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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulle risoluzioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malavenda. Ne ha facoltà.
MARA MALAVENDA. Signor Presidente, le chiedo di poter aspettare un attimo prima di iniziare il mio intervento perché altrimenti mi è impossibile parlare.
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto per consentire all'onorevole Malavenda di svolgere il suo intervento.
MARA MALAVENDA. Non è una questione di voce, il fatto è che i colleghi sono in movimento. Dal momento che ci troviamo
PRESIDENTE. È la tensione generata in parte anche dall'attesa del suo intervento.
MARA MALAVENDA. Mi rendo conto.
PRESIDENTE. Parli pure, onorevole Malavenda.
MARA MALAVENDA. Signor Presidente, non posso non osservare che vi ostinate a definire a titolo personale alcuni interventi e che non prevedete per essi la diretta televisiva.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Malavenda.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, vorrei rimarcare all'Assemblea il vulnus rappresentato dal passaggio al Senato del dibattito nella giornata di ieri. Infatti, esaurito il dibattito in quest'aula e ripetuto inutilmente il discorso del Presidente del Consiglio nell'altro ramo del Parlamento, si è ritenuto opportuno non votare la risoluzione da me presentata due giorni fa e che oggi assume un significato particolare,
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cito. Ne ha facoltà.
GIANCARLO CITO. Poiché il popolo italiano sta seguendo i nostri lavori per sapere se questo Governo se ne andrà a casa e se lei, Presidente Prodi, se ne andrà a casa dopo aver compiuto un atto di coraggio recandosi dal Capo dello Stato, penso che, oltre a ciò che ha letto poc'anzi, il Presidente Prodi avrebbe dovuto per correttezza - anche se non era obbligato - leggere quello che poi ha detto quando ha affermato che il Governo non è d'accordo, per sapere cosa dicono i colleghi di rifondazione per cercare di evitare la crisi.
PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi.
LUCIANO CAVERI. Presidente, Presidente del Consiglio, colleghi, membri del Governo, prendo la parola come deputato della Valle d'Aosta ma anche a nome dei colleghi sudtirolesi e del deputato dell'unione ladina.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Masi. Ne ha facoltà.
DIEGO MASI. Signori Presidenti, colleghi, oggi il Presidente Prodi e l'Ulivo hanno fatto notevoli concessioni a rifondazione comunista; concessioni stataliste che non condividiamo, che tagliano le gambe al paese (Applausi dei deputati del gruppo misto-patto Segni e di deputati dei gruppi di forza Italia e della lega nord per l'indipendenza della Padania) e che peggiorano a sinistra una finanziaria che già non ci piaceva.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Masi.
RINO PISCITELLO. Vi sono delle caratteristiche che non appartengono alla destra o alla sinistra, ma appartengono alle persone di buon senso; tra queste vi sono la disponibilità e l'equilibrio. La disponibilità ad ascoltare le ragioni degli altri e in special modo dei propri alleati ed a questi saper andare incontro, sulla base delle compatibilità imposte dalla propria direzione di marcia. Io credo che il Presidente del Consiglio abbia saputo dimostrare oggi, in modo forte, questa disponibilità. Lo ha fatto entrando nel merito delle questioni, in modo concreto, non venendo meno ai confini imposti dal programma di Governo, ma dimostrando una capacità di ascolto straordinaria e una volontà vera di arrivare ad un accordo politico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente del Consiglio, l'intervento che lei ha pronunciato merita senza alcun dubbio il più convinto apprezzamento dei deputati socialisti, sia per l'opera sempre svolta dal suo Governo, sia per il programma che lei ci ha oggi illustrato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanza. Ne ha facoltà.
ANGELO SANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo il dovere di dare una risposta chiara alla domanda che sale dal paese e che ci viene rivolta dall'Europa. È una domanda di chiarezza e di certezza di prospettive sull'adesione, fin dal principio, all'unione monetaria europea.
PRESIDENTE. Onorevole Sanza, deve concludere.
ANGELO SANZA. ...dell'industria quello che non concede al portantino.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sanza.
MASSIMO SCALIA. Signor Presidente del Consiglio, colleghi, i verdi voteranno a favore della risoluzione Mussi, a favore del Governo Prodi. La replica del Presidente del Consiglio ha infatti posto le premesse ed alcune indicazioni concrete perché ci potesse essere un rilancio programmatico di questa maggioranza. A tale obiettivo i verdi hanno lavorato incessantemente in queste settimane, suggerendo contenuti e proposte che vengono dalla loro cultura politica, l'unica - e non solo in Italia - che non sia tributaria delle vecchie ideologie ottocentesche che si richiamino al liberismo o al marxismo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manca. Ne ha facoltà.
PAOLO MANCA. Signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il 29 maggio 1996, quando discutemmo in quest'aula la fiducia al suo Governo, iniziai il mio intervento citando un giornale, la Repubblica, e una sua dichiarazione del 13 dicembre 1995: «Dalla sinistra improbabile di rifondazione ci divide tutto, tranne la simpatia di Bertinotti. Gli elettori vogliono coerenza, quindi niente patti di desistenza, non sarebbero onesti». «È un problema di decenza politica», lei disse in quella occasione. Ed io osservai, parafrasando il Presidente del Consiglio, che questa maggioranza rischiava di essere figlia di una scelta disonesta e politicamente indecente, secondo la versione del dicembre 1995.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, colleghi, noi ci rivolgiamo a lei, Presidente Prodi. Lei che con la formazione del suo Governo aveva suscitato così grandi speranze fra i lavoratori, i pensionati, i giovani, i disoccupati del nostro paese. Ci rivolgiamo a lei, che aveva suscitato così alte attese di riforme, di trasformazione, di cambiamento. Ci rivolgiamo a lei che era stato votato, in definitiva, non per rispondere alle richieste della Confindustria, dei mercati internazionali, delle banche europee, ma per rispondere ai bisogni dei ceti meno ricchi, più disagiati, per cercare di risolvere i problemi materiali della vita quotidiana, quei problemi (salari, pensioni, sanità, casa, scuola e trasporti) che sono sempre meno presenti nei discorsi dei politici.
Forse ora può cominciare, onorevole Malavenda, lei ha una voce che si ascolta.
di fronte ad un panorama tutto mobile, le chiederei di attendere ancora un attimo.
In questa sede io rappresento il COBAS, le migliaia di lavoratori, di pensionati e di cassintegrati che mi hanno votato. Evidentemente vi dà fastidio la voce del sindacalismo di base, abituati come siete a quella «concertativa» che applaudite calorosamente. Sono spiacente per voi e vi anticipo che, comunque andranno le cose qui oggi, dovrete fare i conti con questa realtà, a cominciare dal 18 ottobre, vale a dire tra qualche giorno, quando le realtà di base manifesteranno a Roma.
È grottesco voler continuare ad illudere i lavoratori e la povera gente su una possibile uscita riformista dalla crisi e su un ingresso indolore nell'Europa dei padroni di Maastricht.
Una sinistra degna di questo nome mai avrebbe potuto illudersi, nemmeno per un attimo e figuriamoci per un anno e mezzo, sulla possibilità di spostare a favore dei lavoratori un Governo che altro non è che il comitato di affari di FIAT, Fininvest e dei poteri finanziari (Applausi di deputati dei gruppi di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania) nazionali ed internazionali!
Si dice che rifondazione sta spostando a sinistra il Governo; in realtà è questo Governo che, con il consociativismo politico e sindacale della concertazione, indipendentemente dall'esito di questa crisi, sta consumando il definitivo spostamento a destra di una sinistra governativa e paragovernativa, ormai esclusivamente utilizzata con funzioni di controllo e vanificazione delle lotte dei lavoratori. Questo lo fa insieme alle centrali sindacali confederali recentemente premiate con il decreto Bassanini, il quale ha formalizzato in Italia la costituzione del sindacalismo «giallo» ed ha regalato il monopolio esclusivo della rappresentanza alle centrali sindacali gradite ai padroni ed alle loro lobby politiche equamente distribuite sia nel Polo sia nell'Ulivo.
Ebbene, un Governo che sceglie consapevolmente di distruggere qualsiasi parvenza di democrazia nei luoghi di lavoro si rende colpevole di un vero e proprio attentato alla democrazia non solo sindacale ma alla democrazia in generale, perché nei fatti prelude alla costituzione di un prossimo regime neoreazionario dell'intera società...
Avverto che è stata presentata l'ulteriore risoluzione Bertinotti ed altri n.6-00027 (vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 1).
Onorevole Presidente del Consiglio, la invito ad esprimere il suo parere anche su tale documento.
poiché, essendo stata riprodotta, reiterata, in qualche modo sottolineata dai gruppi dell'Ulivo, ha ricevuto il parere favorevole del Governo, parere che coinvolge anche la mia risoluzione. Questa nella serata di martedì aveva un significato diverso da quello che assume oggi, quando risultava l'unico sbarramento che ha consentito di sciogliere in maniera coerente, attraverso un voto, una situazione che sembrava affidata soltanto alle parole.
Non essendo però questa un'accademia, ma un luogo dove il voto attesta ciò che ognuno dichiara, la richiesta di un deputato, dell'una o dell'altra parte politica, di concludere un dibattito con un voto mi sembrava del tutto evidente e normale. Così non è stato.
Il Presidente della Camera ha ritenuto di umiliare la Camera dei deputati attendendo il dibattito - che non c'è stato - al Senato e la posizione del Presidente della Repubblica; ora siamo allo stesso punto.
Nella mia dichiarazione di voto voglio manifestare le mie perplessità a votare favorevolmente la risoluzione che io stesso ho presentato, una contraddizione pirandelliana che sembra rispondere a quella che è stata vanamente chiamata situazione kafkiana dal Presidente Violante e che era semplicemente l'ordinato e coerente svolgimento dei lavori di un'Assemblea che vota al termine dei singoli interventi. Dal momento che non si lanciano i sassi e si nascondono le mani, quello che io chiedevo era solo la perfetta coerenza tra le parole e le decisioni (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Lei ha richiamato al buonsenso la sua maggioranza dell'Ulivo, aggiungendo le seguenti parole: «Altrimenti, cosa diranno i malati cronici, i disoccupati, i terremotati?». Penso che non sia corretto da parte sua, Presidente Prodi, richiamare all'unità della maggioranza dell'Ulivo speculando sulla pelle di queste persone, soprattutto di quella dei malati e dei disoccupati. Sono gli stessi disoccupati che da tanto tempo stanno aspettando qualche sua iniziativa, visto che il suo Governo dura ormai da cinquecento giorni, da sedici mesi; nel corso di tale periodo, non credo che lei abbia dato un solo posto di lavoro ai disoccupati italiani, visto che sono ancora milioni in Italia e visto che numerosi di essi sono giovani in attesa della prima occupazione! E, attendendo la prima occupazione, essi vorrebbero sapere in quale millennio lei e il suo Governo vorrete dare questa certezza a quei lavoratori.
È logico che lei non può accettare quanto sostiene rifondazione, altrimenti andrebbe a smentire quello che ha detto Cofferati, dando ragione al suo Governo; oppure, a questo punto, dando ragione a Bertinotti, si darebbe torto a D'Alema che vuole a tutti i costi le elezioni anticipate! Allora, se queste ultime dovranno avere luogo, facciamole subito e vediamo chi le vincerà: se vincerà l'Ulivo o se questa volta vincerà la destra. In tale contesto, per quanto riguarda l'unità della destra, vorrei sperare che l'errore commesso nel 1996 non verrà ripetuto anche questa volta, ammesso che queste elezioni vi saranno (Applausi di deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Ricordo che il Governo ha espresso parere favorevole sulle risoluzioni Mussi
ed altri n.6-00025 e Sgarbi n.6-00023 e parere contrario sulle risoluzioni Pisanu ed altri n.6-00024, Malavenda n.6-00026 e Bertinotti ed altri n.6-00027.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caveri. Ne ha facoltà.
Più che una dichiarazione di voto la mia è ormai una riflessione su quanto ci attenderà nelle prossime ore, essendo oramai la determinazione conclusiva della vicenda del tutto scontata; è venuta meno infatti quella suspense che ci aveva preso nei minuti precedenti.
Come componente autonomista del gruppo misto, vorremmo ribadire alcuni concetti.
Il primo: bisogna trovare comunque un modo per andare in Europa, non solo per ragioni economiche (non è infatti solo una questione di moneta) ma perché noi guardiamo con grande interesse all'Unione europea, in una prospettiva - ed è ovviamente una nostra richiesta particolare - di un quadro di tutela più forte delle minoranze linguistiche e nazionali all'interno del diritto comunitario; e poi per i nostri popoli alpini la vocazione europea è naturale, mentre restano innaturali i confini che semmai ci imprigionano in questa vecchia logica dello Stato nazionale.
La partita che si è giocata in queste ore è stata importante. Noi crediamo che per il futuro ci debba essere una soluzione chiara, evitando compromessi, embrassons nous, ententes più o meno cordiali, che ci lasciano francamente freddini. Vi è necessità invece di definire subito, con rapidità, se questa legislatura abbia o no le possibilità di proseguire e di sapere su quali temi essa possa andare avanti.
In queste ore sono stati evocati temi importanti, per i quali anche noi abbiamo delle soluzioni: il lavoro, la fiscalità, la casa, la salute e la scuola e naturalmente, per quel che ci riguarda, le riforme istituzionali, visto che in quest'aula dal dopoguerra ad oggi i nostri rappresentanti hanno sempre parlato di federalismo, che non è quell'autonomia locale di cui alcuni, purtroppo, ancora in questi mesi hanno parlato spacciandolo appunto per federalismo.
Naturalmente, bisogna fare di più e noi esprimiamo in quest'aula, in questo momento così difficile e negativo, la nostra viva preoccupazione. Diciamo la verità: l'Italia può entrare in un periodo irreversibile di crisi se non vi sarà un senso di responsabilità; e noi cercheremo, nel limite delle nostre possibilità e delle nostre capacità, di fare in modo che si possa trovare una soluzione alla crisi per proseguire ma - lo ripetiamo - in un quadro che sia di riferimento chiaro, al di là di quella ricerca infinita in Italia, del compromesso che poi va a rotoli come è successo proprio quest'oggi (Applausi dei deputati del gruppo misto-Valle d'Aosta e misto-SVP).
Ma qual è la vera posta in gioco? L'Europa, che viene prima di tutto; ovviamente non certo il regolamento di conti tra due sinistre italiane e i sindacati. Perciò, se rifondazione avesse votato il Governo, confermando la fiducia, noi avremmo assecondato con un voto positivo la stabilità di Governo, perché avrebbe voluto dire andare in qualche modo in Europa; ci saremmo turati il naso, ma avremmo votato.
Ora rifondazione non vota il Governo, allora la musica cambia, vuol dire che lo scontro è politico, che non ci si chiede un voto di fiducia, ma di adesione ad un manifesto politico-programmatico nuovo, solo funzionale allo scontro tra le due sinistre alle quali siamo estranei.
Per noi l'obiettivo rimane un Governo per una finanziaria liberal-democratica che consenta di entrare e rimanere in Europa.
Le elezioni per noi sono comunque da evitare, ma se dovesse prevalere l'irresponsabilità, allora la crisi avrebbe un solo vantaggio, cioè quello che bisogna cambiare il nostro sistema istituzionale in senso presidenzialista e federalista e a questo punto gli italiani avranno chiaro che l'unica risposta è l'assemblea costituente, da loro votata. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo misto-patto Segni e di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.
L'equilibrio è l'altra delle caratteristiche di cui dicevo, la consapevolezza del fatto che le proprie proposte vanno rivendicate con passione e poi confrontate con i propri alleati, individuando quel punto mediano attorno al quale è possibile costruire risultati politici positivi nella direzione del proprio programma; la consapevolezza che, oltrepassato quel punto mediano, i propri obiettivi arretrano e vengono sconfitti comunque.
Voglio sperare che rifondazione comunista sappia dimostrare questo equilibrio, riconoscendo i notevoli risultati ottenuti nel merito e non lasciandosi tentare da un politicismo che smarrirebbe il senso della sua stessa proposta. Spero ancora che nei prossimi minuti la crisi si ricomponga ed insieme tutta la maggioranza riconfermi le ragioni che ci portarono alla scelta unitaria e poi alla vittoria del 21 aprile. Se così non sarà, come ormai pare, i lavoratori del nostro paese pagheranno un prezzo molto alto.
Per questo abbiamo molto apprezzato come deputati della rete l'intervento del Presidente del Consiglio, perché è stato un intervento all'insegna della disponibilità, ma anche della chiarezza. Noi crediamo che non vi sia in questa legislatura una soluzione alternativa a questa maggioranza. Gli elettori hanno scelto il programma politico dell'Ulivo e quel programma, se non fosse possibile attuarlo, va ripresentato agli elettori come si addice ad una democrazia moderna. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo misto-rete-l'Ulivo).
Dobbiamo onestamente dire che gli sforzi compiuti per assicurare al paese un avvenire di progresso che tenga conto delle difficoltà della parte più debole della società hanno trovato pieno accoglimento
e tale a nostro avviso da soddisfare le richieste dei settori politici storicamente sensibili a questi temi e a queste esigenze. Pensiamo in modo particolare alla sanità, al lavoro, alla scuola ed alle pensioni. Questo sforzo merita poi un particolare apprezzamento proprio perché è stato compiuto tenendo conto di una cornice internazionale che impone al paese un'opera di risanamento che non è più rinviabile.
Noi siamo convinti che, chiunque fosse oggi al suo posto, dovrebbe inevitabilmente affrontare le stesse difficoltà e non potrebbe sottrarsi ad un confronto con gli appuntamenti che attendono il nostro paese.
Signor Presidente del Consiglio, all'inizio del suo intervento, questa mattina, lei ha posto al Parlamento interrogativi chiari ai quali noi rispondiamo positivamente. Già nel programma che ha dato vita a questa legislatura, erano contenuti tali obiettivi: risanamento dei conti del bilancio dello Stato, profonda riforma costituzionale per adeguare la legge fondamentale alle mutate condizioni del paese, completamento del processo di adesione dell'Italia all'Unione europea, ed in particolare l'ingresso con i primi paesi nella moneta unica.
Questo è stato fino ad oggi fatto dal suo Governo e ci sembra perfettamente in linea con il suo programma ed in grado di assicurare, nel prossimo futuro, l'adempimento agli obiettivi prefissati, consentendo al Parlamento di proseguire ad operare per la realizzazione delle improcrastinabili ed indispensabili riforme costituzionali.
È evidente che una crisi di Governo ed ancor di più un'interruzione così traumatica della legislatura, rappresenterebbero un fatto esiziale rispetto al raggiungimento di tutti gli obiettivi, che restano strategici ed il cui mancato raggiungimento il paese non potrebbe mai perdonare a questa classe politica.
Crediamo di non essere soli nel ritenere che l'interesse del paese vada tutelato e che la nostra posizione sia largamente condivisa, come ci conferma il dibattito dei giorni scorsi, da tutti i settori della Camera; anche le dichiarazioni delle ultime ore da parte di autorevoli esponenti della maggioranza lo riconfermano.
Torniamo a ribadire il nostro impegno, augurandoci che questa vicenda trovi una soluzione positiva. In ogni caso si sappia che noi opereremo in questo senso anche oltre la giornata odierna.
Riconfermiamo al Governo ed a lei, signor Presidente Prodi, la nostra piena fiducia votando la risoluzione Mussi ed altri, da noi sottoscritta, con la speranza che questa situazione di crisi possa ancora avere una soluzione positiva (Applausi dei deputati del gruppo misto-socialisti italiani).
A volte ci si chiede: perché l'Europa? Perché i sacrifici per l'Europa? La risposta è semplice: l'Europa è il lavoro, l'Europa è il progresso economico e civile, l'Europa è la possibilità anche di finanziare uno Stato sociale rigoroso e giusto.
Rispetto all'obiettivo Europa in questa Assemblea vi sono tre posizioni distinte: il Polo vuole l'Europa e vuole che il paese entri in Europa con meno tasse e con una spesa pubblica più contenuta, con uno Stato più leggero, con un sistema di sicurezza sociale che dia di più a chi veramente ha bisogno ed elimini le ingiustizie che avvantaggiano alcuni a danno di altri. L'Ulivo vuole anch'esso andare in Europa, ma in un modo diverso da quello che vogliamo noi: con più tasse, con uno Stato sociale che non viene veramente ristrutturato, ma solo tagliato qua e là, in modo spesso arbitrario, con un sistema pesante di vincoli che ostacola l'impresa e
la creazione di ricchezza e di lavoro, con un sistema economico stremato, poco efficiente e poco capace di essere competitivo. Le distanze tra il Polo e l'Ulivo sono dunque grandi e bastano a motivare, in un paese normale, la distinzione tra una maggioranza di Governo ed un'opposizione.
L'Italia non è oggi però - o non è ancora - un paese europeo normale. Esiste in Italia una terza posizione; esiste rifondazione comunista che non vuole l'Europa, che ricusa la filosofia di base che anima i Trattati di Maastricht e la costruzione europea. Ciò che rifondazione chiede è che il Governo rinunci a considerare questa filosofia come orizzonte imprescindibile della nostra politica economica. Questo è ciò che un Governo responsabile non può concedere, perché in Europa non bisogna solo entrare, ma anche starci e, se non diamo garanzia di volerci e poterci stare, non ci faranno entrare.
Nel caso dell'Europa, come già in quello dell'Albania, una parte della maggioranza non condivide un obiettivo del Governo, così importante da essere proposto come obiettivo nazionale condivisibile da parte dell'opposizione.
Concessioni parziali, incoerenti, pasticciate come quella che lei, signor Presidente del Consiglio, offre a rifondazione comunista possono mettere «una pezza» per un po' ad una crisi politica che può forse trascinarsi ancora per qualche tempo. Lei, signor Presidente, per rincorrere le assurde richieste di rifondazione comunista compie un grave atto di discriminazione tra i lavoratori italiani: concede agli operai...
Per tutte queste ragioni, invitiamo a rassegnare le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scalia. Ne ha facoltà.
Queste proposte e questi contenuti avevano già in parte trovato risposta nella stesura stessa della finanziaria e sono presenti in buona parte adesso nella sua replica, signor Presidente, che ella ha voluto svolgere tenendo conto giustamente di tutte le istanze della maggioranza che sostiene il suo Governo. Voglio ricordarle.
Fissare con legge l'obiettivo programmatico delle 35 ore settimanali di lavoro, da raggiungere entro i prossimi anni in rapporto - aggiungiamo noi - all'aumento della produttività, con il concorso dello Stato, delle imprese e dei lavoratori, attraverso lo strumento della contrattazione, è un passo significativo ed innovativo verso quella riduzione che è da sempre nel codice genetico dei verdi e non certo in una visione economicista. Non di solo euro vive l'uomo, vorremmo dire al ministro Ciampi, e la riduzione dell'orario di lavoro è soprattutto liberazione individuale di energie ed intelligenze per la crescita personale e collettiva della qualità di vita di ognuno e di tutti.
Veniamo alla sanità. L'abolizione dei ticket relativi a tutte le patologie croniche, la drastica riduzione delle rette pagate dagli anziani non autosufficienti per il loro ricovero nelle residenze socio-assistenziali qualifica positivamente la politica del Governo in un contesto che mantiene al servizio sanitario nazionale il suo carattere di universalità e di equità.
Salvaguardare dall'intervento di accelerazione dell'età di accesso alla pensione i lavoratori entrati precocemente nel mercato del lavoro è difendere soprattutto il lavoro operaio, come il Presidente Prodi ha con determinazione sottolineato. Ed è anche - lo vogliamo ribadire - sottrarsi all'iniquità, nell'ultimo sacrificio richiesto, del mettere sullo stesso piano, trentacinque anni dopo, chi a diciannove anni è entrato in fabbrica e chi invece è entrato all'università ed ha magari riscattato gli anni del corso di laurea.
Sul piano dell'occupazione, dei nuovi posti di lavoro da creare nelle aree depresse, nel sud del paese, è arrivato il momento - lo diciamo con chiarezza - che il ministro del tesoro apra le casse. È lodevole la sua iniziativa di portare, sull'esempio di altri paesi europei, l'utilizzo dei fondi europei dal 7 al 38 per cento: si tratta adesso, però, di passare dagli impegni di spesa alle effettive realizzazioni.
Su questo, signor Presidente, ella ha impegnato il suo Governo per attivare centinaia di migliaia di posti di lavoro stabili, in ordine ai quali abbiamo molto apprezzato, signor Presidente, la sua sottolineatura sulla qualità ambientale dei progetti che li attivano e sulle priorità in materia di difesa del suolo, di aree protette, di corretta gestione delle risorse idriche, di verifica della vulnerabilità sismica degli edifici civili e del patrimonio artistico e monumentale.
Abbiamo anche apprezzato, signor Presidente, la proposta innovativa del fondo per l'occupazione tratto dalla privatizzazione di Telecom.
La sua replica, signor Presidente, ha approfondito e reso ancor più concreti temi che erano stati sollevati dal segretario del partito della rifondazione comunista nel suo intervento.
Noi riteniamo che l'azione riformatrice del Governo, partendo dalle premesse che ella ha fatto nel suo intervento, dovrebbe trovare maggior coraggio e maggiore determinazione su una serie di temi (i diritti civili, le libertà sociali, l'estensione della democrazia).
Le voglio ricordare una serie di impegni, che forse non avranno più vita: la legge sull'obiezione di coscienza, l'affermazione dei diritti sociali, delle garanzie individuali sui temi dell'immigrazione e della convivenza interetnica, i nuovi diritti di cittadinanza, la riduzione del ricorso al carcere per affrontare la questione delle tossicodipendenze e di altre forme di devianza.
Signor Presidente, abbiamo apprezzato l'ulteriore sforzo di apertura e di miglior definizione, al quale - lo voglio ribadire - non siamo affatto estranei.
Voglio concludere, signor Presidente. Noi abbiamo fatto tante battaglie insieme a rifondazione in questo Parlamento e nel paese sui grandi temi ambientali, sulla giustizia sociale, sui diritti di cittadinanza. Oggi non comprenderemmo e valuteremmo assai grave una posizione che ci dividesse rispetto alla questione di questa maggioranza e di questo Governo.
Al collega Bertinotti voglio chiedere: quale altro Governo, quale altra maggioranza potrebbe andare, anche sul tema della difesa del lavoro privato, più avanti di questo Governo, di questa maggioranza? Più in generale, rispetto ai lavoratori e agli italiani che stanno seguendo questo dibattito, quale vantaggio avrebbero i ceti sociali meno difesi, gli operai, gli italiani tutti, da una crisi di Governo? Quale Governo potrebbe garantire le cose che il Governo Prodi ha garantito e che vuole ampliare, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio nella replica? È questo l'interrogativo che pongo esplicitamente ai colleghi di rifondazione comunista. Non ci stiamo a fare passi indietro e a farli fare a tutto il Paese. Per questo i verdi rinnovano, signor Presidente, l'appoggio al suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi misto-verdi e della sinistra democratica-l'Ulivo).
colleghi, nel dibattito di due giorni fa abbiamo già compiutamente elencato ed esemplificato la nostra posizione.
Le dichiarazioni rese oggi dal Presidente Prodi hanno riassunto in maniera ampia i risultati positivi realizzati dal Governo e quelli da realizzare ancora, troppo importanti per il futuro del nostro paese: l'Europa, l'occupazione, lo sviluppo coniugato con l'equità, il perseguimento ulteriore del risanamento della finanza pubblica, la formazione.
Il Presidente del Consiglio ha dato atto della sua piena disponibilità a venire incontro alle richieste del partito della rifondazione comunista, impegnando il Governo alla soluzione delle questioni poste senza venir meno alla fermezza rispetto all'obiettivo Europa.
In queste condizioni la posizione di rifondazione comunista pone il problema di una responsabilità nei confronti del Governo e del paese, perché altro non si poteva concedere con riferimento all'obiettivo primario di portare l'Italia in Europa.
Noi di rinnovamento italiano e i rappresentanti del partito repubblicano italiano confermano piena fiducia al Governo, certi che il paese in questo momento ci chiede responsabilità con riferimento alla stabilità del Governo e agli obiettivi che tutti noi ci siamo posti.
Confermiamo pertanto il nostro leale e costruttivo appoggio al Governo e al suo programma. Chi vuole, può assumersi la responsabilità di porre fine a questa prima esperienza positiva di Governo del centro-sinistra, che nel rigore delle sue azioni non ha dimenticato che non c'è solidarietà senza sviluppo. Impedire al paese di conseguire, dopo i sacrifici fatti, gli obiettivi a portata di mano è pura follia.
Per questo ci appelliamo al Parlamento, per evitare che il paese precipiti in una crisi difficilissima e dalle soluzioni imprevedibili, perché in questo momento (dopo potrebbe essere veramente troppo tardi) manifesti quel senso di responsabilità e quella coerenza che il paese ci chiede per completare il percorso iniziato. La centralità del Parlamento trovi le formule perché si dia soluzione e si superi l'attuale situazione e perché si porti finalmente il nostro paese in Europa.
Per quello che ho appena detto, i deputati del gruppo di rinnovamento italiano voteranno a favore della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo di rinnovamento italiano).
Questo, purtroppo, è il peccato originale, è il marchio indelebile che la contraddizione della desistenza si è portata dietro in questi mesi. Non è una questione epidermica, superficiale; è tutta la politica del nostro paese che in questi mesi non è riuscita a far convergere queste due posizioni, che fin dall'inizio risultavano inconciliabili, a cominciare dalla politica estera. Non mi riferisco solo all'episodio dell'Albania, sia pure significativo per gli interessi nazionali, che ha potuto essere risolto solo per il responsabile atteggiamento dell'opposizione, ma anche alle scelte di fondo del nostro paese. Anche recentemente rifondazione comunista ha contestato, in Commissione esteri, l'appartenenza dell'Italia all'Alleanza atlantica. Quindi, visioni di fondo incompatibili sulla politica estera del paese. E, se le
alleanze si fondano su qualcosa, certamente la politica estera non è elemento secondario.
Sulla politica sociale (i colleghi del Polo lo sanno) ci siamo trovati, in Commissione affari costituzionali, su un tema delicatissimo come quello dell'immigrazione, che i nostri concittadini sentono come vitale, a difendere la proposta del Governo (che per certi aspetti ritenevamo condivisibile) dagli emendamenti di rifondazione comunista, che certamente, per quanto riguarda il diritto dei nostri cittadini di vivere pacificamente e di avere una immigrazione ordinata, ha una visione ben lontana non solo dalla nostra, ma anche da quella del Governo.
Questa mattina il Presidente del Consiglio ha richiamato la scuola (è presente il ministro Berlinguer), ma, ahimè, è sparito dal tavolo dell'attualità politica e dalle parole del Presidente del Consiglio il grande tema della parità scolastica. Ed è sparito obbligatoriamente, perché rifondazione comunista ha sempre detto che non accetta nessuna soluzione che passi attraverso un riconoscimento del ruolo delle scuole non statali e di un loro finanziamento.
E così per la politica economica, perché certamente c'è qualcosa di vero in quello che ha detto il Presidente del Consiglio questa mattina sulla base degli indicatori economici, ma il mio presidente Mastella disse una volta, in un altro Governo, che forse, oltre ai mercati finanziari bisognerebbe frequentare anche i mercati rionali dove sono le famiglie, la gente. Per le famiglie, per i giovani, per gli anziani questo è stato un anno drammatico: per il reddito, per l'aumento della pressione fiscale, per la diminuzione degli interessi sui BOT; certo, in linea generale si tratta di una cosa bellissima, ma per i pensionati che vivevano del reddito del loro risparmio è stata una scelta drammatica di vita, perché il loro reddito reale nel corso di quest'anno è significativamente calato. C'è l'inflazione dell'ISTAT, ma c'è anche l'inflazione vera, quella con cui devono confrontarsi coloro che tutti i giorni vanno a fare la spesa e trovano voci fuori dal paniere che certamente non sono aumentate solo del 3 per cento.
Ecco, tutto questo deve essere sottolineato perché se vogliamo diventare un paese normale dobbiamo costruire il bipolarismo in prospettiva con posizioni corrette, con un dibattito ed un confronto trasparente. Lo abbiamo visto in quest'aula l'altro giorno quando - devo dirlo - per la prima volta nella storia della Repubblica un Presidente del Consiglio non ha tratto le conseguenze del fatto che dalla maggioranza si dissociasse una parte fondamentale, anche dal punto di vista numerico, come rifondazione comunista. È stata un'anomalia, ma, come ho detto prima e come ho spiegato, questo Governo è nato da un'anomalia, quella della desistenza.
Noi vogliamo un'Italia moderna, europea, in cui i Governi si costruiscano sui programmi, sulle convergenze programmatiche, sulle comuni visioni. È ora di finirla, in questo paese, con i Governi che si costruiscono «contro», solo per battere gli avversari, tentando di mettere assieme anche elementi tra loro contraddittori pur di arrivare a mettere in minoranza qualcuno (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD, di forza Italia e di alleanza nazionale). Qui si tratta di lavorare in positivo per gli interessi del paese.
In un paese normale... Signor Presidente, me lo consenta: il sindacato. C'è stato un applauso fortissimo di una parte della sinistra sul ruolo del sindacato. Rispetto al sindacato ritengo che esso debba preoccuparsi se una proposta del Governo sia giusta o ingiusta, da qualsiasi Governo provenga. Il sindacato non deve preoccuparsi di definire giusta o ingiusta una proposta a seconda di chi la avanza. E non mi può sfuggire, proprio per una questione di coerenza rispetto alle grandi questioni del paese (una di queste è la riforma pensionistica, le pensioni di anzianità), che proprio lei, onorevole Prodi, nel 1994 attaccò duramente il Governo Berlusconi, ma non perché riteneva che quella proposta di riforma pensionistica fosse troppo rigorosa o onerosa per i
lavoratori; come lei ricorderà - ed è facile andare a rileggere le dichiarazioni sui giornali - definì come debole ed insufficiente quella proposta, perché riteneva allora che dovesse essere ancora più rigorosa per essere in sintonia con gli interessi del paese. Noi vogliamo un sindacato forte e non ci associamo alle campagne denigratorie rispetto al ruolo dei sindacati; vogliamo però un sindacato forte e indipendente e quando dalle parti del Governo e della maggioranza vediamo giungere applausi così convinti e così radicati rispetto al ruolo del sindacato, che dovrebbe essere per definizione anche antagonista ed interlocutore dialettico del Governo, allora ci viene qualche sospetto che il ruolo giocato non sia così indipendente.
Soprattutto vi è una cosa che non possiamo accettare. Non possiamo accettare che venga riscritta la storia di questo paese, che è stata una storia di straordinario sviluppo e di straordinario riscatto delle classi lavoratrici. Una storia di scelte difficili, di scelte storiche contrastate che in quest'aula, ma anche fuori di qui, hanno suscitato grandi passioni e grandi dibattiti. Quando si è parlato dell'Europa, di entrare in Europa, quando si è parlato di alleanze, dell'Alleanza atlantica, quando si è costruito uno Stato sociale che per la prima volta nella storia d'Italia ha dato qualche certezza alle classi lavoratrici, a quelli che allora erano la maggioranza del popolo italiano: i contadini, i lavoratori della terra; ebbene, quando si è parlato di sviluppo della piccola e media industria agricola, commerciale, artigianale, industriale, storicamente bisogna pure ammettere che tutte queste scelte sono state favorite, votate, approvate con una parte di questo Parlamento che ha avuto il coraggio di portarle avanti e con un'altra parte di questo Parlamento che le ha sempre contrastate, che le ha sempre combattute, che si è sempre mossa in maniera contraria.
Ecco, signor Presidente, questo il popolo italiano lo sa. Sa che tanta acqua è passata sotto i ponti, perché sono cambiati addirittura i nomi di alcune forze politiche, è caduto il muro di Berlino, ci sono state revisioni storiche e ideologiche da parte di tanti partiti, anche abiure degli errori del passato, a destra come a sinistra. Questo, signor Presidente, il popolo italiano lo sa. Quindi, sapendo questo, non può pensare che la storia d'Italia sia cominciata nel 1996 con il Governo appoggiato da rifondazione comunista e che prima ci sia stato un grande buco nero, nel quale le forze moderate, centrali di questo paese non hanno svolto nessun ruolo. E lei, purtroppo, signor Presidente, nel discorso di investitura ha proprio teorizzato questo, che nell'Ulivo e in rifondazione ci fosse il meglio della cultura cattolica, laica, socialista, come se l'altra parte del Parlamento non esistesse. Ebbene, non è così, l'altra parte del Parlamento esiste e ha a cuore gli interessi nazionali.
Noi sappiamo, come sa il popolo italiano e come dimostrano le reazioni di fastidio che ci sono rispetto a questa che lei ha definito una crisi pazza, che una volta sciolto l'equivoco di rifondazione comunista, una volta risolto questo equivoco programmatico di fondo, una volta che il suo Governo avrà rassegnato le dimissioni (senza andare a dire al popolo italiano che abbiamo scherzato, che gli inenarrabili sacrifici che ogni famiglia ha fatto per entrare in Europa vengono buttati da parte perché con Sansone devono cadere il tempio e tutti i Filistei, che in questo caso sarebbero gli italiani), ci sarà invece la possibilità, sui programmi, sulle idee, sulle convergenze, di arrivare davvero a questo obiettivo dell'Europa.
Crediamo che ci sia la possibilità di arrivare davvero a fare quelle riforme istituzionali che stiamo aspettando da tre legislature, quel nuovo assetto del nostro sistema politico, senza il quale non ci saranno mai maggioranze credibili in questo Parlamento e non ci saranno mai opposizioni altrettanto credibili, che veramente indichino un'alternativa.
Su questo vogliamo lavorare e credo che a questo punto sarebbe anche un segno di responsabilità se, dopo il dibattito
di due giorni fa, se dopo la replica di oggi, davanti a quello che rifondazione comunista ha scritto nella sua risoluzione, il Presidente del Consiglio facesse un altro servizio al paese - dal suo punto di vista, naturalmente, ha lavorato per il bene di tutti - quello di non radicalizzare ancora di più lo scontro in questo Parlamento.
Preso atto della situazione, che si rechi dal Presidente della Repubblica a rassegnare le dimissioni e lasci, così come la Costituzione vuole, al Presidente della Repubblica, che è arbitro della vita politica italiana, sentiti i gruppi parlamentari e le forze politiche, il compito di indicare le soluzioni migliori per il paese e per tutti gli italiani, perché noi siamo qua e non dobbiamo mai perdere di vista che il nostro obiettivo non è quello della lotta dei partiti o del confronto a sinistra, ma di trovare le soluzioni più utili per il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo del CCD e di deputati del gruppo di forza Italia - Congratulazioni).
Ci rivolgiamo dunque a lei, che tante speranze aveva suscitato, per dirle con rispetto autentico, ma con fermezza, che le sue parole non ci hanno convinto.
Il risanamento dei conti pubblici è l'obiettivo fondamentale del suo Governo: bene, anche a noi sta a cuore il risanamento.
Il suo traguardo è l'Europa: bene, anche noi vogliamo entrare in Europa, sia pure in forme almeno in parte diverse; anche noi - ripeto - vogliamo l'Europa.
Vi è un punto, viceversa, che ci divide nettamente e strategicamente ed è sul chi deve pagare per entrare in Europa e per risanare i conti pubblici. Noi crediamo infatti che sia assurdo e profondamente ingiusto che a pagare tutto ciò siano sempre e solo, come purtroppo ormai accade da troppi anni, i pensionati ed i lavoratori.
In un paese nel quale vi è un'evasione fiscale scandalosa di 230 mila miliardi, questo sì fatto unico in Europa; in un paese nel quale la sola tangente SIR-Rovelli ammonterebbe secondo i giudici di Milano a mille miliardi; in un paese nel quale vi sono dirigenti e pensionati di lusso, questi sì privilegiati, alcuni anche seduti sui banchi del Governo, che percepiscono 40 o 50 milioni al mese di salari e di pensioni (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania e di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale); bene, in un paese come questo non si trova di meglio che tagliare le pensioni, elevando l'età pensionabile a lavoratori pubblici e privati.
Ecco il senso del nostro «no» a questo disegno di legge finanziaria, che giudichiamo iniqua, signor Presidente del Consiglio; che giudichiamo tale da non imprimere una svolta in senso riformatore alla politica del Governo. E l'avete voluta così con una sorta di testardo incaponimento.
Proviamo a ricostruire i fatti. Avete predisposto il disegno di legge finanziaria senza tenere in alcun conto un pezzo determinante della maggioranza. Avete trattato poi con le parti sociali senza alcun mandato da parte della maggioranza medesima, ben sapendo che noi eravamo e siamo nettamente contrari ai tagli alla spesa sociale ed alle pensioni.
Non saprei se definire tutto ciò superficialità o arroganza, come ormai tutti i commentatori e gli osservatori neutrali riconoscono.
Vi siete accorti - come dire - della nostra presenza solo pochi giorni fa ed avete scelto, solo perché costretti dall'opposizione, a confrontarvi con noi in Parlamento, ma ormai avevate già depositato formalmente il disegno di legge finanziaria. Abbiamo chiesto in un primo momento di ritirarla e di ridiscuterla con noi, perché era e resta il suo impianto complessivo a non convincerci. Essa colpisce le pensioni, non crea alcun posto di lavoro certo nel Mezzogiorno ed anzi, con i tagli alle Ferrovie dello Stato ed alle poste, di cui lei Presidente non ha parlato, mette a rischio serissimo migliaia di posti di lavoro.
Tale provvedimento non si propone di affrontare adeguatamente il grande problema della riduzione dell'orario di lavoro, come avviene in tutta Europa. Già si era profilata nei mesi passati, in un quadro del genere, la proposta del Governo di parificare nei fatti le scuole private a quelle pubbliche con finanziamenti dello Stato, cioè di tutti i cittadini, mentre si «tagliano» insegnanti, classi e fondi a quelle pubbliche. Altro che rilancio della scuola! Era ed è dunque in discussione la complessiva politica economica del Governo.
Abbiamo poi accettato di non parlare più del ritiro del disegno di legge finanziario ed abbiamo chiesto di poterla ridiscutere a fondo con noi, non solo come un diritto, ma vorrei dire come un dovere per una forza della maggioranza.
Poi, spinti sempre da senso di responsabilità, abbiamo proposto un patto di stabilità di un anno tra rifondazione comunista ed il Governo, quella stabilità che avete chiesto per tanto tempo nei mesi passati, ma che evidentemente nella realtà non volevate, perché quel patto lo avete rifiutato.
Vi abbiamo poi proposto di discutere almeno alcuni punti del nostro programma per cercare di realizzare un compromesso, parola che ho personalmente e ripetutamente pronunciato in quest'aula.
Vi abbiamo proposto di difendere dai tagli le pensioni di anzianità - tutte! -, la sanità pubblica con l'eliminazione dei ticket più iniqui, di iniziare ad affrontare seriamente la lotta all'evasione fiscale con un'idea semplicissima che però funziona in tutto il mondo e non certo nei paesi comunisti, ma negli Stati Uniti d'America, consentendo la detrazione fiscale di tutte le fatture incrociate per far emergere il «nero» e costringere tutti a richiedere fatture e ricevute.
Ancora: vi abbiamo proposto di creare direttamente, con un intervento pubblico, centinaia di migliaia di posti di lavoro al sud, come sta accadendo in Francia, dove 350 mila nuove assunzioni verranno fatte dallo Stato, a guida socialista. Vi abbiamo infine proposto di varare una legge che prescrivesse la riduzione d'orario a 35 ore con una data certa per l'entrata in vigore. Vi abbiamo chiesto, insomma, un ascolto e delle risposte, dichiarandoci disponibili a ragionare sulle date, sui numeri delle nostre proposte. Proposte semplici, ragionevoli, serie; passatemi l'espressione: proposte riformiste (Commenti dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo)! Anche questo vi è parso troppo.
Ed allora dopo l'intervento del Presidente del Consiglio, martedì scorso, il segretario del nostro partito, l'onorevole Bertinotti, ha terminato l'intervento in quest'aula chiedendovi di accogliere almeno alcuni dei punti programmatici che vi avevamo proposto: difendiamo le pensioni di anzianità, diamo posti di lavoro al sud, riduciamo l'orario. Non ci avete ascoltato, non avete avviato in queste 48 ore appena passate alcuna vera trattativa; non avete cercato il compromesso. Abbiamo ricevuto parole cortesi, certo, finalmente; ma parole, non cose!
Abbiamo rilevato aperture sulla sanità, che apprezziamo e che sono merito della nostra azione. Se aveste fatto la stessa cosa sull'occupazione e sulle pensioni oggi
ci troveremmo ad un punto diverso ed invece niente sull'occupazione, nessuna legge che determini la riduzione dell'orario di lavoro e si continuano a tagliare, nei fatti, le pensioni di anzianità con quella concessione, così sbandierata agli operai, che in realtà è un vero e proprio imbroglio, perché tutti sappiamo che si tratta di categorie indefinibili per legge, tanto è vero che la categoria del lavoro usurante prevista nella riforma delle pensioni Dini non si è riusciti a definirla.
Non avete dunque voluto voi risolvere questa crisi politica della maggioranza e non l'avete voluta risolvere perché tra le banche, i mercati e la Confindustria, da una parte, e la povera gente, dall'altra, avete scelto i primi (Proteste dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti)! E non è un caso che oggi la Confindustria vi applaude (Commenti dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo) mentre lo scorso anno, mentre insieme facevamo la più gravosa legge finanziaria della storia repubblicana - insieme! -, riuscendo a coniugare rigore ed equità, non tagliando pensioni e sanità, ebbene lo scorso anno la Confindustria vi prometteva di buttarvi a mare. Non è un caso questo cambiamento di opinione nel padronato italiano; hanno cambiato idea ed oggi vi applaudono perché nel frattempo siete stati voi ad aver cambiato linea di politica economica.
Ecco perché oggi non possiamo che votare contro questa finanziaria e contro ogni risoluzione che approvi queste linee di politica economica. Lo facciamo con la stessa coerenza che ci ha fatto scegliere - caso unico, credo, nel mondo! - di non entrare nel Governo, come pure ci è stato ripetutamente richiesto. Non abbiamo voluto posti di ministro, di sottosegretario, di sottogoverno: insomma non abbiamo voluto posti di potere, che pure ci venivamo offerti. Caso anomalo in questo paese! Lo abbiamo fatto in nome dei contenuti, delle nostre idee, della coerenza, perché i nostri programmi erano e restano - ed oggi ciò appare del tutto evidente - troppo distanti.
Votiamo contro e non lo facciamo né volentieri né a cuor leggero. Ci avete costretti. Ma se votassimo a favore del taglio delle pensioni, del rigore a senso unico (Commenti di deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo) senza badare ai contenuti, anche noi ci omologheremmo ad una politica che diviene sempre più solo teatro, chiacchiera, gioco di potere, una sorta di grande e tragico gioco della guerra dal quale spariscono i problemi della gente, la voce vera della gente, quella gente che già oggi fa fatica ad arrivare alla fine del mese con il proprio salario e la propria pensione, che paga l'affitto di casa, i libri di testo per la scuola dei figli e che è disperata perché disoccupata.
Il vostro obiettivo è risanare il bilancio dello Stato, ma sembra che abbiate dimenticato i bilanci concreti delle famiglie in carne ed ossa. Noi - questo è il punto di fondo - non ci arrendiamo a questa politica. Volevamo un ragionevole compromesso tra risanamento ed equità; non lo avete voluto e ve ne accollate una pesantissima responsabilità. Non avete voluto l'accordo.
Noi per parte nostra continueremo a batterci testardamente e coerentemente, affinché vengano tutelati quelle donne e quegli uomini che non hanno voce, che non hanno accesso ai giornali, alle televisioni e alla grande ribalta nazionale; donne e uomini, cari colleghi, che non sono numeri, non sono oggetti, non sono semplici indicatori economici, ma sono e saranno sempre la nostra bussola di comportamento, anzi, se vogliamo, sono la ragione stessa della nostra esistenza, perché se non ci fossimo noi comunisti queste donne e questi uomini perderebbero anche la speranza.
Con la nostra azione di oggi, pur così difficile, questa speranza vogliamo tenerla viva, per l'oggi, ma soprattutto per il domani (Vivi, prolungati applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti - Molte congratulazioni).