![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 19 giugno 1997, n.172, recante misure urgenti per fronteggiare l'eccezionale carenza di disponibilità abitativa.
ALFREDO ZAGATTI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame dispone la conversione in legge del decreto-legge 19 luglio 1997, n.172, recante misure urgenti per fronteggiare l'eccezionale carenza di disponibilità abitativa.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Signor Presidente, non mi sembra che ci sia molto da aggiungere a quanto in maniera esaustiva è stato detto già dal relatore con le cui valutazioni qui espresse il Governo concorda.
PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole De Cesaris. Ne ha facoltà.
WALTER DE CESARIS. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, la rapida e puntuale conversione del decreto-legge che proroga le commissioni prefettizie di graduazione degli sfratti, è a nostro avviso necessaria. È necessaria per la grave tensione abitativa che in gran parte del paese permane, specialmente nelle grandi aree urbane. È necessaria anche in quanto non sono stati ancora affrontati e risolti nodi di fondo di nuove politiche per la casa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Copercini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI COPERCINI. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, ancora una volta si prorogano termini, ma non si affronta il problema approntando le opportune soluzioni; manca forse il coraggio di farlo oppure è una volontà politica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.
LUCIO TESTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, penso che oggi tutti noi ed ogni rappresentante delle forze politiche avremmo preferito intervenire non già su una nuova proroga delle commissioni prefettizie, ma sulla legge di riforma delle locazioni o, quanto meno, avremmo preferito discutere insieme dei due argomenti, visto che la nuova legge per dispiegare i suoi effetti richiede tempi più lunghi rispetto ad un decreto-legge.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Debiasio Calimani. Ne ha facoltà.
LUISA DEBIASIO CALIMANI. Egregio Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo esprime un parere positivo sulla necessaria, o meglio indispensabile proroga delle commissioni prefettizie.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Alemanno, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
DONATO BRUNO. Il decreto-legge di proroga della permanenza delle commissioni prefettizie al 31 gennaio 1998, che viene discusso oggi in aula, è senza dubbio un atto dovuto, visto il superamento della scadenza del 30 giugno, del quale l'opposizione comprende le ragioni ma non può esimersi dal denunciare come segno evidente della debolezza del Governo, per di più in un settore fondamentale quale è quello della casa.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
ALFREDO ZAGATTI, Relatore. Era prevedibile che il dibattito sul disegno di legge di conversione del decreto-legge di proroga del regime che attualmente regola i rilasci evocasse la discussione più generale che da tempo impegna l'VIII Commissione sulla riforma del sistema delle
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. In una brevissima replica, signor Presidente, mi corre l'obbligo di ribattere ad alcune affermazioni a dir poco sconcertanti qui esposte dall'onorevole Copercini, il quale ci ha annunciato il profondo scollamento tra paese reale e Governo per non aver quest'ultimo inserito la futura approvazione di una legge per le locazioni nel documento di programmazione economico-finanziaria. Al contrario, è proprio la prima volta che la questione casa è rientrata nel capitolo welfare e non è difficile riconoscere in quel capitolo gli elementi portanti del progetto di legge a cui ha fatto riferimento l'onorevole Zagatti.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Avverto che nella seduta del 24 giugno scorso la I Commissione (Affari costituzionali)
ha espresso parere favorevole a norma dell'articolo 96-bis, comma 3 del regolamento.
Avverto inoltre che l'VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il relatore, onorevole Zagatti, ha facoltà di svolgere la sua relazione.
Il decreto-legge all'articolo 1 proroga al 31 gennaio 1998 il termine previsto dall'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 30 dicembre 1988, n.551, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 1989, n.61.
Tale termine riguarda la concessione della forza pubblica ai fini dell'esecuzione di provvedimento di rilascio di immobili urbani adibiti ad uso abitativo. Come si ricorderà, la normativa, che riguarda grandi città e comuni confinanti, capoluoghi di provincia e comuni definiti ad alta tensione abitativa con due delibere del CIPE (l'una del 1985 e l'altra del 1987) e prevista dalla legge n.61, affida ai prefetti, assistiti da speciali commissioni istituite presso le prefetture e composte da rappresentanti del prefetto stesso, del comune, delle organizzazioni dei proprietari e degli inquilini, degli istituti autonomi case popolari, di associazioni imprenditoriali, di enti previdenziali ed assistenziali, l'assegnazione della forza pubblica indicando il termine massimo entro il quale essa debba essere concessa e stabilendo comunque una priorità per i titoli di rilascio ottenuti per particolari ragioni di necessità (uso proprio del coniuge o dei genitori o dei figli del proprietario) o per specifiche ragioni contemplate dalla stessa normativa (abbandono dell'immobile da parte dell'inquilino, disponibilità di altro alloggio da parte dell'inquilino stesso, stato di inadempienza).
Tale normativa è stata nel tempo prorogata da una serie di decreti mai convertiti in legge; da ultimo essa era stata prorogata al 30 giugno di quest'anno dalla legge n.566 del 4 novembre 1996. La nuova proroga di sette mesi, disposta dal decreto di cui si propone oggi la conversione in legge, è resa necessaria per il fatto che non sono giunti a conclusione il lavoro di preparazione e l'approvazione di una nuova legge sulle locazioni che preveda anche una diversa normativa in materia di rilascio di immobili ad uso abitativo.
Il lavoro della Commissione, che è avviato ormai da diversi mesi, ha subito nei fatti un rallentamento anche in ragione del fatto che le ipotesi finora formulate comportano un costo con relativa esigenza di copertura per il bilancio dello Stato che, ad opinione del Governo, non è possibile prevedere nell'attuale esercizio finanziario che il Governo stesso si è impegnato a prevedere nei prossimi documenti di bilancio.
È significativo a questo proposito che il documento di programmazione economico-finanziaria richiami esplicitamente tale questione indicando le linee di intervento previste dal Governo, così come è significativo che questo tema sia presente nel confronto aperto con le parti sociali in materia di riforma dello stato sociale. Nel frattempo è indispensabile una nuova proroga dell'attuale regime normativo, anche in ragione delle particolari tensioni che soprattutto nelle grandi città sono presenti in questo settore.
Tutti i gruppi in realtà, nell'ampio ed approfondito dibattito svolto in Commissione sulla materia delle locazioni, ritengono l'attuale normativa non sufficiente e lacunosa, non in grado in particolare di offrire certezza nei tempi di rilascio e pieno riconoscimento dei diritti dei proprietari e degli inquilini. È però altrettanto forte la consapevolezza che questa materia non può essere affrontata disgiuntamente dalla riforma del sistema delle locazioni, in quanto sulla stessa dimensione del problema degli sfratti e
sulle sue possibilità di governo pesano distorsioni evidenti nel sistema delle locazioni stesse e debolezze da parte dello Stato nell'offrire risposte alle fasce più deboli e meritevoli di tutela della popolazione.
Per questo si è ritenuto necessario addivenire ad una semplice proroga dell'attuale meccanismo, che del resto è già in vigore da diversi anni, senza porre mano con modifiche parziali o di regime, di cui va prevista la completa rivisitazione. Questo è l'impegno che credo il Governo e il Parlamento debbano assumersi nel momento in cui decidono tale proroga per far sì che possibilmente sia l'ultima e che nel frattempo si giunga ad una sistemazione normativa complessiva del settore che contempli anche un nuovo regime relativamente ai rilasci.
Non rappresenta certamente un successo dovere ancora una volta provvedere con una proroga di una situazione di emergenza; ciò vuol dire infatti che si rinvia una riforma del mercato delle locazioni, che è largamente attesa da forze sociali e da milioni di famiglie italiane. Una riforma del mercato delle locazioni è non solo attesa, ma altresì richiesta a gran voce da un numero crescente di forze sindacali, dalle realtà dei governi locali - i sindaci delle grandi e medie città in particolare - e da tutta quella popolazione che vive con preoccupazione ed angoscia la propria condizione di precarietà abitativa.
Non è un caso che il 12 aprile di quest'anno tutte le organizzazioni sindacali degli inquilini, i sindaci di tante grandi e piccole città e 50 mila inquilini abbiano manifestato a Roma sulla base di una piattaforma unitaria per una nuova politica abitativa, che tanto consenso ha ottenuto dalle forze sociali, economiche e politiche e che ha avuto la sottoscrizione di centinaia di parlamentari.
Sul terreno di una nuova politica della casa si è aperto un percorso riformatore, da cui non è possibile tornare indietro. Si tratta di un percorso riformatore segnato da tappe precise e significative: mi riferisco, ad esempio, alla sottoscrizione nello scorso mese di novembre di un protocollo di intesa presso il Ministero dei lavori pubblici tra la stragrande maggioranza delle associazioni degli inquilini e della proprietà; alla piattaforma unitaria e alla manifestazione del 12 aprile, già ricordate; al lavoro della VIII Commissione della Camera, con l'elaborazione di un testo base su cui - con modifiche e precisazioni, certo! - si è giunti ad un punto avanzato di discussione parlamentare; all'inserimento, infine, della politica sociale della casa nel documento di programmazione economico-finanziaria, con l'impegno quindi del Governo per interventi innovativi nel settore.
Si poteva e si doveva giungere, a nostro avviso, entro il 30 giugno alla definizione della riforma; vi erano tutte le condizioni per poterlo fare! Siamo invece di fronte ad un arresto del processo riformatore e ad un suo rinvio. Il Governo, arrivato al dunque di dover assumere un impegno ed un onere precisi, ha chiesto una pausa ed
un rinvio successivamente all'approvazione della legge finanziaria per il 1998. Il tema della casa è anche all'interno della discussione in atto tra le parti sociali sulla riforma dello Stato sociale. Si tratta di un appuntamento importante e significativo!
La prima considerazione che ci sentiamo quindi di fare è la seguente: indietro non si torna e non si deve tornare; la linea ed il percorso del processo riformatore sono già segnati dalle tappe prima ricordate. A questo processo riformatore il Parlamento è chiamato a dare una risposta ed uno sbocco; ed il Governo, che non è stato certo un attore secondario, di secondo piano, in questi mesi, deve assumersi la responsabilità della coerenza: deve quindi dare seguito ed onorare un impegno preso.
Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i gruppi parlamentari di continuare la discussione nella sede propria, quella referente della Commissione, per giungere alla definizione ed alla votazione di un testo di riforma.
Vogliamo veramente che questa sia l'ultima proroga? Bene, allora i fatti seguano alle parole!
Non bisogna sospendere la discussione, rinviarla e rimandarla a quando il Governo renderà chiare le disponibilità finanziarie messe a disposizione per la riforma. No, il processo è inverso; non è sulla base delle disponibilità finanziarie che si costruisce la riforma, ma è l'inverso: è sulla base del contenuto della riforma che occorre che il Governo e il Parlamento assumano l'onere della coerenza con gli impegni assunti, cioè assicurino la copertura finanziaria. È chiaro che il riferimento è al meccanismo dell'incrocio delle detrazioni fiscali per il proprietario che accetta di dare un alloggio in affitto ad un canone concordato e per l'inquilino con reddito medio-basso: è un meccanismo questo da tempo all'attenzione del lavoro parlamentare, conosciuto e condiviso dal Governo il cui onere (che tra l'altro non tiene in considerazione l'effetto di emersione dell'enorme fenomeno dell'evasione fiscale in materia di canone di locazione) è già stato analizzato e rispetto al quale vi è stata già l'assicurazione del Governo. E allora il primo impegno che dobbiamo assumere oggi, se davvero alle dichiarazioni vogliamo far seguire i fatti, è che il lavoro parlamentare sulla riforma delle locazioni prosegua e si concluda. Questa deve essere l'ultima proroga, lo diciamo noi per primi, ma affinché sia veramente l'ultima non dobbiamo mollare la presa, non dobbiamo cioè far cadere nuovamente l'oblio per alcuni mesi per accorgerci alla fine che i tempi non bastano.
Diciamo con altrettanta chiarezza che la riforma del mercato delle locazioni e il nuovo regime dei rilasci procedono insieme. È del tutto evidente, altrimenti vi è il rischio che tutto il cancan sulla riforma delle locazioni si riduca alla semplice questione del passaggio degli sfratti dalle commissioni prefettizie al giudice ordinario. In sostanza, mantenere la situazione così com'è in ordine alla normativa delle locazioni - cioè assoluta deregolazione degli affitti, nessun calmiere e nessuna regola - determina una maggiore facilità negli sfratti. Questo non lo consentiremo, e per due motivi: innanzitutto perché la riforma del mercato delle locazioni deve essere complessiva e prevedere tutta una serie di interventi che riguardano il mercato delle locazioni ed anche far sì che sulla questione dei rilasci si affronti il problema del progressivo superamento dell'istituto della finita locazione, sapendo utilizzare anche in questo caso lo strumento della leva fiscale. Il secondo motivo è che ci apparirebbe folle affrontare separatamente la questione dei rilasci da quella di una nuova politica abitativa che consenta di trovare almeno una consistente porzione di mercato ad un canone calmierato.
Chiediamoci, infatti, cosa accadrebbe, specialmente nelle grandi aree urbane, se improvvisamente si andasse ad una generale esecuzione degli sfratti. Solo nel 1996 sono stati emessi più di 64 mila nuovi provvedimenti esecutivi di sfratto e presentate oltre 126 mila richieste di esecuzione (di queste oltre il 70 per cento si concentrano nei capoluoghi di provincia).
L'offerta di alloggi pubblici è del tutto inesistente e la consistenza del patrimonio abitativo di edilizia residenziale pubblica in Italia è tra le più basse d'Europa. Il fenomeno delle case sfitte non è stato sostanzialmente intaccato dalla deregolazione dei patti in deroga: oltre 5 milioni di alloggi non occupati di cui oltre 2 milioni e mezzo propriamente sfitti. Malgrado un calo consistente nel mercato delle compravendite, il livello dei canoni nel mercato reale è rimasto sostanzialmente fermo a livelli assai elevati, superiore al milione al mese come media nelle grandi aree urbane. Nel frattempo la condizione economica e sociale del paese è peggiorata, la disoccupazione è alle soglie del 13 per cento, l'ISTAT ci dice che oltre 2 milioni 200 mila famiglie sono sotto il livello di povertà.
In questa situazione, affrontare la questione dei rilasci separatamente da quella della riforma delle locazioni, oltre che socialmente iniquo, è puro avventurismo. E anche sulla questione dei rilasci, nella prospettiva della riforma, occorre assumere tutta una serie di misure (non semplicemente quella del passaggio delle competenze dalle commissioni prefettizie ai pretori). In primo luogo occorre distinguere nettamente la necessità, o i motivi di giusta causa, dalla finita locazione. Occorre cioè dare tempi certi, direi certissimi e regole chiare per la necessità del proprietario. I provvedimenti esecutivi con questa motivazione sono tra l'altro una percentuale minima. Dopo l'entrata in vigore della normativa dei patti in deroga, l'istituto della finita locazione ha svolto una funzione prettamente economica, quella cioè di essere uno strumento per la lievitazione degli affitti e la spirale perversa, sfratto per finita locazione-patto in deroga, si è alimentata in una logica di natura prevalentemente speculativa di massima valorizzazione della rendita. Gli istituti di ricerca, ad esempio, hanno valutato in circa 11 mila miliardi l'incremento del monte complessivo dei canoni nel triennio 1992-1995. Si pone quindi il problema di come regolare diversamente, prevedendone secondo noi progressivamente il superamento, lo sfratto per finita locazione e in secondo luogo l'uso diverso della leva fiscale per sconfiggere l'evasione e svolgere un ruolo attivo di sostegno e indirizzo del mercato. Due misure in questa prospettiva: vincolare e intraprendere o proseguire l'azione di rilascio alla dimostrazione della regolarità fiscale ai fini IRPEF e ICI e la penalizzazione fiscale per le case sfitte. Questa è la sfida aperta, noi la accettiamo pienamente. Non vogliamo difendere alcuno statu quo; non siamo interessati a mantenere un regime di proroga continua delle commissioni prefettizie di graduazione degli sfratti accanto ad una normativa iperliberista in materia di determinazione dei canoni. Non ci interessa uno scambio canoni selvaggi-sfratti al contagocce; vogliamo contribuire ad una nuova legge che al tempo stesso ponga un freno alla lievitazione selvaggia degli affitti, crei almeno una fetta di mercato con un tetto ed una calmierazione dei canoni e dia certezza circa le regole ed i tempi di rilascio per la necessità verificata del proprietario, distinguendo questo tipo di rilascio dall'istituto della finita locazione, di cui va contrastato il fine speculativo. Occorre cioè spezzare il legame finita locazione-patti in deroga.
Per questo noi affermiamo che il decreto-legge in discussione deve essere approvato in tempi brevi. Noi abbiamo deciso di non presentare emendamenti perché quella della riforma è la sede propria in cui andranno affrontati i nodi strutturali per nuove regole del mercato delle locazioni. Volerne anticipare parti, stravolgendo oggi ruolo e funzioni delle commissioni prefettizie, significherebbe determinare non un avvicinamento della riforma, ma il suo affossamento; significherebbe lanciare il seguente messaggio: deregolamentazione dei canoni, affitti selvaggi, più sfratti facili; significherebbe concedere maggiore mano libera a fenomeni altamente speculativi. Qui il passaggio è chiaro e senza scuse per alcuna forza.
Leggevo le dichiarazioni del ministro Costa del 19 giugno, nel momento in cui, tenendo presente la situazione finanziaria del paese, affermò che era possibile avviare le riforme solo in occasione dell'esame della legge finanziaria. Ebbene, quelle del ministro Costa mi sembrano scuse puerili anche perché stiamo passando da un'emergenza all'altra di un settore o di un altro; tuttavia quando bisogna trovare i soldi per salvare il Banco di Napoli, quando bisogna trovare i soldi per risanare l'Alitalia o quando occorre giustificare lo «sforamento» di migliaia di miliardi delle Ferrovie dello Stato, le risorse finanziarie vengono trovate. Ma ciò non si verifica quando invece vi è da sistemare un settore in cui ampia è la richiesta da parte dei cittadini; sono mesi ed anni che proroghe di questo tipo vengono adottate senza risolvere nulla. Eppure il Parlamento si era attivato, si era trovato un accordo e non credo che in Commissione si siano manifestati molti contrasti. Tuttavia, il ministro Costa in Commissione ha affermato che non ci sono i soldi e che si deve ricominciare da capo prendendo come base il testo Zagatti. Ci ha inoltre fatto intendere che nell'ambito della legge finanziaria vi saranno delle novità, giacché occorre patteggiare con le parti sociali, vedere il libero mercato e... bla-bla. Intanto, ancora un volta, si procede ad una nuova proroga senza andare incontro alle esigenze dei cittadini, dimostrando ulteriormente che l'esecutivo - come d'altra parte molti altri che lo hanno preceduto - non ha il coraggio di affrontare i problemi e di risolverli, preferendo rimandare le questioni, come in questo caso, di altri sei mesi, al 31 gennaio; con la legge finanziaria, poi, si troveranno i soldi ed intanto continueremo a discutere. Eppure il documento di programmazione economico-finanziaria, approvato poche settimane fa, avrebbe già dovuto dare un'indicazione precisa sulle competenze da attribuire ai capitoli di spesa che riguardano questo settore. Il documento di programmazione economico-finanziaria avrebbe dovuto per lo meno esprimersi in maniera adeguata sul punto; ed invece, niente di tutto questo, si tira avanti, si procede ad un'ennesima proroga, con ciò dimostrando che esiste un profondo scollamento tra il paese reale, i cittadini ed il sistema gestionale burocratico-amministrativo.
Possiamo anche ringraziare il Governo del fatto che si sia limitato alla sola proroga degli sfratti fino al 31 gennaio 1998, evitando di introdurre - come qualcuno aveva paventato - per decreto-legge, disposizioni che riguardano l'intero sistema delle locazioni. Tuttavia, al di là di qualche promessa, i fatti non si sono ancora visti. Resta comunque il dato che anche questo Governo ci assicura, per la seconda volta, che questa sarà l'ultima proroga delle commissioni prefettizie. Sei mesi fa, trovandoci di fronte alle stesse emergenze di oggi, siamo stati noi del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania a promuovere la concessione di una breve proroga ai provvedimenti di rilascio, allo scopo di assicurare al Parlamento - e naturalmente al Governo - il tempo necessario per predisporre un'organica riforma delle locazioni. La verità è che questo esecutivo ha intralciato i lavori dell'VIII Commissione temporeggiando sulle disponibilità finanziarie, che non sono poi enormi. In questo modo oggi ci troviamo di fronte ad un ennesimo provvedimento di necessità e d'urgenza.
Vale la pena ricordare che le commissioni prefettizie, fin dalla loro istituzione, con un decreto-legge del 1988 avevano un carattere temporaneo e dovevano assicurare per un periodo non successivo al 31 dicembre 1993 una graduazione dell'impiego della forza pubblica nell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili urbani nelle zone di crisi abitativa,
secondo criteri stabiliti dal prefetto. La legge, cioè, stabiliva un termine temporale massimo per la graduazione degli sfratti e non una sospensione generale, mentre già dal 1 gennaio 1994 le competenze dovevano essere restituite ai pretori. Ciò non è avvenuto a discapito soprattutto dei piccoli proprietari, che non riescono ancora ad entrare in possesso del loro immobile.
Le commissioni prefettizie sono state mantenute in vigore con il decreto-legge n.27 del 1994 fino al 31 dicembre 1995 e poi con la legge n.566 del 1996, che a sua volta faceva salvi gli effetti dei decreti-legge di proroga non convertiti fino al 30 giugno 1997. Ormai la storia è infinita e continua il solito andazzo.
Allo scopo di valutare l'opportunità della conversione in legge del decreto riteniamo indispensabile che il Governo raccolga i dati di tutte le prefetture e presenti al Parlamento una relazione sul funzionamento delle commissioni (qualcosa, peraltro, abbiamo anche visto) e sul numero degli sfratti graduati che sono stati effettuati fino ad oggi. In particolare, vorremmo prendere visione dell'attività svolta nel periodo dell'ultima proroga. Molto probabilmente constateremmo che queste commissioni non hanno funzionato e che la proroga ha favorito non solo le classi sociali deboli, ma anche i soliti furbi. Non sono parole che utilizzo io in questo momento, perché già altri in Commissione hanno paventato questa ipotesi ed usato questi termini. I soliti furbi hanno speculato occupando indebitamente e con una copertura la proprietà altrui.
Il fatto grave, allora, che si verifica oggi è che il Governo, invece di sostenere il lavoro delle Commissioni parlamentari, espropria il Parlamento delle sue funzioni, annunciando l'introduzione della riforma delle locazioni nel prossimo disegno di legge collegato alla finanziaria, impegno assunto con il documento di programmazione economico-finanziaria.
Esiste allora il serio pericolo che l'VIII Commissione non potrà proseguire nella stesura della normativa, perché la certezza sulle risorse finanziarie a disposizione, indispensabile per poter proseguire i lavori, di cui non abbiamo neanche un piccolo accenno, è collegata proprio con l'emanazione del disegno di legge finanziaria. Non è la prima volta che faccio questa osservazione, ma purtroppo tra necessità, urgenza ed eventi calamitosi procediamo in tutto l'anno solare ad un'unica sessione di bilancio. Questo comporta conseguenze enormi su quel potere legislativo che noi dobbiamo onorare.
D'altra parte, un'eventuale introduzione della riforma delle locazioni nel disegno di legge collegato alla legge finanziaria sposterà l'esame di tale riforma nella sede referente della Commissione bilancio, lasciando a quella di merito, l'VIII Commissione, soltanto l'emanazione di un parere che peraltro non è vincolante.
Le condizioni che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania ritiene indispensabili perché si possa collaborare alla formulazione di un testo di riforma delle locazioni, rispetto alla quale eravamo già a buon punto, possono allora riassumersi nei seguenti punti.
Al Governo, in particolare al ministro del tesoro, chiediamo certezze immediate sulle disponibilità finanziarie per incentivare il mercato delle locazioni, affinché l'VIII Commissione possa proseguire il lavoro intrapreso senza dover aspettare le calende greche di una decisione concordata e pattuita tra Governo e altre entità per l'emanazione della legge finanziaria; quindi, chiediamo che venga accantonato, per lo meno formalmente, un quantum, un capitolo di spesa.
Riteniamo poi che gli incentivi fiscali non debbano essere distribuiti a pioggia tra inquilini e proprietari nelle zone di crisi abitativa, ma abbiano lo scopo preciso di favorire il recupero di alloggi oggi sfitti da immettere nel mercato delle locazioni. I deputati della lega nord, già nel corso dell'esame della legge finanziaria di due anni fa, proposero alcuni emendamenti per incentivare il recupero di alloggi da affittare, ritenendo che l'aumento
del numero degli alloggi disponibili per l'affitto è il primo passo verso un'effettiva liberalizzazione del mercato.
Un altro punto è che la maggioranza, constatate le intenzioni del Governo di appoggiare, almeno a parole, la liberalizzazione del mercato, risolva i contrasti al suo interno, abbandonando le posizioni ambigue, e collabori con l'opposizione per una riforma che superi l'obbligatorietà della presenza dei sindacati nella contrattazione tra privati e che inoltre garantisca ai proprietari la disponibilità immediata del loro immobile alla scadenza del mandato.
Ancora, riteniamo essenziale che il contributo per la casa a favore delle fasce sociali più deboli sia legato sì alla riforma sociale ma che la gestione del medesimo sia affidata per intero ai comuni, che devono poter decidere, secondo le loro esigenze, se attribuire priorità alla costruzione di alloggi (edilizia residenziale pubblica) ovvero optare per l'intervento diretto in favore delle famiglie in condizioni di necessità. È da ricordare che il patrimonio edilizio pubblico si è dimostrato scarsamente redditizio, la cui carenza di manutenzione finisce per provocare il degrado di intere zone urbane, fino a richiedere soluzioni drastiche di svendita degli alloggi, la qual cosa, a sua volta, produce entrate finanziarie irrisorie ai fini della costruzione di nuovi alloggi; quindi un circolo perverso, non un circolo vizioso. Sembra più funzionale, in certi casi, un contributo diretto alle famiglie meno abbienti, secondo il loro reddito; ma il comune deve avere la disponibilità finanziaria diretta e la competenza assoluta della gestione, per garantire il controllo sulle effettive necessità dei beneficiari.
Questi sono i punti che riteniamo indispensabili. Abbiamo inoltre presentato un emendamento che per noi rappresenta un passo importantissimo per porre finalmente fine a questa storia infinita. Proponiamo cioè che la competenza per gli sfratti debba passare al pretore entro il 1 febbraio 1998: «l'esecuzione delle sentenze di condanna al rilascio di immobili adibiti ad uso di abitazione avviene secondo quanto stabilito dal giudice dell'esecuzione».
Questo mi sembra un fatto di giustizia, liquidare le commissioni prefettizie altrettanto.
Sta di fatto che ci troviamo di fronte all'ennesima proroga, perché manca una nuova disciplina organica delle locazioni. Forse non vi è stata una sufficiente maturazione culturale rispetto a come l'Italia è cambiata e a come è cambiata la situazione del patrimonio abitativo dagli anni settanta.
Allora vide la luce la legge sull'equo canone che tuttora, salvo i patti in deroga, disciplina il settore delle locazioni. Gli anni settanta furono caratterizzati da una forte prevalenza della domanda di abitazioni rispetto all'offerta e alla domanda pressante l'offerta non riusciva a far fronte. Oggi la situazione si è capovolta: l'80 per cento delle famiglie italiane è proprietario di abitazione.
Tuttavia tanta parte delle forze sindacali, politiche ed anche della cultura nutre ancora il convincimento che la casa in proprietà sia l'unica, duratura, effettiva soluzione dei problemi abitativi delle famiglie italiane. Tale convincimento e la legislazione che ne é derivata non sono il frutto di una economia evoluta.
L'estensione della proprietà in rapporto con gli altri paesi europei è eccessiva e di questo soffrono la mobilità abitativa e la mobilità lavorativa. Peraltro
ciò si riscontra non solo sul territorio, ma anche nelle diverse fasi dell'attività: dalla crescita della capacità di reddito della famiglia, al numero dei membri della stessa, ai cambiamenti successivi, fino alla fase della pensione che richiede, quasi sempre, un ridimensionamento delle esigenze.
Quanti anziani, infatti, sono spesso costretti a vivere in alloggi sovradimensionati rispetto alle loro esigenze, non avendo alternativa? Potrebbero benissimo rivolgersi al mercato degli affitti e risolvere così il problema, ma il sistema legislativo che abbiamo messo in piedi nel corso degli anni, privilegiando in maniera assoluta la casa in proprietà e mortificando quella in affitto, ha creato queste situazioni. L'obiettivo che tutti noi dobbiamo ricercare, che vogliamo in tempi rapidi e che necessariamente presto dovremo discutere in quest'aula, è quello di far affluire sul mercato degli affitti quella grande quantità di alloggi inoccupati che rappresenta un grande spreco di ricchezza per tutto il paese; per tutto il paese e per i proprietari, perché un alloggio che rimane sfitto per anni ed anni, al di là dell'ICI e delle spese condominiali, deperisce e non ha alcuna funzione sociale. Cos'è, una ricchezza messa da parte? Un bene rifugio? Chi abbia solamente poca attenzione all'evoluzione dei prezzi abitativi può vedere come dopo i grandi picchi dei prezzi di cessione anche nelle grandi città la tendenza si è capovolta; i prezzi ammontano oggi al 40 per cento di tre o quattro anni fa e quindi il proprietario che ha tesorizzato i propri risparmi in una casa per lasciarla sfitta non ha fatto un grande investimento. Si tratta di centinaia di migliaia di casi in tutto il paese ed è quindi anche nostra responsabilità che risorse così importanti affluiscano verso i settori produttivi, verso l'occupazione, verso lo sviluppo, non verso l'immobilizzazione.
Tuttavia, se non ricreeremo un mercato della locazione chi dovrà risolvere il proprio problema abitativo non farà altro che comprare un alloggio, anche quando non ve ne sarebbe bisogno. Che fare, dunque? La Commissione ha affrontato questo problema ma non siamo ancora arrivati ad una soluzione. Ribadisco le posizioni che noi del gruppo di rinnovamento italiano abbiamo assunto, che sosteniamo e che vogliamo riconosciute all'interno del provvedimento in esame che vede l'onorevole Zagatti in qualità di relatore. Mi riferisco al fatto che esista un canale contrattuale in cui l'autonomia delle parti sia riconosciuta nella più ampia accezione possibile in considerazione delle situazioni che abbiamo di fronte. Non si tratta solo della libertà delle parti di determinare il livello del canone, ma della durata del contratto. Un punto, poi, è sacrosanto, quello della sicurezza della disponibilità dell'alloggio alle scadenze contrattuali. Sono decine e decine di anni che non è più così; la proroga degli sfratti ne è una dimostrazione. Alle scadenze contrattuali non vi è la possibilità di rientrare nella piena disponibilità dell'alloggio. È questo l'ostacolo maggiore, è questa la ragione dei cinque milioni di alloggi inoccupati anche nelle aree con tensioni abitative ed è forse questa la ragione principale dello spreco di grandi risorse che sta avvenendo nel settore abitativo.
Il ministro Visco l'altro ieri ha presentato proposte interessanti in merito a nuove agevolazioni per il recupero, il risanamento e la riqualificazione del patrimonio edilizio preesistente: IVA al 4 per cento per chi vuole recuperare, detrazioni dei mutui (che già c'era) e, molto importante a mio avviso, la previsione di un conflitto di interessi, ossia la possibilità di detrarre almeno in parte le spese di ristrutturazione dalla dichiarazione dei redditi. Non ho ancora letto testualmente la sua proposta ma mi sembra un'iniziativa positiva ed importante. Una lodevole iniziativa, dunque, ma mi domando: quali proprietari potranno usufruire di queste proposte? Sicuramente i proprietari dell'alloggio che godono direttamente dell'abitazione e che potranno migliorarlo attraverso queste agevolazioni e le aliquote ridotte che lo Stato mette a disposizione. Ma, onorevoli colleghi, il proprietario
di un alloggio in locazione o che debba darlo in locazione penserà di investire per rammodernarlo, per migliorarlo, spendendo anche cifre considerevoli, sapendo che non avrà la certezza della restituzione alla scadenza contrattuale, sapendo che l'alloggio così migliorato non potrà usufruire di quelle detrazioni né di quelle utilizzazioni che dovrebbe attendersi? Una nuova legge sulle locazioni che dovesse riconoscere queste esigenze otterrebbe pieni risultati e, soprattutto, darebbe quella attesa redditività in grado di ristorare l'impegno economico che dovesse essere assunto per la ristrutturazione, dando così significato e fondamento alla proposta del ministro Visco: altrimenti, si tratterà di una proposta parziale, che riguarderà solo una parte dei cittadini, non tutti, una parte dei proprietari, non tutti.
È vero, esiste un problema, in Italia come in Europa, nella nuova disciplina delle locazioni: quello di tutelare le fasce sociali più deboli, che non hanno la possibilità di sostenere con il proprio reddito da lavoro o da pensione il livello dei canoni di mercato che potrebbero venire a crearsi. È per questo che abbiamo chiesto e chiediamo al Governo l'indicazione di formule, di quantificazioni economiche, perché le famiglie e le fasce di reddito più deboli possano sostenere lo sforzo di un canone mensile, che spesso va al di là delle loro possibilità di sopravvivenza: basti pensare a chi ha una pensione sociale.
È un fatto che riguarda tutta l'Europa, ma che in Italia trova, specialmente nelle grandi aree, delle tensioni abitative davvero insostenibili. Abbiamo anche letto, nel documento di programmazione economico-finanziaria, un'apertura del Governo su questo punto e siamo in attesa di quantificazioni e di specifiche indicazioni. Se queste non verranno, se il Governo non metterà a disposizione cifre ragionevoli, ovviamente l'impalcatura del progetto attualmente all'esame della Commissione subirà un grave vulnus. Quindi, il Governo ci dica qualcosa in proposito e ce lo dica al più presto, perché - sono d'accordo, in proposito, con i colleghi - il decreto-legge di proroga degli sfratti al 31 gennaio 1998 non può significare l'interruzione del dibattito, dell'elaborazione e della costruzione della legge che reca una nuova disciplina organica; ciò, onorevoli colleghi, anche in considerazione del fatto che il patrimonio di edilizia sovvenzionata degli IACP, dei comuni - circa un milione e duecentomila alloggi, poco più, poco meno - non aiuta, non sovviene in alcun modo, rispetto alle situazioni abitative drammatiche di chi si affaccia sul mercato delle locazioni. Molto spesso si sono venute a creare delle incrostazioni, delle occupazioni in aeternum anche da parte di chi, una volta assegnatario di un alloggio di edilizia pubblica, pur vedendo cambiare le sue condizioni di reddito e le sue situazioni familiari, non recede e non viene sfrattato, cosicché quell'alloggio, quella parte di patrimonio, non è utilizzabile secondo la sua funzione naturale ed istituzionale, ossia per dare abitazione agli appartenenti alle fasce sociali più deboli che di volta in volta si presentano sul mercato e che debbono, quindi, necessariamente rivolgersi al mercato privato, ossia ad un proprietario privato. Anche su questo tema abbiamo in calendario la discussione e l'elaborazione di proposte, ma anche su di esso il Governo deve dirci qualcosa in ordine alle disponibilità finanziarie, in ordine a come incrementare e meglio gestire questo patrimonio.
Concludo, tornando al decreto: è necessario che noi lo convertiamo e che lo facciamo al più presto. Abbiamo avanzato alcune osservazioni per migliorare il testo, in particolare l'efficienza e, se volete, per alcuni aspetti, la trasparenza del funzionamento delle commissioni prefettizie. Da qualche parte si lamenta che le commissioni prefettizie, con il decorrere del tempo, ormai degli anni, non svolgano compiutamente, puntualmente, la loro funzione istituzionale, per cui anche i prefetti si possono trovare in situazioni di imbarazzo. Preferiremmo che venisse riacquisita da parte delle commissioni prefettizie la loro funzione originaria, magari con un'interpretazione autentica
della loro funzione originaria, cioè di essere un organo di consulenza del prefetto e non già un organo di elaborazione di graduatorie di singole situazioni di sfratto: questo non era previsto dalla legge originaria, ma si è trattato di una situazione di fatto, che si è andata accumulando nel tempo e che ha creato spesso situazioni imbarazzanti, difficilmente comprensibili e che vorremmo eliminate.
Certo, il 31 gennaio è prossimo e il nostro convincimento è che questa sia effettivamente l'ultima proroga. Non condurremo per questo una battaglia perché si introducano modifiche; però, se altri le presentano, se ci sono le condizioni per un miglioramento del testo, siamo pronti a sostenere anche eventuali emendamenti in tal senso.
Ringrazio per l'attenzione e spero proprio che oggi sia l'ultima volta che dobbiamo discutere di proroga delle commissioni prefettizie.
Una proroga - ormai la ventesima - che avremmo volentieri evitato, resa però necessaria dalla mancata approvazione della legge organica sul regime delle locazioni. Una legge non semplice, per la presenza di interessi contrapposti che sulla locazione di immobili ad uso residenziale si determinano. La composizione di tali interessi può essere favorita da contributi statali in vario modo espressi, che la nuova disciplina sulle locazioni, all'esame della Commissione, contempla. Il Governo avrebbe avuto il compito di garantire la copertura finanziaria necessaria, compito che ha tuttora. Quindi, è opportuno che questa volta provveda in tempo utile per consentire alle Camere di approvare la legge sul regime delle locazioni prima della scadenza del 31 gennaio 1998, termine fissato dal decreto che stiamo per convertire. Un'ulteriore proroga sarebbe politicamente insostenibile; così come non è possibile per nessun Governo, tanto meno per un Governo di centro-sinistra, lasciare senza tetto centinaia di migliaia di famiglie e questo accadrebbe se il decreto non venisse convertito. La scadenza del 19 agosto rende inutilizzabile, per la chiusura delle Camere, le ultime settimane disponibili. È quindi opportuno mantenere il decreto così com'è, un decreto di sola proroga, senza cedere alla tentazione di inserirvi altre questioni che aprirebbero il varco a discussioni e confronti che è bene rivolgere al testo organico sul regime delle locazioni sul quale la commissione non dovrebbe interrompere i lavori.
Si pone però, a questo punto, una riflessione sulle ragioni del ripetersi di tante proroghe e sulle difficoltà di varare una nuova legge sulle locazioni.
Se non si affronta la causa vera, non vi saranno soluzioni soddisfacenti né per i locatari né per i locatori.
La causa vera è l'inadeguatezza dell'edilizia residenziale pubblica, è l'incapacità di dare risposta abitativa alle famiglie a reddito basso attraverso l'edilizia sovvenzionata a canone sociale.
Il procedimento di sfratto colpisce, nella maggior parte dei casi, famiglie che non hanno la capacità economica per acquisire un alloggio, ma non hanno neppure un reddito sufficiente per accedere al mercato privato della locazione. Sono spesso anziani con pensioni medio-basse e famiglie monoreddito. E si sa che un affitto nelle grandi città corrisponde al reddito di un lavoratore dipendente. Lo Stato non può far carico al privato di un problema sociale come la casa, che è diritto di tutti, anche dei più poveri, che fa parte insieme ad altre questioni del welfare.
La difesa al diritto alla casa, almeno nei confronti delle famiglie che avrebbero i requisiti per accedere ad un alloggio a canone sociale, irrigidisce tutto il mercato privato delle locazioni, suggerendo l'assunzione
di posizioni di tutela nei confronti dell'inquilino che, se sfrattato, non trova alcuna alternativa, perché il settore dell'edilizia pubblica lascia inevase il 90 per cento delle domande presentate e il settore privato non può offrire un prodotto che nel prezzo (ed è qui la forbice tra domanda ed offerta) risponda alle esigenze della maggior parte dei cittadini sfrattati.
Ne deriva che per fronteggiare l'emergenza sociale di centinaia di migliaia di famiglie, altrimenti senza casa, si debbano attuare provvedimenti di contenimento delle esecuzioni degli sfratti, di controllo del prezzo degli affitti, di garanzia della durata dei contratti di locazione.
Questi vincoli scoraggiano però l'investimento privato nel settore e avvitano su se stesso il problema. È comunque semplice da comprendere che finché lo Stato, attraverso l'immissione di un numero consistente di alloggi destinati almeno alle fasce più deboli, anche attraverso meccanismi articolati, non darà risposta ai ceti che non possono accedere per motivi economici al mercato privato, la spirale che affligge il nostro sistema locativo sarà destinata a rimanere sostanzialmente irrisolta.
Il tempo a disposizione fino al 31 gennaio 1998 può, o meglio dovrebbe consentire di avviare una nuova politica della casa, che affronti il problema degli sfratti in un disegno complessivo e con un programma di ampio respiro. L'atto Camera n.2772 sul rilancio dell'ERP può essere un punto di partenza efficace o almeno decoroso, purché venga affrontato e utilizzato nel modo dovuto.
Se non si saprà affrontare la questione abitativa con un'ottica globale, il problema degli sfratti non troverà facilmente una soluzione dignitosa. Con questo decreto si considera giustamente la priorità, rispetto ad altri problemi che pur vi sono, del disagio profondo di coloro che, in assenza della sua approvazione, si troverebbero nella condizione di essere privati di un bene, quello della casa, che non è un bene voluttuario, ma fondamentale. Noi confermiamo qui l'impegno ad affrontare in modo organico la nuova disciplina delle locazioni inserita nella più complessiva politica dell'abitare.
È iscritto a parlare l'onorevole Donato Bruno. Ne ha facoltà.
Il decreto-legge si è infatti reso necessario perché il Parlamento non ha potuto approvare in tempo utile la riforma sulle locazioni; riforma che è stata paralizzata dall'atteggiamento irresponsabile e dalle sue vane promesse.
A nulla sono valse le assicurazioni fornite prima dal ministro Di Pietro e poi dall'attuale ministro Costa sulla disponibilità dell'esecutivo, in particolare del ministro delle finanze Visco, a fornire la copertura finanziaria per le note incentivazioni fiscali, così da giungere in tempi rapidi ad una riforma con cui bloccare il mercato delle locazioni. I lavori sull'attuale disegno di legge sono stati dapprima rallentati e sembrano ora irrimediabilmente bloccati nell'attesa o forse nell'illusione che il ministro delle finanze voglia rendere noti i finanziamenti disponibili per il settore. Lo stesso ministro Costa ha precisato dinanzi all'VIII Commissione della Camera, il giorno seguente all'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto in esame, che le riforme si potranno impiantare solo al momento dell'esame della legge finanziaria, rinviando quindi la soluzione del problema di altri mesi.
D'altra parte la serietà dell'esecutivo sul problema casa si può facilmente constatare
dalla lettura del documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1998-2000. Nella parte attinente alla riforma dello Stato sociale, il capitolo dedicato alle politiche sociali della casa affronta un argomento tanto importante, ma in modo assolutamente generico e contraddittorio. Saremmo infatti ben felici come opposizione se fosse legislativamente recepita l'esigenza di uscire definitivamente dall'impostazione vincolistica, che ha dimostrato tutta la sua inefficacia ed inefficienza, per puntare ad un mercato delle locazioni e delle compravendite immobiliari più libera e meglio funzionante, come recita il documento, ma ci stupisce il fatto che tali affermazioni risultino poi palesemente contraddette dal progetto di riforma Zagatti, attualmente sostenuto dalla maggioranza.
Oltre alle contraddizioni evidenti, vi sono poi note di colore del tutto scoraggianti. L'ipotesi, sempre contemplata nel documento di programmazione economico-finanziaria, di trasformare o di convertire in abitazione, oltre agli uffici, anche i negozi nelle zone di maggiore tensione abitativa, è affermazione che lascia alquanto perplessi, salvo che non si voglia dare vita ad una nuova politica di urbanizzazione delle città sul modello degli antichi bassi napoletani.
Quella attuata con l'odierno decreto è la ventesima proroga cui assistiamo, segno evidente della drammatica situazione di crisi del settore e dell'incapacità del Governo di porvi fine in modo chiaro ed efficace. Non possiamo in quest'occasione non condividere le parole di accusa e la lucidità di chi, anche nella maggioranza, si ribella ad una tale situazione. Per tutte valgono le parole dell'onorevole Debiasio Calimani, del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo, che così ha commentato il ricorso all'ennesima proroga: «È scandaloso che, dopo le affermazioni anche pubbliche di due ministri, che assicuravano i finanziamenti, si scopra che non c'è copertura di bilancio. Questo pone due considerazioni:» - prosegue la collega - «il ministro dei lavori pubblici non ha potere contrattuale nel Governo; questo Governo non ha una politica della casa».
Non è una novità né desta stupore nell'opposizione l'incapacità del Governo di mantenere le proprie promesse, ma vi è il timore che dietro ad esse si nasconda l'ipocrita volontà di ingannare l'opinione pubblica senza tener conto delle reali esigenze di tutela delle fasce più deboli della società e della necessità di un adeguato rilancio del sistema delle locazioni ormai da tempo, troppo tempo in crisi.
Aspettare la legge finanziaria per mettere mano alla riforma delle locazioni rischia di dilatare ulteriormente i tempi senza avere però alcuna certezza e a tutto danno dei cittadini.
È indispensabile a questo punto che il Governo esca allo scoperto e si pronunzi in modo chiaro ed inequivocabile sulla disponibilità e sulla consistenza delle misure agevolative necessarie al settore, impegnandosi seriamente nel dare risposta a quelle aspettative che esso stesso ha contribuito a creare e che ha sinora sistematicamente deluso.
Il problema della proroga degli sfratti, che oggi ci troviamo a dibattere, è solo un aspetto peculiare del più ampio tema della riforma delle locazioni, dinanzi al quale non sono più tollerabili tentennamenti o rinvii, ma che necessita di essere affrontato in modo efficace ed esaustivo con la capacità di coniugare la giusta tutela delle fasce deboli con l'auspicata liberalizzazione del mercato (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).
Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Zagatti.
locazioni. Mi limito ad osservare che, essendo relatore anche di quel provvedimento, farò tesoro delle osservazioni espresse in questa sede ma mi sembra che nessuno, intervenendo, abbia messo in discussione il punto sul quale decidere e cioè che, in attesa del provvedimento generale di riforma, il decreto di proroga, seppure di azione limitata, deve essere convertito in legge. Ritengo che tanto più forte sarà il segnale che si darà all'esterno circa l'impegno del Parlamento a considerare questa come l'ultima proroga e a lavorare contemporaneamente per la realizzazione di un regime nuovo del sistema delle locazioni, quanto più questo decreto si limiterà alla semplice proroga del regime normativo in atto.
Per questo in Commissione da parte del relatore e da parte dei rappresentanti di molti gruppi si è cercato di evitare un allargamento della discussione volto a modificare il contenuto del decreto ed è per questo che gli emendamenti presentati non sono numerosi. Sulla base di tali considerazioni ritengo che si possa giungere ad una rapida conversione, anche se sugli aspetti generali della questione molte osservazioni potrebbero essere svolte. Naturalmente non condivido le considerazioni espresse dal collega Bruno, ma penso che ci siano spazio ed opportunità per discuterne in Commissione prima e in questa stessa sede successivamente.
Allo stesso modo sono rimasto sconcertato anche di fronte all'affermazione che è merito del gruppo della lega aver promosso una proroga delle commissioni prefettizie. Se non ricordo male, proprio in quest'aula la lega condusse una battaglia per affossare quel decreto-legge che conteneva proprio la proroga delle commissioni prefettizie e, insieme ad altri gruppi, tardivamente si accorse dell'errore fatto e rapidamente fu approvata la «leggina» che riassumeva quel punto. Né mi risulta che il Governo abbia scritto da qualche parte che intende inserire il regime delle locazioni nel collegato alla legge finanziaria. Non vedo dunque perché vi sia stata questa dichiarazione di scandalo sull'esproprio del Parlamento quando è intenzione ben nota e continuamente ribadita da parte del Governo di voler condurre in porto l'intera vicenda in piena intesa con il lavoro dei gruppi parlamentari.
Devo esprimere inoltre le mie perplessità rispetto ad alcune affermazioni dell'onorevole Testa, che ha sostenuto che la ragione principale delle continue proroghe della situazione attuale consisterebbe nella mancata sicurezza del rilascio dell'alloggio alla scadenza del contratto. La mia personale convinzione al riguardo nasce dall'imbarazzo che ho provato, seguendo l'allora ministro Di Pietro, durante la conferenza delle Nazioni Unite «Habitat» 2 quando dovetti chinare la testa di fronte alla censura che in quella sede veniva rivolta nei confronti di alcuni paesi - tra i quali il nostro - per l'esistenza negli stessi dell'istituto della finita locazione.
In quell'occasione si fece un discorso del genere: o vi è una necessità grave per il proprietario di utilizzare l'alloggio (e allora in questo caso la legge deve prevedere una rapida riconsegna dello stesso al proprietario); oppure, riguardo ad un bene che ha un proprio ruolo dal punto di vista merceologico sui generis (e che
non può essere un servizio che si dà e si toglie a piacimento, sia pure con intervalli di tempo contrattuali, e che deve essere considerato per ciò che implica nella situazione delle famiglie e nel loro trasferimento in un altro alloggio non solo per i costi finanziari che ciò comporta, ma anche per lo sradicamento dal quartiere), soltanto una obiettiva necessità del proprietario può essere alla base di quella richiesta. Tutto ciò fu sostenuto in quella autorevole sede internazionale e da parte nostra venne assunto un impegno a farci parte attiva affinché nell'ordinamento del nostro paese venisse introdotto questo superiore grado di civiltà.
In realtà, la vera causa delle continue proroghe sta in ciò che ha ricordato l'onorevole Debiasio Calimani, e cioè nella miserevole disponibilità di un parco di alloggi pubblici nel nostro paese.
Vorrei ora fare un'osservazione che riguarda l'intervento - certamente molto cortese - svolto dall'onorevole Bruno. A quest'ultimo devo però dire che non mi risulta che nel testo - alla predisposizione del quale il Governo collabora, ma che è di iniziativa parlamentare - vi sia una caratterizzazione fortemente vincolistica, poiché il fatto di configurare in quella legge l'alternativa tra un regime, che altro non è che l'attuale sistema dei patti in deroga, ed un altro a libera contrattazione organizzata delle parti sociali, al quale il proprietario sarà libero di scegliere se aderire o no, non mi sembra che configuri una situazione «strangolatoria» ma, viceversa, di amplissima libertà. Troverei certamente sorprendente che in un regime di piena libertà, che riproduce la situazione dei patti in deroga, si dica - non è per fortuna il caso dell'onorevole Bruno - che però si vorrebbe anche introdurre una durata di contratto che non sia nemmeno quella oggi vigente sulla base dei patti in deroga! In questo caso mi pare che ci troveremmo di fronte a delle scelte veramente esorbitanti! Ribadisco tuttavia che ciò non è stato sostenuto dall'onorevole Bruno.
Da ultimo vorrei dire che anche in merito alla questione della copertura finanziaria ci sono certamente responsabilità da parte dell'esecutivo; tuttavia, il fatto che due ministri di questo Governo avessero dichiarato la responsabilità politica del Governo in ordine alle forme che assumeva l'esborso dello Stato, rappresentava una garanzia per il proseguimento del lavoro della Commissione. La richiesta di una valutazione quantitativa si è poi intrecciata ad una vicenda esterna al Parlamento, cioè quella relativa alla trattativa del Governo con le organizzazioni sindacali in ordine al grande capitolo del welfare. È chiaro allora che il Governo deve inserire all'interno di questa trattativa tutte le voci del «pacchetto»; vi è quindi una interrelazione tra le quantità di un settore e le quantità di un altro settore: di qui la difficoltà per il Governo di fissare l'attenzione per un dato adempimento della Commissione su una di queste voci. Mi pare comunque che l'orientamento in sede di impostazione del lavoro del Comitato dei nove avrebbe potuto essere il terreno su cui procedere.
Qualche organo di stampa anche oggi ha ritenuto di dover affermare che in definitiva il problema della casa è molto mirato e si può risolvere con facili strumenti, dal momento che ormai si è ridotto sul piano quantitativo. Mi corre l'obbligo di rispondere che purtroppo non è così, perché se è pur vero quanto anche in questa sede è stato ricordato, cioè che il 78 per cento delle famiglie sono proprietarie della casa che abitano, è altrettanto vero che quando si va a verificare il dato relativo ai cinque milioni di famiglie che devono ricorrere al mercato delle locazioni, si può constatare un numero fortemente significativo di famiglie in difficoltà nel rispondere alla domanda di canone sul mercato. A fronte di facili ottimismi si dovrà invece convenire sulla difficoltà a risolvere un problema che, anche se mirato, lo è purtroppo ad un bersaglio piuttosto difficile, come per l'appunto ricordava l'onorevole Debiasio Calimani nel suo intervento.
Con queste osservazioni, che erano d'obbligo da parte del Governo, non posso far altro che ringraziare quanti, della
maggioranza e dell'opposizione, hanno sostenuto la necessità, che auspico, di una rapida conversione in legge del decreto-legge in esame.