Allegato A
Seduta 143 del 5/2/1997

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MOZIONI COMINO ED ALTRI N. 1-00040, COSTA ED ALTRI N. 1-00041, POLI BORTONE ED ALTRI N. 1-00045, PISANU ED ALTRI N. 1-00076, DOZZO ED ALTRI N. 1-00078, FERRARI ED ALTRI N. 1-00079, TERESIO DELFINO ED ALTRI N. 1-00081, NARDONE ED ALTRI N. 1-00082, DILIBERTO ED ALTRI N. 1-00083, MANCA N. 1-00085, POLI BORTONE ED ALTRI N. 1-00088 E PAISSAN ED ALTRI N. 1-00089, IN MATERIA DI GESTIONE DEL REGIME DELLE QUOTE LATTE


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MOZIONI

La Camera,
premesso che:
l'Italia importa il trenta per cento del fabbisogno giornaliero di latte ad uso alimentare e zootecnico;
considerato che:
alla data del 30 settembre 1996, per una serie di inadempienze dei vari governi succedutisi dal 1988 in poi, migliaia di allevatori produttori di latte delle regioni Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Piemonte, Val d'Aosta e delle province autonome di Trento e di Bolzano, sono costretti a pagare ben quattrocentoventuno miliardi di tassa di prelievo supplementare;
dal 1988 al 1992 il ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali ha delegato la gestione del regime delle quote latte all'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di latte (Unalat), creando una aberrante confusione di ruoli tra soggetto controllato e soggetto controllante;
l'Aima, con la legge n. 468 del 1992, ha avuto dal 1992 la responsabilità della gestione istituzionale del settore latte, ma nulla ha fatto contro il fenomeno delle cosiddette quote latte «di carta», cioè semplici certificazioni non sorrette da reale produzione, contro il quale l'organo di controllo, cioè il ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, nulla ha mai messo in atto;
la tardiva emanazione del decreto-legge n. 463 del 1996 e le molte sentenze di vari tribunali amministrativi regionali hanno inficiato la validità del bollettino di riferimento e contestato il criterio della compensazione nazionale delle quote;
i produttori del Nord si trovano oggi a dover pagare illegittimamente l'intero prelievo, in quanto questo viene calcolato, tra l'altro, in base a criteri che privilegiano le zone svantaggiate del Sud e le isole;

impegna il Governo

a sospendere i pagamenti della tassa di prelievo supplementare, scaduti il 30 settembre 1996;
a promuovere un'azione di responsabilità e ad avviare un'inchiesta amministrativa nei confronti dell'Unalat per le gravi inadempienze da essa manifestate nella gestione del regime delle quote latte per il periodo 1988-1992 e per il recupero della multa di tremilaseicento miliardi di lire pagati all'Unione europea;
a verificare le modalità di gestione da parte dell'Aima del regime delle quote latte a partire dal 1992, con particolare riferimento alla individuazione, anche utilizzando organi di polizia, dei falsi produttori di latte che hanno cessato la loro produzione e che hanno venduto o affittato le proprie quote, danneggiando per ben quattrocentoventuno miliardi di lire i veri produttori di latte.
(1-00040)
«Comino, Dozzo, Cavaliere, Lembo, Rizzi, Barral, Caparini, Chiappori, Stefani, Martinelli, Terzi, Bosco, Rodeghiero, Michielon, Luciano Dussin, Guido Dussin, Alborghetti».
(9 ottobre 1996).


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La Camera,
premesso che:
l'Italia importa il trenta per cento del fabbisogno giornaliero di latte ad uso alimentare e zootecnico;
considerato che:
alla data del 30 settembre 1996, per una serie di inadempienze dei vari governi succedutisi dal 1988 in poi, migliaia di allevatori produttori di latte delle regioni Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Piemonte, Val d'Aosta e delle province autonome di Trento e di Bolzano, sono costretti a pagare ben quattrocentoventuno miliardi di tassa di prelievo supplementare;
dal 1988 al 1992 il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali ha delegato la gestione del regime delle quote latte all'Unione nazionale tra le associazioni di produttori di latte (Unalat), creando una aberrante confusione di ruoli tra soggetto controllato e soggetto controllante;
l'Aima, con la legge n. 468 del 1992, ha avuto dal 1992 la responsabilità della gestione istituzionale del settore latte, ma nulla ha fatto contro il fenomeno delle cosiddette quote latte «di carta», cioè semplici certificazioni non sorrette da reale produzione, contro il quale l'organo di controllo, cioè il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, nulla ha mai messo in atto;
la tardiva emanazione del decreto-legge n. 463 del 1996 e le molte sentenze di vari tribunali amministrativi regionali hanno inficiato la validità del bollettino di riferimento e contestato il criterio della compensazione nazionale delle quote;
i produttori del Nord si trovano oggi a dover pagare illegittimamente l'intero prelievo, in quanto questo viene calcolato, tra l'altro, in base a criteri che privilegiano le zone svantaggiate del Sud e le isole;

impegna il Governo

a rimborsare, anche in base alle sentenze dei tribunali amministrativi regionali di Piemonte, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ai produttori il prelievo supplementare da essi versato entro il 31 gennaio 1997;
a promuovere un'azione di responsabilità e ad avviare un'inchiesta amministrativa nei confronti dell'Unalat per le gravi inadempienze da essa manifestate nella gestione del regime delle quote latte per il periodo 1988-1992 e per il recupero della multa di tremilaseicento miliardi di lire pagati all'Unione europea;
a verificare le modalità di gestione da parte dell'Aima del regime delle quote latte a partire dal 1992, con particolare riferimento alla individuazione, anche utilizzando organi di polizia, dei falsi produttori di latte che hanno cessato la loro produzione e che hanno venduto o affittato le proprie quote, danneggiando per ben quattrocentoventuno miliardi di lire i veri produttori di latte;
a sospendere il pagamento della seconda rata del prelievo supplementare, in scadenza nel mese di aprile 1997;
a togliere il segreto sugli atti della Commissione bicamerale di inchiesta sull'AIMA, che ha operato nel corso della XII legislatura.
(1-00040) (nuova formulazione).
«Comino, Dozzo, Cavaliere, Lembo, Rizzi, Barral, Caparini, Chiappori, Stefani, Martinelli, Terzi, Bosco, Rodeghiero, Michielon, Luciano Dussin, Guido Dussin, Alborghetti».

La Camera,
verificato l'allarme che il problema delle quote latte ha destato in molte aree del Paese;
verificato che l'applicazione delle multe relative all'annata agricola 1995-1996, attraverso l'esazione delle stesse,


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provocherebbe un danno, in molta parte irreversibile, all'economia agricola di molte zone del Paese, provocando addirittura il fallimento o la chiusura di numerose aziende che traggono dall'attività lattiera la principale ragione di sostentamento e di vita;
considerato che tali multe, oltre ad essere punitive nei confronti di molti operatori che hanno lavorato con impegno (corrispondendo anche ad esigenze del mercato), sono da considerarsi sostanzialmente illegittime per una serie di ragioni, quali la mancata certezza della produzione nazionale, l'insoddisfacente controllo sulle importazioni, la tardiva consegna agli interessati della documentazione prevista dalla legge;
rilevato che l'esazione non sarebbe comunque possibile, perché coloro che sono chiamati a pagarle inoltrerebbero ricorso alla magistratura, amministrativa e non, aprendo una conflittualità perniciosa;
considerato infine che molti dei problemi di ieri o di oggi sono conseguenze di situazioni progresse, nelle quali potrà incidere il positivo esito dell'iter parlamentare del progetto di legge di revisione della legge n. 468 del 1992, all'esame delle Camere, onde restituire chiarezza all'intero settore;

impegna il Governo

stante anche l'eccezionalità della crisi nel settore della zootecnia, ad assumere l'iniziativa di un provvedimento che abbia immediata efficacia sospensiva nei confronti delle multe per un periodo congruo, e comunque non inferiore a sei mesi, necessario per addivenire ad una ridefinizione, a livello nazionale e/o internazionale, dell'entità e dei destinatari delle stesse multe. Ciò anche per avviare a definizione un più efficace ed equo rapporto sull'argomento con l'Unione europea, e per ridefinire altresì adeguate forme di assegnazione e di gestione delle quote latte sia in ambito comunitario (essendo insufficiente la revisione del 1992), sia in ambito nazionale, da realizzarsi anche affidando alle regioni più forti e significative competenze e responsabilità.
(1-00041)
«Costa, Teresio Delfino, Soave, Nardone, Rossiello, Scajola, Valducci, Armosino, Dell'Elce, Fronzuti, Rosso, Marzano, D'Ippolito, Divella, Savarese, Filocamo, Bertucci, Mammola, Palmizio, Panetta, Taradash, Follini, Donato Bruno, Nocera, Aracu, Giovine, Lucchese, Alessandro Rubino, Tassone, Novelli, Caveri, Massidda, Lo Porto, Rava, Tattarini, Cicu, Masiero, Negri, Di Nardo, Volonté, Ostillio, Cavanna Scirea, Pecoraro Scanio, Gasparri, Casini, Viale, Leone, Liotta, Becchetti, Burani Procaccini, Lo Jucco, Nan, Urbani, Santori, Taborelli, Del Barone, De Franciscis, Fabris, Cardinale, Baccini, Sanza, Peretti, Aprea, Bastianoni, Marinacci, Grillo, Palumbo, Giovanardi, Piscitello».
(10 ottobre 1996).

La Camera,
preso atto del grande allarme destato dall'irrisolto, grave problema delle quote latte, che si sta traducendo in vera e propria rivolta finale e, comunque, sta determinando forti tensioni sociali in molte aree del Paese;
considerato l'enorme contenzioso che verrebbe a determinarsi per iniziativa di quanti sono vessati da esazioni a loro giudizio inique e, comunque, determinate da una situazione non chiara;
ritenuto che si debba rapidamente giungere all'abrogazione della legge n. 468 del 1992, per procedere ad una rapida


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emanazione di norme semplici, conformi alla regolamentazione comunitaria, riflettenti situazioni reali e non fittizie;

impegna il Governo

a disporre la sospensione dei pagamenti della tassa di prelievo supplementare scaduti il 30 settembre 1996 per tutto il periodo necessario per giungere alla ridefinizione delle norme in materia;
ad attivarsi in sede comunitaria secondo le indicazioni che saranno date dal Parlamento.
(1-00045)
«Poli Bortone, Losurdo, Caruso, Nuccio Carrara, Aloi, Fino, Franz, Marengo, Antonio Rizzo, Alberto Giorgetti».

(29 ottobre 1997).

La Camera,
considerata la grave situazione in cui versano gli allevamenti zootecnici che devono pagare forti multe per il superamento della quota latte e gli allevamenti che hanno già dovuto limitare la produzione per rispettare la quota assegnata con gravi ripercussioni sull'occupazione;
considerata la confusione legislativa che ha determinato, durante il Governo Prodi, gravi incertezze nell'applicazione del regime delle quote;
considerati i colpevoli ritardi delle amministrazioni competenti nella pubblicazione dei bollettini dei titolari di quota;
considerato che la quota nazionale copre circa il sessanta per cento del fabbisogno e risulta quindi assolutamente inadeguata;

impegna il Governo:

a negoziare, in sede di Unione europea, un aumento della quota nazionale, portandola ad almeno centosei milioni di quintali, a fronte di un fabbisogno stimato di centocinquanta milioni di quintali;
a prevedere per l'Italia, equiparandola così agli altri Paesi dell'Unione europea, una franchigia del tenore di grasso al 3,85 per cento;
ad avviare immediatamente un piano di ristrutturazione nazionale del settore latte, per una più equa distribuzione delle quote che tenga conto delle vocazioni produttive, tutelando in particolare i giovani imprenditori;
ad accorpare in un'unica quota la quota-consegne e la quota-vendite dirette;
ad accorpare la quota «B» nella quota «A»;
ad eliminare definitivamente la riserva del quindici per cento nella compravendita delle quote;
a ridurre l'Iva sulle compravendite di quote dal diciannove al quattro per cento;
ad escludere dal regime delle quote le produzioni casearie Dop commercializzate oltre i confini dell'Unione europea;
a pubblicare tempestivamente il bollettino definitivo dei titolari di quota relativo alla campagna 1996-1997.
(1-00076)
«Pisanu, Scarpa Bonazza Buora, Misuraca, De Ghislanzoni Cardoli, Amato, Cuccu, Dell'Utri, Giudice, Piva, Marras».
(21 gennaio 1997).

La Camera,
considerato che:
la mancata applicazione in Italia del regime delle quote latte è un problema che risale al momento della introduzione di tale discipline nel 1984;
fin dall'inizio, il sistema delle quote latte si è fondato su un regime individuale, impostato sull'assegnazione ad ogni Stato membro di una quota globale, suddivisa in due quantitativi di riferimento, uno per le vendite dirette, con quote stabilite a livello di singolo produttore,


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l'altro per le consegne alle latterie, con quote definite per singolo produttore e per singola latteria;
l'Italia ha contravvenuto alle disposizioni comunitarie, applicando il regime delle quote non (come avrebbe dovuto) su basi individuali, bensì affidando la gestione di una quota unica nazionale ad una unione di produttori, appositamente costituita (l'Unalat);
a fronte di questa situazione di totale inadempienza, l'Italia è stata posta più volte sotto accusa in sede comunitaria e quando, nei primi anni Novanta, si verificò la possibilità di negoziare un aumento della quota produttiva assegnata all'Italia, la concessione di tale aumento fu subordinata all'approvazione di una legge nazionale che garantisse l'Unione europea circa la volontà dell'Italia di dare finalmente applicazione al regime delle quote latte;
la legge di cui sopra, la n. 468 del 1992, non è stata, di fatto, applicata ed i bollettini Aima, che di tale legge avrebbero dovuto essere uno dei principali strumenti operativi, anziché uno strumento di applicazione del regime comunitario, si sono rivelati una fonte spaventosa di errori, omissioni ed abusi a danno dei produttori;
si continua a non sapere quanto latte realmente si produce in Italia, nonostante l'Aima abbia trasferito centotrenta miliardi di lire a soggetti privati per l'esecuzione di controlli condotti stalla per stalla e per la messa a punto di un sistema informatizzato di gestione;
il piano di compensazione nazionale, contenuto nel decreto n. 552 del 1996, opera in riferimento a criteri di priorità gravemente discriminatori, che arrivano a sancire come, a parità di infrazione (il superamento della quota latte), si possano applicare o non applicare le relative sanzioni a seconda delle zone del Paese in cui si opera;
il piano di compensazione di cui sopra costituisce un gravissimo precedente di iniquità sociale, in quanto rappresenta una misura di politica economica che opera nell'ambito di un medesimo settore produttivo, creando evidenti distorsioni alla libera concorrenza e determinando ancora più evidenti discriminazioni in danno di determinate categorie di produttori;

impegna il Governo:

a riconoscere l'illegittimità del «super prelievo», ad individuare le responsabilità, anche personali, di coloro che nel corso degli anni hanno determinato la mancata applicazione del regime delle quote latte da parte dell'Italia, ponendo gli allevatori nella oggettiva impossibilità di avere i riferimenti necessari per rispettare le norme comunitarie, e, in conseguenza di ciò, a farsi carico del pagamento delle sanzioni comminate dall'Unione europea relativamente alla campagna 1995-1996.
(1-00078)
«Dozzo, Anghinoni, Lembo, Vascon, Formenti, Dalla Rosa, Fongaro, Frigerio, Cè, Luciano Dussin, Guido Dussin, Stucchi, Bagliani, Rodeghiero, Calderoli, Rizzi, Stefani, Pirovano, Gnaga, Frosio Roncalli, Paolo Colombo, Roscia, Martinelli, Caparini, Signorini».
(22 gennaio 1997).

La Camera,
premesso che:
il quantitativo globale garantito al nostro Paese nel settore lattiero caseario risulta inadeguato alle esigenze sia della produzione sia del consumo interno;
il mercato italiano è l'unico grande mercato deficitario che paga a prezzo europeo le eccedenze degli altri Paesi e che dipende dalle importazioni per oltre il quaranta per cento del proprio fabbisogno;


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il consolidamento della quota «B», ossia dei quantitativi prodotti e commercializzati nel periodo 1991-1992, risulta essere una indifferibile risposta di politica economica, in modo da ottenere una quota in esenzione dal prelievo supplementare più vicina al livello della produzione;
la soppressione della procedura di compensazione svolta dalle associazioni dei produttori non sostituita da alcuna istanza regionale rischia, in prospettiva, di recare pregiudizio agli interessi dei produttori «locali», in quanto più si innalza il livello della compensazione, meno è probabile che le eccedenze locali possano trovare aggiustamenti e compensazioni senza provocare danno per la produzione complessiva a livello provinciale e regionale;
la gestione del regime delle quote nel periodo 1995-1996 risulta contrassegnata da atteggiamenti contraddittori, dal continuo sovrapporsi di decisioni amministrative e dall'alternarsi di scelte legislative con inammissibili effetti retroattivi, tali da stravolgere rapporti già definiti, con gravi danni economici per le imprese agricole;
il silenzio dei provvedimenti in ordine ai criteri che la pubblica amministrazione ha finora seguito nel procedere alla riduzione delle quote individuali rende le scelte dell'Aima illegittime per violazione dei limiti della libertà dell'iniziativa economica privata, coperta da riserva di legge;
le manifestazioni di protesta dei produttori delle regioni maggiormente interessate al pagamento del «super prelievo» dimostrano l'esistenza di forti segnali di una crisi, di particolare gravità, con rilevante impatto sui livelli occupazionali del settore zootecnico;

impegna il Governo

a rinegoziare con l'Unione europea il quantitativo globale garantito;
ad assicurare il consolidamento della quota «B», nella sua originaria consistenza, attuando, tra l'altro, il programma di ristrutturazione previsto dalla legge n. 642 del 1996;
a richiedere all'Unione europea un doppio livello territoriale nella procedura di compensazione tra le minori e le maggiori produzioni;
a sostenere finanziariamente l'onere derivante dall'applicazione del prelievo supplementare nel periodo 1995-1996, mediante la messa a disposizione di risorse finalizzate al sostegno dei livelli occupazionali nel settore zootecnico, in grave crisi;
a ricercare tutte le forme più adeguate per ridurre l'impatto del «super prelievo» sulle imprese gestite da giovani imprenditori.
(1-00079)
«Ferrari, Mario Pepe, Casinelli, Merlo, Molinari, Angelici, Prestamburgo, Frigato, Ruggeri, Borrometi, Albanese, Cambursano, Cananzi, Giorgio Pasetto, Rogna, Risari, Repetto».
(22 gennaio 1997).

La Camera,
considerato che:
le manifestazioni di protesta di questi giorni dei produttori di latte hanno messo in evidenza la profonda avversione degli allevatori ai comportamenti tenuti dall'Aima e, in alcuni casi, dello stesso ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali nella tormentata procedura di determinazione dei quantitativi individuali di riferimento;
la gestione del regime delle quote latte nel periodo 1995-1996 è stata caratterizzata da una serie di provvedimenti, sia sulle quote dei singoli produttori sia sulle procedure di compensazione, che hanno determinato il sovrapporsi di disposizioni


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amministrative e di scelte legislative tali da creare gravi e profonde incertezze nei produttori di latte;
l'«alluvione» di provvedimenti ha determinato effetti retroattivi inaccettabili, a campagna agraria conclusa, sulle posizioni individuali dei produttori, in aperto contrasto con la lettera e con lo spirito della normativa comunitaria;
tale violazione confligge con i princìpi della preventiva attribuzione delle quote prima dell'inizio di ciascun periodo e della loro irriducibilità nel corso del periodo medesimo;
ad una analisi severa e serena della vicenda delle quote latte, risultano del tutto evidenti le carenze dell'Aima e del ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali per quanto riguarda la corretta disciplina nella gestione della materia;
la grave situazione in cui versa il comparto zootecnico lattiero nazionale mortifica la capacità produttiva del settore a fronte del grave squilibrio tra le quote assegnate e i consumi nazionali, che obbliga il nostro Paese a onerose importazioni;

impegna il Governo:

a promuovere presso l'Unione europea, con atteggiamenti più fermi e autorevoli, la trattativa in corso per il riconoscimento di ulteriori quote latte al nostro Paese, onde assicurare una base produttiva adeguata alle aziende del comparto e ridurre le importazioni comunitarie ed extracomunitarie di latte;
a presentare un piano nazionale di ristrutturazione della zootecnia italiana da latte al fine di realizzare una equa distribuzione delle quote, tenendo conto delle vocazioni agricole del territorio e garantendo particolare tutela per i giovani produttori;
a rafforzare il sistema dei controlli, per assicurare un corretto trasferimento delle quote e per evitare ogni forma di abuso, anche nelle attività dei caseifici;
a prendere atto che la attuale situazione si è determinata per gravi errori commessi da parte dell'Aima, rispetto ai quali occorre individuare forme adeguate di compartecipazione dello Stato e delle regioni per sostenere i produttori, mediante idonee dilazioni, nel pagamento del «super prelievo», con particolare attenzione alle imprese familiari ed a quelle gestite da giovani imprenditori.
(1-00081)
«Teresio Delfino, Di Nardo, Grillo, Lucchese, Manzione, Marinacci, Follini, Fabris, Peretti, De Franciscis, Ostillio, Volonté, Panetta, Galati, Cimadoro, Baccini».
(23 gennaio 1997).

La Camera,
considerato che:
la quota globale assegnata dall'Unione europea all'Italia nel settore lattiero-caseario, nella misura di 9,9 milioni di tonnellate, risulta largamente al di sotto del consumo nazionale ed insufficiente rispetto alle esigenze produttive delle aziende;
il mercato italiano rappresenta uno sbocco commerciale importante per le eccedenze produttive del nord Europa;
in molti casi la produzione italiana è vittima di concorrenze sleali, come nel caso del riciclaggio di latte in polvere destinato ad uso zootecnico, riconvertito in maniera fraudolenta per l'alimentazione umana, in un quadro di complicità;
tale fenomeno trova un evidente intreccio con il sistema delle quote e, soprattutto, con quelle definite «di carta», per coprire sul piano formale le suddette «operazioni illecite»;
sono note le responsabilità storiche del nostro Paese che, a partire dal 1983, hanno prodotto una catena di problemi, culminati con l'emanazione di una «mega multa», superiore ai settemila miliardi di lire, successivamente ridotta a tremilaseicento


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miliardi in un quadro di impegni rigorosi assunti dai rappresentanti del Governo italiano;
dopo un lungo periodo di confusione, sono state condotte trattative tra il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali italiano ed il Commissario dell'Unione europea per riportare in regola il settore;
successivamente, l'Aima ha disposto un controllo su tutto il territorio nazionale, punto di partenza per l'emanazione del bollettino per l'annata 1994-1995, con una metodologia in un certo senso nuova, in quanto diretta alla verifica congiunta di quote e capi bovini presenti in stalla;
il 20 settembre 1994 i risultati del controllo (si veda l'intervista al dottor Filippo Galli, direttore generale dell'Eima, su l'Informatore agrario del 29 settembre 1994, numero 36) sono stati consegnati al Ministro per le risorse agricole, alimentari e forestali;
in questo dossier sono state classificate, secondo tredici tipologie, le irregolarità riscontrate;
il 14 novembre 1994, nel corso della visita ispettiva della Commissione dell'Unione europea all'Aima, sono poi stati definiti i criteri per l'accoglimento dei ricorsi, formalmente annunciati al Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali dal Commissario dell'Unione europea, Rene Steichen, con una lettera del 7 dicembre 1994;
in tale lettera, tra l'altro, in virtù dei rilevamenti svolti e dei criteri concordati con l'Unione europea per l'accettazione dei ricorsi, limitati ai casi «C4 e C5 e standard con capi» nonché alle vendite dirette senza capi, risultava una quota nazionale pari a 9.964.204 tonnellate, in pratica, come viene testualmente affermata nella lettera, «una eccedenza minima rispetto alla quota nazionale di 9.930.060 tonnellate»;
dopo questa data non si è più riusciti a comprendere la situazione, se non grazie ad indicazioni politiche impartite all'Aima, diverse dai criteri concordati e tali da consentire di ottenere riconoscimenti di quote nei fatti non destinate ad attività produttive, bensì alla vendita delle stesse ovvero ad un loro uso illecito, come il riciclaggio di latte in polvere ad uso zootecnico;
la situazione di grave incertezza nella gestione delle quote ha prodotto gravi ripercussioni sull'intero comparto zootecnico nazionale, soprattutto nei confronti dei produttori che hanno meritoriamente rispettato il vincolo della quota di produzione;
le difficoltà per i produttori zootecnici in generale, e per quelli colpiti dal «super prelievo» in particolare, sono state aggravate dalla crisi generale dell'agricoltura italiana, costretta a misurarsi con una concorrenza internazionale più agguerrita in condizioni di inferiorità, sia per le vecchie inefficienze irrisolte (Aima, eccetera) sia per i costi di produzione che, soprattutto per quanto concerne l'energia e gli oneri finanziari, sono tra i più alti in Europa;
il disagio sociale connesso con la crisi del settore è stato espresso, a partire dal 1996, con le due grandi manifestazioni promosse dalle organizzazioni agricole fin dal giugno 1996 a Napoli e Milano e con le successive manifestazioni spontanee, come quelle di qualche tempo fa di Battipaglia (Salerno) e le più recenti svoltesi a Milano, Taranto ed in altre parti d'Italia;
si condannano le forme esercitate di contestazione (blocchi stradali, occupazione aeroportuale, eccetera), le quali, anziché favorire un risultato complessivo positivo e ragionevole ed accrescere una solidarietà al settore, provocano isolamento, inutili disagi ed un senso di ingiusta sofferenza nel Paese;
la situazione risulta particolarmente difficile a causa della sommatoria

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di vecchie emergente irrisolte (Scau, contratti agrari, controlli oppressivi per gli onesti e inefficaci per i disonesti), che impediscono l'apertura di una radicale politica di innovazione e di rottura con il passato;
la crisi finanziaria (circa ottomila miliardi di lire di crediti inesigibili) frena gli investimenti e, soprattutto, il rinnovamento tecnologico dell'organizzazione produttiva;

impegna il Governo

a continuare, in forme più incisive, la trattativa già avviata in sede di Unione europea per il riconoscimento della quota globale di latte bovino assegnata all'Italia fino a giungere ad almeno dieci milioni e mezzo di tonnellate, con la motivazione principale secondo cui tale livello è al di sotto del fabbisogno nazionale, rinunciando invece a vecchie e dannose motivazioni secondo cui tale aumento era dovuto a livelli produttivi improbabili;
a verificare, in attesa della riforma dell'organizzazione comune di mercato, la possibilità di una programmazione più flessibile delle quote, con un meccanismo di compensazione biennale che sia tale da consentire il riequilibrio delle eccedenze, con una corrispondente riduzione nell'annata agraria successiva;
a porre, nel confronto con l'Unione europea, la questione della revisione delle norme relative all'uso del latte in polvere nel comparto zootecnico, proponendo l'obbligatorietà del trattamento con coloranti, in modo da evitare riciclaggi e concorrenze sleali (non è possibile fare mozzarelle rosse o gialle);
a presentare il piano nazionale di ristrutturazione della zootecnica italiana da latte, già a suo tempo annunciato, per una più equa e veritiera distribuzione delle quote, anche attraverso lo strumento dell'anagrafe zootecnica, tutelando in particolare i giovani produttori;
a istituire con urgenza un'«Authority» presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per avviare una indagine sulla vicenda quote latte capace di accertare tutte le responsabilità e di fornire una base conoscitiva per una programmazione trasparente del settore;
a predisporre opportune misure onde evitare, soprattutto in questa fase, operazioni speculative e/o illegali nel trasferimento delle quote;
a sollecitare l'Aima a fornire con urgenza i dati produttivi delle posizioni individuali dei produttori di latte bovino relative alle annate 1995-1996 e 1996-1997;
a predisporre controlli adeguati sui produttori di latte bovino che non utilizzano o sottoutilizzano la quota posseduta, demandandone l'attuazione alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano;
a predisporre controlli accurati nei confronti dei caseifici per i quali si sospetti l'utilizzazione di latte in polvere per uso zootecnico di provenienza comunitaria e/o di cagliate importate da paesi extracomunitari a copertura di eventuali «quote di carta»;
a rinnovare urgentemente il management dell'Aima con tecnici di grande professionalità, esterni al settore, in grado di restituire efficienza, rapidità e trasparenza all'attività svolta;
a procedere rapidamente ad una riforma del sistema dei controlli, secondo criteri di semplificazione e di decentramento regionale;
ad attivare, fermo restando il principio del rispetto della legalità, le forme più opportune per ridurre adeguatamente l'impatto del «super prelievo» (come, ad esempio, rateizzazione dello stesso, mutui a tasso agevolato ed eventuali contributi in conto capitale);
a valutare l'opportunità di chiedere all'Unione europea un rinvio tecnico del termine fissato per il pagamento del «super


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prelievo», correlato ai tempi di approvazione definitiva dei provvedimenti urgenti a carattere generale per la zootecnia da latte, peraltro già preannunciati;
a predisporre provvedimenti urgenti in grado di risolvere, nel rispetto della legalità, tutte le emergenze prodotte dal passato e che alimentano una continua ed esasperata conflittualità;
ad avviare, oltre alle riforme delle istituzioni agricole, il confronto con le organizzazioni agricole per la definizione di provvedimenti strutturali (credito agrario, fisico, attuazione della riforma della previdenza agricola), in grado di rilanciare gli investimenti e l'innovazione del settore;
a valutare l'opportunità di estendere, in forme nuove e più specifiche, al rinnovamento del parco macchine in agricoltura, i provvedimenti predisposti già per il rinnovo delle auto;
a procedere rapidamente, anche attraverso modifiche procedurali, alla attivazione di tutti i fondi stanziati e non spesi, europei e nazionali (Ribs, eccetera);
a risolvere tutti i contenziosi giuridici formali che bloccano gli aiuti già deliberati dall'Aima e non erogati.
(1-00082)
«Nardone, Tattarini, Oliverio, Malagnino, Caruano, Sedioli, Occhionero, Rava, Trabattoni, Di Stasi, Vozza, Ruzzante, De Simone, Soave, Bova, Di Capua, Paolo Rubino, Di Fonzo, Duca, Mariani, Giardiello, Angelini, Petrella, Raffaldini».
(28 gennaio 1997).

La Camera,
premesso che:
i dodici anni di esperienza accumulati dall'entrata in vigore del regime delle quote latte hanno indiscutibilmente dimostrato il fallimento delle scelte operate dal nostro Paese, prima a favore di una gestione privatistica, attraverso la costituzione dell'Unalat, e quindi a favore di una gestione fortemente accentrata, ad opera del ministero competente e dell'Aima;
correttezza politica vorrebbe che sulle cause e sulle responsabilità della vicenda e degli avvenimenti si facesse chiarezza;
è necessario prospettare soluzioni idonee, essendo insufficienti quelle fin qui presentate dal Governo, anche recentemente;
il confronto condotto con le regioni, anche in seguito all'audizione svoltasi presso la Commissione agricoltura della Camera, ha evidenziato la divaricazione esistente tra le esigenze, gli interessi e le volontà espresse dall'area di produzione in cui la zootecnia da latte assume rilevanza economica di primo piano;
nell'ultima annata 1995-1996, all'interno della intera produzione agricola comunitaria, la fetta spettante all'Italia ammontava a 9.930.000 tonnellate, mentre la produzione effettiva, secondo le stime del bollettino Aima, era di 10.300.000 tonnellate, ed il fabbisogno del nostro Paese è stimato in 13.500.000 tonnellate;
è giusto che coloro che hanno realizzato profitti illeciti paghino le multe e non tentino di scaricarle sulla collettività, ma la questione principale è diventata quella di dare vita ad una vera ed efficace politica agricola e zootecnica;
si rende necessaria la rinegozazione degli accordi di Maastricht e, più in generale, delle politiche agricole europee;
è improrogabile l'esigenza di avviare le necessarie iniziative per interrompere la speculazione da parte di grandi aziende che stanno acquistando ed hanno acquistato quote dai piccoli coltivatori-allevatori;
va fatta la massima chiarezza sul concetto di quota latte, per porre fine allo scandaloso commercio delle cosiddette «mucche di carta»;


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la scarsa chiarezza legislativa ha determinato sia incertezze nell'applicazione del regime delle quote, sia l'inefficienza operativa dell'Aima, che dovrà necessariamente essere chiarita da un'apposita Commissione d'inchiesta;
una grave crisi vissuta nel settore zootecnico, che incide anche sui livelli occupazionali, viene evidenziata dalle manifestazioni che si sono verificate nelle ultime settimane, organizzate dai produttori delle regioni particolarmente interessate dal «super prelievo»;

impegna il Governo:

ad intervenire urgentemente presso l'Unione europea affinché il termine del 31 gennaio 1997, fissato per il pagamento del «super prelievo», sia posticipato in maniera tale da permettere l'approvazione di un provvedimento a sostegno dello sviluppo della zootecnia da latte ed a difesa dei livelli occupazionali;
a rinegoziare con l'Unione europea il quantitativo globale garantito, tenendo conto del fabbisogno nazionale e della capacità produttiva, nonché a ridefinire i costi produttivi per litro di latte prodotto;
a presentare il piano nazionale di ristrutturazione della zootecnia da latte, per una più equa e veritiera distribuzione della quote, anche attraverso lo strumento dell'anagrafe zootecnica, tutelando in particolare i giovani produttori;
a determinare la natura nonché a ridefinire l'entità delle multe irrogate.
(1-00083)
«Diliberto, Malentacchi, Muzio, Giordano, Strambi, De Cesaris».
(28 gennaio 1997).

La Camera,
considerato che:
la battaglia dei produttori di latte sta attirando in questi giorni l'attenzione generale e tutti si sforzano di dare un'interpretazione al fenomeno e di trovare una soluzione al problema;
la rilevanza del problema e degli interessi toccati è confermata dal fatto che il Presidente del Consiglio dei ministri Prodi, con grande sensibilità e disponibilità, ha avocato a sé la gestione diretta della vicenda;
le soluzioni che si configurano, in attesa di conoscere il parere e la risposta degli allevatori e delle loro organizzazioni, risultano essere risposte a medio termine, che oltretutto devono ottenere il parere di conformità dell'Esecutivo comunitario;
quindicimila produttori di latte risultano aver superato le quote produttive loro assegnate e debbono pagare trecentosettanta miliardi di lire a titolo di «super prelievo», che corrisponde al prezzo del latte prodotto;
i quindicimila multati non debbono essere additati come sprovveduti o, peggio ancora, come contravventori alle leggi dello Stato e dell'Unione europea, rappresentando la punta di un sistema che non ha funzionato;

impegna il Governo

a difendere gli interessi dei nostri allevatori in sede comunitaria, impegnando il Ministro degli affari esteri a svolgere, di concerto con il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, un ruolo di interlocutore e di mediatore nelle sedi opportune, negoziando un aumento di seicentomila tonnellate della quota nazionale e l'eventuale concessione di aiuti a favore del settore lattiero;
a rinviare la definizione del pagamento del «super prelievo» per la campagna 1995-1996 al momento in cui il quadro di riferimento sarà più preciso, anche in relazione alle risultanze della commissione conoscitiva nominata dal Governo.
(1-00085) «Manca».
(28 gennaio 1997).


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La Camera,
vista la grave situazione determinatasi in Italia a seguito degli addebiti individuali connessi al «super prelievo», relativo al mancato rispetto delle quote latte nella campagna lattiera 1995-1996, i cui termini di pagamento sono scaduti il 31 gennaio 1997;
visto che le proposte governative si dimostrano di carattere transitorio, improprio e decisamente insufficienti a tranquillizzare i produttori zootecnici ed a garantire il futuro della zootecnia italiana;
considerato che la questione delle quote latte non è un fatto limitato alla crisi di un settore particolare, bensì si colloca in un contesto di generale malessere dell'intero comparto dell'agricoltura italiana;
considerata l'inefficienza dimostrata al riguardo dalla pubblica amministrazione nelle sue diverse articolazioni e dalle altre componenti del sistema;
considerato che, alla data del 28 gennaio 1997 non risultano ancora note le singole quote di spettanza della campagna che scade il 31 marzo 1997, con conseguente, probabile splafonamento;

impegna il Governo

a sospendere la riscossione del «super prelievo» in attesa di fare chiarezza, entro brevissimo termine, sull'intero comparto, al fine di individuare specifiche responsabilità;
a indire a breve scadenza, e comunque prima dell'inizio della discussione in sede comunitaria (Ocm latte), una conferenza nazionale sul latte, al fine di individuare precise linee di indirizzo sia per una nuova normativa nazionale sia per le scelte di politica comunitaria;
a rivendicare l'aumento della quota latte per l'Italia, in conformità a quanto indicato nell'ordine del giorno recentemente approvato in proposito al Senato.
(1-00088)
«Poli Bortone, Aloi, Nuccio Carrara, Caruso, Fino, Franz, Losurdo, La Russa, Nicola Pasetto, Alberto Giorgetti, Contento, Zaccheo».

(4 febbraio 1997).

La Camera,
premesso che:
le proteste degli allevatori hanno mostrato solo una minima parte del malessere e delle difficoltà operative che condizionano negativamente l'agricoltura italiana. Il buon senso e la responsabilità della gran parte degli agricoltori aderenti alle manifestazioni ha permesso alla società civile e politica di interessarsi finalmente dei gravi problemi del settore primario, evitando per lo più che si verificassero inaccettabili prevaricazioni;
il Governo ha saputo svolgere un'utile opera di mediazione e ha permesso che gli agricoltori manifestassero senza negative conseguenze la loro indignazione nei confronti di un modo di lavorare sempre più condizionato da obblighi burocratici;
da questa vicenda è giunto un preoccupante messaggio: dei veri e specifici problemi del mondo agricolo, di quelli che gravano sulle spalle degli agricoltori, il Governo non riesce ad avere una puntuale conoscenza e un'attendibile cognizione di causa; comunque ne conosce solo una parte, quella filtrata da sistemi intermedi della comunicazione e che non sempre rappresentano una realtà identica a quella che i contadini affrontano sul campo. Emblematica è stata la indeterminatezza e la genericità con cui ha definito la vicenda quote latte: al pari dei media, ha spesso dichiarato che i produttori devono pagare la multa che impone l'Unione europea. È grave aver lasciato circolare questa imprecisa affermazione, poiché tutti sanno


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che l'Unione europea non ha imposto alcuna multa agli agricoltori; è vero invece che essa esige che gli Stati membri sorveglino il proprio primario agricolo e adottino misure dissuadenti che scoraggino tutti i comportamenti che tendono ad infrangere i vincoli della politica agricola comune (Pac); nel caso in oggetto, l'Unione europea ha sanzionato gli agricoltori, ma ha da tempo disposto meccanismi di autodisciplina affinché ognuno produca quantitativi di latte entro i limiti che sono stati assegnati. L'agricoltore sa, o meglio dovrebbe sapere, quanto può produrre, e sa che, quando oltrepassa la sua quota, deve versare il prelievo supplementare, che per legge deve avvenire automaticamente ed in tempo reale, e non, come è accaduto, a fine campagna produttiva, come se fosse una multa;
è doveroso esortare non solo il Governo, ma tutta la classe politica italiana a prestare più attenzione alla nostra agricoltura, che sta attraversando la fase più delicata del passaggio dalla vecchia politica dell'assistenza a quella della nuova Pac, ispirata alla razionalità ed all'autogestione, alla organizzazione comune di mercato e alle misure di accompagnamento. Il passaggio non è indolore: significa per l'Italia adattarsi a sistemi che richiedono organizzazione amministrativa, capacità di controllo, efficienza di elaborazione e capacità di analisi sul campo. Bisogna ammettere che le strutture italiane non sono sempre state in grado di offrire queste prestazioni; da qui i ritardi, gli errori, i certificati inattendibili e le confusioni. La nostra passata agricoltura ha visto spesso e purtroppo potenti gruppi di potere che dal mondo produttivo sapevano trarre vantaggi diretti ed indiretti grazie a particolari gestioni da loro operate nei settori intermedi ed amministrativi. Anche questi speculatori economici hanno la necessità di adeguare i loro sistemi alla nuova Pac e di individuare i meccanismi attraverso cui trarne ingiusti vantaggi, con la priorità urgente di non far emergere i passati comportamenti illeciti che in questa fase di trasformazione potrebbero venire alla luce. Per loro è fondamentale entrare nei nuovi meccanismi, riciclarvi il vecchio malcostume ed inquinare i sistemi amministrativi per speculare sui fatti generatori di aiuti; per questo hanno bisogno di tempo, di impedire l'efficienza, di creare ritardi e disfunzioni. Un chiarissimo esempio di ciò è emerso nella vicenda delle quote latte: basti pensare all'esistenza delle «quote di carta», nelle mani di persone giuridiche totalmente estranee al mondo contadino; si è assistito al business della quota, divenuta un effetto economico per fare grossi affari di speculazione commerciale, a prescindere dal possesso del bene cui le quote dovrebbero essere legate;
la vicenda quote latte non può esaurirsi in un sia pure indispensabile provvedimento legislativo di urgenza: troppi e troppo gravi sono gli altri problemi che opprimono l'agricoltura italiana, le emergenze scoppiano a getto continuo e non è ipotizzabile che si possano risolvere con misure tampone e rinvii di comodo; c'è al contrario bisogno di misure globali e di una verifica più diretta del mondo della produzione di base; vanno infine esaminate le fasi di attuazione delle disposizioni amministrative e regolamentari della politica agricola, di cui occorre seguire gli sviluppi e correggere le possibili degenerazioni;

impegna il Governo:

ad accertare quali siano le responsabilità che nella vicenda quote latte sono da attribuire allo Stato e quali ai produttori, verificando in via prioritaria la posizione di quegli allevatori che hanno avuto prelievi che superano gli ottocento milioni di lire;
a mettere in atto ogni utile provvedimento per rendere più efficienti il ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, i suoi istituti controllati e le strutture preposte all'emissione degli atti generatori degli aiuti e dei certificati voluti dall'attuale Ocm del settore lattiero-caseario;


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a disporre misure idonee a rendere più trasparente la procedura di assegnazione delle quote latte individuali nonché il controllo delle fasi che precedono la loro emissione;
a predisporre fin d'ora i provvedimenti necessari per favorire il settore lattiero-caseario italiano in vista della prossima riforma della Ocm latte, in modo che si favorisca l'esclusione dal vincolo della quota di chi si impegna nella conversione delle attività agricole del settore lattiero verso le produzioni biologiche e sostenibili e le produzioni destinate ai prodotti tipici, favorendo l'integrazione tra allevamento zootecnico e coltivazioni agronomiche;
a continuare la trattativa intrapresa in sede comunitaria affinché l'Italia ottenga un aumento della quota latte nazionale, come più volte richiesto dal Parlamento;
a disporre misure che rendano maggiormente legate le quote individuali al possesso dei capi lattiferi, disincentivando le pratiche, prevalentemente commerciali, dell'affitto e della vendita.
(1-00089)
«Paissan, Pecoraro Scanio, Procacci».

(4 febbraio 1997).


RISOLUZIONI

La Camera
a conclusione del dibattito sulle mozioni, presentate da diverse parti politiche, concernenti l'annoso problema della «quote latte»;

impegna il Governo:

1) ad emettere provvedimenti urgenti volti a congelare il versamento del 75 per cento del superprelievo riguardante l'annata 1995-1996 fino all'approvazione della legge di riforma dell'intero settore lattiero-caseario e, comunque, fino alla definizione del contenzioso da parte della giustizia amministrativa:
2) a concordare con il ministro della sanità modalità per l'accertamento delle caratteristiche organolettiche ed igienico-sanitarie del latte proveniente dai paesi extracomunitari, nonché a prevedere la cessazione immediata degli attuali sistemi di identificazione del bestiame ed unificazione in un solo sistema identificativo attendibile da affidare al Ministero della sanità;
3) a prevedere la eliminazione del sostituto di imposta;
4) a procedere immediatamente alla ricognizione di eventuale eccedenza di produzione verificatasi fino alla data odierna al fine di predisporre provvedimenti che impediscano la applicazione del superprelievo, in particolare nei riguardi dei produttori già penalizzati per il pagamento delle multe per l'annata 1995-1996;
5) a prevedere norme severe per l'eventuale utilizzo improprio di latte in polvere rigenerato, proponendo l'obbligatorietà del trattamento con coloranti;
6) a procedere alla redazione ed adozione di un testo unico sul settore lattiero-caseario con l'abrogazione delle norme attuali, a partire dalla legge n. 468 del 1992 e della legge n. 46 del 1995;
7) a prevedere che nella composizione della commissione governativa di indagine siano presenti soggetti che comunque non abbiano mai avuto, ad alcun titolo, responsabilità diretta o indiretta nella gestione del regime delle quote latte;
8) ad indire una conferenza nazionale sul settore lattiero-caseario entro il mese di aprile 1997 e, comumque, prima dell'inizio della discussione in sede comunitaria,


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al fine di definire indirizzi precisi per l'azione governativa in sede comunitaria.
(6-00010)
«Poli Bortone, Aloi, Carrara, Caruso, Fino, Franz, Losurdo».

La Camera,
considerata la grave situazione in cui versano gli allevamenti zootecnici che devono pagare forti multe per il superamento della quota latte e gli allevamenti che hanno già dovuto limitare la produzione per rispettare la quota assegnata con gravi ripercussioni sull'occupazione;
considerata la confusione legislativa che ha determinato, durante il Governo Prodi, gravi incertezze nell'applicazione del regime delle quote;
considerati i colpevoli ritardi delle amministrazioni competenti nella pubblicazione dei bollettini dei titolari di quota;
considerato che la quota nazionale copre circa il sessanta per cento del fabbisogno e risulta quindi assolutamente inadeguata;

impegna il Governo:

a negoziare, in sede di Unione europea, un aumento della quota nazionale, portandola ad almeno centosei milioni di quintali, a fronte di un fabbisogno stimato di centocinquanta milioni di quintali;
a prevedere per l'Italia, equiparandola così agli altri Paesi dell'Unione europea, una franchigia del tenore di grasso al 3,85 per cento;
ad avviare immediatamente un piano di ristrutturazione nazionale del settore latte, per una più equa distribuzione delle quote che tenga conto delle vocazioni produttive, tutelando in particolare i giovani imprenditori;
ad accorpare in un'unica quota la quota-consegne e la quota-vendite dirette;
ad accorpare la quota «B» nella quota «A»;
ad eliminare definitivamente la riserva del quindici per cento nella compravendita delle quote;
a ridurre l'Iva sulle compravendite di quote dal diciannove al quattro per cento;
ad escludere dal regime delle quote le produzioni casearie Dop commercializzate oltre i confini dell'Unione europea;
a pubblicare tempestivamente il bollettino definitivo dei titolari di quota relativo alla campagna 1996-1997;
a rafforzare il sistema dei controlli, per assicurare un corretto trasferimento delle quote e per evitare ogni forma di abuso, anche nelle attività dei caseifici;
a prendere atto che la attuale situazione si è determinata per gravi errori commessi da parte dell'Aima, rispetto ai quali occorre individuare forme adeguate di compartecipazione dello Stato e delle regioni per sostenere i produttori, mediante azioni coerenti, con particolare attenzione alle imprese familiari ed a quelle gestite da giovani imprenditori;
a verificare presso l'Unione europea la possibilità di superare nel pagamento del «superpreliveo» la figura del sostituto d'imposta.
(6-00011)

«Pisanu, Scarpa Bonazza Buora, Misuraca, De Ghislanzoni Cardoli, Amato, Cuccu, Dell'Utri, Giudice, Piva, Marras, Teresio Delfino, Di Nardo, Grillo, Lucchese, Manzione, Marinacci, Follini, Fabris, Peretti, De Franciscis, Ostillio, Volontè, Panetta, Galati, Cimadoro, Baccini, Burani Procaccini».
(Testo così modificato nel corso della seduta).


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La Camera
in considerazione della grave situazione in cui versa il comparto zootecnico nazionale che produce latte bovino, con particolare riguardo alle imprese che hanno rispettato il vincolo della quota di produzione;
valutando che molte della attività zootecniche coinvolte nella crisi corrono concreti rischi di chiusura;
considerata la confusione legislativa che ha determinato per lungo tempo incertezze nell'applicazione del regime delle quote e l'inefficienza operativa dell'AIMA, che dovrà essere chiarita da un'apposita Commissione d'inchiesta;
considerati i colpevoli ritardi dell'amministrazione dello Stato nella pubblicazione dei bollettini dei titolari di quota che, in passato, hanno aggravato ulteriormente la situazione;
rilevato che le numerose e continue proteste successive alle due grandi manifestazioni promosse dalle organizzazioni agricole fin dal giugno scorso a Napoli e Milano e le contestazioni che si stanno susseguendo rischiano di far degenerare una situazione già di grave tensione con conseguente pregiudizio per l'ordine pubbolico;

impegna il Governo

a continuare in forme più incisive in sede di Unione europea la trattativa già avviata per il riconoscimento della quota globale di latte bovino assegnata all'Italia fino a giungere ad almeno 105 milioni di quintali;
a verificare la possibilità di una programmazione del regime delle quote con compensazione biennale;
a rivedere le norme relative all'uso del latte in polvere nel comparto zootecnico in modo da evitare riciclaggi e concorrenze sleali;
a presentare il piano nazionale di ristrutturazione della zootecnica italiana da latte, già a suo tempo annunciato, per una più equa e veritiera distribuzione delle quote anche attraverso lo strumento dell'anagrafe zootecnica, tutelando in particolare i giovani produttori;
a predisporre opportune misure onde evitare operazioni speculative e/o illegali nel trasferimento di quote;
sollecitare l'AIMA a fornire con urgenza i dati produttivi delle posizioni individuali dei produttori di latte bovino relative alle annate 1995-1996 e 1996-1997;
a predisporre dei controlli adeguati sui produttori di latte bovino che non utilizzano o sotto utilizzano la quota posseduta demandandone l'attuazione alle regioni e alle province autonome;
a predisporre controlli accurati nei confronti dei caseifici per i quali si sospetta l'utilizzazione di latte in polvere per uso zootecnico di provenienza comunitaria e/o di cagliate importate da paesi extracomunitari a copertura di eventuali «quote di carta»;
ad attivare, fermo restanto il principio del rispetto della legalità, le forme più opportune per ridurre adeguatamente l'impatto del superprelievo sia con ulteriori iniziative presso l'Unione europea sia con la rapida applicazione dei provvedimenti per la zootecnica da latte già varati dal Governo avendo cura di garantire un giusto raccordo normativo fra i contenuti del DL 11/97 e le decisioni dei vari TAR sui ricorsi dei produttori interessati.
(6-00012)
«Nardone, Ricciotti, Malentacchi, Ferrari».