Allegato A
Seduta 252 del 2/10/1997

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INTERPELLANZE SUL TERREMOTO
IN UMBRIA E NELLE MARCHE

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A) Interpellanze:

(Sezione 1 - Terremoto in Umbria e nelle Marche).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, per conoscere ogni elemento di valutazione sulle gravi affermazioni del sottosegretario per l'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, professor Franco Barberi, in merito a presunte, preoccupanti interferenze politiche e intromissioni nei soccorsi da parte di esponenti politici locali e nazionali dopo il sisma che ha colpito l'Italia centrale.

(2-00680)«Volontè, Teresio Delfino, Marinacci, Sanza».
(29 settembre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, per sapere - premesso che:
la catastrofe del terremoto di venerdì 26 settembre 1997 ha così tragicamente colpito Assisi, l'Umbria e le Marche, mettendo a dura prova quelle popolazioni che, oltre alla perdita dei loro beni, ora si trovano a dover fronteggiare il freddo e, in alcuni casi, anche la carenza dei soccorsi -:
per quali motivi in una regione ad elevatissimo rischio sismico non vi sia stato un controllo al fine della prevenzione e della protezione;
se sia altrettanto vera l'affermazione secondo cui presunte interferenze politiche avrebbero ostacolato i soccorsi;
perché, in considerazione dei gravi ritardi registrati, non sia stato chiesto immediatamente all'esercito di intervenire nelle zone terremotate.

(2-00682)«Giovanardi, Casini, Mastella, Manzione, Baccini, Nocera, Peretti, Angeloni, Cardinale, Cimadoro, D'Alia, De Franciscis, Del Barone, Di Nardo, Fabris, Fronzuti, Galati, Lucchese, Miraglia Del Giudice, Ostillio, Pagano, Scoca».
(30 settembre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, dei lavori pubblici e dei beni culturali ed ambientali, per sapere - premesso che:
il forte terremoto che ha colpito vaste zone dell'Umbria e delle Marche e che ha determinato dolorose perdite di vite umane e danni gravissimi al patrimonio abitativo ed artistico-culturale ha evidenziato ancora una volta l'assenza di adeguata prevenzione antisismica in aree che, da sempre, sono soggette a terremoti frequenti e che, per tale ragione, dovrebbero essere oggetto di prescrizioni edilizie ben precise, non solo per le nuove costruzioni, ma anche per il patrimonio edilizio preesistente;


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in particolare, è risultata del tutto assente una politica di salvaguardiaantisismica di tutto l'immenso patri-monio artistico-culturale umbro-marchigiano, che rappresenta un valore non solo per il nostro Paese, ma per il mondo intero, in quanto testimonia un passaggio fondamentale dell'evoluzione artistico-culturale dell'occidente;
ci sono stati evidenti errori e leggerezze nella valutazione del rischio sismico residuo dopo la prima scossa, i quali rappresentano quantomeno una concausa di nuovi lutti con riferimento soprattutto ai quattro morti nella Basilica superiore di San Francesco;
si sono verificati finora gravi ritardi e notevoli sfasature nell'opera di soccorso e, soprattutto, di assistenza ai numerosissimi senza tetto che hanno lasciato in sostanza senza assistenza gli abitanti di molti piccoli centri di montagna dove - è bene ricordarlo - si sono verificati i maggiori danni e dove molte piccole frazioni e molti casolari isolati sono stati letteralmente rasi al suolo -:
in quali tempi si conti di fornire un ricovero adeguato a tutti i senza tetto, tenendo conto che gli alloggi di fortuna e le strutture mobili non possono essere collocati ad eccessiva distanza dai centri distrutti;
quando si concluderà la verifica della stabilità degli alloggi lesionati, in modo da consentire il rientro nelle case in buone condizioni a tutti coloro che se ne sono allontanati;
quali siano le interferenze politiche che hanno portato a distorsioni nella distribuzione dei primi soccorsi;
perché non sia stato fornito un adeguato presidio di forza pubblica a tutti i centri, specie di montagna, al fine di garantire assistenza, informazioni e collegamenti alla popolazione sparsa e per fornire prevenzione contro eventuali episodi di sciacallaggio;
come si intenda operare per venire incontro alle molteplici esigenze delle popolazioni duramente colpite, evitando che l'assistenza si trasformi in assistenzialismo e calibrando gli interventi in relazione sia ai danni effettivamente subiti, sia alle perdite di reddito conseguenti a tali danni, il tutto nei tempi più stretti possibile, al fine di sanare rapidamente la grave ferita inferta dal sisma al tessuto civile, economico e culturale di questa parte del Paese;
se, in questa prima fase di emergenza, sia stato predisposto dalla protezione civile e sia operante un piano logistico di aiuto e assistenza civile e sanitaria adeguato per le persone portatrici di handicap e se sia stata organizzata un'azione di coordinamento con le associazioni di volontariato operanti nel settore.

(2-00683) «Saraca, Bertucci, Vincenzo Bianchi, Cascio, Errigo, Radice, Russo, Scajola, Stradella, Scaltritti, Urbani, Giannattasio».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, per sapere - premesso che:
gli eccezionali eventi calamitosi che hanno colpito i comuni delle Marche e dell'Umbria il 26 settembre 1997 hanno provocato perdite di vite umane, ingenti danni alle persone e ai beni immobili, lasciando nell'emergenza duecentomila persone, radendo al suolo intere frazioni e danneggiando seriamente un gran numero di opere d'arte di inestimabile valore;
nell'affrontare l'emergenza del terremoto, è stata registrata una totale assenza di coordinamento dell'azione amministrativa tra le autorità responsabili, quali protezione civile, vigili del fuoco, prefettura, carabinieri, nonché una fatale sottovalutazione iniziale dei danni causati dal sisma;


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a pochi giorni dal verificarsi dell'evento calamitoso, crescono le polemiche sulle inefficienze e si inasprisce lo scarico delle responsabilità per i ritardi con i quali sono arrivati i soccorsi nei paesi più distanti dai grandi centri o in quelli maggiormente colpiti dal sisma, mentre le rigide condizioni atmosferiche, specialmente durante le ore notturne, continuano ad aggravare i disagi delle persone senza tetto;
da quanto si apprende dalla stampa, lo stesso Governo ha ammesso che la macchina dei soccorsi ha avuto grossi problemi, mettendo in evidenza l'impotenza dell'attuale struttura della protezione civile ad offrire in tempi accettabili risposte adeguate al verificarsi delle calamità naturali -:
quale sia l'impegno del Governo per fronteggiare gli interventi a favore dei territori danneggiati e, in particolare, con che tipo di procedure si intenda intervenire;
in particolare, se il Governo intenda proseguire sulla strada della gestione centrale degli interventi e delle risorse disponibili, facendo ancora una volta degli enti locali dei semplici «passacarte», in verità impotenti di fronte alle aspettative delle popolazioni colpite, oppure se, sulla scia delle esperienze negative del passato, nell'opera di ricostruzione dei danni causati da altri eventi calamitosi, e valutate le difficoltà gestionali fin qui riscontrate nell'affrontare l'emergenza, non intenda opportuna e matura una politica di responsabilizzazione degli enti locali, che vada oltre la semplice collaborazione con lo Stato centrale e deleghi agli stessi competenze esclusive, con autonomia e capacità finanziaria;
quali siano i programmi del Governo per un futuro coordinamento efficace ed una programmazione sistematica dell'azione preventiva al fine di poter evitare il ripetersi di simili disastri e limitare i danni alle persone e alle cose.

(2-00684)«Parolo, Ciapusci, Formenti, Copercini, Guido Dussin, Pirovano, Gnaga, Chincarini, Alborghetti».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, per sapere - premesso che:
il sisma che ha colpito prevalentemente le Marche e l'Umbria il 26 settembre 1997, causando vittime e danni ingenti al patrimonio artistico e privato che, secondo una stima dell'unità di crisi del Ministero dei lavori pubblici, ammonterebbero a settecentosettanta miliardi di lire, ha evidenziato disfunzioni e contrasti sia in seno alle singole amministrazioni, sia tra amministrazioni locali e centrali;
tali polemiche, seppur comprensibili nel clima concitato che ogni emergenza determina, sembrano incentrarsi per un verso su inadempienze di alcuni enti locali coinvolti nell'attuazione delle direttive antisisma emanate sin dal 1987 dalla protezione civile, e per l'altro sui ritardi e le disfunzioni nei soccorsi, che dalla protezione civile dipendono -:
quali siano i provvedimenti posti in essere e quali quelli programmati a breve termine onde alleviare nell'immediato i disagi cui la popolazione coinvolta è sottoposta;
se sia stato messo a punto un programma a più lunga scadenza per il ritorno alla normalità ed il sostegno all'economia dei comuni coinvolti, anche in considerazione del fatto che si tratta di località nelle quali il turismo costituisce una delle maggiori fonti di reddito.

(2-00685) «Crema, Boselli, Brancati, Ceremigna, Leone Delfino, Sergio Fumagalli, Villetti».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il


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Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, per sapere - premesso che:
i danni materiali prodotti dal sisma che ha colpito vaste zone delle Marche e dell'Umbria risultano essere più gravi di quanto fosse apparso in un primo momento;
oltre alle vittime, ci si trova di fronte a migliaia di famiglie rimaste senza tetto, a piccole imprese che rischiano di non potere più riaprire le loro attività, ad ingenti danni al patrimonio storico e culturale, così ricco ed importante in questa area del nostro Paese;
in questa situazione, mentre è da lodare l'impegno dei singoli e dei volontari, si continua ad assistere, purtroppo, a polemiche tra le varie sedi istituzionali sulla quantità, rapidità e distribuzione degli aiuti, che certo non aiutano le popolazioni, le quali stanno vivendo un momento particolarmente drammatico;
a tutto ciò si aggiunge l'enorme ritardo che affligge il nostro Paese sul terreno della prevenzione (per quanto riguarda sia il rafforzamento delle strutture nelle zone a rischio, sia la difesa del suolo), una mancanza - questa - che determina sicuramente un maggior numero di perdite in termini di vite umane e danni più ingenti -:
quali siano i dati a disposizione, sino a questo momento, sull'entità dei danni prodotti dal terremoto e come si intenda intervenire sia nell'immediato, che in termini programmatici per affrontare questa grave emergenza;
se non si ritenga ormai improcrastinabile intervenire in maniera preventiva nelle numerose aree a rischio sismologico, affinché questi fenomeni, che tanti lutti e devastazioni hanno prodotto nel nostro Paese, siano, per quanto possibile, tenuti sotto controllo;
se non si ritenga opportuno prevedere un'unica struttura che, sia per le opere preventive che per gli interventi di emergenza, coordini gli interventi necessari, evitando così irresponsabili ritardi e penose accuse reciproche in momenti così gravi che riescono a scoraggiare popolazioni già tanto duramente colpite.

(2-00686)«Sbarbati, Bastianoni, Testa».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri per sapere - premesso che:
alle ore 2,33 e alle ore 11,42 del 26 settembre 1997 due forti scosse di terremoto hanno colpito le regioni Umbria e Marche e sono state avvertite anche in Toscana, Lazio e Veneto;
il terremoto ha causato la morte di undici persone e il ferimento di oltre cento persone;
sono gravissimi anche i danni agli immobili sia pubblici, in particolare ospedali e scuole, che privati, alle vie di comunicazione, all'edilizia storica e monumentale;
gravi sono stati i danni subiti anche dalle imprese agricole e zootecniche;
ritardi sono stati accusati nei soccorsi, in particolare per la mancanza di coordinamento tra prefetture ed enti locali;
ammonta a seimila miliardi di lire la spesa annuale per fronteggiare in emergenza i danni prodotti dai terremoti, mentre il quaranta per cento del territorio è a rischio sismico;
appare improrogabile e necessario superare la fase emergenziale con una programmazione concreta che porti ad investimenti nel campo della prevenzione, dell'informazione ai cittadini e della tutela degli immobili e dei beni ambientali e monumentali a rischio;
la situazione nei comuni colpiti dal terremoto è gravissima e rischia di peggiorare


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se le condizioni atmosferiche si dovessero modificare, mentre ancora migliaia di persone sono senza tetto;
il Governo ha stanziato una somma complessiva pari a ottocentocinquantasei miliardi di lire, che sono del tutto insufficienti;
appare necessario attivare anche azioni di carattere fiscale a sostegno delle famiglie colpite duramente dal sisma -:
quale sia la stima aggiornata dei danni causati dal terremoto che ha colpito le regioni Umbria e Marche il 26 settembre 1997;
quali siano i motivi e di chi siano le responsabilità del ritardo nei soccorsi e della insufficienza dei mezzi - roulotte e tende - messi a disposizione dei senza tetto;
se non ritenga necessario emanare un decreto che posticipi i termini, o eventualmente dispensi dal pagamento, delle scadenze fiscali previste per novembre e dicembre (ad esempio dell'Ici) per i cittadini che hanno subìto danni, accertati e verificati dalle prefetture, ai propri immobili o alle proprie attività industriali, artigianali, commerciali e agricole, e quali provvedimenti normativi intenda adottare in proposito;
quali procedure saranno seguite;
quali misure straordinarie intenda adottare al fine di consentire il ripristino tempestivo delle scuole, per non pregiudicare l'anno scolastico, e la piena funzionalità degli ospedali;
se non ritenga sia il caso, allo scopo di sostenere le famiglie nell'opera di ricostruzione, di procedere al congedo immediato di tutti i giovani in servizio di leva residenti nelle zone colpite dal sisma e, contestualmente, procedere alla dispensa di coloro che erano in procinto di essere chiamati per l'espletamento del servizio di leva, come già avvenuto in passato in altre analoghe occasioni.

(2-00687) «Galdelli, Lenti, De Cesaris, Giordano, Malentacchi, Nardini».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la gravità del terremoto che ha colpito i territori delle Marche e dell'Umbria in data 26 settembre 1997, gravità resa ulteriormente drammatica dall'ampiezza e dalla frammentazione insediativa dell'area interessata, ha provocato undici morti - alle cui famiglie gli interpellanti esprimono tutta la loro partecipe solidarietà - e centocinquanta feriti;
l'evento sismico ha causato pesanti danni e sofferenze alle popolazioni, distruzioni e lesioni gravi alle abitazioni civili e agli edifici pubblici, ivi compresi ospedali, case di riposo, strutture giudiziarie, università e teatri, con pesantissime ripercussioni sulle attività produttive, commerciali, artigianali, professionali, agricole e di servizio, in un territorio in grande misura fragile, quale quello dell'Appennino umbro-marchigiano, e in parte caratterizzato dalla presenza qualificata di piccolissima, piccola e media impresa;
i territori colpiti comprendono zone in cui si ha una straordinaria concentrazione di monumenti e testimonianze storico-artistiche, culturali e ambientali fortemente caratterizzate per profonde radici religiose, che le hanno rese punto di riferimento per l'intera comunità internazionale;
le istituzioni regionali e locali hanno, sin dalle prime ore successive al sisma, attivato significativi interventi per alleviare le difficoltà delle popolazioni colpite;
il Governo nazionale, superate le prime difficoltà nella organizzazione e nel coordinamento dei soccorsi, ha dimostrato una immediata disponibilità sia attraverso l'emanazione di provvedimenti di emergenza,


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sia con l'accantonamento di una prima somma nell'ambito del disegno di legge finanziaria per il 1998;
si sono registrate importanti manifestazioni di solidarietà concreta da parte di istituzioni e di soggetti sociali in tutto il Paese -:
se abbia già messo in atto tutti i provvedimenti necessari al completamento della fase dell'emergenza, con particolare riferimento alla prima accoglienza delle popolazioni rimaste senza abitazione;
se e come intenda assicurare l'immediata disponibilità di una quantità di risorse finanziarie adeguata a garantire il passaggio in tempi rapidi alla seconda fase, con il trasferimento delle famiglie senza tetto in prefabbricati e containers e con la riattivazione di alcune funzioni essenziali, come quelle scolastiche, per le quali occorre che siano predisposte specifiche aree attrezzate;
se abbia già provveduto - ai fini dell'attuazione di quanto sopra richiesto - alla ricognizione e alla verifica delle strutture disponibili (prefabbricati, containers) presso il dipartimento della protezione civile e se esse siano in quantità sufficiente alle esigenze, che si prospettano assai consistenti;
se, e in quali forme, intenda garantire un flusso finanziario pluriennale sulla base della ricognizione, già in corso, dei danni provocati dal sisma e dei piani di intervento che i commissari nominati dovranno presentare;
se non ritenga opportuno prevedere per le aree colpite dal terremoto meccanismi di priorità nell'utilizzo di risorse stanziate da leggi ordinarie e di settore, con particolare riferimento alle infrastrutture, agli interventi integrati rivolti ai centri storici e ai nuclei abitativi, alla ripresa delle attività produttive;
quali provvedimenti intenda adottare per sostenere la ripresa delle piccole e medie imprese, delle attività artigianali, commerciali, agro-alimentari e zootecniche, duramente provate dalla perdita delle sedi e delle attrezzature, oltre che dall'interruzione delle attività stesse;
quali provvedimenti intenda adottare per rendere agibili le strutture ospedaliere, sanitarie e le case di riposo e, in particolare, quali atti intenda porre in essere per quelle strutture ospedaliere, inagibili totalmente o parzialmente, per le quali è già in corso la costruzione di nuovi presidi con risorse di cui all'articolo 20 della legge finanziaria per il 1988, consentendo linee privilegiate e rapide per l'erogazione dei finanziamenti e l'appalto globale dei lavori;
quali provvedimenti intenda adottare, di intesa con le regioni e le amministrazioni interessate per sostenere, ispirandoli a corretti princìpi di prevenzione antisismica, la ricostruzione e il recupero dell'immenso patrimonio danneggiato, la programmazione e il governo del territorio, la salvaguardia dei beni ambientali e artistici in un quadro di certezza e di procedure snellite;
se non ritenga utile intervenire nei confronti di diversi organismi internazionali - a partire da quelli dell'Unione europea - per sollecitare e negoziare interventi di carattere straordinario sia a valere sui finanziamenti esistenti (aumento dell'intensità degli aiuti, ricostruzione di attività produttive, abbattimento di tassi di interesse), sia su risorse aggiuntive, con particolare riferimento al recupero e alla valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale;
se non ritenga indispensabile assumere un provvedimento di proroga dei termini di presentazione dei progetti per il Giubileo, date le caratteristiche dell'area colpita e la rilevanza dei percorsi e delle mete giubilari già identificate in Umbria e nelle Marche;
se non ritenga utile prevedere la proroga dei termini delle procedure giudiziarie, amministrative, nonché dei pagamenti delle bollette;
se non ritenga utile predisporre misure, anche temporanee, per l'avvicinamento

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degli appartenenti alle forze armate, originari delle zone colpite dal terremoto, nei territori di residenza.

(2-00688) «Mussi, D'Alema, Lorenzetti, Duca, Iotti, Guerra, Lucà, Mancina, Campatelli, Vozza, Agostini, Bracco, Giulietti, Raffaelli, Cesetti, Gasperoni, Giacco, Mariani, Bandoli, Cappella, Dameri, Marco Fumagalli, Gerardini, Francesca Izzo, Manzato, Pittella, Siola, Vigni, Zagatti, Acciarini, Capitelli, Furio Colombo, Dedoni, Grignaffini, Mauro, Melandri, Petrella, Sica, Soave, Vignali, Manzini, Carli, Tattarini, Di Stasi».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la comunità nazionale è di fronte agli enormi problemi derivanti dall'eccezionale serie di terremoti che hanno colpito - e a tutt'oggi essi risultano apparentemente non esauriti - gran parte del territorio dell'Umbria e delle Marche, provocando morti e feriti, devastazione di un'altissima percentuale di abitazioni, abbattimento e compromissione di monumenti preziosi e di edifici pubblici, blocco e compromissione di attività economiche, danneggiamento di infrastrutture di servizi pubblici, sì da configurare una autentica calamità nazionale e una emergenza che ha prostrato tante popolazioni e turbato profondamente la migliore sensibilità dell'opinione pubblica, purtroppo non per la prima volta a contatto con sciagure siffatte, ciò che vale specificamente anche per le aree oggi funestate (se è vero che l'intera Valnerina umbro-marchigiana ha sofferto per anni i postumi di più devastazioni sismiche e, più di recente, l'area che ha epicentro in Massa Martana ha avuto un'altrettanta dura esperienza, trovandosi ora nel pieno dei complessi problemi della ricostruzione);
in così tristi frangenti, e particolarmente nella fase acuta dell'emergenza, devono prevalere su ogni altro i sentimenti della vera, fraterna solidarietà e - da parte di tutti - la massima tensione delle energie morali, fisiche, organizzative, finalizzata al soccorso alle comunità sinistrate, al lenimento delle loro sofferenze, al rapido accertamento delle conseguenze dell'evento, all'altrettanto rapido, concreto avvio delle procedure di effettiva ricostruzione per il ritorno alla serena normalità;
non di meno è doveroso l'accertamento rigoroso e trasparente delle responsabilità, nonché l'analisi di carenze, omissioni ed errori, anche al fine di rimediarvi e di scongiurarne la ripetizione, oltre che di scindere opportunamente le posizioni di chi abbia ben operato da quelle di chi merita l'attribuzione di responsabilità negative;
si è avuta la sgradevole sorpresa di ascoltare intempestive, incaute, quando non addirittura provocatorie, dichiarazioni di esponenti politici del Governo e della maggioranza parlamentare che hanno evocato responsabilità altrui quando elementare sensibilità avrebbe dovuto loro consigliare un severo esame di coscienza sul ruolo proprio e di altri esponenti di rilievo dello stesso schieramento di maggioranza governativa;
la popolazione saprà meglio di chiunque altro giudicare e valutare, mentre al momento chiede e si aspetta che ogni risorsa ed impegno necessari vengano destinati, senza il minimo ritardo, al superamento dell'emergenza e alla ricostruzione -:
quale sia analiticamente il quadro della situazione accertato dal Governo e dalle sue articolazioni locali riguardo al patrimonio edilizio pubblico e privato, alle famiglie rimaste prive di agibile abitazione, alla continuità dei servizi pubblici, all'esercizio delle attività produttive e commerciali;
quale sia stato, quantitativamente e qualitativamente l'afflusso di personale e


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strumenti di primo soccorso e ricovero delle persone; chi l'abbia organizzato e guidato per conto del Governo, considerata la situazione di generalizzata confusione e accentuato ritardo che ciascuno ha avuto modo di constatare in gran parte delle realtà colpite; con quali parametri e criteri siano state valutate le esigenze, atteso che vengono lamentate, ancora dopo diversi giorni dall'esplosione del fenomeno, gravi carenze, ingiustificabili inadeguatezze, disuguali distribuzioni, con caratteristiche peggiori di quelle riscontrate in precedenti, analoghe, tristi circostanze;
quale sia la qualità dei materiali impiegati, atteso che di buona parte di essi viene lamentata e denunciata la scadente consistenza e perfino condizione d'uso,
quale sia stato e sia il grado di coordinamento, e la relativa efficacia, tra Governo, struttura della protezione civile, organi di governo locali, tra di loro, nonché dei medesimi con le amministrazioni dei comuni, atteso che l'impressione di marcato scollamento è quella che purtroppo predomina e compromette anche l'impegno ammirevole di tanti volontari, singoli o associati, nonché gli sforzi davvero commoventi dei terremotati stessi per organizzarsi di fronte alla sventura;
se risponda al vero che autorità di vario livello governativo abbiano disincentivato la partecipazione dei reparti delle forze armate all'opera di soccorso e di allestimento di strutture di ricovero, di servizi annessi e di vigilanza;
se risponda al vero che esponenti parlamentari di area governativa si siano, di fatto, assunto un compito direttivo e coordinativo degli interventi, anche all'interno di strutture ufficiali, su mandato di chi e con quali risultati;
se risponda al vero che esponenti del Governo, invece di assumersi pubblicamente le proprie responsabilità ed ammettere le proprie imprevidenze, disorganizzazioni ed inefficienze, si siano abbandonati a giudizi superficiali e polemici verso altri livelli di rappresentanza e di governo locale;
perché mai, pur avendo dovuto prendere atto che fenomeni sismici importanti sono in atto da tempo nelle zone interessate, e in modo particolare in tempi recentissimi anche in aree montane ora direttamente coinvolte, il Governo non si sia sentito in dovere di attivare misure prudenziali in vista di deprecati, quanto probabili, nuovi frangenti d'emergenza;
in base a quali elementi, dopo che nella notte di giovedì 25 settembre 1997 era avvenuta una prima serie di violente scosse telluriche, con un già pesante bilancio, si sia assistito ad una improvvisa campagna di tranquillizzazione delle comunità locali, rivelatasi poi concausa di imprevidenze e di aggravamento di danni alle persone e alle cose;
quale consistenza abbiano le polemiche incrociate tra Governo, prefetture, organizzazioni di soccorso, regioni, forze dell'ordine, spesso ad ingeneroso carico di queste ultime, sui sistemi operativi in atto; e perché, se esse hanno aspetti fondati, questi stessi non siano stati oggetto di analisi e di razionalizzazione;
quale sia l'entità dei mezzi economici che il Governo intende destinare, a parte i cinquantasei miliardi di lire per i primi soccorsi, al pronto avvio della ricostruzione, essendo già vistosa l'inadeguatezza di quelli che sono stati annunciati come allocabili nel disegno di legge finanziaria per il 1998, ed anche al precipuo fine di evitare che si riproducano «calvari» multiennali, come quelli che troppe popolazioni hanno dovuto subire, e che oggi non sono francamente più tollerabili; se il Governo non ritenga di dar luogo ad una immediata iniziativa normativa speciale che renda più mirati, prontamente impiegabili e più chiaramente verificabili gli interventi; a quali livelli politici e amministrativi si intenda attribuire la gestione dell'opera di ricostruzione, atteso che già circolano non tranquillizzanti segnali secondo cui proprio le comunità locali, più consapevoli delle specifiche esigenze, ne verrebbero escluse;
quali misure siano concretamente previste per accordare agli abitanti delle zone

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colpite incisivi e prolungati esoneri e sgravi d'ordine fiscale, nonché per intervenire immediatamente a sostegno delle attività economico-produttive, senza il riavvio delle quali ogni ripresa della vita è impossibile ed impensabile;
quale sia lo stato della ricognizione degli immani danni subiti dal patrimonio monumentale e artistico; se sia vero che nel contesto dei primi interventi sono stati addirittura prodotti danni aggiuntivi per imprevidenze direttive e inadeguatezze esecutive; quali mezzi economici il Governo preveda di destinare specificatamente ai beni culturali, artistici e monumentali dell'Umbria e delle Marche, compromessi dal sisma;
quali precise garanzie possa il Governo dare sul fatto che questa nuova, così vasta sciagura, con le grandi necessità che innesca, non sottrarrà risorse e interventi ricostruttivi ad altre, più circoscritte realtà (valga, come esempio, il già ricordato caso di Massa Martana), che hanno già subito gravi danni da terremoto e non hanno ancora certezza di mezzi adeguati;
infine - circostanza evidenziata per ultima per la sua preminente rilevanza di ordine morale e civile - quali indagini amministrative siano in corso circa ogni configurabile responsabilità per la morte dei cittadini, dei tecnici, dei religiosi, circostanza che rende ancora più doloroso ed inquietante l'insieme degli angoscianti interrogativi che in ciascuno vengono suscitati dalla sequenza dei drammatici avvenimenti esposti.

(2-00689)«Tatarella, Benedetti Valentini, Conti, Malgieri, Napoli, Buontempo, Butti, Colonna, Landolfi, Storace».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il recente e drammatico terremoto, che ha colpito gravemente le regioni dell'Umbria e delle Marche, ha causato lutti e feriti tra la popolazione civile, cui va innanzitutto l'espressione più viva e sentita della solidarietà degli interpellanti;
i danni arrecati dal terremoto al patrimonio civile e a quello storico-artistico delle zone terremotate, anche se in corso di valutazione, appaiono ingenti;
in generale, nonostante le inevitabili difficoltà, le operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terribile cataclisma sono state condotte dalle autorità centrali e locali in modo sufficientemente adeguato e tempestivo, anche per lo spirito di collaborazione e l'iniziativa delle popolazioni interessate;
oltre ai danni subìti dalle abitazioni private, occorre rilevare con preoccupazione l'inagibilità di un gran numero di edifici pubblici e di culto, come ospedali, scuole, chiese, che rende difficile il rapido ripristino delle normali funzioni della vita quotidiana;
i danni arrecati dal terremoto hanno riguardato anche una parte delle attività produttive e commerciali;
il Governo, in attesa di complete e definitive indicazioni circa l'entità dei danni causati dal sisma, sulla base di sommarie ricognizioni, ha ritenuto di porre immediatamente a disposizione del fondo per la protezione civile la somma di lire settantasei miliardi;
nelle postazioni del disegno di legge finanziaria per il 1998 il Governo ha altresì ritenuto di dover disporre risorse finanziarie per circa ottocento miliardi, di cui settecento da destinare alle regioni Umbria e Marche, e la restante parte da destinare agli interventi di competenza delle amministrazioni dello Stato -:
quali provvedimenti s'intendano adottare per assicurare nelle zone più provate dall'evento calamitoso il ripristino delle normali condizioni di vita;
quali ulteriori iniziative s'intendano promuovere per rafforzare la presenza


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delle forze dell'ordine per la sorveglianza dei beni forzosamente abbandonati dalle popolazioni;
quali impellenti iniziative, per fronteggiare l'incalzare degli imminenti rigori invernali, s'intendano promuovere in favore delle popolazioni residenti nei centri rurali e nelle zone montane, che necessitano di adeguate strutture prefabbricate - anziché di precarie sistemazioni - al fine di garantire le minime esigenze di abitabilità;
quali interventi s'intendano adottare per sostenere le attività produttive e commerciali danneggiate dal sisma;
quali misure s'intendano assumere per ripristinare, anche in via provvisoria, l'esercizio delle attività pubbliche e di culto (ospedali, scuole, chiese, eccetera);
quali ulteriori iniziative s'intendano adottare per adeguare le risorse finanziarie già stanziate, alla luce di una puntuale ed esatta rilevazione dei danni effettivamente subìti dal patrimonio pubblico e privato.

(2-00690)«Merloni, Polenta».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, per sapere:
considerato il dramma che ha colpito le persone, le case ed i monumenti in Umbria e nelle Marche a seguito del recente terremoto, quali iniziative il Governo intenda assumere per prevedere la ricostruzione in tempi brevi delle abitazioni o, quantomeno, un alloggio, in considerazione dell'arrivo della stagione invernale, atteso che una gran parte delle persone colpite vivono in zone rurali montane, nonché per consolidare e ricostruire il patrimonio monumentale danneggiato, coinvolgendo anche altri organi istituzionali internazionali, a partire dall'Unione europea e dall'Unesco.

(2-00691)«Danieli, Piscitello, Scozzari».
(1^ ottobre 1997).

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, e il Ministro per i beni culturali e ambientali, per sapere, premesso che:
l'evento sismico che il 26 settembre 1997 ha rovinosamente investito l'Umbria e le Marche è l'ultimo in ordine di tempo di una lunghissima serie di disastri che hanno colpito l'Italia e che in questo secolo hanno provocato decine di migliaia di morti e danni incalcolabili;
recenti stime valutano in settemila miliardi di lire il costo sopportato annualmente dallo Stato, negli ultimi anni, per interventi di riparazione dei danni;
in Italia il 42,2 per cento del territorio e il 36,6 per cento dei comuni sono classificati a rischio sismico; al sud tali percentuali salgono rispettivamente al 64,6 per cento e al 69,6 per cento; nei comuni classificati sismici 6,5 milioni di abitazioni su 8,2 milioni esistenti al 1981 non sono adeguate e, quindi, non sono in grado di sopportare senza rischi scosse telluriche di forte intensità;
nonostante questa grave situazione, le politiche in atto per proteggere i cittadini e il patrimonio edilizio e infrastrutturale mostrano la loro totale insufficienza ed inadeguatezza;
gli interventi sugli edifici per la riduzione del rischio sono affidati ai singoli, in assenza di programmi mirati e complessivi e di adeguate forme di sostegno ed incentivazione;
i controlli sugli interventi edilizi in zona sismica si sono progressivamente ridotti, con verifica a campione sotto il dieci per cento, mentre procedure accelerate e di deregolamentazione consentono interventi anche in tutte le strutture verticali e orizzontali degli edifici sulla base di semplici dichiarazioni di inizio attività, senza nessuna verifica preventiva delle garanzie che le opere in tal modo assentite non siano dannose per la statica degli edifici o


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per le caratteristiche e il valore del patrimonio storico e artistico;
l'evento sismico del 26 settembre 1997 ha messo in evidenza, inoltre, disfunzioni nella «macchina» della protezione civile che, nonostante i progressi verificatisi negli ultimi anni, ha mostrato alcune carenze;
in particolare, sembra che si siano manifestate inadempienze nei confronti delle procedure di protezione civile previste fin dalla circolare Zamberletti del 1987; altre notizie mettono in evidenza il cattivo stato di parte delle attrezzature per il ricovero provvisorio delle persone e il loro numero insufficiente a coprire altre eventuali necessità;
il Ministero dell'interno, dipartimento della protezione civile, nel giugno del 1997 è stato promotore di una conferenza nazionale sulla protezione civile e il servizio sociale dei vigili del fuoco, che ha avuto un grande riscontro -:
quali siano esattamente le zone del territorio colpite e quali siano le caratteristiche dei danni verificatisi;
in quali tempi sarà possibile accertare l'importo dei danni medesimi e la conseguente determinazione delle risorse necessarie per la ricostruzione;
se le squadre tecniche attualmente al lavoro stiano compiendo valutazioni volte alla conoscenza delle ragioni dei crolli, in relazione anche agli interventi eventualmente realizzati;
se i crolli e i danneggiamenti siano dovuti alla vetustà degli edifici, all'assenza di interventi di manutenzione o ad interventi incongrui ed erroneamente realizzati;
se vi siano state, e in che termini, le disfunzioni lamentate e, in particolare, i ritardi negli interventi;
quale sia lo stato di attuazione delle disposizioni della protezione civile in base alla legge n. 225 del 1992 ed anche delle direttive impartite fin dalla circolare Zamberletti;
se vi siano state demolizioni, anche di edifici aventi interesse storico artistico, realizzate dalle squadre di soccorso o da altre strutture che esplicano una funzione pubblica e quali siano i soggetti ed i motivi per cui siano state decise;
se non ritenga il Governo di dover disporre il mantenimento di tutte le strutture fisiche colpite dall'evento sismico in attesa di interventi di restauro e riabilitazione;
quali riflessi abbiano sul patrimonio edilizio i predetti interventi di deregolamentazione, quali le dichiarazioni di inizio attività e simili, che possono incidere direttamente e senza controllo preventivo sulle strutture portanti degli edifici;
quali siano le valutazioni in relazione alla riduzione delle verifiche degli interventi, ormai effettuate esclusivamente a campione, con una percentuale inferiore al dieci per cento sui progetti posti in zona sismica da parte delle strutture tecniche regionali (ex genio civile);
se risulti che alcune regioni abbiano delegato o abbiano in corso deleghe ai comuni per le verifiche di cui sopra, compresa la loro limitazione al solo tre per cento degli interventi;
se non ritengano di dover adeguare dal punto di vista quantitativo e qualitativo i mezzi tecnici a disposizione della protezione civile per il ricovero delle popolazioni colpite;
quale sia l'entità dei danni al patrimonio storico artistico e culturale e quali iniziative si intendano assumere per il suo corretto restauro;
se i danni provocati agli edifici aventi rilevantissimo interesse storico-artistico siano attribuibili ad interventi incongrui alle strutture fisiche e quali iniziative si intendano assumere per il ripristino di adeguate condizioni di sicurezza, rispettose delle caratteristiche storiche, tipologiche e costruttive degli edifici stessi;
se sia intenzione del Governo intraprendere un'azione coordinata volta alla

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valutazione dei rischi cui è sottoposto il patrimonio storico-artistico e dovuti sia agli interventi incongrui effettuati in passato, sia all'assenza di manutenzione e di restauri;
quali siano le azioni conseguenti agli esiti della conferenza nazionale del giugno 1997 e alle proposte da essa emerse;
se sia intenzione del Governo avanzare una propria proposta per la riorganizzazione della protezione civile e per la revisione della legge n. 225 del 1992, ed in particolare per definire competenze e responsabilità sulla base anche di competenze specifiche in ordine agli eventi calamitosi, secondo l'esperienza effettuata e in relazione alle risultanze della predetta conferenza;
se non si ritenga di dover attribuire in via prioritaria a interventi di riduzione del rischio sismico nelle zone classificate sismiche ai sensi delle leggi vigenti le detrazioni fiscali individuate dal provvedimento collegato alla legge finanziaria per il 1998, anziché destinarle a secondari interventi di decoro o, nel peggiore dei casi, a pericolosi interventi attuati con le procedure deregolamentatrici di cui all'articolo 4, commi 7 e 8, della legge 4 dicembre 1993, n. 493;
se non si ritenga di dover prevedere, nell'ambito di autorizzazioni di spesa già esistenti o in occasione della prossima manovra finanziaria per il 1998, adeguate risorse per l'avviamento di programmi di adeguamento sismico dei patrimonio edilizio pubblico, in considerazione della funzione strategica da esso rappresentata;
se non si ritenga di dover prevedere prioritariamente interventi per il finanziamento di progetti di censimento sismico degli edifici, anche privati, che comprendano valutazioni sul costo del necessario adeguamento sismico e, nei casi in cui tali censimenti siano già disponibili, il finanziamento degli interventi stessi, limitatamente al solo patrimonio edilizio pubblico;
se non si ritenga di prevedere e riservare - nel caso di previsione di spesa per interventi di straordinaria manutenzione, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, nonché di ristrutturazione urbanistica da effettuare con fondi dello Stato in zone classificate sismiche - una quota non minore del quindici per cento da destinare ai necessari interventi di adeguamento sismico del patrimonio edilizio;
se non ritenga il Governo di dover rinnovare l'attrezzatura dei vigili del fuoco, nonché di completarne l'organico, ricorrendo anche a vigili del fuoco precari;
se vi siano state, in quale forma, in quale misura e di chi, interferenze da parte di esponenti politici locali o nazionali a proposito degli interventi per il soccorso alle popolazioni colpite.

(2-00692)«Turroni, Scalia, Paissan».
(1^ ottobre 1997).

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, dei lavori pubblici e della difesa, per sapere - premesso che:
il terremoto verificatosi in Umbria e nelle Marche, con scosse di rilevante intensità, nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 settembre e nella mattina di venerdì 26 settembre 1997, era stato preceduto da varie avvisaglie di natura sismica e continua ad essere seguito da leggere scosse di assestamento;
il dottor Barberi lamenta la mancata elaborazione, da parte dei sindaci della zona, della pianificazione di emergenza relativa agli eventi sismici, ammettendo, peraltro, che le direttive in proposito risalgono al 1987 e, nonostante siano state reiterate ogni anno, non hanno mai trovato esecuzione;
gli interventi a favore delle popolazioni dell'alta valle del Chienti, del Potenza e del Musone, stanno giungendo in ritardo e, soprattutto, si limitano a visite di personale tecnico che non attengono all'immediata


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fornitura di un tetto «sia pure di stoffa», ma realizzano l'atavico sogno del burocrate che intende mettersi a posto l'anima e la coscienza con le «carte»;
gli abitanti dei paesi della comunità montana delle Marche (provincia di Ancona e Macerata), hanno avuto quasi tutti le case lesionate, per non parlare di quelli che le hanno avute distrutte e che sono terrorizzati dal passare la notte in queste abitazioni insicure;
in dette località, ormai, di notte si giunge a temperature molto basse e non è da illudersi che l'alta pressione eviti l'avvento delle piogge autunnali;
l'Umbria e le Marche sono le due uniche regioni che non godono ancora di una autostrada che le colleghi col Tirreno, ed in particolare con la capitale, mentre l'Abruzzo è attraversata da ben due autostrade e così è collegata l'Emilia-Romagna con Roma e così le Puglie con la Campania;
la zona in questione è completamente sguarnita di presidi militari che possano intervenire con uomini, materiali e mezzi, per portare soccorso alle popolazioni, come attuato egregiamente in passato in tutte le regioni italiane colpite da calamità naturali;
esiste, in prossimità dell'aeroporto di Falconara, un consistente deposito di roulotte di proprietà della protezione civile -:
perché, in dieci anni di attesa, il Ministero dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile, non abbia svolto un'azione ispettiva di collaborazione e controllo nei confronti dei sindaci inadempienti nella pianificazione delle misure di prevenzione sismiche;
per quale ragione i prefetti delle province in esame si limitino, quando va bene, ad effettuare ricognizioni con l'elicottero, dall'alto, e non scendano tra le popolazioni a rendersi conto dei loro bisogni ed a portare la parola del Governo ai cittadini, pur potendo utilizzare l'atterraggio ed il decollo verticale degli elicotteri;
che cosa aspetti il Ministro della difesa ad emanare disposizioni affinché i giovani di leva, chiamati in questo mese, siano rinviati per il servizio militare a tempi migliori e perchè quanti già in servizio siano inviati in licenza straordinaria presso i loro paesi;
perché il Ministro della difesa, che sta ristrutturando l'intero esercito, non si renda conto che ormai è inutile presidiare la soglia di Gorizia e tenere approntate sei brigate su tredici, tra le quali tre brigate alpine, a nord del Po, mentre sarebbe giunta l'ora di realizzare la presenza istituzionale delle Forze armate su tutto lo «stivale» e, in particolare, schierare una delle tre brigate alpine proprio sull'Appennino abruzzese-marchigiano, dove il reclutamento alpino ha tradizioni antiche e di valore;
se non sia giunto il momento di costituire, senza attendere ulteriormente, un commissario straordinario che piloti, ma soprattutto coordini gli interventi sui due versanti dell'Appennino umbro-marchigiano, notoriamente separati per la carenza di vie di comunicazione mai realizzate per interessi politici o per incapacità politica decisionale.

(2-00693) «Giannattasio, Aleffi, Lava-gnini».
(1^ ottobre 1997).