Seduta n. 336 del 31/3/1998

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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 4697 (ore 16).

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, prima di passare alla votazione degli identici emendamenti in esame sento il dovere di intervenire riguardo a quello che si è verificato nella Conferenza dei presidenti di gruppo, poiché, nonostante abbiano già preso la parola gli onorevoli Lembo e Cavaliere, la sua risposta non è ben chiara, o per lo meno non è accettabile nei termini in cui è stata data. Ritengo che su un argomento di questa portata, che ha creato nel paese forti aspettative, nonché malessere, disagio e sofferenza, non si possa arrivare addirittura a non applicare l'articolo 154 del regolamento senza che vi sia dietro una motivazione forte da parte del Presidente della Camera, che in questo caso deve dimostrare a tutti la sua responsabilità. Questa Assemblea lavora al servizio del paese per discutere su argomenti di importanza vitale e vuole fare di tutto per modificare in meglio questo decreto-legge, cosa che non ci è stata consentita in Commissione, poiché esso ci è stato presentato «blindato».
Anche se alla base della sua richiesta di andare oltre il regolamento vi fosse stata una motivazione forte, come l'onorevole


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Cavaliere ha detto, questo concetto non sarebbe molto chiaro. In particolare egli ha affermato di aver espresso il suo voto non avendo ben chiari i termini della questione ed al pari di lui si sono pronunciati, anche se ufficiosamente, altri deputati dopo aver partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
Signor Presidente, il suo modo di agire può essere definito un vero e proprio colpo di mano, perché crea di fatto un precedente che va contro il regolamento, stabilendo che anche per l'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge il tempo sia contingentato. Questo non è assolutamente accettabile e noi non siamo più disposti a lavorare subendo quotidianamente quelle che giudichiamo vere e proprie violazioni del regolamento, nonché della prassi, che dovremmo concordare per confrontarci. Non siamo più disposti ad accettare il suo comportamento, che riteniamo subdolo e foriero di conseguenze che non fanno assolutamente bene alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Non ho difficoltà a dichiarare a questa Assemblea che la mia prima partecipazione alla Conferenza dei presidenti di gruppo ha comportato, secondo il resoconto che doverosamente ho fatto al mio gruppo, una situazione di imbarazzo anche perché - lo dico con molta schiettezza e forse con un po' di ingenuità - avevo presunto, e ahimè ho presunto male, che sulla questione del contingentamento dei tempi in ordine al decreto-legge in discussione, essendo avvenuta la sua comunicazione in modo assolutamente rapido anche se per me sufficientemente puntuale, fosse già intercorso in precedenza un accordo rispetto alle modalità di conclusione dell'esame del decreto stesso. Avendo verificato che così non è, debbo per coerenza ribadire il mio totale dissenso su una proposta di contingentamento dei tempi relativi all'esame dei decreti-legge che ritengo sia anomala rispetto al comportamento che l'Assemblea ha sempre tenuto su questi problemi.
Si tratta peraltro di un problema per il quale, come hanno detto altri colleghi, una strozzatura del dibattito confermerebbe la volontà di limitare un confronto molto importante.
Dico con estrema chiarezza che siamo favorevoli ad un esame puntuale e conclusivo del decreto-legge, ma non riteniamo di poter accedere ad un contingentamento che, così come in passato per altre questioni, potrebbe costituire precedente del contingentamento dei tempi di esame di decreti-legge aventi questo tipo di valore.
Assumendomi la responsabilità che mi compete per non aver compreso fino in fondo quale fosse la questione in discussione, visto che ci trovavamo a definire i tempi di esame di questo decreto-legge ed eravamo stati convocati in specie per affrontare un altro problema - quello della richiesta di trasmissione televisiva diretta del dibattito su questo argomento - mi pare evidente il contrasto tra la richiesta di assicurare il massimo di pubblicità dei lavori e la decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che viene giustamente criticata all'interno del mio gruppo come una soluzione che di fatto limita il confronto.
Per questo, scusandomi per non aver offerto un contributo più puntuale in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, a nome dei deputati del gruppo per l'UDR-CDU/CDR, dichiaro che bisognerebbe superare la decisione che è stata formalizzata.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, desidero esprimere il mio sdegno per la scelta fatta. Mi riallaccio al discorso pronunciato poc'anzi da Achille Serra che è - non era, come qualche


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collega senza accorgersi ha detto - un gentiluomo e, soprattutto, un uomo che ha avuto il coraggio delle proprie responsabilità e delle proprie scelte. Credo invece che questo Parlamento non sia consapevole del fatto che la confusione che vi è nel paese sul provvedimento relativo al metodo Di Bella avrebbe richiesto un dibattito sereno, chiarificatore.
Se veramente ci vogliamo avvicinare ai cittadini e non vogliamo rimanere chiusi in quest'aula, dobbiamo avere il coraggio di aprirci, senza temere la radio o la ripresa televisiva diretta.
Non so cosa sia successo in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo. So però che ieri ho chiesto al Presidente di turno dell'Assemblea se fosse possibile avere la ripresa televisiva diretta: la risposta è stata quella che io ritenevo improponibile per questo provvedimento e cioè addirittura il contingentamento dei tempi dell'esame.
L'opposizione ha dato la massima disponibilità su questo tema per accelerare i tempi e per cercare di arricchire il dibattito, ma soprattutto per chiarire alla nazione il contenuto esatto del decreto. Questo al fine di evitare che si pronuncino frasi abominevoli per un Parlamento, nel quale invece si parla di somatostatina di destra e di chemioterapia di sinistra! Questo è quanto dovevamo evitare! Invece, nonostante tutto, ci troviamo a parlare tra di noi, come è accaduto ieri sera, temendo la diretta televisiva, che sarebbe stata invece chiarificatrice.
Le opposizioni hanno presentato emendamenti che sono stati riconosciuti validi, tanto che ci è stato chiesto di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno. Eppure non è previsto neanche un minimo di dibattito!
Lascio dunque alla vostra coscienza, al vostro senso del pudore la responsabilità di questa scelta, che non può ricadere solo sul Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Colleghi, sulla questione attualmente al nostro esame rischiamo di avvitarci in un equivoco.
È stata chiesta la ripresa televisiva diretta dei lavori, per avere la quale è però necessario fissare un'ora precisa. Leggerò poi il resoconto stenografico della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo in modo che si sappia quanto è avvenuto in quella sede.
Poiché il Presidente, nella sua responsabilità, ha ritenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo che sarebbe stata più opportuna la diretta radiofonica, così è rimasto stabilito; dopo di che - all'unanimità - si è deciso che questa sera si concludesse alle 20. A questo punto sono stati letti i tempi del contingentamento e la riunione si è chiusa. Nessuno ha obiettato nulla. Ho qui il resoconto stenografico, che è a disposizione.
I colleghi hanno espresso due tipi di preoccupazioni. Il problema del precedente però non si pone: infatti non si tratta di una interpretazione contestata dall'opposizione della famosa norma sul contingentamento per i decreti-legge (ho avuto modo di spiegarlo anche a qualche presidente di gruppo). Si tratta invece di una decisione assunta all'unanimità dai componenti della Conferenza dei presidenti di gruppo, come ho ricordato. Quindi la questione non riguarda i temi a cui ha fatto giustamente riferimento il collega Cè. Essendo stata assunta questa deliberazione all'unanimità, è stato predisposto il contingentamento ed io ho dato lettura dei tempi. Cosa volete che faccia più di questo? Se i colleghi non erano d'accordo su questo punto, avrebbero dovuto alzare la mano e segnalarlo. Naturalmente, in mancanza di una certezza sui tempi, non sarebbe stata possibile la trasmissione diretta. Questo è lo stato delle cose: si può consentire o dissentire, ma i dati di fatto sono quelli che ho richiamato. Il resoconto stenografico è a disposizione dei capigruppo che desiderino consultarlo.

DOMENICO GRAMAZIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO GRAMAZIO. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi che il dibattito è iniziato ieri pomeriggio in un'aula completamente deserta, alla presenza dei soli componenti della Commissione (e nemmeno tutti); abbiamo seguito la discussione sino a tarda ora: infatti la replica del ministro della sanità si è conclusa intorno alle 22,30.
Vorrei sottolineare che la richiesta di trasmissione diretta televisiva è stata avanzata dalla collega Alessandra Mussolini proprio perché su un tema di questa importanza ritenevamo che vi fosse anche una sensibilità particolare da parte del Presidente della Camera. Infatti l'argomento vede diviso non soltanto il Parlamento, ma anche l'opinione pubblica. Sarebbe stato quindi un modo di valorizzare l'opera del Parlamento: secondo noi a questo tipo di attenzione dell'opinione pubblica avrebbe dovuto corrispondere una particolare sensibilità del Parlamento e dei suoi massimi organi.
Come hanno già ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, il dibattito in Commissione è stato «blindato»: non vi è stata la possibilità di un dialogo fra maggioranza ed opposizione per migliorare ulteriormente il decreto-legge n. 23. La blindatura è stata tale che ad un certo punto l'opposizione è stata addirittura costretta ad abbandonare i lavori della Commissione: dall'altra parte non vi era alcuna sensibilità né politica né morale nei confronti di questo provvedimento. Su tanti argomenti e su diverse proposte emendative numerosi esponenti della maggioranza si sono trovati anche d'accordo: ma dovevano fare blocco politico in difesa del decreto Bindi.
Signor Presidente, noi chiediamo un'attenzione particolare su un tema di grande attualità. Lo sciopero dei giornalisti di oggi farà cadere quasi nel silenzio un dibattito così importante. Dopodomani i cittadini si domanderanno se il decreto sia stato convertito, chi l'abbia approvato ed anche chi porti le responsabilità della fuga di cervelli dall'Italia all'estero.

PRESIDENTE. Colleghi, valutate le questioni poste, penso si possa escludere questa fase della discussione dal contingentamento, in modo da rientrare nel computo dei tempi soltanto una volta che sia affrontato il merito del provvedimento.

ALESSANDRO CÈ. È il minimo, Presidente!

PRESIDENTE. Non è il minimo.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vorrei fare riferimento all'articolo 85 del regolamento. A me pare che la concessione di parola stia diventando sempre di più un atto di generosità del Presidente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Si può capire, in momenti particolari di concitazione in quest'aula, quando il Presidente ha comunque il dovere di velocizzare i nostri lavori, per cui anche qualche strappo alla regola può essere concesso. Vi sono altri casi, però, in cui si rischia di costituire un precedente ed è questo il motivo per cui ho chiesto la parola.
Avrei voluto motivare, in base al diritto riconosciutomi dal regolamento, il mio voto contrario alle dimissioni del collega Serra e, poiché sulle dimissioni non vi è contingentamento dei tempi, ciascun deputato aveva il diritto di intervenire: la scelta di dare la parola ad un oratore per gruppo avrebbe potuto essere valida se non ci fossero state votazioni, se si fosse trattato di un argomento affrontato in modo informale. Non c'è da drammatizzare più di tanto, però voglio dire che anche il comportamento tenuto dai colleghi in aula è rapportato al modo in cui vengono rispettati i loro diritti. A volte io ho tutelato un diritto della collega Malavenda, pur non condividendone le idee.
Sollevo solo questo problema, per ora: avrei voluto motivare il mio voto contrario


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alle dimissioni di Serra, non accettando quella specie di orazione funebre. Quando uno se ne va, diventa bravo, intelligente e così via: non c'è dubbio che Serra sia uomo bravo, intelligente e onesto, però io avrei voluto dire che bisogna anche rispettare gli elettori che nel collegio numero uno di Milano lo hanno votato, con il sistema maggioritario. Un uomo navigato nella vita, nella politica e nella pubblica amministrazione, come l'onorevole Serra (Applausi di deputati del gruppo di alleanza nazionale), non poteva non sapere quanto sia difficile essere liberi, per un politico: è più difficile per un uomo politico che per un cittadino comune. Avrei voluto concludere, Presidente, che le dimissioni di Serra andavano respinte, perché rappresentano ancora una volta uno schiaffo alle istituzioni: un uomo proveniente dalla pubblica amministrazione, persona stimata, rifiuta la politica, rifiuta questo Parlamento, non si sente libero come uomo e come parlamentare; allora noi deputati avremmo avuto il dovere di richiamarlo alle sue responsabilità, perché in Parlamento non si entra e non si esce in questo modo. Avremmo potuto sperare di risvegliare in lui la scintilla necessaria per fare politica, anche se questo è avvilente. Allora avremmo dovuto chiederci perché un uomo come Serra abbandona la politica, a quali livelli abbiamo portato la politica, in questo Parlamento. Di questo avremmo dovuto discutere, ma non è stato possibile. Concludo, Presidente. Io ho votato contro, ma, a prescindere da questo, invito i capigruppo, a cominciare da quelli del centro-destra, a valutare che se vogliono che i parlamentari siano rispettosi dell'appartenenza ai gruppi devono tutelare i diritti dei singoli deputati, altrimenti non potranno più essere rispettate le loro decisioni, che al 90 per cento noi contestiamo, compresi gli accordi sui tempi, sui metodi, sugli ordini del giorno, sugli orari, sulle sedute del lunedì in cui si svolgono dibattiti nel vuoto dell'aula! Allora, i capigruppo e i segretari di Presidenza hanno il dovere di tutelare il diritto del deputato di prendere la parola, quando questo gli è riconosciuto dal regolamento, non per concessione umanitaria o per non so cos'altro, concezione che io rifiuto in maniera determinata (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)!

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, io invece non mi nasconderò dietro ad un dito: ho sostenuto in Conferenza dei capigruppo l'inopportunità della diretta televisiva per le dichiarazioni di voto, ma ancora una volta vedo con dispiacere che le esigenze di spettacolo irrompono all'interno dei gruppi parlamentari e di quest'aula. Non è il Parlamento che deve organizzare i suoi tempi... (Commenti del deputato Buontempo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

CARLO GIOVANARDI. Se l'onorevole Buontempo mi lascia parlare, può darsi che alla fine saremo anche d'accordo.
Non è il Parlamento che deve organizzare i suoi tempi in funzione delle dirette televisive; è viceversa la televisione, pubblica o privata, che se ha interesse può venire in ogni momento a riprendere i lavori parlamentari, o a dare ampio spazio ai nostri lavori. Cosa diversa è, anche a causa dello sciopero dei giornalisti, discutere nella Conferenza dei capigruppo di organizzare i nostri lavori in funzione della diretta televisiva, che dovrebbe assicurare una passerella ad un oratore per gruppo, e non al merito delle terribili questioni morali che riguardano l'angoscia personale di migliaia di malati e delle loro famiglie, con riferimento ad una delle questioni più delicate che un Parlamento possa affrontare. No, perché la diretta televisiva delle dichiarazioni di voto in aula, come nell'ambito di un processo, snatura le funzioni: chi appare in televisione


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deve recitare, giocare una parte, chi dell'opposizione, chi della maggioranza di Governo.
Recitare la propria parte può andare benissimo quando si parla di questioni economiche, europee, di schieramento - metteteci quello che volete -, ma non ci si può accapigliare per il pubblico quando si affronta una cura che deve essere ancora sperimentata, quando si discute di una speranza. Ci vorrebbe davvero un po' di silenzio rispetto ad una questione sulla quale si è parlato e straparlato troppo, a cominciare dai giornali e dai media italiani, che rischiano di fare dell'Italia lo zimbello del mondo, con riferimento ad una questione importante, che va affrontata con l'atteggiamento laico della sperimentazione e dell'approfondimento.
Non si può avere tutto: i tempi parlamentari e puntare anche alla diretta televisiva. Mi pongo come problema personale di coscienza quello di uscire da questa incertezza: sono uno di quelli che spera e prega che la cura Di Bella sia efficace e che lo sia in maniera tale che tutti quelli che ne hanno bisogno ne possano fruire. E voglio la sperimentazione! La voglio in fretta, il più presto possibile, per cui non voglio fare niente per mettere i bastoni tra le ruote alla sperimentazione! Voglio uscire da questa situazione che dura da un mese, un mese e mezzo, in cui una vicenda che riguarda un male grave è diventata un teatrino politico.
Credo allora che le cose che ci diciamo oggi qui dentro debbano riguardare il merito di un decreto che è anche difficilmente leggibile da un punto di vista tecnico: a questo riguardo sì che vi è lavoro parlamentare da fare, perché il decreto esca nella migliore maniera possibile. Questo è il contributo che il Parlamento può portare, che ognuno di noi può offrire nei dibattiti, che ognuno di noi può dare e ha dato nel momento in cui si è ammessa la sperimentazione, anche se ci si è arrivati in maniera atipica rispetto ai canoni della scelta internazionale. A questo punto, credo davvero che l'impegno di tutti debba essere quello di concludere al più presto la fase della sperimentazione, rimanendo tutti in «religiosa attesa» dei risultati e sperando che le indicazioni finora fornite siano sufficienti per trasformare le speranze e le angosce dei malati in qualche realtà sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo del CCD e di deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).

GIOVANNI FILOCAMO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, prendo la parola per protestare contro la decisione di contingentare i tempi su un argomento così importante, che riguarda la libertà collettiva, mentre su altri argomenti, anche relativi alla libertà personale, il tempo non viene contingentato.
Quello in esame è un tema molto importante: tutti vogliamo sapere se la terapia Di Bella sia o meno efficace, ma vogliamo saperlo attraverso un provvedimento che sia innanzitutto costituzionale. Esso viola palesemente la libertà di cura, la libertà dei medici di poter prescrivere la cura.
I cittadini non otterranno niente con questo provvedimento. Non otterranno niente, perché il provvedimento prevede una sperimentazione inefficace, in quanto non si applica ad un numero sufficiente di pazienti, ma ad un numero esiguo, che non può produrre un risultato uniforme. È una sperimentazione dalla quale risulterà sicuramente che in qualche caso il risultato sarà stato positivo, mentre in altri sarà stato completamente inefficace. È una sperimentazione che viene effettuata da medici i quali hanno precedentemente dichiarato che colui che ha già sperimentato questo farmaco è un ciarlatano; quindi viene effettuata da medici che già a priori non credono a questa terapia. Non so come possa un medico, che non ha fiducia in una terapia, riuscire a sperimentarla.


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Siamo pertanto contrari a questo provvedimento, perché non si è data la possibilità di discutere su un argomento che tratta non soltanto di temi politici, ma della coscienza di ognuno di noi e della libertà degli ammalati e dei medici che questo Parlamento deve proteggere.

GIUSEPPE DEL BARONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, c'è un senso di profonda tristezza in me nel vedere che quella che avrebbe dovuto essere una discussione fondata su dati di fatto chiaramente tecnico-scientifici, invece ha avuto una evoluzione violentemente politica, quasi come a non lasciar soli i malati, che, dinanzi ad un netto ritardo nel prendere posizione da parte del Ministero della sanità rispetto all'uso della terapia Di Bella, hanno manifestato quella dissonanza che è a conoscenza di tutti.
Signor Presidente, io non intendo fare un discorso sui soliti temi concernenti i tempi contingentati, la «blindatura» dei provvedimenti, e così via, ma desidero semplicemente rivolgere a lei una preghiera, che - chiariamolo subito - è piena di correttezza, come io le ho sempre dimostrato in ogni mio intervento. Io le sarei grato, signor Presidente, se rinunciasse a concederci quella mezz'ora di tempo in più per continuare la discussione, come lei vorrebbe fare visto che ora non stiamo esaminando gli emendamenti. Infatti, se lei, Presidente, è il portavoce del desiderio dei capigruppo e lei ci ha riferito che i capigruppo si sono espressi in una determinata maniera, vorrei che lei riconfermasse quella determinata maniera di organizzare la discussione. Però, le dico in maniera ferma e convinta che forse questo tempo che lei ora ci vuole concedere noi lo avremmo gradito durante i lavori della XII Commissione, nelle discussioni al Senato, in quelle pregresse discussioni che avrebbero dovuto condurre ad un provvedimento preparato attraverso il raggiungimento di un consenso molto ampio. Visto che avete voluto politicizzare un provvedimento che aveva una natura soprattutto tecnico-scientifica, ora lo volete condurre in porto senza la partecipazione di forze attive e preparate.
Vorrei pregare l'onorevole Giovanardi di lasciar perdere il desiderio di apparire in televisione: conosciamo già il question time e le altre occasioni di ripresa televisiva dei dibattiti. Potrei dire, senza ipertrofia dell'io del deputato, che non vorremmo essere secondi ai senatori...! Questo è un dato di fatto ben preciso, ma per quello che mi riguarda mi va benissimo anche la trasmissione radiofonica. Mi auguro di tutto cuore che questa trasmissione radiofonica possa far notare ai cittadini che siamo preparati su un argomento tecnico, che è pieno di nebulosità. Se queste nebulosità che coprono la speranza del sì alla cura dovessero dissolversi per farla tramutare in certezza, questa certezza sarebbe benvenuta, ma per l'amor di Dio facciamola arrivare presto!

(Ripresa esame articoli - A.C. 4697)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.3 e Bergamo 1.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 224).


Passiamo all'emendamento Cè 1.16.


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ALESSANDRO CÈ. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 229).


Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.5.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, nel ritirare l'emendamento, vorremmo formulare una preghiera.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Massidda!

PIERGIORGIO MASSIDDA. Abbiamo già detto poc'anzi, come del resto avevamo già fatto in seno alla Commissione, che il nostro intento - che ritengo comune a tutti i colleghi - sia quello di portare avanti l'esame di questo decreto perché noi vogliamo la sperimentazione.
Con il nostro emendamento suggeriamo come debba essere fatta tale sperimentazione. Siamo disponibili a ritirare tutti quegli emendamenti che a nostro avviso non sono qualificanti ma attendiamo una analoga disponibilità della maggioranza ad un dialogo e a non blindare un dibattito che reputiamo assai importante.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Massidda.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cè 1.6, Massidda 1.50 e Conti 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, con questo emendamento noi vogliamo rendere possibile ad ogni soggetto che lo richieda di essere inserito nella sperimentazione, indipendentemente dalla fase della patologia.
Abbiamo notato infatti che spesso vengono inseriti nella sperimentazione unicamente quei pazienti che sono già stati sottoposti a chiemioterapia e che spesso versano in condizioni terminali.
Una sperimentazione che sappia dare risultati referibili a diversi stadi della malattia presuppone che i pazienti siano inseriti indipendentemente dallo stadio evolutivo della malattia.
Per tali motivi riteniamo fondamentale il nostro emendamento, un emendamento intelligente che tra l'altro ci era già stato suggerito in Commissione dall'onorevole Galletti, il quale, appartenendo alla maggioranza, di fronte ad un atteggiamento assolutamente intransigente e antidemocratico del ministro Bindi, è stato costretto a ritirarlo.
Vorremmo che almeno in questi casi la maggioranza facesse una riflessione e cercasse di esprimere un voto che non sia unicamente riferibile a logiche precostituite di schieramenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Poc'anzi il collega ha ricordato che gli emendamenti al nostro esame corrispondono esattamente ad un emendamento sottoscritto


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dal collega Galletti e dai deputati del gruppo misto-verdi-l'Ulivo, presentato in Commissione affari sociali.

Ma perché dico questo? Perché vorrei invitare tutti i colleghi, soprattutto quelli della maggioranza, visto che molti sono intervenuti sulla stampa, in questi giorni, ed hanno discusso con le associazioni di malati interessati a questa metodica, a riflettere sul fatto che con questa proposta emendativa si vuole semplicemente che la sperimentazione (come richiesto anche dal professor Di Bella) sia estesa non soltanto ai cosiddetti malati terminali, cioè a quei ammalati che sono già stati sottoposti ad una chemioterapia o ad una radioterapia. Esso deve essere esteso anche a quei pazienti che, coscienti, anche in ragione del consenso informato, dei rischi che stanno correndo, decidono liberamente se sottoporsi o no a questa terapia.
Siccome lo stesso scopritore del metodo ha sottolineato la validità di questa metodica anche dal punto di vista della prevenzione, riteniamo opportuno che una simile possibilità sia offerta anche a questi ammalati dalla legge, come molti di voi hanno dichiarato alla stampa ed alle televisioni, e non sia invece possibile desumerla alla luce di meri criteri interpretativi.

ELIO VELTRI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VELTRI. Signor Presidente, sullo stesso argomento sono stati presentati tre emendamenti. Si tratta di una questione molto delicata ed importante, che va chiarita perché è diffuso nel paese il convincimento, magari sbagliato, che si tratti solo di malati in fase terminale o di malati che sono stati comunque trattati con dosi massicce di chemioterapia.
Credo allora che o la presidente della Commissione o il ministro debbano chiarire la questione, perché, lo ripeto, non vorrei che si diffondesse nel paese un convincimento sbagliato e che non venissero dati chiarimenti adeguati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Barone. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, come medico, mi trovo in grande imbarazzo di fronte a questi emendamenti ed è per tale ragione che preannuncio il voto di astensione dei deputati del mio gruppo.
Vorrei chiarire il motivo di tale astensione parlando in termini estremamente precisi degli ammalati terminali. Infatti, se è vero che la cura potrebbe essere data a tutti - è questo un dato di fatto ben preciso, entreremo poi nei dettagli in merito alla gratuità della cura e sugli altri aspetti -, è pur vero anche vi sono degli studi, che ho avuto modo di leggere, che spiegano in termini piuttosto chiari quali siano gli effetti collaterali di questo cocktail, indipendentemente dal fatto che sia composto in misura maggiore dalla melatonina, dalla somatostatina o da qualche altra componente. Io tifo fortemente per la sperimentazione; lo dico ab imis, in modo che ci comprendiamo. Tuttavia, è vero che, nel momento in cui la sperimentazione avrà dato i suoi esiti negativi o positivi, io rimarrò sempre con un interrogativo rivolto a me stesso rispetto ad un dilemma, vale a dire se questa sperimentazione avrà detto di sì alla cura Di Bella o avrà detto di sì alla chemioterapia. La ragione di ciò è molto chiara, signor Presidente, onorevoli colleghi. Infatti, se è vero che un chemioterapico, come l'Endoxan - cito il chemioterapico maggiormente impiegato -, viene dato in dosaggi minimi, è pur vero anche che, trattandosi di un dosaggio quotidiano, si arriva ad una somma globale nettamente superiore al dosaggio della chemioterapia che viene normalmente previsto e che sembra il professor Di Bella abbia - diciamolo dantescamente - «in gran dispitto».
Perché, signor Presidente, torno sull'argomento e perché ho aperto questa parentesi? Perché di solito leggo delle riviste interessanti dal punto di vista scientifico, visto che non rinnego i miei quarant'anni


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di professione. Ebbene, pare che questo cocktail agisca in modo deleterio sulla componente che riduce il dolore nella fase terminale; in altre parole, esso agisce negativamente sulla morfina o sui morfinosimili.
Mi trovo quindi di fronte a qualcosa che non posso sperimentare perché le mie conoscenze camminano su un somarello e non sull'ippogrifo, comunque le metto a disposizione di questa Assemblea che è composta da persone serie. Son queste le ragioni per cui invito gli amici del mio gruppo ad astenersi su un concetto che scientificamente non ho ben chiaro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 1.6, Massidda 1.50 e Conti 1.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 430
Votanti 419
Astenuti 11
Maggioranza 210
Hanno votato 186
Hanno votato no 233

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.8, Bergamo 1.11 e Conti 1.15, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 429
Votanti 391
Astenuti 38
Maggioranza 196
Hanno votato 154
Hanno votato no 237

(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 232).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.12 e Conti 1.13, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 235).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211


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Hanno votato sì 190
Hanno votato no 231).

VINCENZO TRANTINO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO TRANTINO. Desidero far presente che nella votazione testé effettuata non ha funzionato il mio dispositivo elettronico.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 422
Astenuti 7
Maggioranza 212
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 237).


Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.17, Covre 1.60 e Conti 1.24 per i quali il relatore aveva formulato una richiesta di invito al ritiro per trasformarli in ordine del giorno.
Onorevole Massidda, accoglie tale richiesta?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Visto il clima che si è creato, non accogliamo questo invito, poiché il nostro emendamento 1.17 riproduce il contenuto di un emendamento recante la firma dell'onorevole Saia di rifondazione comunista già presentato in Commissione. Esso estende la sperimentazione o comunque la cura a tutti i pazienti che, una volta informati dei limiti e dei pericoli della cura, abbiano dato il proprio assenso alla sperimentazione stessa. Inoltre, qualora gli istituti delegati alla sperimentazione, non dispongano dei letti e delle strumentazioni ed i farmaci sufficienti per affrontarla, possono avviare la collaborazione con altre strutture, fermo restando che il coordinamento rimane alle strutture indicate dal ministero.
Ripeto che non ritiriamo il nostro emendamento e nello stesso tempo vi richiamiamo al senso di responsabilità e di coerenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.

ANTONIO SAIA. Sono stato chiamato il causa dal collega Massidda poiché in Commissione avevo presentato questo stesso emendamento, che poi in quella stessa sede ho ritirato perché convinto della necessità di convertire quanto prima in legge questo decreto. La sperimentazione infatti deve proseguire senza intralci.
Il collega Massidda, nell'illustrare il contenuto dell'emendamento, ha interpretato in modo estensivo la modifica proposta.


Mi riferisco non all'estensione a tutti i pazienti di quella terapia, ma al fatto che, una volta definiti i protocolli e le tipologie di pazienti che potevano essere sottoposte alla stessa, si sarebbe potuto - solo allora - procedere all'estensione a tutti i pazienti della terapia. Questa era la ragione che mi aveva spinto a presentare un ordine del giorno e che mi spinge ora a chiedere ai colleghi presentatori degli emendamenti in esame di ritirarli, per presentare e far approvare un apposito ordine del giorno.
Colgo l'occasione per specificare meglio la nostra posizione. La posizione del sottoscritto e del suo gruppo rispetto al cosiddetto metodo Di Bella è ormai chiara da tempo. In ogni caso, vorrei invitare i colleghi a rileggersi il testo di un'interrogazione da noi presentata il 20 giugno del 1997 (nove mesi fa!), nella quale avevamo constatato con preoccupazione il fatto che vi fosse stata per tanti anni disattenzione rispetto alla questione del metodo Di Bella ed al numero - che stava aumentando -


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dei pazienti che volevano seguirlo. Devo dare atto - almeno questo - al ministro Bindi di essere stata il primo ministro a rendersi conto di questa situazione, che era iniziata ben dieci o quindici anni fa.
È evidente, poi, che noi non riteniamo possibile estendere il metodo Di Bella, sic et simpliciter, a tutti i pazienti tumorali e a tutti coloro che ne facessero richiesta.

DOMENICO GRAMAZIO. E allora perché lo hai presentato?

ANTONIO SAIA. Riteniamo anzi che sia un errore gravissimo quello che si sta compiendo: mi riferisco al fatto che una serie di persone, che avrebbe potuto trovare sicuramente giovamento dai sistemi terapeutici tradizionali, sconvolte da un'informazione distorta, alla quale si sono agganciate anche speculazioni politiche, si è rivolta verso un metodo che non ha ancora avuto risposte certe da dare. Nella nostra interrogazione affermavamo infatti che i medici che vogliono fare la prescrizione del metodo Di Bella dovessero essere almeno vincolati alla necessità che coloro i quali erano destinatari della prescrizione fossero sottoposti a controlli, secondo rigidi criteri scientifici, per non prestarsi essi stessi - vale a dire i pazienti - a diventare i «vettori» di una disinformazione o di un'informazione scarsamente verificata che rischierebbe di ingenerare in tanti altri pazienti ingiustificate speranze e soprattutto - quel che è più grave - sfiducia nella scienza e nella medicina ufficiali. Ciò potrebbe tra l'altro creare danni molto seri alla loro salute.
Una cosa diversa - lo ripeto - è ciò che si sarebbe voluto prevedere negli emendamenti in esame. Se i colleghi avranno la compiacenza di ritirarli, si potrebbe trasfonderne i contenuti in un apposito ordine del giorno che prevedesse, una volta fissati i criteri di ammissione ed i casi di persone che potrebbero ricorrere a quella terapia (o perché non rispondenti ad altre terapie, oppure perché avevano già fatto ricorso a queste ultime senza successo), di individuare veramente i pazienti disperati che vedessero in quella terapia l'unica speranza e per i quali gli scienziati (vale a dire coloro che agiscono seguendo il metodo scientifico) avessero riconosciuto la possibilità di dar loro anche una speranza che fosse una via attraverso la quale controllare questo metodo. Questi casi dovrebbero essere certamente tutti inclusi nei protocolli e nella sperimentazione, indipendentemente dal loro numero perché a mio avviso non è moralmente accettabile che si possa scegliere il numero di questi pazienti sulla base di criteri numerici o peggio ancora...

PIERGIORGIO MASSIDDA. Una previsione di questo genere la devi inserire nella legge e non in un ordine del giorno.

ANTONIO SAIA. ...di una selezione attraverso dei computer (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Nella discussione che abbiamo svolto in Commissione - caratterizzata da un acceso confronto a tutto campo - alcuni degli elementi emersi ci hanno trovato tutti convinti del fatto che questa è una sperimentazione che condizionerà fortemente le decisioni future ai risultati. Assieme ai colleghi della Commissione che hanno esperienze come medici, sappiamo che non è possibile che una sperimentazione fuoriesca dalle regole per le quali è stata fissata.
Il primo obiettivo, quindi, è portare avanti e concludere la sperimentazione, che è la fase 2, la fase biologica dell'intervento; sicuramente poi, sulla base dei risultati, si potranno aprire altri spazi di confronto e di verifica. Per questo ho presentato un ordine del giorno che si conclude affermando che sulla base dei risultati che si avranno dalla sperimentazione si preveda che il metodo Di Bella divenga una cura palliativa a carico del


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servizio sanitario nazionale - quindi un ampio riconoscimento - se la cura dimostrerà di essere efficace o parzialmente efficace, per essere accolta nel nostro prontuario terapeutico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gramazio. Ne ha facoltà.

DOMENICO GRAMAZIO. Presidente, questa è la prova provata che questo decreto-legge è «blindato», che la sperimentazione è falsata e se bisogna rispondere all'opinione pubblica il ministro della sanità deve rassegnare le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Innanzitutto vorrei dire che i tempi per modificare il decreto ci sono ancora oggi.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di spegnere i telefoni portatili.

ALESSANDRO CÈ. Noi avevamo detto che saremmo stati disponibili a sacrificare anche il periodo di chiusura della Camera. L'onorevole Saia ha impiegato mezz'ora per giustificare a se stesso le proprie contraddizioni, la verità è questa! C'era la copertura finanziaria per la sperimentazione (si era passati da 10 a 20 miliardi), per cui non esisteva neanche questo problema.
L'onorevole Saia ha detto di aver deciso di ritirare il suo emendamento; in Commissione abbiamo visto tutti che è stato obbligato a ritirarlo da un intervento del ministro Bindi, e questo si è verificato anche per l'onorevole Galletti (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale). Ciò dà un'idea di quanto il Parlamento e la maggioranza siano succubi di questo Governo e in particolare di questo ministro.

DOMENICO GRAMAZIO. Il decreto è «blindato»!

ALESSANDRO CÈ. A questo punto, però, vorrei fare una domanda al collega Saia e al gruppo al quale appartiene. Cosa è diventata la sinistra, se non è più sensibile a problemi di questo tipo, che non sono solo problemi tecnici, come dice l'onorevole Del Barone? Qui c'è un'emergenza sociale, c'è tanta gente che soffre, c'è tanta gente disperata e questa gente ha il diritto di essere ammessa alla sperimentazione, indipendentemente dal sorteggio o meno. E allora se la sinistra ormai si crea solo problemi di ordine tecnico, probabilmente non deve più chiamarsi sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania e di alleanza nazionale - Commenti di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

FRANCESCO GIORDANO. Pensa per te!

PRESIDENTE. Colleghi, come sappiamo questo è un tema di grandissima delicatezza; credo che dobbiamo avere rispetto per coloro che da queste decisioni attendono una speranza di futuro, qualunque sia la loro collocazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Capua. Ne ha facoltà.

FABIO DI CAPUA. All'inizio del confronto si era sperato di non dividersi su questi temi tra destra e sinistra; il collega Cè, invece, ha fatto una specie di richiamo alla collocazione politica, assolutamente improprio su questa materia.

DOMENICO GRAMAZIO. Lo sai che il decreto è «blindato»!

FABIO DI CAPUA. Non è una questione di blindatura, il problema è un altro.

DOMENICO GRAMAZIO. Allora perché l'ordine del giorno? Perché? Il decreto è «blindato», anzi è «bindato».


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PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la prego!

FABIO DI CAPUA. Il Governo ha inteso avviare un momento di verifica possibilmente seria, nel rispetto dei criteri fissati in sede internazionale, per poter dare una risposta chiara e definitiva alle attese e alle speranze dei tantissimi italiani che vivono drammaticamente questo problema.
Le sperimentazioni, ovunque vengano effettuate, comportano una selezione dei soggetti che accedono alla sperimentazione, secondo criteri e protocolli che sono stati in questo caso concordati e sottoscritti anche dal proponente la multiterapia. Purtroppo c'è anche un problema di esclusione e di selezione, ma è la stessa sperimentazione in quanto tale che determina il reclutamento di pazienti selezionati, che rispondano a determinati requisiti, affinché la sperimentazione stessa abbia una base di validità scientifica. A questi obblighi di natura scientifica ed internazionale il nostro paese, che ha una grande tradizione di scuola medica e di ricerca scientifica, non può assolutamente sottrarsi.
Non si tratta quindi di un problema politico di questo tipo, ma della necessità di rispettare le regole di una sperimentazione che è stata voluta dal Governo e che rappresenta un punto di equilibrio tra rigore scientifico ed attese giuste e legittime dei cittadini. È soltanto in forza di questo che il decreto deve essere approvato in fretta, ossia proprio per consentire, nella speranza che i risultati siano positivi, il recupero di un trattamento continuativo da assicurare a tutti quei pazienti che, francamente in larga maggioranza, attendono il risultato di questa sperimentazione, perché vogliono una parola chiara e definitiva su tutto quello che si è detto e stradetto in questi mesi.

DOMENICO GRAMAZIO. Che c'entra il numero con la sperimentazione?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, credo che...

PRESIDENTE. Onorevole Cossutta, gli uffici mi hanno giustamente fatto notare che per il suo gruppo ha parlato l'onorevole Saia. Pertanto, mi scusi ma non posso darle la parola, così come non posso darla al collega Filocamo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.17, Covre 1.60 e Conti 1.24, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 398
Astenuti 5
Maggioranza 200
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 223).


Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.17 e Covre 1.60.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Presidente, dobbiamo votare gli emendamenti Massidda 1.18 e Conti 1.19.

PRESIDENTE. Ha ragione. I presentatori accolgono l'invito a ritirarli?

PIERGIORGIO MASSIDDA. No, Presidente.

DOMENICO GRAMAZIO. Presidente, manteniamo l'emendamento Conti 1.19.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.18 e Conti 1.19, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).


Pag. 62


Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).

(Presenti 411
Votanti 410
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 232).


Colleghi, è presente in tribuna una scuola di ragazzi sordomuti ed i gesti che vedete sono la traduzione di quanto sta accadendo (Generali applausi cui si associano i membri del Governo).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 227).


Passiamo alla votazione dell'emendamento Conti 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, l'emendamento al nostro esame si riferisce ad un fatto molto importante e molto grave. Uno dei farmaci usato nel sistema è stato classificato e catalogato, nonostante il parere contrario della CUF, la quale diede una diversa interpretazione, come un alimento. Mi riferisco alla melatonina. Credo pertanto che l'emendamento sia quanto mai opportuno per chiarire almeno questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, sto notando come il provvedimento in esame, che avrebbe dovuto essere discusso da tutta la Camera, da ciascun deputato, viene «strozzato» sia perché il tempo è contingentato sia perché non si dà la possibilità di parlare.
Sono favorevole all'emendamento Conti 1.21, come anche ai precedenti, perché, onorevole Di Capua, la sperimentazione non si fa in questo modo a livello internazionale, ma con i trial e maggiore è il numero, meglio è, solo che gli ammalati si dividono a gruppi, a seconda della fase della patologia e dell'esame istologico della malattia.
Non si fa la sperimentazione su un gruppo di venti persone, su cinquanta di un altro gruppo e cento di un altro ancora: così non si ottiene niente ed è tempo perso. Si privano inoltre gli ammalati della libertà di cura, che è la libertà di sottoporsi alla sperimentazione.
Questo è scientificamente valido. Annuncio pertanto il mio voto favorevole sull'emendamento Conti 1.21, così come voterò a favore negli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloisio. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ALOISIO. Signor Presidente, intervengo perché mi pare che stiamo confondendo piani e ruoli. Essendo medico ed avendo frequentato per un certo periodo l'università come assistente, ricordo che la sperimentazione parte da una premessa teorica, pone in essere un protocollo e stabilisce un percorso; infine, rispetto a casistiche omogenee, i pazienti ammessi vengono scelti random tra gli eletti nel protocollo. Ricordo ancora che lo studio deve essere prospettico e non retrospettivo, altrimenti parliamo semplicemente di casi clinici che non hanno nessuna significatività. Il tutto va fatto, se ben ricordo, in «doppio cieco» e possibilmente in termini di multicentricità.
Tutto ciò non riguarda il Parlamento, bensì gli organi tecnici che hanno posto in essere questa sperimentazione. Il Parlamento


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si deve preoccupare in questa fattispecie di procurare i mezzi perché questa sperimentazione, così come è stata concertata, possa essere attuata e soprattutto perché quello che deriva dalla sperimentazione possa essere un dato validato, accettato e quindi utilizzato ai fini della terapia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 17,02)

FRANCESCO ALOISIO. Mi sembra invece che non stiamo facendo questo e che vi siano opposte fazioni maggiormente schierate sui sentimenti e sulla voglia di cavalcare il consenso piuttosto che su presupposti di carattere scientifico, tant'è vero che si parla in termini impropri di libertà di cura. Ai colleghi potrei dire di essere un depresso, avendone tutti i segni ed i sintomi: vorrei a questo punto che la terapia mi fosse comminata secondo la libertà di cura, possibilmente con una vacanza alle Mauritius o alle Seychelles, con una compagnia adeguata, e che mi sia pagata dallo Stato. Credo che questo non possa essere accettabile, perché la libertà di cura è un'altra cosa.

DOMENICO GRAMAZIO. Questa è un'altra cosa! Hai sbagliato argomento!

ALESSANDRO CÈ. Hai sbagliato argomento!

GIULIO CONTI. La tua depressione è un'altra cosa: è politica!

FRANCESCO ALOISIO. Le urla servono a poco.

GIULIO CONTI. Ignorante!

GIOVANNI FILOCAMO. Non sai neanche cos'è un protocollo!

PRESIDENTE. Per favore colleghi, lasciate finire l'onorevole Aloisio.

FRANCESCO ALOISIO. È innegabile, rispetto alla terapia, un nesso di causalità nell'effetto benefico rispetto alla mia malattia, ma ciò non vuol dire che quella sia la cura migliore ed al minor costo per lo Stato: era questo il paradosso che volevo dimostrare. Prima che sia scientificamente dimostrato, è possibile accedere a qualsiasi protocollo terapeutico, ma non è obbligatorio che ciò venga fornito gratuitamente dallo Stato, se non in presenza di dati certi e validati (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato 168
Hanno votato no 231

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Approfitto di questo intervento per replicare velocemente al deputato intervenuto poc'anzi, che probabilmente non ha letto il decreto. Dovrebbe allora astenersi dal fare valutazioni, perché un conto è parlare di libertà di scegliere la terapia, altro conto è chiarire quanta parte di quella libertà debba essere addossata al servizio sanitario nazionale. Sono discorsi distinti che, eventualmente, potranno essere approfonditi in una fase successiva. Tuttavia parlare per dire cose che non stanno né in cielo né in terra non ha senso.


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Quanto al mio emendamento 1.22, riteniamo che quello di sovrintendere all'approvvigionamento non sia l'unico compito dell'Istituto superiore di sanità. Abbiamo dunque voluto precisare che in questa fase di emergenza sociale è importante che tale istituto si attivi anche presso aziende che non hanno sede in Italia per garantire l'approvvigionamento della somatostatina.
I dati di cui disponiamo fino ad oggi e le telefonate che riceviamo continuamente da pazienti che sono alla disperata ricerca della somatostatina ci testimoniano che, di fatto, essa non si trova, nonostante il ministro della sanità continui a dire che è disponibile. Non si trova!
Non ci si può dimenticare, poi, che ci sono 18-20 mila persone che stanno assumendo questo farmaco oltre quelle sottoposte a sperimentazione. Se non ci si vuole curare di 18-20 mila persone che sono sull'orlo della disperazione, lo si dica chiaramente (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato 146
Hanno votato no 237

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, ieri il ministro ci ha chiarito che qualche giorno fa aveva risposto ad una interrogazione presentata da deputati del gruppo di forza Italia sulla melatonina, precisando che essa è un alimento e che questa scelta è stata fatta per motivi giuridici, al fine di agevolarne l'utilizzazione e non, viceversa, come noi avevamo inteso, e anzi come era nel primo testo del decreto, per rendere impossibile l'uso della stessa come preparato nelle farmacie.
Oggi arriva però alla ditta Biom, che produce e commercializza la melatonina, una dichiarazione del Ministero della sanità che la invita a togliere immediatamente dal commercio il prodotto, in quanto la melatonina non potrebbe essere inclusa tra gli integratori alimentari, in virtù della sua natura ormonale. Allora, un po' di chiarezza la vogliamo fare o no?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato 142
Hanno votato no 231

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 372
Votanti 371
Astenuti 1
Maggioranza 186


Pag. 65


Hanno votato 136
Hanno votato no 235

(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.27, Bergamo 1.28 e Conti 1.82, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 371
Votanti 369
Astenuti 2
Maggioranza 185
Hanno votato 137
Hanno votato no 232

(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Cè 1.29, Massidda 1.52 e Conti 1.81 se accedano all'invito al ritiro.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente quest'invito al ritiro rappresenta l'ennesimo imbarazzo della maggioranza, perché le proposte in esame sono state suggerite dall'emendamento 1.29, sottoscritto dal collega Galletti e da altri rappresentanti del gruppo misto-verdi-l'Ulivo, presentato in Commissione.
L'emendamento prevede che l'Istituto farmaceutico militare debba provvedere non soltanto alla preparazione dei farmaci per la sperimentazione, ma anche alla loro immissione in commercio al prezzo di costo, cioè al prezzo politico. In questo momento i farmaci vengono ritirati dal commercio e quella povera gente che prima della sperimentazione spendeva come minimo un milione al giorno per seguire la terapia, oggi non riesce più a trovare il farmaco, anche a fronte della disponibilità economica. Sulla sperimentazione è in atto un boicottaggio: credo sia un comportamento non degno di una nazione democratica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 1.29, Massidda 1.52 e Conti 1.81, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 354
Votanti 348
Astenuti 6
Maggioranza 175
Hanno votato 125
Hanno votato no 223

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 357
Votanti 354
Astenuti 3
Maggioranza 178
Hanno votato 129
Hanno votato no 225

(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.31, Covre 1.46 e Conti 1.80.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, per come sta procedendo il dibattito, visto che non esiste alcuna possibilità di vedere approvati i nostri emendamenti e nemmeno quelle proposte che di fatto sono state ricavate da emendamenti presentati in Commissione da deputati della maggioranza, il mio gruppo per protesta non parteciperà più alle votazioni, anche se io


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continuerò a prendere parte all'esame del provvedimento. Questo sia per sottolineare il comportamento della maggioranza e del Governo sia per protestare contro il sopruso che abbiamo patito in ordine alla decisione di contingentare i tempi della discussione (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. La proposta contenuta negli emendamenti in esame aggiusta il tiro rispetto a quanto abbiamo ascoltato poco fa da un collega del PDS. Non è vero che la scorsa settimana sia stata iniziata la sperimentazione. Non è vero, inoltre, che la sperimentazione sia solo scientifica e costituisca una raccolta di dati per il futuro: è anche osservazionale; non si fa solo negli istituti di ricerca, ma anche in altri posti, compresi gli ospedali normali (dove la ricerca si può fare: contraddittoriamente questo decreto lo ammette e lo consente). Questo decreto è tutto il contrario della sperimentazione prevista dalle leggi nazionali e internazionali.
Noi chiediamo, allora, che tutti i dati raccolti sull'uso di questa terapia siano recepiti dall'Istituto superiore di sanità. La terapia non è riservata soltanto ai soggetti autorizzati alla sperimentazione, ma è sempre stata libera: da anni, precisamente da 24 anni. Non capisco perché i dati già raccolti non debbano valere e non capisco perché questo decreto-legge debba disciplinare e consentire soltanto la raccolta di dati futuri. Cari colleghi, non esiste alcuna sperimentazione al mondo che abbia una durata di tre mesi, con un termine che è stato spostato alla fine dell'anno. Ecco la ridicolaggine della proposta del ministro: il cancro non può essere studiato avendo a disposizione tre mesi! In quale nazione del mondo avviene una ignobile porcheria del genere?! (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Il ministro lo sa, ma si nasconde dietro alle sue irresponsabilità. Voi lo sapete tutti.
Un'altra cosa, cari colleghi compagni: non vedo perché la sinistra debba essere assistenzialista quando le conviene e non debba esserlo con i propri compagni che hanno il cancro e che vogliono usare il metodo Di Bella gratuitamente (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Rinuncio, Presidente, ho troppo poco tempo residuo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal suo gruppo, l'onorevole Colombini. Ne ha facoltà.

DOMENICO GRAMAZIO. Ah, l'amico della Bindi!

EDRO COLOMBINI. Signor Presidente, desidero annunciare che non voterò più, in quest'aula, su questo provvedimento. Ritengo che il comportamento supponente, spocchioso e poco interessato del ministro della sanità, e di parte della sinistra che le si sta stringendo attorno, nei confronti di un tema così delicato, nei confronti di migliaia di persone che soffrono, presso le quali l'incapacità di gestione del ministro ha diffuso la sicurezza che esista qualcosa che può curare la malattia più grave che oggi esista - che questo sia vero o sia falso - e il fatto che in quest'aula si faccia dello spirito, parlando anche di Seychelles di fronte a queste cose, sia veramente sgradevole. Allora, non esistendo alcun modo di dibattere, perché evidentemente la maggioranza non ha intenzione di discutere, ma soltanto di far passare un provvedimento sigillato, io a titolo personale comunico che non parteciperò più alle votazioni (Applausi di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.31, Covre 1.46 e Conti 1.80, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato 121
Hanno votato no 237

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 1.32, Bergamo 1.33 e Conti 1.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, oltre a ribadire quanto abbiamo già detto, affermiamo che vorremmo non ci fosse la volontà estrema di politicizzare, come sta facendo il Governo, questo decreto-legge.
Il decreto-legge scadrà il 17 aprile, per cui abbiamo tutto il tempo per migliorarlo, per trasmetterlo al Senato ed approvarlo definitivamente. Inoltre non è affatto vero, caro Di Capua, che bisogna votare perché la sperimentazione vada avanti. Il decreto-legge viene già applicato, la sperimentazione si esegue. È un provvedimento perverso, questo, mi meraviglio che qualcuno l'abbia sottoscritto e portato avanti, ma permette comunque alla sperimentazione di procedere. Noi chiediamo al Governo che liberi i deputati della maggioranza dall'obbligo di voto. Crediamo che questa libertà debba essere concessa ai deputati: se non si vota liberamente quando si tratta di una malattia come il cancro, o comunque della necessità di sperimentare obiettivamente l'efficacia di un metodo terapeutico, che può essere anche sbagliato, non crediamo che vi sia alcuna libertà, né di cura, né di scelta della terapia da parte del medico, né di decisione sulla propria vita da parte del paziente informato. Per questo chiedo che non ci siano più voti politici e invito i miei colleghi di gruppo a non votare più su un decreto-legge...

MAURO GUERRA. Vergogna!

GIULIO CONTI. ... che i deputati della maggioranza non consenzienti stanno disertando, perché non se la sentono, in coscienza, di votare per obbligo, come vuole il ministro Bindi (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, credo che l'intervento dell'onorevole Conti non possa esimerci da ulteriori considerazioni. Ieri l'onorevole Conti non era presente alla discussione generale, ma credo che non solo tutti i colleghi membri della Commissione affari sociali, ma anche tutti coloro che hanno seguito questa vicenda del metodo Di Bella abbiano una notevole difficoltà ad accettare - lo dico a titolo personale, ovviamente - lezioni da parte dell'onorevole Conti sull'opportunità di non politicizzare o rendere succube della politica questa vicenda. Tutti noi ricordiamo i comportamenti tenuti in quest'aula, in Commissione, nel paese e nell'assemblea di alleanza nazionale e credo che tutto questo, per motivi di buon gusto, dovrebbe impedire all'onorevole Conti di invitare noi a non votare secondo schemi politici. Noi abbiamo votato e continueremo a votare secondo coscienza, su cose di cui siamo convinti. Molto probabilmente l'onorevole Conti si trova in difficoltà con la sua coscienza e vuole riprodursi una verginità che di certo non può acquisire oggi, dopo aver speculato su tutto (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo, dei democratici


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di sinistra-l'Ulivo e di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.

GLORIA BUFFO. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Conti perché, non so dalle sue parti, ma dalle nostre parti siamo abituati a rispondere ciascuno del proprio voto ed alla propria coscienza. Respingo l'argomento (come abbiamo già fatto ieri pacatamente in sede di discussione sulle linee generali) secondo cui saremmo di fronte ad un decreto blindato...

PIERGIORGIO MASSIDDA. «Bindato»!

GLORIA BUFFO. Molti parlamentari avevano letto la prima versione del decreto e si saranno accorti che quello che stiamo discutendo e votando oggi è un decreto già modificato dal Senato attraverso il contributo di diversi emendamenti, in parte approvati anche con il voto di esponenti di gruppi dell'opposizione...

GIULIO CONTI. Questo vogliamo anche da parte vostra!

PRESIDENTE. Onorevole Conti, la prego!

GLORIA BUFFO. Spero di poter parlare...

GIULIO CONTI. Anche da parte vostra!

PRESIDENTE. Onorevole Conti, la richiamo all'ordine!

GLORIA BUFFO. Quanto alla politicizzazione e alla responsabilità politica, purtroppo non è da questa parte del Parlamento ed anche da buona parte dell'opposizione che sono venute strumentalizzazioni politiche; per fortuna, è uno solo il partito che ha politicizzato la questione e va dato atto a tutti gli altri gruppi parlamentari di non averlo fatto, di avere espresso legittimamente opinioni differenti, argomentandole a volte appassionatamente, senza utilizzare una questione che è ignobile strumentalizzare!
Una responsabilità l'abbiamo e la rivendichiamo: quella di far diventare legge un decreto che, onorevole Conti, so benissimo essere vigente ma che deve diventare legge, perché la sperimentazione non è uno scherzo; è invece la risposta dovuta all'angoscia di tanti malati e dei loro familiari. Abbiamo di fronte un decreto - lo ricordo e concludo - che non ha affatto chiuso la porta, ma al contrario l'ha aperta permettendo una sperimentazione seria e rigorosa, che è l'unico sistema che conosciamo per dare risposta ai dubbi che tutti dobbiamo avere. Ha inoltre aperto la porta alla prescrizione della terapia Di Bella...

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, onorevole Gasparri, onorevole Benedetti Valentini!
Prego, onorevole Buffo.

GLORIA BUFFO. Un decreto, ricordo, che ha aperto anche la porta alla prescrizione della terapia per pazienti non compresi nel numero necessariamente ristretto previsto per la sperimentazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo e di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.

ANTONIO SAIA. Signor Presidente, desidero sottolineare in primo luogo che questo decreto intanto sarà legge in quanto verrà convertito, altrimenti decadrà ed in secondo luogo che esso ha consentito di fatto la sperimentazione. Terza questione: tutti sappiamo che il vero problema è limitare i casi che possono essere sottoposti al metodo; altrimenti


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nel nostro paese, ma forse nel mondo, non vi sarebbe la possibilità di produrre tanta somatostatina quanta ne verrebbe richiesta se proseguisse questa politica e questa azione propagandistica che sta facendo dilagare, in modo ingiustificato, la speranza nel metodo.
Quarta questione: il decreto rappresenta l'unica possibilità di sottoporre alla terapia anche quei casi che non sono stati inseriti nella sperimentazione. Il decreto, infatti, permette di avere la somatostatina ad un prezzo politico ridotto rispetto al prezzo che la sostanza aveva in precedenza. Queste sono le motivazioni, insieme a quella dell'urgenza, che ci inducono ad affermare che il decreto deve comunque essere convertito in legge in tempi giusti e ragionevoli (Applausi dei deputati dei gruppi di rifondazione comunista-progressisti e dei democratici di sinistra-l'Ulivo).

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUSTAVO SELVA. Non avrei mai voluto fare questo intervento. Non avrei voluto farlo, perché questo argomento è di importanza fondamentale: la materia è di carattere umano, scientifico e, per quanto ci riguarda, anche politico. Ma lo faccio e lo faccio con dispiacere, perché, di fronte ad emendamenti quali quelli che sono stati illustrati testé anche dall'onorevole Conti, si è vista la insensibilità, la non volontà, il disprezzo di non prendere in considerazione neanche dal punto di vista formale, per quanto riguarda la qualità della stessa legge, un contributo dell'opposizione.
In queste condizioni e soltanto entro questi limiti - perché noi sentiamo la responsabilità di assicurare il numero legale, perché sentiamo la responsabilità che ci deriva dal mandato che abbiamo avuto dai nostri elettori - noi non parteciperemo alla votazione. Mi dispiace moltissimo; ripeto, mi dispiace, perché questa mattina in Conferenza dei capigruppo ho tenuto una posizione serena, che credo abbia incontrato...

RAMON MANTOVANI. Devi essere consumato dal dispiacere, perché è dall'inizio della legislatura che fai così (Proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevole Mantovani, la prego! Onorevole Conti, non aggiunga frastuono al frastuono!

GUSTAVO SELVA. Ma essendosi aggiunto - uso, per il rispetto che ho verso il Presidente, un'espressione abbastanza leggera - un po' «alla chetichella», durante quella Conferenza dei capigruppo, anche il contingentamento, in queste condizioni noi riteniamo che sia nostro senso di responsabilità non partecipare alla votazione (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Anche alla luce delle dichiarazioni che ci sono state e di un clima polemico che si è creato su questo tema, chiedo alla Presidenza se sia possibile concordare, d'intesa con gli altri gruppi, una breve sospensione della seduta, per fare in modo che le decisioni che sono state - forse in maniera un po' personale ed estemporanea - annunciate da singoli deputati o anche da autorevoli esponenti di gruppi possano essere prese eventualmente nella sede che il Polo ha deciso di darsi, che è quella di un coordinamento politico delle proprie iniziative parlamentari. Quindi, Presidente, le chiedo di sospendere la seduta per non più di 10-15 minuti, per permettere una consultazione a questo livello tra i gruppi dell'opposizione.

DOMENICO GRAMAZIO. Bene!


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SERGIO MATTARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MATTARELLA. Presidente, vi sono delle elasticità della vita d'Assemblea e parlamentare, ma vi sono anche dei limiti che vanno rispettati. Questa mattina si è svolta una riunione della Conferenza dei capigruppo nel corso della quale si è convenuto all'unanimità di stabilire un momento, non oggi ma domani, per un dibattito diffuso in diretta via radio, con l'impegno - assunto alla unanimità - di concludere entro oggi alle 20 questo dibattito. Gli impegni vanno rispettati ...

GIULIO CONTI. E gli emendamenti votati!

SERGIO MATTARELLA. ... altrimenti non vi è alcuna affidabilità di vita parlamentare. Si possono non assumere, ma se si assumono vanno rispettati, per rispetto della propria responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo, dei democratici di sinistra-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano)!
Nessuno ha chiesto a qualsivoglia gruppo di quest'aula, questa mattina, di assumere l'impegno di concludere entro le 20 l'esame dell'articolato e di svolgere domani le dichiarazioni di voto finali sul decreto-legge, ma l'impegno è stato liberamente assunto.

DOMENICO GRAMAZIO. Liberamente viene sciolto!

SERGIO MATTARELLA. Questo è il momento della verità, per decidere se vi è un'affidabilità dei lavori parlamentari e degli impegni che si assumono o se questa non vi è (Proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ELIO VITO. Non provocare!

SERGIO MATTARELLA. Il dibattito di ieri ha fatto emergere, per ammissione degli stessi intervenuti dell'opposizione, i pochissimi presenti, che gli emendamenti sono di due specie: quelli formali, marginali, che non è neanche il caso di accogliere, e quelli di fondo, che mutano radicalmente il decreto, che evidentemente non possono essere accolti.
Dire che il decreto è blindato dopo che al Senato è stato ampiamente modificato, è una scusa, un pretesto. Stamane lo si sapeva! Occorre che si sappia e che lo sappia anche il paese: c'è chi vuole che vada avanti questa sperimentazione perché si faccia verità su una terapia che tutti ci auguriamo sia efficace (ma deve essere sperimentata) e c'è chi vuole impedire che avvenga questa sperimentazione. Il decreto va convertito per questo scopo. Deve essere chiaro chi lo vuole e chi lo ostacola (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano - Vive proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, per l'UDR-CDU/CDR e del CCD)! Noi siamo aperti ad un dibattito...

PRESIDENTE. Onorevole Niccolini, la richiamo all'ordine! Si segga!

SERGIO MATTARELLA. Noi siamo aperti (Vive proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, per l'UDR-CDU/CDR e del CCD)... Questo è il clima!
Presidente, non è accettabile che anche qualcuno che stamane era presente alla Conferenza dei presidenti di gruppo e ha consentito, adesso urli (Vive proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, per l'UDR-CDU/CDR e del CCD - Vive proteste dell'onorevole Cavaliere)!


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PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, la richiamo all'ordine! Onorevole Cavaliere, si segga!

SERGIO MATTARELLA. Presidente, noi siamo aperti ad un dibattito anche trasparente, che venga ascoltato da tutti...

DOMENICO GRAMAZIO. Basta!

SERGIO MATTARELLA. ...ad un dibattito ampio e trasparente che venga ascoltato da tutti. Questo è il clima, Presidente, in cui si vorrebbe discutere di problemi drammatici per la gente del nostro paese? Ciò non è serio (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano - Vive proteste dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale, della lega nord per l'indipendenza della Padania, per l'UDR-CDU/CDR e del CCD - Dai banchi dei deputati del gruppo di forza Italia si scandisce: «comunista!)».

SERGIO MATTARELLA. Noi ribadiamo la disponibilità ad un dibattito serio, aperto ed ascoltato da chiunque nel nostro paese. Ma perché ciò avvenga occorre che questa Camera lavori. Se si vuole impedire questo, allora vuol dire che si vuole impedire che il decreto sia convertito e che vi sia la sperimentazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano)!

ANGELO SANTORI. Comunista! Comunista!

MAURO GUERRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO GUERRA. Presidente, mi pare che dinanzi a noi vi sia, seriamente, soltanto la possibilità di riprendere i nostri lavori cercando di riconquistare per questa discussione quel minimo di serenità e quel tanto di serietà che la discussione merita, e che era stata oggetto del dibattito svoltosi stamane in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
Stamane, in Conferenza dei capigruppo non vi è stato alcuno che abbia cercato di forzare la mano rispetto a qualsiasi tipo di decisione. C'è stata una discussione molto sofferta, anche tormentata, nella quale liberamente i responsabili di gruppo presenti hanno espresso le proprie valutazioni in ordine alle opportunità di arrivare ad un dibattito in diretta televisiva su questo provvedimento.
Assieme, all'unanimità, si è convenuto di lavorare per affrontare questo dibattito in condizioni di sobrietà, serietà e serenità; assieme, all'unanimità, si è convenuto che domani ci sarebbe stato questo passaggio in diretta radiofonica relativamente alla fase delle dichiarazioni di voto; assieme, all'unanimità, si è convenuto sul fatto che per arrivare a questo, oggi si sarebbe dato un certo ordine ai nostri lavori.
Tutto questo è serietà, è serenità, è un modo di affrontare le questioni che rispetti anche chi ci ascolta e chi nel paese ha grandi attese in ordine a tali questioni.
Noi siamo sempre stati pronti a ragionare su ogni proposta che è stata fatta; lo siamo ancora e lo saremo sempre. La condizione, però, è che in quest'aula nei rapporti tra i gruppi si riacquisti quel minimo di affidabilità rispetto agli impegni che si assumono, alle decisioni che si prendono comunemente, che solo può consentire un lavoro serio sereno e proficuo.
Noi non siamo disponibili ad assistere in modo impotente a questo continuo spezzettamento, a questa continua mortificazione dei nostri lavori, legati a decisioni improvvise prese in aula e che contraddicono magari decisioni che sono state comunemente assunte in un altro momento.

Ripeto, noi siamo sempre disponibili a ragionare, ma a tal fine è necessario venga data da tutti una garanzia di affidabilità


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che oggi è stata fortemente compromessa (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).

GIULIO CONTI. Libertà di voto!

TULLIO GRIMALDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TULLIO GRIMALDI. Signor Presidente, non vorrei che ci trovassimo ancora una volta di fronte ad un copione già visto. Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di questa mattina abbiamo stabilito all'unanimità, come è stato ricordato, di procedere con le votazioni fino alle ore 20 di questa sera per esaurire l'esame degli emendamenti e di svolgere domani - si tratta di una decisione presa sempre su sollecitazione di una parte dell'opposizione, sulla quale tutti hanno convenuto - le dichiarazioni di voto, le quali verranno trasmesse in diretta dalla radio. Quindi, le dichiarazioni di voto avranno luogo domani dalle ore 14,30 alle 16. È quanto è stato convenuto da tutti, così come si è convenuto anche che il tempo sarà ovviamente limitato.
Ci troviamo ora di fronte ad una protesta dell'opposizione, che non riesco per la verità a capire, dovuta al fatto che il Governo ancora una volta non tratta sugli emendamenti e che la maggioranza pare voglia respingere tutti gli emendamenti. Ancora una volta si fa ricorso a questa sorta di sollecitazione - per dirla con un eufemismo - dell'opposizione rivolta a giungere ad un accordo. Ma se ciò non sarà possibile e se il decreto non verrà convertito, sappiamo quali saranno le conseguenze per tutti coloro che aspettano questa sperimentazione. Infatti, questa non si potrebbe più effettuare, qualora il decreto non fosse convertito.
Ebbene, responsabilmente l'opposizione, questa mattina, per bocca dei presidenti di gruppo, ha fatto intendere che ci tiene a che il decreto venga discusso e convertito. È quanto noi ci aspettiamo, però, se ciò non avverrà, le responsabilità saranno gravissime e naturalmente ricadranno su coloro che hanno provocato tutto ciò.
È stata chiesta una sospensione di dieci minuti dei nostri lavori, alla quale non sarei contrario, se questo servisse all'opposizione per riflettere su quanto si sta verificando in questo momento, perché la mancanza del numero legale oggi significherebbe che tutti i tempi non potrebbero essere rispettati e che il decreto rischierebbe di decadere (Commenti del deputato Luciano Dussin).

DOMENICO GRAMAZIO. Non è vero!

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, mi pare che il ricorso alla menzogna stia diventando sempre più frequente in quest'aula. Il Presidente della Camera sa benissimo che nella Conferenza dei presidenti di gruppo alcuni gruppi, tra i quali quello che rappresento, erano favorevoli alla trasmissione diretta televisiva, mentre altri erano contrari. Con decisione del Presidente della Camera, come peraltro è previsto che avvenga, si è stabilito che avrà luogo invece la diretta radiofonica e non televisiva. Quindi, non c'è stato alcun tipo di consenso unanime né alcun tipo di votazione, ma vi è stata semplicemente, come previsto, la scelta del Presidente della Camera.
Signor Presidente, vorrei segnalare inoltre che alcuni deputati avevano chiesto di parlare prima di me, mentre mi pare che la parola sia stata data ad altri che l'avevano chiesta successivamente. La pregherei pertanto, nel dare la parola, di rispettare l'ordine con cui i deputati chiedono di intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Cavaliere, la ringrazio per questo appunto, perché mi offre l'occasione di chiarire il criterio che viene seguito anche ai numerosi deputati che continuano a segnalarmi la loro intenzione


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di intervenire. Ho fatto parlare i vicepresidenti dei gruppi, perché il dibattito sull'ordine dei lavori è stato aperto dall'onorevole Selva ed è stato proseguito dall'onorevole Vito. Mi è sembrato, quindi, corretto ascoltare l'opinione di tutti i gruppi. Successivamente potranno aver luogo, in base a quanto stabiliremo circa il prosieguo dei nostri lavori, gli interventi di merito già richiesti dall'onorevole Massidda, dall'onorevole Cè e da altri.

MAURO PAISSAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PAISSAN. Signor Presidente, desidero confermare quanto il Presidente Violante ha comunicato in aula questo pomeriggio circa l'unanimità che si sarebbe registrata sulla decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo riguardo alle scelte qui comunicate.
Ci troviamo di fronte ad una richiesta politica del collega Vito che chiede la possibilità, per i gruppi del Polo, di decidere se tener fede all'impegno assunto dai rappresentanti dei gruppi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo oppure se smentire quel loro pronunciamento.
Pertanto, signor Presidente, la invito ad accogliere la richiesta di poter procedere ad un chiarimento politico avanzata dal collega Vito.

BEPPE PISANU. Presidente...!

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, per il suo gruppo era già intervenuto, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Vito con una richiesta di sospensione che è stata appoggiata dalla maggioranza dei gruppi presenti. Intende ugualmente intervenire?

BEPPE PISANU. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. La ringrazio, Presidente, perché avrebbe potuto anche non concedermi la parola e io non avrei avuto nulla da eccepire.
Vorrei precisare, poiché la discussione odierna ha rischiato di degenerare...

MARIA LENTI. Sempre per colpa vostra!

BEPPE PISANU. ...che oggi non ero presente alla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo nel corso della quale la collega che mi rappresentava non ha mai dato la propria adesione alla diretta radiofonica. Quindi al riguardo non vi è stata unanimità. Inoltre la medesima collega non ha mai, durante la riunione, sentito parlare di contingentamento.
Comunque, essendoci evidentemente stato da parte della collega Prestigiacomo un fraintendimento, non vogliamo insistere su questo aspetto. Mi permetto solo di ricordare all'Assemblea che, avendo in altre circostanze registrato eguali malintesi, avevo finito per dichiarare alla Conferenza dei presidenti di gruppo che da quel momento in poi il gruppo di forza Italia sarebbe stato sempre contrario a qualsiasi proposta solo per marcare la mancanza di unanimità.
Detto questo, vi è stato un fraintendimento e quindi la colpa è nostra ma, per favore, non cercate di «marciarci» più del necessario perché con le sventagliate moralistiche che abbiamo ascoltato poc'anzi dai banchi della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale) voi non contribuite in alcun modo a chiarire le cose e a rasserenare gli animi.
La proposta del collega Vito interpretava perfettamente l'opinione del gruppo di forza Italia, il quale vuole concorrere al varo definitivo di questo provvedimento, vorrebbe emendarlo ma, lo ripeto, cercate di non «marciare» sugli equivoci e di non montare campagne moralistiche contro forza Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!

GUSTAVO SELVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Selva, lei ha aperto il dibattito e mi sembra improprio


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che lo concluda, anche perché siamo giunti ad un punto definitivo.

GUSTAVO SELVA. Chiedo la parola per fatto personale per rispondere all'onorevole Mattarella.

PRESIDENTE. Potrà farlo successivamente.

GUSTAVO SELVA. La ringrazio.

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, non so se lei fosse in aula quando questo dibattito ha avuto un ampio prologo. Il Presidente della Camera ha più volte esplicitato che in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo i tempi non solo sono stati contingentati ma il contingentamento è stato anche letto. È quindi difficile che non si sia capito cosa stava succedendo.
Ad ogni buon conto, sempre nell'ottica di recuperare un clima di serenità e di collaborazione, anche sentito il parere dei gruppi, la Presidenza accoglie la richiesta dell'onorevole Vito di sospendere la seduta per quindici minuti. Sospendo pertanto la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,10.

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei iniziare le mie considerazioni partendo esattamente da quanto è stato sostenuto nell'ultimo intervento prima della sospensione dal collega Grimaldi il quale credo che, anche a nome degli altri gruppi della maggioranza, avesse accettato la proposta di una sospensione...
Presidente, sarebbe forse opportuno consentire ai deputati di entrare in aula.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto.
Prosegua pure, onorevole Vito.

ELIO VITO. Dicevo che il collega Grimaldi e gli altri capigruppo della maggioranza hanno osservato qualcosa che noi non abbiamo mai messo in discussione e che evidentemente costituisce un importante principio della democrazia politica, che si fonda appunto sul principio di responsabilità.
Noi non mettiamo in discussione, ovviamente, il diritto-dovere della maggioranza di sostenere - anche in maniera serrata e «blindata» - un provvedimento del Governo, anche se questo significa contrastare degli emendamenti a volte presentati dagli stessi esponenti della maggioranza - com'è accaduto questa sera - ed anche se questo significa, incoerentemente ed assurdamente, respingere delle proposte migliorative e di buon senso che provengono dai gruppi di opposizione.
La maggioranza ed il Governo hanno pienamente il diritto di sbagliare, anche di assumere scelte non condivise o incoerenti ed assurde, ma ad una condizione: che se ne assumano politicamente e pubblicamente la responsabilità!
Presidente, se vi è il diritto, da noi riconosciuto, della maggioranza e del Governo di respingere anche tutte le proposte dell'opposizione, comprese le più sensate e condivise da altri settori della maggioranza, noi reclamiamo però il nostro diritto (rispetto al quale crediamo che vi sia un dovere del Governo dinanzi al Parlamento) a sostenerne le ragioni politicamente e pubblicamente.
Presidente, quello che riteniamo essere un confronto non corretto e che rende poi impossibile che vi sia un buon clima nel lavoro parlamentare è un confronto nel quale alle questioni - sollevate su un tema tra l'altro delicato e complesso, che urta e tocca le sensibilità di ciascuno di noi - poste dai colleghi deputati dell'opposizione non viene fornita alcuna risposta. Non vi è quindi l'assunzione pubblica di responsabilità politica che fa nascere, a quel punto, il diritto del Governo e della maggioranza a respingere quelle proposte, ma a condizione che si assumano di fronte al Parlamento - e quindi al paese


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ed all'opinione pubblica - il dovere, la responsabilità di dire «no» per questa ragione!
Presidente, se vi sono queste condizioni di dibattito parlamentare, noi possiamo anche accettare - a malincuore, certo! - una pregiudiziale contrarietà alle nostre ragioni, ma lo faremmo se il Governo se ne assumesse pubblicamente la responsabilità. Sosteniamo tale punto di vista perché ciò significherebbe almeno far assumere al Governo il «costo» delle scelte che prende di fronte all'opinione pubblica.
Ciò detto, sarebbe indispensabile a questo punto - e per questo intervengo sull'ordine dei lavori - che il ministro Bindi (pur avendo già replicato nella tarda serata di ieri dopo la discussione sulle linee generali, ma si trattava di un'altra fase del dibattito) prendesse finalmente la parola in quest'aula per replicare comunque alle numerose questioni poste dall'opposizione. Sarebbe opportuno poi che, dopo la replica all'opposizione del ministro Bindi, si offrisse la possibilità ai colleghi dell'opposizione di ribadire, sinteticamente ma significativamente, le questioni che ci portano invece ad esprimere la nostra contrarietà non alla sperimentazione del metodo, ma al decreto Bindi.
In conclusione, quindi, vorrei precisare nuovamente che la contrarietà del Polo non è alla sperimentazione del metodo Di Bella, ma al decreto Bindi.
Se ciò avverrà - credo sia nostro diritto chiedere che ciò si verifichi - credo che poi potremmo riprendere e concludere rapidamente le votazioni; ma dopo aver precisato e chiarito agli occhi del Parlamento e dell'opinione pubblica quali siano i punti politici di confronto e di confronto parlamentare.

ROSY BINDI, Ministro della sanità. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI, Ministro della sanità. Accolgo volentieri l'invito che mi è stato rivolto anche in relazione alle parole conclusive della mia replica di ieri sera in quest'aula, dove si è svolta, alla presenza di un numero relativamente basso di parlamentari, una discussione molto serena, molto pacata, che ha consentito a tutti noi di avere un ulteriore momento di approfondimento per una vicenda così importante, così seria e per alcuni aspetti anche così drammatica.
Concludevo la mia replica di ieri sera dicendo che il Governo si era assunto fino in fondo le proprie responsabilità e chiedevo all'opposizione di consentire che queste venissero esercitate non snaturando i principi che avevano guidato l'assunzione di responsabilità da parte del Governo in tutta questa vicenda.
Accolgo volentieri l'invito che mi viene rivolto dall'onorevole Vito a spiegare meglio, a ripetere in quest'aula quelli che sono stati i principi che hanno guidato l'esercizio della responsabilità da parte del Governo in questa vicenda e che sono contenuti nel decreto, anche per ribadire le ragioni per le quali non riteniamo che questo provvedimento possa essere definito «blindato», dal momento che è stato modificato in maniera significativa al Senato, ma è stato modificato oltre una soglia che riteniamo a questo punto non più valicabile, proprio per quei principi che voglio sinteticamente ricordare.
Questo decreto regolamenta, norma quello che è stato il percorso con il quale abbiamo voluto guidare una vicenda così complessa. Prima di tutto nel provvedimento si regolamenta la sperimentazione del metodo Di Bella. Si è avvertita la necessità di farlo con un apposito atto avente forza di legge perché questa sperimentazione si allontana, per alcuni aspetti, dalla normativa internazionale sulle sperimentazioni cliniche ampiamente e totalmente recepita dal nostro paese. E si allontana non certo per minor rigore o per le procedure seguite, bensì per l'impulso alla sperimentazione che non è venuto da una richiesta della casa farmaceutica che produce la specialità medicinale o da parte dell'inventore della terapia, il professor Di Bella, bensì per esplicita richiesta del Governo, del ministro


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della sanità, alla comunità scientifica, anche su richiesta degli assessori regionali e a fronte di un ordine del giorno approvato in data 22 dicembre dal Senato della Repubblica. Un avvio di sperimentazione anomalo e che, come tale, doveva essere contenuto in una norma avente forza di legge.
Analogamente, data la delicatezza della situazione che è venuta a crearsi nel paese, con risvolti sociali molto accesi, era quanto mai indispensabile che le procedure individuate per questa sperimentazione fossero contenute in una norma avente forza di legge. Ciò perché questa e solo questa fosse la sperimentazione dalla quale attingere i dati ed i risultati che dovranno poi determinate le scelte ulteriori del Governo sulla multiterapia e sul multitrattamento Di Bella. Questo al fine di impedire che sperimentazioni parallele, selvagge ed improvvisate, volte in maniera pregiudiziale a dare risultati positivi o negativi sull'attività e l'efficacia di questa terapia, finissero per interferire su quella certezza dei dati e su quella evidenza dei risultati che devono essere fornite dalla comunità scientifica alla quale questa responsabilità è stata affidata.
Si tratta quindi di normare questa sperimentazione e di impedire che vi siano sperimentazioni parallele od improprie che possano in qualche modo disturbare il percorso scientifico che ogni sperimentazione deve seguire, tanto più che ci troviamo di fronte ad una sperimentazione multicentrica che tra tutte è ritenuta sicuramente quella che dà maggiori garanzie, perché gli stessi sperimentatori si controllano tra loro, sono sottoposti ad un comitato guida ed in questo caso verranno anche, in qualche modo, garantiti nella loro opera e nel loro percorso da esperti di carattere internazionale già convocati e già coinvolti nel lavoro.
Questo era il primo obiettivo e questo è quanto è contenuto nell'articolo 1. Vorrei approfittare per ricordare che i protocolli, che peraltro sono a disposizione di questa Camera, perché espressamente richiesti dalla XII Commissione e messi a disposizione dal Ministero, sono stati tutti siglati dal professor Luigi Di Bella, così come lo è stata la formula dei farmaci. Questi stessi protocolli vengono inoltre applicati sotto la revisione di un comitato guida di cui fa parte, per esplicito conferimento di incarico, il dottor Giuseppe Di Bella, figlio del professor Di Bella.
Aggiungo che questi protocolli prevedono il reclutamento di ammalati di tumore nelle varie fasi della malattia. C'è un protocollo esplicitamente dedicato ai malati terminali perché, come è noto, da molti è venuta l'esplicita richiesta di riconoscere questa come terapia palliativa, o comunque come sostegno alla fase avanzata e terminale della malattia e dell'ammalato. Tuttavia, come riconosciuto dallo stesso dottor Giuseppe Di Bella, dei 600 pazienti sottoposti a trial farmaceutici, soltanto 66 - quindi l'11 per cento, dei protocolli - è in fase avanzata della malattia. Tutti gli altri si trovano in una condizione che può effettivamente consentire una validazione dell'attività e, quindi, dell'efficacia nella fase successiva di questa terapia.
È altresì già previsto che alcuni di questi protocolli potranno avere la terza fase, che è quella randomizzata, quella della prova della validità clinica, una volta terminata la seconda fase della sperimentazione che, come tutti sanno, è quella volta a provare non tanto l'efficacia quanto l'attività biologica.
Con questo decreto si consente altresì che la terapia venga prescritta prima della conclusione della sperimentazione. Era necessario che questa possibilità di prescrizione fosse contenuta in un provvedimento avente forza di legge perché ciò non è la norma. Perché, però, abbiamo operato responsabilmente questa scelta?

Perché sappiamo bene che da anni, e soprattutto in questi ultimi mesi, dietro una sorta di validazione della terapia da parte dei mass media e dei magistrati, prima della sperimentazione vi sono molti ammalati di tumore che hanno chiesto che venisse prescritta loro questa terapia. In questo modo abbiamo inteso eliminare una sorta di sommerso e di clandestinità per poter conoscere chi siano coloro i

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quali prescrivono questa terapia, chi siano gli ammalati di tumore che vi si affidano e quale ne sia l'effettivo numero, al fine di mettere sotto studio osservazionale queste persone, per consentire loro di acquistare a prezzo politico la somatostatina in farmacia ed al tempo stesso di conoscere i dati epidemiologici nonché l'evoluzione di chi si sottopone a questa terapia.
Credo che tutto ciò abbia costituito un atto di grande responsabilità che, come ripeto, ha chiuso una fase di clandestinità. Ecco perché non comprendiamo per quale motivo il professor Di Bella ed i suoi seguaci, dopo aver per anni prescritto questa terapia senza mai chiederne la sperimentazione, ora che quest'ultima è avviata e che con atto avente forza di legge se ne consente la prescrizione, proprio adesso smettono di prescriverla, ponendo alcuni ammalati in condizioni di grande difficoltà. Tale situazione di difficoltà è stata in parte superata grazie alla posizione dell'ordine dei medici, che ha consentito a chi si assume la responsabilità di richiedere il consenso informato di coloro i quali si vogliono sottoporre a questa terapia di poterlo fare alla luce del sole, senza alcun tipo di problema, come si vorrebbe far credere quando si usano espressioni come «minaccia», «legare le mani» o altre locuzioni di questo genere.
Per quanto attiene a questa particolare disposizione abbiamo apportato, anche su esplicita richiesta del garante, una modifica a tutela della privacy dell'ammalato: non più nome e cognome, ma riferimento alfanumerico, che però ci consente ugualmente di risalire all'identità del paziente al fine di tutelarlo. Vorrei che non si dimenticasse come in questi mesi siano nati vari speculatori intorno al multitrattamento del professor Di Bella: sono essi che devono temere questo articolo, non coloro che dichiarano di agire in scienza e coscienza e che trovano in questa norma un riconoscimento della loro scienza e coscienza, e non certo un modo per impedire l'esercizio della loro professione.
In questo decreto è contenuto un altro principio importante, che viene ribadito con atto avente forza di legge: spetta alla commissione unica del farmaco...

LUCIANO DUSSIN. Buoni quelli!

ROSY BINDI, Ministro della sanità. ...porre a carico del servizio sanitario nazionale i farmaci di cui sia stata approvata l'efficacia. Spetta altresì alla stessa commissione, una volta che sia terminata la seconda fase della sperimentazione, prima della prova dell'efficacia, prevedere l'eventuale registrazione a fine palliativo della stessa terapia, cosa che non possiamo fare in questa fase, nella quale non è stata ancora provata l'attività di questa terapia. Vorrei che ci richiamassimo ad un principio fondamentale: il servizio sanitario nazionale non solo tutela il corretto uso delle risorse, perché a fronte di risorse limitate è un imperativo etico e politico disporre che queste ultime vengano impiegate per le terapie efficaci e, nel loro ambito, per le terapie più efficaci. Ma è altresì fondamentale che tutto questo avvenga a tutela e a garanzia dell'ammalato, perché porre a carico del servizio sanitario nazionale un farmaco prima della prova della sua efficacia rappresenta una via indiretta con la quale si può far credere che una terapia è efficace prima di averla validata.
Lo stesso vale per gli ammalati terminali: è sbagliato il principio che ha orientato anche alcune amministrazioni regionali in questi mesi ad affermare che agli ammalati terminali si può dispensare qualunque terapia, perché non tutte sono in grado di migliorare la qualità della vita nello stato terminale della malattia. Ecco perché vi è un protocollo adeguato, ecco perché la stessa registrazione a fine palliativo potrebbe e potrà avvenire solo una volta che saranno conosciuti i risultati della seconda fase.
Certo, ci siamo posti il problema di coloro che sono in condizioni economiche difficili. Non a caso c'è il prezzo politico...

LUCIANO DUSSIN. Dove? Dove c'è il prezzo politico? A casa tua!


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ROSY BINDI, Ministro della sanità. ...e non a caso è stato aumentato il fondo a favore dei comuni per l'assistenza alle famiglie particolarmente bisognose che in questo anno hanno sostenuto costi sanitari assai alti.
Anche di tale principio ci assumiamo la responsabilità: ad esso non intendiamo derogare, perché questo vorrebbe dire smantellare i principi fondamentali del servizio sanitario nazionale e, soprattutto, barattare per speranza ciò che invece in questa fase non ha ancora avuto una validazione adeguata.
Ritengo che questi siano gli elementi fondamentali del provvedimento, che al Senato è stato modificato in parti importanti, ma che non può esserlo ulteriormente. In alcuni emendamenti presentati dall'opposizione - taluni, è vero, erano stati presentati anche da deputati dei gruppi di maggioranza - vi sono richieste che il Governo è disposto ad accogliere, se inserite in un ordine del giorno. Ad esse infatti si potrà dire di sì solo al termine della seconda fase della sperimentazione, che è quella in atto al momento attuale.
Mi riferisco, in particolare, a chi chiede la registrazione di questa terapia a fini palliativi. Potremo prendere in considerazione la richiesta alla fine della sperimentazione, ma tale indicazione non può essere contenuta nel decreto al nostro esame.
Allo stesso modo, il fatto di avere aperto lo studio osservazionale per duemila pazienti e di aver consentito la terapia anche prima della fine della sperimentazione ci consentirà di acquisire i dati di quanti si sono sottoposti ad essa fuori della sperimentazione, ma non potremo accettare tali dati come un apporto ad essa, perché ciò vorrebbe dire negare il disposto dell'articolo 1 che indica la sperimentazione alla quale potremo fare effettivamente riferimento. Ci ispiriamo in questa scelta alle regole scientifiche accettate in tutto il mondo.
Ecco il motivo per il quale abbiamo accolto alcuni emendamenti. Ecco perché sono andata ad illustrare le ragioni di essi e del decreto stesso al professor Di Bella a Modena. Mi dispiace che il suo atteggiamento continui, di fatto, a dimostrare di non volere la sperimentazione. Consentitemi di dire che questo è abbastanza originale per un ricercatore, perché chi ricercando trova una soluzione per la salute dell'umanità dovrebbe essere mosso per primo dall'interesse di sottoporre alla validazione di tutta la comunità scientifica i risultati della sua scoperta (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).
Questo è l'atteggiamento di umiltà che deve caratterizzare tutti coloro che intraprendono la via della ricerca, soprattutto in un settore importante come quello della medicina. Al tempo stesso sorprende che si reputi che sia volto a legare le mani un provvedimento che invece ha consentito e consente, attraverso la regolamentazione, ciò che non è mai stato permesso prima. I medici - ce ne sono molti in quest'aula, che possono confermare quanto dico - se sanno che non vi sono alternative terapeutiche, possono ricorrere alla prescrizione di alcuni farmaci anche prima che ne sia provata l'efficacia.
Però è necessario che queste terapie nuove si basino su dati documentati scientificamente ed abbiano avuto un riconoscimento nelle riviste scientifiche accreditate a livello internazionale. Purtroppo per quanto riguarda la multiterapia Di Bella ci troviamo di fronte a pubblicazioni fatte in proprio dal professor Di Bella e dai suoi sostenitori e non ad un riconoscimento della comunità scientifica internazionale...

DOMENICO GRAMAZIO. Comunicazioni ai congressi internazionali!

ROSY BINDI, Ministro della sanità. Ecco perché per lui abbiamo dovuto trovare una deroga a questo principio di carattere generale. È incomprensibile che lo si consideri un modo per ostacolare la sua presenza nel nostro paese: al contrario, è stata una vera e propria apertura, è stato un modo per garantire coloro che avevano inteso affidarsi a questa terapia prima della sperimentazione.


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Credo che con questo decreto noi abbiamo effettivamente disciplinato - in ossequio alle regole della sperimentazione clinica in tutto il mondo, con una grande attenzione alla questione sociale che si è creata intorno a questa vicenda ed in ossequio ai principi del servizio sanitario nazionale - quel principio di libertà della cura che è tale solo di fronte ad una validazione scientifica e che tale non può essere prima di questa validazione, pena la messa a rischio della salute, dell'incolumità e della dignità della persona umana.
Vorrei qui ricordare che il percorso della sperimentazione parte da Norimberga ed arriva fino a Friburgo, laddove tutta la comunità scientifica internazionale si è data regole di sperimentazione nel rispetto della dignità della persona umana. Noi non possiamo derogare a queste regole. Ecco perché riteniamo di aver affrontato con il decreto una questione estremamente difficile, ma che consente al nostro paese di uscire con dignità - con grande dignità - da questa vicenda. La nostra comunità scientifica si è comportata con grande senso di responsabilità. Non accettiamo lezioni da altri paesi: anche i grandi Stati Uniti d'America alcuni anni fa hanno sperimentato il succo di albicocca per la cura del tumore; vicende del genere capitano dovunque. Ma il percorso è stato quello della sperimentazione clinica: non altro. Noi ci siamo messi su questa strada e da questo punto di vista non abbiamo niente da rimproverarci.
Vorrei chiedere allora a tutti noi un grande atto di responsabilità. Nel momento in cui il decreto sarà convertito, faremo tutti un passo avanti verso quella serenità di cui la comunità scientifica e gli ammalati hanno bisogno per portare presto a termine la sperimentazione e per dire una parola di chiarezza a tutti coloro che negli ultimi mesi sono stati davvero sottoposti a messaggi troppe volte impropri ed irresponsabili, ma che in questo momento abbiamo l'occasione di riscattare grazie a scelte di cui il Governo si assume la responsabilità. Chiediamo anche all'opposizione di fare la sua parte, per poi decidere insieme - alla fine della sperimentazione - il percorso futuro (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, di rinnovamento italiano, misto-verdi-l'Ulivo e misto-rete-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Penso, colleghi, che l'intervento del ministro debba essere considerato come conclusivo della parentesi precedentemente aperta nel dibattito.
A questo punto riprendiamo l'esame degli emendamenti.

GIULIO CONTI. No, no!

PRESIDENTE. Ricordo che eravamo arrivati all'esame degli identici emendamenti Massidda 1.32, Bergamo 1.33 e Conti 1.37.

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Poiché anche l'onorevole Conti ha fatto pervenire analoga richiesta, darò ora la parola a lei, onorevole Armaroli. Ha facoltà di parlare.

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, se mi consente vorrei cogliere l'occasione per intervenire sia per un richiamo al regolamento (con riferimento all'articolo 154) sia sull'ordine dei lavori. Per quanto concerne quest'ultimo punto, signor Presidente, lei ha detto che con le dichiarazioni del ministro della sanità si chiude, mentre invece ai sensi del regolamento si apre la possibilità...

PRESIDENTE. No, onorevole Armaroli, l'intervento del ministro riapre le dichiarazioni di voto. Quando, cioè, il ministro interviene nell'ambito delle dichiarazioni di voto su un emendamento, come in effetti è avvenuto, le stesse si intendono riaperte: pertanto, su questi emendamenti possono ora intervenire nuovamente tutti i gruppi, indipendentemente dal fatto che


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in precedenza alcuni siano già intervenuti. Non si riapre, però, una discussione sull'ordine dei lavori.

PAOLO ARMAROLI. Certo.
Per quanto riguarda, signor Presidente, il richiamo al regolamento, ho sentito in quest'aula, ma mi auguro di aver capito male, che qualcuno parlava di contingentamento dei tempi. Vorrei allora ricordare a me stesso, non ai colleghi, che non ne hanno bisogno, né soprattutto a lei, signor Presidente, che l'articolo 154 del nostro regolamento stabilisce che in via transitoria non si applicano al procedimento di conversione dei decreti-legge le disposizioni relative al contingentamento dei tempi. In sede di Giunta per il regolamento, di fronte a qualche perplessità, è stato detto dal Presidente Violante che per il momento la questione è congelata. Evidentemente, per quanto riguarda i disegni di legge di conversione non vi è contingentamento dei tempi, questo è un punto fermo.
In merito, poi, alle questioni sollevate in quest'aula circa il rapporto triangolare Governo-maggioranza-opposizione, mi consenta di illustrare alcuni punti che il gruppo di alleanza nazionale ritiene fermi e mi auguro che anche il Governo e la maggioranza li considerino tali. In primo luogo, sicuramente la maggioranza ha il diritto di sostenere il Governo nel suo indirizzo politico, ma proprio per questo i gruppi di opposizione, signor Presidente - e lei ne terrà buona nota -, hanno diminuito sensibilmente il numero dei loro emendamenti. Ciò perché desideriamo che dalla tesi del Governo e della maggioranza e dall'antitesi dell'opposizione possa nascere una sintesi che, presidente Mussi, non ha niente a che fare con quella democrazia consociativa che ella ed i suoi compagni di partito hanno praticato per decenni durante la deprecata - a parole - prima Repubblica. Mi rivolgo alla cortesia del ministro della sanità e, in questo caso, anche al ministro per i rapporti con il Parlamento, che queste cose le conosce egregiamente: noi non faremo mancare il numero legale «a capocchia», perché un provvedimento non ci piace, ma chiediamo che sugli emendamenti dell'opposizione il ministro possa pronunciare dei «sì» e dei «no» a ragion veduta, cioè motivando le cause del consenso o del dissenso, non solo per rispetto verso i gruppi dell'opposizione, ma anche verso l'opinione pubblica. Le do atto, ministro, di aver detto, all'inizio del suo intervento, «prendo la parola volentieri». Ecco, mi auguro che questo clima civile ci sia sempre, tra i gruppi di opposizione ed il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Armaroli, io la ascolto sempre con grande interesse e con grande rispetto, però obiettivamente non possiamo riaprire all'infinito questioni già dibattute e chiarite.
Il Presidente Violante ha chiaramente affermato ...

ALESSANDRO CÈ. Ma chi è Violante, il duce?

PRESIDENTE. ... che questo contingentamento non intende in alcun modo stabilire la contingentabilità dei tempi di esame dei decreti-legge, in ordine alla quale vige quell'interpretazione che è stata congelata e che rimane tale. Il contingentamento di oggi deriva dal fatto che alcuni deputati, appartenenti anche al suo gruppo e ad altri di opposizione, hanno chiesto ieri la possibilità che si svolgesse la ripresa televisiva dei nostri lavori.

ELIO VITO. Poi diventata radiofonica!

PRESIDENTE. Poiché la diretta richiede tempi predefiniti, per andare incontro a tale richiesta è stata convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo e in quella sede si è stabilito che la diretta radiofonica si sarebbe potuta tenere, ma che ciò implicava la necessità di concludere entro questa sera il dibattito sugli emendamenti. Questa è la situazione, che penso sia ormai chiara a tutti. A questo punto, non posso permettere altri interventi


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sull'ordine dei lavori, perché altrimenti, continuando a discutere a questo proposito, non lavoriamo mai.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Per dichiarazione di voto sugli identici emendamenti in esame?

PIERIGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, mi scusi, se vuole può togliermi la parola, oppure posso intervenire per dichiarazione di voto sugli identici emendamenti in esame, ma credo che in questa maniera tutti gli sforzi che stiamo facendo per il dialogo vengano da lei vanificati, visto che non ci permette di chiarire.
Il collega Vito è intervenuto dicendo qualcosa che serve a rasserenare, a trovare un accordo, a permettere di votare. Eravamo quasi giunti alla conclusione di non partecipare più ai lavori: ci consenta dunque qualche minuto per poter chiarire, a noi e alla maggioranza, un nuovo percorso che consenta il dialogo. Altrimenti, non possiamo tornare indietro sulle nostre posizioni: deve quindi concederci di intervenire sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Onorevole Massidda, ma dovremo arrivare a votare questi emendamenti, o no? Ne conviene?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Certo.

PRESIDENTE. Allora faccia una dichiarazione di voto dicendo quanto ritiene giusto.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Sì, ma lei detrarrebbe il tempo da quello a nostra disposizione!
Se questo è il percorso che vuole seguire, possiamo adeguarci, però la responsabilità è sua...

PRESIDENTE. Onorevole Massidda, mi perdoni: devo agire anche in base al buon senso. È inutile continuare a discutere sull'ordine dei lavori senza arrivare mai a votare, perché a questo punto abbiamo solo stabilito il disordine dei lavori!
Il ministro ha dato dei chiarimenti, ha indicato i suoi orientamenti in base alla richiesta avanzata dai gruppi di opposizione, in particolare dall'onorevole Vito; ha anche spiegato perché non ritiene di poter accettare alcuni emendamenti e perché ritiene che altri possano essere trasfusi in ordini del giorno. A questo punto, nell'ambito del tempo a disposizione per le dichiarazioni di voto, può esprimere la sua posizione.

GIUSEPPE TATARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE TATARELLA. Signor Presidente, mi consenta di dissentire dalla sua impostazione che fa soltanto perdere del tempo e non crea le premesse utili per il dialogo. Oggi abbiamo voluto creare un precedente. Dopo che l'onorevole Grimaldi, del gruppo di rifondazione comunista, ha sostenuto una tesi logica (la maggioranza sostiene il Governo, non vuole, non può, non è in grado di accettare gli emendamenti dell'opposizione), noi abbiamo chiesto una sospensione; siamo tornati in aula ed abbiamo chiesto al ministro di motivare le ragioni per cui non accetta i nostri emendamenti. A questo punto, non è che si riapre il dibattito, signor Presidente, ma si dà la possibilità al ministro di chiarire, ai gruppi di esprimere il loro parere brevissimamente, senza creare intralcio, arrivando a votare; l'opinione pubblica è informata e facciamo di quest'aula una vetrina della disparità di posizioni, punto e basta. Se lei ce la mette tutta per impedire questo dialogo, la responsabilità è solo sua!
Noi vogliamo, dopo la dichiarazione dell'onorevole Grimaldi e la richiesta dell'onorevole Vito, dare la possibilità ai gruppi di esprimere una valutazione civile sul discorso del ministro Bindi, punto e basta!


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PRESIDENTE. Onorevole Tatarella, se questa è la strada che lei ritiene opportuna e se questo può risolvere il problema, avvertendo che darò la parola ad un deputato per gruppo che ne faccia richiesta, chiedo all'onorevole Massidda se intenda intervenire per il gruppo di forza Italia.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, la ringrazio, anche perché ci dà l'opportunità di chiarire una posizione che non deve prestarsi a strumentalizzazioni. Abbiamo apprezzato, sia ieri che oggi, l'intervento del ministro, però per noi le dichiarazioni del ministro non sono dei dogmi, se permettete! Come abbiamo apprezzato l'attuale posizione del ministro, per certi passaggi del decreto, abbiamo anche criticato in passato il ministro per i forti ritardi: non è vero che siamo arrivati a questo stadio del decreto esclusivamente per grazia ricevuta; ci siamo arrivati su pressione della gente, della piazza, che noi in questo momento, anziché rasserenare, quasi aizziamo se non portiamo avanti un certo dialogo.
Il gruppo di forza Italia, essendo promotore di più della metà degli emendamenti, ha già detto che è impossibile illustrarli con il poco tempo a disposizione.

Abbiamo già annunciato ieri che eravamo disponibili a ritirarli quasi tutti, ma, permettete, ce ne sono alcuni - guarda caso, speculari a quelli che ha presentato la maggioranza - destinati ad arricchire il decreto. Un decreto che - ricordatelo - decadrà il 18 aprile ed oggi è il 31 marzo, e voi ci avete insegnato che, se c'è la volontà di portare avanti i decreti-legge, quando superano l'ostacolo della Camera, al Senato, grazie anche alla vostra schiacciante maggioranza, passano in un baleno. Quindi, è un falso alibi dire «non possiamo accettare degli emendamenti esclusivamente per paura che decada il decreto»; un decreto che, ripeto, anche noi vogliamo.
Noi vogliamo la sperimentazione. Non ci stiamo schierando né con il ministro né contro il ministro, né con Di Bella né contro Di Bella. Noi vogliamo chiarezza. Vogliamo dare risposta ai cittadini, ma non solo a quei fortunati che hanno avuto la possibilità, con la sperimentazione, di ricevere una cura che al termine della sperimentazione si interromperà. Ieri - ma molti di voi, anzi quasi tutti, non c'erano - ho citato un caso che vi dovrebbe far ragionare. In questo decreto non è previsto che i pazienti che non possono permettersi certe cure, ma che si sono sottoposti alla sperimentazione, possano proseguire la terapia qualora ne traessero grande beneficio.
In sintesi, noi abbiamo chiesto poche cose, sulle quali credo che possiamo confrontarci. Abbiamo chiesto che anche dopo la sperimentazione si possa proseguire la terapia per queste persone sulle quali si sia dimostrata efficace. Abbiamo chiesto di rivedere alcuni passaggi sulla privacy, sempre criticati da voialtri. Abbiamo chiesto di mantenere la libertà di scienza e di coscienza del medico, perché noi riteniamo che queste sanzioni straordinarie che voi chiedete siano fuori luogo, perché già esistono sanzioni ordinarie che rispondono a tutti i requisiti che voi volete. Di fatto, in questo essere eccessivamente fiscali, eccessivamente rigidi c'è un oltraggio alla professione del medico e alla professione del farmacista. Poi, abbiamo chiesto che tutti i pazienti per i quali la medicina comune ha già detto che non c'è niente da fare, che devono tornare a casa, che non c'è più terapia per loro e che devono fare le loro preghiere, abbiano la possibilità - gratuitamente e sotto la loro responsabilità - di praticare questa terapia, perché esistono tanti casi - poi verificheremo se veritieri o no - nei quali anche per i malati terminali si sono prodotti risultati positivi.
Sono pochi passaggi, che vuole migliorare anche la maggioranza, e li possiamo risolvere in un quarto d'ora, trasmettendo subito questo decreto al Senato corretto e arricchito. Non tirate fuori degli alibi, cercate di ragionare. Noi vogliamo ragionare, ma quando non è possibile dialogare in Commissione, quando non è possibile dialogare in aula, che cosa rimane alla


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minoranza? Ci avete già oltraggiato, ma questa rigidità oltraggia la maggioranza, perché non può partecipare a niente.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Massidda.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Al Senato su 82 emendamenti ne sono passati due! Non c'è stato nessun dialogo. Cerchiamo di dare di nuovo un po' di dignità a questo Parlamento o siamo qui soltanto a fare le belle statuine? Rifletteteci (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)!

GIULIO CONTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Vorrei chiarire brevemente la posizione di alleanza nazionale in merito a questo decreto. Non siamo pro o contro il metodo Di Bella aprioristicamente e non siamo qui per disquisire sulla validità della chemioterapia, dell'ormonoterapia, della radioterapia, della cobaltoterapia. Noi siamo qui per discutere sul tentativo di verificare se sia valido un nuovo metodo di cura oppure non lo sia, quanto esso sia valido, quanto possa essere applicato, non solo per la cura contro il cancro, ma anche per la riconquista di una certa qualità della vita durante la fase terminale del malato.
Fatta questa premessa, rispondo direttamente al ministro, dicendole che ha nascosto questo non molto opportunamente. Mi riferisco in primo luogo alla speculazione. È vero che c'è, ma c'è perché la somatostatina e l'octreotide non si trovano. E ciò avviene nonostante l'ammissione da parte della Farmindustria e di tutte le industrie produttrici che il principio attivo è disponibile in abbondanza. Molti italiani acquistano la somatostatina in Grecia, in Svizzera, in Germania, dove le aziende produttrici italiane la esportano da molto tempo.

ANTONIO SAIA. Non è vero!

GIULIO CONTI. È verissimo! C'è poi un secondo punto da rilevare. La CUF è uno strumento che istituzionalmente e in base al suo regolamento ha il compito di inserire nel prontuario, nelle fasce A, B o C o al di fuori delle stesse, determinati farmaci, e da questo deriva la gratuità, la semigratuità o la non gratuità del prodotto chimico.
Ebbene, in questo caso, in base alla normativa in esame, la CUF avrà il potere di inserire la somatostatina e l'octreotide, che già si usano da ventiquattro anni, nel prontuario. Nel frattempo però si deve osservare il passaggio che poc'anzi ha sottolineato il collega Massidda: tale farmaco, all'indomani del voto su questo decreto-legge, non sarà più disponibile per tutti in base alla legge, ma lo sarà soltanto per coloro che sono sottoposti alla sperimentazione.
Ed allora il ministro si deve assumere la responsabilità di dire alle decine di migliaia di italiani che usano da anni questi farmaci al di fuori della sperimentazione (soprattutto dopo l'inizio della sperimentazione e della serie di errori del ministro, errori che sono aumentati e sono proliferati come funghi), che non possono più usare la somatostatina o il metodo Di Bella.
Oggi in Italia tale metodo non lo seguono soltanto i seicento malati cosiddetti sperimentati. Agli altri duemila pazienti, che nella relazione del ministro vengono definiti «arruolati» (è una parolaccia ma che tuttavia viene usata al pari di altre), il Parlamento, il ministro devono dire: voi questo cocktail farmacologico non potete usarlo più! È questo il secondo argomento al quale noi teniamo molto e vogliamo che il Governo lo chiarisca.
Come gruppo di alleanza nazionale, ma soprattutto come uomini, non possiamo dire: tu, che oggi speri in questa cura, devi smetterla perché arriva una legge che permette solo a coloro che sono stati sorteggiati di essere «sperimentati» o «arruolati», di curarsi con quella cura.


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Questo è un chiarimento che il ministro non ci vuole dare né in Commissione né in Assemblea.
Un altro articolo della normativa prevede che l'Istituto superiore della sanità debba raccogliere i dati al di fuori della sperimentazione, perché siano validati. Ma i dati al di fuori della sperimentazione sono quelli che dovrebbero essere raccolti se la terapia continuasse al di fuori della sperimentazione! Evidentemente questo articolo è in contraddizione con quanto dice il ministro. Ma quali dati raccoglierà l'Istituto superiore della sanità se questo decreto-legge stabilisce che solo gli «sperimentati» o gli «arruolati» possono fornire dati validi? Anche questo è un dato gravissimo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Conti!

GIULIO CONTI. Un solo minuto, Presidente, altrimenti non è possibile chiarire alcunché.
L'articolo 3 (questa grande conquista del Senato) prevede che fino al termine della sperimentazione sono fatti salvi gli atti del medico purché - ascoltate, per piacere! - «il paziente renda per iscritto il proprio consenso, dal quale risulti che i medicinali impiegati sono sottoposti a sperimentazione». Questo significa che la privacy non esiste; significa che il medico comunica forzatamente al paziente la diagnosi, che tale diagnosi il paziente, malato di cancro, la debba riferire al farmacista e a quant'altri ...fino al ministero! Ed allora quale privacy sarebbe stata salvata? Nessuna!
Nell'articolo 3-bis si dice poi che il paziente deve farsi riconoscere con «un riferimento numerico o alfanumerico». Anche in questo caso la privacy non viene salvata. Ma c'è di più: il paziente deve sottoscrivere il proprio consenso, altrimenti il medico non può prescrivergli l'MDB. Che significa questo? Al comma 5 si prevede che il medico, se viola l'articolo 3-bis, viene fatto oggetto di procedimento disciplinare. Tale norma è stata aggiunta dal Senato.
Ritengo, quindi, che questioni da chiarire ce ne siano, caro ministro!

PRESIDENTE. Onorevole Conti, la prego di terminare il suo intervento.

GIULIO CONTI. Signor ministro, la invito a chiarire tutto ciò, ma la invito soprattutto ad intervenire rispetto ad una questione. Mi riferisco a queste forme di violenza, sia alla violenza rappresentata dalla punizione nei confronti del medico sia alla violenza subita dal paziente che deve firmare per forza la sua accettazione di un certo tipo di terapia, perché, se non lo fa, non può essere sottoposto a quella terapia.
Non credo allora che ci sia libertà di terapia, né libertà di scelta, né libertà di sperimentazione, se è vero come è vero che su dieci protocolli...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIULIO CONTI. Ancora un secondo, poi non parlerò più.

PRESIDENTE. No, no, onorevole Conti, deve concludere.

GIULIO CONTI. Su dieci protocolli, il ministro ne destina otto a persone che hanno già fatto le terapie tradizionali e soltanto due a coloro che si trovano in prima linea, per un totale di 126 malati; gli altri sono tutti terminali. Mi sembra che sia troppo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, quando si riesce a parlare per cinque minuti, senza l'assillo derivante dal fatto di consumare il poco tempo che è stato messo a nostra disposizione con il contingentamento, forse qualcosa in più si capisce.


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PRESIDENTE. No, questo è un tempo calcolato, onorevole Cè.

GIUSEPPE DEL BARONE. Cè, non dirlo, perché lo stimoli!

ALESSANDRO CÈ. Ma l'intervento di Tatarella? Ma che facciamo? Ci prendiamo in giro? Prima è intervenuto l'onorevole Tatarella...

PRESIDENTE. Perché nel contingentamento...

ALESSANDRO CÈ. Mi lasci parlare, per favore.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, le sto dando una spiegazione. Nel contingentamento sono compresi anche i tempi sull'ordine dei lavori; altrimenti, che contingentamento sarebbe e che garanzia avremmo di riuscire a rispettare i tempi se escludessimo questi casi?

ALESSANDRO CÈ. Mi deve dire allora che possibilità ci sia di esprimersi in quest'aula se dobbiamo essere ancora sottoposti al contingentamento. Non mi pare fosse questa la logica che seguivamo. Penso che la maggior parte dei colleghi avesse compreso quello che ho capito io, ovvero che non era questa la logica che stavamo seguendo.
Ad ogni modo, se questa è la logica, voglio dire quanto segue. Siccome ancora una volta il ministro Bindi ha ribadito in questa sede, qualora ve ne fosse stata la necessità ... Pregherei il ministro di ascoltarmi e di non essere così offensiva nei confronti dei parlamentari da telefonare quando un deputato si rivolge a lei! Questa è maleducazione pura e semplice (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale)!... È arroganza e maleducazione!

SANDRA FEI. Bravo!

GIULIO CONTI. Bravo!

ALESSANDRO CÈ. Presidente, per favore, dia un po' di dignità a quest'aula.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Ce', a cominciare da lei. Parli tranquillamente.

ALESSANDRO CÈ. Ma non fa niente!

PRESIDENTE. Onorevole Cè, continui il suo intervento.

LUCIANO DUSSIN. Vergogna, vergogna!

ENRICO CAVALIERE. Vergogna!

ALESSANDRO CÈ. È una cosa indescrivibile (Proteste dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. No, onorevole Cè, è indescrivibile il suo comportamento.

ALESSANDRO CÈ. Ma l'abbiamo sentita! Ma l'abbiamo sentita...

PRESIDENTE. Onorevole Cè, la richiamo all'ordine (Proteste dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale).

ALESSANDRO CÈ. L'abbiamo sentita in corridoio inveire contro...

PRESIDENTE. Se lei desidera che il ministro la ascolti, lo chieda urbanamente e con buona educazione. È chiaro?

ALESSANDRO CÈ. L'abbiamo sentita in corridoio rivolgere parolacce ai parlamentari! Ha capito?
Non siamo più disposti a subire questo atteggiamento (Commenti del deputato Filocamo)! Non siamo più disposti ad accettare questo atteggiamento da parte del ministro!
La abbiamo sentita insultare i parlamentari (Proteste dei deputati dei gruppi


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della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale)!
In questa sede il ministro ha ribadito il suo estremo scetticismo, del quale peraltro eravamo sicuri. Infatti, quando è stata bocciata la prima richiesta di sperimentazione, il ministro si è allineato con le prese di posizione della CUF e del consiglio superiore della sanità ed ha bocciato a luglio la possibilità di effettuare la sperimentazione. In quest'aula, l'ordine del giorno Costa è stato bocciato. Per l'ennesima volta in questa sede il ministro ha ribadito che lo studio del professor Di Bella non sarebbe altro se non un insieme di fandonie e che sarebbe stata costretta - lo ha detto nel suo intervento - ad iniziare la sperimentazione. Prendiamo atto di ciò.
Il ministro ha detto che è uscita con dignità o che starebbe uscendo con dignità da questa situazione. Ma quale dignità, ministro? L'hanno vista tutti quando è andata a Modena! Un ministro dovrebbe vergognarsi a sostenere le cose che ha detto lei a Modena! Ha addirittura invitato il professor Di Bella ad effettuare delle prescrizioni che derogavano da quanto previsto in un decreto che lei stessa ha sottoscritto e che non consentiva la prescrizione di farmaci. Difatti il professor Luigi Di Bella da quel giorno ha smesso di effettuare le prescrizioni, perché a tutt'oggi questo decreto è valido nella stesura iniziale e non nel testo modificato dal Senato. Eppure lei, in diretta televisiva, ha invitato il professore a stare tranquillo, sostenendo che si sarebbe assunta la responsabilità di far cambiare il decreto, mettendo totalmente in un angolo il Parlamento.
Non è lei che può cambiare il decreto, è questo Parlamento. Ha capito? Questi sono i limiti di un ministro (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania e di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia)! Signor ministro, lei non esce assolutamente con dignità da questa situazione, esce in maniera vergognosa da questa situazione (Commenti di deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo)!

GABRIELLA PISTONE. Anche tu!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ALESSANDRO CÈ. Ministro, lei doveva fare un decreto-legge che avesse carattere di deroga per consentire la sperimentazione del metodo Di Bella e per consentire la prescrizione ai malati affetti da tumore, entro certi limiti, del protocollo. Lei non si è limitata a questo, ha fatto ben altro perché ha inserito parti che nulla hanno a che vedere con il multitrattamento Di Bella.
Mi rivolgo ora all'onorevole Mattarella che è intervenuto in precedenza: prima di parlare bisognerebbe leggere i provvedimenti! In quello in esame è stata inserita la questione della libertà di cura relativamente alla prescrizione di tutti i farmaci.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALESSANDRO CÈ. Tale questione doveva essere inserita in un disegno di legge che il ministro avrebbe dovuto avere il buon senso di presentare a parte, consentendo al Parlamento di discutere approfonditamente un argomento molto complesso che, in quanto tale, non può far parte di un decreto-legge e che, ove ve ne fosse bisogno, conferma la faccia assolutamente centralista e dirigista di questa sinistra di Governo catto-comunista! È questo il senso, l'ha capito (Applausi prolungati dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania e di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia - Congratulazioni - Applausi polemici e vive proteste dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra)?

FRANCESCO BONITO. Idiota!

SIMONE GNAGA. Bis!


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GIUSEPPE DEL BARONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, cercherò di mantenere l'intervento nei limiti di quella parola che sembra in certi momenti dimenticata e che si chiama deontologia (Applausi dei deputati dei gruppi per l'UDR-CDU/CDR, dei popolari e democratici-l'Ulivo e dei democratici di sinistra). Cercherò quindi di dire sommessamente ciò che penso e, se me lo consente, signor Presidente, il primo rimbrotto è rivolto a lei. Lo faccio a lei perché è stato proprio l'onorevole Violante (e io non ero completamente d'accordo) a dire all'inizio che questi tempi sarebbero stati sottratti al contingentamento. Le assicuro che non soffro di ipoacusia e come me credo che non ne soffrano i colleghi presenti, ma la dichiarazione è stata precisa.

GIULIO CONTI. Bravo, Del Barone!

GIUSEPPE DEL BARONE. Personalmente avevo detto al Presidente Violante: non diamo retta, pur di arrivare rapidamente ad una conclusione.

NICOLA BONO. Ma che dice, Presidente? Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Del Barone, il Presidente Violante ha fatto riferimento ai tempi relativamente agli interventi sull'ordine dei lavori che egli aveva autorizzato. Questo non vale per tutti gli interventi sull'ordine dei lavori che successivamente sono stati autorizzati anche da me su richiesta dell'onorevole Tatarella.

GIUSEPPE DEL BARONE. Allora devo ampliare un ragionamento fatto dal Presidente Violante, considerando che la seconda parte l'ha fatta lei (ed è un po' meno accettabile) e la prima parte l'ha fatta l'onorevole Violante (ed è completamente accettabile).
La premessa si rifà ai ricordi ginnasiali in base ai quali invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia, per cui ci troviamo di fronte ad un «sì» alla sperimentazione e ad un «no» al decreto. Non riesco proprio a capire questa faccenda perché, se si dice «sì» alla sperimentazione, essa ha un passaggio obbligato che è motivo della nostra discussione.
Onorevole Bindi, vorrei rammentarle, secondo quanto mi è stato raccontato da un collega autorevole del gruppo di rifondazione comunista componente della XII Commissione, che lei nel 1994 (allora io non ero deputato) aveva trattato questo argomento; ma io sono stato il primo in questa legislatura a presentare un'interrogazione sul caso Di Bella con cui le chiedevo notizie che consentissero di giungere ad una decisione a favore o contro determinate cose che il professore modenese prometteva con il concetto papale dell'urbi et orbi.
Il rimprovero che mi permetto di rivolgerle è molto preciso: se lei allora avesse guardato con maggiore attenzione ad un qualche cosa che avesse una «patente di validità», probabilmente, signor ministro, non sarebbe passata per quella persona che ha dovuto cedere non alle argomentazioni della scienza o della medicina, ma a quelle della piazza. Questo non è mai un atto di estrema positività per un ministro.
Vorrei ora svolgere alcune considerazioni nel più breve tempo possibile perché ho il terrore del campanello e dell'ottimo Presidente Petrini che mi invita a terminare il mio intervento.
In questa sede ho sentito dire che praticamente si vorrebbe passare il concetto della somatostatina con il «concetto corale» di poterla dare al malato. Rispetto a questa considerazione, mi rivolgo una domanda: se la si dà al malato, nel significato globale della parola, vuol dire che si è già accettata l'impostazione secondo la quale la somatostatina, la melatonina e tutti i prodotti del metodo Di Bella siano appropriati per la cura dei tumori. Se si accetta questo, non vedo poi come si possa accogliere il concetto della


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sperimentazione che sarebbe già accettato visto che si considera il metodo Di Bella una cura (e questo mi sembra che sia un dato di fatto).
La seconda argomentazione. Signor ministro, le ricordo che sulla legge finanziaria dell'anno scorso avemmo un piccolo incontro-scontro sulla faccenda della farmaceutica. Lei sa che, se i 12 mila miliardi che si spendono per la farmaceutica fossero integrati da una coralità di cura di somatostatina, probabilmente arriveremo ad una cifra di 16 mila miliardi. La cosa sarebbe assolutamente inaccettabile.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 19,10)

GIUSEPPE DEL BARONE. Visto che questo benedetto campanello ha già suonato, anche se non penso di aver superato i tempi regolamentari (sono stato leggermente maltrattato), mi limito a dire che probabilmente vi sarebbe dovuta essere una maggiore prudenza.
Ricordo che nel corso dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata - presiedeva l'onorevole Violante - il Presidente del Consiglio Prodi mi disse che avrebbe gradito una internazionalizzazione degli esaminandi...

PRESIDENTE. Onorevole Del Barone, non vorrei togliere la parola, ma lei deve concludere!

GIUSEPPE DEL BARONE. Non ho paura (lo giuro) di dire che il medico non potrà mai essere incriminato in questa faccenda perché se ad egli è chiesto di dare un consenso informato al malato, il medico lo deve firmare proprio per fare in modo che sia tutelato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Del Barone.

GIUSEPPE FIORONI, Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, è stata una fortuna che oggi non vi sia stata la diretta radiotelevisiva...

MARCO TARADASH. Ma sì che c'è!

GIUSEPPE FIORONI. ...perché credo che il clima che abbiamo vissuto fino a questo momento e con questi interventi avrebbe lasciato sconcertato non solo la platea dei nostri concittadini, ma soprattutto quei cittadini che sono particolarmente attenti...

GIULIO CONTI. Sei un provocatore!

GIUSEPPE FIORONI. ...onorevole Conti, anche alle sue dichiarazioni: mi riferisco a quei malati di cancro ed ai loro familiari...

FRANCESCO STORACE. Ora l'hai detta la stupidaggine!

GIUSEPPE FIORONI. ...che credo si siano stufati di essere continuamente strumentalizzati e di essere continuamente utilizzati (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo e dei democratici di sinistra-l'Ulivo) non per risolvere i loro problemi, che sono quelli di avere certezze. Infatti, un malato di cancro che si sente dire dopo cinque o dieci anni che è clinicamente sano ma non guarito vive con una spada di Damocle sulla testa e non sa se potrà mai dire «sono veramente sano». Ed allora, egli si attacca e si appella ad ogni speranza e ad ogni nuovo metodo! Credo che proprio per questo il nostro senso di responsabilità ci dovrebbe portare...

DOMENICO GRAMAZIO. A non «blindare» il decreto! Voi lo avete «blindato»!
Parli tu che fai il «Perry Mason» della situazione.

GIUSEPPE FIORONI. ...ad evitare di discutere di tali questioni come...


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DOMENICO GRAMAZIO. Avete «blindato» il decreto anche quando eravamo d'accordo!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio!

GIUSEPPE FIORONI. Il nostro senso di responsabilità ci dovrebbe portare anche ad evitare questo tipo di atteggiamenti, che sono più adatti alla partita Lazio-Roma, che a prendere decisioni serie che riguardano la pelle e la salute della gente.

DOMENICO GRAMAZIO. Avete «blindato» il decreto!

GIUSEPPE FIORONI. In ordine al decreto blindato mi riferisco a quanto ha detto l'onorevole Cè sullo scetticismo: non so se sia più pericoloso essere correttamente scettici, in attesa dei risultati, o essere aprioristicamente pronti a cavalcare un'ondata emotiva, promettendo che la speranza della gente sarà una certezza, mentre gli si vendono delle illusioni.

DOMENICO GRAMAZIO. Voi state vendendo le illusioni! Voi l'avete fatto in Commissione, lo sai bene! Siete contro i risultati!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la prego!

GIUSEPPE FIORONI. Credo che questo decreto consenta di poter dire in un ragionevole lasso di tempo dove, come e quando il metodo Di Bella abbia un'azione efficace. Queste sono le risposte certe...

DOMENICO GRAMAZIO. Dobbiamo farlo provare!

GIUSEPPE FIORONI. ... che i nostri malati aspettano. Qui si sta cercando di fare altro: innanzitutto di farne una strumentalizzazione incredibile; in secondo luogo, cosa che mi sembra ancora più pericolosa per un paese civile, si vuole dare il via non ad una sperimentazione chiara e trasparente, ma dire che questa terapia - e non cura - è cura per legge, cioè sostituirci come Parlamento - come hanno fatto già i pretori, emanando sentenze in cui dicono di usare questo metodo perché è migliore di quell'altro - affermando che il metodo Di Bella è sicuramente utile e fa bene,...

DOMENICO GRAMAZIO. Ma chi l'ha detto?! I magistrati sono intervenuti perché non sapete governare!

GIUSEPPE FIORONI. ... incrementando ancora una volta le attese e le aspettative della gente. Non capisco perché vi dovete riscaldare.
Mi riferisco in particolare all'onorevole Conti, quando dice che al povero medico carpiamo la libertà di terapia. Ma quale libertà di terapia? Io credo che per ciascuno di noi la prima libertà di terapia in senso etico sia quella di sapere di non fare del male al paziente. E allora abbiamo scritto...

DOMENICO GRAMAZIO. Lo sai bene che la cura di Di Bella non fa male! Sei un provocatore!

GIUSEPPE FIORONI. ... nel nostro articolo 12 del codice deontologico...

DOMENICO GRAMAZIO. Lo sai anche tu che la cura Di Bella non fa male!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, non mi costringa a richiamarla all'ordine, lasci parlare l'onorevole Fioroni! Onorevole Gramazio!

GIUSEPPE FIORONI. È vero che ormai in questo paese i magistrati fanno i medici; i medici presto si sostituiranno ad altri ordini professionali, sperando così di aiutare la crescita e lo sviluppo civile di questo paese (Commenti del deputato Conti). Ma la cosa più preoccupante è che sappiamo tutti che questa libertà di terapia deve essere basata su un fondamento


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scientifico. Voglio allora capire come si faceva a partire con una sperimentazione dove non c'erano dati in bibliografia, non c'erano dati in nessuna documentazione clinica seria; l'unico modo per poter avviare la terapia è avere consenziente il...

DOMENICO GRAMAZIO. Ci sono le cartelle cliniche, lo sai!

GIUSEPPE FIORONI. ... professor Di Bella e far partire i dieci protocolli che sono stati presi in considerazione.
Per quanto riguarda la libertà di scelta, si richiede al paziente di sottoscriverla, si tutela il paziente che deve sapere a cosa è sottoposto, non solo quando utilizza il metodo Di Bella, ma quando fa qualunque altra terapia. Non si capisce perché quando acquistiamo qualunque cosa vogliamo sapere costo, prezzo e benefici mentre quando si tratta della nostra pelle dobbiamo andare da un medico, pensando che sia magari uno sciamano o uno stregone...

DOMENICO GRAMAZIO. Come hai detto ripetutamente di Di Bella!

GIUSEPPE FIORONI. ... e prendere quello che ci dà, senza chiedergli che ci spieghi a che punto è la sperimentazione o a che punto è il farmaco.
Non riesco poi a capire perché quando c'è in palio, come in questo caso, la vita umana, ci meravigliamo che un medico, se non si comporta deontologicamente in maniera corretta, venga sottoposto all'ordine. Poi magari se sbagliamo a fare il nostro bigliettino pubblicitario nessuno grida che veniamo sospesi per due mesi dalla professione. Questa mi sembra veramente una cosa singolare.

DOMENICO GRAMAZIO. Dillo al tuo presidente, al presidente dell'ordine!

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, il suo tempo è esaurito, deve concludere.

GIUSEPPE FIORONI. Presidente, mi farà recuperare il tempo delle intemperanze pressoché inutili dell'onorevole Gramazio!
E veniamo al decreto blindato. Credo che dopo il dibattito al Senato, ieri, in uno sprazzo di tranquillità l'onorevole Gramazio ha detto con chiarezza che c'è una serie di emendamenti, che sono la maggioranza, che non modificano se non aspetti di forma che non servono. Ce ne sono pochi altri che sono significativi perché stravolgono l'impianto di questo decreto.

DOMENICO GRAMAZIO. In Commissione avete detto...

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio!

DOMENICO GRAMAZIO. È un noto bugiardo e provocatore!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la richiamo all'ordine per la prima volta!

GIUSEPPE FIORONI. Presidente, quando ha finito l'onorevole Gramazio, che non rammenta più neanche quello...

FRANCESCO STORACE. Ma finiscila tu! Presidente, ci sta insultando tutti quanti!

PRESIDENTE. Onorevole Storace! Onorevole Storace, la prego!

DOMENICO GRAMAZIO. Non avete accettato neanche in Commissione gli emendamenti giusti. Questa è la verità!

GIUSEPPE FIORONI. Gramazio, mi fai finire?

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di ascoltare. Se è vero quello che ciascuno dice qui...

GIUSEPPE FIORONI. Presidente, vorrei finire...

PRESIDENTE. Mi ascolti.
Se è vero quello che ciascuno sostiene qui, e cioè che ognuno sta cercando di sostenere posizioni che riguardano coloro che stanno fuori di quest'aula, vi prego


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tutti di tenere un comportamento coerente con queste affermazioni, il relatore, chi interviene, chi non parla.
Guardate, colleghi, che qui c'è davvero un punto di rottura del rapporto con la società civile...

DOMENICO GRAMAZIO. Il punto di rottura è nato in Commissione quando si è blindato questo decreto e Fioroni è uno di quelli che ha blindato il decreto per ordine della Bindi. Queste sono le verità!
Ieri ha fatto il Perry Mason in un'aula vuota per difendere la Bindi e oggi lo continua a fare!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la smetta! Onorevole Gramazio, la richiamo...
Lei rischia di far saltare...

DOMENICO GRAMAZIO. Ieri ha fatto il Perry Mason per difendere la Bindi in quest'aula!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, la richiamo all'ordine per la seconda volta!

GIUSEPPE FIORONI. Forse, se l'onorevole Gramazio, mi consente di completare il mio pensiero... Mi dispiace che egli non si ricordi le sue dichiarazioni di ieri.
C'è una parte di emendamenti che vorrebbero riscrivere completamente questo decreto trasformandolo in qualcosa di diverso, che è la validazione della cura prima della sperimentazione. Credo che questo non sia possibile proprio nell'interesse dei malati di cancro, che aspettano delle risposte certe e ritengo non sia proprio questo il caso in cui possiamo sentirci orgogliosi di fomentare la piazza, di cavalcare l'onda o di seguire i sondaggi. Ciò neanche quando si parla di malati terminali, perché qui spesso, anche oggi, ne abbiamo parlato, rispetto al metodo Di Bella, come qualcosa da rottamare, mentre sappiamo benissimo...

FRANCESCO STORACE. Basta con questo linguaggio! Fatti rottamare!
Che ne sai tu? Che ne sai tu di queste cose? Ma che stai dicendo?

GIUSEPPE FIORONI. ...che dobbiamo consentire loro di avere il meglio della terapia.

FRANCESCO STORACE. Vergognati, cialtrone! Cosa sai dei malati?

GIUSEPPE FIORONI. Sono contento che l'onorevole Storace si offenda di queste dichiarazioni...

PRESIDENTE. Onorevole Storace!
Onorevole Storace, la richiamo all'ordine per la prima volta!

GIUSEPPE FIORONI. ...perché, molto probabilmente, si rende conto di essere colto nel vivo e spesso mettere il dito nella piaga dà fastidio.

PRESIDENTE. Colleghi, il comportamento che alcuni stanno tenendo è del tutto contraddittorio con i compiti che abbiamo!
Onorevole Storace, onorevole Gramazio, onorevole Fioroni...

DOMENICO GRAMAZIO. Quando il relatore voleva accettare gli emendamenti dicevi che erano giusti e poi in Commissione tutti hanno detto «no» a quegli emendamenti!

PRESIDENTE. Onorevole Gramazio, questo non aiuta in nulla né la soluzione del problema che abbiamo, né le deliberazioni in favore delle persone che sono fuori da quest'aula!

VASCO GIANNOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VASCO GIANNOTTI. Non so, signor Presidente, onorevoli colleghi, se l'impresa a questo punto è possibile, ma mi auguro che i continui richiami dei gruppi dell'opposizione


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ad un confronto ci consentano ancora, in qualche modo, di ascoltarci.
A mio avviso, serve cercare di mettere dei punti fermi. Nei mesi passati, onorevoli colleghi - mi rivolgo a voi della minoranza e non solo - c'è stato un confronto anche aspro tra di noi, un confronto che ha visto divisi anche gruppi parlamentari al loro interno.
Il confronto aspro era su un punto, se cioè, a fronte del problema posto da Di Bella e dall'emozione che si era creata nel paese, fosse giusto o meno avviare la sperimentazione. Ve lo ricordate questo? Vi ricordate che al Senato, ma anche in quest'aula si ebbe un ordine del giorno firmato da Giannotti, Gramazio, Costa e tanti altri deputati della maggioranza e dell'opposizione per sostenere il ministro nel dire: «Anche se non ci sono tutte le regole, facciamo la sperimentazione»?

DOMENICO GRAMAZIO. Facciamo la sperimentazione. Bravo!

VASCO GIANNOTTI. Ora a me sembra che sia profondamente ingiusto non dare atto al ministro ed al Governo di aver accolto questa sollecitazione e di aver preso l'iniziativa appunto per avviare la sperimentazione. Questo era ciò che ci chiedevano i cittadini.
Quando incontravamo i cittadini per strada ci dicevano: «Perché non provate, perché non fate una sperimentazione per dimostrare se questo metodo vale oppure no, è utile oppure no?»
Oggi siamo di fronte ad un'altra fase. La sperimentazione deve tenere conto di due fasi. C'è una prima fase che attiene solo ed esclusivamente alle autorità scientifiche: ho sentito molti medici, anche appartenenti a gruppi di minoranza, affermare che la sperimentazione - come si effettua, come si testa, come si verifica e come si interpreteranno i risultati - non è questione che attenga al Parlamento, ma solo ed esclusivamente alla comunità scientifica (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo). Siamo d'accordo su questo punto? Se lo siamo, cari colleghi Massidda ed altri, che siete intervenuti qui con tanto vigore, il compito del Parlamento è solo uno, come giustamente ci ha ricordato ieri il ministro: quello di dare legittimità ad una sperimentazione che, come il ministro ha detto, è stata fatta in deroga alle regole.
Onorevoli colleghi, francamente mi aspettavo che il Parlamento fosse in grado di dare su questo punto un messaggio unitario al paese, che in questo momento non si aspetta uno scontro tra di noi, bensì di sapere se questa sperimentazione avrà o meno efficacia.

DOMENICO GRAMAZIO. Se potrà essere fatta, però! Perché, in questi termini, non può essere fatta.

VASCO GIANNOTTI. La sperimentazione, collega Gramazio, è già in corso, perché quello al nostro esame è un decreto-legge, ed a noi spetta darle fino in fondo legittimità ed auspicare che i risultati arrivino quanto prima.
Non abbiamo affatto sottovalutato, colleghi Massidda, Gramazio ed altri, come in alcuni emendamenti proponevate cose che noi condividevamo e vi abbiamo risposto che, nella speranza che la sperimentazione vada bene, occorre chiedersi in che modo i malati che oggi sono sottoposti alla sperimentazione un domani potranno continuare ad utilizzare questi farmaci. Sempre ammettendo che la sperimentazione produca dei risultati, occorre interrogarsi - e mi sembra che il collega Cè abbia già posto questo problema - sul modo in cui domani si potrà consentire, soprattutto ai malati terminali, un uso compassionevole della terapia Di Bella. Il relatore ha risposto dicendo...

DOMENICO GRAMAZIO. Lo devi dire al ministro!

VASCO GIANNOTTI. ...Il ministro ha risposto dicendo di voler recepire attraverso degli ordini del giorno la volontà del Parlamento. Se il Parlamento unitariamente ricorderà al ministro che se la sperimentazione, come ci auguriamo tutti, avrà dei risultati, dovremo risolvere anche


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questi problemi: questo mi sembra un messaggio molto chiaro, che dimostra come il ministro e la maggioranza siano aperti a queste istanze, anche se non in questo momento. Infatti, come ha affermato il ministro, in questo momento non è possibile cambiare il decreto; tuttavia quello che conta è la volontà politica.
Vi sono inoltre problemi più generali che non abbiamo sottovalutato, cioè la libertà di cura ed il rapporto medico-paziente, nonché il modo in cui si può mettere in campo un progetto per la lotta al tumore che metta realmente il nostro paese in condizioni di essere all'avanguardia in Europa e nel mondo. È qui che chiamo il Governo a rispondere: quanti fondi per la ricerca scientifica si possono mettere a disposizione per un progetto di lotta al tumore che affronti sia la prevenzione sia la questione dell'organizzazione dipartimentale sia il problema dei malati terminali?

GIULIO CONTI. Chiedilo a Prodi!

VASCO GIANNOTTI. Su tali questioni sapete molto bene che vi è grande consenso tra di noi.

FRANCESCO STORACE. Approvate gli emendamenti!

VASCO GIANNOTTI. Non continuiamo, allora, in uno scontro che all'esterno delegittima non il metodo Di Bella, ma questo nostro modo di discutere in Parlamento!
Cerchiamo di chiudere la partita del decreto ed affrontiamo gli altri nodi, così come anche la maggioranza è disponibile a fare (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).

DOMENICO GRAMAZIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO GRAMAZIO. Presidente, abbiamo avuto modo di conoscere i due orientamenti che esistono all'interno della maggioranza: quello dello scontro frontale su questi temi, espresso dal collega Fioroni, e quello del dialogo, che peraltro si era già aperto in Commissione, con l'appoggio del presidente del gruppo dei democratici di sinistra nella XII Commissione.
Non è tuttavia accettabile la proposta che ci viene fatta: i vostri emendamenti sono giusti, ma trasformateli in ordini del giorno. Se sono giusti, se possono essere accettati dalla maggioranza, non capisco perché blindarsi dietro una volontà politica ferrea (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale), così come l'ha voluta e la difende Fioroni, il Perry Mason della Bindi a tutti gli effetti!
Dall'altra parte, invece, il relatore ha dimostrato ampie possibilità, ma poi subendo lo sguardo della Bindi e dei sottosegretari è tornato indietro, dichiarando che seppure l'emendamento era giusto, non lo si poteva accettare e dunque su di esso la maggioranza avrebbe espresso un voto contrario. Ogni volta hanno votato contro emendamenti che ritenevano comunque giusti, perché la volontà di ferro della Rosy Bindi è quella di blindare questo decreto per dimostrare che non è andata a Canossa quando è andata a casa di Luigi Di Bella, per dimostrare che non vuole cedere alla piazza, per dimostrare ai funzionari del suo Ministero che è più forte di altri all'interno di questo Parlamento!
Questa è la verità che devono conoscere, caro Presidente, quelli che sono fuori di quest'aula! Mi riferisco a quei malati che si rivolgeranno ai parlamentari che questa sera e domani esprimeranno il loro voto. Si sta cercando di mandare via il professor Di Bella dall'Italia, perché la Bindi non lo vuole ed anzi vuole un decreto blindato e vergognoso (Commenti dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo)!

GIUSEPPE GAMBALE. Ma chi se lo piglia Di Bella fuori dall'Italia!


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.32, Bergamo 1.33 e Conti 1.37, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato 123
Hanno votato no 239

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Presidente, desidero solo ricordarle l'impegno assunto all'inizio del dibattito di non tener conto del tempo utilizzato nei vari interventi, per consentire ai gruppi di esprimersi nella massima libertà, anche con riferimento alla valenza delle argomentazioni.
Siccome tra lei e il Presidente di turno Petrini vi è stata difformità di interpretazioni - naturalmente in tutta buona fede -, ritengo sia opportuno che ci si richiami al senso originario della sua proposta.
Peraltro mi sono permesso di verificare che prima dell'intervento dell'onorevole Gramazio al gruppo di alleanza nazionale erano rimasti solo sei minuti per intervenire su circa il 60 per cento degli emendamenti ancora da esaminare. Analoga è, naturalmente, la situazione di altri gruppi.
Siccome il dibattito che si è sviluppato era nato da un intervento sull'ordine dei lavori e dal contingentamento dei tempi, le cui modalità sono state poi chiarite, lei stesso aveva dato per scontato che il chiarimento politico fosse essenziale per evitare che venisse abbandonata l'aula e che si interrompesse l'esame del provvedimento. Poiché le era parsa dunque opportuna una esclusione dal computo dei tempi degli interventi fatti a tale titolo, la pregherei di confermare la sua originaria impostazione e di dare mandato agli uffici di recuperare il tempo dedicato a questo dibattito.

PRESIDENTE. Sto facendo verificare i tempi. Evidentemente non dovrebbe essere così, ma vista la particolarità del decreto faremo in modo tale che gli interventi di carattere politico svolti siano detratti dal tempo.
Però, colleghi, l'intesa unanime era di finire alle 20 questa sera. È chiaro che non ce la faremo, ma l'intesa era questa...

PIERGIORGIO MASSIDDA. C'è stata l'inversione...

PRESIDENTE. No, andiamo avanti fino a questa sera. Abbiamo anche la notturna. Comunque ora vedremo. Quei tempi sono defalcati: vedremo poi come procedere per il futuro.
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Costa 1.34, Conti 1.35 e Cè 1.61 insistono per la votazione. Pertanto passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costa 1.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 366
Votanti 363
Astenuti 3
Maggioranza 182
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 241).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 243).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 366
Votanti 363
Astenuti 3
Maggioranza 182
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 246).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 365
Votanti 364
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 247).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 1.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 361
Votanti 358
Astenuti 3
Maggioranza 180
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 248).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 1.38 e Bergamo 1.39, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 372
Votanti 368
Astenuti 4
Maggioranza 185
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 250).


Passiamo alla votazione dell'emendamento Bergamo 1.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Innanzitutto, signor Presidente, vorrei chiederle quanto tempo ho a disposizione parlando in dissenso dal mio gruppo.

PRESIDENTE. Le posso dare un minuto, onorevole Filocamo.

GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, all'inizio della seduta ha preso la parola il vicecapogruppo di forza Italia chiedendo che il ministro dichiarasse, su ciascun emendamento, i motivi della sua contrarietà. Poiché ciò non avviene e dal momento che anche noi parlamentari non abbiamo più tempo per illustrare i nostri


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emendamenti, vorrei brevemente sottolineare qualche aspetto emerso nella discussione.
Poco fa abbiamo ascoltato prima una dichiarazione, o se volete un discorso comiziale (la parola comiziale si riferisce ad un concetto medico), poi l'intervento dell'esperto di sanità del partito popolare. A mio modo di vedere, e mi scuso per l'espressione, egli ha detto un cumulo di castronerie: non ha precisato le vere ragioni per cui il decreto non può essere emendato. Come avevamo detto all'inizio, noi volevamo modificarlo soltanto con un emendamento comune, tratto dalle proposte ritirate dal deputato Galletti, che notoriamente non fa parte dell'opposizione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Filocamo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 357
Votanti 356
Astenuti 1
Maggioranza 179
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 367
Votanti 366
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 246).


Passiamo alla votazione dell'emendamento Conti 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Abbiamo sentito, signor Presidente (Commenti)... Sto parlando in dissenso, per dichiarare che non voterò questo emendamento per protesta, in quanto non vedo alcuna disponibilità da parte della maggioranza, né da parte dell'opposizione, a mantenere quello che avevano detto all'inizio, cioè che erano disposte ad emendare questo provvedimento. Sia chiaro che tutto è stato detto senza alcuna competenza: voi tutti dovete sapere, infatti, che per effettuare le sperimentazioni non c'è bisogno dei decreti-legge, altrimenti tutte le scoperte che sono state fatte in questo secolo dai nostri scienziati, dai nostri clinici, dai nostri chirurghi, avrebbero richiesto ogni volta l'emanazione da parte del Governo di un decreto-legge.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Filocamo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 365
Votanti 362
Astenuti 3
Maggioranza 182
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 250).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 352
Votanti 351
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 249).


I presentatori degli identici emendamenti Massidda 1.44 e Conti 1.45 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Credo, signor Presidente, che oltre ad avere rispetto per chi ci sta ascoltando dobbiamo anche avere rispetto per noi stessi, allora (Commenti)... Permettetemi, prima di fare commenti sarebbe almeno opportuno ascoltare il collega che sta parlando, se volete a vostra volta rispetto.
L'emendamento in questione è molto importante, perché chiede la continuità di somministrazione del farmaco a quei pazienti, sottoposti in questo momento a sperimentazione, che ritenessero opportuno, anche per i risultati ottenuti, proseguire la terapia senza dover pagare 1 milione 200 mila lire al giorno. Credo che non sia necessaria molta sensibilità per capire che è un emendamento che non può essere «bruciato» votandolo così, frettolosamente.
Poiché abbiamo rispetto per noi stessi e poiché ci rendiamo conto che tutte le nostre sollecitazioni e tutte le nostre battaglie non sono servite, non volendo prestare il fianco a strumentalizzazioni operate - soprattutto da parte di chi non ha letto il decreto - affermando che forza Italia ha intenzione di andare contro la sperimentazione, contro il decreto... Noi, infatti, accogliamo molte delle cose che sono state dette dal ministro, ma abbiamo in tutti i modi cercato anche di esprimere il nostro dissenso, che è presente anche in vostri emendamenti. Leggevo l'ultimo numero di Farma sette, che dice che gli onorevoli Schmid e Olivieri, in una loro interpellanza, hanno chiesto esattamente quello che noi abbiamo proposto con venti emendamenti ed hanno affermato che i democratici di sinistra volevano le stesse cose richieste da noi. Allora, poiché ritengo che dobbiamo avere rispetto di noi e vogliamo aiutarvi ad avere rispetto di voi, annuncio che tutti gli emendamenti di cui sono primo firmatario verranno ritirati, perché non vogliamo che siano rovinati e bruciati con una votazione, ma trasfonderne il contenuto in ordini del giorno: però sfido la vostra coerenza nel votarli, perché verranno ripresentati, ripeto, come ordini del giorno e se siete coerenti dovrete votarli a maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Conti?

GIULIO CONTI. Signor Presidente, vorrei leggere rapidissimamente il mio emendamento 1.45, identico all'emendamento Massidda 1.44: «Deve comunque essere assicurata la continuità di somministrazione del farmaco per i malati che intendano proseguire la terapia, dopo il termine della sperimentazione, purché risultino assenti effetti nocivi».
Ritengo che questo emendamento rappresenti la concessione della libertà di curarsi per quei pazienti che abbiano trovato comunque beneficio nella cura; non credo che esso possa essere respinto, o comunque addolcito e trasfuso in un ordine del giorno per fare un piacere al ministro, obbligando i malati a dire: no, quella medicina mi faceva male.
Non posso scendere su questo piano, Presidente: ritengo che questo emendamento sia una prova di estrema serietà da parte di chi l'ha proposto e lo sarà da parte di quei deputati che si riterranno liberi nella loro coscienza di votare a favore. Chi voterà contro certamente andrà contro la possibilità di scelta di chi su se stesso, sul proprio corpo, sul proprio fisico, sul proprio animo, ma anche sulla propria mente e sulla propria speranza,


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avrà sperimentato quello che crede sia un beneficio fisico e di vita per lui. Rivolgo quindi un appello alla responsabilità di tutti: sono pronto a togliere la mia firma dall'emendamento, come sono pronti a fare gli altri firmatari, perché la Commissione lo faccia proprio e la Camera lo approvi. Questo è infatti un emendamento umano: non è politico, non ha altra natura e noi crediamo che, di fronte all'umanità e al dettato principale della vita, che è soprattutto la speranza di vivere, dobbiamo essere tutti d'accordo.

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Signor Presidente, devo necessariamente esprimere un notevole apprezzamento per l'onorevole Massidda, che ha capito lo spirito con il quale, anche nella discussione in Commissione, nella mia qualità di relatore ma soprattutto di componente della Commissione stessa, ho voluto fare presente che questo è un principio che siamo convinti debba essere affermato quando la sperimentazione ci dirà non solo che i farmaci non sono nocivi ma anche che esiste un'attività biologica, perché siamo nella seconda fase di sperimentazione. Ricordo quindi all'onorevole Massidda che, quando gli ho chiesto di ritirare il suo emendamento, gli ho anche proposto di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno: la maggioranza si riconosce pertanto in quanto ha affermato l'onorevole Massidda.
Credo che gli atti successivi ai risultati della sperimentazione ci metteranno nelle condizioni di poter soddisfare questa e altre esigenze. Ho fatto pochi interventi perché mi piace molto ascoltare e dirò qualcosa alla fine, ma voglio ora osservare che durante questo percorso stiamo dimostrando a noi stessi, con tutte le polemiche che possono esservi, una grande attenzione verso problemi dai quali molto spesso siamo distratti per egoismi di appartenenza (e ci metto dentro tutti).
Cerchiamo allora di procedere insieme: penso che attraverso questa proposta dell'onorevole Massidda sarà successivamente possibile raggiungere un ultimo traguardo per rispondere alle persone che vivono questo problema (Applausi dei deputati dei gruppi dei democratici di sinistra-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, questa sperimentazione, fatta così, non dà nessun risultato per quanto riguarda la validità del metodo, in quanto avviene su bassi numeri, mentre si sa che le sperimentazioni, per essere valide, devono riguardare alti numeri. Altrimenti la statistica è falsata, ed anche in caso di risultati positivi può esserlo, o viceversa, in caso di risultato negativo, può anche darsi che avrebbe potuto dare risultato positivo. Stiamo quindi approvando un provvedimento criminale, perché serve non per stabilire la validità del metodo Di Bella ma soltanto per beffare i poveri ammalati che chiedono di potersi curare in uno Stato civile. Stiamo dimostrando...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, sono stato eletto in un collegio ed ho ricevuto i voti degli elettori del Polo per le libertà: quindi, avendo sentito un collega, anch'egli del Polo, che ha detto di accogliere l'ipotesi di trasfondere il contenuto dell'emendamento in esame in un ordine del giorno e dovendo rispondere anche agli elettori di forza Italia, ritengo di dissentire profondamente da questa impostazione.


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Chi pensa che, finita la sperimentazione, si possa cancellare il problema Di Bella è una persona irresponsabile, che non ha capito la gravità della situazione. Non sarà certo il khomeinismo, l'oltranzismo del ministro Bindi a poterci far superare questo problema.
Allora, questo emendamento è una valvola di sicurezza, affinché, finita la sperimentazione, che chiaramente non può essere definita in tempi così brevi ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto...

TEODORO BUONTEMPO. Si deve scampanellare prima! Deve avvertire! Deve essere più educato, come noi dobbiamo esserlo nei suoi confronti! Rispetti di più i deputati! Non è possibile!

PRESIDENTE. ...l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. A me spiace che ad un certo punto, non so se per ragioni tattiche, di circostanza - non voglio entrare nel merito delle scelte di forza Italia - si arrivi addirittura all'idea di ritirare un emendamento per farsi accettare un ordine del giorno di questo tipo, che - e qui mi spiace per la stima che ho del relatore - viene accettato solo ed unicamente sulla base del fatto che non verrà mai tradotto in pratica.

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Questo lo dici tu.

ALESSANDRO CÈ. Questo ordine del giorno, una volta finita la sperimentazione, risulterà in netto contrasto con la norma di legge prevista dal decreto-legge in oggetto all'articolo 3, comma 3 (Applausi del deputato Conti), che prevede che possono essere utilizzati solo i farmaci che hanno alcuni requisiti, sulla base di dati documentabili, e che solo quando sia risultata l'impossibilità di trattare i pazienti con i farmaci che sono stati autorizzati dalla CUF per quel determinato trattamento si può utilizzare questo farmaco alternativo. Pertanto, di fatto questo ordine del giorno sarà in contrasto con una norma di legge. Essendo gerarchicamente di livello inferiore, non potrà mai tradursi in pratica.
Allora, se c'è dietro un accordo sopravvenuto per uno scambio di favori su altri provvedimenti, vogliamo denunciarlo e ci dispiace che forza Italia, come al solito, abbia fatto un'opposizione strenua fino ad un certo punto e poi abbia smesso di farla, sulla base di promesse che non verranno mai mantenute.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 364
Votanti 362
Astenuti 2
Maggioranza 182
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 250).


Per l'emendamento 1.43 c'è un invito al ritiro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.70 e 1.43, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 354
Votanti 353
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 250).


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Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Conti 2.1, Bergamo 2.18 e Cè 2.5.

ENRICO CAVALIERE. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Lei qualche tempo fa ci ha comunicato la sua probabile intenzione di conteggiare ai fini del numero legale i deputati che, pur presenti in aula, non partecipano alla votazione. Ora vorrei sapere come intenda conteggiare i deputati del gruppo di alleanza nazionale che, per voce del loro vicepresidente Selva, hanno dichiarato di non partecipare alla votazione e che invece stanno partecipando: se li conteggia una volta sola o magari due volte, in quanto presenti fisicamente e anche votanti.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Come mai non è stato votato l'emendamento 1.43? O sono stati scambiati ...

PRESIDENTE. No, ho detto: «1.43 e 1.70».

TEODORO BUONTEMPO. C'era l'invito al ritiro!

ALESSANDRO CÈ. Solo uno ne ha ritirato.

PRESIDENTE. Sono due emendamenti identici. Ho dichiarato aperta la votazione ed abbiamo votato e la Camera ha respinto. Comunque, ormai è fatta.

ALESSANDRO CÈ. Ma no!

PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Forse è necessario un chiarimento. Intendiamo ritirare uno ad uno tutti gli emendamenti di cui sono primo firmatario. Ad esempio, l'emendamento 1.43 reca la prima firma dell'onorevole Cuccu.

PRESIDENTE. E non è ritirato. Abbiamo votato, colleghi.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ma dopo che abbiamo saltato alcuni ...

PRESIDENTE. Scusate. Verifichiamo ...

PIERGIORGIO MASSIDDA. Volevamo permetterci di dire che lo ritiriamo!

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, ma gli emendamenti Cuccu 1.43 e Conti 1.70 sono identici e li abbiamo votati un attimo fa.
Ora stiamo esaminando gli identici emendamenti Conti 2.1, Bergamo 2.18 e Cè 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà. Onorevole Cè, vuole parlare o no?

ALESSANDRO CÈ. Mi scusi, Presidente, ma anche nel modo di procedere nei nostri lavori...

PRESIDENTE. Ma quale modo di procedere! Sono tre ore che esaminiamo gli articoli. È dalle tre che ci troviamo qui e abbiamo fatto cinque votazioni!

ALESSANDRO CÈ. Mi lasci parlare un minuto. Il fatto che anche l'onorevole Cuccu era lì pronto per intervenire ed è venuto da lei vuol dire che non sono stato l'unico a non «cogliere» la votazione di questo emendamento. Probabilmente si è trattato di una fase un po' accelerata e caotica.
Il collega Massidda le ha ribadito che ha ritirato solo l'emendamento su cui è intervenuto; questo vuol dire che i lavori non procedono in una maniera adeguata per essere seguiti correttamente dai parlamentari. Mi permetta di dirle questo.


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Conti 2.1, Bergamo 2.18 e Cè 2.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 356
Votanti 355
Astenuti 1
Maggioranza 178
Hanno votato sì 107
Hanno votato no 248).


Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cè 2.15 e Conti 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. La prima parte del testo approvato dal Senato non fa altro che confermare quanto previsto dalla legge n. 648 del 1996 in ordine alle competenze della CUF nell'inserimento di determinati farmaci nell'ambito del fondo di trenta miliardi destinato ai farmaci innovativi e in via di sperimentazione.
Quanto previsto nell'articolo 2, ultimo periodo, vale per tutti i farmaci ma in particolare (poiché questa norma è stata fatta per necessità ed urgenza, per il metodo Di Bella) per la somatostatina.
In altre parole si vuole modificare la legge precedente dicendo che quest'ultima era generica perché prevedeva che potevano essere inseriti i farmaci in sperimentazione senza indicare precisamente solo quelli che avessero esaurito la fase seconda. Quest'ultima fase è stata introdotta solo ed esclusivamente con riferimento al metodo Di Bella.
Inoltre nella norma si stabilisce che non possono di fatto essere inseriti i farmaci innovativi, perché la possibilità di porre a carico del fondo di trenta miliardi tali farmaci è legata solo alla decisione della CUF di inserirli in un apposito elenco.
Da tutto ciò desumiamo che questa norma è stata fatta appositamente ed esclusivamente per non consentire di erogare gratuitamente la somatostatina. Ma allora questo provvedimento è stato fatto solo ed unicamente sulla base di una reazione della piazza (ce l'ha confermato il ministro che è la prima a non esserne convinta). Se fosse stato un ministro più accorto avrebbe affrontato il problema molto tempo prima cercando di espletare anche il suo ruolo politico, non affidandosi esclusivamente, prendendole per buone, alle decisioni tecniche assunte dalla CUF e dal consiglio superiore della sanità.
Se avesse affrontato correttamente questo problema avrebbe anche preso in considerazione la possibilità di prevedere la somministrazione di questo farmaco - all'interno di questo fondo di trenta miliardi - a tutte quelle persone che oggi si trovano in situazioni assolutamente disperate e che non possono attendere nemmeno i tre mesi della sperimentazione.
Se si fosse rientrati in questo ordine di idee, forse si sarebbe passati da un atteggiamento, diciamo, cinico, quale è quello che il ministro ha qui tenuto, ad un atteggiamento di solidarietà vera e non di solidarietà pelosa alla quale il ministro ci ha abituato da tanto tempo e che si basa esclusivamente sull'attenzione ai bisogni sociali allorquando c'è un tornaconto in termini di consenso elettorale e di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin, al quale ricordo che ha un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, parteciperò al voto perché i nostri emendamenti sono stati presentati per arginare le conseguenze nefaste di questa legge. Secondo noi il ministro Bindi è in completa sudditanza rispetto alle lobby dei vari organi di controllo sui farmaci, nei quali molto probabilmente si trovano ancora uomini di De Lorenzo e compagnia bella. Ad ogni modo, sono uomini della prima Repubblica.


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Caro ministro, lei se la ride, ma questa sudditanza è dovuta al fatto che chi accetta di fare il ministro dovrebbe conoscere la materia di cui si occuperà. Invece, lei non sa niente di sanità e di conseguenza questi sono i suoi validi consulenti: i rifiuti della prima Repubblica. E chi accetta i rifiuti è una pattumiera (Proteste dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Luciano Dussin, la richiamo all'ordine.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 2.15 e Conti 2.20, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 349
Maggioranza 175
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 246
).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Conti 2.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Signor Presidente, poiché il ministro continua a restare muta e a non fornire delle spiegazioni circa le ragioni che la inducono ad esprimersi contro gli emendamenti, sono indotto a votare contro. Infatti, credendo al mutismo del ministro devo votare contro e quindi devo giustificarmi.
Il basso numero di ammalati che il ministro ha ammesso alla sperimentazione porterà a dei risultati falsati. Se su dieci malati sottoposti alla sperimentazione questa desse esito negativo su tutti, si potrebbe dire che il metodo non è valido; se invece, per caso, la sperimentazione desse esiti positivi su tutti e dieci i malati, allora si potrebbe dire che il metodo è valido.
Appare evidente dall'esempio appena fatto che il numero di ammalati sottoposti alla sperimentazione deve essere elevato. Si dovrebbero prevedere almeno mille ammalati per ogni tipo di sperimentazione. Siccome tra l'altro ci sono anche volontari che vogliono essere sottoposti alla sperimentazione, si potrebbe effettuarla con un numero più elevato di pazienti. Come ho già detto, se non si procederà in tal modo, non solo si prenderanno in giro gli ammalati, ma si adotterà anche un provvedimento criminale perché si potrebbero far correre seri rischi ai pazienti che si sottopongono a questo metodo (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 347
Votanti 346
Astenuti 1
Maggioranza 174
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 243).


Passiamo all'emendamento Conti 2.4 per il quale era stato formulato un invito al ritiro.

GIULIO CONTI. Chiedo di parlare per motivarne il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, recependo la sollecitazione che ci è stata rivolta da più parti, siamo disponibili a ritirare qualche emendamento purché la


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maggioranza si dichiari disponibile a votare a favore di alcuni nostri ordini del giorno particolarmente qualificanti. Chiediamo inoltre che il Governo manifesti la volontà di correggere gli errori di questo provvedimento.
Per tali ragioni annuncio il ritiro dei miei emendamenti 2.4, 2.10 e 2.2.

TEODORO BUONTEMPO. Li faccio miei, Presidente.

PRESIDENTE. Può farli propri un presidente di gruppo, onorevole Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Qualunque deputato può fare proprio un emendamento ritirato.

PRESIDENTE. No, abbiamo modificato il regolamento in questo senso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 347
Maggioranza 174
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 246).


Passiamo all'emendamento Massidda 2.9.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Conti 2.2, Massidda 2.11 e Cè 2.8.

GIULIO CONTI. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ritiro anche questo emendamento.

TEODORO BUONTEMPO. In dissenso sul ritiro mi può dare la parola?

PRESIDENTE. Onorevole Cè, lei mantiene il suo emendamento?

ALESSANDRO CÈ. Sì.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 343
Maggioranza 172
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 241).


Passiamo all'emendamento Massidda 2.13.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ritiriamo anche questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Avevo chiesto prima di parlare in dissenso. Saluto con compiacimento i miei colleghi deputati che consentono tutto questo. Si può essere in disaccordo, si può stare nella maggioranza o nella minoranza, ma quando si calpestano le regole della Camera non si è degni di sedere al suo interno!
Ecco il mio dissenso: non condivido che di fronte alla «chiusura» del ministro,


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che anche nella replica ha dimostrato tutta la sua intolleranza nei confronti di emendamenti frutto di battaglie politiche all'interno e fuori di qui, questi vengano ritirati. Esprimo dunque il mio dissenso al ritiro di questi emendamenti perché non è attraverso gli ordini del giorno che si tutelano i diritti dei cittadini, in questo caso di cittadini che hanno ben altri e più gravi problemi.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Massidda 3.9. Onorevole Massidda ritira anche questo emendamento?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Sì.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 3.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Con questo emendamento proponiamo una riformulazione completa dell'articolo 3 regolamentando la prescrizione della multiterapia Di Bella. Non ritengo opportuno inserire in un decreto-legge un argomento rilevante quale la libertà di scelta della terapia che presenta profili diversificati e complessi. Mi riferisco alla scelta del cittadino, a quella effettuata in scienza e coscienza dal medico, ai meccanismi di regolamentazione attribuiti all'ordine dei medici, al problema delle asimmetrie informative (sappiamo infatti che il cittadino non apprezza in tempo reale la validità della terapia). Queste tematiche così complesse non possono essere affrontate in un decreto-legge, perché altrimenti dobbiamo pensare che artatamente si vuole normare un settore che per definizione dovrebbe essere lasciato all'autoregolamentazione degli ordini professionali.
Invito i colleghi al buon senso, a leggere il mio emendamento e a riflettere ogni tanto sulla qualità delle proposte di modifica che provengono dal nostro gruppo e di smettere quell'atteggiamento di intransigenza anche nei confronti di questioni logiche, complesse e rispettose degli interessi dei pazienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Chiedo che questo emendamento venga votato per parti separate, nel senso di votare prima il comma 1 sul quale siamo d'accordo e poi i commi 2, 3 e 4, sui quali non concordiamo. Vorremmo che questo beneficio andasse oltre il termine della sperimentazione.
In conclusione, ribadisco la proposta di votare per parti separate l'emendamento Cé 3.55.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Buontempo, al quale ricordo che dispone di un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non sono d'accordo con quanto testé sostenuto dal collega ed amico Giulio Conti. Ritengo, invece, che questa «partita», che noi pensiamo che si svolga solo ed esclusivamente all'interno di quest'aula, in realtà ha luogo al di fuori di essa.
Dov'è quindi la colpevolezza della Bindi? È nel ritardo con il quale ha affrontato questo problema e nel fatto che si sia data vita alla sperimentazione sotto la spinta della protesta e della «piazza». Se si fosse mossa un anno fa, ora non ci troveremmo in questa situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin, al quale ricordo che dispone di un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Parteciperò anche a questa votazione perché mi sono accorto che la situazione in esame è stata gestita male e che adesso si sta vivendo in un clima di completa anarchia. Si verifica infatti che i prezzi sono alti e che le medicine sono scomparse; mentre molti medici hanno preso delle posizioni personali a mio avviso a dir poco indecenti!


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Mi riferisco al caso particolare del primario di oncologia dell'ospedale di Treviso che ha rilasciato ai giornali la seguente dichiarazione: «Se fosse deciso che la sperimentazione della cura Di Bella dovesse essere allargata a tutti gli ospedali e quindi anche a quello di Treviso, mi rifiuterei di applicarla». Si tratta di un'indecenza professionale senza limiti ed è la riprova dell'anarchia esistente.
Il risultato è che la provincia di Treviso è l'unica...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Luciano Dussin.
Passiamo pertanto alla votazione del primo comma dell'emendamento Cé 3.55, fino alle parole «n. 648».

ALESSANDRO CÈ. Posso replicare, Presidente?

PRESIDENTE. Colleghi, non si può esprimere un parere sulla votazione per parti separate.
Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo comma dell'emendamento Cè 3.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 329
Votanti 328
Astenuti 1
Maggioranza 165
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 238).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'emendamento Cè 3.55, non accettata dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

GIULIO CONTI. Presidente, avevo chiesto la parola.

PRESIDENTE. Onorevole Conti, lei aveva già dichiarato il suo voto prima.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 332
Votanti 330
Astenuti 2
Maggioranza 166
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 241).


Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cè 3.12 e Bergamo 3.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Il tempo a mia disposizione è agli sgoccioli, ma gli argomenti in esame meriterebbero interventi un po' più lunghi da svolgere anche con maggiore calma. Ciò non mi è tuttavia consentito.
Mi rivolgo alla maggioranza e a chi ha letto il testo del comma 2 dell'articolo 3. Colleghi, non si possono introdurre in un decreto-legge previsioni di questo genere: «qualora il medico stesso ritenga, in base ad elementi obiettivi, che il paziente non possa essere utilmente trattato con medicinali per i quali sia già approvata quella indicazione terapeutica o quella via o modalità di somministrazione e purché tale impiego sia consolidato e conforme a linee-guida o lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale».
Poiché il rapporto medico-paziente è basato sulla conoscenza approfondita dei problemi del paziente, non è possibile pensare che lo Stato, il ministro, la CUF o l'Istituto superiore di sanità si possano sostituire in toto al medico. Si tratta di un'assurdità giuridica e di un'impostazione centralista e dirigista inaccettabile!
Se a ciò uniamo le innovazioni già introdotte nella finanziaria sui percorsi diagnostici e terapeutici, il rapporto tra


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medico e paziente sarà stabilito dallo Stato, proprio in conformità ad un'impostazione vetero-marxista.
Volete questo?

Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti: Sì!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea, perché non si sta esaminando un provvedimento economico, pur importante, o un provvedimento qualsiasi, si sta esaminando un provvedimento che dovrebbe aiutare a curare, che riguarda la salute di numerosi ammalati di un male terribile e incurabile qual è il cancro.
Voi vi prendete una grossa responsabilità perché tra tre mesi vi troverete con il sedere a terra di fronte a tutti quegli ammalati che curerete magari con un metodo che non è valido. Con questa sperimentazione, infatti, non potete validare un metodo, perché è impropria, fasulla, e se lo farete la sperimentazione ricadrà sulla vostra coscienza perché verranno curati con un farmaco inefficace degli ammalati gravi che vogliono la cura.
Tra l'altro, si tratta di un provvedimento incostituzionale perché esclude pazienti che vogliono questa cura. Questo è un fatto molto grave per un Parlamento democratico ed una società civile, qual è la Calabria, piena di uomini che si sono sacrificati per far avere la cura agli ammalati, per far progredire la scienza e le scoperte. In questo modo portate l'Italia ad essere un paese non dico antidemocratico ma incivile, che non sa curare o cura male i propri ammalati perché fa delle sperimentazioni fasulle soltanto a scopo politico, perché così ha deciso il ministro della sanità, che si è dimostrato incapace dal momento che non prende neanche la parola per spiegare perché è contrario a questi emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, devo ricordare che la norma che viene inserita al comma 1 dell'articolo 3 è già stata votata nella finanziaria di due anni fa e di quest'anno, riguardando l'indirizzo linea terapeutica-protocollo secondo il quale il medico nel prescrivere una terapia per un malato deve attenersi al protocollo ministeriale. Lei capisce bene come questo comma non c'entri nulla con il multitrattamento Di Bella; viene inserito nuovamente, per la terza volta, nella legislazione italiana perché si vuole imporre quello che prima diceva l'onorevole Cè, cioè le terapie guidate dal Ministero.
Come medico io credo che un tipo di indirizzo obbligatorio e violento come questo debba essere respinto, anche perché, ripeto, non c'entra assolutamente nulla con il metodo Di Bella.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 3.12 e Bergamo 3.9, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 323
Votanti 321
Astenuti 2
Maggioranza 161
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 237).


Passiamo all'emendamento Massidda 3.14.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Massidda.


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Passiamo agli identici emendamenti Cè 3.15 e Conti 3.92.

GIULIO CONTI. Ritiro il mio emendamento 3.92.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Conti.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare in dissenso, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Buontempo.

ELIO VITO. Ma se l'emendamento è ritirato, in dissenso da che?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Buontempo, ha un minuto.

TEODORO BUONTEMPO. Non condivido il ritiro dell'emendamento 3.92 da parte del collega Conti e osservo, nel minuto che ho a disposizione, che rischiamo di dar vita ad una cura clandestina. Mi meraviglio che partiti antiproibizionisti persino sulla droga siano proibizionisti contro il medico che fa il suo dovere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 326
Votanti 323
Astenuti 3
Maggioranza 162
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 235).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Conti 3.8, Bergamo 3.17 e Cè 3.16, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 319
Votanti 317
Astenuti 2
Maggioranza 159
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 227).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.170, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 315
Votanti 313
Astenuti 2
Maggioranza 157
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 224).


Passiamo all'emendamento Massidda 3.18.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare per motivarne il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. È stato ribadito in quest'aula più di una volta che il provvedimento è di fatto blindato. Noi teniamo a che ci sia una sperimentazione, a che i malati che hanno iniziato la cura Di Bella fuori dalla sperimentazione trovino i farmaci, a che si rispetti la professione del farmacista e, in particolare, del medico.
L'emendamento in esame, in particolare, è volto a correggere una stortura, un


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obbrobrio che avete introdotto al Senato, chiedendo che il medico debba valutare in base a dati documentabili. Ebbene, credo che chiunque conosca l'arte del medico e sappia come egli deve agire non possa che ridere ed inorridire di fronte ai dati dimostrabili. Purtroppo, il medico deve sempre basarsi su dati obiettivi perché non può avere a disposizione in quei momenti certi documenti e certi atti.
Poiché, però, ci rendiamo conto che l'emendamento 3.18 verrebbe bocciato miseramente e siccome ci è sembrato che, fortunatamente, nella maggioranza ci sia ancora qualcuno che voglia ragionare e, quindi, sia favorevole ad accettarlo, lo trasformeremo in ordine del giorno, chiarendo quei principi che adesso, in pochi secondi, è difficile enunciare e, soprattutto, che si deve rispettare la professionalità del medico, che non può essere minacciato da alcun decreto e che, peraltro, è già oltraggiato da linee guida e da mille altri lacciuoli che non gli permettono di esercitare il compito per il quale ha studiato e per il quale, soprattutto, ha una disposizione ed un'indole e che è una missione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 3.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Barone. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, condivido quanto ha detto l'onorevole Massidda perché si parla di dati documentabili e già questo aggettivo mi rende estremamente scettico. Si parla poi di un «impiego che sia noto e conforme a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche». Penso che i colleghi deputati, ma soprattutto il signor ministro, dovrebbero rispondere ad una domanda, che è la seguente: conosciamo la risposta del soggetto ad una qualche cosa che viene somministrata per sperimentazione? Debbo ricordare che ci sono stati morti per aver ingerito una pasticca di aspirina, che c'è l'edema di Quincke che ti porta all'altro mondo per qualsiasi prodotto, le allergie acutissime che colgono un soggetto per aver ingerito certi medicinali. Io stesso, trent'anni fa, stavo morendo per una fiala di Cebion endovenosa. Tutto può succedere nell'organismo. Ebbene, se ricordiamo questi aspetti, ritengo che ci sia una netta improponibilità della disposizione.
Se però vogliamo proprio chiudere gli occhi perché deve passare ogni cosa, presentiamo un ordine del giorno e diamo ad esso una valenza che fino a questo momento non mi pare che la Camera abbia conferito a questi documenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 321
Votanti 320
Astenuti 1
Maggioranza 161
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 234).


Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cè 3.29, Conti 3.19 e Massidda 3.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filocamo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Poiché rilevo che la maggioranza continua a «rosybindare» questo decreto e poiché la mia coscienza - che ritengo sia pulita, ma che se anche così non fosse è quella che ascolto - non mi consente di votare contro se non vengono aumentati i numeri della sperimentazione, il che è possibile portandoli da mille a duemila. Questo provvedimento determinerà un risultato ed una sperimentazione fasulli, sia che il


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risultato sia positivo ai fini dell'impiego della cura Di Bella, sia che sia negativo e porti a negare quella terapia.
Quindi, per quanto riguarda la cura degli ammalati, la responsabilità è vostra: voi volete così e continuerete così. Io me ne vado, ma voi risponderete ai cittadini (Applausi).

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania ha esaurito il tempo a sua disposizione. Rimangono ancora venti minuti per interventi a titolo personale e, se vuole, può usufruire di quelli.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo allora di parlare a titolo personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Nonostante sia stato già fatto un intervento su questo argomento, mi sembra che la maggior parte dei colleghi non abbia le idee chiare: non si sta parlando di porre a carico del servizio sanitario nazionale il costo di un farmaco che viene utilizzato per un'indicazione diversa da quella approvata dalla CUF, ma solo della possibilità in assoluto da parte di un medico che conosca perfettamente il proprio paziente, nonché il meccanismo di azione del farmaco ed i suoi effetti tossicidi utilizzarlo in un paziente quando - secondo le sue conoscenze ed entro limiti che potrebbero essere quelli della letteratura internazionale - vi sia la possibilità che quel farmaco dia un risultato.
Per quanto riguarda la somatostatina si sa benissimo che, nella stragrande maggioranza dei casi, essa riduce la crescita e la moltiplicazione cellulare in svariate patologie: perché dunque non consentire al medico di prescrivere in determinati casi queste terapie, che il paziente pagherà di tasca sua? Non è previsto infatti che esse siano a carico del servizio sanitario nazionale. Vi invito a riflettere su questo.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi era parso di capire - se sbaglio, le chiedo scusa - che la seduta dovesse terminare alle ore 20.

PRESIDENTE. No, è prevista la seduta notturna.

TEODORO BUONTEMPO. Mi pare che non ce ne sia stata data comunicazione.

PRESIDENTE. Le farò avere il calendario, nel quale è stampato che è prevista la seduta notturna.

TEODORO BUONTEMPO. Mi fa finire, signor Presidente?

PRESIDENTE. Certo, sono qui per ascoltarla.

TEODORO BUONTEMPO. Domani mi rivolgerò ad un consulente tecnico per capire come si possa tutelare il diritto alla parola. Lei mi espellerà dall'aula, ma io verrò con un megafono e, ogni volta che il regolamento lo consentirà, lei mi dovrà far parlare, altrimenti utilizzerò il megafono. Lei poi mi espellerà, come è già accaduto in passato: pagherò il prezzo che devo pagare, ma non darò a nessuno il titolo di togliermi la parola quando ne ho diritto.

PRESIDENTE. Al massimo espelleremo il megafono, onorevole Buontempo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 3.29, Conti 3.19 e Massidda 3.61, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Pag. 110



Presenti 330
Votanti 327
Astenuti 3
Maggioranza 164
Hanno votato 94
Hanno votato no 233

(La Camera respinge -
Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Massidda 3.25 e Conti 3.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Ritengo che, a parte l'orario e le esigenze calcistiche di ciascuno di noi, questi due emendamenti siano importantissimi poiché si riafferma la possibilità da parte del medico di agire secondo scienza e coscienza. Il ministro ha aggiunto le parole «sotto la sua diretta responsabilità»: cosa significherà mai, se non un repetita di concetti già inseriti in altre leggi, che prevedono una sanzione nei confronti del medico qualora egli non si assuma le proprie responsabilità? Quest'ultimo, comunque, se le deve assumere per forza perché, in caso di errore o di malafede, il medico è sempre punibile in base alle leggi esistenti.

Non capisco perché venga introdotta questa normativa, che è particolarmente violenta: non vi è alcuna necessità che venga ripetuta. È sufficiente che il medico continui ad operare come ha fatto fino ad oggi, anche perché l'emendamento soppressivo non toglie nulla alla validità del multitrattamento Di Bella e del decreto-legge n. 23.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 3.25 e Conti 3.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 314
Votanti 313
Astenuti 1
Maggioranza 157
Hanno votato sì 79
Hanno votato no 234

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 3.27, Bergamo 3.28 e Conti 3.90, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 312
Votanti 310
Astenuti 2
Maggioranza 156
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 235

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 307
Votanti 306
Astenuti 1
Maggioranza 154
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 235

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 3.251, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).


Pag. 111


Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 316
Votanti 313
Astenuti 3
Maggioranza 157
Hanno votato sì 76
Hanno votato no 237).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 3.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 305
Votanti 303
Astenuti 2
Maggioranza 152
Hanno votato sì 66
Hanno votato no 237

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 306
Votanti 304
Astenuti 2
Maggioranza 153
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 235

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, può far controllare i voti?!

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 312
Votanti 309
Astenuti 3
Maggioranza 155
Hanno votato sì 72
Hanno votato no 237

Sono in missione 34 deputati)
.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 3.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, questo è l'ultimo tentativo che farò, perché mi sembra di non essere assolutamente ascoltato dalla maggioranza.
Nel testo nella stesura iniziale vi era un inciso che prevedeva «elementi obiettivi» che il medico avrebbe dovuto valutare. È stato però modificato dal Senato e sostituito dalle parole «dati documentabili». Non riesco a capire chi debba esaminare tali dati documentabili e quali essi debbano essere. Di fatto, dunque, l'inciso non ha alcun significato.
La valutazione in ordine alla validità o meno della scelta del medico viene affidata a qualcun altro e cioè, facendo riferimento alle leggi dello Stato, all'Istituto superiore di sanità, alla CUF o al ministro della sanità. Questo, lo ripeto per l'ennesima volta, è assolutamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 112


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 300
Maggioranza 151
Hanno votato sì 67
Hanno votato no 233

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 3.30 e Massidda 3.62, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 302
Maggioranza 152
Hanno votato sì 68
Hanno votato no 234

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 3.31 e Massidda 3.66, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 310
Maggioranza 156
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 240

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 311
Votanti 309
Astenuti 2
Maggioranza 155
Hanno votato sì 73
Hanno votato no 236

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 3.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti e votanti 311
Maggioranza 156
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 236

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 3.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 306
Votanti 305
Astenuti 1
Maggioranza 153
Hanno votato sì 73
Hanno votato no 232

Sono in missione 34 deputati)
.

Gli emendamenti Massidda 3.36 e Bergamo 3.37 sono pertanto preclusi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 3.38 Massidda 3.71, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).


Pag. 113


TEODORO BUONTEMPO. Controlli i voti, Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, i vicepresidenti di gruppo possono chiedere la verifica. In quel caso si procede.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 299
Votanti 296
Astenuti 3
Maggioranza 149
Hanno votato sì 68
Hanno votato no 228

Sono in missione 34 deputati)
.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 3.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, non si capisce come mai nel testo del decreto sia garantita la possibilità di prescrizione per la somatostatina o per l'octreotride e non, per esempio, per la bromocriptina, un farmaco impiegato nel multitrattamento Di Bella. Tutti i pazienti che seguono questa terapia a domicilio, allora, non potranno usufruirne in maniera completa perché ai medici non sarà consentito di prescrivere questo farmaco. È un'altra incongruenza del decreto che avrebbe meritato di essere sanata, ma per la quale non vi è stato alcun tipo di attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Barone. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, porgo le più vive scuse al mio amico Cè, a cui voglio veramente bene. Ma devo ricordargli che il prodotto di cui ha parlato ha un nome commerciale: si chiama Parlodel ed è inserito in fascia A. Perché discutere, allora? È già compreso nella fascia A, anche se - guarda che combinazione - per un'altra indicazione.

ALESSANDRO CÈ. Ma è una contraddizione del decreto!

GIUSEPPE DEL BARONE. Studiamo questa faccenda e andiamo a vedere cosa succede. Ti chiedo scusa, ma non hai ricordato che non era un prodotto già inserito in fascia A.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi all'onorevole Del Barone, il quale dice una cosa giusta ma inesatta per questo decreto.
Se le norme inserite nel decreto non saranno rispettate, il medico potrà essere sospeso dall'albo professionale: in altre parole, anche per i farmaci inseriti in fascia A se l'indicazione del medico riguarderà un altro tipo di terapia, si può arrivare alla sanzione della sospensione dall'albo professionale. Rendetevi conto di quanto è grave: anche contro questo noi ci battiamo. È vero che il farmaco è in fascia A, ma per altre indicazioni: se qualcuno lo userà per il metodo Di Bella sarà sospeso dall'albo professionale. Mi sembra un altro motivo per rivedere con attenzione questo decreto-legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 300
Votanti 297
Astenuti 3
Maggioranza 149


Pag. 114


Hanno votato sì 62
Hanno votato no 235

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 296
Votanti 293
Astenuti 3
Maggioranza 147
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 229

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conti 3.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 295
Votanti 292
Astenuti 3
Maggioranza 147
Hanno votato sì 63
Hanno votato no 229

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cè 3.40 e Massidda 3.76, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 298
Votanti 295
Astenuti 3
Maggioranza 148
Hanno votato sì 67
Hanno votato no 228

Sono in missione 34 deputati)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 3.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 296
Votanti 293
Astenuti 3
Maggioranza 147
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 229

Sono in missione 34 deputati).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Conti 3.5, Massidda 3.43, Bergamo 3.44 e Cé 3.45 non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 306
Votanti 303
Astenuti 3
Maggioranza 152
Hanno votato sì 73
Hanno votato no 230

Sono in missione 34 deputati).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cé 3.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 115


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 297
Votanti 293
Astenuti 4
Maggioranza 147
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 229

Sono in missione 34 deputati).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Massidda 3.81 e Cé 3.49, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 297
Votanti 293
Astenuti 4
Maggioranza 147
Hanno votato sì 61
Hanno votato no 232

Sono in missione 34 deputati).


Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 3.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma mi risulta che al gruppo di forza Italia rimangano ancora molti minuti, perché il collega Filocamo ha parlato soltanto in dissenso.

PRESIDENTE. Onorevole Massidda, manca un minuto, ma essendovi un residuo di tempo di tredici minuti per interventi personali, può utilizzare quelli.

GIUSEPPE DEL BARONE. Presidente, gliene presto io un paio!

PRESIDENTE. Purtroppo, non sono prestabili.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Con questo emendamento, chiediamo che si possa No, signor Presidente, rinuncio ad intervenire, perché vorrei impiegare il tempo per emendamenti più seri.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Massidda: questa, comunque, in qualche modo è una confessione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 3.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 289
Votanti 287
Astenuti 2
Maggioranza 144
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 242

Sono in missione 34 deputati).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Conti 3.6 e Massidda 3.50, non accettati dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 287
Votanti 284
Astenuti 3
Maggioranza 143
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 237

Sono in missione 34 deputati).


Pag. 116



Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

LUCIANO DUSSIN. Laggiù uno sta votando per quattro!

PRESIDENTE. La prego, onorevole Dussin!

LUCIANO DUSSIN. Hanno votato per quattro, altro che «la prego, onorevole Dussin» (Commenti)!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


(Presenti 300
Votanti 297
Astenuti 3
Maggioranza 149
Hanno votato sì 59
Hanno votato no 238

Sono in missione 34 deputati).


Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


(Presenti 285
Votanti 283
Astenuti 2
Maggioranza 142
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 233

Sono in missione 34 deputati).


ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, credo sia opportuno un controllo delle schede.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Cavaliere, si provvederà.

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO CACCAVARI, Relatore. Signor Presidente, vorrei pregarla di effettuare una verifica degli emendamenti, perché mi pare che sia stato votato un emendamento in ordine al quale era stato formulato un invito al ritiro: vorrei pregarla di ricordarlo, quando vi è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Caccavari.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bergamo 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera non è in numero legale per deliberare. Pertanto, a norma dell'articolo 47, comma 2, del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.
Colleghi, naturalmente a questo punto domani salterà la trasmissione radiofonica diretta.

ALESSANDRO CÈ. Ma, Presidente, la diretta radiofonica c'è sempre!

PRESIDENTE. La seduta riprenderà alle 21,45.

La seduta, sospesa alle 20,45, è ripresa alle 21,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI

PRESIDENTE. Dovremmo procedere nuovamente alla votazione dell'emendamento Bergamo 4.2, nella quale in precedenza è mancato il numero legale;


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tuttavia, apprezzate le circostanze, ritengo di poter rinviare il seguito del dibattito ad altra seduta.

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