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ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, prima di passare alla votazione degli identici emendamenti in esame sento il dovere di intervenire riguardo a quello che si è verificato nella Conferenza dei presidenti di gruppo, poiché, nonostante abbiano già preso la parola gli onorevoli Lembo e Cavaliere, la sua risposta non è ben chiara, o per lo meno non è accettabile nei termini in cui è stata data. Ritengo che su un argomento di questa portata, che ha creato nel paese forti aspettative, nonché malessere, disagio e sofferenza, non si possa arrivare addirittura a non applicare l'articolo 154 del regolamento senza che vi sia dietro una motivazione forte da parte del Presidente della Camera, che in questo caso deve dimostrare a tutti la sua responsabilità. Questa Assemblea lavora al servizio del paese per discutere su argomenti di importanza vitale e vuole fare di tutto per modificare in meglio questo decreto-legge, cosa che non ci è stata consentita in Commissione, poiché esso ci è stato presentato «blindato».
TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Non ho difficoltà a dichiarare a questa Assemblea che la mia prima partecipazione alla Conferenza dei presidenti di gruppo ha comportato, secondo il resoconto che doverosamente ho fatto al mio gruppo, una situazione di imbarazzo anche perché - lo dico con molta schiettezza e forse con un po' di ingenuità - avevo presunto, e ahimè ho presunto male, che sulla questione del contingentamento dei tempi in ordine al decreto-legge in discussione, essendo avvenuta la sua comunicazione in modo assolutamente rapido anche se per me sufficientemente puntuale, fosse già intercorso in precedenza un accordo rispetto alle modalità di conclusione dell'esame del decreto stesso. Avendo verificato che così non è, debbo per coerenza ribadire il mio totale dissenso su una proposta di contingentamento dei tempi relativi all'esame dei decreti-legge che ritengo sia anomala rispetto al comportamento che l'Assemblea ha sempre tenuto su questi problemi.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, desidero esprimere il mio sdegno per la scelta fatta. Mi riallaccio al discorso pronunciato poc'anzi da Achille Serra che è - non era, come qualche
PRESIDENTE. Colleghi, sulla questione attualmente al nostro esame rischiamo di avvitarci in un equivoco.
DOMENICO GRAMAZIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO GRAMAZIO. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi che il dibattito è iniziato ieri pomeriggio in un'aula completamente deserta, alla presenza dei soli componenti della Commissione (e nemmeno tutti); abbiamo seguito la discussione sino a tarda ora: infatti la replica del ministro della sanità si è conclusa intorno alle 22,30.
PRESIDENTE. Colleghi, valutate le questioni poste, penso si possa escludere questa fase della discussione dal contingentamento, in modo da rientrare nel computo dei tempi soltanto una volta che sia affrontato il merito del provvedimento.
ALESSANDRO CÈ. È il minimo, Presidente!
PRESIDENTE. Non è il minimo.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vorrei fare riferimento all'articolo 85 del regolamento. A me pare che la concessione di parola stia diventando sempre di più un atto di generosità del Presidente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Si può capire, in momenti particolari di concitazione in quest'aula, quando il Presidente ha comunque il dovere di velocizzare i nostri lavori, per cui anche qualche strappo alla regola può essere concesso. Vi sono altri casi, però, in cui si rischia di costituire un precedente ed è questo il motivo per cui ho chiesto la parola.
CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, io invece non mi nasconderò dietro ad un dito: ho sostenuto in Conferenza dei capigruppo l'inopportunità della diretta televisiva per le dichiarazioni di voto, ma ancora una volta vedo con dispiacere che le esigenze di spettacolo irrompono all'interno dei gruppi parlamentari e di quest'aula. Non è il Parlamento che deve organizzare i suoi tempi... (Commenti del deputato Buontempo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
CARLO GIOVANARDI. Se l'onorevole Buontempo mi lascia parlare, può darsi che alla fine saremo anche d'accordo.
GIOVANNI FILOCAMO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, prendo la parola per protestare contro la decisione di contingentare i tempi su un argomento così importante, che riguarda la libertà collettiva, mentre su altri argomenti, anche relativi alla libertà personale, il tempo non viene contingentato.
GIUSEPPE DEL BARONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, c'è un senso di profonda tristezza in me nel vedere che quella che avrebbe dovuto essere una discussione fondata su dati di fatto chiaramente tecnico-scientifici, invece ha avuto una evoluzione violentemente politica, quasi come a non lasciar soli i malati, che, dinanzi ad un netto ritardo nel prendere posizione da parte del Ministero della sanità rispetto all'uso della terapia Di Bella, hanno manifestato quella dissonanza che è a conoscenza di tutti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
ALESSANDRO CÈ. Lo ritiro, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, nel ritirare l'emendamento, vorremmo formulare una preghiera.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Massidda!
PIERGIORGIO MASSIDDA. Abbiamo già detto poc'anzi, come del resto avevamo già fatto in seno alla Commissione, che il nostro intento - che ritengo comune a tutti i colleghi - sia quello di portare avanti l'esame di questo decreto perché noi vogliamo la sperimentazione.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Massidda.
ALESSANDRO CÈ. Presidente, con questo emendamento noi vogliamo rendere possibile ad ogni soggetto che lo richieda di essere inserito nella sperimentazione, indipendentemente dalla fase della patologia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Poc'anzi il collega ha ricordato che gli emendamenti al nostro esame corrispondono esattamente ad un emendamento sottoscritto
ELIO VELTRI. Chiedo di parlare per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VELTRI. Signor Presidente, sullo stesso argomento sono stati presentati tre emendamenti. Si tratta di una questione molto delicata ed importante, che va chiarita perché è diffuso nel paese il convincimento, magari sbagliato, che si tratti solo di malati in fase terminale o di malati che sono stati comunque trattati con dosi massicce di chemioterapia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Barone. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, come medico, mi trovo in grande imbarazzo di fronte a questi emendamenti ed è per tale ragione che preannuncio il voto di astensione dei deputati del mio gruppo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.8, Bergamo 1.11 e Conti 1.15, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
VINCENZO TRANTINO. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINCENZO TRANTINO. Desidero far presente che nella votazione testé effettuata non ha funzionato il mio dispositivo elettronico.
PRESIDENTE. Sta bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Visto il clima che si è creato, non accogliamo questo invito, poiché il nostro emendamento 1.17 riproduce il contenuto di un emendamento recante la firma dell'onorevole Saia di rifondazione comunista già presentato in Commissione. Esso estende la sperimentazione o comunque la cura a tutti i pazienti che, una volta informati dei limiti e dei pericoli della cura, abbiano dato il proprio assenso alla sperimentazione stessa. Inoltre, qualora gli istituti delegati alla sperimentazione, non dispongano dei letti e delle strumentazioni ed i farmaci sufficienti per affrontarla, possono avviare la collaborazione con altre strutture, fermo restando che il coordinamento rimane alle strutture indicate dal ministero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.
ANTONIO SAIA. Sono stato chiamato il causa dal collega Massidda poiché in Commissione avevo presentato questo stesso emendamento, che poi in quella stessa sede ho ritirato perché convinto della necessità di convertire quanto prima in legge questo decreto. La sperimentazione infatti deve proseguire senza intralci.
DOMENICO GRAMAZIO. E allora perché lo hai presentato?
ANTONIO SAIA. Riteniamo anzi che sia un errore gravissimo quello che si sta compiendo: mi riferisco al fatto che una serie di persone, che avrebbe potuto trovare sicuramente giovamento dai sistemi terapeutici tradizionali, sconvolte da un'informazione distorta, alla quale si sono agganciate anche speculazioni politiche, si è rivolta verso un metodo che non ha ancora avuto risposte certe da dare. Nella nostra interrogazione affermavamo infatti che i medici che vogliono fare la prescrizione del metodo Di Bella dovessero essere almeno vincolati alla necessità che coloro i quali erano destinatari della prescrizione fossero sottoposti a controlli, secondo rigidi criteri scientifici, per non prestarsi essi stessi - vale a dire i pazienti - a diventare i «vettori» di una disinformazione o di un'informazione scarsamente verificata che rischierebbe di ingenerare in tanti altri pazienti ingiustificate speranze e soprattutto - quel che è più grave - sfiducia nella scienza e nella medicina ufficiali. Ciò potrebbe tra l'altro creare danni molto seri alla loro salute.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Una previsione di questo genere la devi inserire nella legge e non in un ordine del giorno.
ANTONIO SAIA. ...di una selezione attraverso dei computer (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
ROCCO CACCAVARI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO CACCAVARI, Relatore. Nella discussione che abbiamo svolto in Commissione - caratterizzata da un acceso confronto a tutto campo - alcuni degli elementi emersi ci hanno trovato tutti convinti del fatto che questa è una sperimentazione che condizionerà fortemente le decisioni future ai risultati. Assieme ai colleghi della Commissione che hanno esperienze come medici, sappiamo che non è possibile che una sperimentazione fuoriesca dalle regole per le quali è stata fissata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gramazio. Ne ha facoltà.
DOMENICO GRAMAZIO. Presidente, questa è la prova provata che questo decreto-legge è «blindato», che la sperimentazione è falsata e se bisogna rispondere all'opinione pubblica il ministro della sanità deve rassegnare le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Innanzitutto vorrei dire che i tempi per modificare il decreto ci sono ancora oggi.
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di spegnere i telefoni portatili.
ALESSANDRO CÈ. Noi avevamo detto che saremmo stati disponibili a sacrificare anche il periodo di chiusura della Camera. L'onorevole Saia ha impiegato mezz'ora per giustificare a se stesso le proprie contraddizioni, la verità è questa! C'era la copertura finanziaria per la sperimentazione (si era passati da 10 a 20 miliardi), per cui non esisteva neanche questo problema.
DOMENICO GRAMAZIO. Il decreto è «blindato»!
ALESSANDRO CÈ. A questo punto, però, vorrei fare una domanda al collega Saia e al gruppo al quale appartiene. Cosa è diventata la sinistra, se non è più sensibile a problemi di questo tipo, che non sono solo problemi tecnici, come dice l'onorevole Del Barone? Qui c'è un'emergenza sociale, c'è tanta gente che soffre, c'è tanta gente disperata e questa gente ha il diritto di essere ammessa alla sperimentazione, indipendentemente dal sorteggio o meno. E allora se la sinistra ormai si crea solo problemi di ordine tecnico, probabilmente non deve più chiamarsi sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania e di alleanza nazionale - Commenti di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
FRANCESCO GIORDANO. Pensa per te!
PRESIDENTE. Colleghi, come sappiamo questo è un tema di grandissima delicatezza; credo che dobbiamo avere rispetto per coloro che da queste decisioni attendono una speranza di futuro, qualunque sia la loro collocazione.
FABIO DI CAPUA. All'inizio del confronto si era sperato di non dividersi su questi temi tra destra e sinistra; il collega Cè, invece, ha fatto una specie di richiamo alla collocazione politica, assolutamente improprio su questa materia.
DOMENICO GRAMAZIO. Lo sai che il decreto è «blindato»!
FABIO DI CAPUA. Non è una questione di blindatura, il problema è un altro.
DOMENICO GRAMAZIO. Allora perché l'ordine del giorno? Perché? Il decreto è «blindato», anzi è «bindato».
PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la prego!
FABIO DI CAPUA. Il Governo ha inteso avviare un momento di verifica possibilmente seria, nel rispetto dei criteri fissati in sede internazionale, per poter dare una risposta chiara e definitiva alle attese e alle speranze dei tantissimi italiani che vivono drammaticamente questo problema.
DOMENICO GRAMAZIO. Che c'entra il numero con la sperimentazione?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.
MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, credo che...
PRESIDENTE. Onorevole Cossutta, gli uffici mi hanno giustamente fatto notare che per il suo gruppo ha parlato l'onorevole Saia. Pertanto, mi scusi ma non posso darle la parola, così come non posso darla al collega Filocamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Presidente, dobbiamo votare gli emendamenti Massidda 1.18 e Conti 1.19.
PRESIDENTE. Ha ragione. I presentatori accolgono l'invito a ritirarli?
PIERGIORGIO MASSIDDA. No, Presidente.
DOMENICO GRAMAZIO. Presidente, manteniamo l'emendamento Conti 1.19.
PRESIDENTE. Sta bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
GIULIO CONTI. Signor Presidente, l'emendamento al nostro esame si riferisce ad un fatto molto importante e molto grave. Uno dei farmaci usato nel sistema è stato classificato e catalogato, nonostante il parere contrario della CUF, la quale diede una diversa interpretazione, come un alimento. Mi riferisco alla melatonina. Credo pertanto che l'emendamento sia quanto mai opportuno per chiarire almeno questo aspetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, sto notando come il provvedimento in esame, che avrebbe dovuto essere discusso da tutta la Camera, da ciascun deputato, viene «strozzato» sia perché il tempo è contingentato sia perché non si dà la possibilità di parlare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloisio. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ALOISIO. Signor Presidente, intervengo perché mi pare che stiamo confondendo piani e ruoli. Essendo medico ed avendo frequentato per un certo periodo l'università come assistente, ricordo che la sperimentazione parte da una premessa teorica, pone in essere un protocollo e stabilisce un percorso; infine, rispetto a casistiche omogenee, i pazienti ammessi vengono scelti random tra gli eletti nel protocollo. Ricordo ancora che lo studio deve essere prospettico e non retrospettivo, altrimenti parliamo semplicemente di casi clinici che non hanno nessuna significatività. Il tutto va fatto, se ben ricordo, in «doppio cieco» e possibilmente in termini di multicentricità.
FRANCESCO ALOISIO. Mi sembra invece che non stiamo facendo questo e che vi siano opposte fazioni maggiormente schierate sui sentimenti e sulla voglia di cavalcare il consenso piuttosto che su presupposti di carattere scientifico, tant'è vero che si parla in termini impropri di libertà di cura. Ai colleghi potrei dire di essere un depresso, avendone tutti i segni ed i sintomi: vorrei a questo punto che la terapia mi fosse comminata secondo la libertà di cura, possibilmente con una vacanza alle Mauritius o alle Seychelles, con una compagnia adeguata, e che mi sia pagata dallo Stato. Credo che questo non possa essere accettabile, perché la libertà di cura è un'altra cosa.
DOMENICO GRAMAZIO. Questa è un'altra cosa! Hai sbagliato argomento!
ALESSANDRO CÈ. Hai sbagliato argomento!
GIULIO CONTI. La tua depressione è un'altra cosa: è politica!
FRANCESCO ALOISIO. Le urla servono a poco.
GIULIO CONTI. Ignorante!
GIOVANNI FILOCAMO. Non sai neanche cos'è un protocollo!
PRESIDENTE. Per favore colleghi, lasciate finire l'onorevole Aloisio.
FRANCESCO ALOISIO. È innegabile, rispetto alla terapia, un nesso di causalità nell'effetto benefico rispetto alla mia malattia, ma ciò non vuol dire che quella sia la cura migliore ed al minor costo per lo Stato: era questo il paradosso che volevo dimostrare. Prima che sia scientificamente dimostrato, è possibile accedere a qualsiasi protocollo terapeutico, ma non è obbligatorio che ciò venga fornito gratuitamente dallo Stato, se non in presenza di dati certi e validati (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.22.
ALESSANDRO CÈ. Approfitto di questo intervento per replicare velocemente al deputato intervenuto poc'anzi, che probabilmente non ha letto il decreto. Dovrebbe allora astenersi dal fare valutazioni, perché un conto è parlare di libertà di scegliere la terapia, altro conto è chiarire quanta parte di quella libertà debba essere addossata al servizio sanitario nazionale. Sono discorsi distinti che, eventualmente, potranno essere approfonditi in una fase successiva. Tuttavia parlare per dire cose che non stanno né in cielo né in terra non ha senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.23.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, ieri il ministro ci ha chiarito che qualche giorno fa aveva risposto ad una interrogazione presentata da deputati del gruppo di forza Italia sulla melatonina, precisando che essa è un alimento e che questa scelta è stata fatta per motivi giuridici, al fine di agevolarne l'utilizzazione e non, viceversa, come noi avevamo inteso, e anzi come era nel primo testo del decreto, per rendere impossibile l'uso della stessa come preparato nelle farmacie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.27, Bergamo 1.28 e Conti 1.82, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Cè 1.29, Massidda 1.52 e Conti 1.81 se accedano all'invito al ritiro.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente quest'invito al ritiro rappresenta l'ennesimo imbarazzo della maggioranza, perché le proposte in esame sono state suggerite dall'emendamento 1.29, sottoscritto dal collega Galletti e da altri rappresentanti del gruppo misto-verdi-l'Ulivo, presentato in Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.31, Covre 1.46 e Conti 1.80.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, per come sta procedendo il dibattito, visto che non esiste alcuna possibilità di vedere approvati i nostri emendamenti e nemmeno quelle proposte che di fatto sono state ricavate da emendamenti presentati in Commissione da deputati della maggioranza, il mio gruppo per protesta non parteciperà più alle votazioni, anche se io
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.
GIULIO CONTI. La proposta contenuta negli emendamenti in esame aggiusta il tiro rispetto a quanto abbiamo ascoltato poco fa da un collega del PDS. Non è vero che la scorsa settimana sia stata iniziata la sperimentazione. Non è vero, inoltre, che la sperimentazione sia solo scientifica e costituisca una raccolta di dati per il futuro: è anche osservazionale; non si fa solo negli istituti di ricerca, ma anche in altri posti, compresi gli ospedali normali (dove la ricerca si può fare: contraddittoriamente questo decreto lo ammette e lo consente). Questo decreto è tutto il contrario della sperimentazione prevista dalle leggi nazionali e internazionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Rinuncio, Presidente, ho troppo poco tempo residuo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal suo gruppo, l'onorevole Colombini. Ne ha facoltà.
DOMENICO GRAMAZIO. Ah, l'amico della Bindi!
EDRO COLOMBINI. Signor Presidente, desidero annunciare che non voterò più, in quest'aula, su questo provvedimento. Ritengo che il comportamento supponente, spocchioso e poco interessato del ministro della sanità, e di parte della sinistra che le si sta stringendo attorno, nei confronti di un tema così delicato, nei confronti di migliaia di persone che soffrono, presso le quali l'incapacità di gestione del ministro ha diffuso la sicurezza che esista qualcosa che può curare la malattia più grave che oggi esista - che questo sia vero o sia falso - e il fatto che in quest'aula si faccia dello spirito, parlando anche di Seychelles di fronte a queste cose, sia veramente sgradevole. Allora, non esistendo alcun modo di dibattere, perché evidentemente la maggioranza non ha intenzione di discutere, ma soltanto di far passare un provvedimento sigillato, io a titolo personale comunico che non parteciperò più alle votazioni (Applausi di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.32, Bergamo 1.33 e Conti 1.37.
GIULIO CONTI. Signor Presidente, oltre a ribadire quanto abbiamo già detto, affermiamo che vorremmo non ci fosse la volontà estrema di politicizzare, come sta facendo il Governo, questo decreto-legge.
MAURO GUERRA. Vergogna!
GIULIO CONTI. ... che i deputati della maggioranza non consenzienti stanno disertando, perché non se la sentono, in coscienza, di votare per obbligo, come vuole il ministro Bindi (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e della lega nord per l'indipendenza della Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, credo che l'intervento dell'onorevole Conti non possa esimerci da ulteriori considerazioni. Ieri l'onorevole Conti non era presente alla discussione generale, ma credo che non solo tutti i colleghi membri della Commissione affari sociali, ma anche tutti coloro che hanno seguito questa vicenda del metodo Di Bella abbiano una notevole difficoltà ad accettare - lo dico a titolo personale, ovviamente - lezioni da parte dell'onorevole Conti sull'opportunità di non politicizzare o rendere succube della politica questa vicenda. Tutti noi ricordiamo i comportamenti tenuti in quest'aula, in Commissione, nel paese e nell'assemblea di alleanza nazionale e credo che tutto questo, per motivi di buon gusto, dovrebbe impedire all'onorevole Conti di invitare noi a non votare secondo schemi politici. Noi abbiamo votato e continueremo a votare secondo coscienza, su cose di cui siamo convinti. Molto probabilmente l'onorevole Conti si trova in difficoltà con la sua coscienza e vuole riprodursi una verginità che di certo non può acquisire oggi, dopo aver speculato su tutto (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo, dei democratici
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Conti perché, non so dalle sue parti, ma dalle nostre parti siamo abituati a rispondere ciascuno del proprio voto ed alla propria coscienza. Respingo l'argomento (come abbiamo già fatto ieri pacatamente in sede di discussione sulle linee generali) secondo cui saremmo di fronte ad un decreto blindato...
Anche se alla base della sua richiesta di andare oltre il regolamento vi fosse stata una motivazione forte, come l'onorevole
Cavaliere ha detto, questo concetto non sarebbe molto chiaro. In particolare egli ha affermato di aver espresso il suo voto non avendo ben chiari i termini della questione ed al pari di lui si sono pronunciati, anche se ufficiosamente, altri deputati dopo aver partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
Signor Presidente, il suo modo di agire può essere definito un vero e proprio colpo di mano, perché crea di fatto un precedente che va contro il regolamento, stabilendo che anche per l'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge il tempo sia contingentato. Questo non è assolutamente accettabile e noi non siamo più disposti a lavorare subendo quotidianamente quelle che giudichiamo vere e proprie violazioni del regolamento, nonché della prassi, che dovremmo concordare per confrontarci. Non siamo più disposti ad accettare il suo comportamento, che riteniamo subdolo e foriero di conseguenze che non fanno assolutamente bene alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Si tratta peraltro di un problema per il quale, come hanno detto altri colleghi, una strozzatura del dibattito confermerebbe la volontà di limitare un confronto molto importante.
Dico con estrema chiarezza che siamo favorevoli ad un esame puntuale e conclusivo del decreto-legge, ma non riteniamo di poter accedere ad un contingentamento che, così come in passato per altre questioni, potrebbe costituire precedente del contingentamento dei tempi di esame di decreti-legge aventi questo tipo di valore.
Assumendomi la responsabilità che mi compete per non aver compreso fino in fondo quale fosse la questione in discussione, visto che ci trovavamo a definire i tempi di esame di questo decreto-legge ed eravamo stati convocati in specie per affrontare un altro problema - quello della richiesta di trasmissione televisiva diretta del dibattito su questo argomento - mi pare evidente il contrasto tra la richiesta di assicurare il massimo di pubblicità dei lavori e la decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che viene giustamente criticata all'interno del mio gruppo come una soluzione che di fatto limita il confronto.
Per questo, scusandomi per non aver offerto un contributo più puntuale in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, a nome dei deputati del gruppo per l'UDR-CDU/CDR, dichiaro che bisognerebbe superare la decisione che è stata formalizzata.
collega senza accorgersi ha detto - un gentiluomo e, soprattutto, un uomo che ha avuto il coraggio delle proprie responsabilità e delle proprie scelte. Credo invece che questo Parlamento non sia consapevole del fatto che la confusione che vi è nel paese sul provvedimento relativo al metodo Di Bella avrebbe richiesto un dibattito sereno, chiarificatore.
Se veramente ci vogliamo avvicinare ai cittadini e non vogliamo rimanere chiusi in quest'aula, dobbiamo avere il coraggio di aprirci, senza temere la radio o la ripresa televisiva diretta.
Non so cosa sia successo in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo. So però che ieri ho chiesto al Presidente di turno dell'Assemblea se fosse possibile avere la ripresa televisiva diretta: la risposta è stata quella che io ritenevo improponibile per questo provvedimento e cioè addirittura il contingentamento dei tempi dell'esame.
L'opposizione ha dato la massima disponibilità su questo tema per accelerare i tempi e per cercare di arricchire il dibattito, ma soprattutto per chiarire alla nazione il contenuto esatto del decreto. Questo al fine di evitare che si pronuncino frasi abominevoli per un Parlamento, nel quale invece si parla di somatostatina di destra e di chemioterapia di sinistra! Questo è quanto dovevamo evitare! Invece, nonostante tutto, ci troviamo a parlare tra di noi, come è accaduto ieri sera, temendo la diretta televisiva, che sarebbe stata invece chiarificatrice.
Le opposizioni hanno presentato emendamenti che sono stati riconosciuti validi, tanto che ci è stato chiesto di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno. Eppure non è previsto neanche un minimo di dibattito!
Lascio dunque alla vostra coscienza, al vostro senso del pudore la responsabilità di questa scelta, che non può ricadere solo sul Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
È stata chiesta la ripresa televisiva diretta dei lavori, per avere la quale è però necessario fissare un'ora precisa. Leggerò poi il resoconto stenografico della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo in modo che si sappia quanto è avvenuto in quella sede.
Poiché il Presidente, nella sua responsabilità, ha ritenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo che sarebbe stata più opportuna la diretta radiofonica, così è rimasto stabilito; dopo di che - all'unanimità - si è deciso che questa sera si concludesse alle 20. A questo punto sono stati letti i tempi del contingentamento e la riunione si è chiusa. Nessuno ha obiettato nulla. Ho qui il resoconto stenografico, che è a disposizione.
I colleghi hanno espresso due tipi di preoccupazioni. Il problema del precedente però non si pone: infatti non si tratta di una interpretazione contestata dall'opposizione della famosa norma sul contingentamento per i decreti-legge (ho avuto modo di spiegarlo anche a qualche presidente di gruppo). Si tratta invece di una decisione assunta all'unanimità dai componenti della Conferenza dei presidenti di gruppo, come ho ricordato. Quindi la questione non riguarda i temi a cui ha fatto giustamente riferimento il collega Cè. Essendo stata assunta questa deliberazione all'unanimità, è stato predisposto il contingentamento ed io ho dato lettura dei tempi. Cosa volete che faccia più di questo? Se i colleghi non erano d'accordo su questo punto, avrebbero dovuto alzare la mano e segnalarlo. Naturalmente, in mancanza di una certezza sui tempi, non sarebbe stata possibile la trasmissione diretta. Questo è lo stato delle cose: si può consentire o dissentire, ma i dati di fatto sono quelli che ho richiamato. Il resoconto stenografico è a disposizione dei capigruppo che desiderino consultarlo.
Vorrei sottolineare che la richiesta di trasmissione diretta televisiva è stata avanzata dalla collega Alessandra Mussolini proprio perché su un tema di questa importanza ritenevamo che vi fosse anche una sensibilità particolare da parte del Presidente della Camera. Infatti l'argomento vede diviso non soltanto il Parlamento, ma anche l'opinione pubblica. Sarebbe stato quindi un modo di valorizzare l'opera del Parlamento: secondo noi a questo tipo di attenzione dell'opinione pubblica avrebbe dovuto corrispondere una particolare sensibilità del Parlamento e dei suoi massimi organi.
Come hanno già ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, il dibattito in Commissione è stato «blindato»: non vi è stata la possibilità di un dialogo fra maggioranza ed opposizione per migliorare ulteriormente il decreto-legge n. 23. La blindatura è stata tale che ad un certo punto l'opposizione è stata addirittura costretta ad abbandonare i lavori della Commissione: dall'altra parte non vi era alcuna sensibilità né politica né morale nei confronti di questo provvedimento. Su tanti argomenti e su diverse proposte emendative numerosi esponenti della maggioranza si sono trovati anche d'accordo: ma dovevano fare blocco politico in difesa del decreto Bindi.
Signor Presidente, noi chiediamo un'attenzione particolare su un tema di grande attualità. Lo sciopero dei giornalisti di oggi farà cadere quasi nel silenzio un dibattito così importante. Dopodomani i cittadini si domanderanno se il decreto sia stato convertito, chi l'abbia approvato ed anche chi porti le responsabilità della fuga di cervelli dall'Italia all'estero.
Avrei voluto motivare, in base al diritto riconosciutomi dal regolamento, il mio voto contrario alle dimissioni del collega Serra e, poiché sulle dimissioni non vi è contingentamento dei tempi, ciascun deputato aveva il diritto di intervenire: la scelta di dare la parola ad un oratore per gruppo avrebbe potuto essere valida se non ci fossero state votazioni, se si fosse trattato di un argomento affrontato in modo informale. Non c'è da drammatizzare più di tanto, però voglio dire che anche il comportamento tenuto dai colleghi in aula è rapportato al modo in cui vengono rispettati i loro diritti. A volte io ho tutelato un diritto della collega Malavenda, pur non condividendone le idee.
Sollevo solo questo problema, per ora: avrei voluto motivare il mio voto contrario
alle dimissioni di Serra, non accettando quella specie di orazione funebre. Quando uno se ne va, diventa bravo, intelligente e così via: non c'è dubbio che Serra sia uomo bravo, intelligente e onesto, però io avrei voluto dire che bisogna anche rispettare gli elettori che nel collegio numero uno di Milano lo hanno votato, con il sistema maggioritario. Un uomo navigato nella vita, nella politica e nella pubblica amministrazione, come l'onorevole Serra (Applausi di deputati del gruppo di alleanza nazionale), non poteva non sapere quanto sia difficile essere liberi, per un politico: è più difficile per un uomo politico che per un cittadino comune. Avrei voluto concludere, Presidente, che le dimissioni di Serra andavano respinte, perché rappresentano ancora una volta uno schiaffo alle istituzioni: un uomo proveniente dalla pubblica amministrazione, persona stimata, rifiuta la politica, rifiuta questo Parlamento, non si sente libero come uomo e come parlamentare; allora noi deputati avremmo avuto il dovere di richiamarlo alle sue responsabilità, perché in Parlamento non si entra e non si esce in questo modo. Avremmo potuto sperare di risvegliare in lui la scintilla necessaria per fare politica, anche se questo è avvilente. Allora avremmo dovuto chiederci perché un uomo come Serra abbandona la politica, a quali livelli abbiamo portato la politica, in questo Parlamento. Di questo avremmo dovuto discutere, ma non è stato possibile. Concludo, Presidente. Io ho votato contro, ma, a prescindere da questo, invito i capigruppo, a cominciare da quelli del centro-destra, a valutare che se vogliono che i parlamentari siano rispettosi dell'appartenenza ai gruppi devono tutelare i diritti dei singoli deputati, altrimenti non potranno più essere rispettate le loro decisioni, che al 90 per cento noi contestiamo, compresi gli accordi sui tempi, sui metodi, sugli ordini del giorno, sugli orari, sulle sedute del lunedì in cui si svolgono dibattiti nel vuoto dell'aula! Allora, i capigruppo e i segretari di Presidenza hanno il dovere di tutelare il diritto del deputato di prendere la parola, quando questo gli è riconosciuto dal regolamento, non per concessione umanitaria o per non so cos'altro, concezione che io rifiuto in maniera determinata (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)!
Non è il Parlamento che deve organizzare i suoi tempi in funzione delle dirette televisive; è viceversa la televisione, pubblica o privata, che se ha interesse può venire in ogni momento a riprendere i lavori parlamentari, o a dare ampio spazio ai nostri lavori. Cosa diversa è, anche a causa dello sciopero dei giornalisti, discutere nella Conferenza dei capigruppo di organizzare i nostri lavori in funzione della diretta televisiva, che dovrebbe assicurare una passerella ad un oratore per gruppo, e non al merito delle terribili questioni morali che riguardano l'angoscia personale di migliaia di malati e delle loro famiglie, con riferimento ad una delle questioni più delicate che un Parlamento possa affrontare. No, perché la diretta televisiva delle dichiarazioni di voto in aula, come nell'ambito di un processo, snatura le funzioni: chi appare in televisione
deve recitare, giocare una parte, chi dell'opposizione, chi della maggioranza di Governo.
Recitare la propria parte può andare benissimo quando si parla di questioni economiche, europee, di schieramento - metteteci quello che volete -, ma non ci si può accapigliare per il pubblico quando si affronta una cura che deve essere ancora sperimentata, quando si discute di una speranza. Ci vorrebbe davvero un po' di silenzio rispetto ad una questione sulla quale si è parlato e straparlato troppo, a cominciare dai giornali e dai media italiani, che rischiano di fare dell'Italia lo zimbello del mondo, con riferimento ad una questione importante, che va affrontata con l'atteggiamento laico della sperimentazione e dell'approfondimento.
Non si può avere tutto: i tempi parlamentari e puntare anche alla diretta televisiva. Mi pongo come problema personale di coscienza quello di uscire da questa incertezza: sono uno di quelli che spera e prega che la cura Di Bella sia efficace e che lo sia in maniera tale che tutti quelli che ne hanno bisogno ne possano fruire. E voglio la sperimentazione! La voglio in fretta, il più presto possibile, per cui non voglio fare niente per mettere i bastoni tra le ruote alla sperimentazione! Voglio uscire da questa situazione che dura da un mese, un mese e mezzo, in cui una vicenda che riguarda un male grave è diventata un teatrino politico.
Credo allora che le cose che ci diciamo oggi qui dentro debbano riguardare il merito di un decreto che è anche difficilmente leggibile da un punto di vista tecnico: a questo riguardo sì che vi è lavoro parlamentare da fare, perché il decreto esca nella migliore maniera possibile. Questo è il contributo che il Parlamento può portare, che ognuno di noi può offrire nei dibattiti, che ognuno di noi può dare e ha dato nel momento in cui si è ammessa la sperimentazione, anche se ci si è arrivati in maniera atipica rispetto ai canoni della scelta internazionale. A questo punto, credo davvero che l'impegno di tutti debba essere quello di concludere al più presto la fase della sperimentazione, rimanendo tutti in «religiosa attesa» dei risultati e sperando che le indicazioni finora fornite siano sufficienti per trasformare le speranze e le angosce dei malati in qualche realtà sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo del CCD e di deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Quello in esame è un tema molto importante: tutti vogliamo sapere se la terapia Di Bella sia o meno efficace, ma vogliamo saperlo attraverso un provvedimento che sia innanzitutto costituzionale. Esso viola palesemente la libertà di cura, la libertà dei medici di poter prescrivere la cura.
I cittadini non otterranno niente con questo provvedimento. Non otterranno niente, perché il provvedimento prevede una sperimentazione inefficace, in quanto non si applica ad un numero sufficiente di pazienti, ma ad un numero esiguo, che non può produrre un risultato uniforme. È una sperimentazione dalla quale risulterà sicuramente che in qualche caso il risultato sarà stato positivo, mentre in altri sarà stato completamente inefficace. È una sperimentazione che viene effettuata da medici i quali hanno precedentemente dichiarato che colui che ha già sperimentato questo farmaco è un ciarlatano; quindi viene effettuata da medici che già a priori non credono a questa terapia. Non so come possa un medico, che non ha fiducia in una terapia, riuscire a sperimentarla.
Siamo pertanto contrari a questo provvedimento, perché non si è data la possibilità di discutere su un argomento che tratta non soltanto di temi politici, ma della coscienza di ognuno di noi e della libertà degli ammalati e dei medici che questo Parlamento deve proteggere.
Signor Presidente, io non intendo fare un discorso sui soliti temi concernenti i tempi contingentati, la «blindatura» dei provvedimenti, e così via, ma desidero semplicemente rivolgere a lei una preghiera, che - chiariamolo subito - è piena di correttezza, come io le ho sempre dimostrato in ogni mio intervento. Io le sarei grato, signor Presidente, se rinunciasse a concederci quella mezz'ora di tempo in più per continuare la discussione, come lei vorrebbe fare visto che ora non stiamo esaminando gli emendamenti. Infatti, se lei, Presidente, è il portavoce del desiderio dei capigruppo e lei ci ha riferito che i capigruppo si sono espressi in una determinata maniera, vorrei che lei riconfermasse quella determinata maniera di organizzare la discussione. Però, le dico in maniera ferma e convinta che forse questo tempo che lei ora ci vuole concedere noi lo avremmo gradito durante i lavori della XII Commissione, nelle discussioni al Senato, in quelle pregresse discussioni che avrebbero dovuto condurre ad un provvedimento preparato attraverso il raggiungimento di un consenso molto ampio. Visto che avete voluto politicizzare un provvedimento che aveva una natura soprattutto tecnico-scientifica, ora lo volete condurre in porto senza la partecipazione di forze attive e preparate.
Vorrei pregare l'onorevole Giovanardi di lasciar perdere il desiderio di apparire in televisione: conosciamo già il question time e le altre occasioni di ripresa televisiva dei dibattiti. Potrei dire, senza ipertrofia dell'io del deputato, che non vorremmo essere secondi ai senatori...! Questo è un dato di fatto ben preciso, ma per quello che mi riguarda mi va benissimo anche la trasmissione radiofonica. Mi auguro di tutto cuore che questa trasmissione radiofonica possa far notare ai cittadini che siamo preparati su un argomento tecnico, che è pieno di nebulosità. Se queste nebulosità che coprono la speranza del sì alla cura dovessero dissolversi per farla tramutare in certezza, questa certezza sarebbe benvenuta, ma per l'amor di Dio facciamola arrivare presto!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.3 e Bergamo 1.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 224).
Passiamo all'emendamento Cè 1.16.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.5.
Con il nostro emendamento suggeriamo come debba essere fatta tale sperimentazione. Siamo disponibili a ritirare tutti quegli emendamenti che a nostro avviso non sono qualificanti ma attendiamo una analoga disponibilità della maggioranza ad un dialogo e a non blindare un dibattito che reputiamo assai importante.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cè 1.6, Massidda 1.50 e Conti 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
Abbiamo notato infatti che spesso vengono inseriti nella sperimentazione unicamente quei pazienti che sono già stati sottoposti a chiemioterapia e che spesso versano in condizioni terminali.
Una sperimentazione che sappia dare risultati referibili a diversi stadi della malattia presuppone che i pazienti siano inseriti indipendentemente dallo stadio evolutivo della malattia.
Per tali motivi riteniamo fondamentale il nostro emendamento, un emendamento intelligente che tra l'altro ci era già stato suggerito in Commissione dall'onorevole Galletti, il quale, appartenendo alla maggioranza, di fronte ad un atteggiamento assolutamente intransigente e antidemocratico del ministro Bindi, è stato costretto a ritirarlo.
Vorremmo che almeno in questi casi la maggioranza facesse una riflessione e cercasse di esprimere un voto che non sia unicamente riferibile a logiche precostituite di schieramenti.
dal collega Galletti e dai deputati del gruppo misto-verdi-l'Ulivo, presentato in Commissione affari sociali.
Ma perché dico questo? Perché vorrei invitare tutti i colleghi, soprattutto quelli della maggioranza, visto che molti sono intervenuti sulla stampa, in questi giorni, ed hanno discusso con le associazioni di malati interessati a questa metodica, a riflettere sul fatto che con questa proposta emendativa si vuole semplicemente che la sperimentazione (come richiesto anche dal professor Di Bella) sia estesa non soltanto ai cosiddetti malati terminali, cioè a quei ammalati che sono già stati sottoposti ad una chemioterapia o ad una radioterapia. Esso deve essere esteso anche a quei pazienti che, coscienti, anche in ragione del consenso informato, dei rischi che stanno correndo, decidono liberamente se sottoporsi o no a questa terapia.
Siccome lo stesso scopritore del metodo ha sottolineato la validità di questa metodica anche dal punto di vista della prevenzione, riteniamo opportuno che una simile possibilità sia offerta anche a questi ammalati dalla legge, come molti di voi hanno dichiarato alla stampa ed alle televisioni, e non sia invece possibile desumerla alla luce di meri criteri interpretativi.
Credo allora che o la presidente della Commissione o il ministro debbano chiarire la questione, perché, lo ripeto, non vorrei che si diffondesse nel paese un convincimento sbagliato e che non venissero dati chiarimenti adeguati.
Vorrei chiarire il motivo di tale astensione parlando in termini estremamente precisi degli ammalati terminali. Infatti, se è vero che la cura potrebbe essere data a tutti - è questo un dato di fatto ben preciso, entreremo poi nei dettagli in merito alla gratuità della cura e sugli altri aspetti -, è pur vero anche vi sono degli studi, che ho avuto modo di leggere, che spiegano in termini piuttosto chiari quali siano gli effetti collaterali di questo cocktail, indipendentemente dal fatto che sia composto in misura maggiore dalla melatonina, dalla somatostatina o da qualche altra componente. Io tifo fortemente per la sperimentazione; lo dico ab imis, in modo che ci comprendiamo. Tuttavia, è vero che, nel momento in cui la sperimentazione avrà dato i suoi esiti negativi o positivi, io rimarrò sempre con un interrogativo rivolto a me stesso rispetto ad un dilemma, vale a dire se questa sperimentazione avrà detto di sì alla cura Di Bella o avrà detto di sì alla chemioterapia. La ragione di ciò è molto chiara, signor Presidente, onorevoli colleghi. Infatti, se è vero che un chemioterapico, come l'Endoxan - cito il chemioterapico maggiormente impiegato -, viene dato in dosaggi minimi, è pur vero anche che, trattandosi di un dosaggio quotidiano, si arriva ad una somma globale nettamente superiore al dosaggio della chemioterapia che viene normalmente previsto e che sembra il professor Di Bella abbia - diciamolo dantescamente - «in gran dispitto».
Perché, signor Presidente, torno sull'argomento e perché ho aperto questa parentesi? Perché di solito leggo delle riviste interessanti dal punto di vista scientifico, visto che non rinnego i miei quarant'anni
di professione. Ebbene, pare che questo cocktail agisca in modo deleterio sulla componente che riduce il dolore nella fase terminale; in altre parole, esso agisce negativamente sulla morfina o sui morfinosimili.
Mi trovo quindi di fronte a qualcosa che non posso sperimentare perché le mie conoscenze camminano su un somarello e non sull'ippogrifo, comunque le metto a disposizione di questa Assemblea che è composta da persone serie. Son queste le ragioni per cui invito gli amici del mio gruppo ad astenersi su un concetto che scientificamente non ho ben chiaro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 1.6, Massidda 1.50 e Conti 1.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 430
Votanti 419
Astenuti 11
Maggioranza 210
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 233
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 429
Votanti 391
Astenuti 38
Maggioranza 196
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 237
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.12 e Conti 1.13, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 422
Astenuti 7
Maggioranza 212
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 237).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.17, Covre 1.60 e Conti 1.24 per i quali il relatore aveva formulato una richiesta di invito al ritiro per trasformarli in ordine del giorno.
Onorevole Massidda, accoglie tale richiesta?
Ripeto che non ritiriamo il nostro emendamento e nello stesso tempo vi richiamiamo al senso di responsabilità e di coerenza.
Il collega Massidda, nell'illustrare il contenuto dell'emendamento, ha interpretato in modo estensivo la modifica proposta.
Mi riferisco non all'estensione a tutti i pazienti di quella terapia, ma al fatto che, una volta definiti i protocolli e le tipologie di pazienti che potevano essere sottoposte alla stessa, si sarebbe potuto - solo allora - procedere all'estensione a tutti i pazienti della terapia. Questa era la ragione che mi aveva spinto a presentare un ordine del giorno e che mi spinge ora a chiedere ai colleghi presentatori degli emendamenti in esame di ritirarli, per presentare e far approvare un apposito ordine del giorno.
Colgo l'occasione per specificare meglio la nostra posizione. La posizione del sottoscritto e del suo gruppo rispetto al cosiddetto metodo Di Bella è ormai chiara da tempo. In ogni caso, vorrei invitare i colleghi a rileggersi il testo di un'interrogazione da noi presentata il 20 giugno del 1997 (nove mesi fa!), nella quale avevamo constatato con preoccupazione il fatto che vi fosse stata per tanti anni disattenzione rispetto alla questione del metodo Di Bella ed al numero - che stava aumentando -
dei pazienti che volevano seguirlo. Devo dare atto - almeno questo - al ministro Bindi di essere stata il primo ministro a rendersi conto di questa situazione, che era iniziata ben dieci o quindici anni fa.
È evidente, poi, che noi non riteniamo possibile estendere il metodo Di Bella, sic et simpliciter, a tutti i pazienti tumorali e a tutti coloro che ne facessero richiesta.
Una cosa diversa - lo ripeto - è ciò che si sarebbe voluto prevedere negli emendamenti in esame. Se i colleghi avranno la compiacenza di ritirarli, si potrebbe trasfonderne i contenuti in un apposito ordine del giorno che prevedesse, una volta fissati i criteri di ammissione ed i casi di persone che potrebbero ricorrere a quella terapia (o perché non rispondenti ad altre terapie, oppure perché avevano già fatto ricorso a queste ultime senza successo), di individuare veramente i pazienti disperati che vedessero in quella terapia l'unica speranza e per i quali gli scienziati (vale a dire coloro che agiscono seguendo il metodo scientifico) avessero riconosciuto la possibilità di dar loro anche una speranza che fosse una via attraverso la quale controllare questo metodo. Questi casi dovrebbero essere certamente tutti inclusi nei protocolli e nella sperimentazione, indipendentemente dal loro numero perché a mio avviso non è moralmente accettabile che si possa scegliere il numero di questi pazienti sulla base di criteri numerici o peggio ancora...
Il primo obiettivo, quindi, è portare avanti e concludere la sperimentazione, che è la fase 2, la fase biologica dell'intervento; sicuramente poi, sulla base dei risultati, si potranno aprire altri spazi di confronto e di verifica. Per questo ho presentato un ordine del giorno che si conclude affermando che sulla base dei risultati che si avranno dalla sperimentazione si preveda che il metodo Di Bella divenga una cura palliativa a carico del
servizio sanitario nazionale - quindi un ampio riconoscimento - se la cura dimostrerà di essere efficace o parzialmente efficace, per essere accolta nel nostro prontuario terapeutico.
L'onorevole Saia ha detto di aver deciso di ritirare il suo emendamento; in Commissione abbiamo visto tutti che è stato obbligato a ritirarlo da un intervento del ministro Bindi, e questo si è verificato anche per l'onorevole Galletti (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale). Ciò dà un'idea di quanto il Parlamento e la maggioranza siano succubi di questo Governo e in particolare di questo ministro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Capua. Ne ha facoltà.
Le sperimentazioni, ovunque vengano effettuate, comportano una selezione dei soggetti che accedono alla sperimentazione, secondo criteri e protocolli che sono stati in questo caso concordati e sottoscritti anche dal proponente la multiterapia. Purtroppo c'è anche un problema di esclusione e di selezione, ma è la stessa sperimentazione in quanto tale che determina il reclutamento di pazienti selezionati, che rispondano a determinati requisiti, affinché la sperimentazione stessa abbia una base di validità scientifica. A questi obblighi di natura scientifica ed internazionale il nostro paese, che ha una grande tradizione di scuola medica e di ricerca scientifica, non può assolutamente sottrarsi.
Non si tratta quindi di un problema politico di questo tipo, ma della necessità di rispettare le regole di una sperimentazione che è stata voluta dal Governo e che rappresenta un punto di equilibrio tra rigore scientifico ed attese giuste e legittime dei cittadini. È soltanto in forza di questo che il decreto deve essere approvato in fretta, ossia proprio per consentire, nella speranza che i risultati siano positivi, il recupero di un trattamento continuativo da assicurare a tutti quei pazienti che, francamente in larga maggioranza, attendono il risultato di questa sperimentazione, perché vogliono una parola chiara e definitiva su tutto quello che si è detto e stradetto in questi mesi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.17, Covre 1.60 e Conti 1.24, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 398
Astenuti 5
Maggioranza 200
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 223).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.17 e Covre 1.60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.18 e Conti 1.19, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 410
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 232).
Colleghi, è presente in tribuna una scuola di ragazzi sordomuti ed i gesti che vedete sono la traduzione di quanto sta accadendo (Generali applausi cui si associano i membri del Governo).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 227).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Conti 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.
Sono favorevole all'emendamento Conti 1.21, come anche ai precedenti, perché, onorevole Di Capua, la sperimentazione non si fa in questo modo a livello internazionale, ma con i trial e maggiore è il numero, meglio è, solo che gli ammalati si dividono a gruppi, a seconda della fase della patologia e dell'esame istologico della malattia.
Non si fa la sperimentazione su un gruppo di venti persone, su cinquanta di un altro gruppo e cento di un altro ancora: così non si ottiene niente ed è tempo perso. Si privano inoltre gli ammalati della libertà di cura, che è la libertà di sottoporsi alla sperimentazione.
Questo è scientificamente valido. Annuncio pertanto il mio voto favorevole sull'emendamento Conti 1.21, così come voterò a favore negli altri emendamenti.
Tutto ciò non riguarda il Parlamento, bensì gli organi tecnici che hanno posto in essere questa sperimentazione. Il Parlamento
si deve preoccupare in questa fattispecie di procurare i mezzi perché questa sperimentazione, così come è stata concertata, possa essere attuata e soprattutto perché quello che deriva dalla sperimentazione possa essere un dato validato, accettato e quindi utilizzato ai fini della terapia.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 231
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
Quanto al mio emendamento 1.22, riteniamo che quello di sovrintendere all'approvvigionamento non sia l'unico compito dell'Istituto superiore di sanità. Abbiamo dunque voluto precisare che in questa fase di emergenza sociale è importante che tale istituto si attivi anche presso aziende che non hanno sede in Italia per garantire l'approvvigionamento della somatostatina.
I dati di cui disponiamo fino ad oggi e le telefonate che riceviamo continuamente da pazienti che sono alla disperata ricerca della somatostatina ci testimoniano che, di fatto, essa non si trova, nonostante il ministro della sanità continui a dire che è disponibile. Non si trova!
Non ci si può dimenticare, poi, che ci sono 18-20 mila persone che stanno assumendo questo farmaco oltre quelle sottoposte a sperimentazione. Se non ci si vuole curare di 18-20 mila persone che sono sull'orlo della disperazione, lo si dica chiaramente (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 237
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
Oggi arriva però alla ditta Biom, che produce e commercializza la melatonina, una dichiarazione del Ministero della sanità che la invita a togliere immediatamente dal commercio il prodotto, in quanto la melatonina non potrebbe essere inclusa tra gli integratori alimentari, in virtù della sua natura ormonale. Allora, un po' di chiarezza la vogliamo fare o no?
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato sì 142
Hanno votato no 231
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 372
Votanti 371
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 235
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 371
Votanti 369
Astenuti 2
Maggioranza 185
Hanno votato sì 137
Hanno votato no 232
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
L'emendamento prevede che l'Istituto farmaceutico militare debba provvedere non soltanto alla preparazione dei farmaci per la sperimentazione, ma anche alla loro immissione in commercio al prezzo di costo, cioè al prezzo politico. In questo momento i farmaci vengono ritirati dal commercio e quella povera gente che prima della sperimentazione spendeva come minimo un milione al giorno per seguire la terapia, oggi non riesce più a trovare il farmaco, anche a fronte della disponibilità economica. Sulla sperimentazione è in atto un boicottaggio: credo sia un comportamento non degno di una nazione democratica.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 1.29, Massidda 1.52 e Conti 1.81, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 354
Votanti 348
Astenuti 6
Maggioranza 175
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 223
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 357
Votanti 354
Astenuti 3
Maggioranza 178
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 225
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
continuerò a prendere parte all'esame del provvedimento. Questo sia per sottolineare il comportamento della maggioranza e del Governo sia per protestare contro il sopruso che abbiamo patito in ordine alla decisione di contingentare i tempi della discussione (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Noi chiediamo, allora, che tutti i dati raccolti sull'uso di questa terapia siano recepiti dall'Istituto superiore di sanità. La terapia non è riservata soltanto ai soggetti autorizzati alla sperimentazione, ma è sempre stata libera: da anni, precisamente da 24 anni. Non capisco perché i dati già raccolti non debbano valere e non capisco perché questo decreto-legge debba disciplinare e consentire soltanto la raccolta di dati futuri. Cari colleghi, non esiste alcuna sperimentazione al mondo che abbia una durata di tre mesi, con un termine che è stato spostato alla fine dell'anno. Ecco la ridicolaggine della proposta del ministro: il cancro non può essere studiato avendo a disposizione tre mesi! In quale nazione del mondo avviene una ignobile porcheria del genere?! (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Il ministro lo sa, ma si nasconde dietro alle sue irresponsabilità. Voi lo sapete tutti.
Un'altra cosa, cari colleghi compagni: non vedo perché la sinistra debba essere assistenzialista quando le conviene e non debba esserlo con i propri compagni che hanno il cancro e che vogliono usare il metodo Di Bella gratuitamente (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.31, Covre 1.46 e Conti 1.80, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 237
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.
Il decreto-legge scadrà il 17 aprile, per cui abbiamo tutto il tempo per migliorarlo, per trasmetterlo al Senato ed approvarlo definitivamente. Inoltre non è affatto vero, caro Di Capua, che bisogna votare perché la sperimentazione vada avanti. Il decreto-legge viene già applicato, la sperimentazione si esegue. È un provvedimento perverso, questo, mi meraviglio che qualcuno l'abbia sottoscritto e portato avanti, ma permette comunque alla sperimentazione di procedere. Noi chiediamo al Governo che liberi i deputati della maggioranza dall'obbligo di voto. Crediamo che questa libertà debba essere concessa ai deputati: se non si vota liberamente quando si tratta di una malattia come il cancro, o comunque della necessità di sperimentare obiettivamente l'efficacia di un metodo terapeutico, che può essere anche sbagliato, non crediamo che vi sia alcuna libertà, né di cura, né di scelta della terapia da parte del medico, né di decisione sulla propria vita da parte del paziente informato. Per questo chiedo che non ci siano più voti politici e invito i miei colleghi di gruppo a non votare più su un decreto-legge...
di sinistra-l'Ulivo e di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti)!