Allegato A
Seduta 268 del 5/11/1997
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B) Interrogazioni:
(Sezione 2 - Inquinamento zone industriali Priolo-Melilli-Augusta)
PISCITELLO. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
continuano senza sosta i casi di inquinamento atmosferico nella zona industriale di Priolo-Melilli-Augusta;
l'11 giugno 1997 una nube tossica, accompagnata da forte puzza nauseabonda, si è formata sull'abitato di Priolo e Melilli, tra le ore 7 e le ore 9, avvertita su tutto il territorio comunale con bruciori agli occhi ed irritazioni alle vie respiratorie;
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il circolo «L'Anatroccolo» della Lega ambiente di Priolo prontamente ha segnalato il fatto agli organi di controllo regionali, chiedendo contemporaneamente l'intervento e l'eventuale applicazione del codice di autoregolamentazione;
nel pomeriggio poi si sono avuti i dati delle centraline che hanno confermato quanto denunciato in più occasioni; è accaduto cioè che il codice di autoregolamentazione non è stato attivato in quanto l'anidride solforosa SO2, misurata dalle centraline di S. Cusimano, ha raggiunto una punta massima di 188 ug/mc alle ore 8 della mattina, mentre su Melilli è stato registrato un livello di 112 ug/mc alle ore 8 e di 128 ug/mc alle ore 11. Il limite da non superare è di 400 ug/mc;
gli idrocarburi non metanici NMHC hanno raggiunto il valore di 177,2 ug/mc alle ore 7, 200 ug/mc alle ore 8 e 242 ug/mc alle ore 9, nella centralina di S. Cusimano (accanto alla cementeria di Augusta), mentre la centralina di Priolo era guasta per condizionamento. A Melilli invece gli idrocarburi non metanici hanno raggiunto il livello di 202 ug/mc alle ore 8 e 408 ug/mc alle ore 9. Il limite medio da non superare per tre ore consecutive è di 200 ug/mc. Neanche questo dato ha fatto scattare allarmi perché questo dato deve essere associato al contemporaneo superamento del limite per l'ozono 03, che ha raggiunto solo i 130 ug/mc a Melilli e nonostante si sia verificata anche l'inversione termica che ha fatto registrare una temperatura di 23C a Priolo e 24,5C a Melilli;
ciò vuol dire che gli inquinanti presenti in quota sono stati spinti in basso creando quella micidiale cappa velenosa respirata anche solo per un'ora da migliaia di cittadini, sul quale sembra che, dati alla mano, nessuno possa intervenire, e, anzi, tutto ciò sia normalità -:
se non ritenga di doversi adoperare per imporre nuovi e più restrittivi limiti di emissioni, per non dover più costringere i cittadini a respirare un'aria inquinata dai velenosissimi idrocarburi, tutelando così il diritto alla salute costituzionalmente garantito.(3-01250)
(18 giugno 1997)
PISCITELLO. - Ai Ministri dell'ambiente e della sanità. - Per sapere - premesso che:
la massiccia presenza in atmosfera di inquinanti di origine industriale fu uno dei motivi posti a fondamento della dichiarazione di «area ad elevato rischio di crisi ambientale» che riguarda i comuni di Siracusa, Augusta, Priolo, Melilli, Floridia e Solarino e che risale al novembre del 1990;
a sette anni di distanza dalla dichiarazione e a più di due dal decreto del Presidente della Repubblica del 17 gennaio 1995 che approva il piano di risanamento, nulla è cambiato, nessun intervento di risanamento è stato fatto e la qualità dell'aria è verosimilmente peggiorata;
i casi di allarme-emergenza che si verificano annualmente sono sempre nell'ordine di diverse decine. L'entrata in vigore del cosiddetto codice di autoregolamentazione delle aziende industriali nei casi di allarme-emergenza (decreto dell'assessorato regionale dell'ambiente n.888/93) non è servito a nulla ed è diventato un paravento per occultare le responsabilità degli inquinatori;
al di là dei casi di emergenza, quel che è più grave, e che costituisce anche una macroscopica violazione dell'uguaglianza dei cittadini della zona nei confronti degli altri abitanti d'Italia, è che lo standard di qualità dell'aria rimane pessimo per la costante presenza di un tasso di inquinanti che, pur non superando i limiti di legge, ha effetti negativi sulla salute delle persone;
il rapporto annuale sulla qualità dell'aria (periodo marzo 1996-aprile 1997) riporta, per esempio, che a Melilli la media annuale di anidride solforosa (SO2) è di 23,6 ug/mc; per trentotto giorni la media è stata superiore alle linee guida di quaranta ug/mc e di questi trentotto giorni, venti sono stati superiori a 60 ug/mc. Per le
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polveri si è registrata una media annuale di 29,8 ug/mc con un 95 percentile di 41,5 ug/mc (con 10 superamenti della linea guida di 40 del superamento della linea guida di 60). A Priolo il 98 percentile delle concentrazioni del biossido di azoto (NO2) ha raggiunto 122 ug/mg;
si tratta di una situazione abnorme colpevolmente tollerata: l'inquinamento da ozono non dovrebbe superare per più di una volta al mese e per più di un'ora la soglia di 200 ug/mc, mentre di questi superamenti ne vengono registrati molti nel corso del mese ed in più periodi dell'anno. L'elevatissima concentrazione di idrocarburi non viene considerata motivo di allarme grave se non in presenza di un contemporaneo superamento della soglia di ozono. Quando poi questo evento si verifica, e ciò accade 40-50 volte l'anno, nessuna iniziativa viene presa per salvaguardare le popolazioni. A Priolo la concentrazione media trionaria degli idrocarburi (dalle ore 06.00 alle ore 09.00, senza considerare il resto della giornata) ha superato il limite massimo di 200 ug/mc per 195 giorni sui 365 giorni dell'anno ecologico 1996-1997, praticamente un giorno si e un giorno no. Come dire che i cittadini possono pure vivere respirando idrocarburi senza che qualcuno sia chiamato a rispondere dei danni;
l'Organizzazione mondiale della sanità, sulla base degli studi condotti per conto del ministero dell'ambiente, afferma che «annualmente, la morte di circa ventisette uomini è associata alla residenza nell'area. La discrepanza, in termini di mortalità generale, tra i due sessi depone contro un ruolo di fattori di rischio nell'ambiente generale. La zona è sede di una concentrazione industriale. All'eccesso di morti viene dato il contributo più importante dalle morti per tumore maligno. Una eziologia professionale è plausibile per i tumori polmonari e vescicali, ma in misura molto minore per quelli del colon retto (aumentati nei due sessi) e prostatici;
al dato eclatante sull'accesso di mortalità bisogna poi aggiungere i fastidi, i danni ed i costi, meno evidenti ma ben più consistenti, causati dalle malattie respiratorie;
la legge n.203 del 1988 stabiliva i limiti alle emissioni e decretava che ai cittadini italiani bisognava garantire uguali standard di qualità dell'aria, da Bolzano a Portopalo. La regione siciliana avrebbe dovuto fissare per le zone particolarmente inquinate, come appunto è quella in argomento, limiti molto più restrittivi. Non lo ha finora fatto, negando così una migliore qualità della vita alle popolazioni del siracusano;
paradossalmente, il piano di risanamento, che avrebbe dovuto adottare, così come prevede la legge, provvedimenti urgenti per uscire dall'emergenza ambientale, è diventato un ulteriore alibi per ritardare la fissazione di nuovi limiti e per non assumere misure concrete per migliorare sensibilmente la qualità dell'aria. È assurdo e inammissibile che nel piano non sia stata neppure prevista la possibilità di poter fissare limiti più restrittivi alle emissioni, nonchè scandaloso che su tale questione le istituzioni si siano piegate alle pressioni degli industriali, rinunciando a tutelare l'interesse generale delle popolazioni;
sembra inconcepibile, ma in quest'area ad elevato rischio ambientale i limiti massimi alle emissioni fissati dalla legge n.203 del 1988 diventeranno obbligatori con la stessa tempistica del resto del territorio nazionale (Priolo come Cortina d'Ampezzo);
devono pensarla così le industrie della zona che hanno chiesto e stanno ottenendo dalla regione siciliana autorizzazione ad incrementare gli attuali limiti alle loro emissioni e che dall'alimentazione a metano sono, con grande soddisfazione, tornati a bruciare olio combustibile ad alto tenore di zolfo. A ciò si aggiunga che la raffineria Esso sta realizzando un nuovo impianto per l'estrazione del benzolo dalla benzina senza piombo, che l'Isab Energy tra qualche anno entrerà in funzione con l'impianto di cogenerazione e che l'Enichem Polimeri vuole raddoppiare le linee
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di produzione. Nel concedere l'autorizzazione ad incrementare le emissioni la Regione afferma: «Nella zona considerata ove è ubicato lo stabilimento in questione non opera alcun piano di rilevamento, prevenzione, conservazione e risanamento del territorio ai sensi dell'articolo 4, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n.203 che prevede, ai sensi della lettera a) dello stesso articolo 4, la fissazione di valori limite delle emissioni più restrittivi dei valori minimi di emissione definiti nelle linee guida del decreto del ministero dell'ambiente 12 luglio 1990. All'interrogante questa affermazione pare la manifestazione più chiara della volontà di proseguire nella distruzione dell'ambiente e nell'attacco al diritto alla salute;
davanti a questo scenario, in cui non è difficile capire come un intreccio di interessi economici e di assenza delle istituzioni faccia pagare tutto alla salute delle popolazioni, è doveroso ed ormai improcrastinabile che le istituzioni assumano responsabilmente provvedimenti concreti -:
se intendano dare attuazione a concrete misure di tutela dell'ambiente e salvaguardia della salute delle popolazioni;
se il Ministro della sanità non ritenga opportuno ed urgente avviare le indagini epidemiologiche richieste negli ultimi vent'anni da più parti ed in più occasioni;
se il Ministro dell'ambiente intenda intervenire sulla regione siciliana che concede autorizzazione all'incremento delle emissioni, sostenendo che nell'aria non esiste alcun piano di risanamento ambientale;
se il Ministro dell'ambiente non ritenga opportuno e urgente assumere i poteri sostituitivi per fissare i nuovi limiti che la regione siciliana non ha finora adottato;
se il Ministro dell'ambiente, stante la sostanziale inadeguatezza del piano di risanamento ambientale ad affrontare le questioni essenziali dell'area a rischio e la sua carenza di poteri e strumenti atti ad intervenire nelle croniche situazioni di emergenza, non ritenga opportuno riflettere sull'ipotesi di sospendere tale piano e ricorrere ad altri mezzi ordinari e straordinari per risolvere le problematiche esposte.(3-01641) (già 4-10392)
(31 ottobre 1997)