occupano di «affitto di lavoratori»;
se non ritenga di dichiarare, in base anche alla legislazione già citata in premessa che vieta espressamente l'appalto del lavoro, illegali le società per il lavoro interinale nate in Italia sino all'eventuale approvazione del disegno di legge conosciuto come «pacchetto Treu»;
se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda intervenire presso i senatori di forza Italia affinché sospendano l'illecita attività svolta negli uffici del Senato che, oltre ad abusare della posizione di senatore, (per la Loos e per il giornale Occupazione e Sviluppo - come già spiegato in premessa -) viola lo Statuto dei lavoratori che vieta espressamente la promozione di sindacati «gialli».
(2-00482) «Malavenda».
(17 aprile 1997).