Allegato A
Seduta 150 del 13/2/1997

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INTERPELLANZE ED INTERROGAZIONI

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A) Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare i Ministri dei trasporti e della navigazione e dei lavori pubblici, per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri, intervenendo in merito alla cosiddetta «variante di valico», ha indicato la cifra di quaranta morti nell'ultimo anno come uno dei motivi per accelerare la decisione positiva per il raddoppio del tratto autostradale Firenze-Bologna;
tale cifra è stata amplificata dai mezzi di comunicazione, al punto che un editorialista ha addirittura accusato gli oppositori del raddoppio di essere responsabili di queste morti;
è noto che più della metà degli incidenti stradali avviene nelle aree urbane; nel 1993 su 153.393 incidenti stradali, 111.644 sono avvenuti nelle aree urbane ed ottomila lungo le autostrade, stando al conto nazionale dei trasporti del 1995;
è noto che la velocità è la prima causa degli incidenti stradali;
è noto altresì che la costruzione delle terze corsie, incrementando la velocità, incrementa anche il numero degli incidenti;
secondo i dati ufficiali della società Autostrade, nel tratto Firenze-Bologna (91,1 chilometri, compresi i venti tra Bologna e Sasso Marconi, ossia la cosiddetta "tangenziale ad uso metropolitano") nel 1994 erano morte sei persone, mentre nel 1995 gli incidenti stradali hanno provocato quindici vittime;
un solo grave incidente nel 1995, che ha portato da sei a quindici i morti nell'anno, ha elevato il tasso di mortalità, che nel 1994 era circa la metà della media nazionale;
se tuttavia consideriamo, come è giusto che si consideri, il solo tratto interessato dalla variante, ossia la tratta fra Sasso Marconi e Firenze Nord, di settanta chilometri, secondo i dati ufficiali della direzione del quarto tronco/Firenze - ufficio traffico della società Autostrade, nel 1994 gli incidenti erano stati novecentododici, i feriti duecentosessanta ed i morti quattro, mentre nel 1995 gli incidenti sono stati ottocentonovantacinque, i feriti duecentotrentadue ed i morti undici-:
da quale fonte il Governo abbia assunto la notizia dei quaranta morti nel 1995;
se i dati ufficiali della società Autostrade relativi ai morti ed ai feriti, vittime di incidenti avvenuti lungo la tratta in questione, siano da considerarsi attendibili;
per quali ragioni siano stati diffusi dati così difformi rispetto a quelli ufficiali forniti della società Autostrade;


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perché sia stata alimentata una faziosa campagna di stampa sulla base di dati palesemente infondati;
quali siano i dati ufficiali relativi agli incidenti su tutte le tratte autostradali negli ultimi dieci anni;
quali siano i dati relativi ad incidenti avvenuti prima e dopo la costruzione delle terze corsie;
quali misure siano state assunte dalla società Autostrade per aumentare il livello di sicurezza e ridurre gli incidenti stradali, anzitutto lungo le tratte più a rischio, dove ogni anno, in presenza di particolari condizioni climatiche, prevedibili e ricorrenti (nebbia, neve, ghiaccio eccetera), si ripetono incidenti a catena nelle stesse località e negli stessi periodi;
in che modo il Governo controlli l'adempimento degli obblighi delle società concessionarie nei confronti degli utenti delle autostrade, principalmente in materia di sicurezza;
quale sia la politica globale del Governo in materia di sicurezza stradale ed autostradale.
(2-00156)
«Galletti».
(2 agosto 1996)

B) Interrogazione:

SAVARESE. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la città di Roma ed i comuni limitrofi sono costantemente e quotidianamente gravati dal flusso di centinaia di migliaia di veicoli;
l'unica arteria di grande scorrimento che, sia pure in misura non sufficiente, risolve in parte il problema degli spostamenti dei cittadini romani, dei turisti e del traffico degli automezzi industriali, è la bretella chiamata grande raccordo anulare;
l'Anas, proprio in considerazione dell'enorme importanza di questa arteria, che attualmente solo in alcuni limitati tratti dispone di tre corsie, ha definito un programma di completamento della triplicazione, da attuarsi in una prima fase entro il 2000, relativa al tratto sud di questa arteria;
tali indispensabili e necessari lavori prescindono da quelli previsti per il Giubileo dell'anno 2000 e, quindi, per la loro esecuzione saranno utilizzati fondi di bilancio dell'Anas;
un emendamento al disegno di legge finanziaria, così come approvato dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati, ha privato l'Anas di trecentoventi miliardi di lire -:
se sia consapevole del rischio che tale diminuzione di fondi comporti per i previsti lavori al grande raccordo anulare di Roma e se possa garantire che l'Anas sarà comunque in grado di ottemperare alla realizzazione di tali lavori, la cui importanza va ben al di là della sola città di Roma, anche in previsione dei grandi eventi degli anni a venire.
(3-00411)
(3 novembre 1996)

C) Interrogazione:

NICOLA PASETTO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
il sottoscritto ha già denunciato con un precedente atto ispettivo la scandalosa vicenda relativa all'assegnazione dei lavori di completamento della strada statale n.434, denominata "Transpolesana", operata dall'Anas a favore della ditta Coinpre srl;
risulta all' interrogante che il vero deux ex machina della società Comapre, e quindi della Coinpre, sia un noto esponente della "tangentopoli" napoletana, certo Leonida Perrella, cognato di Giulio Di Donato, ex «vice» napoletano di Bettino


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Craxi, secondo quanto più volte riportato dal quotidiano il Mattino nelle cronache del 1993 e del 1994 -:
quali accertamenti abbia condotto in proposito, quali provvedimenti intenda adottare, anche nei confronti dei vertici dell'Anas coinvolti nella vicenda, e quali concrete azioni intenda promuovere infine per la tutela dei lavoratori e dei creditori della ditta Comapre.(3-00417)
(4 novembre 1996)

D) Interrogazione:

DUCA, GASPERONI, CESETTI, MARIANI, GALDELLI, LENTI, SBARBATI e GIACCO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
il 15 novembre 1994 il tribunale di Ancona ha emesso una sentenza di condanna per truffa aggravata ai danni dello Stato relativamente a due concessioni, affidate dal ministero dei lavori pubblici al signor Edoardo Longarini, aventi per oggetto l'affidamento dei lavori del settimo lotto del piano di ricostruzione di Ancona: l'una con i decreti ministeriali n.5817/77 e n.1319/80 e l'altra con i decreti ministeriali n.291/85 e n.1003/86;
la condanna, a complessivi cinquantadue anni di reclusione ed al risarcimento dei danni in favore delle parti civili costituitesi (l'amministrazione dei lavori pubblici e il comune di Ancona), ha riguardato amministratori e funzionari dello Stato: Edoardo Longarini, in qualità di concessionario tramite le società Adriatica costruzioni Ancona e Adriatica costruzioni di Ancona; Gabriele Di Palma, direttore generale dell'edilizia del ministero dei lavori pubblici; Omero Romano, componente il Consiglio superiore dei lavori pubblici; Lamberto Sortino, relatore al voto del Consiglio superiore dei lavori pubblici; Filippo Prost, funzionario ministeriale dei lavori pubblici ed esperto dei piani di ricostruzione; Vincenzo Mattiolo, ingegnere capo del provveditorato regionale alle opere pubbliche delle Marche; Antonio D'Ancona, funzionario ministeriale dei lavori pubblici; Claudio Giordani, direttore dei lavori, nei riguardi dei quali la competente procura della Corte dei conti dovrebbe aver avviato indagini;
la sentenza penale di primo grado ha messo in luce la gigantesca e sistematica truffa posta in essere ai danni dello Stato e del comune di Ancona. Nonostante il fatto che le concessioni scandalose fossero state reiteratamente segnalate ad una pluralità di soggetti già a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, fino alla pubblicazione di un «libro bianco» sul piano di ricostruzione, nel quale sono indicati i comportamenti illeciti sulle concessioni e sull'asse attrezzato del porto di Ancona (di competenza Anas), il concessionario, corrompendo funzionari di ogni livello della pubblica amministrazione, ha ottenuto tra l'altro le concessioni ministeriali senza lo svolgimento di alcuna gara, la possibilità di decidere le condizioni delle concessioni, e di farsi altresì riconoscere prezzi del tutto spropositati rispetto a quelli praticati dall'Anas e anticipazioni nella misura del cinquanta e del settantacinque per cento, mentre, secondo le vigenti disposizioni di legge, non avrebbero potuto superare il venti per cento, liquidate per altro su opere non effettuate, senza garanzia alcuna e con percentuali d'interesse mai praticate in Italia; ha inoltre ottenuto di allungare artatamente il periodo per l'esecuzione dei lavori e, contemporaneamente, di beneficiare di un premio di accelerazione, di dodici milioni di lire al giorno solare, per l'anticipo della consegna delle opere, misura che, se le concessioni non fossero state annullate dal ministero concedente, avrebbe regalato al concessionario trentacinque miliardi di lire;
i principali rilievi fino ad ora emersi riguarderebbero: a) per il riconoscimento di sovrapprezzi inapplicabili, un danno per lo Stato, al 1992, di lire 24,7 miliardi; b) per nuovi prezzi 181 e 183, sovrastimati del 258 per cento e del 298 per cento rispetto ai corrispondenti prezzi Anas, un


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danno allo Stato di lire 4,3 miliardi; c) per il coefficiente di rivalutazione 3,305, un danno allo Stato pari a circa trentacinque miliardi di lire; d) per la misura dell'anticipazione, l'aumento del periodo per l'esecuzione dei lavori e la corrispondente riduzione dei giorni lavorativi annui da duecentoquaranta a centonovanta, un danno allo Stato pari a ottantasette miliardi di lire; e) per gli interessi sulle somme corrisposte in più rispetto a quelle necessarie per il finanziamento dei lavori, un danno all'erario pari a circa quarantaquattro miliardi di lire;
inoltre occorre considerare le tangenti pagate dal Longarini ad alti funzionari dell'Avvocatura dello Stato, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e del ministero dei lavori pubblici, finora emerse dalla fase processuale penale, come ad esempio settanta milioni di lire all'avvocato dello Stato Carlo Carbone, che ha partecipato alla riunione del Consiglio superiore dei lavori pubblici e che non ha svolto in modo corretto la difesa dell'amministrazione dei lavori pubblici nei confronti dell'Adriatica costruzioni nel giudizio presso la pretura di Roma ai sensi all'articolo 700 del codice di procedura civile, giudizio nel quale l'avvocato dello Stato ha omesso persino di sollevare la mancanza di giurisdizione del giudice ordinario. Altre somme sono state versate dal costruttore ai vari Di Palma, Sortino, Prost, Mattiolo, D'Ancona, nonché ad alcuni dei personaggi politici che hanno coperto e alimentato la truffa;
a ciò vanno aggiunti gli ulteriori danni determinati dall'aumento dell'anticipazione al settantacinque per cento, nonché quelli, altrettanto gravi, riferiti al vero e proprio sabotaggio effettuato nei confronti dell'asse attrezzato del porto che, pur essendo affidato per legge alla competenza dell'Anas, ha subito un ritardo di dieci anni a causa del tentativo di far rientrare quell'infrastruttura pubblica tra le concessioni truffaldine, anche in quel caso grazie alle complicità della consorteria affaristico-ministeriale che tanti danni ha provocato nelle Marche, ed in particolare in Ancona, sulle opere viarie, sul potenziamento del porto, sulle carceri e su varie caserme -:
se sia a conoscenza dei fatti suesposti e, in caso affermativo, se risulti che la relativa pratica sia ancora seguita dalla procura della Corte dei conti delle Marche o sia stata trasferita alla competenza della procura della Corte dei conti del Lazio e a che punto sia la procedura per il risarcimento allo Stato degli ingenti danni subiti dall'operato illecito dei soggetti in precedenza indicati;
quali misure cautelari o disciplinari siano state assunte dall'amministrazione del ministero dei lavori pubblici nei confronti dei responsabili;
se e quali incarichi svolgano costoro presso la pubblica amministrazione centrale e periferica;
se risponda al vero che l'avvocato Carlo Carbone, che in data 23 febbraio 1993 ha confessato di aver preso soldi dal Longarini e di non aver svolto in modo corretto il proprio compito nel giudizio avanti alla pretura di Roma, abbia rappresentato l'Avvocatura dello Stato, a difesa del ministero dei lavori pubblici, innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio (sezione terza) nel giudizio promosso proprio dal concessionario Longarini anche in tempi successivi alla propria confessione, e sicuramente almeno fino all'udienza del 16 giugno 1993;
se per le illecite concessioni ministeriali dei piani di ricostruzione di Macerata e di Ariano Irpino, affidate dal Ministro dei lavori pubblici allo stesso concessionario, siano state avviate analoghe indagini da parte dalla procura della Corte dei conti tramite procedura d'ufficio ovvero su segnalazione dello stesso ministero dei lavori pubblici, e, in caso positivo, a quali sviluppi siano pervenute;
se l'amministrazione dei lavori pubblici abbia promosso adeguate indagini per individuare, oltre ai responsabili accertati nei processi penali, eventuali comportamenti di altri funzionari del Consiglio

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superiore dei lavori pubblici e ministeriali che abbiano contribuito al nascere e al perpetuarsi del cosiddetto «rubinaccio del piano di ricostruzione», che tanti danni ha provocato alle casse dello Stato, alle città interessate dalle concessioni ministeriali e ai cittadini.
(3-00420)
(5 novembre 1996)

E) Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
sulla base di quanto dichiarato qualche giorno fa a Taranto dal presidente dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale, dottor Gianni Billia, alla presenza del direttore generale, dottor Fabio Trizzino, nel corso della cerimonia per l'inaugurazione di tre uffici decentrati dell'Istituto, in Italia esistono attualmente un milione e centocinquantamila persone destinatarie di indennità a titolo di cassa integrazione guadagni, mobilità o disoccupazione, che gravano ogni anno sull'erario nella misura di ventitrè miliardi di lire; nella stessa circostanza, il dottor Billia ha poi sottolineato l'opportunità di utilizzare produttivamente una tale quantità di forza lavoro. Il presidente dell'Inps ha aggiunto che l'Istituto, che può contare oggi su trentaquattromila dipendenti rispetto ai quarantamila dell'inizio degli anni novanta, non si trova pertanto nelle condizioni ottimali per migliorare la propria efficienza;
in data 13 marzo 1996 il presidente del comitato provinciale dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale di Brindisi, dottor Cosimo Pomarico, aveva inviato al dottor Billia ed al dottor Trizzino una lettera con la quale, «tenuto conto delle crescenti difficoltà operative della sede per la nota carenza di organico e del contestuale aumento del carico di lavoro, visto che le varie sollecitazioni in diverse occasioni espresse non hanno avuto alcun riscontro, propone al presidente dell'Istituto, al direttore generale e al Comitato di indirizzo e di vigilanza di attivare ogni necessaria iniziativa finalizzata al superamento della situazione di emergenza della sede di Brindisi, più volte rappresentata, per l'estensione all'Inps della normativa che consentirebbe l'immissione a costo zero di personale in mobilità che ha chiesto di essere utilizzato in servizi socialmente utili, da adibire in compiti di natura ausiliare (es. archiviazione pratiche)». La richiesta traeva spunto, fra l'altro, dalla situazione di emergenza del personale dell'Inps di Brindisi, le cui carenze di organico da anni impediscono la sollecita liquidazione delle competenze previste in favore dei lavoratori agricoli della provincia pugliese;
fino ad ora la richiesta del comitato provinciale brindisino dell'istituto non ha ricevuto alcuna risposta, nonostante fosse del tutto in linea, salva qualche precisazione quanto alle spettanze del personale in mobilità, con le citate dichiarazioni rese dal dottor Billia a Taranto e nonostante il fatto che le organizzazioni sindacali di Brindisi abbiano sostenuto l'iniziativa. Più in generale, al di là delle parole, la condotta seguita dai dirigenti dell'Inps non appare coerente nè con quella esigenza di rigore sulla quale, in termini anche vessatori, è fondata la legge finanziaria per il 1997, nè con il buon senso nella gestione delle risorse umane e materiali;
l'esame del problema può estendersi, oltre alle esigenze dell'Inps, alla individuazione di forme di impiego più ampie e di maggiore efficacia ed incidenza concreta dei cassaintegrati, posto che l'esperienza dei lavori socialmente utili è stata fino ad ora deludente e limitata qualitativamente e quantitativamente -:
se non intenda dare seguito ai propositi, manifestati dal presidente dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale, dottor Gianni Billia, e disporre quindi, nelle forme dovute, l'utilizzazione di una parte delle persone destinatarie dell'indennità a titolo di cassa integrazione


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guadagni, mobilità o disoccupazione, per contribuire allo smaltimento degli arretrati dell'Inps;
se non intenda promuovere le opportune iniziative per rivedere, in generale, le modalità di impiego dei cassaintegrati, alla luce della esperienza assai limitante dei «lavori socialmente utili».
(2-00228)
«Mantovano, Manzoni, Pampo, Bastianoni, Matranga».
(10 ottobre 1996)

F) Interrogazione:

CORDONI, INNOCENTI, GASPERONI, BARTOLICH, GUERZONI, LUCA', RUZZANTE, SALVATI, SCRIVANI, STANISCI, SCIACCA, STELLUTI e GAETANO VENETO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
con la legge di riforma del sistema previdenziale si è definita la possibilità, per alcune categorie di lavoratori che hanno svolto attività usuranti, di accedere al pensionamento attraverso regole specifiche che consentono l'anticipazione del trattamento pensionistico;
tale provvedimento doveva essere adottato con l'emanazione di un decreto ministeriale, da emanarsi entro sei mesi dall'accordo tra le parti, che doveva definire i criteri relativi alla materia dei lavori usuranti, ai sensi del comma 34 dell'articolo 1 della legge n. 335 del 1995;
la mancata emanazione di questo decreto ministeriale impedisce la definizione delle regole per l'accesso al pensionamento per i lavoratori che hanno svolto attività usuranti e determina gravi ripercussioni -:
se non intenda provvedere all'emanazione delle disposizioni necessarie per attuare le norme relative ai lavori usuranti previste dalla legge di riforma del sistema previdenziale.
(3-00511)
(2 dicembre 1996)