Seduta n. 192 del 13/5/1997

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Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
Cominciamo con l'interpellanza Pittella n.
2-00441 (Autostrada Salerno-Reggio Calabria) (vedi l'allegato A).
L'onorevole Pittella ha facoltà di illustrarla.

GIOVANNI PITTELLA. Devo confessare che, pur non credendo nei miracoli, questa mattina ho una crisi di ripensamento. Venerdì ho scritto insieme all'onorevole Molinari una lettera al Presidente Violante per sollecitare lo svolgimento dell'interpellanza in esame, che giaceva senza risposta da qualche mese, ed oggi essa è stata iscritta all'ordine del giorno. È un fatto oltremodo positivo, che evidenzia la sensibilità e la celerità della Presidenza della Camera, degli uffici ed anche del Governo.
L'intenzione degli interpellanti con l'atto ispettivo in esame non era quella di creare cavilli giuridici o di ergersi ad esperti di procedure amministrative, ma di sottolineare un paradosso e di esprimere una richiesta.
Il paradosso è il seguente. Il sud vanta percentuali altissime di disoccupati, fortemente concentrate nel settore dell'edilizia. Non voglio peraltro usare toni drammatici da comizio, che non sono appropriati a questa sede. Il più grande cantiere che potrebbe aprirsi nel sud dando lavoro (secondo quanto è stato stimato) a circa 10 mila unità rimane fermo, nonostante vi siano in parte sia le risorse sia la progettazione esecutiva. Ci chiediamo come si concilino i ripetuti appelli del Presidente della Repubblica Scàlfaro e di tutte le forze politiche e sociali, nonché gli impegni assunti dal Governo all'atto delle dichiarazioni programmatiche, con il valzer che si è consumato tra i ministeri competenti con le interpretazioni divergenti sulla questione della valutazione di impatto ambientale. Mentre i medici litigano,


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dice un vecchio detto, il malato muore. Dunque, i nostri medici, ai quali abbiamo dato e confermiamo piena fiducia, devono trovare in merito all'autostrada Salerno-Reggio Calabria punti di intesa che consentano di appaltare al più presto quest'opera.
La richiesta è la seguente. Noi riteniamo che non sia più possibile cumulare altri ritardi. Il valzer lento di cui parlavo prima ha già creato ritardi, nonostante (lo dico senza alcuna piaggeria) l'azione di forte spinta esercitata dal sottosegretario onorevole Bargone e la sensibilità dimostrata dall'ANAS. Come è noto, alla fine del mese vi sarà tra i ministeri interessati e la Comunità europea un primo incontro preparatorio di quello previsto per la metà di giugno, nel corso del quale si dovranno verificare anche gli impegni assunti dal Ministero dell'ambiente per rilasciare, alle date previste dai programmi, le prescritte autorizzazioni, complete anche sotto il profilo formale.
Infatti, se risulterà che il programma non potrà essere rispettato, il sud si vedrà privato dei cofinanziamenti europei per la viabilità stradale non solo per il 1997, ma anche per gli anni successivi.
Noi quindi non possiamo accontentarci di generiche indicazioni sulle procedure seguite e su quelle da seguire, perché il problema all'esame è più serio e la sopravvivenza delle persone senza lavoro è obiettivo che, con tutto il rispetto per l'ambiente, deve essere collocato in questo momento al primo posto delle priorità.
In conclusione, insistiamo per conoscere, innanzitutto, le date in cui saranno rilasciate le attestazioni di conformità per consentire l'inizio delle attività e, in secondo luogo, rispetto al quelle date, la valutazione dell'ANAS, senza la cui attività non si sarebbe neppure ipotizzato di poter reperire risorse finanziarie aggiuntive per la viabilità nel Mezzogiorno in modo da realizzare il programma comunitario.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i lavori pubblici ha facoltà di rispondere.

ANTONIO BARGONE, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Presidente, rispetto alla richiesta degli onorevoli interpellanti, l'ANAS ha fatto presente che nell'ambito dell'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria è prevista la realizzazione della terza corsia e di quella di emergenza nel tratto da Salerno allo svincolo di Sicignano.
In ordine alla realizzazione di queste ultime opere sono sorte divergenze con il Ministero dell'ambiente circa l'assoggettabilità o meno di tali lavori alla procedura di valutazione di impatto ambientale.
I rappresentati del Ministero dell'ambiente, richiamando un parere motivato della Commissione CEE emesso il 7 luglio 1993, hanno sostenuto, nonostante l'ANAS fosse di parere contrario, che ogni intervento sulla Salerno-Reggio Calabria venisse assoggettato alla procedura di VIA.
In data 27 febbraio 1997 il Ministero dell'ambiente ha predisposto le linee guida per gli studi di impatto ambientale alle quali l'ANAS si è adeguata.
Rispetto alle richieste che vengono dagli onorevoli interpellanti e tenuto conto che il Governo ed il Ministero dei lavori pubblici condividono la necessità di intervenire con rapidità su questo versante, in considerazione sia dell'importanza dell'infrastruttura da realizzare sia della ricaduta sul piano economico-sociale rispetto alla realtà meridionale, vi è un impegno forte anche per accelerare le procedure e per arrivare il più presto possibile alla realizzazione di questi lavori.
La previsione è che entro il 30 settembre del corrente anno saranno appaltati i lavori per i quattro lotti della parte campana dell'autostrada, con l'effettiva apertura dei cantieri entro dicembre di quest'anno.
Non si esclude un anticipo sulla data di partenza, proprio per le ragioni che ho prima illustrato e cioè per la necessità che avvertiamo di arrivare il più presto possibile a definire il processo autorizzativo per l'aggiudicazione dei lavori.
Infatti i tempi per la valutazione di impatto ambientale dei quattro progetti


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campani - complessivamente 28 chilometri finanziati anche con 300 miliardi di fondi comunitari - sono stati ridotti da 90 a 60 giorni.
Anche per gli otto progetti della parte calabrese dell'autostrada - 78 chilometri finanziati dal CIPE con 531 miliardi - si prevedono tempi accelerati. Naturalmente in questi lotti è incluso anche il tratto relativo alla Basilicata.
Il via libera ai lavori avverrà in contemporanea, anche se per il tratto calabrese non è necessaria la valutazione di impatto ambientale ma sarà sufficiente solo un inquadramento ambientale, secondo gli accordi intercorsi con il ministro dell'ambiente.
La grande operazione di ristrutturazione dell'autostrada, che costerà più di 2 mila 300 miliardi, sarà costantemente monitorata da un osservatorio creato ad hoc, che avrà il compito di verificare l'effettivo snellimento delle procedure amministrative già attuato dalla legge Bassanini, in modo da poter intervenire tempestivamente per superare ogni ostacolo che eventualmente si frapponesse rispetto alla realizzazione dell'opera.

PRESIDENTE. L'onorevole Pittella ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n.2-00441.

GIOVANNI PITTELLA. Esprimo soddisfazione per la risposta puntuale del sottosegretario Bargone e non voglio assolutamente riprendere la discussione sulle interpretazioni e divergenze che vi sono state, perché ciò fa parte del passato. In fase di illustrazione ho voluto sottolineare il disagio e la contraddizione tra le dichiarazioni ripetute e lo stallo rispetto alla realizzazione delle opere. Questa mattina sono venuti impegni precisi e sono state anche indicate delle date, alcune delle quali anticipate rispetto al previsto. Mi fa piacere l'impegno a dare vita ad un monitoraggio costante con riferimento ai successivi sviluppi.
In sede di replica desidero chiedere al Governo di provvedere affinché venga redatta la progettazione esecutiva della parte che ne è attualmente sprovvista. L'opera deve andare avanti da Salerno a Reggio Calabria e non può dunque fermarsi alla parte campana. Laddove esiste già la progettazione esecutiva è giusto che il lavoro inizi e si rispettino i tempi; contemporaneamente si deve procedere alla progettazione esecutiva della parte lucana e calabrese. Credo che realizzando questo punto qualificante del programma il Governo avrà dato una risposta importante - a mio avviso, fondamentale - per lo sviluppo del Mezzogiorno.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione Rivelli n.3-00654 (Dissesto idrogeologico del territorio di Napoli) (vedi l'allegato A).
Il sottosegretario di Stato per i lavori pubblici ha facoltà di rispondere.

ANTONIO BARGONE, Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici. Gli onorevoli interroganti sollecitano interventi indispensabili alla programmazione ed esecuzione dei lavori necessari in materia di dissesto idrogeologico nella regione Campania e, in particolare, nelle città di Napoli e Salerno.
Gli eventi che nel gennaio scorso hanno colpito la Campania e negli ultimi mesi altre regioni hanno confermato una realtà di debolezza istituzionale nella prevenzione dei dissesti idrogeologici e per la difesa del suolo italiano. La necessità di dare vigore ad una politica di interventi preventivi e diffusi e di attuare pienamente la legge n.183 del 1989 si è pertanto ripresentata in tutta la sua attualità. Superata la fase di emergenza si conferma il forte impegno del Governo e del Parlamento per la piena ed aggiornata attuazione dell'ordinamento stabilito nel 1989. In particolare l'evento di Castellammare e gli oltre cento fenomeni di instabilità censiti nelle province di Napoli e Salerno possono essere assunti come caso emblematico di ciò che vi è ancora da fare per istituire una rete di competenze tecniche e di istituzioni efficaci per invertire la tendenza al dissesto nel nostro paese.
Si è già avuto modo di affermare, infatti, che non dobbiamo fare i conti con


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un problema nuovo. Il servizio geologico nazionale ha calcolato (come confermato dai dati raccolti dal gruppo nazionale di difesa dalle catastrofi) che nel periodo postbellico circa il 55 per cento dei comuni italiani è stato interessato in misura più o meno rilevante da frane, che le vite umane perdute sono state 3.488, che il danno diretto a beni pubblici e privati è stimato in 2-3 mila miliardi di lire l'anno. Il 35 per cento del territorio italiano è montano ed il 42 per cento è costituito da aree di collina ed il servizio geologico nazionale informa che il 65 per cento del paese è interessato da dissesti di varia natura. Questi cenni, scelti fra i tanti che si possono citare, sono indicativi del potenziale rischio insito nella convivenza, in Campania come in altre regioni italiane, tra l'ambiente geomorfologico e quello antropico, inteso come insieme di strutture e infrastrutture, spesso di rilevanza storica e paesistica, che interagiscono con la naturale evoluzione dei versanti ed il naturale corso dei fiumi.
La risposta, anche per la tutela della pubblica incolumità, deve provenire da un sistema di competenze stabili e da una continua opera di manutenzione territoriale dei drenaggi naturali e delle opere di sistemazione idraulico-forestale di vigilanza sulle condizioni delle aree e dei punti di rischio accertato, con il coordinamento di tutti i soggetti preposti a funzioni operative sul territorio.
Ciò che va posto all'ordine del giorno è dunque il funzionamento della riforma del 1989, cui il Parlamento è pervenuto dopo oltre vent'anni di studi e discussioni a seguito delle catastrofiche alluvioni di Firenze e di Venezia.
Quella nuova e attesa legge aveva delineato un periodo transitorio di 3-4 anni cui avrebbe dovuto fare seguito un programma nazionale di intervento per la difesa del suolo. Dopo oltre sette anni, siamo ancora nella fase di prima attuazione ed è giunto il momento di individuare le ragioni di questo ritardo e di ovviare allo stesso, recuperando sia a livello nazionale sia a livello territoriale l'iniziativa.
Per quanto riguarda il profilo finanziario, sono stati ripartiti dal Comitato
dei ministri del 9 maggio 1997 1.040 miliardi per il prossimo triennio. Per la Campania sono previsti 16 miliardi 242 milioni per l'anno 1997, 12 miliardi 823 milioni per il 1998 e 12 miliardi 823 milioni per il 1999. Ulteriori fondi sono stati stanziati per un importo di 350 miliardi con delibera CIPE del 18 dicembre 1996 e di 421 miliardi con delibera CIPE del 21 marzo 1997.
Con questi fondi, che sono ancora insufficienti, si dovrà far fronte al rischio idraulico di Firenze, alle necessità dei sei bacini nazionali, delle quindici regioni che devono autonomamente provvedere alla prevenzione del dissesto idrogeologico, ai diciassette bacini interregionali ed al potenziamento dei servizi tecnici nazionali.
Tuttavia, il problema non è solo di carattere finanziario; se non è stato ancora approvato alcun piano di bacino, le cause vanno ricercate in parti uguali nella dispersività della legge, nella difficoltà di modificare assetti di competenze consolidati ed infine nel cattivo rapporto tra l'organizzazione della conoscenza e le decisioni amministrative. Dove gli organi della legge n.183 sono stati costituiti, infatti, le cose hanno cominciato a marciare.
Per quel che riguarda le azioni dei soggetti pubblici a base territoriale, si è individuata la necessità del loro più incisivo coordinamento da parte delle regioni, delle iniziative in surroga da parte del Governo in caso di inadempienza, di una rete di assistenza tecnica e tecnico-scientifica ai soggetti preposti e infine, ma forse più importante, di un'attività educativa verso i cittadini e formativa degli amministratori verso il rispetto del territorio, della sua morfologia e della sua storia geologica.
Sotto questo profilo, sempre nell'area campana, si pone un'altra sfida di enormi dimensioni, costituita dal sottosuolo della città di Napoli, la cui natura dipende dalle caratteristiche geologiche dell'attività di

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cava in epoca romana e da una rete dei servizi che ha inseguito il disordine urbanistico. Si pongono problemi per la cui soluzione il comune di Napoli può trovare nel Governo la consapevolezza che l'organizzazione urbana richiede il coordinamento di soggetti disparati.
In conclusione, il Governo considera prioritari per la difesa del suolo i seguenti punti. Il rapporto Stato-regioni, di cui l'attuazione della legge n.183 costituisce un vero banco di prova: prima di mettere mano a nuovi riordini delle competenze, è necessario verificare la risposta delle regioni. La costituzione di servizi tecnici forti ed efficienti: i servizi tecnici nazionali devono proiettarsi verso l'assistenza tecnica agli enti dello Stato e alle regioni e superare le logiche interne dell'attività conoscitiva non finalizzata all'azione. Tutte le regioni, e non solo quelle del centro-nord, devono contare su proprie strutture di riferimento che sviluppino, tra l'altro, l'inventario dei movimenti franosi promosso dal comitato dei ministri per la difesa del suolo. L'attivazione di accordi di cooperazione per la vigilanza: ciascuna regione è stata già contattata e gli incontri saranno effettuati con periodicità e finalizzati alla conclusione di appositi accordi di cooperazione ed anche di vigilanza. Un congruo programma di interventi: verrà accelerata la redazione dei piani di bacino e si provvederà al finanziamento degli interventi con tutte le fonti disponibili. Il raccordo tra la prevenzione dei dissesti e la disciplina urbanistica: l'effettivo controllo da parte degli enti locali, e in via surrogatoria delle regioni, preposti al rispetto dei vincoli di inedificabilità rappresenta, in questa materia, il modo per evitare inutili sacrifici di vite umane. Il settore urbanistico e quello dei controlli dovrà in ogni caso essere rivisitato con apposita iniziativa legislativa che preveda eventualmente, nel caso fosse necessario, anche la surroga degli enti territoriali inadempienti.
Per quanto riguarda l'evento franoso sulla statale 145, i tecnici del genio civile, della protezione civile, dell'ANAS e quelli nominati dal tribunale di Torre Annunziata, che ha disposto una perizia tecnica, hanno concordato, in attesa che la regione intervenga con un massiccio intervento di bonifica idrogeologica di tutta l'area, che fosse necessaria la costruzione di una breve galleria artificiale a piede frana per garantire la viabilità.
I lavori di detta galleria, eseguiti a cura e spese del genio civile regionale, come stabilito nella conferenza dei servizi tenutasi il 30 gennaio 1997 presso la regione Campania, sono stati ultimati con conseguente riapertura al traffico in data 28 febbraio 1997.
Si rende necessaria però la realizzazione da parte dell'ANAS della galleria tra i chilometri 11,600 e 14. I relativi elaborati tecnici, compresa la relazione geologica, sono stati sottoposti all'esame del consiglio di amministrazione dell'ANAS.
L'esecuzione di tali lavori ha subito dei ritardi, attribuibili a tre fatti: contenzioso instauratosi tra le società Scario Terme e l'ANAS al momento dello scavo del tunnel nell'omonima località; sequestro del cantiere disposto dal tribunale di Torre Annunziata per mancanza di licenza edilizia ed autorizzazione del comune di Vico Equense, per i lavori della galleria; interferenze tra la galleria in costruzione e quella della Vesuviana che corre in prossimità della galleria stradale.
Per quanto concerne il primo punto, il TAR della Campania ha riconosciuto le ragioni dell'ANAS.
Per quanto riguarda il secondo punto la Cassazione ha rigettato le conclusioni del magistrato del tribunale di Torre Annunziata disponendo il dissequestro del cantiere ad horas. In merito al terzo punto sono in corso rapporti con la Vesuviana per trovare soluzioni che consentano una rapida ripresa dei lavori del tunnel stradale.
L'ANAS precisa, infine, che i lavori di detta galleria non hanno determinato in alcun modo la frana del 10 gennaio 1997, in quanto l'evento franoso si è verificato a quota 450 metri sul livello del mare, mentre la galleria in questione è situata ad una quota inferiore (50 metri sul livello del mare).

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PRESIDENTE. L'onorevole Rivelli ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n.3-00654.

NICOLA RIVELLI. Signor Presidente, ho creduto per un attimo che il sottosegretario stesse rispondendo ad un'altra interrogazione in quanto i due punti cardine della nostra interrogazione non sono stati affrontati. In primo luogo volevamo sapere se fosse a conoscenza di che fine abbia fatto uno studio per il quale il comune di Napoli ha pagato oltre 16 miliardi (sto parlando di una cartografia sulla situazione del sottosuolo), che non è stato minimamente portato a conoscenza né di tecnici esterni né di tecnici interni.
In secondo luogo, volevamo sapere brevemente (a tale riguardo il rappresentante del Governo ha fatto un'elencazione di appena due o tre casi di dissesto idrogeologico verificatosi in Campania) quale programmazione, sempre che esista, sia stata fatta finora dal Governo, e dove sia stata resa pubblica, per arginare il dissesto idrogeologico della regione Campania.

PRESIDENTE. Segue l'interpellanza Gasperoni n.2-00327 (Finanziamenti agli istituti di patronato) (vedi l'allegato A).
L'onorevole Gasperoni ha facoltà di illustrarla.

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, rinuncio ad illustrare la mia interpellanza e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in relazione alla problematica sollevata dall'interpellanza Gasperoni ed altri n.2-00327 oggi in esame, si fa presente che effettivamente il Governo si è impegnato a procedere, entro e non oltre 12 mesi dall'entrata in vigore della legge n.608 del 1996 di conversione del decreto-legge n.510 del 1996, ad una revisione della legislazione vigente in materia di compiti e di finanziamento degli istituti di patronato e di assistenza sociale; ciò tenuto conto dell'insostituibile ruolo sociale svolto dai suddetti istituti in favore di tutti i lavoratori, in Italia ed all'estero, anche con particolare riferimento all'evoluzione della legislazione in materia previdenziale, assistenziale e sanitaria.
A tal fine si è ritenuto opportuno procedere alla costituzione di un'apposita commissione di cui sono stati chiamati a far parte esperti e rappresentanti dei ministeri interessati oltre che rappresentanti di alcuni enti previdenziali (l'INPDAP, l'INPS e l'INAIL) con il compito di individuare principi e criteri direttivi ai fini dell'adozione di un provvedimento legislativo di riforma delle norme riguardanti le finalità, il riconoscimento giuridico e le modalità di finanziamento degli istituti di patronato e di assistenza sociale, anche in relazione all'estensione del campo di attività e al supporto all'estero alle autorità diplomatiche e consolari che detti patronati svolgono.
La commissione è stata istituita con decreto ministeriale in data 6 novembre 1996 ed ha già iniziato concretamente ad operare. In particolare, nella prima fase della sua attività ha tenuto una serie di audizioni al fine di acquisire elementi di conoscenza ed indicazioni dalle parti interessate. Il succitato organo ha infatti incontrato, nei giorni 3 e 4 febbraio scorsi, i rappresentanti delle organizzazioni promotrici degli istituti di patronato, il 12 febbraio successivo i rappresentanti degli stessi istituti e infine, in data 24 febbraio, i rappresentanti delle regioni, delle province e dei comuni, nonché quelli del Ministero della sanità e della Conferenza generale italiana dell'emigrazione. Esauriti questi necessari lavori preliminari, la commissione ha convenuto di procedere alla fase più propriamente operativa, attuando una serie di incontri a partire dal mese di marzo ultimo scorso.
È intendimento della commissione e del Ministero del lavoro portare a compimento


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la propria attività nel più breve tempo possibile, nella piena consapevolezza dell'impegno anche temporale, vale a dire entro il novembre 1997, assunto dal Governo con la conversione del decreto-legge n.510 nella legge n.608 del 1996.

PRESIDENTE. L'onorevole Gasperoni ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n.2-00327.

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Pizzinato e mi dichiaro soddisfatto della risposta data, anche se mantengo una riserva per ciò che riguarda i tempi di realizzazione della riforma.
Lo scopo della mia interpellanza è quello di capire se il Governo, in relazione agli impegni contenuti nelle normative vigenti ed anche in ottemperanza con quanto disposto dalle stesse, intenda procedere alla predisposizione di un disegno di legge di riforma riguardante gli istituti di patronato e di assistenza sociale.
L'intenzione degli interpellati era ed è quella di sollecitare il varo di un tale provvedimento. Prendo atto della volontà espressa in questa sede dal sottosegretario Pizzinato per conto del Governo e dello stato di avanzamento del lavoro di predisposizione delle linee di riforma; mi permetto però di sottolineare che novembre è vicino e aggiungo che, al di là di quanto previsto dalla norma, i tempi sono maturi dal punto di vista politico per prendere in seria considerazione questa opportunità di riforma e procedere speditamente in tale direzione.
Tra gli stessi istituti di patronato è diffusa la consapevolezza che sia ormai tempo di revisionare una normativa che risente dei tanti anni che porta sulle spalle.
I tumultuosi cambiamenti intervenuti nel lavoro e nella società in questi anni non hanno peraltro cancellato il bisogno di quella tutela che viene effettuata dai patronati. Questi svolgono infatti una funzione di interesse pubblico, di tutela e di assistenza dei lavoratori per rendere effettivamente fruibili diritti previdenziali e assicurativi diversamente minacciati.
I patronati ogni anno forniscono tutela a milioni di cittadini prevalentemente considerati tra i soggetti più deboli della società. La loro esperienza rappresenta una grande risorsa per l'intera società e lo Stato; essa va salvaguardata riqualificandone il ruolo, la funzione e le forme di finanziamento. Accanto ai tradizionali compiti di assistenza sarebbe opportuno inserire varie attività di consulenza per integrare le varie forme di tutela con la promozione della facoltà di decidere per ogni singolo lavoratore quale opzione scegliere tra quelle offerte dalla recente riforma pensionistica, cioè tra il sistema contributivo e quello retributivo. Questo è solo un piccolo e marginale esempio di quanto possa diventare ampio il ruolo dei patronati adeguatamente riformati; si può spaziare dai problemi del lavoro, intesi principalmente come mercato del lavoro, a quelli della previdenza e dell'assistenza fino a quelli dell'assistenza fiscale legale o di erogazione di prestazioni e servizi ai nostri lavoratori all'estero.
La maggiore complessità di questa nostra società e la sua crescente sofisticazione delle regole, insieme al permanere di vaste diseguaglianze, accresce il bisogno di tutela. Certo, accanto alla riaffermazione della loro natura giuridica di enti privati che svolgono attività di pubblico interesse, sarebbe utile prevedere correttivi sostanziali; invece nel sistema di finanziamento il criterio guida al quale ci si dovrebbe attenere è quello dei servizi erogati e dell'attività realmente svolta, consentendo magari ai patronati la possibilità di ricorrere al concorso degli utenti alla copertura dei costi del servizio.
Infine credo che un buon lavoro di riforma e non di semplice razionalizzazione richieda una revisione dell'attuale modello centralistico per spostare il baricentro sul territorio, preferibilmente di livello regionale. Credo insomma che anche gli istituti di patronato adeguatamente rinnovati e riformati possano essere parte attiva e molto importante del grande obiettivo di modernizzazione del nostro paese e del nostro Stato sociale, al cui centro siano poste la difesa e la valorizzazione


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dei diritti a partire dalla tutela degli strati sociali più deboli ed marginati.
Per queste ragioni auspico l'avvio di un percorso riformatore che in tempi rapidi possa ricevere l'approvazione del Parlamento. A tal fine il gruppo della sinistra democratica presenterà a giorni una propria proposta di legge che incoraggi e sostenga la realizzazione dell'obiettivo di riforma, così come peraltro annunciato dal sottosegretario Pizzinato.

PRESIDENTE. Segue l'interpellanza Giovanardi n.2-00445 (Convenzione INPDAP-Unistudio) (vedi l'allegato A).
L'onorevole Giovanardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, la mia sarà una breve illustrazione nella speranza che quella del Governo non sia una risposta formale. Al di là del testo che i ministri e i sottosegretari spesso leggono, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Pizzinato sul contenuto della mia interpellanza. La Unistudio è una società di Modena che nel 1996 aveva sottoscritto una convenzione con l'INPDAP per gestire il patrimonio immobiliare di quell'ente in Emilia-Romagna e nelle Marche. Era stata fatta una selezione, erano state avanzate delle offerte e i vari lotti erano stati vinti da coloro che avevano presentato le offerte migliori. Per una serie di ritardi dell'INPDAP, solo verso la fine del giugno 1996 a queste società di gestione sono state inviate le modalità operative. Il 24 luglio 1996 - praticamente a solo un mese di distanza dall'invio delle modalità operative - il SUNIA nazionale comunicava ai suoi soci che, dopo aver conferito con due dirigenti dell'INPDAP, la dottoressa D'Amico e il dottor Carta, il 31 dicembre non sarebbe stato rinnovato il contratto con la società Unistudio perché inadeguata ad affrontare l'incarico. Ripeto: ciò si è verificato in un momento in cui non era ancora iniziato dal punto di vista operativo lo svolgimento dell'incarico stesso.
Successivamente, nel mese di settembre, il SUNIA comunicava agli inquilini INPDAP di Bologna che questo incarico non sarebbe stato rinnovato. Non solo, ma l'INPDAP incominciava addirittura a scrivere - poi ha detto che si è trattato di un errore! - agli inquilini di Bologna e, per conoscenza, non all'Unistudio, ma direttamente ad una società della lega delle cooperative (che non aveva alcuna parte in tale questione). Nella sostanza, quindi, l'Unistudio è venuto a conoscenza della prima notizia ufficiale relativa alle intenzioni dell'INPDAP il 7 febbraio 1997, cioè circa sette mesi dopo che il SUNIA (che è il sindacato degli inquilini collegato alla sinistra) aveva già annunciato ai propri soci che questo «intruso» - devo definire così quella società che si era permessa di vincere la gara di appalto, che forse era predestinata ad altri - sarebbe stato esautorato.
Nella mia interpellanza chiedo come faceva il SUNIA a sapere sin dal mese di luglio di una decisione futura dell'INPDAP assunta, per l'appunto, sette mesi dopo, senza che venisse mai mossa alcuna contestazione all'Unistudio. Chiedevo inoltre se corrispondesse al vero che, quando nel mese di febbraio si è giustificato il mancato rinnovo del contratto con alcune inadempienze formali, le stesse identiche inadempienze formali fossero state compiute da altre società che avevano vinto l'appalto, alle quali tuttavia non è stato mosso alcun rilievo, che perciò hanno continuato a lavorare come se niente fosse.
Nella gestione di questo patrimonio sono avvenuti fatti singolari come quello verificatosi a Funo di Argelato, dove una società privata gestisce per l'INPDAP, per un costo di circa 200 milioni di lire all'anno, un complesso di 32 negozi-magazzini, dei quali solo sei risultano affittati, nella stessa area territoriale nella quale lavorava l'Unistudio, che si è permessa di segnalare questa incongruenza ponendo il seguente quesito: «Come fate a pagare 200 milioni all'anno ad una società che mantiene questo patrimonio immobiliare assolutamente sfitto, inadeguato, improduttivo e via dicendo?».


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Vi è quindi da chiedersi dove sia l'interesse pubblico in queste vicende, dove sia l'interesse privato, se il Governo abbia verificato e se abbia una qualche giustificazione da dare rispetto alla scansione temporale scandalosa degli avvenimenti. È una vicenda che, se non il «fumus», rappresenta certamente una sostanza composta da commistioni inaccettabili, forse illegali ed illecite, fra dirigenti dell'INPDAP ed un sindacato come il SUNIA, che non aveva alcuna parte e alcun diritto di anticipare in maniera profetica scelte che a quel tempo erano assolutamente ingiustificabili ed imprevedibili.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. L'interpellanza Giovanardi n.2-00445 prende spunto dalla vicenda relativa al mancato rinnovo della convenzione da parte dell'INPDAP con la società Unistudio di Modena per la gestione del patrimonio immobiliare dell'Istituto relativo al lotto n.5 Emilia Romagna-Marche.
In proposito, l'Istituto ha precisato di aver affidato nel gennaio 1996, a seguito di apposita gara, la gestione del patrimonio immobiliare a società esterne attraverso la sottoscrizione di una convenzione. Quest'ultima prevedeva una durata limitata ad un periodo di dodici mesi e la possibilità di ricorrere alla procedura negoziale per il rinnovo della stessa, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera f), della direttiva comunitaria n.92/50, recepita con il decreto legislativo del marzo 1995, n.157.
L'INPDAP nel corso del 1996 ha valutato attentamente l'attività svolta dalle società che avevano in gestione il patrimonio, riscontrando inadempienze contrattuali esclusivamente nell'operato della società Unistudio. Le inadempienze contrattuali riscontrate attenevano alla mancata segnalazione delle morosità per canoni ed oneri accessori maturati dai conduttori, alle mancate redazioni ed invio dei previsti rendiconti riepilogativi semestrali delle somme incassate, al mancato versamento - sottolineo: mancato versamento - degli incassi nel conto dell'INPDAP, secondo i tempi e le modalità previste dalla convenzione. In particolare, appare utile evidenziare in relazione alle osservazioni svolte dall'onorevole Giovanardi, che l'inadempienza relativa al mancato versamento degli incassi era contrattualmente sanzionata con apposita clausola risolutiva (articolo 22 del contratto), che l'Istituto ha ritenuto di non attivare proprio in considerazione dell'imminente scadenza naturale della convenzione. Qui sta l'interesse pubblico e non quello privato relativamente al non versamento...

CARLO GIOVANARDI. Guardi che i soldi erano sul conto INPDAP. Lei non è informato, come al solito!

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, la prego, lasci concludere!

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Tralascio gli apprezzamenti.

CARLO GIOVANARDI. Sarà meglio.

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Ripeto, dunque, quanto ho già detto, onorevole Giovanardi e la prego...

CARLO GIOVANARDI. Anche io la prego di dire cose esatte, di informarsi!

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. L'inadempienza relativa al mancato versamento degli incassi nel conto dell'INPDAP era contrattualmente sanzionata; questo ho affermato ed ho la necessaria documentazione, essendomi informato.
Conseguentemente si deve aggiungere che sia i direttori delle sedi periferiche dell'Istituto sia numerosi conduttori degli


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immobili hanno giudicato in modo non positivo l'attività svolta dall'Unistudio. In particolare, i conduttori dell'immobile sito in Bologna, via Filopanti, con nota del 13 novembre 1996 si sono dichiarati profondamente e vivamente scontenti dell'operato della società Unistudio per una serie di motivi, quali l'impreparazione del personale, difficoltà di rapporti, mancanza di organizzazione, lungaggini e dilazioni riscontrate nell'effettuazione degli interventi sollecitati dai diversi inquilini.
Si conferma pertanto che l'Istituto ha deciso di non rinegoziare con la società Unistudio la convenzione scaduta il 18 gennaio 1997, in presenza delle riscontrate inadempienze contrattuali e che sulla decisione assunta nessuna influenza ha esercitato la situazione relativa alla gestione di immobili siti in Funo di Argelato, cui si fa cenno nell'interpellanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n.2-00445.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, non sono solo insoddisfatto, sono anche indignato per quanto ha detto il sottosegretario. Evidentemente l'appartenenza al partito democratico della sinistra fa premio su tutto, sulla verità, sulla trasparenza, per cui assistiamo a risposte vergognose come questa.
Ho detto, e ne ho la documentazione, che il 24 luglio 1996, prima ancora che l'INPDAP dicesse alle varie società come dovevano operare, il SUNIA nazionale ha scritto ai suoi soci che non sarebbe stato rinnovato l'incarico all'Unistudio di Modena. Ho chiesto al sottosegretario come faceva il SUNIA, in luglio, a prevedere che non sarebbe stato rinnovato un incarico, quando il primo rilievo a quella società è stato mosso alla fine di novembre. Mi risponda, sottosegretario, o fa finta di non capire? Come ha fatto il SUNIA? Poi mi si dice che in novembre, in via Filopanti, a Bologna, i conduttori di un immobile hanno scritto una nota (probabilmente si tratta di soci del SUNIA, siamo a Bologna, e sappiamo come è fatto il sistema emiliano). Il SUNIA, allora, o la lega delle cooperative, o le società collegate, decidono che è un affronto che una società non collegata con loro gestisca un patrimonio che ritengono proprio. Quindi, politicamente - è agli atti, ci sono le raccomandate -, già in luglio si annuncia che questi verranno fatti fuori. Poi in novembre si trovano cinque inquilini ai quali far scrivere che sono insoddisfatti. Ma questi ultimi, che scrivono tre mesi dopo che il SUNIA ha mandato quelle lettere, sarebbero credibili? Dove sono i direttori locali che avrebbero affermato che tale società non era all'altezza? È esattamente il contrario: tutti i dirigenti locali dell'INPDAP hanno sempre sostenuto che era sicuramente all'altezza. Io stesso ho tentato per mesi, dopo la lettera del SUNIA, di mettermi in contatto con il dottor Carta, per chiedergli come potevano accadere certe cose; ma non sono mai riuscito a parlargli, non sono mai riuscito ad ottenere una pur minima giustificazione. E poi la scoperta risibile che non hanno versato le somme dovute; ma i soldi erano già su un conto INPDAP (anche se avrebbero dovuto tecnicamente essere accreditati su un altro conto sempre dell'INPDAP) e gli interessi comunque li maturava l'Istituto. I ritardi però erano dovuti proprio al fatto che l'INPDAP ha dato disposizioni con grandissimo ritardo. Come questa società di Modena si sono comportate società di altre regioni, alle quali però è stato rinnovato l'incarico. Perché lo si è fatto con società che erano esattamente nella medesima situazione di quella di Modena? Forse perché non erano in Emilia-Romagna? Forse non era collegata al PDS, al SUNIA?
Mi si deve dire in questa sede come sia possibile che il SUNIA in luglio abbia scritto, citando i nomi dei dirigenti dell'Istituto, che sette mesi dopo non sarebbe stato rinnovato il contratto a quella società.
Invece di risposte ho avuto barzellette, dette anche con tono di sussiego, come uno che abbia scoperto che quella società chissà che cosa ha fatto (ed invece è proprio il contrario).


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Questo è il modo in cui il ministero vuole tutelare la trasparenza e la legalità: davanti alle prove provate, documentate, avrebbero per lo meno dovuto chiamare quel dirigente o mettersi in contatto con il SUNIA per sapere come fosse stato possibile che in agosto si fosse scritto non all'Unistudio, che era titolare della convenzione, ma alla lega delle cooperative, senza che quella società avesse avuto una riga di rimprovero, di richiamo. Queste sono cose da terzo mondo, da Bulgaria, da Albania!
Il sottosegretario viene a rispondermi, leggendo un testo dal tono burocratico, come se tutto fosse regolare, ovviamente senza dare neanche una risposta alle mie domande.
Purtroppo debbo rilevare che il PDS, quando era all'opposizione, predicava bene; ora che è al potere è bieco, non so come definire questa situazione. Davanti all'ingiustizia, davanti alle infamie non vi siete posti neanche lontanamente il problema di andare a ristabilire la verità, ma solo quello di coprire i compagni.
Mi dichiaro, pertanto, non solo insoddisfatto ma indignato di un tale comportamento.

FILIPPO MANCUSO. Briganti, briganti!

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, mi sembra siano state usate terminologie che non appartengono a questa Assemblea.

FILIPPO MANCUSO. Appartengono a voi!

PRESIDENTE. Ha ragione, signor sottosegretario.
Onorevole Mancuso, la prego!
Segue l'interrogazione Cola n.
3-00878 (Acquisto di immobili dell'Enasarco) (vedi l'allegato A).
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, mi auguro che lei legga il resoconto della seduta, così come io mi riservo di fare.

PRESIDENTE. Il Presidente può intervenire prima o dopo, non durante. Ciascuno è responsabile delle proprie azioni. Io posso intervenire successivamente chiedendo pacatamente a tutti di contribuire ad un equilibrato svolgimento della seduta, ma non sono responsabile delle parole che vengono pronunciate. Ciò vale per me come per chiunque presieda.

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, non mi riferisco alle parole dell'onorevole Giovanardi, il quale ha svolto una critica severa della quale prendo atto. Vi sono stati altri deputati che hanno pronunciato parole che non mi sembrano degne di questa Assemblea. Comunque, ora intendo rispondere all'interrogazione presentata dall'onorevole Cola e da altri parlamentari.

PRESIDENTE. Ciò riguarda chi ha pronunciato certe parole, non certo la Presidenza.

ANTONIO PIZZINATO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. L'interrogazione presentata dall'onorevole Cola e da altri deputati pone all'attenzione del Governo la vicenda relativa all'acquisto di un immobile sito in Castelnuovo di Porto da parte dell'Ente nazionale assistenza agenti e rappresentanti di commercio, chiedendo l'intervento volto a bloccare tempestivamente l'operazione di compravendita. In proposito l'Enasarco ha comunicato che la complessa procedura posta in essere ai fini dell'acquisto dell'immobile in argomento è stata da ultimo vanificata dal sopravvenuto disinteresse della società Sidema alla conclusione del contratto di vendita, disinteresse confermato mediante comunicato pubblicato sulla stampa quotidiana.


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Il consiglio di amministrazione ha quindi disposto l'archiviazione della pratica. Sembra comunque opportuno un breve richiamo ai criteri che sorreggono l'attuazione dei piani annuali di impiego da parte dell'ente, al fine di consentire un utile chiarimento sulla scelta di acquisto operata e poi, come detto, non andata a buon fine.
Il consiglio di amministrazione ha sempre fissato in via preventiva i criteri e le procedure per l'attuazione dei piani di impiego. Tra l'altro, viene prevista la pubblicazione di appositi bandi al fine di acquisire le offerte di vendita. Nel caso di specie la valutazione ha riguardato 276 offerte pervenute, 119 delle quali riguardanti immobili siti nel comune di Roma. Le istruttorie condotte sulla base di criteri dettagliati dal consiglio di amministrazione ed attinenti allo stato dei lavori, alla tipologia dell'edificio, alle prospettive di reddito, hanno consentito la definizione di 29 procedure, delle quali 15 concernenti stabili situati nella città di Roma.
L'Enasarco ritiene quindi di aver correttamente operato deliberando la compravendita degli immobili che risultassero aderenti a quei criteri di convenienza fissati in via generale e preventiva dal consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Cola ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n.3-00878.

SERGIO COLA. Debbo purtroppo ribadire quanto già affermato in maniera decisissima dall'onorevole Giovanardi in relazione all'interpellanza n.2-00445: la mia insoddisfazione è totale. Vi è un tentativo di «glissare» sugli inquietanti interrogativi che erano stati posti nell'interrogazione e, se per un solo istante poniamo mente alla scansione temporale degli eventi, ci rendiamo conto che questo è un tentativo che definisco non vergognoso, ma veramente censurabile sotto tutti i punti di vista. Ed allora valga il vero.
In data 1 agosto 1996 chi parla, unitamente ad altri parlamentari, presentò un'interrogazione con la quale si evidenziavano notizie apprese, ossia se rispondesse o meno a verità che l'Enasarco stava per acquistare un immobile sito in località Castelnuovo di Porto per una cifra considerevole. Nell'interrogazione si chiedeva quali criteri avessero ispirato l'Enasarco ad acquistare quell'immobile e non altri e, soprattutto, si domandava testualmente se uno stretto congiunto di un noto esponente del Governo fosse direttamente interessato nella proprietà e nella gestione del succitato gruppo Zeta.
Carissimo sottosegretario, lei sicuramente avrà attinto notizie, non avrà approfondito la tematica ed allora deve sapere che all'interrogazione che richiamavo, datata, come dicevo, 1 agosto 1996, il suo ministero forniva una risposta in data 12 novembre 1996, una risposta questa «glissatrice» in maniera evidentissima. Infatti, contrariamente a quello che lei assume in questo momento, quella risposta si limitava solamente ad esporre i criteri in base ai quali si era pervenuti dalla decisione da parte dell'Enasarco, il cui presidente era persona legatissima a Treu ed a Dini, questo non bisogna assolutamente negarlo né tampoco non evidenziarlo. Quella risposta concludeva che effettivamente in data 27 maggio 1995 (sulla scorta di criteri che per la verità non sono assolutamente convincenti, perché non bisogna dimenticare che l'immobile è sito in periferia «a Castelnuovo di Porto» e che nella città vi sono moltissimi immobili di valore quanto meno corrispondente e molto più funzionali alle esigenze dell'Enasarco) si era pervenuti alla stipula di un compromesso. Tale risposta è datata 12 novembre 1996.
Naturalmente lei non ha detto per quale motivo non si sia fornita risposta al quesito più inquietante, cioè se uno stretto congiunto di un noto esponente del Governo fosse direttamente interessato nella proprietà e nella gestione del succitato gruppo Zeta, che è poi il gruppo proprietario della Sidema, società che ha operato la vendita dell'immobile. Proprio in relazione a questa carenza, presentavamo, questa volta unitamente all'onorevole


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Mancuso, altra interrogazione datata 11 marzo 1997, in cui ci dichiaravamo insoddisfatti per la risposta assolutamente carente ricevuta ed in cui evidenziavamo fra l'altro alcuni aspetti ancora più inquietanti. Entravamo infatti ancor più nei particolari, mostrando in un modo ineccepibile, che non ammette alcun tipo di replica, che la Sidema era effettivamente legata ad un congiunto di un esponente del Governo.
Vi abbiamo fatto riferimento (lo ha fatto anche l'onorevole Mancuso, per la verità) nell'ambito della Commissione antimafia, affermando che le azioni sono detenute dalla Blackburn Limited Company di Limassol e dalla Ciproversus Company, altra società che fa capo alla Adriatico, società anonima della Costarica, presieduta appunto dalla moglie dell'onorevole Dini. Naturalmente queste nostre affermazioni relative ad aspetti molto inquietanti sono state oggetto di una ulteriore interrogazione: quella a cui in modo molto carente, approssimativo e - diciamo così - con riserve mentali evidentissime, lei non ha dato alcuna risposta.
Alla fine, lei ci viene a dire, attraverso quella che non posso che definire un'ipocrisia, che ormai la trattativa è stata resa vana, chissà per quali motivi. Avrebbe dovuto avere il coraggio, carissimo sottosegretario, di dirci: ci siamo accorti, perché non lo sapevamo, che era interessata la moglie di Dini e, proprio per questa ragione, abbiamo ritenuto di porre un freno...

PRESIDENTE. Onorevole Cola, il tempo a sua disposizione è terminato: dura lex, sed lex!

SERGIO COLA. Ho finito, Presidente.
Se lei, signor sottosegretario, avesse detto così, avrebbe dimostrato molta più sincerità, ma non l'ha detto, per cui la mia insoddisfazione è davvero totale. Il nostro richiamo è di natura morale, perché il PDS ed il Governo che esso sostiene non perpetuino quanto è stato posto in essere in modo così vergognoso dalla prima Repubblica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta fino alle 15.

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