Seduta n. 222 del 2/7/1997

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Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza (3238) (16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza.
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziato l'esame dell'
articolo 1 e del complesso degli emendamenti ad esso presentati ed è mancato il numero legale nella votazione sull'emendamento Lucchese 1.4 (per l'articolo 1 e gli emendamenti vedi l'allegato A ai resoconti della seduta di ieri).
Procediamo pertanto nuovamente alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.4.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Per motivare il ritiro del mio emendamento 1.4.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Diliberto).
Non avevo dichiarato aperta la votazione, colleghi!
Prego, onorevole Lucchese.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, ritengo importante motivare il ritiro dell'emendamento 1.4 che reca la mia prima firma. Tale emendamento era volto a modificare il titolo del disegno di legge, eliminando la parola «adolescenza», non perché non si debba prevedere una normativa per tale età, ma perché si poteva generare una confusione di tipo semantico, tenendo anche conto del fatto che in Commissione affari sociali è stato approvato un provvedimento dal titolo «Piano nazionale per l'infanzia».
Fino ad ora, secondo la definizione della Convenzione internazionale sul fanciullo di New York, rientra nell'infanzia ogni soggetto di età inferiore ai diciotto anni. In questa definizione, quindi, viene compresa anche l'adolescenza. Ma poiché l'adolescenza è «terra di nessuno», nessuno si occupa di questa particolare età, ho voluto richiamare la vostra attenzione affinché da negativo questo fatto diventasse positivo, nel senso di intendere che il legislatore deve porvi attenzione. Poiché questa accezione di adolescenza non esclude la definizione di soggetto inferiore a 18 anni, ma lo comprende, ho presentato


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l'emendamento 1.4, che ritiro, per chiarire questo aspetto del problema e per ottenere maggior attenzione soprattutto nei confronti dell'adolescenza.

PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Lucchese 1.4 si intende pertanto ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Guidi 1.5.
Onorevole Guidi, la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole sul suo emendamento sempre che ella accetti la riformulazione che è stata proposta. Qual è il suo avviso?

ANTONIO GUIDI. L'emendamento 1.5 non è, per così dire, chiuso, in quanto non parla della famiglia in maniera stereotipata, ma si riferisce al diritto della famiglia naturale, adottiva o affidataria. Parla quindi di un rapporto anti-istituzionale con l'adulto.
Quando si fa riferimento ad altre situazioni di vita che non siano il rapporto con la famiglia, l'unica realtà possibile è quella istituzionale. Noi che siamo contro l'istituzionalizzazione dell'infanzia vorremmo capire e sapere cosa si intende per altre situazioni.

PRESIDENTE. Atteso che l'onorevole Guidi non accetta la riformulazione proposta, chiedo al relatore se confermi il parere già espresso sull'emendamento 1.5.

LUIGI GIACCO, Relatore. La formulazione che abbiamo proposto in Commissione era più ampia di quella contenuta nell'emendamento proprio perché volevamo fare riferimento, al di là della famiglia che riteniamo un luogo essenziale, alla scuola ed agli altri ambienti nei quali il bambino può socializzare.

ANTONIO GUIDI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO GUIDI. Non voglio suscitare un dibattito, ma stiamo esaminando l'articolo 1 ed è evidente che negli articoli successivi del provvedimento il tema della scuola e dei servizi viene affrontato. Se però non si mette in primo piano il rapporto tra il bambino e l'adulto che parte dalla famiglia, come abbiamo detto questa mattina con il ministro Turco, dovremo parlare di scuola, servizi, assistenza sanitaria: entriamo in un'ambiguità che non vogliamo per spirito di collaborazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, a me pare che la puntualizzazione recata dall'emendamento Guidi 1.5 sia quanto mai efficace anche in rapporto agli articoli della Costituzione (se non vado errato gli articoli 29 e 30), i quali citano la famiglia come luogo sul quale fondare i diritti ed il dovere di educazione e di formazione e, quindi, anche di socializzazione, come è previsto dall'articolo 1 del disegno di legge in esame.
Mi sembra allora che la sottolineatura che faceva il collega Guidi sia costituzionalmente «asseverata», nel senso che questo tipo di indicazione corrisponde ad un modo di sentire che ha proprio nella Carta costituzionale un parametro alto di riferimento.
Per questa ragione noi condividiamo pienamente l'emendamento del collega Guidi; chiediamo, proprio alla luce di quella sottolineatura, alla Commissione ed al Governo che esso venga accolto così come formulato dal proponente e lo sottoscriviamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, parliamo di disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza e nell'articolo 1 si delineano in maniera puntuale le linee


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portanti del provvedimento. È allora ben evidente che per poter realizzare gli scopi che il provvedimento in esame si propone, in particolare lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, non si può prescindere anche dal determinare delle priorità o comunque dei luoghi naturali in cui l'adolescenza e l'infanzia si sviluppino in maniera naturale. È impossibile scindere i due concetti, perché i bambini nascono e si sviluppano in un contesto sociale del quale bisogna tenere conto. Poi, come ha detto molto bene l'onorevole Delfino, ci sono anche le norme della Costituzione, ma al di là e direi ancora prima di esse ci sono i fatti oggettivi, naturali, che non possono essere tralasciati.
Invito pertanto l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Guidi 1.5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo sull'emendamento Guidi 1.5 nel testo non modificato, perché all'interno del provvedimento esistono già elementi che individuano possibilità di intervento anche al di fuori della famiglia, cogliendo ulteriori aspetti di socializzazione del bambino. In questo campo un richiamo che sottolinei l'importanza e la centralità della famiglia non può che trovarci d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Presidente, condivido e capisco la preoccupazione del collega Guidi in merito al fatto che negli altri ambiti di vita si potrebbero far rientrare anche le istituzioni per l'infanzia che tutti noi vogliamo chiudere, in quanto vorremmo che nessun bambino fosse più costretto a vivere in istituti. Mi sembra però una contraddizione prevedere che la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza avvenga privilegiando l'ambito familiare. È evidente che la famiglia è l'ambito di vita principale del bambino, ma non si socializza nella famiglia bensì al di fuori di essa, con le altre famiglie. Se la formulazione rimane quella originaria, quindi, il gruppo di rifondazione comunista-progressisti, essendo più favorevole al testo precedente, si asterrà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, credo che il problema sia abbastanza chiaro, anche perché la lingua italiana ha un suo significato. In questo caso il termine «privilegiare» non vuol dire che si escludono altri settori, ma intende sottolineare che devono essere privilegiate le famiglie nei vari aspetti che l'onorevole Guidi ha sottolineato.
Si chiede all'Assemblea di esprimersi su tale aspetto e non ha senso recepire, come viene fatto spesso dalla maggioranza, un emendamento con l'arroganza di modificarlo. O l'emendamento si vota così com'è o lo si respinge così com'è: non bisogna mischiare continuamente le carte, perché alla fine non si capisce più quali sono le posizioni dei singoli rappresentanti dei partiti presenti in quest'aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Presidente, il gruppo di alleanza nazionale voterà a favore dell'emendamento Guidi 1.5, che giustamente esalta il ruolo della famiglia nell'educazione e nell'assistenza dei bambini senza precludere altri luoghi o situazioni in cui essi hanno ugualmente diritto alla felicità e alla socializzazione. Se non esaltassimo e non sottolineassimo il ruolo centrale della famiglia, verremmo meno a dei doveri fondamentali che, come ha ben rilevato poco fa l'onorevole Delfino, sono anche riconosciuti e sanciti dalla Carta costituzionale.


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Quindi è un dovere al quale non possiamo sottrarci, perché consideriamo la famiglia come centro della vita del bambino e quindi il diritto alla famiglia stessa come diritto fondamentale (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento Guidi 1.5, anche perché dal dibattito svoltosi in aula questa mattina è emerso con tutta evidenza che l'intervento principale che bisogna fare a livello di prevenzione riguarda l'istituto primo soggetto dell'intervento educativo, e quindi la famiglia.
Credo, onorevole Guidi, che l'emendamento non si riferisca solo alla socializzazione, perché il contesto prevede lo sviluppo, la realizzazione individuale, la promozione dei diritti e la qualità della vita, quindi l'habitat in cui è immerso il fanciullo, l'adolescente.
Per questo motivo l'emendamento deve essere mantenuto nella sua stesura attuale, perché non svilisce il ruolo educativo di altri soggetti, ma privilegia chi doverosamente deve essere privilegiato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiavacci. Ne ha facoltà.

FRANCESCA CHIAVACCI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo della sinistra democratica sull'emendamento Guidi 1.5...

PRESIDENTE. Onorevole Chiavacci, se l'onorevole Guidi non accetterà la modificazione proposta, occorrerà prima porre in votazione l'eventuale subemendamento e poi, successivamente, il testo attuale.

FRANCESCA CHIAVACCI. Signor Presidente, il nostro gruppo è favorevole all'emendamento Guidi 1.5 nel testo attuale. Stavo spiegando perché in seno al Comitato dei nove eravamo arrivati alla formulazione della proposta che l'onorevole Guidi non intende accettare. Credo che l'incomprensione riguardi il significato dell'espressione «gli altri ambienti di vita»: giustamente l'onorevole Guidi ci dice che essi potrebbero essere gli istituti. Per noi invece - ed il concetto verrà ripreso in altri articoli della legge - quell'espressione indicava la scuola ed i centri di formazione in generale. Tuttavia, proprio perché riprendiamo il concetto in altre norme, per arrivare ad una soluzione unitaria, riteniamo di poter accettare l'attuale formulazione dell'emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, lei aveva condizionato il parere favorevole all'accettazione della proposta di riformulazione. Mantiene tale condizione?

LUIGI GIACCO, Relatore. No, signor Presidente, ritengo di poter esprimere comunque un parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole ministro, le chiedo scusa, ma il regolamento mi impone di dire anche a lei che, quando ci si rivolge all'Assemblea, lo si fa stando in piedi (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Chiedo scusa, signor Presidente.
Sono favorevole all'emendamento Guidi 1.5 nel testo originario.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidi 1.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 455
Votanti 414
Astenuti 41
Maggioranza 208
Hanno votato 403
Hanno votato no 11
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei illustrare brevemente questo emendamento.
L'articolo 1 stabilisce al comma 2 i criteri per la suddivisione delle quote del fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e prevede che una quota del 70 per cento vada alle regioni e alle province di Trento e di Bolzano, mentre una quota del 30 per cento dovrebbe essere suddivisa tra quattordici grandi città.
L'emendamento di cui sono primo firmatario propone, invece, che il restante 30 per cento sia suddiviso tra le aree di cui all'obiettivo 1, come definito dalla Commissione delle Comunità europee. Ciò mi sembra più giusto, perché vengono favorite le aree che hanno maggiormente bisogno e nelle quali è più forte la depressione economica. Questo è il senso dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. La formulazione del testo che abbiamo esaminato inizialmente in Commissione richiamava già l'obiettivo 1. Illustrerò in successivi interventi le ulteriori motivazioni contrarie all'emendamento Lucchese, ma faccio presente che esistono già stanziamenti che andranno in gran parte ad appannaggio delle regioni disagiate, in particolare del Mezzogiorno. Non trovo dunque accettabile che venga inserito anche il criterio dell'appartenenza alle aree di cui all'obiettivo 1, ossia alle aree depresse, per destinare ulteriori fondi a favore dei minori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

C'è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 432
Votanti 431
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato 170
Hanno votato no 261
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Angelici 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Sono realmente curioso di chiedere al presentatore quale sia la linea logica generale che sovrintende a questo emendamento. Se infatti si vuole aggiungere alle già citate quattordici grandi città quella di Taranto, non vedo per quale motivo non si potrebbero aggiungere anche Cuneo, Sondrio, Catania (che forse è già compresa) o tante altre città. Mi sembra un emendamento talmente campanilista da essere assolutamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelici. Ne ha facoltà.

VITTORIO ANGELICI. Ritengo invece di dover esprimere il mio apprezzamento e ringraziamento nei confronti del Governo


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per avere accolto questo emendamento. Si tratta di un vero e proprio atto riparatore in conseguenza del fatto che secondo i dati ISTAT quella in questione è una delle aree più svantaggiate, più penalizzate e non averla inclusa costituiva una vera e propria svista. Ringrazio molto il ministro ed il Governo perché, come ho detto, si tratta di un atto riparatore nei confronti di una realtà che deve essere aiutata a superare le difficoltà molto gravi che attualmente la caratterizzano e la interessano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelici 1.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 443
Astenuti 9
Maggioranza 222
Hanno votato 400
Hanno votato no 43
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Questo emendamento - come peraltro, in modo abbastanza simile, i successivi - tende a modificare i criteri di ripartizione dei finanziamenti, che seguono due canali: al 50 per cento vengono ripartiti secondo la popolazione minorile e per l'altro 50 per cento rispettando criteri quali l'indice di dispersione scolastica, l'indice di istituzionalizzazione dei minori, la percentuale di famiglie a basso reddito e l'incidenza del coinvolgimento di minori in attività criminose. Noi riteniamo che i parametri che presiedono all'assegnazione del secondo 50 per cento non siano assolutamente condivisibili, poiché anche in passato sono stati stanziati dei finanziamenti in aree dove il tasso di dispersione scolastica è elevato, dove vi è un tasso di istituzionalizzazione maggiore: questo è indice di cattivo governo. Pertanto, inserendo in questa legge un parametro di questo tipo, si rischia di innescare un meccanismo perverso per cui gli amministratori che si troveranno oggi a ricevere questi fondi saranno incentivati a mantenere una situazione di disagio, perché anche in futuro questo Parlamento, sulla linea di quanto sta attuando oggi, garantirà a queste zone maggiori finanziamenti.
Poiché la popolazione minorile è maggiormente rappresentata percentualmente al sud, riteniamo che, facendo questa ripartizione riferimento solo al numero dei minori, verranno garantiti maggiori finanziamenti al sud. Ciò in aggiunta al finanziamento del secondo 50 per cento di cui al punto a), che prevede di finanziare anche l'eventuale carenza di strutture destinate alla prima infanzia. Con questi due parametri siamo in grado di destinare in particolar modo al Mezzogiorno delle cifre sufficienti per affrontare queste problematiche in maniera adeguata.
Non condividiamo invece l'altra logica, quella cioè di premiare chi in passato ha operato male, facendo sì che anche per il futuro si continui in questo modo inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non siamo assolutamente d'accordo sull'emendamento Cè 1.9: voglio infatti ricordare ai colleghi che il 50 per cento dello stanziamento è devoluto in base alla rilevazione della popolazione, mentre l'altro 50 per cento è regolamentato dai criteri che ha poc'anzi elencato il collega. Credo pertanto che sia un atto di giustizia e di coerenza utilizzare parametri che non possono essere soltanto quelli dell'entità


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della popolazione minorile. Tra l'altro mi sembra che il collega sia troppo ottimista quando afferma che, usando questi criteri, si destineranno fondi soltanto al sud: mi pare infatti che in occasione dell'esame di altri provvedimenti, avvenuto soprattutto in Commissione, si sia detto che soprattutto al nord c'è un fortissimo aumento della delinquenza minorile, che nelle grandi città si è raggiunta la soglia di povertà molto più che al sud e che la dispersione scolastica, anche in rapporto alle opportunità di lavoro, è maggiore rispetto al sud.
Questa non è una battaglia fra nord e sud, ma solo un modo obiettivo di destinare le risorse, senza badare alla gestione delle amministrazioni, perché i problemi non sono legati a quest'ultima, bensì hanno antiche origini storiche e risalgono a situazioni economico-politiche di tanti anni fa.
Per queste ragioni i deputati del gruppo di forza Italia voteranno contro l'emendamento in questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, vorrei riportare il discorso esattamente nelle linee dalle quali ci siamo mossi: stiamo parlando non di infanzia e di adolescenza in generale, bensì di disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza che si trovino in situazioni disagio. Allora, se dobbiamo intervenire in maniera efficace ed efficiente, ci debbono essere dei parametri, che non possono essere solamente quelli numerici. Questi ultimi necessariamente devono essere supportati da altri parametri importanti per individuare le fasce di infanzia e di adolescenza sulle quali si deve intervenire. Tenuto poi conto che un 50 per cento comunque è fuori da tali parametri, mi sembra che francamente non sia condivisibile nessuna delle osservazioni fatte dal collega Cè. Tra l'altro, scatenare su un provvedimento di questo genere, che riguarda l'infanzia e l'adolescenza più disagiate, una lotta tra nord e sud mi sembra francamente un allargamento eccessivo dell'ambito della nostra discussione. Almeno per quanto riguarda questi problemi, prego veramente di riportare il discorso alle tematiche di cui ci stiamo occupando. Ovviamente, annuncio il mio voto contrario sull'emendamento Cè 1.9.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Presidente, spiegherò brevemente alla Camera i motivi del voto contrario di alleanza nazionale su tutta questa serie di emendamenti presentati dalla lega nord. Penso che l'onorevole Cè, con il quale tante volte sono d'accordo anche in Commissione affari sociali, questa volta non mi possa avere al suo fianco, perché ritengo che la divisione delle risorse operata in base sia ai dati dell'ISTAT sia alle reali esigenze che provengono dal territorio non abbia niente di scandalosamente assistenzialistico per il Mezzogiorno. Le realtà di bisogno, di degrado sociale, di violenza, per l'infanzia sono, ahimè, presenti in tutte le aree geografiche del nostro paese e quindi mi sembra che doverosamente si debba convenire sul finanziamento di quelle iniziative che vogliono tutelare l'infanzia, soprattutto quella abbandonata, violentata o comunque in difficoltà, in qualunque area del paese essa si trovi. E questa difficoltà dell'infanzia nel nord, nel sud, in tutte le aree del paese è documentata - ahimè, brutalmente - ogni giorno di più dalle cronache giornalistiche, soprattutto di cronaca nera, che giornalmente ci vedono tutti coinvolti.
Vorrei invitare tutti a non considerare il degrado giovanile, la violenza all'infanzia un qualcosa che interessa solo una parte del paese, perché in realtà interessa, purtroppo, tutto il paese. Vorremmo invece che così non fosse; vorremmo che tutto il paese fosse la sede di un'infanzia felice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 434
Votanti 429
Astenuti 5
Maggioranza 215
Hanno votato 36
Hanno votato no 393
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Prendo per l'ultima volta la parola su questo problema per fare una puntualizzazione. L'accenno al Mezzogiorno è stato fatto solo per ricondurre il problema nei termini reali, nella situazione reale. Non aveva il senso di non voler dare finanziamenti al Mezzogiorno, perché giustamente questi problemi sono diffusi su tutto il territorio.
Però forse qualcuno non ha letto esattamente come viene ripartito il 50 per cento. Ciò avviene - così si dice nel testo - «sulla base della popolazione minorile», non della popolazione disagiata, non di quella istituzionalizzata, ma sulla base della popolazione minorile. Ci sono più figli al sud che al nord, in percentuale: questo è un dato di fatto. Il mio intervento andava proprio in questa direzione; esso cioè partiva da tale presupposto: poiché nelle aree disagiate del Mezzogiorno sicuramente arriveranno più soldi, si faccia in modo che gli amministratori non li utilizzino male così come è accaduto in passato. Se infatti abbiniamo i criteri previsti alle lettere b), c), d) ed e) di questa norma, si ripeteranno gli errori avvenuti in passato.
All'onorevole Massidda, infine, vorrei dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Chi non capisce questa logica, infatti, significa che non vuole capire (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 429
Votanti 423
Astenuti 6
Maggioranza 212
Hanno votato 38
Hanno votato no 385
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 415
Astenuti 6
Maggioranza 208
Hanno votato 37
Hanno votato no 378
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 418
Votanti 411
Astenuti 7
Maggioranza 206
Hanno votato 35
Hanno votato no 376
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Alla lettera a) del comma 2 dell'articolo 1 si parla di «carenza di strutture per la prima infanzia secondo le indicazioni del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia...». A tale riguardo, credo che con tutto il rispetto per il lavoro svolto da tale centro, l'espressione «secondo le indicazioni», sia troppo forte, sia cioè quasi una sorta di conditio sine qua non, un'imposizione, mentre invece tale centro esprime, a mio avviso, una strategia di indirizzo. Per questa ragione ritengo opportuno prevedere che il centro suddetto sia ascoltato, ma che nello stesso tempo sia possibile mantenere una certa autonomia nelle decisioni. Proponiamo che venga aggiunta la parola «anche»; una maniera questa per moderare, a nostro avviso, la posizione del centro di documentazione.

LUIGI GIACCO, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO, Relatore. Il parere è negativo su questa proposta in quanto l'aggiunta della parola «anche» viene ad inserire una serie di variabili che oggettivamente non possono essere controllate.
Il centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia è alle dipendenze della Presidenza del Consiglio: è quindi possibile avere dati certi. Viceversa, se inseriamo la parola «anche», le indicazioni potrebbero essere le più diverse e prive di elementi certi di verifica. Da qui il parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 433
Votanti 415
Astenuti 18
Maggioranza 208
Hanno votato 185
Hanno votato no 230
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato 41
Hanno votato no 377
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 416
Astenuti 5
Maggioranza 209
Hanno votato 38
Hanno votato no 378
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 415
Votanti 410
Astenuti 5
Maggioranza 206
Hanno votato 33
Hanno votato no 377
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 424
Votanti 417
Astenuti 7
Maggioranza 209
Hanno votato 38
Hanno votato no 379
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato 38
Hanno votato no 383
(La Camera respinge).

Onorevole Massidda, aderisce all'invito a ritirare il suo emendamento 1.6?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.6 a patto che...

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, per cortesia...
Un po' di tranquillità, per favore, onorevoli colleghi. L'onorevole Massidda sta spiegando perché accetta l'invito a ritirare il suo emendamento 1.6.
Onorevole Campatelli, per favore...
Continui pure, onorevole Massidda.

PIERGIORGIO MASSIDDA. La ringrazio, Presidente.
Come dicevo, accettiamo l'invito a condizione che venga espresso parere favorevole sull'emendamento Baiamonte 3.1, che affronta in maniera più consona la materia trattata dal mio emendamento 1.6.

PRESIDENTE. Qual è l'avviso della Commissione al riguardo, onorevole relatore?

LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, anticipo il parere favorevole della Commissione sull'emendamento Baiamonte 3.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.


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ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Pur condividendo lo spirito giusto che ha spinto l'onorevole Massidda e l'onorevole Guidi a sottoscrivere gli emendamenti Massidda 1.6 e Baiamonte 3.1, non posso non notare la sede impropria in cui si collocano emendamenti del genere. L'handicap viene trattato in modo specifico dalla legge n.104, pertanto è in quell'ambito che andrebbero rifinanziati gli interventi nel settore. Penso quindi che questa non sia la sede propria per emendamenti del genere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 419
Votanti 413
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato 39
Hanno votato no 374
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Abbiamo presentato questo emendamento perché siamo ideologicamente contrari alle clonazioni, compresa questa proveniente dalla Commissione per le pari opportunità. Intendo dire che non riteniamo opportuno inserire in questa legge ciò che è ancora in fase di elaborazione presso tale Commissione, visto che successivamente questo ministero potrebbe anche risultare escluso. Chiediamo ancora una volta ai colleghi di riflettere su questo tentativo di clonazione e votare favorevolmente sul nostro emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massidda 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato 198
Hanno votato no 228
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Il terzo comma dell'articolo 1 prevede che, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il ministro per la solidarietà sociale emani un decreto e provveda a determinare le modalità di ripartizione e di erogazione delle risorse del fondo, sentita la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Ringrazio il Governo per aver espresso parere favorevole sul mio emendamento, che consente di acquisire anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 19252

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato 422
Hanno votato no 2
(La Camera approva).

Passiamo all'emendamento 1.21 del Governo.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Sono certa che l'Assemblea approverà questo emendamento perché dietro la formulazione «a partire dal 1998» si intende che questo finanziamento non è più triennale bensì ordinario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Voterò a favore dell'emendamento 1.21 del Governo, ma vorrei far presente che, in caso di approvazione, dovrebbe essere modificato il terzo comma dell'articolo 8, in cui vengono stabilite le somme necessarie per la fase iniziale di funzionamento del servizio. Se stabiliamo che la cifra sarà assegnata ogni anno, potrebbe ingenerarsi il dubbio che ogni anno verranno spesi tre miliardi, di cui un miliardo e mezzo per le attrezzature e un miliardo e mezzo per il personale. Penso che quando arriveremo a trattare il terzo comma dell'articolo 8 il ministro potrà chiarire questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.

MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, siamo favorevoli all'emendamento 1.21 del Governo anche perché la cifra stanziata per l'infanzia, di entità modesta, deve almeno essere assicurata. Ci troviamo già in un ristrettissimo ambito, che si rivela tale da consentire interventi solo parziali, e quindi occorre almeno garantire a tali interventi la continuità.
È altresì opportuno pronunciarsi in favore dell'articolo 1, con il quale si ristabilisce l'importanza del centro nazionale per la tutela dell'infanzia voluto dal ministro Guidi, sostenuto dal ministro Ossicini e adesso promosso dal ministro Turco.
Tale continuità rileva come i provvedimenti a favore dell'infanzia superino le divisioni politiche e rivelino in questo Parlamento un atteggiamento concorde di forte interesse a favore di un'infanzia che finora purtroppo è stata trascurata dalla legislazione italiana.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato 420
Hanno votato no 2
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
(Segue la votazione).


Pag. 19253

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 398
Votanti 363
Astenuti 35
Maggioranza 182
Hanno votato 361
Hanno votato no 2
(La Camera approva).

PIERLUIGI PETRINI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, nella votazione sull'articolo 1 ho erroneamente espresso voto contrario. La mia reale espressione di voto deve intendersi favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine delle votazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, potrà porre la questione successivamente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.

MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, tra gli emendamenti presentati all'articolo 2, quello principale è l'emendamento Cè 2.1. Il gruppo di forza Italia aveva presentato un emendamento, non accolto dalla Commissione, con il quale chiedevamo, considerando che ormai le regioni stanno diventando organi elefantiaci e che su di esse stiamo addossando competenze che diventeranno impossibili da gestire, che fosse riferita alla province la ripartizione del 70 per cento del fondo, proprio perché ci fosse un «polso» più sensibile a livello territoriale relativamente alle necessità legate all'infanzia.
Pertanto, nonostante il nostro emendamento non sia stato accolto, ci asterremo nella votazione sull'emendamento 2.1, che in minima parte rientra nella nostra ottica. Quanto poi agli altri articoli, in modo particolare quelli che pongono il minore straniero nella condizione di usufruire dei diritti e dei doveri che lo Stato italiano garantisce sia come controllo che come promozione all'infanzia, è chiaro che il nostro sarà un atteggiamento favorevole ad un elemento che non è sufficiente che sia stato inserito nella famosa legge sugli extracomunitari o per i bambini stranieri che vengono accolti in Italia, ma che dovrà tenere conto in particolare del bambino. Da quanto ci risulta, la legge è ancora in itinere e si parla assai poco della situazione dei bambini. Questa è quindi una puntualizzazione che noi chiediamo venga prevista.
Alla luce di tali considerazioni, dichiaro fin d'ora il nostro voto favorevole sull'articolo 2, perché siamo favorevoli ad una legge sull'infanzia, comunque sia, perché rappresenterà un primo passo verso una attenzione che - come dicevo - è del tutto nuova.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati, chiedo al relatore di esprimere su di essi il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Cè 2.1, 2.4, 2.3, 2.2 e 2.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.


Pag. 19254

ALESSANDRO CÈ. Il testo dell'articolo 2 nella sua stesura iniziale era realmente inguardabile; era un coacervo di buone intenzioni che non riusciva ad attribuire i poteri ai singoli livelli istituzionali. Poi, sulla base di un emendamento presentato dalla lega nord per l'indipendenza della Padania in Commissione, fatto in gran parte proprio dal relatore, l'articolo 2 è stato in larga parte modificato. Tuttavia, proprio perché in quest'aula si continua a parlare di autonomia e di federalismo senza voler cogliere e comprendere i criteri fondamentali che ne sono alla base, non si riesce mai a tradurre in pratica nelle norme di legge i principi che sostengono tale visione istituzionale dello Stato.
Difatti, anche nel rifacimento di questo articolo rileviamo ancora delle incongruenze. Si prevede, ad esempio, che sia sempre lo Stato a dettare delle linee guida che non solo non sono generiche, ma sono anche estremamente dettagliate, vincolando con grande precisione l'attività delle regioni.
Quando un progetto di legge non è centralista in questo modo, si passa la palla ad un cosiddetto «centralismo regionale» perché anche gli enti locali, a loro volta, non possono decidere quali siano gli ambiti territoriali nei quali associarsi; ma tutto è delegato ancora una volta alla regione.
Con il nostro emendamento 2.1, invece, impostiamo in maniera corretta e secondo i principi dell'autonomia questo problema. In tale emendamento prevediamo infatti che i comuni, gli enti locali e le province in generale, attraverso accordi di programma, stabiliscano i progetti e gli ambiti territoriali. Le regioni non fanno altro che prendere atto di questa decisione della configurazione degli ambiti territoriali. Tuttavia, le regioni, a loro volta, stabiliscono delle linee guida che danno le indicazioni e i criteri sulla base dei quali gli enti locali potranno presentare dei progetti.
Sottolineo, tra l'altro, che questa impostazione farà sì che nasca veramente una concorrenza istituzionale tra modelli regionali che possono realmente confrontarsi e potrà prevalere - si presume - il modello che dà i risultati migliori, offrendosi come modello alle regioni che invece non ottengono risultati soddisfacenti. Questa è la concorrenza istituzionale, che è fondamentale in una visione federalista dello Stato!
Cosa fanno le regioni? Danno consulenza agli enti locali che, appunto, in caso di dubbio consultano le regioni per avere ulteriori direttive; provvedono, tra l'altro, a stabilire criteri. Pertanto, a livello nazionale non dovrebbe prevedersi altro che una normativa che tracci il quadro all'interno del quale devono agire le regioni ed una banca dati. Mi sembra che descritto così questo progetto sia molto più logico che non quello di demandare a parole la sovranità e i poteri ai singoli livelli territoriali, ai singoli livelli istituzionali, divisi in senso verticale, per poi di fatto non procedere all'attuazione pratica.
Invito pertanto l'Assemblea a prendere in seria considerazione la logica del nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. L'onorevole Cè ha ora ridisegnato in senso federalista compiuto lo Stato italiano, ma credo che almeno per il momento non sia questo il compito dell'Assemblea e nemmeno mi sembra congruo farlo in un disegno di legge che riguarda i diritti dell'infanzia.
Noi vorremmo che questo provvedimento nascesse all'insegna dell'efficienza e della concretezza degli interventi che devono raggiungere i destinatari nella maniera più semplice e meno burocratica possibile. Temiamo, quindi, che l'emendamento presentato dai colleghi della lega nord per l'indipendenza della Padania, per come è formulato, si innesti come un corpo estraneo in un ordinamento che non è ancora preparato a recepire questo tipo di proposta. Ciò andrebbe a discapito dell'efficienza degli interventi che, come


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dicevo, devono essere il più concreti possibile. Per tale ragione non possiamo votare a favore dell'emendamento Cè 2.1 ed annuncio, pertanto, l'astensione del gruppo di alleanza nazionale sul medesimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, condividendo le ragioni espresse dall'onorevole Porcu, annuncio il voto di astensione del gruppo del CCD sull'emendamento Cè 2.1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, rileviamo nell'emendamento dei colleghi della lega nord per l'indipendenza della Padania sicuramente un'impostazione tendente a rendere concreta l'attuazione del principio di sussidiarietà. Rileviamo peraltro realisticamente, avendo anche presenti situazioni verificatesi in altri campi, quali per esempio l'utilizzo dei fondi strutturali, che la maturazione complessiva rispetto al processo indicato da questo emendamento rischierebbe di vanificare o di mettere in difficoltà l'attuazione delle misure in favore dei minori.
Pertanto, pur aderendo in linea di principio alle esigenze prospettate dall'emendamento, riteniamo, anche alla luce del lavoro di riforma istituzionale svolto dalla Commissione bicamerale e che dovrà svolgere il Parlamento, di dover esprimere un voto di astensione, auspicando che quella crescita autonomistica cui si ispira l'emendamento si realizzi effettivamente nel processo riformatore in corso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, condividiamo anche noi sicuramente, dopo aver ascoltato con attenzione le motivazioni del collega Cè, il desiderio di portare il più possibile vicina alla gente, e a livello periferico, l'azione di questo provvedimento. Ci rendiamo però conto, per le motivazioni più diffusamente spiegate dai colleghi Porcu e Teresio Delfino, che votando questo emendamento precorreremmo certe scelte e non contribuiremmo alla finalità del disegno di legge.
Per queste ragioni, non esprimeremo un voto contrario in quanto condividiamo lo spirito dell'emendamento, ma su di esso ci asterremo, in quanto crediamo che in questo momento non sia opportuno modificare, di fatto, la struttura del provvedimento.

LUIGI GIACCO, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO, Relatore. Desidero sottolineare la centralità degli enti locali i quali, nell'ambito del provvedimento in discussione, hanno una funzione prioritaria sia nella progettazione per quanto riguarda i programmi di intervento, sia nella gestione degli stessi fondi e nella collaborazione con il settore non profit e con le ONLUS.
La regione ha una funzione solo di programmazione circa la suddivisione del territorio e, in base alla legge n.142, deve ascoltare le autonomie locali. A me sembra che in Commissione sia stato compiuto un lavoro estremamente funzionale, perché abbiamo riportato nel provvedimento la centralità del comune e dell'ente locale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 19256

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 352
Astenuti 128
Maggioranza 127
Hanno votato 36
Hanno votato no 216
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 2.4.

ALESSANDRO CÈ. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, ritira anche l'emendamento 2.3?

ALESSANDRO CÈ. No, lo mantengo e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Le motivazioni addotte dal Polo denotano la mancanza di quel coraggio minimo che è necessario per apportare cambiamenti. Se si vuole cambiare qualcosa, bisogna anche avere un po' di coraggio ed introdurre nelle normative qualcosa di nuovo.
Dire che devono essere le regioni a concepire le linee guida, significa anche che si deve andare incontro alle esigenze dei territori che sono differenti proprio perché i territori diversi hanno esigenze differenti. Questo è l'unico modo per fornire risposte precise a domande provenienti da territori diversi ed anche per rendere gli amministratori responsabili dei risultati che andranno a raggiungere.
Se non ci si muove in questa direzione, ciò che si verifica in quest'aula e fuori da qui, nella bicamerale, saranno tutte chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 376
Votanti 370
Astenuti 6
Maggioranza 186
Hanno votato 32
Hanno votato no 338
(La Camera respinge).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 378
Votanti 374
Astenuti 4
Maggioranza 188
Hanno votato 31
Hanno votato no 343
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. La parte del testo cui si riferisce l'emendamento 2.5 è stata introdotta nel corso dell'esame in Commissione in sede referente. L'emendamento di cui sono primo firmatario stabilisce che gli enti locali non devono assicurare la partecipazione delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, ma possono solo prevederla. Non ritengo che debba diventare un obbligo per i livelli istituzionali coinvolgere le ONLUS, perché le responsabilità istituzionali devono essere


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tenute distinte dalle responsabilità delle associazioni. Non vedo poi come gli enti locali possano coinvolgere sempre e comunque le associazioni, dal momento che queste ultime non sono assolutamente presenti su tutto il territorio italiano. Ritengo quindi che non sia opportuno vincolare in una norma di legge la partecipazione obbligatoria di queste associazioni all'elaborazione degli interventi in questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Condivido in parte la preoccupazione del collega Cé, perché il verbo «assicurare» che è scaturito dal lavoro in Commissione è piuttosto forte. Vorrei peraltro precisare che gli enti locali assicurano la partecipazione delle ONLUS nella definizione dei piani di intervento, per cui si tratta di una opportunità e non di un vincolo. Tale opportunità viene data nel momento in cui vi sono delle associazioni, le quali vengono coinvolte nella definizione dei piani. Questo non vuol dire che i piani saranno necessariamente quelli presentati dalle associazioni non lucrative di utilità sociale, che verranno solo consultate. Il verbo approvato dalla Commissione mi sembra un po' forte, ma, se il discorso viene interpretato bene, credo che l'emendamento che intende cancellarlo meriti un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ringrazio il collega Cé per la diagnosi che ha fatto poc'anzi della mia sordità. Come vede, onorevole Cé, quando siamo d'accordo e abbiamo il coraggio delle nostre posizioni, le assumiamo senza essere stimolati da chicchessia!
Infatti, il sottoscritto e il gruppo che rappresenta hanno presentato un progetto di legge sul non profit, sul terzo settore, nel quale crediamo veramente. Condividiamo peraltro l'emendamento in esame perché la parola «assicurano» è veramente troppo forte. Di fatto, ormai la politica è costituita dagli osservatori, dai sindacati, dal non profit; istituzionalmente vi sono gli enti che devono svolgere un'azione politica, per cui è giusto che sentano pareri, ma senza essere condizionati da chicchessia. Ci fa piacere quindi sentire pareri, ci fa piacere che vi sia un coinvolgimento, ma dobbiamo decidere noi, perché siamo stati eletti noi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che l'emendamento Cé 2.5 debba essere accettato perché la previsione, introdotta in sede di Commissione, della parola «assicurano» mi sembra un po' troppo forte. Assicurare è qualcosa che impegna in modo tassativo, mentre la dizione proposta con l'emendamento in esame credo sia più accettabile perché consente alle associazioni, ai comuni e a chi è interessato di potersi servire o meno delle organizzazioni di cui si parla, che devono essere presenti ma senza che vi sia un obbligo tassativo di consultarle. Il gruppo del CCD, quindi, voterà a favore dell'emendamento Cé 2.5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento proposto dalla lega in nome di quella concretezza e di quella snellezza che vorremmo fossero presenti nel disegno di legge in esame, il quale non deve essere appesantito da orpelli e dalla consultazione di associazioni che non si deve esagerare nel coinvolgere quando non sono presenti nella realtà viva della società.


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Esse infatti devono essere coinvolte solo quando sono effettivamente rappresentative di una realtà.
Mi sembra che lasciare un minimo di discrezionalità agli organi democratici dell'amministrazione locale sia quanto meno opportuno e risponda a quelle esigenze di efficienza e di concretezza che questo disegno di legge deve assolutamente tenere presenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, siamo assolutamente convinti dell'esigenza di valorizzare gli organismi locali di volontariato ed il settore sociale privato delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
Riteniamo peraltro che l'emendamento Cè 2.5 sia apprezzabile e quindi dichiaro il voto favorevole dei deputati del CDU su di esso.

LUIGI GIACCO, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO, Relatore. Ritengo che nel comma 2 dell'articolo 2 non vi sia alcun appannamento della funzione degli enti locali che, mi sembra, invece, abbiano con gli accordi di programma possibilità di decidere. Si prevede soltanto che al processo decisionale possano partecipare le organizzazioni del volontariato: è tuttavia l'ente locale che, attraverso gli accordi di programma previsti dall'articolo 27 della legge n.142, mantiene la gestione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 382
Votanti 379
Astenuti 3
Maggioranza 190
Hanno votato 166
Hanno votato no 213
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 319
Votanti 287
Astenuti 32
Maggioranza 144
Hanno votato 278
Hanno votato no 9
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 3, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.

MARIA BURANI PROCACCINI. Presidente, gli emendamenti presentati all'articolo 3 sono incentrati su un punto che è veramente caratterizzante, quello delle finalità dei progetti che vengono individuati per l'intervento a favore dell'infanzia e dell'adolescenza.
Nei progetti, che sono encomiabili e senz'altro condivisibili, il relatore ed il Governo hanno inserito, certamente per spirito di comprensione nei confronti del minore straniero che ha un bagaglio culturale e di tradizioni popolari che va sempre rispettato, una dizione estremamente pericolosa. Mi riferisco all'espressione: «nel rispetto di ogni diversità, delle caratteristiche di genere, culturali ed etniche».


Pag. 19259


Tale dizione, che muove da un proposito estremamente positivo, contiene un elemento di grossa pericolosità, tenuto conto di alcune tradizioni etniche che, purtroppo, fanno paura, ma vengono addirittura sponsorizzate da associazioni mediche nei paesi in cui i bambini vengono accolti. Mi riferisco, in particolare, alle mutilazioni che vengono praticate sulle bambine in nome di leggi coraniche che in realtà non esistono: esse invece vengono giustificate da una tradizione che vuole la donna sottoposta all'uomo in una maniera che sfiora l'animalesco, il bestiale.
Abbiamo dunque assunto una posizione contraria rispetto a questo problema ed abbiamo richiesto un ordine del giorno, che peraltro è stato presentato, sul quale esprimeremo il nostro convinto assenso al momento dell'esame.
Siamo comunque favorevoli all'articolo 3 nel suo complesso, perché reca elementi di novità con riferimento agli interventi a favore dell'infanzia, individuati - ed è questo un fatto positivo - in modo più preciso di quanto non si faccia di solito.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati, prego il relatore di esprimere su di essi il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. Il parere è contrario sull'emendamento Cè 3.5. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Guidi 3.2, altrimenti il parere è contrario, anche perché per i fatti perseguibili vi è l'obbligo dell'azione penale. Eventualmente il contenuto dell'emendamento potrebbe essere trasfuso in un ordine del giorno. Il parere è contrario sull'emendamento Cè 3.6, mentre invito i presentatori a ritirare l'emendamento Guidi 3.3 sulla base delle stesse motivazioni che ho già esposto, altrimenti il parere è contrario. Il parere è favorevole sull'emendamento Baiamonte 3.1; invito al ritiro i presentatori dell'emendamento Massidda 3.4 anche perché quanto prevede è già contenuto nella normativa in discussione sull'immigrazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 3.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. In Commissione è stata introdotta la precisazione «tenuto conto altresì della condizione dei minori stranieri» che a mio avviso non appare tanto comprensibile in quanto i minori stranieri non vengono mai considerati clandestini. È dunque implicito che quando si parla di servizi di sostegno si fa riferimento anche ai minori stranieri. Vorremmo però sapere da qualche componente della maggioranza se questo significa che di conseguenza anche i genitori clandestini che sono in Italia avranno titolo per restarvi oppure si procederà nei loro confronti né più né meno come prevede la legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 370
Votanti 247
Astenuti 123
Maggioranza 124
Hanno votato 38
Hanno votato no 209
(La Camera respinge).

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Guidi 3.2 se accolgano l'invito al ritiro formulato dal relatore.


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PIERGIORGIO MASSIDDA. Abbiamo apprezzato il lavoro svolto in Commissione, dove abbiamo voluto aggiungere alla lettera a) le parole «tenuto conto altresì della condizione dei minori stranieri». Sempre nel rispetto delle culture, delle abitudini e delle religioni dobbiamo cercare di evitare che questi bambini, con la scusa della tradizione o altro, vengano di fatto sfruttati o si abusi di essi. Siamo pertanto disponibili a ritirare l'emendamento ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, a condizione che il Governo si impegni ad accoglierlo.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Preannuncio che il Governo accoglierà l'ordine del giorno.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ritiro dunque l'emendamento Guidi 3.2, di cui sono cofirmatario.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 3.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Con il mio emendamento 3.6 vorremmo sopprimere le parole «per la valorizzazione, nel rispetto di ogni diversità, delle caratteristiche di genere, culturali, ed etniche», non perché non condividiamo la dizione com'è riportata nel testo, ma perché intendiamo affrontare il problema in maniera diversa. Riteniamo infatti che siano difficilmente compatibili tra di loro l'obiettivo di integrare delle popolazioni tramite l'immigrazione e quello di valorizzarne il rispetto di ogni diversità, le caratteristiche di genere, culturali ed etniche. Sono due aspetti che non riescono a compenetrarsi, che non vanno d'accordo e ne abbiamo avuto l'esempio anche con l'emendamento precedente.
Condivido il contenuto dell'emendamento Guidi 3.2 e dell'ordine del giorno che è stato presentato, perché certe pratiche, a nostro parere (nostro non come gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, ma come italiani), non sono concepibili. Tuttavia, sappiamo veramente distinguere fino a che punto questi siano trattamenti violenti oppure rientrino in un costume, in una cultura atavica che appartiene ad una popolazione? Sappiamo veramente quale sia il limite? Non lo sappiamo. Pertanto, com'è compatibile la politica dell'immigrazione con quella del rispetto totale della cultura e delle tradizioni di un popolo?
Ho voluto intervenire in questa occasione proprio per ribadire questo concetto: crediamo che non sia possibile integrare e rispettare appieno le tradizioni e la cultura dei popoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Crediamo che la realtà che coinvolge i bambini e gli adolescenti sia particolarmente fragile e perciò, come tale, meritevole di ogni tipo di intervento. Pensiamo che i bambini di nazionalità non italiana che vengono sfruttati nel nostro paese debbano essere tutelati: sarebbe singolare se non dessimo assistenza a questi bambini e se non ci sforzassimo di essere ospitali nei loro confronti. Ecco perché questo tipo di considerazioni ed il fatto che si parla di bambini ci portano a superare la concretezza ed il realismo che ci contraddistingue in tema di immigrazione.
Pensiamo che il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania sbagli ad inserire in questo provvedimento il problema dell'immigrazione, che semmai potrà essere affrontato in un secondo momento; per questo motivo annuncio l'astensione del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento Cè 3.6.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.


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TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ritengo che la questione, che è stata sicuramente approfondita in sede di Commissione, sia di significativa rilevanza; non vi è dubbio, infatti, che accanto al minore vi sia la famiglia. Quando si dice «per la valorizzazione, nel rispetto di ogni diversità» indubbiamente si pone rispetto al minore anche il diritto alla ricongiunzione familiare.
Allora, volendo valorizzare al meglio, garantire al massimo il benessere e la qualità della vita del minore straniero, poiché il minore nel suo paese è abituato non ad una famiglia monogamica ma ad una famiglia poligamica, potrebbe capitare di dover consentire in questa prospettiva anche la possibilità del ricongiungimento di tutto il nucleo familiare. Faccio questo esempio per assurdo, per dire che effettivamente non possiamo surrettiziamente, in legislazioni che afferiscono a problematiche specifiche, come quella sui minori che stiamo discutendo, inserire commi o periodi che investono ambiti che vanno al di là della finalità della legge, che è lo sviluppo del benessere e della qualità della vita dei minori, siano essi stranieri o italiani.
Quindi, condivido l'emendamento della lega, perché ritengo che sia puntuale rispetto a questa esigenza, anche perché mi si deve spiegare se noi, rispetto alla prospettiva di favorire un processo di integrazione, vogliamo garantire o meno ai minori stranieri l'applicazione della legge italiana. Ritengo che quanto meno la formulazione del testo così come emendata in Commissione si estenda a problematiche che possono essere effettivamente oggetto di complicazione e di confusione, per cui voteremo a favore di questo emendamento, non per ridurre la tutela dei minori stranieri - perché questa garanzia l'abbiamo già inserita in un periodo precedente, alla lettera a) - ma perché riteniamo che legislativamente non possiamo dar vita ad un procedimento che consenta di coinvolgere altre problematiche rispetto a quelle che stiamo discutendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che si sia creata una certa confusione nell'interpretazione letterale, semantica, di questa frase, per cui mi pare che si possa dire tutto e il contrario di tutto, ma non è così. Preannuncio la nostra astensione, proprio perché si può dire tutto ed il contrario di tutto. Noi siamo a favore di una integrazione degli stranieri con le nostre culture e contemporaneamente siamo favorevoli a che ognuno conservi la propria tradizione. Bisogna considerare l'ambiente in cui si vive e l'ambiente da cui si proviene, ma soprattutto bisogna rispettare quest'ultimo. Per questi motivi, preannunciamo la nostra astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Anche noi, pur condividendo le valutazioni fatte poc'anzi dall'onorevole Delfino - che comunque vorremmo riprendere in occasione della legge sull'immigrazione che esamineremo - ed anche perché diverse puntualizzazioni sono presenti nell'ordine del giorno che abbiamo chiesto poc'anzi al Governo di accettare, ci esprimeremo con l'astensione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 368
Votanti 269
Astenuti 99
Maggioranza 135


Pag. 19262


Hanno votato 42
Hanno votato no 227
(La Camera respinge).

Passiamo all'emendamento Guidi 3.3.
Onorevole Guidi, aderisce all'invito al ritiro?

ANTONIO GUIDI. Sono consapevole che alcune indicazioni di questo emendamento sono contenute in altri testi di legge, ma è pur vero che quella al nostro esame è un po' la «carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in Italia». Allora, rimarcare che certe pratiche, come la clitoridectomia e la infibulazione, sono da condannare non mi sembra possibile, anche perché se dovessimo eludere delle indicazioni di principio, oggi questa legge non la discuteremmo quasi per niente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rendo conto che con questo emendamento si tende a vietare pratiche quali l'infibulazione e la clitoridectomia, pratiche che sono totalmente estranee alla nostra cultura. Si tratta di mutilazioni da condannare sotto ogni punto di vista e su questo siamo perfettamente d'accordo, però qui occorre decidersi su una cosa fondamentale. Non possiamo cioè parlare di una valorizzazione e di rispetto di ogni diversità e delle caratteristiche di genere, culturali ed etniche, e poi inserire altre disposizioni normative che contrastano con tali affermazioni di principio. In altri termini la norma deve essere chiara e applicabile; è un «ordine» che il legislatore dà alla società, che è tenuta a rispettarlo.
Le mutilazioni e le disposizioni di parti del corpo sono già vietate dal nostro ordinamento; evidentemente si tratta di un discorso molto più ampio che abbiamo affrontato anche nella discussione sulle linee generali relativamente al fenomeno dell'immigrazione. Ad un certo punto bisogna arrivare a regolamentare tutto quello che attiene al rapporto di famiglia, ai matrimoni misti, alla persona nella sua interezza e non solamente a parti di essa. Certamente sono da condannare le pratiche a cui ci si sta riferendo (le quali, lo ripeto, sono già condannate dal nostro codice penale), in ogni caso c'è bisogno di armonizzare la disposizione normativa con l'affermazione del principio con il rispetto della diversità. In altre parole, o rispettiamo la diversità e quindi accettiamo queste pratiche o, viceversa, non le accettiamo ed allora evidentemente non possiamo affermare di rispettare ogni diversità.
Approfitto della presenza del ministro proprio per sollecitare la sensibilizzazione sui problemi che hanno le famiglie provenienti da culture diverse, sui matrimoni misti. Ritengo che sia anche necessario vedere quali tutele sia possibile approntare per i figli nati da genitori di culture profondamente diverse tra loro, quale di queste culture debba prevalere e quali possano essere le diverse problematiche inerenti, per esempio, alla poligamia e al divorzio (che in altre culture è concepito in maniera assai diversa). Affrontando organicamente tali problematiche credo si possa addivenire non solamente ad affermazioni di principio ma anche a soluzioni capaci di risolvere problemi che purtroppo vanno sempre più ingigantendosi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Intervengo per dichiarare il voto contrario di rifondazione comunista su questo emendamento. Ritengo che tale contrarietà sia condivisa da tutti i gruppi della maggioranza.
Voteremo contro perché non è possibile rielencare in questa legge tutti i diritti dei bambini, tutti i diritti della persona, tutti i diritti civili, e riprendere per intero la Convenzione di New York, che già esiste.
Nel nostro paese la schiavitù e le violenze contro le persone vengono perseguite


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prima e, fortunatamente, al di là di questa legge.
Sul tema specifico delle mutilazioni sessuali femminili i gruppi della maggioranza hanno presentato uno specifico ordine del giorno. Credo che ciò sia più congruo di quanto possa esserlo una disposizione normativa inserita nel testo, attraverso questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino.
Onorevole Delfino, ho il dovere di avvertirla che lei sta consumando tutto il tempo del gruppo misto, mentre ci sono dei deputati di tale gruppo che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto finale. È un problema interno al vostro gruppo, ma ho il dovere di farlo presente.
Ha facoltà di parlare.

TERESIO DELFINO. La ringrazio, signor Presidente. Utilizzerò il tempo con maggiore parsimonia.
L'emendamento Guidi 3.3, come già l'emendamento Guidi 3.2, rappresenta la prova palmare che quanto sostenevamo in merito all'emendamento precedentemente respinto dall'Assemblea era fondato. Ad ogni modo condivido quanto è stato affermato in altri interventi, vale a dire che già esiste nella nostra legislazione una normativa adeguata che contrasta la schiavitù e la violenza sul minore. Reputo perciò pleonastico l'emendamento Guidi 3.3.
Ritenevo invece profondamente ingiusto inserire il riconoscimento di ogni diversità perché il rapporto con i minori che c'è nella famiglia italiana è profondamente diverso rispetto a quello delle famiglie straniere. Quindi, non dovevamo, a mio avviso, consentire l'introduzione della norma prevista dall'emendamento Cè 3.6, precedentemente respinto.
Ribadisco infine la nostra contrarietà all'emendamento Guidi 3.3, che è pleonastico rispetto alla legislazione vigente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnaga. Ne ha facoltà.

SIMONE GNAGA. Signor Presidente, mi ricollego a quanto detto precedentemente dal collega Teresio Delfino, il quale ha sostenuto che la disposizione contenuta nell'emendamento Guidi 3.3 è pleonastica.
Vorrei dire inoltre che l'emendamento Cè 3.6, precedentemente respinto, non introduceva disposizioni che andassero al di là delle finalità della normativa in esame, perché parlava di valorizzazione nel rispetto di ogni diversità. Abbiamo l'esempio del diritto di famiglia islamico, che, se venisse valorizzato e garantito da qualsiasi tipo di normativa, entrerebbe immediatamente in contrasto con alcuni aspetti del nostro sistema giuridico.
Come si fa allora ad inserire una norma del genere dopo che è stato respinto l'emendamento Cè 3.6? Di conseguenza il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania non può che essere contrario all'emendamento Guidi 3.3, perché si inserirebbe una materia estranea alla normativa in esame.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ritiro l'emendamento Guidi 3.3 di cui sono cofirmatario e chiedo di parlare per motivarne le ragioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Non volevo intervenire, ma mi avete coinvolto. Vorrei chiarire un punto. Noi configuriamo quella al nostro esame soprattutto come una legge di intenti e quando si fa una dichiarazione di intenti, non tutto è pleonastico. Però, dal momento che le motivazioni addotte dai colleghi ci hanno convinto, riteniamo opportuno ritirare l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Baiamonte 3.1.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Giacco. Ne ha facoltà.


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LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, dal momento che parliamo della legge per l'infanzia e l'adolescenza, reputiamo opportuno che nell'emendamento Baiamonte 3.1 la parola: «persone» sia sostituita con le parole: «bambini e bambine».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, non riteniamo opportuno che l'emendamento Baiamonte 3.1 sia riferito all'articolo 3, che tende a specificare le finalità dei progetti. Abbiamo già detto che questo provvedimento mira a realizzare politiche di promozione dei diritti dell'infanzia nella loro valenza quotidiana. Ebbene, se inseriamo in tale contesto i seri problemi dei bambini con handicap, disincentiviamo l'applicazione della legge n.104, che già si occupa di tale problema, ed inseriamo in questo provvedimento tutte le emozioni ed i buoni sentimenti del mondo, con il risultato di varare una norma che non sarà più applicabile.
Per tali ragioni il gruppo di rifondazione comunista-progressisti si asterrà sull'emendamento Baiamonte 3.1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidi. Ne ha facoltà.

ANTONIO GUIDI. Accetto la modifica suggerita dal relatore. Ritengo incredibile il fatto che non si concepisca, all'interno dei diritti fondamentali, la sottolineatura di una categoria di bambini che hanno particolari difficoltà.
Quando si dice di ridisegnare la città, si afferma qualche cosa di generico ma anche di importante che comunque è inserito nella legge; non vedo perché nel testo debbano essere inserite solo alcune affermazioni di principio ed altre no. In Commissione abbiamo già detto che la legge n.104 va potenziata ma soprattutto applicata; però in un'affermazione di principio volta a dare maggiore libertà a chi ne ha di meno si pone lo stesso discorso dei bambini che hanno difficoltà al sud o nelle grandi città. Mi sembra una forzatura inaccettabile inserire a questo punto richiami a difficoltà maggiori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha...

FILIPPO MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ho già dato la parola all'onorevole Lucchese: successivamente la darò a lei.
Onorevole Lucchese, per correttezza le ricordo che a disposizione del suo gruppo sono rimasti ancora sette minuti. Ha facoltà di parlare.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Il relatore ha proposto di sostituire la parola «persone» con «bambini e bambine» ma, secondo la definizione internazionale, bambino è ogni soggetto al di sotto dei diciotto anni, forse sarebbe opportuno che l'espressione suggerita dal relatore fosse affiancata dalla parola «adolescenti».

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso a che titolo chiede di parlare?

FILIPPO MANCUSO. Per far perdere del tempo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, la richiamo all'ordine, perché non si tratta così la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo di forza Italia)! La richiamo all'ordine, lei deve dire alla Presidenza qual è la ragione per la quale intende parlare!

FILIPPO MANCUSO. Senta, signor Presidente, si ritiri pure il suo richiamo giacché io non avevo finito la frase!

PRESIDENTE. Quando mai si vuol far perdere tempo?


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FILIPPO MANCUSO. Volevo introdurre, in modo lieve, un argomento tecnico...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Mancuso...

FILIPPO MANCUSO. Aspetti, Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, parliamoci chiaro: poiché per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Guidi, o lei parla in dissenso o io non le posso dare la parola.

FILIPPO MANCUSO. No, mi lasci...

PRESIDENTE. Per cortesia, facciamo come è scritto nei libri di testo: prima lei mette il titolo, cioè dichiara se parla in dissenso o meno, su quale argomento, e io poi giudico se lei può parlare. Mi dispiace, onorevole Mancuso, ma il regolamento non l'ho scritto io!

FILIPPO MANCUSO. A quest'ora lei avrebbe consentito a me di chiudere la frase che sarebbe stata caratterizzata dal senso - posso dirlo? - del dissenso.

PRESIDENTE. Allora lei parla in dissenso!

FILIPPO MANCUSO. Il nostro ordinamento privatistico non conosce il termine ed il concetto di bambino o bambina; indica, ogni qual volta ha necessità di legittimare una posizione legata all'età, una fraseologia canonica che normalmente corrisponde al concetto di minore. Dire «bambino» o «bambina» lascia adito alla possibilità di spostare il termine rilevante ai fini della qualificazione in un modo arbitrario se non addirittura impossibile. L'altro tipo di terminologia che il nostro ordinamento usa è quello di «infra», da cui infradiciottenne, infraquattordicenne nell'ordinamento penale, per esempio.
Siccome la scienza pedagogica e psicologica conosce le scansioni di età nella quali l'uomo o è bambino o è adolescente o altrimenti definito in altro tipo di legislazione, consiglierei - e qui sta il dissenso e, se mi permette signor Presidente, la sua troppa fretta nell'interrompermi - ...

PRESIDENTE. Devo far rispettare il regolamento (Proteste)! Non mi intimorite (Commenti)!
Il regolamento va rispettato: chiunque chiede di parlare deve dire a che titolo. Anche l'onorevole Mancuso.

FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, mi viene il dubbio che lei sia ancora in quella fase di età (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, la battuta è spiritosa, ma le consiglierei di non farla una seconda volta.

FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, vuol dire che la lascerò crescere (Applausi - Si ride)!
Vorrei dire, con la cordialità e con il rispetto che le porto, signor Presidente, che sarebbe opportuno cercare una terminologia - in questo è il mio dissenso - che individui veramente e senza possibilità di equivoci, cioè tassativamente, l'età che interessa al legislatore di fissare come modello di applicazione della norma. Vedano loro: secondo me, ce ne sono due o tre.
Per il resto, signor Presidente, le chiedo scusa ed accetto le sue (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD).

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, deve tenere conto che quando si chiede la parola non si può sviluppare un argomento per poi arrivare alla fine a chiarire a quale titolo si parli. Per obbligo regolamentare, occorre precisare subito perché si chiede la parola; servi legum sumus, con quel che segue.

MARIDA BOLOGNESI, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, vorrei sottolineare che la Commissione affari sociali da tempo, anche sulla base dell'esperienza compiuta dalla commissione speciale per l'infanzia, preferisce utilizzare il termine infanzia ed adolescenza rispetto al termine minore.
Proporrei tuttavia al relatore di modificare, alla luce delle considerazioni svolte, il termine «persone» con l'altro «minori», rimandando ad una discussione d'ordine culturale e politico la possibilità di sostituire via via questo termine con quello di infanzia o adolescenza.

PRESIDENTE. Onorevole Massidda, accetta di modificare l'emendamento Baiamonte 3.1, di cui è cofirmatario, nel senso testé illustrato dall'onorevole Bolognesi?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baiamonte 3.1 (nuova formulazione), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 375
Votanti 346
Astenuti 29
Maggioranza 174
Hanno votato 344
Hanno votato no 2
(La Camera approva).

Passiamo all'emendamento Massidda 3.4.
I presentatori accolgono l'invito al ritiro formulato dal relatore?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, pur non condividendo i motivi per i quali ci viene chiesto di ritirare questo emendamento, ma rendendoci conto della necessità di approvare la legge, accogliamo l'invito.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo modificato dall'emendamento approvato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 373
Votanti 343
Astenuti 30
Maggioranza 172
Hanno votato 343
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 4, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Comunico che in data odierna la V Commissione (Bilancio) ha adottato la seguente decisione:

PARERE FAVOREVOLE

sull'emendamento Guidi 4.9 (nuova formulazione), a condizione che venga riformulato nel senso di specificare che gli eventuali oneri finanziari che dovessero derivare dalla sua applicazione sono posti a carico della copertura finanziaria recata dal provvedimento stesso;

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n.3 e non ricompresi nel fascicolo n.2.

Avverto che l'emendamento Guidi 4.7 è stato ritirato dai presentatori.


Pag. 19267


Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sul complesso degli emendamenti ad essi presentati, invito il relatore ad esprimere su di essi il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Lucchese 4.1 e Cè 4.4 e sull'emendamento Cè 4.6. Nell'esprimere parere favorevole sull'emendamento 4.8 della Commissione, invito i presentatori dell'emendamento Massidda 4.3 a ritirarlo, altrimenti il parere è contrario, e a trasfonderne i contenuti in un apposito ordine del giorno. Avanzo tale richiesta perché quella in esame non è la legge sui consultori familiari, anche se l'attivazione di questi ultimi è a mio avviso importante.
La Commissione invita i presentatori dell'emendamento Lucchese 4.2 a ritirarlo, altrimenti il parere è contrario, perché è assorbito dall'emendamento 4.8 della Commissione.
Esprimo parere favorevole sull'emendamento Guidi 4.9 (nuova formulazione) a condizione che sia riformulato nel senso indicato dalla Commissione bilancio e contrario sull'emendamento Cè 4.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
A proposito dell'emendamento Massidda 4.3, che il relatore ha invitato i presentatori a ritirare per trasfonderne i contenuti in un apposito ordine del giorno, anticipo che esprimerò parere favorevole sul relativo ordine del giorno, se verrà presentato.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lucchese 4.1 e Cè 4.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Ho chiesto la parola sul mio emendamento 4.1, con il quale si prevede di sopprimere l'articolo 4, non perché quest'ultimo non vada bene, ma perché avrei voluto che fosse stato formulato meglio di quanto non sia stato fatto. Tale discorso vale anche per gli articoli 5, 6 e 7. Gli argomenti affrontati in questi quattro articoli sono stati inseriti nei vari commi dell'articolo 3. Infatti, questo articolo è stato largamente rimaneggiato dalla Commissione e avrebbe richiesto un maggiore approfondimento. Esso affronta infatti le importantissime questioni dei consultori familiari, degli asili nido e del minimo vitale, che avrebbero avuto bisogno di una legge a parte; ma, purtroppo, sono state affrontate in questa legge perché eravamo pressati dall'esigenza di finalizzare le somme che erano state inserite nella finanziaria. E ciò portava il Governo a chiedere la fissazione anche delle modalità di utilizzazione di questi fondi con questi articoli.
Siamo quindi contrari all'articolo 4 perché a nostro avviso doveva essere meglio formulato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, intervengo solo per puntualizzare che gli emendamenti volti a sopprimere gli articoli 4, 5, 6 e 7 hanno la stessa motivazione che ho espresso in precedenza. A nostro parere, infatti, la definizione delle linee guida andava lasciata alle regioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lucchese 4.1 e Cè 4.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 353
Votanti 348


Pag. 19268


Astenuti 5
Maggioranza 175
Hanno votato 133
Hanno votato no 215
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 4.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè, al quale ricordo che il suo gruppo sta esaurendo il tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Di quanti minuti dispongo, Presidente?

PRESIDENTE. Un po' meno di sette.

ALESSANDRO CÈ. Sarò veloce. L'emendamento in questione concerne un punto fondamentale del provvedimento. Nella lettera a) del comma 1 dell'articolo 4 si fa riferimento all'introduzione di un minimo vitale. Ritengo sia estremamente pericoloso inserire una modalità di erogazione di contributi di questo tipo in un paese nel quale gli abusi sono all'ordine del giorno e l'assistenzialismo ha caratterizzato decenni della storia dello Stato; in un paese nel quale il lavoro nero è diffusissimo, è difficile valutare quale sia il reale standard di vita e il reale possesso di risorse da parte dei singoli o delle famiglie; in un paese dove i controlli della burocrazia sono già molto accentuati (ma in questo caso avremmo bisogno di un ulteriore potenziamento per poter controllare tutti questi casi singoli); in un paese dove la deresponsabilizzazione è estremamente diffusa, introdurre l'erogazione di un minimo vitale ci sembra dunque alquanto rischioso.
In Commissione, a fronte di queste mie istanze è stato replicato che di fatto a gestire questi contributi saranno chiamati gli enti locali, i comuni in primo luogo. Ma questa non è un'attenuante, anzi è un'aggravante, in quanto come al solito non si capisce che i comuni stabiliscono a chi andrà il contributo, ma non lo prendono dai finanziamenti diretti che vengono trattenuti a livello comunale. Il provvedimento comporta il finanziamento statale, per cui ci sarà una totale deresponsabilizzazione ed ancora una volta si attuerà la pratica assistenzialista.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 4.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 350
Votanti 347
Astenuti 3
Maggioranza 174
Hanno votato 35
Hanno votato no 312
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.8 della Commissione.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, poiché l'emendamento 4.8 della Commissione assorbirebbe l'emendamento 4.2 che reca la mia prima firma, che dovrei quindi ritirare, vorrei chiedere conferma al relatore che quest'ultimo sia interamente compreso nell'emendamento della Commissione. Mi pare, infatti, che non sia così in riferimento alle ragazze madri con figli minori. Se il relatore fornirà un chiarimento in questo senso, preannuncio il ritiro dell'emendamento 4.2, perché risulterebbe interamente assorbito dall'emendamento 4.8 della Commissione, sul quale concordo.

PRESIDENTE. Onorevole relatore?


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LUIGI GIACCO, Relatore. Non è con il provvedimento in discussione né con l'emendamento 4.8 che si inserisce il minimo vitale, eventualmente previsto dal DPEF e dalla riforma dell'assistenza. Così come contemplato, si tratta di un parametro di riferimento per situazioni di disagio anche economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.


TIZIANA VALPIANA. Dichiaro il voto favorevole dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti sull'emendamento 4.8 della Commissione. Su questo tema la nostra posizione è molto cauta, ma l'emendamento migliora la formulazione originaria. Mentre infatti nel testo del provvedimento l'erogazione del minimo vitale era prevista a favore delle famiglie, con l'emendamento si prevede che tale erogazione avvenga a favore di minori in stato di bisogno. Ciò evidentemente non significa - come ha appena precisato il relatore - introdurre il discorso del minimo vitale, questione che andrà discussa approfonditamente, ma evitare che i minori siano sottoposti a sfruttamento lavorativo perché al di sotto del minimo vitale, e rispondere a situazioni particolari, ad esempio di carcerazione.
Esprimeremo quindi un voto favorevole al contenuto dell'emendamento come assetto temporaneo, legato esplicitamente alla situazione del minore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. In ordine a quanto chiedeva l'onorevole Lucchese, l'emendamento 4.8 che, così come formulato dalla Commissione, fa riferimento a minori affidati ad uno solo dei genitori con l'aggiunta «anche se separati», comprende evidentemente anche la situazione della ragazza madre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, un intervento legislativo che si propone di intervenire compiutamente a favore dell'infanzia non può prescindere da misure anche di carattere economico. Vi deve essere infatti la possibilità per chi assicura assistenza all'infanzia di ricorrere allo strumento dell'aiuto economico in modo efficiente e concreto. Naturalmente è auspicabile che questo intervento di carattere economico sia soltanto residuale rispetto alla predisposizione di quei servizi che pure questo provvedimento prevede.
Ecco perché noi riteniamo che un intervento completo includa anche la possibilità di un sussidio provvisorio di carattere economico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 339
Maggioranza 170
Hanno votato 314
Hanno votato no 25
(La Camera approva).

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Massidda 4.3 se accedano all'invito al ritiro essendovi anche l'impegno del Governo di accettare un eventuale ordine del giorno di identico contenuto.

MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, accettiamo l'invito al ritiro e, visto l'impegno del Governo ad accoglierlo, preannuncio la presentazione di un ordine del giorno, di contenuto molto ampio.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Lucchese, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 4.2?


Pag. 19270

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Sì, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Guidi 4.9 (nuova formulazione).

MARIDA BOLOGNESI, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI, Presidente della XII Commissione. Richiamo l'attenzione di tutti i colleghi, in particolare dei firmatari dell'emendamento Guidi 4.9 (nuova formulazione), sul fatto che, alla luce della nuova formulazione richiesta dalla Commissione bilancio ed accolta anche dal relatore, l'onere di cui all'emendamento stesso andrebbe interamente a gravare sul fondo. Si rischierebbe in questo modo di scardinare l'equilibrio che la legge prevede rispetto ai vari progetti ed obiettivi. Pur condividendo il contenuto dell'emendamento in esame e la volontà del relatore di accoglierlo, mi permetterei di invitare i presentatori a ritirarlo ed eventualmente a presentare un ordine del giorno che ne recepisca il contenuto, perché, alla luce della richiesta della Commissione bilancio, cambieremmo gli obiettivi del provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Guidi, accetta l'invito al ritiro formulato dal presidente della XII Commissione?

ANTONIO GUIDI. Presidente, sono molto addolorato per quello che è avvenuto, perché eravamo tutti d'accordo che un processo di deistituzionalizzazione fosse uno dei punti nodali del provvedimento in esame. Occorre considerare che c'è un problema di deistituzionalizzazione a tutti i livelli, dal bambino appena nato, all'anziano, alla persona con disturbi mentali. Capisco che questa posizione improvvisa della Commissione bilancio «sbilancia» il provvedimento ed anche le categorie in questione, ma prima di esprimere la mia decisione mi permetto di soffermarmi su un punto, quello relativo al minimo vitale.
Sul minimo vitale, che implicava ed implica sicuramente una quantificazione economica (si parla di cifre economiche), la Commissione bilancio non si è espressa e questo mi sembra un po' strano, perché rispetto al minimo vitale devono esservi delle garanzie, altrimenti possiamo proporre tutto, anche l'aria fritta per chi ha disturbi epatici! È assai strano, allora, che su un discorso prettamente economico, quello del minimo vitale, la Commissione bilancio non abbia detto una parola, mentre su un tema che serve a recuperare denaro (perché la deistituzionalizzazione, oltre a ridurre le sofferenze individuali, riduce le spese) si è pronunciata.
Propongo, in conclusione, che l'emendamento in esame sia accantonato fino alla conclusione dei lavori di oggi per discutere un attimo su un punto che è qualificante per tutti, per il Parlamento e non solo per i presentatori dell'emendamento.

PRESIDENTE. Le faccio presente che è previsto di concludere stasera l'esame del provvedimento.
Qual è il parere della Commissione sulla proposta di accantonamento dell'onorevole Guidi?

LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, rinnovo al collega Guidi l'invito a ritirare il suo emendamento 4.9 (nuova formulazione) e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, invito già avanzato dalla presidente Bolognesi.

PRESIDENTE. È quello, infatti, che ha chiesto anche l'onorevole Bolognesi.
Onorevole Guidi, lei sa che ove fosse respinto l'emendamento non sarebbe più possibile presentare un ordine del giorno. Cosa intende fare?

ANTONIO GUIDI. Presidente, vorrei anzitutto dire che quando si fa una valutazione sull'età, considerando le sue capacità, quello dell'onorevole Mancuso era un complimento!


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Non credo che la richiesta di accantonare l'emendamento in esame per mezz'ora implichi che se ne debba parlare domani. Poiché devono ancora essere esaminati alcuni emendamenti, accantoniamolo per un attimo, perché si tratta di un punto qualificante. Presidente, qui non si parla di oggetti, ponti o mattoni, ma di bambini che stanno in istituti!

LUIGI GIACCO, Relatore. Signor Presidente, sono favorevole all'accantonamento.

PRESIDENTE. Sta bene, l'emendamento Guidi 4.9 (nuova formulazione) si intende pertanto accantonato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 4.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 347
Votanti 345
Astenuti 2
Maggioranza 173
Hanno votato 28
Hanno votato no 317
(La Camera respinge).

Onorevoli colleghi, avverto che non procederemo alla votazione dell'articolo 4, essendo stato accantonato l'emendamento Guidi 4.9 (nuova formulazione).
Passiamo all'esame dell'
articolo 5, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Lucchese 5.1 e Cè 5.3 ed invita i presentatori a ritirare l'emendamento Massidda 5.2 e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Esprime infine parere contrario sull'emendamento Cè 5.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lucchese 5.1 e Cè 5.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Avverto che vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 345
Votanti 341
Astenuti 4
Maggioranza 171
Hanno votato 41
Hanno votato no 300
(La Camera respinge).

Chiedo all'onorevole Massidda se accolga l'invito rivoltogli dalla Commissione e dal Governo a ritirare il suo emendamento 5.2.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Sì, signor Presidente, e lo ritiro, anche perché ne abbiamo trasfuso il contenuto in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Massidda.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 5.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 346
Votanti 344
Astenuti 2
Maggioranza 173
Hanno votato 25
Hanno votato no 319
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 352
Votanti 350
Astenuti 2
Maggioranza 176
Hanno votato 321
Hanno votato no 29
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 6, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Lucchese 6.1 e Cè 6.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, avverto che, essendo stati presentati solo identici emendamenti Lucchese 6.1 e Cè 6.2 interamente soppressivi dell'articolo, si porrà in votazione il mantenimento dello stesso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 357
Votanti 354
Astenuti 3
Maggioranza 178
Hanno votato 322
Hanno votato no 32
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 7, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Lucchese 7.1 e Cè 7.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, avverto che, essendo stati presentati solo identici emendamenti Lucchese 7.1 e Cè 7.2 interamente soppressivi dell'articolo, si porrà in votazione il mantenimento dello stesso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 357
Votanti 353
Astenuti 4
Maggioranza 177


Pag. 19273


Hanno votato 296
Hanno votato no 57
(La Camera approva).
Passiamo all'esame dell'
articolo 8, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, chiedo al relatore di esprimere il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. Il parere è contrario sugli emendamenti Massidda 8.4 e Cè 8.5 e favorevole sugli emendamenti Lucchese 8.1 e Cè 8.6. L'emendamento Lucchese 8.2 sarebbe precluso dall'eventuale approvazione dell'emendamento Cè 8.6. Infine il parere è contrario sull'emendamento Lucchese 8.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Massidda 8.4.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Chiedo di parlare per motivarne il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Ritiriamo questo emendamento in quanto segue la stessa logica dell'emendamento 1.8, che non è stato approvato.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 8.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 361
Votanti 357
Astenuti 4
Maggioranza 179
Hanno votato 33
Hanno votato no 324
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 8.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 366
Votanti 362
Astenuti 4
Maggioranza 182
Hanno votato 358
Hanno votato no 4
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 8.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. È un'occasione più unica che rara il fatto che la maggioranza accetti un nostro emendamento!
Ritengo sia importante sottolineare come la formulazione iniziale del comma fosse davvero inaccettabile. Inserire infatti in una legge la previsione che a gestire una determinata funzione debba essere una società predeterminata è davvero inconcepibile. Prendo atto che ci si è resi conto dell'insostenibilità di questa posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese, che desidero avvertire che ha ancora cinque minuti di tempo a disposizione. Né ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Desidero semplicemente ringraziare la maggioranza ed il Governo per aver accettato


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il contenuto del mio emendamento 8.2, che è di fatto ricompreso nell'emendamento Cè 8.6.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 8.6, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 365
Votanti 363
Astenuti 2
Maggioranza 182
Hanno votato 362
Hanno votato no 1
(La Camera approva).

L'emendamento Lucchese 8.2 è pertanto precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 8.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Devo fare presente, come avevo già accennato all'inizio della discussione, che la relazione tecnica prevede che i tre miliardi debbano servire per un miliardo e mezzo ogni anno per la dotazione di beni mobili, macchine ed attrezzature tecniche necessarie al funzionamento e per un miliardo e mezzo per le spese di mantenimento del personale e degli uffici. Se con l'emendamento che abbiamo testé approvato il finanziamento è da intendersi per ogni anno, non credo che ogni anno vi sia bisogno di un miliardo e mezzo per attrezzature e macchine; pertanto il comma 3 dell'articolo 8 dovrebbe essere modificato nella sua dizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 8.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato 144
Hanno votato no 226
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 362
Votanti 340
Astenuti 22
Maggioranza 171
Hanno votato 339
Hanno votato no 1
(La Camera approva).

ANNA MARIA DE LUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA DE LUCA. Desidero segnalare che per il mancato funzionamento della mia postazione non ho potuto esprimere il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Passiamo all'esame dell'
articolo 9, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.


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LUIGI GIACCO, Relatore. Il parere della Commissione è contrario su entrambi gli emendamenti Cè 9.1 e 9.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Concordo con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 9.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 356
Votanti 353
Astenuti 3
Maggioranza 177
Hanno votato 39
Hanno votato no 314
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 9.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Ribadisco che quando si tratta di prevedere finanziamenti per i comuni commissariati riteniamo assolutamente preferibile alla figura del prefetto quella di un organismo elettivo quale il presidente della provincia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 9.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato 38
Hanno votato no 320
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 359
Votanti 331
Astenuti 28
Maggioranza 166
Hanno votato 327
Hanno votato no 4
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 10, nel testo della Commissione (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 360
Votanti 354
Astenuti 6
Maggioranza 178
Hanno votato 353
Hanno votato no 1
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 11, nel testo della Commissione, e dell'unico emendamento ad esso presentato (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.


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LUIGI GIACCO, Relatore. La Commissione è contraria all'emendamento Massidda 11.1 per le motivazioni già illustrate precedentemente.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Massidda 11.1.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Massidda.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 359
Votanti 326
Astenuti 33
Maggioranza 164
Hanno votato 326
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 12, nel testo della Commissione, e dell'unico emendamento ad esso presentato (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

LUIGI GIACCO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Cè 12.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo concorda con il parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cè 12.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Anche in questo caso, a me piacerebbe, oltre che sentire scandire la parola «contrario», capire anche le motivazioni che spingono ad esprimere questo parere.
L'articolo 12 prevede il rifinanziamento della legge n.216 che, all'articolo 3, prevede finanziamenti generici per prevenire gli episodi di microcriminalità minorile, sulla base di progetti specifici inviati dalle aree che sono particolarmente a rischio. Nel momento in cui si accusa noi della lega nord per l'indipendenza della Padania di essere discriminatori nei confronti del Mezzogiorno, vorrei invitare tutti a leggere l'articolo 4 della legge n.216, che prevede uno stanziamento ad hoc a favore delle regioni del Mezzogiorno. Non si capisce bene come mai, oltre ad uno stanziamento che va a beneficio di tutte quelle zone che sono caratterizzate da problemi di microcriminalità - e si parla di tutto il paese -, poi si preveda ancora uno stanziamento specifico per il Mezzogiorno.
In questa legge per la promozione dei diritti dell'infanzia ancora una volta si ribadisce questo concetto discriminante a sfavore del nord. Allora, quando parlate di discriminazione, ricordate che questo paese di fatto è già diviso, perché le discriminazioni sono sempre state fatte a favore del Mezzogiorno e a discapito del nord e qui sta scritto a chiare lettere (Applausi dei deputati del gruppo della
lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cè 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione:
Presenti 359
Votanti 356
Astenuti 3
Maggioranza 179
Hanno votato 32
Hanno votato no 324
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 351
Votanti 347
Astenuti 4
Maggioranza 174
Hanno votato 322
Hanno votato no 25
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 13, del testo della Commissione (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 354
Votanti 321
Astenuti 33
Maggioranza 161
Hanno votato 321
(La Camera approva).

Onorevoli colleghi, riprendiamo ora l'esame dell'articolo 4, che era stato accantonato. Onorevole Guidi, le ricordo che era rimasto aperto un problema a proposito del suo emendamento 4.9 (nuova formulazione).

ANTONIO GUIDI. Rimane il dubbio che non sia stato quantificato a livello economico dalla Commissione preposta il problema del minimo vitale; è stato chiesto un vincolo economico sulla deistituzionalizzazione che, se rimarcato all'interno della legge, avrebbe fatto onore al ministro che condivideva le mie idee, al relatore e al presidente della Commissione, con i quali ne avevo parlato stamane.
Per questo motivo, al fine di non «sbilanciare» la legge, come dirò nella mia dichiarazione di voto finale, ritiro il mio emendamento, riservandomi di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Desidero ringraziare l'onorevole Guidi per ciò che ha detto. Anche a me dispiace che l'emendamento sia stato ritirato, mi pare tuttavia che i suggerimenti dati siano opportuni.
Il tema della deistituzionalizzazione è comunque presente nella legge; mi impegnerò affinché siano realizzati parametri standard per le famiglie comunità, nei tempi che erano stati indicati nell'emendamento in questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo modificato dall'emendamento approvato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 354
Votanti 350
Astenuti 4
Maggioranza 176
Hanno votato 319
Hanno votato no 31
(La Camera approva).


Pag. 19278

Sono stati presentati gli ordini del giorno Massidda ed altri n.9/3238/1, Guidi ed altri n.9/3238/2, Burani Procaccini ed altri n.9/3238/3, Valpiana ed altri n.9/3238/4, Nardini ed altri n.9/3238/5, Saia e Valpiana n.9/3238/6, Moroni ed altri n.9/3238/8, Maura Cossutta ed altri n.9/3238/9, Giacalone ed altri n.9/3238/10, Scantamburlo ed altri n.9/3238/11, Teresio Delfino ed altri n.9/3238/12, Caruso e Antonio Pepe n.9/3238/13, Porcu ed altri 9/3238/14 (vedi l'allegato A).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Il Governo accoglie gli ordini del giorno Massidda ed altri n.9/3238/1, Guidi ed altri n.9/3238/2, Burani Procaccini ed altri n.9/3238/3, Valpiana ed altri n.9/3238/4, Nardini ed altri n.9/3238/5, Saia e Valpiana n.9/3238/6, Moroni ed altri n.9/3238/8, Maura Cossutta ed altri n.9/3238/9, Giacalone ed altri n.9/3238/10, Scantamburlo ed altri n.9/3238/11.
Onorevole Teresio Delfino, per quanto riguarda il suo ordine del giorno n.9/3238/12, sono disponibile ad accoglierlo a condizione che la prima parte del primo comma del dispositivo venga riformulata, per le ragioni che lei comprenderà, nel seguente modo: «Sviluppare politiche a sostegno della responsabilità familiare così come previsto della Costituzione per la crescita...». Questa formulazione consente di realizzare attorno al tema del sostegno alle famiglie una convergenza tra le diverse culture politiche, che credo sia oggi un aspetto importante se si vuole agire davvero in termini concreti. Sui restanti punti dell'ordine del giorno sono perfettamente d'accordo.
Accolgo inoltre gli ordini del giorno Caruso e Antonio Pepe n.9/3238/13, che attiene sempre al tema della politica dei minori, e Porcu n.9/3238/14.

PRESIDENTE. Onorevole Teresio Delfino, accetta la riformulazione suggerita dal Governo?

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor ministro, vorrei capire in che cosa consista la riformulazione suggerita dal Governo. Infatti il mio ordine del giorno recita: «sviluppare politiche fondate sulla famiglia, intesa come luogo privilegiato anche costituzionalmente». Vorrei capire quali parole vengano mutate, perché, se ho ben compreso, il resto dell'ordine del giorno è stato accolto. Se la riformulazione è del seguente tenore: «sviluppare politiche a sostegno della famiglia, secondo quanto previsto dalla Costituzione», per me va bene.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. La formulazione esatta è: «sviluppare politiche che siano di sostegno alle responsabilità familiari, così come è previsto dalla Costituzione».

TERESIO DELFINO. Diciamo «a sostegno della famiglia, secondo quanto previsto dalla Costituzione...», perché non vedo che cosa si intenda per «responsabilità». Se inseriamo la dizione «a sostegno della famiglia», la riformulazione per me va bene.

LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Concordo con tale riformulazione.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Può ancora disporre di tre minuti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, vorrei soffermarmi in particolare sull'ordine del giorno Nardini ed altri n.9/3238/5 nel quale si dice che, in attesa del superamento dell'istituzionalizzazione dei minori, il Governo dovrà dettare «precise norme per il funzionamento quotidiano delle istituzioni pubbliche e private», nonché i regolamenti degli istituti pubblici o privati per fare in modo che tali regolamenti «siano adeguati alla disposizione del libero accesso nell'istituto». Ebbene, non riesco a comprendere come lo Stato, il Governo, possa normare l'accesso


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negli istituti privati. È un fatto molto strano. Lo Stato deve promuovere il superamento dell'istituzionalizzazione, ma non può intervenire nella dinamica e nella gestione degli istituti privati. Si prevede inoltre che «per i minori ricoverati in istituto l'istruzione sia impartita preferibilmente presso scuole pubbliche presenti nel bacino di utenza dell'istituto». A mio avviso sono disposizioni assolutamente inaccettabili.
Vorrei poi far riferimento all'ordine del giorno Maura Cossutta n.9/3238/7...

PRESIDENTE. È stato ritirato ancor prima di passare all'esame degli ordini del giorno.

ALESSANDRO CÈ. Se è stato ritirato non ho altro da aggiungere.

VINCENZO TRANTINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

VINCENZO TRANTINO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO TRANTINO. Poiché nella progressione numerica che lei ha fatto c'era un salto, nel senso che mancava l'ordine del giorno n.7, e apprendo ora che è stato ritirato, il mio intervento non ha più ragione d'essere. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Massidda, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/1, accettato dal Governo?

PIERGIORGIO MASSIDDA. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Guidi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/2, accettato dal Governo?

ANTONIO GUIDI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Burani Procaccini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/3, accettato dal Governo?

MARIA BURANI PROCACCINI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Valpiana, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/4, accettato dal Governo?

TIZIANA VALPIANA. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Valpiana, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nardini ed altri n.9/3238/5, accettato dal Governo, di cui è cofirmataria?

TIZIANA VALPIANA. Non insisto per la votazione di questo ordine del giorno ma vorrei rispondere alle osservazioni del collega Cè. Il fine di questo ordine del giorno è quello di fare qualcosa per i bambini che si trovano in istituto fino al momento del definitivo superamento dell'istituzionalizzazione. In particolare si vogliono rendere gli istituti strutture più aperte di quanto siano ora. Quanto il collega Cè ha contestato non è altro che il recepimento di suggerimenti forniti dall'associazione dei giudici dei tribunali minorili, in particolare da quello del tribunale minorile di Bologna, al fine di rendere immediatamente la vita di questi bambini più aperta nei confronti della società.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Valpiana, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Saia e Valpiana n.9/3238/6, accettato dal Governo?

TIZIANA VALPIANA. Non insisto, signor Presidente.


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PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Valpiana, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Moroni ed altri n.9/3238/8, accettato dal Governo, di cui è cofirmataria?

TIZIANA VALPIANA. Non insisto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Maura Cossutta, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/9, accettato dal Governo?

MAURA COSSUTTA. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Burani Procaccini, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giacalone ed altri n.9/3238/10, accettato dal Governo, di cui è cofirmataria?

MARIA BURANI PROCACCINI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Scantamburlo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/11, accettato dal Governo?

DINO SCANTAMBURLO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Teresio Delfino, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/12, nel testo formulato, accettato dal Governo?

TERESIO DELFINO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Caruso, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.9/3238/13, accettato dal Governo?

ENZO CARUSO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Guidi, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Porcu ed altri n.9/3238/14, accettato dal Governo, di cui è cofirmatario?

ANTONIO GUIDI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Constato l'assenza dell'onorevole Poli Bortone, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidi. Ne ha facoltà.

ANTONIO GUIDI. Signor Presidente, la conclusione anche un po' ritardata, dal momento che in Commissione avevamo concluso l'esame di questo provvedimento circa due mesi fa, mi fa vivere due emozioni. Capisco che le emozioni di un parlamentare possano interessare poche persone, ma spero che quelle poche, che come Ionesco apprezzano più le sedie che le persone, mi permettano di continuare. Parlavo di due emozioni e di due opinioni. La prima, e non può essere altrimenti, è positiva: si chiude un percorso che, come si disse nella presentazione in aula del provvedimento, era iniziato con il ministro Jervolino e che per vicende alterne, legate ai tempi e a visioni complesse e diverse, vede solo oggi la sua conclusione. Non c'è gioia, non c'è esultanza ma c'è la serenità di aver chiuso una prima fase. Vorrei porre l'accento sul fatto che questa legge, importante e voluta da tutti, sia pure con differenze di appartenenza, non conclude un percorso, non è risolutiva. Con questo, nulla voglio togliere alla legge stessa o all'impegno del ministro, con il quale abbiamo detto più volte che si tratta di un primo punto importante dal quale partire.
Dico questo perché, per troppe volte, abbiamo esultato quando sono state approvate leggi quadro o leggi di grande impatto sociale - pensiamo alla n.180,


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alla n.104 ed a tante altre - e poi ci siamo ritrovati con tante esperienze positive poco valorizzate e con altrettante esperienze negative enfatizzate, con la sensazione cioè di avere in mano un pugno di mosche.
Non è così perché, se avessimo avuto la cultura del positivo, che purtroppo in Italia non prevale, forse certe leggi così criticate avrebbero creato una cultura «del fare» che non esiste, anche per i veti incrociati, in questa aula e soprattutto a livello territoriale e la cui mancanza non ha permesso di dispiegare tutte le forze culturali e di servizio che queste leggi avevano messo in campo, sia nel settore privato, sia in quello del privato-sociale.
Oggi si va ad incidere su un continente frastagliato e complesso, quello del bambino. La serenità è che c'è una partenza, un punto di riferimento italiano e non solo il solito richiamo alle Nazioni Unite, che si è discusso in Commissione in maniera leale ed assolutamente aperta e che si è giunti finalmente all'esame da parte dell'Assemblea. Quindi, non possiamo che dare a questo risultato un connotato positivo.
Esistono delle perplessità, date dalle cose che mancano ma che tutti abbiamo sottolineato. In primo luogo i mezzi economici, che in un momento così difficile sono scarsi. Certo, la legge non parla solo di mezzi economici ma anche di altri argomenti, affascinanti o dolenti o importanti, ma la parte economica è essenziale.
Spero che, con una politica che il ministro Turco potrà attuare con la collaborazione dei parlamentari, finanziando leggi che aiutino i bambini e gli adolescenti, intervenendo in altri settori, come quello della scuola, della deistituzionalizzazione, dei servizi e dei consultori, si riesca a rimpolpare una legge i cui stanziamenti sono ridotti all'osso. Auspico che per superare la problematicità dal punto di vista economico, in una situazione che vede i bambini come catalizzatori di un'unione più che come soggetti che dividono, ci sarà tutta la collaborazione, anche perché alcuni argomenti partono da lontano e vedono oggi una logica conclusione.
Quando si giunge all'approvazione di una legge, non è nel mio stile enfatizzarne le parti negative, che però vanno ricordate. Esse sono due. La prima è legata a quella tendenza - per fortuna ricomposta - a vedere il bambino distaccato dal suo nucleo fondamentale che è quello della famiglia. Ci è voluta più fatica di quanto si sarebbe potuto pensare nel ricomporre tale questione, che rappresenta la centralità della sfida che questa legge propone, almeno a mio modo di vedere. Senza la famiglia - in un momento nel quale è così disgregata, angosciata e oberata da difficoltà di tutti i tipi - la vita del bambino sarebbe davvero estremamente complessa!
Accoglieremo quindi in maniera favorevole questa legge perché mi pare che - lo ripeto: con un po' troppa fatica, ma ce l'abbiamo fatta! - si sia affermato in maniera forte il concetto di famiglia intesa come luogo naturale del bambino. Ribadisco, però, che è negativo lo sforzo che abbiamo dovuto fare per affermare tale concetto: tuttavia, anche questo fa parte del gioco, difficile e complesso, del parlamentare.
Vi sono alcuni punti che dobbiamo affermare. Uno di questi è che finalmente si esca, almeno in parte, dall'emergenza che è rappresentata dal dualismo handicap-bambino in difficoltà estrema: esso viene ricomposto all'interno di una strategia complessiva.
Vi sono, però, due fatti che mi hanno colpito. Il primo è che alcune denunce, alcune vertenze e alcuni impegni, anche dolorosi, che il sottoscritto ed il Governo del quale faceva parte avevano sollevato e posto in evidenza, vennero allora ridicolizzati. Oggi, giustamente, questi punti vengono considerati come dei momenti dolenti della società, come delle difficoltà da prendere in considerazione, tanto da farne una parte consistente della legge. Questo atteggiamento delle due culture, secondo il quale se un concetto viene sostenuto da qualcuno è un bene e se

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viene sostenuto da un altro non è bene, mi sembra che offenda il Parlamento!
Il secondo fatto è conseguente a questi. Proprio questa mattina, nella più completa disponibilità a discutere con il ministro Turco, mi sono sentito dire in maniera assolutamente incongrua e per certi versi feroce...

PRESIDENTE. Onorevole Guidi, deve concludere!

ANTONIO GUIDI. Sto concludendo, Presidente!

PRESIDENTE. No, lei non sta concludendo: lei deve concludere (Commenti del deputato Lembo)!

ANTONIO GUIDI. Mi pare che Lembo faccia l'esame logico delle cose prima ancora che avvengano!
Dicevo che è stato affermato che vi è una parte politica che conosce la cultura dell'infanzia ed un'altra no. Credo che questo sia un prerequisito per una violenza inconscia e deprecabile! Ribadisco che noi approviamo questa legge soprattutto intendendola come carta italiana dei diritti rispetto all'infanzia, coniugata ai genitori o all'adulto. Ribadisco che faremo di tutto per «impolpare» questo provvedimento anche dal punto di vista economico, ma non vogliamo che solo una parte pensi di essere sensibile a questi argomenti.
Detto questo, spero che tra qualche anno non si parli più solo delle sofferenze dei bambini, ma anche dei loro sogni, delle loro potenzialità, delle loro capacità e del loro diritto alla gioia (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e misto-CDU).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Gramazio, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pozza Tasca. Ne ha facoltà.

ELISA POZZA TASCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ministro, è indubbio che in passato in fatto di minori troppo spesso nel nostro paese ci siamo limitati ad interventi tampone per situazioni di emergenza. Ora è il momento di voltare pagina: è necessario un approccio globale e strutturato, che permetta di sviluppare politiche specifiche per creare in Italia, come in Europa, un'autentica cultura dell'infanzia.
Il testo che ci accingiamo ad approvare, al quale va tutto il mio plauso, rappresenta un progetto di intervento organico in favore dell'infanzia e dell'adolescenza che vede coinvolti in un'azione coordinata lo Stato, le regioni, i comuni, con la partecipazione attiva della società civile, del mondo del volontariato e dell'associazionismo. I bisogni dell'infanzia, infatti, esigono oggi la chiamata a raccolta di tutte le risorse esistenti nel rispetto e nel riconoscimento reciproco di ruoli, di competenze, in un modello integrato in cui l'affermazione dei diritti da parte dei bambini passi attraverso un'offerta di prestazioni e di servizi di aiuto coordinata dai pubblici poteri ma garantita e realizzata da una serie differenziata di soggetti responsabili.
La Convenzione internazionale relativa ai diritti dell'infanzia, approvata il 20 novembre 1989 e ratificata nel novembre del 1991, ma a dire il vero ancora poco conosciuta e verificata nel nostro paese, ha dato validità e riconoscimento del bambino come soggetto di diritto e non come oggetto. La Convenzione, infatti, ha legittimato i diritti del bambino alla partecipazione. Questi diritti creano nuove forme di presenza del bambino nella società, nuovi modelli nei quali i bambini assumono la loro responsabilità sociale e nuovi modi per gli adulti di relazionare con i bambini e di ascoltarli come individui titolari di diritti. Tra le priorità generali che il nostro paese dovrà assolvere ci sarà sicuramente quella di aumentare la consapevolezza dei diritti dei bambini nella pubblica opinione e nei


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mass media e quella di coinvolgere i bambini nell'applicazione concreta della Convenzione ONU.
Si è parlato tanto di revisione dei programmi scolastici. Sarebbe opportuno far conoscere ai bambini, fin dalle prime classi, i diritti di cui sono titolari, inserendo per esempio all'interno dei testi scolastici le convenzioni e tutti quegli atti che tutelano la vita del minore. Tutto questo al fine di dare realmente concretezza e significato giuridico ai diritti dell'infanzia. A questo proposito, tra le strategie da adottare, si potrebbe, dal prossimo anno scolastico, consacrare la settimana in cui cade il 20 novembre alla settimana della comunicazione dell'anniversario della Convenzione ONU, ed eleggere il 20 novembre come giornata nazionale dedicata all'infanzia - molti paesi europei in questo senso ci hanno già preceduto - per verificare lo stato di attuazione delle politiche e per promuovere nuovi luoghi ed opportunità per la comunicazione tra bambine e bambini, tra adulti e bambini. È la comunicazione, l'ascolto, la sintassi obbligatoria delle relazioni tra adulti e bambini. Occorrerà rafforzare a tutti i livelli la possibilità per tutti i bambini di far udire la propria voce e le responsabilità per gli adulti di mettersi in ascolto con tutti gli strumenti possibili.
Nel corso della XXV Conferenza dei ministri del Consiglio d'Europa responsabili per gli affari sociali e la famiglia, cui era presente anche il ministro Turco, che si è svolta a Vienna dal 16 al 18 giugno scorso ed alla quale ho partecipato come rappresentante dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, si è riaffermata la necessità di sostenere la famiglia, risorsa primaria per lo sviluppo dei bambini, con politiche sociali, familiari, nazionali e locali, che favoriscono tale ruolo, con una campagna di diffusione di una cultura dell'accoglienza e delle responsabilità nei confronti dei bambini in cui possono e devono giocare un ruolo decisivo i mezzi d'informazione. Il sistema familiare è il primo ed ineliminabile luogo entro cui il bambino trova cura, protezione, identità, accompagnamento, ed è proprio attraverso il supporto alla specificità familiare che si può agire a favore dell'infanzia, promuovendo azioni di prevenzione, cura precoce, riabilitazione.
Il riequilibrio delle politiche sociali dei singoli Stati dovrà passare attraverso lo spostamento di risorse in favore delle nuove generazioni. La riforma dello Stato sociale dovrà avere al centro la redistribuzione delle risorse, in modo che esse esprimano un indirizzo rivolto al futuro più che al passato, alle generazioni giovani più che agli adulti. Questo significa spendere di più per la scuola, per la famiglia, per l'occupazione giovanile e meno a sostegno di chi è già inserito. Investire nei giovani e nella loro educazione e formazione professionale è una condizione essenziale per lo stesso sviluppo economico del paese, se non si vogliono mettere a rischio le conquiste dello Stato sociale. Lo spostamento di risorse in favore dei giovani è da questo punto di vista una questione di rafforzamento della democrazia e di allargamento delle garanzie e dei diritti di cittadinanza, sia nel nostro paese, sia fuori dai confini nazionali.
Onorevoli colleghi, se è vero che questa nuova attenzione nei confronti dell'infanzia richiede un'assunzione di responsabilità societaria globale, è pur vero che la sfera politica, le istituzioni, devono garantire il primo segnale di cambiamento.
Questa mattina alla discussione sui fatti di Torre Annunziata hanno assistito un numero esiguo di persone. Proprio nel corso del dibattito l'onorevole Jervolino Russo ha richiamato l'enorme divario esistente tra i tempi del Parlamento e quelli della società civile. Progetti fondamentali hanno spesso subito notevoli ritardi nella loro attuazione a causa dell'allungamento dei lavori parlamentari. La legge sulla pedofilia, il piano di azione per l'infanzia, le proposte sulle nuove forme di affidamento familiare, la revisione della legge n.184 del 1983 sono fermi nelle varie Commissioni. Come l'onorevole Jervolino Russo auspico che il Senato non diventi il luogo dove questi progetti si depositano.

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La positiva esperienza anticipatrice della scorsa legislatura della Commissione speciale competente in materia di infanzia non ha avuto purtroppo seguito in questa, laddove si sperava di poter istituire una Commissione bicamerale. Ci viene detto che il Senato ha remore all'istituzione di una nuova Commissione bicamerale. Ci sembra strano, visto che nelle ultime settimane sono state istituite due Commissioni bicamerali su attività produttive ed ammodernamenti istituzionali. Sono convinta anch'io che i bambini del nostro paese meritino gli stessi diritti che hanno gli insediamenti produttivi e gli ammodernamenti istituzionali.
L'istituzione di una Commissione bicamerale permanente in grado di dare risposte tempestive su tutte le tematiche afferenti all'infanzia potrebbe realmente portarci in Europa. Del resto la Commissione infanzia del Consiglio d'Europa è riuscita in tempi molto brevi a licenziare la raccomandazione contro il lavoro minorile e contro lo sfruttamento sessuale dei minori ed a promuovere un comitato intergovernativo e multidisciplinare, di cui faccio parte, che sta lavorando intensamente per una strategia europea a favore dell'infanzia.
È necessaria un'attenzione costante a che le politiche per l'infanzia costituiscano una priorità politica. L'ordinamento giuridico dei singoli Stati, infatti, non può ritenere esaurito il suo compito con la proclamazione dei diritti dell'infanzia e la ratifica delle Convenzioni internazionali, ma deve farsi carico di individuare e disciplinare strumenti pubblici e risorse comunitarie per rendere effettivo il godimento dei diritti proclamati.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, nel preannunciare il voto positivo dei deputati del patto Segni al provvedimento in esame, rinnovo la richiesta di assunzione di responsabilità di tutto il sistema politico-decisionale nel suo complesso, che deve esplicitamente ed efficacemente dimostrare il livello di priorità che la questione infanzia ha nel nostro paese. È nella vita quotidiana che il bambino deve poter esercitare i suoi diritti. Sta a noi far sì che questo esercizio divenga effettivo (Applausi dei deputati del gruppo misto-patto Segni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, il disegno di legge che la Camera sta per approvare risponde solo in minima parte alle esigenze, spesso drammaticamente urgenti, dell'infanzia nel nostro paese.
I bambini e gli adolescenti sono il tesoro più prezioso di un popolo. La difesa dei loro diritti, della dignità della loro sacra innocenza dovrebbe essere dovere prioritario di ogni società civile. Sappiamo però che, purtroppo, in molti casi questo non è vero.
I diritti dei bambini, primo fra tutti il diritto ad essere bambino e a godere di quella felicità che è connaturale a questo periodo della vita, sono spesso conculcati con violenze che talvolta sono aperte ed evidenti e in altri casi nascoste e subdole, ma non per questo meno odiose. È evidente che su questi problemi non ci si può certo dividere in maniera preconcetta; ma non possiamo neanche accettare preclusioni e resistenze ideologiche sul ruolo della famiglia.
Quando si parla di bambini, quando si opera per essi e soprattutto quando si fanno leggi per loro, bisogna compiere la scelta preferenziale per la famiglia ed essere rispetto ad essa conseguenti. Poiché la scelta per la famiglia noi del Polo per le libertà e di alleanza nazionale in particolare siamo riusciti ad ottenerla in quest'aula, esprimeremo un voto favorevole sul provvedimento in esame, con la speranza che sia soltanto una tappa nel lungo cammino che dovrà portare verso una società civile per l'infanzia e per l'adolescenza.
Vogliamo sottolineare in quest'aula che tale cammino, di cui l'approvazione del disegno di legge in esame è, ripeto, una tappa, è iniziato con il Governo Berlusconi ed è proseguito con i successivi


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Governi. Il Governo di centro-destra dell'onorevole Berlusconi si è contraddistinto per aver lanciato prima di altri il messaggio a favore della famiglia con l'istituzione dell'allora Ministero della famiglia. Il Polo per le libertà ha le carte in regola per continuare su questa strada e vuole coinvolgere tutte le forze politiche, l'intero Parlamento, tutto il mondo del volontariato e dell'associazionismo nella convinzione fondamentale che senza un aiuto concreto alle famiglie nel campo normativo, ma anche nel campo fiscale, non si otterrà quella società a misura di bambino che tutti noi desideriamo (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e del CCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di rinnovamento italiano e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione del testo della mia dichiarazione di voto finale in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino, al quale ricordo che essendo intervenuta già l'onorevole Pozza Tasca ha sei minuti a sua disposizione. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, siamo di fronte ad un provvedimento certamente significativo, sul quale abbiamo constatato una larga disponibilità del Parlamento, del Governo e delle forze politiche.
Riteniamo importante sottolineare lo spirito costruttivo del lavoro svolto in quest'aula e in Commissione su un provvedimento che individua - lo riconosciamo - strumenti concreti e puntuali per l'attuazione di una politica a favore dell'infanzia e dell'adolescenza. Rileviamo in particolare che il disegno di legge in esame promuove un approccio al problema dei minori in sintonia con la norma costituzionale che offre alla famiglia specifica ed alta tutela.
Si tratta di un provvedimento che contiene molteplici misure, tutte finalizzate alla piena promozione, umana, sociale e civile dei bambini e degli adolescenti, ma che potrebbe correre il rischio di diventare un libro dei sogni. Noi siamo invece convinti che esso sia capace di costruire una politica unitaria per l'infanzia e per l'adolescenza, fondata sulla famiglia, centro di valori e di relazioni positive per i minori e per la società intera. Per questo, signor ministro, avremmo visto con favore l'approvazione degli emendamenti che richiamavano una particolare attenzione sulle famiglie con minori disabili e sul processo di deistituzionalizzazione dei minori medesimi. Riteniamo comunque che l'adesione espressa dal ministro Turco sul complesso degli ordini del giorno rappresenti un impegno forte per continuare con determinazione e con uno spirito unitario sulla strada segnata dal provvedimento in esame, dal piano nazionale per l'infanzia, nonché dagli altri provvedimenti all'esame della Camera dei deputati per la repressione dei reati sessuali contro i minori.
In conclusione, signor ministro e colleghi, noi riteniamo sia stato compiuto un passo importante e che le difficoltà che i minori incontrano, soprattutto nelle zone più disagiate, là dove vi è un più alto grado di povertà economica e relazionale, trovino risposte in questo provvedimento. Sono peraltro convinto che tali risposte debbano essere rafforzate con un impegno ed un sostegno finanziario sempre più alto da parte del Governo e del Parlamento a tutte le misure contenute nel disegno di legge.
Esprimiamo apprezzamento per l'impegno che il ministro ha profuso nella direzione da noi auspicata, secondo una linea che altri colleghi del Polo per le libertà hanno già richiamato e che si rifà ad una tradizione forte che investe non


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solo l'attuale maggioranza ma tutte le forze che si riconoscono nel provvedimento al nostro esame.
Con queste considerazioni, esprimendo la disponibilità ad operare costruttivamente su tutte le proposte di legge e le azioni che riguardano la tutela e la promozione dei minori in termini sempre più alti, dichiaro il voto favorevole dei deputati del CDU (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese, al quale ricordo che dispone di un po' meno di quattro minuti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, alla fine del 1995, insieme alla collega Chiavacci, ho ascoltato a Ginevra la relazione che il Governo italiano presentò al Comitato per i diritti del fanciullo. In quella occasione manifestammo delusione per come era stato affrontato l'argomento dai passati governi: mi riferisco a quelli precedenti alla fase cominciata nel 1994.
Le risposte erano state deludenti e l'applicazione della convenzione internazionale del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia con la legge n.176 del 1991, non era stata curata in maniera adeguata.
Vediamo con grande piacere che da qualche anno, e segnatamente dal 1994, cioè dal Governo Berlusconi con il ministro Guidi ed ora dall'attuale maggioranza che ha continuato ad avere attenzione per i problemi dell'infanzia, si registra una inversione di tendenza.
Questo disegno di legge viene subito dopo quello approvato in Commissione affari sociali in sede legislativa, relativo al piano di azione per l'infanzia. Purtroppo esso giace presso il Senato e non è ancora diventato legge dello Stato. Sarebbe opportuno che vi fosse un'accelerazione in questo senso, poiché quella legge prevede la costituzione di una Commissione bicamerale per verificare l'attuazione della convenzione internazionale del fanciullo, fatta a New York nel 1989 e ratificata dall'Italia, come dicevo, nel 1991.
Il disegno di legge che la Camera sta per approvare rappresenta un'altra tappa importante che, se non esaurisce, come è stato detto da altri prima di me, tutto il problema dell'infanzia, rappresenta un buon inizio di una nuova fase che dovrà concretizzarsi con altri provvedimenti.
In particolare qualche perplessità è nata, in ordine a questo disegno di legge - lo abbiamo segnalato nell'esame in Commissione ed anche in aula - in relazione ai consultori, ai quali non è stata prestata l'attenzione dovuta (si sarebbe dovuto fare uno stralcio), agli asili nido e al contenuto della legge n.216 che avrebbe richiesto un maggiore approfondimento. Non è sufficiente il rifinanziamento: bisognava riflettere meglio sull'applicazione di tale normativa relativa ai minori a rischio. Quanto poi alla legge sugli asili nido, sembra vi fosse un accavallamento, tanto è vero che in un comma del disegno di legge al nostro esame si prevede...

PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, la pregherei di concludere.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. ...che non si debbano sovrapporre.
Malgrado queste piccole smagliature apprezziamo la buona volontà mostrata dal ministro e da questo Governo nell'affrontare i problemi dell'infanzia. Confidiamo che a questo atto possano seguirne altri; abbiamo infatti preso visione del piano nazionale per l'infanzia presentato dal ministro, che ci auguriamo venga attuato interamente nel volgere di alcuni anni.
Annunziamo pertanto il nostro voto favorevole sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiavacci. Onorevole Chiavacci, lei intende presentare per iscritto la sua dichiarazione di voto?


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FRANCESCA CHIAVACCI. Sì, Presidente, chiedo l'autorizzazione alla sua pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Desidero svolgere la mia dichiarazione di voto non tanto per il fatto in sé ma perché riteniamo sia importante che prenda la parola in questa sede almeno un rappresentante della maggioranza con riferimento ad un provvedimento sul quale abbiamo ampiamente lavorato. Quanto esprimerò sarà dunque a nome del gruppo di rifondazione comunista-progressisti, del quale annuncio il voto favorevole, anche se sono certa di condividere con gli altri alcune considerazioni.
Va innanzitutto dato atto alla ministra Turco ed alla sensibilità di questo Governo della presentazione di questo disegno di legge. Si tratta di un provvedimento fortemente voluto dalla ministra, che è stato però appoggiato con molto entusiasmo e competenza da tutta la Commissione, che ha disvelato una rara sensibilità ed ha deciso di assumere il benessere dei primi anni di vita come uno dei punti focali del nostro lavoro, individuando i diritti dell'infanzia come una priorità.
Nel nostro paese, che a torto è molte volte considerato mammone e puerocintrico, fino ad oggi è invece mancata una politica organica dell'infanzia, una politica in cui la bambina ed il bambino in quanto tali siano considerati soggetti di diritto e non soltanto, di volta in volta, figli, scolari, malati. Sicuramente sono anche questo, ma sono soprattutto persone; persone che non esauriscono la loro esperienza nell'ambito familiare, ma sono parti integranti della società, hanno loro reti di relazioni sociali che concorrono a formarne la personalità. La novità principale della norma che stiamo per votare è che si attivano politiche che promuovono i diritti quotidiani; non si opera più, dunque, sul sensazionalismo e sull'emergenza, come abbiamo fatto e purtroppo stiamo facendo ancora in relazione al problema dello sfruttamento sessuale dei minori, ma ricordando che i bambini esistono tutti i giorni e che tutti i giorni i loro diritti quotidiani vanno promossi.
Finalmente in questa legge l'indicatore principale di riferimento è la qualità della vita dei bambini. Il nostro gruppo ha recato un notevole apporto in Commissione a questo provvedimento, anche se ritengo opportuno sottolineare alcuni aspetti particolarmente qualificanti ed esprimere talune nostre preoccupazioni non tanto sui principi e gli strumenti, che in larga parte condividiamo, ma circa la concreta realizzazione di quanto qui proposto.
Riteniamo che un punto molto qualificante e di saggia amministrazione, che abbiamo condiviso profondamente, sia stato il fatto di prevedere il reimpiego delle somme non utilizzate e la grande attenzione alle situazioni di particolare difficoltà che pongono questa legge in stretta correlazione con le altre norme (la legge sui consultori, la legge n.104, la n.1044, la n.216, la n.184, la legge sulla violenza sessuale e quella che la Commissione giustizia sta per approvare in questi giorni sullo sfruttamento sessuale dei bambini).
Un altro aspetto molto positivo è la suddivisione delle risorse in base a parametri certi che - lo speriamo - non saranno piegabili ad alcun interesse di tipo clientelare; sono state individuate le aree di maggior bisogno non in termini di nord o sud, come la polemica di qualcuno avrebbe voluto far credere, ma in modo da favorire chi ha maggiori bisogni, offrendo pari opportunità per riequilibrare ciò che è squilibrato.
Uno strumento molto delicato è l'erogazione del minimo vitale per i bambini che vivono in stato di indigenza. Si tratta di una opportunità, tra le molte, da attivare se si è attrezzati a farlo e solo dopo una riflessione approfondita per non


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incorrere nei rischi di assistenzialismo. La nostra posizione su questo aspetto è molto cauta perché si tratta di uno strumento di cui vi è il rischio di abusare in senso assistenzialistico che potrebbe incentivare la dipendenza e che non deve essere trasformato in ammortizzatore sociale. Andrebbe armonizzato - bisognerebbe parlare in proposito con tutto il Governo - con le previsioni di aumento degli assegni per familiari a carico, con le detrazioni fiscali e con il potenziamento dei servizi.
Desidero ribadire che non si tratta dell'introduzione generalizzata del minimo vitale (perché per gli adulti abili al lavoro la risposta dello Stato deve essere il lavoro garantito e la mancanza di lavoro dei genitori non può essere sostituita con l'assistenza), bensì di garantire a quei minori che rischiano anche nel nostro paese di essere vittime di sfruttamento come manodopera a basso prezzo o gratuita di non vedersi rubata l'età del gioco e dello studio. Deve dunque trattarsi di una misura aggiuntiva e temporanea, che possa consentire ai minori inseriti in nuclei familiari che vivono momenti di grave difficoltà di superarli senza vivere situazioni angosciose o drammatiche. Anche rispetto al discorso dei servizi innovativi per la prima infanzia, che abbiamo contribuito ad approvare e sul quale abbiamo presentato un ordine del giorno che meglio specifica alcune nostre perplessità, credo sia importante ribadire - anche se la norma lo prevede già - che tali misure non sono sostitutive dell'asilo nido, che attende ancora una norma che lo consideri un servizio sociale e non più quindi un servizio a domanda individuale, con la carenza di posti ed i costi elevati che comporta per le famiglie.
È dunque con convinzione e forse anche con un pochino di emozione, visto che vediamo finalmente tradotte in legge una serie di richieste per le quali ci siamo battuti sia come movimento delle donne sia come rifondazione comunista, e tenendo conto del fatto che molti emendamenti da noi presentati in Commissione sono stati fatti propri dal relatore e che i nostri ordini del giorno sono stati tutti accolti, che dichiaro il voto favorevole dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti, invitando i colleghi a fare altrettanto.
Credo infine di dover ricordare le varie associazioni e tutti coloro i quali per anni hanno cercato di supplire con generosità alle carenze esistenti e di indicare le soluzioni che ora lo Stato ha adottato, facendosi carico di una nuova promozione della cultura dell'infanzia che sia fatta di diritti e non di tutele (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Annuncio il voto di astensione dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania in quanto, sebbene non si possa non essere d'accordo sull'impostazione complessiva del provvedimento, avremmo voluto che esso avesse contenuti diversi e che recepisse gli emendamenti che ho illustrato nel corso dei miei interventi.
L'unico punto che vorrei sottolineare è quello ricordato dalla collega Valpiana: lungi da me la voglia di polemizzare...

PRESIDENTE. Tanto non lo può più fare perché le sono rimasti nove secondi di tempo!

ALESSANDRO CÈ. Mi lasci finire, signor Presidente. Stavo dicendo della polemica tra nord e sud: è importante che chi ci ascolta sappia che in concreto questo provvedimento garantirà l'80 per cento degli stanziamenti al sud e il 20 per cento per la Padania.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Rendendomi interprete del pensiero della presidente della Commissione, ringrazio i colleghi per il lavoro svolto.


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Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata a procedere al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Avverto i colleghi che dopo la votazione finale del disegno di legge n.3238 si passerà all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge n. 2600, di cui al punto 4 dell'ordine del giorno, senza tuttavia procedere a votazioni.
Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.3238, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza» (3238):


Presenti 385
Votanti 361
Astenuti 24
Maggioranza 181
Hanno votato 356
Hanno votato no 5
(La Camera approva - Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni sui beni culturali (2600) (ore 19,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione: Disposizioni sui beni culturali.
Ricordo che nella seduta del 9 giugno scorso si è chiusa la discussione sulle linee generali ed hanno replicato il relatore ed il rappresentante del Governo.
Onorevole Corleone, onorevole Corleone, per piacere! Non disturbi il ministro!
Avverto che, a norma dell'articolo 24, comma 7, del regolamento, il tempo a disposizione dei gruppi per l'esame degli articoli fino al voto finale è così ripartito:
sinistra democratica-l'Ulivo: 51 minuti;
forza Italia: 40 minuti;
alleanza nazionale: 34 minuti;
popolari e democratici-l'Ulivo: 29 minuti;
lega nord per l'indipendenza della Padania: 27 minuti;
misto: 26 minuti;
rifondazione comunista-progressisti: 23 minuti;
CCD: 20 minuti;
rinnovamento italiano: 20 minuti.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo della Commissione.
Comunico che in data 26 giugno 1997 la V Commissione (Bilancio) ha espresso il seguente parere:
PARERE CONTRARIO
sugli emendamenti Bianchi Clerici 2.1 e 7.36, in quanto suscettibili di recare nuovi oneri finanziari non quantificati né coperti, e sull'emendamento Bianchi Clerici 5.3, che rimette inopportunamente alla legge finanziaria la determinazione della copertura degli oneri finanziari ivi previsti, facendo oltretutto riferimento alla tabella F allegata alla medesima legge finanziaria che non può essere impiegata a tale scopo;
NULLA OSTA
sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n.1.

Comunico altresì che in data 1 luglio 1997 la V Commissione (Bilancio) ha espresso il seguente ulteriore parere:
NULLA OSTA
sugli emendamenti 2.12, 2.13, 2.14 e 4.5 della Commissione, sull'articolo aggiuntivo Scalia 5.02, nonché sull'articolo aggiuntivo 7.01 (nuova formulazione) del Governo.



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Sull'ordine dei lavori (ore 19,52).

OLIVIERO DILIBERTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Domani in aula, dalle 11 in poi, svolgeremo una discussione di grande impegno relativamente alla mozione presentata dall'onorevole Berlusconi sulla scuola e ad altre mozioni sullo stesso argomento. Chiederei alla Presidenza di sconvocare domani mattina le Commissioni, dalle 11 in poi, naturalmente, perché altrimenti svolgeremmo una discussione nella quale moltissimi colleghi sarebbero necessariamente assenti: la troverei una cosa assai disdicevole per la rilevanza dell'argomento.

PRESIDENTE. Onorevole Diliberto, non ho il governo delle sedute venture. Farò presente al Presidente della Camera quanto da lei richiesto. Non posso fare altro.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Il gruppo di forza Italia si associa alla richiesta dell'onorevole Diliberto.

LUCIANA SBARBATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Anche il gruppo di rinnovamento italiano condivide questa richiesta.

PRESIDENTE. Sta bene.

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