Allegato A
Seduta 264 del 30/10/1997

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B) Interpellanze ed interrogazione:

(Sezione 2 - Gestione dell'ente cinema)

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro per i beni culturali e ambientali, con incarico per lo spettacolo e lo sport, per sapere - premesso che:
in un recente convegno organizzato dal sindacato nazionale dei critici cinematografici,


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si è dibattuto sullo stato di crisi della distribuzione dei film italiani nel mondo;
infatti, non solo il cinema italiano copre una quota minima di mercato, ma lo fa limitatamente ad alcune aree geografiche, in maniera non continuativa e senza capacità di consolidamento;
i successi di alcuni film, se da un lato dimostrano che esiste uno spazio di mercato da occupare (per quanto connesso ad immagini stereotipate dell'Italia), dall'altro testimoniano della casualità con cui questo successo si determina;
su circa seicentocinquanta imprese di distribuzione che operano nel mondo, negli ultimi anni, meno del dieci per cento hanno presentato titoli italiani nei loro listini; la quota totale dei mercati esteri riservata alle nostre pellicole è inferiore all'uno per cento e appena venti nostri film hanno raggiunto le sale europee;
anche per altri Paesi europei, come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna, i problemi sono gli stessi, soprattutto a causa dello strapotere del cinema americano, tant'è che da più parti si chiede la creazione di una struttura europea che serva da coordinamento e da potenziamento delle diverse cinematografie nazionali;
dal convegno è scaturito un documento nel quale si chiede al Governo «la costituzione di un organismo, dipendente dal dipartimento dello spettacolo che, avvalendosi di risorse adeguate e gestito da persone competenti, operi per una sempre maggiore diffusione culturale e commerciale dei nostri film» -:
quali attività siano state svolte, nei diversi settori d'intervento, a favore del cinema italiano all'estero nel primo semestre 1996 rispetto al primo semestre del 1995, dopo l'assorbimento di Cinecittà international, avvenuto nel novembre del 1995, che aveva per compito la promozione all'estero della nostra cinematografia, nell'Ente cinema;
quali linee di intervento intenda adottare per rilanciare la grande storia e la grande tradizione del cinema italiano e la sua diffusione oltre i confini nazionali.
(2-00284) «Lenti, De Murtas».
(7 novembre 1996)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
gli interpellanti hanno già presentato, il 29 maggio 1996, l'interpellanza n.2-00012 relativa all'Ente cinema spa, cui ha parzialmente risposto il sottosegretario per il tesoro Laura Pennacchi il 18 giugno 1996;
la risposta del sottosegretario Pennacchi si chiudeva con la seguente affermazione: «Posso in aggiunta assicurare che saranno attivati gli uffici competenti del ministero del tesoro al fine di acquisire ulteriori elementi di conoscenza sulla gestione dell'Ente cinema»;
alla data odierna non v'è stata, da parte del rappresentante del Governo, alcuna comunicazione alla Camera che fosse coerente con tale impegno di trasparenza informativa;
il mandato triennale del consiglio di amministrazione dell'Ente cinema è giunto a scadenza nel novembre scorso;
la prima assemblea dell'ente, alla quale è intervenuto il rappresentante del ministero del tesoro, nella sua qualità di azionista unico dell'Ente, è andata deserta il 28 novembre 1996; nella seconda convocazione, il 16 dicembre 1996, il ministero del tesoro ha provveduto quindi a nominare il nuovo consiglio di amministrazione dell'ente;
la relazione sulla gestione del fondo unico dello spettacolo (fus), relativa all'esercizio 1995, e che quindi anche gli elementi informativi più minimali sulla gestione dell'intervento dello Stato nel settore spettacolo (Ente cinema incluso), è stata trasmessa dal dipartimento spettacolo


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e resa pubblica dalla Commissione cultura della Camera il 7 gennaio 1997, con un inspiegabile ritardo di un anno (in assoluto il più grave, nella decennale storia del fus);
gli interpellanti ricordano che, nel corso della corrente legislatura, ha presentato una proposta di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla «malagestione» del fondo unico dello spettacolo (atti parlamentari, doc. XXII n.3, del 13 maggio 1996), che assegna da un decennio circa mille miliardi di lire all'anno per sovvenzionare attività del settore spettacolo;
l'Ente cinema spa, derivato dalla trasformazione dell'ente autonomo gestione cinema (già vigilato dal disciolto ministero delle partecipazioni statali, ed oggi rientrante tra gli enti vigilati dal dipartimento spettacolo della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonostante il tesoro sia l'azionista unico), ha registrato nel 1994 un deficit complessivo, a livello di bilancio consolidato, di oltre quindici miliardi di lire; non sono ancora noti i risultati della gestione relativa all'esercizio 1995 (e tanto meno in relazione all'anno 1996), anche perché l'ex presidente dell'ente, Giovanni Grazzini, non si è presentato all'audizione che era stata convocata per il 27 novembre 1996 dalla Commissione cultura della Camera;
tale deficit, a causa di una gestione incapace di controllare i costi, emerge nonostante lo Stato abbia fornito una sovvenzione, sempre per l'anno 1994, di oltre 27 miliardi di lire, attraverso una apposita subdotazione del fus (legge n.183 del 1985);
la succitata ritardata relazione sul fus al Parlamento per l'anno 1995 (resa pubblica il 7 gennaio 1997) è stata formulata in termini generici;
come già denunciato nella su citata interpellanza, permane immutata l'assoluta incapacità di incidenza dell'ente e delle tre società controllate (Cinecittà, Istituto Luce, Cinecittà international) sul mercato cinematografico nazionale in termini di qualificazione culturale-artistica della produzione e dell'offerta e di stimolazione del pluralismo espressivo: si registrano ancora oggi quote di mercato inferiori all'uno per cento (uno per cento!), per esempio, nel settore della distribuzione cinematografica;
nel consiglio di amministrazione dell'Ente cinema spa (nominato nel dicembre 1993 dal Ministro del tesoro pro tempore Barucci, in seno al governo Ciampi, esecutivo per altro dimessosi a distanza di pochi mesi, nell'aprile 1994), sedevano almeno tre membri la cui incompatibilità, in termini di legge e di opportunità, appariva evidente, come denunciato dall'interpellante: si tratta dell'ex capo del dipartimento dello spettacolo della Presidenza del Consiglio dei ministri, Carmelo Rocca, responsabile fino a poche settimane or sono dell'amministrazione che sovvenziona l'Ente cinema e recentemente nominato nuovo capo dipartimento affari regionali, del direttore della sezione credito cinematografico della banca nazionale del lavoro, Vittorio Di Cristina, e dell'ex consigliere di amministrazione della Rai, Mauro Miccio;
forse anche alla luce di quanto comunicato dall'interpellante, nessuno dei succitati consiglieri è stato confermato nel nuovo consiglio di amministrazione, ma la composizione del nuovo organo appare caratterizzata da soggetti di cui non appare minimamente intellegibile il criterio di selezione: per esempio, Franco Cardini, apprezzato medievalista ed ex consigliere di amministrazione della Rai, ma la cui competenza in materia di cinema e audiovisivo è ignota ai più; Giuseppe Sangiorgi, nel cui curriculum professionale spicca la funzione di addetto stampa dell'ex onorevole Ciriaco De Mita; per quanto riguarda la nomina di Luigi Abete, ex presidente della Confindustria, emergono alcuni dubbi sulla specificità professionale in materia di cinema, ma, senza dubbio, si presuppongono capacità manageriali adeguate al livello di dissesto economico-culturale che grava sull'Ente cinema;

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la Corte dei conti ritarda ancora nella elaborazione e nella trasmissione al Parlamento della relazione che la legge n.259 del 1958 prevede dover essere presentata annualmente in relazione agli enti sottoposti a controllo, tra i quali rientra l'Ente cinema spa; si segnala che l'ultima relazione disponibile risale all'anno 1989, e che questo grave e inspiegabile ritardo limita l'esercizio dei diritti-doveri che la Costituzione e le leggi assegnano alle Camere;
nelle ultime settimane si sono accumulate numerose interpellanze ed interrogazioni, da parte di più parti politiche (gli interpellanti si limita a citarne alcune: la 4-03033 del 21 novembre 1996; la 4-02987 del 20 novembre 1996; la 2-00284 del 7 novembre 1996), tutte relative all'anomala situazione dell'Ente cinema, ente che sta per altro attraversando una delicata fase di parziale privatizzazione, rimaste ad oggi senza risposta da parte del Governo -:
se il Governo intenda assumere iniziative relative alla ormai incredibile, pluriennale inadempienza della Corte dei conti nella sua funzione di controllo sull'Ente cinema, essendo ad oggi disponibile solo una relazione risalente all'anno 1989 (!), e totalmente assente la trasparenza nella gestione dell'ente e delle società che controlla, Cinecittà ed Istituto Luce;
se il Governo intenda precisare in base a quale criterio e con quali procedure il Ministro del tesoro abbia nominato il nuovo consiglio di amministrazione dell'ente Cinema;
se il Governo ritenga siano stati adottati criteri di selezione meritocratica nella selezione dei nuovi candidati, adeguati alla delicatezza del compito, essendo l'Ente cinema una «macchina culturale» di interesse pubblico simile alla Rai (anche se di ben inferiori dimensioni di budget).
(2-00403) «Pecoraro Scanio, Dalla Chiesa, Siniscalchi».
(17 febbraio 1997).

CEREMIGNA. - Ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dell'industria, del commercio e dell'artigianato e dei beni culturali ed ambientali, con incarico per lo sport e lo spettacolo. - Per sapere - premesso che all'interrogante risultano i seguenti fatti:
il deficit di bilancio consolidato del gruppo cinematografico pubblico per il 1995 ammonta a circa 30 miliardi di lire, configurando così un passivo superiore di qualche miliardo all'intero contributo statale erogato a favore del gruppo pubblico;
la relazione del magistrato della Corte dei conti, delegato al bilancio dell'Ente cinema, non viene depositata da diversi anni, non rendendo così possibile la conoscenza, la trasparenza ed il controllo sull'atto più importante di un ente;
non è stato ancora predisposto il piano finanziario che doveva accompagnare il piano di sviluppo e ristrutturazione del gruppo cinematografico pubblico ed esso, nonostante sia stato respinto da tutte le categorie e rappresentanze del cinema italiano (sindacati, produttori, autori, critici, organizzazioni professionali, Commissione cultura del Senato, commissione centrale per la cinematografia, forze politiche) non è stato definitivamente accantonato ma, al contrario, continua a trovare attuazione in diversi suoi punti;
l'Ente cinema ha attivato onerose consulenze esterne in Italia ed all'estero dell'ordine di centinaia di milioni di lire, che hanno notevolmente appesantito i bilanci aziendali -:
se i fatti sopra indicati rispondano al vero;
se l'Ente cinema intenda adottare qualche provvedimento cautelativo, pur nel rispetto del principio di presunzione d'innocenza, nei confronti di persone che occupano posizioni di rilievo nel gruppo e per le quali è stato richiesto il rinvio a giudizio, come Carmelo Rocca (consigliere di amministrazione dell'Ente cinema), Benito Venerucci (liquidatore di Cinecittà International, nonché consulente amministrativo dell'Ente cinema già in pensione),


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Antonio Breschi (direttore delle relazioni pubbliche dell'Ente cinema) ed Antonio Moré (direttore generale di Cinecittà);
se sia vero che il direttore generale di Cinecittà, Antonio Moré, nonostante abbia raggiunto i limiti di età per il suo pensionamento, abbia ottenuto un prolungamento del proprio contratto per altri due anni; nel caso in cui ciò corrisponda al vero, quali siano le motivazioni di tale scelta;
quali siano i costi per consulenze che l'Ente cinema ha dovuto sostenere nella predisposizione del piano di sviluppo e ristrutturazione per compensi erogati a favore di Rothschild, Arthur Andersen, Roland Berger & Partner;
in merito allo scioglimento di Cinecittà International, a quale logica risponda la chiusura, in un periodo, come quello attuale, caratterizzato dall'affermazione dei princìpi della internazionalizzazione e globalizzazione dei mercati, proprio della società che aveva per compito la promozione all'estero della nostra cinematografia, nonostante che tale società fosse l'unica del gruppo a non avere problemi di bilancio e nonostante la solidarietà espressa dai più importanti autori del cinema italiano;
perché lo scioglimento sia stato attuato in data 16 novembre 1995 in mancanza della necessaria approvazione assembleare, sopraggiunta ben cinque mesi dopo, il 17 aprile 1996, e perché, invece di procedere alla fusione per incorporazione, come espressamente indicato nella direttiva del ministero del tesoro, si sia attuata una liquidazione, per altro non ancora terminata, considerato che tutti gli elementi della società, dal marchio al personale, continuano a sussistere, eccezion fatta per il suo direttore generale che ne è stato senza motivo allontanato;
quali attività siano state svolte a favore del cinema italiano all'estero in questo primo semestre 1996, dopo l'assorbimento di Cinecittà International nell'Ente cinema, rispetto al primo semestre del 1995, nei diversi settori d'intervento (cineteca, editoria, promozione);
le ragioni per le quali la funzione di media-desk, affidata dall'Unione europea all'Ente cinema e da questi a Cinecittà International, sia stata trasferita, con il relativo contributo, all'Anica. (3-01603) (già 4-02853)
(28 ottobre 1997)