Seduta n. 179 del 12/4/1997

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Su dichiarazioni del senatore Andreotti relative alla vicenda del rapimento di Aldo Moro (ore 12,45).

VINCENZO FRAGALÀ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO FRAGALÀ. Signor Presidente, le sono grato per avermi concesso la parola. Desidero porre un'esigenza, avvertita da me e da molti parlamentari, in conseguenza delle dichiarazioni rese ieri dal senatore Giulio Andreotti nell'ambito dell'audizione dinanzi alla Commissione stragi, secondo le quali sui tragici avvenimenti della primavera del 1978, relativi al rapimento e all'omicidio dell'onorevole Aldo Moro, si ebbe una vicenda, ad avviso del senatore Andreotti, particolarmente inquietante. Mi riferisco al fatto che da parte del professor Prodi, del professor Clò, del professor Baldassari e di altri personaggi fu inventata la storia della seduta spiritica da cui sarebbe emersa la parola «Gradoli» per coprire un esponente dell'autonomia bolognese, il quale avrebbe invece rivelato che in via Gradoli vi era un covo delle brigate rosse.
Signor Presidente, non sfuggirà alla sua rinomata sensibilità che è assolutamente importante innanzitutto che il presidente Pellegrino venga da lei sollecitato affinché il Presidente Prodi riferisca su questa vicenda nella Commissione stragi, ma soprattutto, in riferimento ad un'interpellanza da me presentata questa mattina, che il Presidente del Consiglio riferisca su un fatto che è rimasto uno dei buchi neri più atroci della storia della Repubblica, cioè sull'omicidio dello statista democristiano.
A questo proposito, credo che, se fosse vero e venisse confermato dal professor Prodi che la storia (a cui per la verità non abbiamo mai creduto) della seduta spiritica serviva a coprire e a proteggere una fonte dell'autonomia bolognese, non vi è dubbio che, se quella fonte fosse stata offerta agli inquirenti e agli investigatori nella primavera del 1978, probabilmente si sarebbe potuta salvare la vita dell'onorevole Moro e la storia del nostro paese avrebbe avuto un corso diverso.

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, voglio associarmi anch'io alla richiesta avanzata dal collega Fragalà. Sono rimasto un po' perplesso in quanto, davanti ad una dichiarazione resa da un Presidente del Consiglio in carica al tempo dei fatti (il senatore Andreotti, infatti, era allora Presidente del Consiglio) che chiama in causa l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri in ordine ad una vicenda così delicata, dichiarazione fatta tra l'altro con una certa sicurezza e precisione, mi sembra di capire che il senatore Pellegrino abbia già dato per chiarito come siano andate le cose, sulla base di una dichiarazione fatta nel 1981 dal professor Prodi.
Il fatto che un Presidente del Consiglio in carica a quell'epoca renda una dichiarazione così precisa davanti ad una Commissione parlamentare mi sembra imponga un'audizione dell'onorevole Prodi. Anch'io credo che, se vogliamo essere


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rigorosi, la seduta spiritica abbia potuto fin da allora far nascere ironie e perplessità anche in parte della magistratura, come leggiamo oggi sui giornali. Questo particolare, per essere molto obiettivi, fa nascere una serie di interrogativi su quello che ha detto il Presidente del Consiglio di allora, su come quest'ultimo abbia avuto tali informazioni, cioè se le abbia avute allora oppure oggi, se allora esse siano state coperte da segreto di Stato, se vi sia stata un'intesa tra chi aveva la responsabilità allora, il ministro dell'interno o il Presidente del Consiglio, e i professori bolognesi, per coprire la fonte (che oggi sembra essere autonomia operaia) che diede quella indicazione.
Credo si tratti di questioni importanti che vanno sviluppate e chiarite per stabilire la verità dei fatti; non certo per dare un esito diverso a quella vicenda, ma perché credo sia opportuno inquadrarla storicamente e sapere esattamente che cosa avvenne senza insistere, come ho detto stamattina, in coperture e in conferme della versione della seduta spiritica. Mi associo anch'io alla richiesta avanzata al Presidente della Camera, per quanto potrà fare trattandosi di una Commissione bicamerale, di un sollecito al presidente della Commissione perché convochi il Presidente del Consiglio in carica, in ordine alle affermazioni di ieri del senatore Andreotti.

CARMELO CARRARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO CARRARA. Presidente, intendo anch'io associarmi alla richiesta dell'onorevole Fragalà, perché indubbiamente il contenuto dell'audizione di ieri del senatore Andreotti rende evidente ancora una volta come i misteri di via Fani non siano assolutamente cessati. Sappiamo bene che l'onorevole Prodi ha già reso dichiarazioni davanti all'autorità giudiziaria e che ha mantenuto l'assunto della seduta spiritica; ma sicuramente rispetto al primo momento ed a quando è stato escusso dall'autorità giudiziaria vi è un quid novi, rappresentato dalle dichiarazioni del senatore Andreotti, che mettono in dubbio l'impalcatura finora prospettata dall'onorevole Prodi.
È allora giusto che l'onorevole Prodi, in qualità di Presidente del Consiglio, abbia la sensibilità politica di cogliere un fatto che può mettere in discussione non soltanto l'assunto che egli ha reiterato davanti agli organi inquirenti, ma soprattutto l'assunto sul suo presunto collegamento con la formazione di autonomia operaia. È sicuramente un atto dovuto da parte del Presidente del Consiglio, perché se continuassimo così, correremmo il rischio di ritenere fondatamente che questo Governo possa orientare le sue azioni politiche anche sulla base di divinazioni emergenti da situazioni spiritiche, ma soprattutto correremmo il rischio che le nostre migliori forze investigative vengano proiettate sul territorio sullo spunto di notizie di cui non soltanto non abbiamo accertato la natura, ma di cui non abbiamo accertato neanche l'identità della provenienza.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Devo richiamarmi agli interventi dei colleghi per fare un'analoga richiesta. Osservo che la Commissione stragi, sulla base dell'ultimo provvedimento legislativo, dovrebbe rimanere in vita fino ad ottobre. Le dichiarazioni rese in Commissione dall'onorevole Andreotti su una vicenda tragica e drammatica della storia della Repubblica riaprono uno scenario inedito e nuovo per alcuni versi; ci auguriamo che la Commissione stragi possa raggiungere risultati apprezzabili su questa vicenda nei tempi prefigurati per la sua esistenza.
Forse la nostra richiesta doveva essere inutile. Infatti, dopo le notizie emerse in Commissione stragi lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri doveva dichiarare la sua disponibilità, o quanto meno sollecitare la Presidenza della Camera per


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fornire una comunicazione all'Assemblea di Montecitorio. Colgo dunque questa occasione per sollecitare lei, signor Presidente, a far presente al Presidente del Consiglio dei ministri la necessità di chiarire questa vicenda, per alcuni versi inquietante. Vi sono parti oscure, non soltanto per la storia della seduta spiritica, e credo che il Presidente del Consiglio possa fornire ulteriori contributi visto e considerato che in quel momento è stato una parte importante di alcune storie sulle quali si sono costruite alcune tesi con riferimento al sequestro e all'assassinio dell'onorevole Moro.

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, oltre ad associarmi alle richieste che sono già state avanzate dai colleghi, desidero mettere in luce un altro aspetto particolarmente grave, perché se si scopre - come ieri sembra essersi scoperto, ora che c'è la testimonianza del Presidente Andreotti su questo - ciò di cui molti di noi laici eravamo convinti, cioè che non era stata una seduta spiritica a suggerire il nome «Gradoli», allora dobbiamo anche capire perché avvenne il depistaggio collegato alla seduta spiritica. L'affermazione sulla seduta spiritica servì a far sì che le forze dell'ordine, invece di andare a via Gradoli, dove immagino autonomia operaia o quegli ambienti avrebbero indirizzato gli inquirenti, andarono nel paese di Gradoli e si persero dei giorni, che furono utili alle brigate rosse per uccidere Aldo Moro e impedirono alle forze dell'ordine di salvare Aldo Moro.
Allora, il fatto che il Presidente del Consiglio Prodi abbia, nel corso di questi anni, serbato il segreto relativo a questa menzogna di Stato non è soltanto un dato di fatto personale che appartiene al Presidente del Consiglio Prodi, ma è invece il coperchio su un'operazione di depistaggio che allora impedì di salvare l'onorevole Moro.
Quindi, la situazione è estremamente grave e l'intervento del Parlamento non so se si possa limitare alla richiesta dell'audizione del Presidente Prodi davanti alla Commissione stragi oppure se debbano essere individuati altri strumenti. Certo è che le cose che ha detto ieri Andreotti cambiano completamente l'analisi che dobbiamo fare di ciò che successe allora e svelano, non il falso della seduta spiritica, ma la realtà di un depistaggio voluto, organizzato, programmato e durato fino ad oggi.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ANTONINO LO PRESTI. Presidente, l'onorevole Taradash ha anticipato il contenuto del mio intervento, perché mi associo alla sua richiesta di aprire su questa vicenda, sull'assurda situazione che si è venuta a determinare, un dibattito non soltanto in Commissione stragi, che in questo momento si occupa della vicenda Moro, ma anche in Assemblea, non sottovalutando il fatto che siamo in presenza di un Presidente del Consiglio in carica, quindi un'istituzione, che è stata coinvolta in una vicenda gravissima per il paese, con una menzogna che è stata da tutti sottolineata.
Quindi, il mio intervento intendeva sottolineare questo aspetto: se non sia opportuno che lei, Presidente, assuma le iniziative che la carica le consente per portare qui in Assemblea, e non soltanto in Commissione stragi, questa delicata e assurda vicenda.

PRESIDENTE. Vi ringrazio, colleghi. Credo che in questa vicenda vadano distinti due aspetti, uno che riguarda il profilo delle responsabilità politiche del Presidente del Consiglio e l'altro che riguarda l'attuale Presidente del Consiglio come eventuale testimone, partecipe di una vicenda. Per quanto riguarda questo


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secondo aspetto, ritengo che esso certamente investa la Commissione d'inchiesta, che è stata istituita per questo, e non, credo, l'Assemblea. Per quanto riguarda eventuali responsabilità politiche, i colleghi hanno gli strumenti per sollecitare un dibattito.
A questo proposito, onorevole Fragalà, credo che lei debba rivedere il suo atto ispettivo, perché fa riferimento piuttosto all'aspetto della testimonianza che non a quello della responsabilità politica. Il collega Taradash ne ha presentato uno che per nove decimi va bene, ma forse anche in quell'atto questo aspetto va leggermente corretto. Giovedì si dovrebbe riunire la Commissione d'inchiesta di cui alcuni dei colleghi intervenuti fanno parte e ritengo che quella sarà la sede in cui porre la questione. D'altronde, alcuni dei protagonisti che qui sono stati citati furono ascoltati dalla Commissione d'inchiesta sul caso Moro e quindi credo che il confronto dei testi sarà utile.

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