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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Per motivare il ritiro del mio emendamento 1.4.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Diliberto).
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, ritengo importante motivare il ritiro dell'emendamento 1.4 che reca la mia prima firma. Tale emendamento era volto a modificare il titolo del disegno di legge, eliminando la parola «adolescenza», non perché non si debba prevedere una normativa per tale età, ma perché si poteva generare una confusione di tipo semantico, tenendo anche conto del fatto che in Commissione affari sociali è stato approvato un provvedimento dal titolo «Piano nazionale per l'infanzia».
PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Lucchese 1.4 si intende pertanto ritirato.
ANTONIO GUIDI. L'emendamento 1.5 non è, per così dire, chiuso, in quanto non parla della famiglia in maniera stereotipata, ma si riferisce al diritto della famiglia naturale, adottiva o affidataria. Parla quindi di un rapporto anti-istituzionale con l'adulto.
PRESIDENTE. Atteso che l'onorevole Guidi non accetta la riformulazione proposta, chiedo al relatore se confermi il parere già espresso sull'emendamento 1.5.
LUIGI GIACCO, Relatore. La formulazione che abbiamo proposto in Commissione era più ampia di quella contenuta nell'emendamento proprio perché volevamo fare riferimento, al di là della famiglia che riteniamo un luogo essenziale, alla scuola ed agli altri ambienti nei quali il bambino può socializzare.
ANTONIO GUIDI. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO GUIDI. Non voglio suscitare un dibattito, ma stiamo esaminando l'articolo 1 ed è evidente che negli articoli successivi del provvedimento il tema della scuola e dei servizi viene affrontato. Se però non si mette in primo piano il rapporto tra il bambino e l'adulto che parte dalla famiglia, come abbiamo detto questa mattina con il ministro Turco, dovremo parlare di scuola, servizi, assistenza sanitaria: entriamo in un'ambiguità che non vogliamo per spirito di collaborazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, a me pare che la puntualizzazione recata dall'emendamento Guidi 1.5 sia quanto mai efficace anche in rapporto agli articoli della Costituzione (se non vado errato gli articoli 29 e 30), i quali citano la famiglia come luogo sul quale fondare i diritti ed il dovere di educazione e di formazione e, quindi, anche di socializzazione, come è previsto dall'articolo 1 del disegno di legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.
MARETTA SCOCA. Signor Presidente, parliamo di disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza e nell'articolo 1 si delineano in maniera puntuale le linee
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo sull'emendamento Guidi 1.5 nel testo non modificato, perché all'interno del provvedimento esistono già elementi che individuano possibilità di intervento anche al di fuori della famiglia, cogliendo ulteriori aspetti di socializzazione del bambino. In questo campo un richiamo che sottolinei l'importanza e la centralità della famiglia non può che trovarci d'accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.
TIZIANA VALPIANA. Presidente, condivido e capisco la preoccupazione del collega Guidi in merito al fatto che negli altri ambiti di vita si potrebbero far rientrare anche le istituzioni per l'infanzia che tutti noi vogliamo chiudere, in quanto vorremmo che nessun bambino fosse più costretto a vivere in istituti. Mi sembra però una contraddizione prevedere che la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza avvenga privilegiando l'ambito familiare. È evidente che la famiglia è l'ambito di vita principale del bambino, ma non si socializza nella famiglia bensì al di fuori di essa, con le altre famiglie. Se la formulazione rimane quella originaria, quindi, il gruppo di rifondazione comunista-progressisti, essendo più favorevole al testo precedente, si asterrà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Presidente, credo che il problema sia abbastanza chiaro, anche perché la lingua italiana ha un suo significato. In questo caso il termine «privilegiare» non vuol dire che si escludono altri settori, ma intende sottolineare che devono essere privilegiate le famiglie nei vari aspetti che l'onorevole Guidi ha sottolineato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Presidente, il gruppo di alleanza nazionale voterà a favore dell'emendamento Guidi 1.5, che giustamente esalta il ruolo della famiglia nell'educazione e nell'assistenza dei bambini senza precludere altri luoghi o situazioni in cui essi hanno ugualmente diritto alla felicità e alla socializzazione. Se non esaltassimo e non sottolineassimo il ruolo centrale della famiglia, verremmo meno a dei doveri fondamentali che, come ha ben rilevato poco fa l'onorevole Delfino, sono anche riconosciuti e sanciti dalla Carta costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.
LUCIANA SBARBATI. Esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento Guidi 1.5, anche perché dal dibattito svoltosi in aula questa mattina è emerso con tutta evidenza che l'intervento principale che bisogna fare a livello di prevenzione riguarda l'istituto primo soggetto dell'intervento educativo, e quindi la famiglia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiavacci. Ne ha facoltà.
FRANCESCA CHIAVACCI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo della sinistra democratica sull'emendamento Guidi 1.5...
PRESIDENTE. Onorevole Chiavacci, se l'onorevole Guidi non accetterà la modificazione proposta, occorrerà prima porre in votazione l'eventuale subemendamento e poi, successivamente, il testo attuale.
FRANCESCA CHIAVACCI. Signor Presidente, il nostro gruppo è favorevole all'emendamento Guidi 1.5 nel testo attuale. Stavo spiegando perché in seno al Comitato dei nove eravamo arrivati alla formulazione della proposta che l'onorevole Guidi non intende accettare. Credo che l'incomprensione riguardi il significato dell'espressione «gli altri ambienti di vita»: giustamente l'onorevole Guidi ci dice che essi potrebbero essere gli istituti. Per noi invece - ed il concetto verrà ripreso in altri articoli della legge - quell'espressione indicava la scuola ed i centri di formazione in generale. Tuttavia, proprio perché riprendiamo il concetto in altre norme, per arrivare ad una soluzione unitaria, riteniamo di poter accettare l'attuale formulazione dell'emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, lei aveva condizionato il parere favorevole all'accettazione della proposta di riformulazione. Mantiene tale condizione?
LUIGI GIACCO, Relatore. No, signor Presidente, ritengo di poter esprimere comunque un parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole ministro, le chiedo scusa, ma il regolamento mi impone di dire anche a lei che, quando ci si rivolge all'Assemblea, lo si fa stando in piedi (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Chiedo scusa, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.2.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei illustrare brevemente questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. La formulazione del testo che abbiamo esaminato inizialmente in Commissione richiamava già l'obiettivo 1. Illustrerò in successivi interventi le ulteriori motivazioni contrarie all'emendamento Lucchese, ma faccio presente che esistono già stanziamenti che andranno in gran parte ad appannaggio delle regioni disagiate, in particolare del Mezzogiorno. Non trovo dunque accettabile che venga inserito anche il criterio dell'appartenenza alle aree di cui all'obiettivo 1, ossia alle aree depresse, per destinare ulteriori fondi a favore dei minori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
C'è una postazione di voto bloccata.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Angelici 1.1.
ALESSANDRO CÈ. Sono realmente curioso di chiedere al presentatore quale sia la linea logica generale che sovrintende a questo emendamento. Se infatti si vuole aggiungere alle già citate quattordici grandi città quella di Taranto, non vedo per quale motivo non si potrebbero aggiungere anche Cuneo, Sondrio, Catania (che forse è già compresa) o tante altre città. Mi sembra un emendamento talmente campanilista da essere assolutamente inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelici. Ne ha facoltà.
VITTORIO ANGELICI. Ritengo invece di dover esprimere il mio apprezzamento e ringraziamento nei confronti del Governo
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.9.
ALESSANDRO CÈ. Questo emendamento - come peraltro, in modo abbastanza simile, i successivi - tende a modificare i criteri di ripartizione dei finanziamenti, che seguono due canali: al 50 per cento vengono ripartiti secondo la popolazione minorile e per l'altro 50 per cento rispettando criteri quali l'indice di dispersione scolastica, l'indice di istituzionalizzazione dei minori, la percentuale di famiglie a basso reddito e l'incidenza del coinvolgimento di minori in attività criminose. Noi riteniamo che i parametri che presiedono all'assegnazione del secondo 50 per cento non siano assolutamente condivisibili, poiché anche in passato sono stati stanziati dei finanziamenti in aree dove il tasso di dispersione scolastica è elevato, dove vi è un tasso di istituzionalizzazione maggiore: questo è indice di cattivo governo. Pertanto, inserendo in questa legge un parametro di questo tipo, si rischia di innescare un meccanismo perverso per cui gli amministratori che si troveranno oggi a ricevere questi fondi saranno incentivati a mantenere una situazione di disagio, perché anche in futuro questo Parlamento, sulla linea di quanto sta attuando oggi, garantirà a queste zone maggiori finanziamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non siamo assolutamente d'accordo sull'emendamento Cè 1.9: voglio infatti ricordare ai colleghi che il 50 per cento dello stanziamento è devoluto in base alla rilevazione della popolazione, mentre l'altro 50 per cento è regolamentato dai criteri che ha poc'anzi elencato il collega. Credo pertanto che sia un atto di giustizia e di coerenza utilizzare parametri che non possono essere soltanto quelli dell'entità
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.
MARETTA SCOCA. Signor Presidente, vorrei riportare il discorso esattamente nelle linee dalle quali ci siamo mossi: stiamo parlando non di infanzia e di adolescenza in generale, bensì di disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza che si trovino in situazioni disagio. Allora, se dobbiamo intervenire in maniera efficace ed efficiente, ci debbono essere dei parametri, che non possono essere solamente quelli numerici. Questi ultimi necessariamente devono essere supportati da altri parametri importanti per individuare le fasce di infanzia e di adolescenza sulle quali si deve intervenire. Tenuto poi conto che un 50 per cento comunque è fuori da tali parametri, mi sembra che francamente non sia condivisibile nessuna delle osservazioni fatte dal collega Cè. Tra l'altro, scatenare su un provvedimento di questo genere, che riguarda l'infanzia e l'adolescenza più disagiate, una lotta tra nord e sud mi sembra francamente un allargamento eccessivo dell'ambito della nostra discussione. Almeno per quanto riguarda questi problemi, prego veramente di riportare il discorso alle tematiche di cui ci stiamo occupando. Ovviamente, annuncio il mio voto contrario sull'emendamento Cè 1.9.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Presidente, spiegherò brevemente alla Camera i motivi del voto contrario di alleanza nazionale su tutta questa serie di emendamenti presentati dalla lega nord. Penso che l'onorevole Cè, con il quale tante volte sono d'accordo anche in Commissione affari sociali, questa volta non mi possa avere al suo fianco, perché ritengo che la divisione delle risorse operata in base sia ai dati dell'ISTAT sia alle reali esigenze che provengono dal territorio non abbia niente di scandalosamente assistenzialistico per il Mezzogiorno. Le realtà di bisogno, di degrado sociale, di violenza, per l'infanzia sono, ahimè, presenti in tutte le aree geografiche del nostro paese e quindi mi sembra che doverosamente si debba convenire sul finanziamento di quelle iniziative che vogliono tutelare l'infanzia, soprattutto quella abbandonata, violentata o comunque in difficoltà, in qualunque area del paese essa si trovi. E questa difficoltà dell'infanzia nel nord, nel sud, in tutte le aree del paese è documentata - ahimè, brutalmente - ogni giorno di più dalle cronache giornalistiche, soprattutto di cronaca nera, che giornalmente ci vedono tutti coinvolti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.10.
ALESSANDRO CÈ. Prendo per l'ultima volta la parola su questo problema per fare una puntualizzazione. L'accenno al Mezzogiorno è stato fatto solo per ricondurre il problema nei termini reali, nella situazione reale. Non aveva il senso di non voler dare finanziamenti al Mezzogiorno, perché giustamente questi problemi sono diffusi su tutto il territorio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.8.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Alla lettera a) del comma 2 dell'articolo 1 si parla di «carenza di strutture per la prima infanzia secondo le indicazioni del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia...». A tale riguardo, credo che con tutto il rispetto per il lavoro svolto da tale centro, l'espressione «secondo le indicazioni», sia troppo forte, sia cioè quasi una sorta di conditio sine qua non, un'imposizione, mentre invece tale centro esprime, a mio avviso, una strategia di indirizzo. Per questa ragione ritengo opportuno prevedere che il centro suddetto sia ascoltato, ma che nello stesso tempo sia possibile mantenere una certa autonomia nelle decisioni. Proponiamo che venga aggiunta la parola «anche»; una maniera questa per moderare, a nostro avviso, la posizione del centro di documentazione.
LUIGI GIACCO, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI GIACCO, Relatore. Il parere è negativo su questa proposta in quanto l'aggiunta della parola «anche» viene ad inserire una serie di variabili che oggettivamente non possono essere controllate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Massidda, aderisce all'invito a ritirare il suo emendamento 1.6?
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.6 a patto che...
PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, per cortesia...
PIERGIORGIO MASSIDDA. La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Qual è l'avviso della Commissione al riguardo, onorevole relatore?
LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, anticipo il parere favorevole della Commissione sull'emendamento Baiamonte 3.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Pur condividendo lo spirito giusto che ha spinto l'onorevole Massidda e l'onorevole Guidi a sottoscrivere gli emendamenti Massidda 1.6 e Baiamonte 3.1, non posso non notare la sede impropria in cui si collocano emendamenti del genere. L'handicap viene trattato in modo specifico dalla legge n.104, pertanto è in quell'ambito che andrebbero rifinanziati gli interventi nel settore. Penso quindi che questa non sia la sede propria per emendamenti del genere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.7.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Abbiamo presentato questo emendamento perché siamo ideologicamente contrari alle clonazioni, compresa questa proveniente dalla Commissione per le pari opportunità. Intendo dire che non riteniamo opportuno inserire in questa legge ciò che è ancora in fase di elaborazione presso tale Commissione, visto che successivamente questo ministero potrebbe anche risultare escluso. Chiediamo ancora una volta ai colleghi di riflettere su questo tentativo di clonazione e votare favorevolmente sul nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.3.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Il terzo comma dell'articolo 1 prevede che, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il ministro per la solidarietà sociale emani un decreto e provveda a determinare le modalità di ripartizione e di erogazione delle risorse del fondo, sentita la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Ringrazio il Governo per aver espresso parere favorevole sul mio emendamento, che consente di acquisire anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo all'emendamento 1.21 del Governo.
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Sono certa che l'Assemblea approverà questo emendamento perché dietro la formulazione «a partire dal 1998» si intende che questo finanziamento non è più triennale bensì ordinario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Voterò a favore dell'emendamento 1.21 del Governo, ma vorrei far presente che, in caso di approvazione, dovrebbe essere modificato il terzo comma dell'articolo 8, in cui vengono stabilite le somme necessarie per la fase iniziale di funzionamento del servizio. Se stabiliamo che la cifra sarà assegnata ogni anno, potrebbe ingenerarsi il dubbio che ogni anno verranno spesi tre miliardi, di cui un miliardo e mezzo per le attrezzature e un miliardo e mezzo per il personale. Penso che quando arriveremo a trattare il terzo comma dell'articolo 8 il ministro potrà chiarire questo aspetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.
MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, siamo favorevoli all'emendamento 1.21 del Governo anche perché la cifra stanziata per l'infanzia, di entità modesta, deve almeno essere assicurata. Ci troviamo già in un ristrettissimo ambito, che si rivela tale da consentire interventi solo parziali, e quindi occorre almeno garantire a tali interventi la continuità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
Dichiaro chiusa la votazione.
PIERLUIGI PETRINI. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, nella votazione sull'articolo 1 ho erroneamente espresso voto contrario. La mia reale espressione di voto deve intendersi favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine delle votazioni.
PRESIDENTE. Onorevole Cè, potrà porre la questione successivamente.
MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, tra gli emendamenti presentati all'articolo 2, quello principale è l'emendamento Cè 2.1. Il gruppo di forza Italia aveva presentato un emendamento, non accolto dalla Commissione, con il quale chiedevamo, considerando che ormai le regioni stanno diventando organi elefantiaci e che su di esse stiamo addossando competenze che diventeranno impossibili da gestire, che fosse riferita alla province la ripartizione del 70 per cento del fondo, proprio perché ci fosse un «polso» più sensibile a livello territoriale relativamente alle necessità legate all'infanzia.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati, chiedo al relatore di esprimere su di essi il parere della Commissione.
LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Cè 2.1, 2.4, 2.3, 2.2 e 2.5.
PRESIDENTE. Il Governo?
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 2.1.
ALESSANDRO CÈ. Il testo dell'articolo 2 nella sua stesura iniziale era realmente inguardabile; era un coacervo di buone intenzioni che non riusciva ad attribuire i poteri ai singoli livelli istituzionali. Poi, sulla base di un emendamento presentato dalla lega nord per l'indipendenza della Padania in Commissione, fatto in gran parte proprio dal relatore, l'articolo 2 è stato in larga parte modificato. Tuttavia, proprio perché in quest'aula si continua a parlare di autonomia e di federalismo senza voler cogliere e comprendere i criteri fondamentali che ne sono alla base, non si riesce mai a tradurre in pratica nelle norme di legge i principi che sostengono tale visione istituzionale dello Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. L'onorevole Cè ha ora ridisegnato in senso federalista compiuto lo Stato italiano, ma credo che almeno per il momento non sia questo il compito dell'Assemblea e nemmeno mi sembra congruo farlo in un disegno di legge che riguarda i diritti dell'infanzia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, condividendo le ragioni espresse dall'onorevole Porcu, annuncio il voto di astensione del gruppo del CCD sull'emendamento Cè 2.1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, rileviamo nell'emendamento dei colleghi della lega nord per l'indipendenza della Padania sicuramente un'impostazione tendente a rendere concreta l'attuazione del principio di sussidiarietà. Rileviamo peraltro realisticamente, avendo anche presenti situazioni verificatesi in altri campi, quali per esempio l'utilizzo dei fondi strutturali, che la maturazione complessiva rispetto al processo indicato da questo emendamento rischierebbe di vanificare o di mettere in difficoltà l'attuazione delle misure in favore dei minori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, condividiamo anche noi sicuramente, dopo aver ascoltato con attenzione le motivazioni del collega Cè, il desiderio di portare il più possibile vicina alla gente, e a livello periferico, l'azione di questo provvedimento. Ci rendiamo però conto, per le motivazioni più diffusamente spiegate dai colleghi Porcu e Teresio Delfino, che votando questo emendamento precorreremmo certe scelte e non contribuiremmo alla finalità del disegno di legge.
LUIGI GIACCO, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI GIACCO, Relatore. Desidero sottolineare la centralità degli enti locali i quali, nell'ambito del provvedimento in discussione, hanno una funzione prioritaria sia nella progettazione per quanto riguarda i programmi di intervento, sia nella gestione degli stessi fondi e nella collaborazione con il settore non profit e con le ONLUS.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 2.4.
ALESSANDRO CÈ. Lo ritiro, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Cè, ritira anche l'emendamento 2.3?
ALESSANDRO CÈ. No, lo mantengo e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Le motivazioni addotte dal Polo denotano la mancanza di quel coraggio minimo che è necessario per apportare cambiamenti. Se si vuole cambiare qualcosa, bisogna anche avere un po' di coraggio ed introdurre nelle normative qualcosa di nuovo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 2.5.
ALESSANDRO CÈ. La parte del testo cui si riferisce l'emendamento 2.5 è stata introdotta nel corso dell'esame in Commissione in sede referente. L'emendamento di cui sono primo firmatario stabilisce che gli enti locali non devono assicurare la partecipazione delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, ma possono solo prevederla. Non ritengo che debba diventare un obbligo per i livelli istituzionali coinvolgere le ONLUS, perché le responsabilità istituzionali devono essere
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.
TIZIANA VALPIANA. Condivido in parte la preoccupazione del collega Cé, perché il verbo «assicurare» che è scaturito dal lavoro in Commissione è piuttosto forte. Vorrei peraltro precisare che gli enti locali assicurano la partecipazione delle ONLUS nella definizione dei piani di intervento, per cui si tratta di una opportunità e non di un vincolo. Tale opportunità viene data nel momento in cui vi sono delle associazioni, le quali vengono coinvolte nella definizione dei piani. Questo non vuol dire che i piani saranno necessariamente quelli presentati dalle associazioni non lucrative di utilità sociale, che verranno solo consultate. Il verbo approvato dalla Commissione mi sembra un po' forte, ma, se il discorso viene interpretato bene, credo che l'emendamento che intende cancellarlo meriti un voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Ringrazio il collega Cé per la diagnosi che ha fatto poc'anzi della mia sordità. Come vede, onorevole Cé, quando siamo d'accordo e abbiamo il coraggio delle nostre posizioni, le assumiamo senza essere stimolati da chicchessia!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che l'emendamento Cé 2.5 debba essere accettato perché la previsione, introdotta in sede di Commissione, della parola «assicurano» mi sembra un po' troppo forte. Assicurare è qualcosa che impegna in modo tassativo, mentre la dizione proposta con l'emendamento in esame credo sia più accettabile perché consente alle associazioni, ai comuni e a chi è interessato di potersi servire o meno delle organizzazioni di cui si parla, che devono essere presenti ma senza che vi sia un obbligo tassativo di consultarle. Il gruppo del CCD, quindi, voterà a favore dell'emendamento Cé 2.5.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento proposto dalla lega in nome di quella concretezza e di quella snellezza che vorremmo fossero presenti nel disegno di legge in esame, il quale non deve essere appesantito da orpelli e dalla consultazione di associazioni che non si deve esagerare nel coinvolgere quando non sono presenti nella realtà viva della società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, siamo assolutamente convinti dell'esigenza di valorizzare gli organismi locali di volontariato ed il settore sociale privato delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
LUIGI GIACCO, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione.
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziato l'esame dell'articolo 1 e del complesso degli emendamenti ad esso presentati ed è mancato il numero legale nella votazione sull'emendamento Lucchese 1.4 (per l'articolo 1 e gli emendamenti vedi l'allegato A ai resoconti della seduta di ieri).
Procediamo pertanto nuovamente alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.4.
Non avevo dichiarato aperta la votazione, colleghi!
Prego, onorevole Lucchese.
Fino ad ora, secondo la definizione della Convenzione internazionale sul fanciullo di New York, rientra nell'infanzia ogni soggetto di età inferiore ai diciotto anni. In questa definizione, quindi, viene compresa anche l'adolescenza. Ma poiché l'adolescenza è «terra di nessuno», nessuno si occupa di questa particolare età, ho voluto richiamare la vostra attenzione affinché da negativo questo fatto diventasse positivo, nel senso di intendere che il legislatore deve porvi attenzione. Poiché questa accezione di adolescenza non esclude la definizione di soggetto inferiore a 18 anni, ma lo comprende, ho presentato
l'emendamento 1.4, che ritiro, per chiarire questo aspetto del problema e per ottenere maggior attenzione soprattutto nei confronti dell'adolescenza.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Guidi 1.5.
Onorevole Guidi, la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole sul suo emendamento sempre che ella accetti la riformulazione che è stata proposta. Qual è il suo avviso?
Quando si fa riferimento ad altre situazioni di vita che non siano il rapporto con la famiglia, l'unica realtà possibile è quella istituzionale. Noi che siamo contro l'istituzionalizzazione dell'infanzia vorremmo capire e sapere cosa si intende per altre situazioni.
Mi sembra allora che la sottolineatura che faceva il collega Guidi sia costituzionalmente «asseverata», nel senso che questo tipo di indicazione corrisponde ad un modo di sentire che ha proprio nella Carta costituzionale un parametro alto di riferimento.
Per questa ragione noi condividiamo pienamente l'emendamento del collega Guidi; chiediamo, proprio alla luce di quella sottolineatura, alla Commissione ed al Governo che esso venga accolto così come formulato dal proponente e lo sottoscriviamo.
portanti del provvedimento. È allora ben evidente che per poter realizzare gli scopi che il provvedimento in esame si propone, in particolare lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, non si può prescindere anche dal determinare delle priorità o comunque dei luoghi naturali in cui l'adolescenza e l'infanzia si sviluppino in maniera naturale. È impossibile scindere i due concetti, perché i bambini nascono e si sviluppano in un contesto sociale del quale bisogna tenere conto. Poi, come ha detto molto bene l'onorevole Delfino, ci sono anche le norme della Costituzione, ma al di là e direi ancora prima di esse ci sono i fatti oggettivi, naturali, che non possono essere tralasciati.
Invito pertanto l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Guidi 1.5.
Si chiede all'Assemblea di esprimersi su tale aspetto e non ha senso recepire, come viene fatto spesso dalla maggioranza, un emendamento con l'arroganza di modificarlo. O l'emendamento si vota così com'è o lo si respinge così com'è: non bisogna mischiare continuamente le carte, perché alla fine non si capisce più quali sono le posizioni dei singoli rappresentanti dei partiti presenti in quest'aula.
Quindi è un dovere al quale non possiamo sottrarci, perché consideriamo la famiglia come centro della vita del bambino e quindi il diritto alla famiglia stessa come diritto fondamentale (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).
Credo, onorevole Guidi, che l'emendamento non si riferisca solo alla socializzazione, perché il contesto prevede lo sviluppo, la realizzazione individuale, la promozione dei diritti e la qualità della vita, quindi l'habitat in cui è immerso il fanciullo, l'adolescente.
Per questo motivo l'emendamento deve essere mantenuto nella sua stesura attuale, perché non svilisce il ruolo educativo di altri soggetti, ma privilegia chi doverosamente deve essere privilegiato.
Sono favorevole all'emendamento Guidi 1.5 nel testo originario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidi 1.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 455
Votanti 414
Astenuti 41
Maggioranza 208
Hanno votato sì 403
Hanno votato no 11
(La Camera approva).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
L'articolo 1 stabilisce al comma 2 i criteri per la suddivisione delle quote del fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e prevede che una quota del 70 per cento vada alle regioni e alle province di Trento e di Bolzano, mentre una quota del 30 per cento dovrebbe essere suddivisa tra quattordici grandi città.
L'emendamento di cui sono primo firmatario propone, invece, che il restante 30 per cento sia suddiviso tra le aree di cui all'obiettivo 1, come definito dalla Commissione delle Comunità europee. Ciò mi sembra più giusto, perché vengono favorite le aree che hanno maggiormente bisogno e nelle quali è più forte la depressione economica. Questo è il senso dell'emendamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 432
Votanti 431
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 261
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
per avere accolto questo emendamento. Si tratta di un vero e proprio atto riparatore in conseguenza del fatto che secondo i dati ISTAT quella in questione è una delle aree più svantaggiate, più penalizzate e non averla inclusa costituiva una vera e propria svista. Ringrazio molto il ministro ed il Governo perché, come ho detto, si tratta di un atto riparatore nei confronti di una realtà che deve essere aiutata a superare le difficoltà molto gravi che attualmente la caratterizzano e la interessano.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelici 1.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 443
Astenuti 9
Maggioranza 222
Hanno votato sì 400
Hanno votato no 43
(La Camera approva).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
Poiché la popolazione minorile è maggiormente rappresentata percentualmente al sud, riteniamo che, facendo questa ripartizione riferimento solo al numero dei minori, verranno garantiti maggiori finanziamenti al sud. Ciò in aggiunta al finanziamento del secondo 50 per cento di cui al punto a), che prevede di finanziare anche l'eventuale carenza di strutture destinate alla prima infanzia. Con questi due parametri siamo in grado di destinare in particolar modo al Mezzogiorno delle cifre sufficienti per affrontare queste problematiche in maniera adeguata.
Non condividiamo invece l'altra logica, quella cioè di premiare chi in passato ha operato male, facendo sì che anche per il futuro si continui in questo modo inaccettabile.
della popolazione minorile. Tra l'altro mi sembra che il collega sia troppo ottimista quando afferma che, usando questi criteri, si destineranno fondi soltanto al sud: mi pare infatti che in occasione dell'esame di altri provvedimenti, avvenuto soprattutto in Commissione, si sia detto che soprattutto al nord c'è un fortissimo aumento della delinquenza minorile, che nelle grandi città si è raggiunta la soglia di povertà molto più che al sud e che la dispersione scolastica, anche in rapporto alle opportunità di lavoro, è maggiore rispetto al sud.
Questa non è una battaglia fra nord e sud, ma solo un modo obiettivo di destinare le risorse, senza badare alla gestione delle amministrazioni, perché i problemi non sono legati a quest'ultima, bensì hanno antiche origini storiche e risalgono a situazioni economico-politiche di tanti anni fa.
Per queste ragioni i deputati del gruppo di forza Italia voteranno contro l'emendamento in questione.
Vorrei invitare tutti a non considerare il degrado giovanile, la violenza all'infanzia un qualcosa che interessa solo una parte del paese, perché in realtà interessa, purtroppo, tutto il paese. Vorremmo invece che così non fosse; vorremmo che tutto il paese fosse la sede di un'infanzia felice.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 434
Votanti 429
Astenuti 5
Maggioranza 215
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 393
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
Però forse qualcuno non ha letto esattamente come viene ripartito il 50 per cento. Ciò avviene - così si dice nel testo - «sulla base della popolazione minorile», non della popolazione disagiata, non di quella istituzionalizzata, ma sulla base della popolazione minorile. Ci sono più figli al sud che al nord, in percentuale: questo è un dato di fatto. Il mio intervento andava proprio in questa direzione; esso cioè partiva da tale presupposto: poiché nelle aree disagiate del Mezzogiorno sicuramente arriveranno più soldi, si faccia in modo che gli amministratori non li utilizzino male così come è accaduto in passato. Se infatti abbiniamo i criteri previsti alle lettere b), c), d) ed e) di questa norma, si ripeteranno gli errori avvenuti in passato.
All'onorevole Massidda, infine, vorrei dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Chi non capisce questa logica, infatti, significa che non vuole capire (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 429
Votanti 423
Astenuti 6
Maggioranza 212
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 385
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 415
Astenuti 6
Maggioranza 208
Hanno votato sì 37
Hanno votato no 378
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 418
Votanti 411
Astenuti 7
Maggioranza 206
Hanno votato sì 35
Hanno votato no 376
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
Il centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia è alle dipendenze della Presidenza del Consiglio: è quindi possibile avere dati certi. Viceversa, se inseriamo la parola «anche», le indicazioni potrebbero essere le più diverse e prive di elementi certi di verifica. Da qui il parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 433
Votanti 415
Astenuti 18
Maggioranza 208
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 230
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato sì 41
Hanno votato no 377
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 416
Astenuti 5
Maggioranza 209
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 378
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 415
Votanti 410
Astenuti 5
Maggioranza 206
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 377
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 424
Votanti 417
Astenuti 7
Maggioranza 209
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 379
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 383
(La Camera respinge).
Un po' di tranquillità, per favore, onorevoli colleghi. L'onorevole Massidda sta spiegando perché accetta l'invito a ritirare il suo emendamento 1.6.
Onorevole Campatelli, per favore...
Continui pure, onorevole Massidda.
Come dicevo, accettiamo l'invito a condizione che venga espresso parere favorevole sull'emendamento Baiamonte 3.1, che affronta in maniera più consona la materia trattata dal mio emendamento 1.6.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 419
Votanti 413
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato sì 39
Hanno votato no 374
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 228
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 2
(La Camera approva).
È altresì opportuno pronunciarsi in favore dell'articolo 1, con il quale si ristabilisce l'importanza del centro nazionale per la tutela dell'infanzia voluto dal ministro Guidi, sostenuto dal ministro Ossicini e adesso promosso dal ministro Turco.
Tale continuità rileva come i provvedimenti a favore dell'infanzia superino le divisioni politiche e rivelino in questo Parlamento un atteggiamento concorde di forte interesse a favore di un'infanzia che finora purtroppo è stata trascurata dalla legislazione italiana.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 420
Hanno votato no 2
(La Camera approva).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 398
Votanti 363
Astenuti 35
Maggioranza 182
Hanno votato sì 361
Hanno votato no 2
(La Camera approva).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.
Pertanto, nonostante il nostro emendamento non sia stato accolto, ci asterremo nella votazione sull'emendamento 2.1, che in minima parte rientra nella nostra ottica. Quanto poi agli altri articoli, in modo particolare quelli che pongono il minore straniero nella condizione di usufruire dei diritti e dei doveri che lo Stato italiano garantisce sia come controllo che come promozione all'infanzia, è chiaro che il nostro sarà un atteggiamento favorevole ad un elemento che non è sufficiente che sia stato inserito nella famosa legge sugli extracomunitari o per i bambini stranieri che vengono accolti in Italia, ma che dovrà tenere conto in particolare del bambino. Da quanto ci risulta, la legge è ancora in itinere e si parla assai poco della situazione dei bambini. Questa è quindi una puntualizzazione che noi chiediamo venga prevista.
Alla luce di tali considerazioni, dichiaro fin d'ora il nostro voto favorevole sull'articolo 2, perché siamo favorevoli ad una legge sull'infanzia, comunque sia, perché rappresenterà un primo passo verso una attenzione che - come dicevo - è del tutto nuova.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
Difatti, anche nel rifacimento di questo articolo rileviamo ancora delle incongruenze. Si prevede, ad esempio, che sia sempre lo Stato a dettare delle linee guida che non solo non sono generiche, ma sono anche estremamente dettagliate, vincolando con grande precisione l'attività delle regioni.
Quando un progetto di legge non è centralista in questo modo, si passa la palla ad un cosiddetto «centralismo regionale» perché anche gli enti locali, a loro volta, non possono decidere quali siano gli ambiti territoriali nei quali associarsi; ma tutto è delegato ancora una volta alla regione.
Con il nostro emendamento 2.1, invece, impostiamo in maniera corretta e secondo i principi dell'autonomia questo problema. In tale emendamento prevediamo infatti che i comuni, gli enti locali e le province in generale, attraverso accordi di programma, stabiliscano i progetti e gli ambiti territoriali. Le regioni non fanno altro che prendere atto di questa decisione della configurazione degli ambiti territoriali. Tuttavia, le regioni, a loro volta, stabiliscono delle linee guida che danno le indicazioni e i criteri sulla base dei quali gli enti locali potranno presentare dei progetti.
Sottolineo, tra l'altro, che questa impostazione farà sì che nasca veramente una concorrenza istituzionale tra modelli regionali che possono realmente confrontarsi e potrà prevalere - si presume - il modello che dà i risultati migliori, offrendosi come modello alle regioni che invece non ottengono risultati soddisfacenti. Questa è la concorrenza istituzionale, che è fondamentale in una visione federalista dello Stato!
Cosa fanno le regioni? Danno consulenza agli enti locali che, appunto, in caso di dubbio consultano le regioni per avere ulteriori direttive; provvedono, tra l'altro, a stabilire criteri. Pertanto, a livello nazionale non dovrebbe prevedersi altro che una normativa che tracci il quadro all'interno del quale devono agire le regioni ed una banca dati. Mi sembra che descritto così questo progetto sia molto più logico che non quello di demandare a parole la sovranità e i poteri ai singoli livelli territoriali, ai singoli livelli istituzionali, divisi in senso verticale, per poi di fatto non procedere all'attuazione pratica.
Invito pertanto l'Assemblea a prendere in seria considerazione la logica del nostro emendamento.
Noi vorremmo che questo provvedimento nascesse all'insegna dell'efficienza e della concretezza degli interventi che devono raggiungere i destinatari nella maniera più semplice e meno burocratica possibile. Temiamo, quindi, che l'emendamento presentato dai colleghi della lega nord per l'indipendenza della Padania, per come è formulato, si innesti come un corpo estraneo in un ordinamento che non è ancora preparato a recepire questo tipo di proposta. Ciò andrebbe a discapito dell'efficienza degli interventi che, come
dicevo, devono essere il più concreti possibile. Per tale ragione non possiamo votare a favore dell'emendamento Cè 2.1 ed annuncio, pertanto, l'astensione del gruppo di alleanza nazionale sul medesimo.
Pertanto, pur aderendo in linea di principio alle esigenze prospettate dall'emendamento, riteniamo, anche alla luce del lavoro di riforma istituzionale svolto dalla Commissione bicamerale e che dovrà svolgere il Parlamento, di dover esprimere un voto di astensione, auspicando che quella crescita autonomistica cui si ispira l'emendamento si realizzi effettivamente nel processo riformatore in corso.
Per queste ragioni, non esprimeremo un voto contrario in quanto condividiamo lo spirito dell'emendamento, ma su di esso ci asterremo, in quanto crediamo che in questo momento non sia opportuno modificare, di fatto, la struttura del provvedimento.
La regione ha una funzione solo di programmazione circa la suddivisione del territorio e, in base alla legge n.142, deve ascoltare le autonomie locali. A me sembra che in Commissione sia stato compiuto un lavoro estremamente funzionale, perché abbiamo riportato nel provvedimento la centralità del comune e dell'ente locale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 352
Astenuti 128
Maggioranza 127
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 216
(La Camera respinge).
Dire che devono essere le regioni a concepire le linee guida, significa anche che si deve andare incontro alle esigenze dei territori che sono differenti proprio perché i territori diversi hanno esigenze differenti. Questo è l'unico modo per fornire risposte precise a domande provenienti da territori diversi ed anche per rendere gli amministratori responsabili dei risultati che andranno a raggiungere.
Se non ci si muove in questa direzione, ciò che si verifica in quest'aula e fuori da qui, nella bicamerale, saranno tutte chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 376
Votanti 370
Astenuti 6
Maggioranza 186
Hanno votato sì 32
Hanno votato no 338
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 378
Votanti 374
Astenuti 4
Maggioranza 188
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 343
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
tenute distinte dalle responsabilità delle associazioni. Non vedo poi come gli enti locali possano coinvolgere sempre e comunque le associazioni, dal momento che queste ultime non sono assolutamente presenti su tutto il territorio italiano. Ritengo quindi che non sia opportuno vincolare in una norma di legge la partecipazione obbligatoria di queste associazioni all'elaborazione degli interventi in questione.
Infatti, il sottoscritto e il gruppo che rappresenta hanno presentato un progetto di legge sul non profit, sul terzo settore, nel quale crediamo veramente. Condividiamo peraltro l'emendamento in esame perché la parola «assicurano» è veramente troppo forte. Di fatto, ormai la politica è costituita dagli osservatori, dai sindacati, dal non profit; istituzionalmente vi sono gli enti che devono svolgere un'azione politica, per cui è giusto che sentano pareri, ma senza essere condizionati da chicchessia. Ci fa piacere quindi sentire pareri, ci fa piacere che vi sia un coinvolgimento, ma dobbiamo decidere noi, perché siamo stati eletti noi!
Esse infatti devono essere coinvolte solo quando sono effettivamente rappresentative di una realtà.
Mi sembra che lasciare un minimo di discrezionalità agli organi democratici dell'amministrazione locale sia quanto meno opportuno e risponda a quelle esigenze di efficienza e di concretezza che questo disegno di legge deve assolutamente tenere presenti.
Riteniamo peraltro che l'emendamento Cè 2.5 sia apprezzabile e quindi dichiaro il voto favorevole dei deputati del CDU su di esso.