Seduta n. 264 del 30/10/1997

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(Investimenti di gruppi bancari italiani in Albania)

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione Guerra n.3-01038 (vedi l'allegato A - Interpellanze ed interrogazioni sezione 4).
Il sottosegretario di Stato per il tesoro ha facoltà di rispondere.

ROBERTO PINZA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Gli onorevoli Guerra ed altri chiedono se non si intenda avviare un'inchiesta sul presunto coinvolgimento della Banca di Roma in attività finanziarie poco trasparenti con l'Albania, in particolare attraverso la sua filiale di Tirana (è questo l'oggetto principale).
Al riguardo, sentita la Banca d'Italia, si fa presente che la Banca di Roma non dispone in territorio albanese di proprie filiali, ma detiene solamente una partecipazione, pari al 40 per cento del capitale della Banca Italo Albanese, con valore contabile di 8 miliardi di lire circa. La Banca Italo Albanese non è però compresa


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comunque nel gruppo bancario Cassa di risparmio di Roma, del quale fa parte la Banca di Roma.
Ai fini di vigilanza su base consolidata, la Banca d'Italia può effettuare ispezioni solo nei confronti di società appartenenti ad un gruppo bancario e pertanto non ha il potere di effettuare ispezioni presso la menzionata Banca Italo Albanese, che pur partecipata non fa parte del gruppo bancario Cassa di risparmio di Roma.
Per quanto concerne, più in generale, la presunta partecipazione di altri istituti di credito italiani al meccanismo ed alla gestione dei flussi delle società finanziarie albanesi, sentito l'Ufficio italiano dei cambi, si precisa che le informazioni inviate mensilmente a tale Ufficio da parte degli intermediari abilitati, relative ai flussi finanziari dagli stessi canalizzati, ai sensi dell'articolo 5, comma 10, della legge 5 luglio 1991, n.197, non consentono di individuare le controparti destinatarie dei flussi medesimi. Pertanto, nelle informazioni aggregate relative ai flussi finanziari attuati mediante bonifici da e per l'Albania, non è possibile isolare le movimentazioni riferite a società finanziarie albanesi.
In merito, poi, ad eventuali attività in Italia di succursali di società finanziarie albanesi, premesso che gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco degli intermediari operanti nel settore finanziario, ai sensi degli articolo 106 e seguenti del decreto legislativo n.385 del 1993, non possono effettuare raccolta del risparmio presso il pubblico, essendo tale attività loro preclusa dall'articolo 11, comma 2 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia.
Ciò premesso, si fa presente che non risulta, comunque, pervenuta alcuna domanda di iscrizione in questo elenco, ai sensi del decreto 28 luglio 1994 del Ministero del tesoro, da parte di intermediari finanziari aventi sede legale in Albania.
Sempre con riferimento ai contatti tra la Banca di Roma e l'Albania, il Ministero degli affari esteri, ugualmente interessato, ha comunicato che è pendente un'annosa questione riferita ai debiti commerciali accumulati dalle aziende di Stato albanesi nei confronti di imprenditori italiani e poiché le autorità albanesi si erano dette disponibili a condurre in proposito solo un negoziato unitario, il Ministero degli affari esteri, di concerto con la Confindustria, ha invitato la Banca di Roma ad assumersi tale incarico.
La banca ha aderito alla richiesta e, pertanto, le sono stati forniti tutti i dati raccolti dall'ambasciata d'Italia in Tirana, quali erano stati già oggetto di confronto incrociato sia con i dati forniti dalla Banca centrale albanese, sia con quelli forniti dalla stessa Confindustria.
Dalla fine del 1996, quindi, la Banca di Roma rappresenta gli interessi degli imprenditori italiani in sofferenza, nei confronti delle aziende di Stato albanesi e sta negoziando le percentuali e le modalità di ripianamento dei debiti.
Si soggiunge, infine, che sono in corso programmi di assistenza da parte dei Ministeri dell'interno, della giustizia e delle finanze, per i settori di rispettiva competenza, diretti al risanamento delle strutture amministrative e finanziarie dello Stato albanese.

PRESIDENTE. L'onorevole Sciacca ha facoltà di replicare per l'interrogazione Guerra n.3-01038, di cui è cofirmatario.

ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta del sottosegretario, rispetto alla quale desidero fare alcune precisazioni.
L'interrogazione Guerra n.3-01038, di cui sono cofirmatario, è abbastanza articolata e fa riferimento non solo alla vicenda della Banca di Roma, ma anche ad altre questioni. Tutti sanno quanto sia stata drammatica la vicenda albanese in riferimento al ruolo di queste finanziarie e quali conseguenze abbiano subito il popolo e il Governo albanese; conseguenze che hanno reso necessario un nostro intervento con le nostre Forze armate. È probabile inoltre che ci siano state delle nostre responsabilità, anzi queste sono state documentate.


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Ebbene, la Banca di Roma ha redatto un opuscolo nel quale si dichiara che la Banca di Roma è una significativa realtà anche nei paesi dell'est europeo, soprattutto a Tirana, con la Banca Italo Albanese, che è un primo esempio, come si dice nella nostra interrogazione, di joint venture bancaria a capitale misto. Quindi, questo è un primo elemento indiscutibile. La Banca mediterranea, con molti sportelli in Puglia, posseduta al 100 per cento dalla Banca di Roma, ha finanziato investimenti ed operazioni economiche italiane in Albania. È quanto illustravamo nella nostra interrogazione e mi pare che la risposta del sottosegretario non sia del tutto convincente a tale riguardo.
Inoltre, abbiamo fatto riferimento ad alcuni episodi che potrebbero essere definiti di cronaca nera. Infatti, sono state arrestate dalla nostra polizia nella filiale della Banca di Roma delle persone che cercavano di accreditare presso la filiale della banca stessa 23 miliardi in certificati di deposito falsi. Inoltre, vi sono stati alcuni strani suicidi. Dapprima si è suicidato Roberto Pancani, direttore della filiale della Banca di Roma a Tirana, successivamente si è suicidato anche colui che stava indagando sul traffico di titoli da e per l'Albania, Mario Ferraro.
In seguito l'ex ambasciatore a Tirana, Luigi Vittorio Ferraris, ha accusato esplicitamente ambienti della Farnesina di aver sostenuto Berisha, ritardando l'avvento di un Governo di unità nazionale proprio perché era in corso la vicenda delle piramidi finanziarie.
Questo intreccio di questioni mi lascia ancora preoccupato. Non so se presenteremo un'ulteriore interrogazione rivolta ai ministri degli affari esteri e dell'interno, per avere una risposta in proposito, ma il sottosegretario agli affari esteri Fassino e il procuratore generale antimafia Vigna avevano chiaramente parlato di traffici illegali. A tale proposito vi era il chiaro riferimento al riciclaggio del denaro sporco. Sono tutte questioni che ci lasciano preoccupati rispetto a quelli che sono stati i rapporti tra l'Italia e l'Albania.
Per quanto attiene ai controlli effettuati dalla Banca d'Italia, il sottosegretario ha risposto che non vi è alcuna possibilità di realizzarli perché non ci sono i poteri per attuarli. Pertanto, per le ragioni che ho esposto nel mio intervento, ma che erano già state illustrate nella nostra interrogazione, ribadisco che siamo soddisfatti solo in parte della risposta, che riteniamo parziale.

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