Allegato A
Seduta 296 del 14/1/1998

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H) Interrogazione:

(Sezione 8 - Comportamento della procura di Milano nell'inchiesta BMP)

MAIOLO. - Ai Ministri di grazia e giustizia e del tesoro. - Per sapere - premesso che:
il giorno 27 maggio 1997, il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera del professor Piero Schlesinger, ex-presidente della Banca popolare di Milano, lettera riguardante un'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Milano nei confronti di funzionari e amministratori dell'istituto di credito milanese per una serie di reati che sarebbero stati commessi nella gestione dell'istituto;
in tale lettera il professor Schlesinger scrive che tale «indagine da ben quattro anni si viene svolgendo con particolare accanimento nei confronti della Banca popolare di Milano e miei personali, suo ex presidente» e aggiunge essersi trattato di «quattro anni di autentica persecuzione che un pubblico ministero prevenuto ha dedicato alla banca ed a me»;
il professor Schlesinger precisa le ragioni per le quali definisce il pubblico ministero prevenuto, dato che «non si trattava della persona adatta a svolgere un'inchiesta siffatta. Figlio di un ex vicepresidente dell'istituto, di certo ha vissuto da ragazzo con comprensibile angoscia le vicende


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che, nel 1971, condussero i due vicepresidenti di allora (il padre ed io) ad un ben diverso destino: l'uno, io, promosso a presidente (carica nella quale sono rimasto per più di venti anni, fin quando fui io a dirmi indisponibile per qualsiasi ulteriore prosecuzione); l'altro, il padre dell'odierno pm Riccardo Targetti, escluso dal consiglio di amministrazione dopo ben 25 anni di permanenza ed escluso altresì da un progetto di pensione straordinaria in favore degli amministratori, che proprio io ritirai dal voto assembleare vista un'aspra opposizione da parte di parecchi soci»;
tali accadimenti - precisa il professor Schlesinger - furono seguiti da ulteriori e più gravi: infatti il padre del pubblico ministero Riccardo Targetti «morì subito dopo questa dura assemblea, lasciando a carico della vedova e dei figli molti debiti verso numerosi istituti di credito e terze persone»;
il professor Schlesinger ricorda inoltre che fu proprio lui «a deliberare allora, quale Presidente della Bpm, una erogazione, straordinaria e liberale, per estinguere quelle passività e liberare la famiglia da queste gravi preoccupazioni. Ma probabilmente entità e modalità - in piena trasparenza - dell'intervento della Banca non furono apprezzate, cosicché è da supporre che il futuro pm sia cresciuto nutrendo rancore verso una istituzione ed una persona, considerate, forse, responsabili della morte del padre e di umiliazioni familiari»;
sulla base di questa ricostruzione, il professor Schlesinger conclude che il pubblico ministero dottor Riccardo Targetti «non era dunque la persona giusta per assumere, sia pure tanti anni più tardi, la guida di un'indagine proprio su quel medesimo istituto» e proprio nei suoi confronti;
il professor Schlesinger nella lettera ricorda anche che egli ebbe «ad escludere, una decina di anni fa, un suo (del pm, ndr) fratello dal rinnovo nella carica di amministratore di una società (la Banca agricola milanese) controllata dalla popolare di Milano»;
a seguito di tutti questi fatti «ad indagini avviate, fu presentata dai legali una formale istanza di astensione, ma il pm Riccardo Targetti - in violazione del dovere dei magistrati di motivare ogni propria decisione - non solo non ha accolto l'istanza ma non ha voluto (o saputo?) neppure motivare per quali ragioni abbia ritenuto di poterla disattendere ed ha preferito lasciarla, insolitamente, del tutto senza risposta»;
nel corso dei quattro anni di indagine, secondo il professor Schlesinger c'è stata «una continua girandola di ipotesi accusatorie (quasi tutte poi dissoltesi), uno stillicidio di "fughe di notizie" sapientemente orchestrate per tener ben desta l'attenzione dei giornali e dell'opinione pubblica, straordinarie misure di sequestri e perquisizioni quali non si riservano neppure a pericolose bande di delinquenti organizzati»;
il professor Schlesinger sostiene inoltre che la procura si è avvalsa «quasi a tempo pieno dell'assistenza di un consulente, la cui "serenità" è emersa in modo particolarmente eloquente quando, mentre erano ancora in corso le indagini, alla presenza di testimoni» - riferendosi alla persona di Schlesinger - ha affermato: «Gli daremo una mazzata terribile»;
il professor Schlesinger ricorda inoltre che la procura di Milano ha redatto «ben due "requisitorie", ciascuna di centinaia di pagine, che invece di essere dedicate alla ricerca di eventuali reati hanno avuto principalmente per scopo (legittimo?) la cosiddetta "ricostruzione di un sistema" aziendale, che non si vede a qual titolo possa interessare il magistrato penale (che per di più sembra aver dimenticato del tutto, ingenerosamente, che nel frattempo la Bpm, da istituto meramente locale, è entrata a far parte delle grandi banche a portata nazionale)»;
infine il professor Schlesinger afferma di essere «di fronte a due ipotesi accusatorie: falso in bilancio e conflitto di interessi», e, aggiungendo che si tratta di «ipotesi senza fondamento», conclude sostenendo che «errori ognuno può farne,

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ma parlare di reati è ben diverso. E le accuse - compresa quella, particolarmente fantasiosa, che io solo possa avere conosciuto ex ante quel dissesto Ferruzzi che ha colto completamente di sorpresa l'intero mondo economico finanziario italiano - sono a tal punto manifestamente infondate (nonostante l'assurdo accostamento alle vicende di Tangentopoli, talvolta sbrigativamente richiamate da qualche giornale) che ci vorrà soltanto molta pazienza ed altrettanto tempo per smontarle in ogni dettaglio, ma con la certezza che non potrà restarne che cenere»;
a tali affermazioni il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, dottor Riccardo Targetti, sollecitato dal Corriere della Sera replicava argomentando che sul merito di ciò che afferma il professor Schlesinger non ha nulla da dire e che l'unica precisazione che ritiene di dover fare è la seguente: «Quando il 18 marzo 1996 l'ho interrogato come persona sottoposta alle indagini, dalle 10,30 alle 17,15, i suoi difensori presentarono effettivamente una istanza di astensione nei miei confronti. Ma non è vero che la lasciai senza risposta. Il giorno dopo, infatti, 19 marzo 1996, scrissi a Borrelli dicendo che da parte mia non vedevo alcun motivo di astensione, ma che mi rimettevo a lui per le valutazioni del caso. Il procuratore rispose il 3 aprile 1996 in questi termini: "Restituisco l'istanza sopra menzionata prendendo atto con piena condivisione che la S.V. non intende astenersi ed osservando che non sussiste alcun motivo per ipotizzare una sua sostituzione ex articolo 53 del codice di procedura penale"» -:
se rispondano al vero le notizie rivelate dal professor Piero Schlesinger e in particolare: se il padre del dottor Riccardo Targetti nel 1971 era vicepresidente, insieme al professor Schlesinger, della Banca popolare di Milano; se il padre del dottor Riccardo Targetti venne allora escluso dal consiglio di amministrazione dopo venticinque anni di permanenza, mentre il dottor Schlesinger divenne presidente dell'istituto di credito; se il padre del dottor Riccardo Targetti fu escluso da un progetto di pensione straordinaria in favore degli amministratori in seguito a un intervento del professor Piero Schlesinger; se il padre del dottor Riccardo Targetti morì poco tempo dopo questi eventi; se il padre del dottor Targetti lasciò molti debiti verso istituti di credito e terze persone; se la Banca popolare di Milano deliberò, nella persona del suo presidente professor Piero Schlesinger, un'erogazione straordinaria a favore degli eredi del padre del dottor Targetti per estinguere i debiti; se la famiglia non apprezzò e per quale motivo quell'intervento; se il fratello del pubblico ministero dottor Targetti venne escluso dalla carica di amministratore della Banca agricola milanese, controllata dalla Banca popolare di Milano, per intervento del dottor Schlesinger;
se risponda al vero la notizia secondo la quale il dottor Riccardo Targetti ha respinto l'istanza di astensione rivolta dalla difesa del professor Schlesinger senza motivazione alcuna;
se risponda al vero la notizia secondo la quale il consulente nominato dalla procura della Repubblica di Milano avrebbe dichiarato, con riferimento al professor Schlesinger, «Gli daremo una mazzata terribile»;
se risponda al vero la notizia secondo la quale il pubblico ministero dottor Targetti non avrebbe individuato alcun motivo di astensione, così come avrebbe fatto il procuratore capo della Repubblica di Milano, dottor Francesco Saverio Borrelli;
se il Ministro di grazia e giustizia non ritenga che esistessero, nel caso in oggetto, le gravi ragioni di convenienza previste dal codice di procedura penale perché il pubblico ministero eserciti la facoltà di astensione;
se il Ministro di grazia e giustizia non ritenga che esistessero, nel caso in oggetto, le ragioni previste dal codice di procedura penale perché il procuratore della Repubblica procedesse alla sostituzione del pubblico ministero, in particolare la «inimicizia grave fra lui e un suo prossimo congiunto e una delle parti private»;

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se il Ministro di grazia e giustizia intenda dunque disporre una ispezione presso la procura della Repubblica di Milano per accertare eventuali illeciti disciplinari o di più grave natura commessi dal procuratore della Repubblica di Milano e dal sostituto procuratore del medesimo ufficio dottor Riccardo Targetti;
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per evitare che l'esercizio dell'azione penale appaia (o sia) motivato da ragioni di carattere del tutto personale, dando luogo a possibili situazioni di grave abuso di potere da parte di chi è titolare di una delicata funzione giurisdizionale.
(3-01197)
(5 giugno 1997)