Seduta n. 362 del 28/5/1998

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(Provvedimenti in favore degli operatori economici della provincia di Frosinone)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Casinelli n. 2-01139 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
L'onorevole Casinelli ha facoltà di illustrarla.

CESIDIO CASINELLI. Signor Presidente, i problemi sollevati in questa interpellanza sono datati e sono antichi, ancorché risolti nemmeno in minima parte.
La vicenda ha assunto ormai i contorni e le cadenze di una telenovela: lo dico all'onorevole sottosegretario Garilli, al quale rivolgo anche gli auguri di buon lavoro, che non ha partecipato alle precedenti puntate.
Il Governo ha comunque sempre assunto un atteggiamento evasivo e superficiale su questi problemi. È stato sempre indifferente ai problemi di un territorio, di una provincia in particolare, ai problemi degli imprenditori e dei cittadini di questa zona dell'Italia. Problemi che sono stati sollevati ripetutamente, sia in quest'aula che al Senato, da cinque parlamentari della maggioranza eletti nella provincia di Frosinone. Non dico questo perché si possa sostenere che le istanze presentate dall'opposizione debbono avere minore attenzione; ma ribadisco il concetto dei parlamentari della maggioranza per far capire come sia più difficile per noi spiegare ai nostri elettori, ai nostri concittadini, a colori i quali rappresentiamo in quest'aula, l'indifferenza di un Governo amico, che abbiamo votato, che sosteniamo lealmente e che continueremo a sostenere.
Andiamo brevemente ad esaminare i fatti in questione.
Signor sottosegretario, l'interpellanza è abbastanza dettagliata e si illustra da sola; ritengo comunque opportuno fare un minimo di richiamo ai fatti principali.
Il problema riguarda in particolare la mia provincia, quella di Frosinone, ma anche tutti quei territori, ex Cassa del Mezzogiorno, usciti bruscamente da una situazione di agevolazione che si concretizzava nella concessione agli imprenditori di sgravi contributivi parziali. La provincia di Frosinone, come pure la regione Abruzzo, ha una peculiarità in questa cornice, perché per essa è poi intervenuta una sentenza del TAR del Lazio, immediatamente esecutiva, che ha annullato il decreto che aboliva gli sgravi per i territori della provincia.
La vicenda in questione inizia in questa Camera circa due anni fa, il 26 giugno 1996, subito dopo l'insediamento di questa legislatura. In tale data fu presentata una


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interrogazione, di tutti i deputati della provincia di Frosinone, con la quale si chiedeva al Governo quale determinazione intendesse assumere a seguito di una sentenza del TAR del Lazio che aveva annullato il decreto ministeriale del 5 agosto 1994, con il quale si escludeva la provincia di Frosinone dagli sgravi contributivi.
Rammento - ma non ve ne sarebbe assolutamente necessità - che le sentenze della giustizia amministrativa sono immediatamente esecutive. L'amministrazione dello Stato non ha chiesto la sospensione del provvedimento, ha solo fatto un tardivo ricorso al Consiglio di Stato, di cui non si è più avuta notizia. Ignorando questa sentenza esecutiva, l'INPS provinciale continua ad inviare ingiunzioni di pagamento alle piccole e medie imprese, con tanto di mora e di interessi, sulla scorta di un provvedimento che ormai è nullo, in quanto il decreto ministeriale è stato annullato dal TAR.
L'interrogazione è stata depositata due anni fa, ma nonostante i diversi solleciti ancora non ha avuto risposta.
Nell'altro ramo del Parlamento, il senatore della provincia, Diana, sempre il 26 giugno 1996, rivolse un'analoga interpellanza, alla quale fu data, il 21 marzo 1997, una risposta evasiva ed interlocutoria, in quanto il Governo si trincerò dietro alcune decisioni della Commissione europea, a proposito delle quali abbiamo poi avuto modo di verificare, nel prosieguo dei lavori parlamentari, che per altre zone del nostro paese - in particolare l'Abruzzo, che pure è uscito dall'obiettivo 1 - a seguito di un diretto ed immediato interessamento del Governo tali decisioni, che parevano inappellabili, furono comunque riviste e mitigate, in modo da risolvere almeno in parte i problemi di altri territori.
Qual era anche la logica della decisione della Commissione europea nel 1995? Che alle regioni, alle province, ai territori che escono dal regime degli sgravi occorresse assicurare un rientro graduale, soprattutto quando si trovano circondati, per tutto il loro perimetro, da altri territori in cui permangono sgravi ed altre agevolazioni di tipo diverso.
Per la mia provincia, la conseguenza di questa uscita senza paracadute è un tasso di disoccupazione del 22 per cento, imprese che si spostano di cinquecento metri e trovano, o a destra o a sud, maggiori sgravi e maggiori agevolazioni.
Proseguo nell'elenco delle carte prodotte. Il Senato, in data 6 febbraio 1997, ha votato un ordine del giorno, che il Governo ha accettato, in cui si chiedeva, conformemente a quanto rappresentato nell'interrogazione e nell'interpellanza, che il Governo si impegnasse ad una riduzione graduale del differenziale di fiscalizzazione tra i territori dell'ex Cassa del Mezzogiorno rispetto al centro-nord, in particolare per la provincia di Frosinone, per la quale vi era stato un pronunciamento del TAR.
Si impegnava altresì il Governo a riferire entro 30 giorni alle competenti Commissioni del Senato, ma non mi risulta che ciò sia stato fatto.
Ancora. In data 18 dicembre 1997, durante la sessione di bilancio dello scorso anno, fu approvato dalla Camera un ordine del giorno. Esso, facendo riferimento alla legge n. 30 del 1997 e al provvedimento collegato alla finanziaria del 1998 - in quei giorni in discussione -, indicava come con un emendamento presentato dal Governo al collegato alla finanziaria, ed in seguito alla trattativa con l'Unione europea - che dette i suoi frutti positivi non a settembre all'atto dell'emanazione del collegato, ma solo a dicembre durante la seconda lettura da parte della Camera - l'Abruzzo e il Molise erano state inserite nell'elenco delle regioni destinatarie di sgravi parziali, a differenza delle regioni rientranti nell'obiettivo 1 alle quali gli sgravi venivano concessi in maniera più marcata e definita. Anche in questo caso, il Governo avrebbe dovuto riferire, ma nessuno l'ha fatto.
In data 1 aprile 1998, come primo firmatario di quell'ordine del giorno, ho avuto una risposta da parte di un capo di

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gabinetto aggiunto (non meglio identificato perché la firma è illeggibile) del Ministero del tesoro, il quale ripete le vecchie considerazioni più volte stravolte dagli eventi e dai provvedimenti susseguitisi, ignorando che la trattativa aggiuntiva, svoltasi nel novembre scorso, con l'Unione europea aveva consentito ad alcune regioni di rientrare in un regime parziale di sgravi.
Da ultimo - e concludo la cronistoria - va citato il comportamento tenuto dal Governo al Senato qualche giorno fa, in occasione della discussione del provvedimento n. 78 del 1998 recante interventi urgenti in materia occupazionale. In quella sede è stato presentato un emendamento, naturalmente accolto, tendente a portare a soluzione la situazione pregressa delle regioni Abruzzo e Molise, ipotizzando che il recupero dei contributi previdenziali per la parte non versata potesse avvenire in 40 rate ed imponendo all'INPS di sospendere le ingiunzioni di pagamento.
Al rappresentante della provincia, senatore Diana, il quale chiedeva l'adozione di un analogo provvedimento per la provincia di Frosinone - che dal punto di vista della giustizia amministrativa versa nella medesima situazione - è stato opposto un veemente rifiuto da parte del Governo. In sostanza, l'emendamento è riferito alle sole regioni Abruzzo e Molise.
Questa è la storia - peraltro riportata dettagliatamente anche nell'interpellanza - rispetto alla quale vorrei sapere se il Governo abbia in animo di porre rimedio alla discriminazione che si perpetra a danno di alcuni cittadini dello Stato; se il Governo ritenga di dover sottoporre finalmente alla Commissione europea la problematica di queste provincie e degli altri territori ex Cassa del Mezzogiorno, perché finora non l'ha mai fatto anche se, quando ha voluto, le soluzioni sono state trovate; se intenda ipotizzare per la provincia di Frosinone e le aree della ex Cassa per il Mezzogiorno parziali agevolazioni contributive; se ritenga, nelle more, di dare direttive all'INPS per sospendere le ingiunzioni di pagamento e, sul piano generale, se l'esecutivo effettivamente intenda, così come lascia trasparire la mozione di approvazione del DPEF, prestare attenzione in sede di trattativa europea a quei territori che, una volta incentivati, sono usciti «senza paracadute» dal regime di incentivazione, ma che continuano ad essere caratterizzati da un alto tasso di disoccupazione oltre ad essere privi di sgravi ed incentivi, a differenza di altre aree. La ringrazio.

PRESIDENTE. Avverto che sono presenti in tribuna i rappresentanti dei consigli comunali dei ragazzi, con i «baby sindaci» dei comuni di Mugnano e di Calvizzano: rivolgo loro il saluto dell'intera Assemblea.
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO GARILLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, la questione prospettata nell'interpellanza è molto delicata e per rispondere ad essa - me ne scuserete - dovrò necessariamente riprendere la storia degli sgravi contributivi e degli aiuti di Stato, così come si è snodata nel corso dell'ultimo decennio, nonché delle difficoltà che il Governo italiano ha incontrato di fronte alla Commissione comunitaria, che ha assunto una posizione intransigente, soprattutto dal 1994 ad oggi. Tale posizione non sembra essersi modificata, almeno per quanto concerne gli aiuti al finanziamento.
Soprattutto, come è noto, con la decisione 88/318, del 2 marzo 1988, la Commissione ha fissato i criteri fondamentali degli aiuti di Stato e la loro compatibilità con i principi stabiliti dal trattato in materia di concorrenza. In ordine a questi criteri, la Commissione ha operato restringendo l'ambito territoriale (cioè le zone del paese che possono accedere a questi aiuti) e modificando anche un precedente atteggiamento nei confronti degli aiuti: in sostanza, ritenendo illegittimi i cosiddetti sgravi di carattere generale per le imprese. Il criterio adottato


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dalla Commissione è quello secondo cui gli aiuti in deroga possono essere concessi soltanto quando il prodotto interno lordo per abitante sia inferiore al 75 per cento della media dell'Unione europea.
Nel 1992 la Commissione aprì la procedura per la contestazione al Governo nazionale degli aiuti forniti; si diede luogo ad una trattativa che fu condotta non da questo Governo, ma in particolare dal ministro dell'industria pro tempore Pagliarini e dal commissario Van Miert. Questa trattativa diede luogo ad un decreto interministeriale - del 5 agosto 1994 -, con il quale si prendeva atto della cessazione degli aiuti che era già intervenuta per la provincia di Frosinone. Ripeto, gli aiuti erano già cessati per quella provincia, se non ricordo male nel giugno del 1994, e si disponeva invece un sistema di uscita più morbida per le regioni dell'Abruzzo e del Molise, che doveva avvenire dal 1 luglio al 30 novembre 1994. La differenza purtroppo adottata tra le due regioni di cui ho parlato e la provincia di Frosinone non fu determinata, ovviamente, da un atto prevaricante del Governo italiano di allora, ma fu appunto concordata con la Commissione sulla base delle diverse situazioni economiche e del diverso rapporto PIL-abitante esistente nelle regioni Abruzzo e Molise e nella provincia di Frosinone.
Quindi, la mancata inclusione della provincia di Frosinone, come di altre realtà, va letta nel più ampio contesto che è stato fissato dall'Unione europea con riferimento a tutti i territori che ne fanno parte. Questo ha escluso la possibilità di una valutazione autonoma di situazioni oggettive da parte di singoli Stati membri e la possibilità di concedere aiuti non previsti.
Il margine di manovra del Governo italiano è molto limitato a questo riguardo. Comunque, in questo margine, il Governo italiano ed il Parlamento hanno cercato di intervenire per supplire alle deficienze di aiuti che si sono manifestate. Mi permetto di ricordare che nella legge n. 196 del 1997 l'articolo 26, che riguarda interventi straordinari per il Mezzogiorno per mille miliardi, ha ricompreso la provincia di Frosinone nell'ambito di questi interventi, consentendo dunque l'accesso ad istituti quali lavori di pubblica utilità e borse di lavoro anche a questa provincia, perché si è potuto costruire un altro criterio, quello del tasso di disoccupazione previsto per alcune zone d'Italia.
Un'altra ipotesi di possibile intervento è contenuta anche nella legge di accompagnamento alla finanziaria n. 449 del 1998, per le piccole e medie imprese, mentre non si è potuto intervenire, proprio a fronte delle difficoltà che sono state frapposte dalla Commissione, relativamente sia allo sgravio di tipo generale, che è limitato soltanto alle regioni meridionali senza l'Abruzzo ed il Molise, sia allo sgravio totale che invece, in effetti, si è potuto concedere all'Abruzzo ed al Molise ma purtroppo non si è potuto attribuire alla provincia di Frosinone.
Per quanto concerne la sentenza del tribunale amministrativo regionale ed il recupero delle somme che non sono state corrisposte, mi permetto di ricordare che quella sentenza aveva dichiarato illegittimo il decreto ministeriale per insufficiente motivazione: il TAR non aveva ritenuto che il rinvio per relationem agli atti comunitari fosse sufficiente per supportare validamente la legittimità del decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Il successivo decreto, che riguarda le regioni dell'Abruzzo e del Molise, non applica una sanatoria: prevede semplicemente una possibilità di recuperare le somme in una forma un po' più morbida, attribuendo delle dilazioni. È intendimento del Ministero valutare, a seguito della decisione, credo imminente, del Consiglio di Stato, se è possibile applicare lo stesso principio anche agli imprenditori della provincia di Frosinone. In questo senso, faccio presente che valuteremo con attenzione la situazione, perché, se è possibile, adotteremo lo stesso criterio già applicato.
L'ultimo punto riguarda le trattative attualmente in corso: esse non concernono gli aiuti di Stato. Il sottoscritto ha avuto un incontro con il commissario Van

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Miert: a proposito di questa materia, la posizione della Commissione delle comunità europee è alquanto rigida.
Ma è ben possibile - e su questo stiamo operando - valutare invece altri tipi di intervento per situazioni territoriali particolarmente compromesse, operando sull'obiettivo 2, che sta per essere ridefinito, e sui fondi strutturali.

PRESIDENTE. L'onorevole Casinelli ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01139.

CESIDIO CASINELLI. Onorevole sottosegretario, le ribadisco tutti i sensi della mia stima e della mia amicizia personale, però mi ritengo completamente insoddisfatto delle risposte che lei, a nome del Governo, ha fornito a questa mia interpellanza. Faccio solo qualche cenno alle risposte che lei ha dato. Non intendo confutarle tutte, anche se non le condivido, ma ritengo che alcune non siano nemmeno giuste e veritiere.
Non è vero che la situazione era immodificabile. Come le ho detto prima, per alcune regioni, nel dicembre dell'anno scorso la situazione è stata modificata ed un emendamento al collegato, presentato qui in seconda lettura, ha riammesso alcuni territori, anche se usciti dall'obiettivo 1, alla possibilità di fruire di agevolazioni parziali - di questo si tratta - in questa sorta di uscita morbida da un regime per entrare in un altro. Quindi, se la provincia di Frosinone non è rientrata in questo meccanismo è perché il Governo non ha posto sul piano della trattativa europea anche il problema di questo territorio.
Lei ha richiamato l'articolo 26 del «pacchetto Treu», che è ben poca cosa: riguarda tutte le province d'Italia che hanno un elevato tasso di disoccupazione. Che la provincia di Frosinone vi sia potuta rientrare dimostra che le sue condizioni economiche e sociali sono veramente disastrose.
Per quanto riguarda il passato, poi, non condivido l'analisi che lei ha fatto. Se un decreto viene annullato, esso è nullo indipendentemente dalle condizioni che hanno determinato l'annullamento. Quindi, non importa quel che lei ha voluto precisare, e cioè che questo decreto è stato dichiarato illegittimo per carenza di motivazioni. Quel decreto è stato annullato e le sentenze della giustizia amministrativa sono immediatamente esecutive: quindi, la sentenza del TAR doveva essere applicata. Invece, anche per il passato, si lascia una classe imprenditrice e anche una grande quantità di cittadini in questa situazione di incertezza. Non chiedevo di applicare adesso la sentenza, ma almeno di provvedere, come si era fatto per le altre regioni, a far sospendere la richiesta di ingiunzioni da parte dell'INPS, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, che comunque non aggiungerebbe niente, perché quella del TAR è già esecutiva.
La ringrazio comunque per la sua disponibilità e cortesia, ma le manifesto nuovamente la mia totale insoddisfazione.

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