![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor ministro, signor Presidente del Consiglio, mi sembra che da alleanza nazionale sia stata fatta un'affermazione chiara: se c'era un modo per obbligare la maggioranza ad esprimere solidarietà al ministro dell'agricoltura è stato quello scelto - a mio avviso inopinatamente - con la mozione di sfiducia in esame. Abbiamo infatti bisogno di una sessione di discussione sull'agricoltura, ma adesso rischiamo di discutere soltanto sulla fiducia o meno al ministro. Questa è cosa che può far piacere o meno, ma non risolve i grossi problemi dell'agricoltura del nostro paese.
GIOVANNI PACE. Meno uno!
DOMENICO GRAMAZIO. Meno una!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Meno uno, meno due... Non lo so!
ADRIANA POLI BORTONE. Se non lo sai neanche tu!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Nel merito credo che il ministro debba tener conto della dichiarazione di un collega intervenuto in precedenza, che si è chiesto chi le scrive le note. Ebbene, se c'è un limite da rappresentare, questo sta nel fatto che l'attuale Governo è stato troppo cauto, per quanto riguarda il settore dell'agricoltura, nel modificare gli assetti burocratici; anch'io ho la sensazione che alcune note, alcuni dati della burocrazia siano più funzionali all'opposizione che alla maggioranza!
IGNAZIO LA RUSSA. Sta perdendo la causa!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Credo quindi ...
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, lei parlerà più avanti, se non sbaglio!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Posso finire di parlare?
DOMENICO GRAMAZIO. Con lui già l'ha persa!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Presidente, posso parlare?
PRESIDENTE. Su, colleghi! Onorevole Gramazio, lei non è iscritto a parlare!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Dicevo che l'atto di sfiducia nei confronti di un singolo ministro contraddice le tendenze presidenzialiste di alcuni partiti: è un atto tipicamente superparlamentare! Ben venga che l'abbiano comunque presentato (del resto io sono un parlamentarista)!
IGNAZIO LA RUSSA. No, ci stiamo divertendo!
ALFONSO PECORARO SCANIO. Credo che la fermezza del Governo in tutta questa vicenda vada apprezzata se ad essa si collega in modo serio l'esigenza di giustizia in questo settore, che deve essere dura e determinata almeno quanto la fermezza!
GIANPAOLO DOZZO. Nei confronti di chi?
ALFONSO PECORARO SCANIO. Nei confronti di tutti!
GIANPAOLO DOZZO. Quanti sono?
ALFONSO PECORARO SCANIO. Vi è un solo supermultato per oltre un miliardo, signor ministro, in Lombardia, che l'anno precedente non aveva prodotto nemmeno un litro di latte, avendo dato la quota in affitto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.
FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, signori deputati, signor ministro, spero che dopo le brevi parole che pronuncerò l'onorevole Pecoraro Scanio, mai come in materia agricola oggi al suo posto (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania)...
ALFONSO PECORARO SCANIO. Spiritoso!
FILIPPO MANCUSO. ... potrà comprendere la ragione per la quale ho firmato la mozione di sfiducia. Ogni parola che un uomo pronuncia è in un certo modo un'interpretazione della propria vita e il tempo nel quale egli la pronuncia è l'altro interprete di quella stessa parola.
ERNESTO ABATERUSSO. Ci vuole il neurologo, non il dentista!
FILIPPO MANCUSO. C'è in questo Governo un ministro che ne delegittima la costituzionalità, non ha la fiducia individuale. Questo lo capisce, spero, anche il dentista (Si ride)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ortolano. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Nardo. Ne ha facoltà.
ANIELLO DI NARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per condividere, non senza amarezza, alcuni passaggi della mozione all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori ministri, colleghi, reputiamo l'azione del Governo inadeguata e miope rispetto ai gravi problemi che la questione delle quote latte ha sollevato. Tale vicenda dimostra in modo esemplare, a nostro giudizio, la grande insensibilità di questo Governo nei confronti dell'agricoltura e più in generale verso il mondo delle piccole e medie imprese.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo qui riuniti per discutere su una mozione di sfiducia molto singolare: una mozione che addebita al senatore Michele Pinto, ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, colpe di 12 anni di gestione delle quote latte; colpe che si erano accumulate nel tempo per effetto di fattori oggettivi e soggettivi. I fattori soggettivi sono derivati soprattutto dalla discontinuità nella politica agricola italiana e dalla sua insufficiente strategia di organicità nella gestione dei problemi delle quote latte. I problemi oggettivi riguardano invece la debolezza dell'Italia nei confronti dei partner stranieri in materia di politica agricola.
ADRIANA POLI BORTONE. Non interpretiamo il pensiero, Presidente!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Allora diciamo così: immagino che si renda conto. Va bene?
ADRIANA POLI BORTONE. La sua è «immaginazione»...!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Però, immagino bene, perché la mancanza della sua firma ha dimostrato grande stile personale e anche imbarazzo in questa situazione.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Presidente del Consiglio.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Dicevo che abbiamo sollevato questo problema d'accordo con altri paesi europei perché lo riteniamo un problema di importanza determinante.
PRESIDENTE. Onorevole Collavini, vuol prendere posto per cortesia?
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. ... per il mutamento dell'indice del tenore di grasso nel formaggio e un aiuto di 80 miliardi per il settore lattiero-caseario in crisi.
PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, vuol prendere posto, per cortesia?
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ritengo pertanto che la sfiducia nei confronti dell'attività del senatore Pinto, ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, sia del tutto immotivata dal punto di vista giuridico, politico, morale e personale.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
CARMINE NARDONE. Presidente, i deputati del nostro gruppo voteranno contro la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Pinto. Lo facciamo per ragioni politiche e di merito, oltre che per la stima personale che nutriamo nei confronti del ministro.
CARMINE NARDONE. Quest'anno pagheremo ancora una rata di mille miliardi. Se si pensa al carico di questa multa rispetto all'universo delle aziende coinvolte, se si pensa alla possibilità di utilizzare tale denaro per rinnovare il sistema produttivo e non per pagare le multe, è evidente che il valore della legalità emerge come interesse generale di tutti i cittadini e non solo di chi opera in agricoltura.
CARMINE NARDONE. No, amici della lega, dal Mezzogiorno proviene solo il 10 per cento del latte fatturato sulla carta ed il resto dalle regioni del centro-nord, per l'evidente ragione che in quelle aree viene prodotta la grande maggioranza del latte (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Sulla carta vengono riportati la disaggregazione territoriale, il numero delle aziende ed il latte prodotto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caveri, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.
LUCIANO CAVERI. Signor Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, signori ministri, svolgerò una breve dichiarazione di voto a nome della componente autonomista del gruppo misto, anche se per solidarietà di gruppo sono stato incaricato di annunciare il voto contrario sulla mozione a nome delle componenti dei verdi, dei socialisti italiani e della rete.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manca. Ne ha facoltà.
PAOLO MANCA. Sarò brevissimo, signor Presidente.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
MARIA CARAZZI. Presidente, anche il gruppo di rifondazione comunista-progressisti è contrario alla mozione di sfiducia oggi in esame. Gli onorevoli colleghi e i membri del Governo mi consentano di aggiungere qualche considerazione ai ragionamenti già svolti dai colleghi e compagni del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.
MASSIMO GRILLO. A nome del gruppo misto-CDU annunzio che voteremo a favore della mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comino. Ne ha facoltà.
DOMENICO COMINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, onorevoli ministri, il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania voterà la mozione di sfiducia al ministro per le risorse agricole. Non c'è nulla di personale nei confronti del senatore Pinto: solo valutazioni di natura politica che cercherò di esporre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, il gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo voterà contro la mozione di sfiducia presentata da parlamentari del Polo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente e signori colleghi, signor ministro delle risorse agricole, io motiverò il voto favorevole dei deputati del gruppo di alleanza nazionale sulla mozione di sfiducia individuale presentata nei confronti del ministro Pinto.
GIANPAOLO DOZZO. Dillo bene!
IGNAZIO LA RUSSA. Non abbiamo un problema di guerre tra opposizioni. Come dicevo, essa ha il merito di recare la firma di cinque autorevoli deputati del gruppo della lega e di numerosi parlamentari di forza Italia e delle altre forze alleate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente del Consiglio, colleghi, per motivare il voto favorevole dei deputati del gruppo di forza Italia alla mozione di sfiducia presentata dai colleghi del gruppo di alleanza nazionale, credo sia utile ripercorrere brevemente le caratteristiche dell'istituto della sfiducia individuale e delle vicende che attraversarono in maniera traumatica il Parlamento nella scorsa legislatura.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, mi scusi se la interrompo.
ELIO VITO. ... che oggi onora il gruppo di forza Italia e - credo - la Camera con la sua presenza tra i nostri banchi.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Comincerà dall'onorevole Ranieri.
ADRIA BARTOLICH, Segretario, fa la chiama.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione ed invito gli onorevoli segretari a procedere al computo dei voti.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione di sfiducia Franz ed altri n. 1-00080 presentata, a norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, nei confronti del ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali:
Hanno risposto «sì»:
Credo francamente che, per quanto riguarda l'argomento specifico da cui è nata questa mozione, non si possa far ricadere sull'attuale Governo e sul ministro Pinto in particolare una responsabilità che tutti nei vostri interventi dite essere storica, di qualche decennio almeno.
Pertanto, ritengo doveroso tentare di avviare una «sessione agricoltura» nella quale prevedere una equa divisione delle multe per le varie responsabilità dei partiti e dei ministri del passato...
Pertanto, onorevole ministro, recepisca l'invito dell'onorevole Caruso e rimuova quei dirigenti legati in particolare ad alleanza nazionale e che magari sono quelli ai quali faceva riferimento proprio l'onorevole Caruso. È giusto, onorevole Caruso?
Ebbene, quei dirigenti legati ad alleanza nazionale (o legati specificamente a singoli esponenti di diversi partiti) è giusto che vengano rimossi, perché altrimenti lei rischia di venire a leggere in aula documenti che fanno gli interessi - come giustamente diceva l'onorevole Caruso - dell'opposizione invece che del Governo.
Detto questo, ritengo che la mozione di sfiducia, così come è stata presentata, non possa essere accettata e debba essere respinta. E mi sorprende che sia stata firmata da partiti che chiedono un rafforzamento dell'esecutivo, mentre invece la mozione di sfiducia è un atto tipicamente di superparlamentarismo (tanto è vero che fu contesta da altri quando fu presentata nei confronti del ministro Mancuso). Ho visto tuttavia che l'ex ministro Mancuso si è ravveduto e anch'egli ha firmato la mozione di sfiducia...
Concludo chiedendo che nel merito delle vicende delle quote latte (Commenti del deputato Dozzo)... Ma perché c'è tutta questa agitazione?
I problemi legati alle responsabilità della vicenda delle quote latte vanno dall'AIMA, dalle associazioni, dagli apparati legati al ministero, alle regioni che ancora oggi non si sa se abbiano trasferito
bene o meno i dati, a quei supermultati (di cui più volte ho chiesto la verifica)...
Ebbene, per quanto riguarda i supermultati vi chiederei di distinguere i produttori onesti dai furbi e dagli strumentalizzanti e strumentalizzati che hanno approfittato della giusta rivolta di alcuni. Su questi aspetti occorre che il Governo sappia coniugare fermezza e giustizia.
Pertanto, ribadisco il nostro «no» alla mozione di sfiducia e il nostro «sì» alla necessità di ridare fiducia agli agricoltori italiani in una politica che sia giusta.
Intendo dire che parlare oggi di quote latte, di mozione di sfiducia, non è cosa possibile, ove si astragga dal contesto in cui ciò avviene. Un contesto nel quale ogni spettacolo di degenerazione della parola data, dell'impegno assunto, della moralità della politica e forse della stessa vita privata, viene sovvertito in un continuo mercimonio di interessi, di tornaconti, che non sono confessabili perché sono già confessi nell'azione che li consuma, in un momento nel quale la politica, lo Stato, le istituzioni si degradano in un continuo patteggiamento di tornaconti, dove in questa stessa aula un sommovimento continuo e misero si realizza con uno scambio di persone, di ruoli e di interpretazioni che dà un senso di pena e di sconforto, quegli stessi che mi stavano inducendo a tacere in quest'occasione. Verso l'elettorato, verso i propri impegni politici, verso la propria parola data a se stessi, oggi si irride, considerando anche questi, forse, dei formalismi, dei fuor d'opera, delle anticaglie estranee al senso vivo della politica. No! Questo rende qualsiasi argomento penoso e difficile, non solo a coltivarlo in sé, ma ad esprimerlo.
Signor ministro, lei è caduto nella trappola dell'illegalità, della finzione, della mistificazione, che regge grande parte della nostra vita istituzionale. Si è inventata, a beneficio di bassi tornaconti politici, un'istituzione, meglio una figura, quella della sfiducia individuale, che la dottrina antecedente, concomitante e successiva all'evento che l'ha sancita presso il Senato della Repubblica e la Corte costituzionale ha unanimemente riprovato. Perché quel quadro sconfortante di compromesso e di menzogna anche in questo si è realizzato, nell'inventare una qual cosa che servisse a mentire definitivamente alla figura che la Costituzione ha dato al nostro Governo e al nostro Parlamento. Lei là è caduto.
Non mi abbasserò a fare questioni personali. Sono un giurista, ho la coscienza dell'uomo retto e posso parlarle francamente in un evento come questo, nel quale un fabbisogno di provvista politica diede all'escogitazione di finti giuristi, di finti politici e di finti statisti l'aggio di creare qualcosa che dovesse mettere in crisi la stessa configurazione costituzionale del Governo e del Parlamento. E come questo può accadere? Se la sommità della nostra costruzione costituzionale non è presidiata malamente,
non diventa, anziché sede di garanzia, di equità e di dignità, un luogo di intrighi, di malaffare e di compromissioni di tutte le specie. Parlare di quote latte, della sua posizione funzionale, signor ministro - persona che io stimo - è per così dire secondario, se non vediamo prima il perché e se non scorgiamo prima la ragione per cui si è potuto realizzare un sovvertimento, prima della Bicamerale, contro qualsiasi idea di studio e di dottrina nel nostro Stato, della figura del Governo e del ministro. Lei è vittima di una configurazione abusiva; ha, per lo meno, il conforto di vedere accanto a sé il Presidente del Consiglio che in altri casi, quello del ministro suo predecessore, per così dire, non fu concesso (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). E non è un caso né un'evocazione manzoniana il dire che dal male nasce solo altro male: colui che vendeva i propri ministri oggi acquista (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)! Colui il cui senso politico è pari al senso della moralità personale è colui che ha creato la figura nella quale lei siede oggi con disagio. Questo è quello che precede, avvolge e conclude un fatto critico di forte rilevanza amministrativa, politica e internazionale, ma che non è altro che una parcella entro la crisi generale della legalità. No, non condivido l'asserzione di chi - presente in quest'aula - dice che non bisogna far proliferare le leggi. Si tratta di un fatto tecnico e l'assioma non è accettabile quando diventa un modo per pervenire, attraverso un'interpretazione abusiva, alla obliterazione delle leggi esistenti. Quando c'è da dimostrare qualcosa, ciò va fatto da entrambi i versanti che la logica dispiega all'intelligenza. La figura, la situazione giuridica e costituzionale della sfiducia al singolo ministro è un'invenzione della sinistra, ed anche del suo partito. Mai dimenticherò le parole ignobili con cui questa tesi fu sostenuta dall'attuale Presidente del Senato, che giurista certo non è, ma che ha perduto in quel caso un'occasione per essere un uomo per bene. Qual è l'altro versante?
Signor Presidente del Consiglio, lettore non so di che cosa, voglia per cortesia distogliere l'attenzione dalle sue carte perché parlo anche di lei (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia)!
Abbiamo dunque acquisito, attraverso una deliberazione del Senato ed una sentenza della Corte costituzionale, zimbello della dottrina costituzionale di questi ultimi anni, la figura della sfiducia individuale al ministro. Bene, siede tra di voi un ministro, il ministro dei lavori pubblici - mi pare che si chiami Costa - il quale, non coperto dalla fiducia iniziale al Governo non è stato neppure fiduciato a titolo individuale. Se allora esiste la figura, la situazione della sfiducia individuale, quando un ministro subentra in un Governo già costituito e fiduciato ha egli, per omologa ragione necessità, di inserirsi legittimamente nel Governo di cui è chiamato a far parte attraverso un procedimento ad hoc di fiducia personale? Non c'è bisogno di conoscere le leggi, tutti avventano giudizi, formano bicamerali, non c'è dentista che non aspiri a diventare legislatore costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale), però queste cose accedono alla ragion comune, alla ragione etica e al sistema equilibrato delle istituzioni.
C'è un ministro, anche se il Presidente del Consiglio, nella sua ben nota sensibilità, continua a leggere la Bibbia, c'è in questo Governo...
La sfiducia verso di lei vale per quella parte che si comunica a questo Governo nella sua interezza, travalica, sormonta la sua persona ed investe, attraverso il caso specifico della illegittimità del ministro Costa, la sua dignità costituzionale. Lo so, davanti ai numeri, sono argomenti risibili
ed anche chi parla un italiano stentato può sopportare questo richiamo leggendo la Bibbia, però non si vive di poteri, si vive di dignità e questo è ciò che manca al Governo, non a lei personalmente, signor ministro; ma lei ha il torto di far parte di questa brigata, lei ha il torto di non ribellarsi come altri fece alla sopraffazione della prepotenza e dell'intrigo. Questa è la sua responsabilità e questo è il mio compatimento per lei (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale - Congratulazioni).
DARIO ORTOLANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signor ministro, onorevoli colleghi, ancora alcune considerazioni per esprimere l'orientamento contrario del gruppo di rifondazione comunista alla mozione con cui si chiedono le dimissioni del ministro Pinto per una serie di ragioni che ineriscono sia al metodo sia al merito della questione da cui si parte per motivare tale richiesta.
Innanzi tutto riteniamo che, anziché prendere come capro espiatorio il ministro in carica, andrebbe fatta chiarezza sulle cause e sulle responsabilità che hanno portato al precipitare della questione delle quote latte. I dodici anni di esperienza accumulata dall'entrata in vigore del regime delle quote latte mi sembra che abbiano dimostrato il totale fallimento delle scelte operate nel nostro paese, prima in favore di una gestione privatistica attraverso la costituzione dell'UNALAT e poi a favore di una gestione fortemente accentrata del ministero e dell'AIMA. La scarsa chiarezza legislativa ha poi determinato sia le incertezze nell'applicazione del regime delle quote, sia l'inefficienza operativa dell'AIMA, su cui chiediamo che indaghi un'apposita Commissione d'inchiesta. Emblematico di ciò che affermiamo è il fatto che nell'ultimo anno 1995-1996 la quota spettante all'Italia all'interno dell'intera produzione agricola comunitaria è stata di 9.930 mila tonnellate, mentre la produzione effettiva, in base alle stime del bollettino AIMA, sarebbe stata di 10.300 mila tonnellate, a fronte di un fabbisogno del nostro paese stimato in 13.500 mila tonnellate.
Perciò riteniamo si renda necessaria la rinegoziazione degli accordi di Maastricht e, più in generale, delle politiche agricole europee. È urgente poi avviare le necessarie iniziative per interrompere la speculazione da parte di grandi aziende che stanno acquistando od hanno acquistato quote dai piccoli coltivatori-allevatori. Coloro che hanno realizzato profitti illeciti è giusto che paghino le multe e non tentino di scaricarle sulla collettività, ma ora la questione principale diventa quella di dare vita ad un'efficace politica agricola e zootecnica, tenendo conto della divaricazione esistente tra le esigenze, gli interessi, le volontà espresse dall'area di produzione in cui la zootecnia da latte ha rilevanza economica di primo piano.
Ciò è tanto vero se si tiene presente il quadro internazionale in cui viviamo. Nei paesi in via di sviluppo vivono oggi quasi 400 milioni di persone che soffrono di malnutrizione cronica e circa 200 milioni di bambini, al di sotto dei cinque anni, che soffrono di carenze proteiche ed energetiche. A livello mondiale gli impegni di assistenza esterna bilaterale e multilaterale per l'agricoltura nei paesi in via di sviluppo sono in regresso. Tra il 1982 e il 1992 sono scesi da 10 miliardi di dollari a 7,2 miliardi di dollari. Sempre a livello mondiale dal 1982 al 1992 anche la quota destinata all'agricoltura, nel quadro dell'assistenza totale consacrata allo sviluppo, è scesa dal 24 al 16 per cento.
Secondo stime recenti la popolazione mondiale aumenterà entro il 2030 da 5,7 a 8,7 miliardi di persone e tale crescita rischia di ridurre ulteriormente la disponibilità di terre coltivate o al contrario di aumentare l'uso intensivo delle terre tramite l'utilizzo di sostanze chimiche; occorre perciò modificare la politica dell'Unione europea per valorizzare la produzione mediterranea al fine di «costruire» risposte alle aree del sud del mondo.
In Europa, poi, nel quadro dell'attuazione del trattato di Maastricht si passerà
dall'attuale 9,8 per cento di occupati del settore agricolo al 7 per cento nel 2005. In Italia, il calo di occupati sarà del 4,5 per cento; tali cifre saranno simili anche negli altri paesi.
Le aziende agricole in Europa, in seguito al trattato di Maastricht, passeranno da 4 milioni a poco meno di 3 milioni e quindi in Europa oltre 1 milione di imprese agricole sono destinate a scomparire, e ciò soprattutto nel sud.
In Italia, nel 1994, le imprese agricole hanno denunciato un indebitamento di 20 mila miliardi di lire: una somma pari al 45 per cento del prodotto vendibile. Lo Stato italiano presenta nello scambio commerciale un debito di 18 mila miliardi. Negli ultimi anni le leggi finanziarie hanno portato tagli non marginali che hanno coinvolto il sostegno all'agricoltura biologica, l'ammodernamento delle aziende, la riduzione del credito agricolo, gli investimenti per i centri di ricerca.
Quello agricolo è uno dei settori primari dell'economia del nostro paese: nel 1994, compreso il suo indotto industriale di trasformazione, ha fatturato 120 mila miliardi di lire; occorre perciò rilanciare un'agricoltura alternativa, compatibile con l'ambiente, che sostenga la ricerca al fine di recuperare le nostre produzioni autoctone e che possa rappresentare una garanzia per i consumatori.
Alla crisi delle aziende agricole fa seguito una grave crisi occupazionale alla quale si risponde anche con una revisione delle modalità e dei criteri di erogazione dei fondi comunitari che per il 1997 ammontano a circa 9 mila miliardi di lire a fronte di 1.800 di interventi nella politica agricola, previsti da parte dello Stato italiano.
Oggi il costo del lavoro incide solo per il 18 per cento sull'unità di prodotto mentre i costi dell'innovazione, in assenza di servizi adeguati alle imprese, pesano per oltre il 25 per cento ed è soprattutto il sud dell'Italia che trasforma il 18 per cento dei suoi prodotti e ne commercializza il 3 per cento.
Invece delle dimissioni di un ministro, quindi, noi chiediamo a questo Governo impegni precisi a rinegoziare e modificare i criteri di elargizione dei contributi comunitari nel senso di valorizzare e sostenere le aziende agricole, fornendo contributi a chi svolge attività primarie e di conduzione dall'azienda, oltre che destinarli al sostegno dell'occupazione e alla quantità e qualità del prodotto. Un impegno del Governo a recuperare, valorizzare le strutture di ricerca alternativa alla ricerca delle multinazionali del settore, con progetti legati al territorio e alla valorizzazione delle colture compatibili con l'ambiente; a sostenere e rafforzare le università agrarie allo scopo di avviare politiche di valorizzazione del territorio, delle risorse agricole, delle formazioni dei tecnici nonché delle produzioni autoctone; a rideterminare, in sede di Unione europea, le politiche delle quote di produzione, in particolare del settore del latte, della carne, dei cereali, della zootecnia, della biocoltura e via dicendo; a sostenere prioritariamente i titolari di aziende che svolgano a tempo pieno l'attività agricola valorizzando il lavoro bracciantile e destinando quote di finanziamenti a quelle produzioni che richiedono più mano d'opera; ad attivarsi affinché l'Unione europea si doti di una capacità di ricerca alternativa a quella delle multinazionali con progetti legati al territorio e alla valorizzazione delle colture compatibili con l'ambiente e con produzioni che salvaguardino i consumatori; ad attivarsi perché siano adoperati i termini previsti dalla legge concernente l'affitto dei fondi rustici oggi scaduto, circostanza che sta determinando forti tensioni in molte province italiane in attesa che la Commissione parlamentare competente esamini i diversi progetti di legge.
Noi chiediamo al Governo di far fronte a questi impegni, assieme ad altri, che sono qualificanti per il rilancio di un settore importante dello sviluppo economico del nostro paese, per corrispondere alle esigenze di un cambiamento che sono vive nel nostro paese soprattutto dopo il risultato del 21 aprile e dopo la nascita di questo Governo.
Ecco la nostra risposta ed il nostro impegno di fronte ad una mobilitazione parziale e in parte sbagliata che tende a far cambiare rotta all'azione di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
L'amarezza è originata dalla vanificata speranza che avevamo riposto nelle intenzioni del responsabile del dicastero delle risorse agricole in occasione della conversione in legge del decreto-legge 22 luglio 1996, discusso in quest'aula il 17 settembre scorso.
Come molti colleghi ricorderanno, pur con le dovute differenziazioni, in quella occasione molti degli interventi che si susseguirono erano improntati ad un atteggiamento di attesa nei confronti delle iniziative volte a valorizzare l'intero comparto agricolo.
A distanza di pochi mesi, dobbiamo constatare con grande rammarico l'inadeguatezza dei risultati fin qui raggiunti dalla politica agricola ministeriale. In particolar modo, l'incisività del Governo è venuta meno rispetto a tre tematiche fondamentali. Mi riferisco, innanzitutto, alla mancata realizzazione di una forma di federalismo basato su un decentramento finalmente moderno ed adeguato alle nuove e complesse esigenze degli operatori agricoli. È superfluo ricordare a questo punto che l'Italia è l'unico paese al mondo ad avere un Ministero dell'agricoltura strutturato come il nostro.
Con un certo disappunto dobbiamo registrare il fallimento della politica del Ministero dell'agricoltura sull'intera vicenda delle quote latte, fallimento duplice sia per il mancato riassetto dell'AIMA, sia per la magra figura rimediata dal nostro paese agli occhi dei partner europei.
Per quanto concerne l'AIMA, nonostante le sue evidenti responsabilità in merito alla gestione della crisi delle quote latte, a tutt'oggi non risulta esser stato affrontato e risolto alcun problema relativo alla sua organizzazione interna.
Rispetto invece all'atteggiamento assunto dall'Italia al cospetto dei paesi dell'Unione europea, la sostanziale umiliazione subita dal nostro Governo ha reso inaccettabile agli occhi di migliaia di incolpevoli allevatori le imposizioni comunitarie, producendo un grave danno alla credibilità delle istituzioni italiane.
Inoltre, non posso esimermi dal sottolineare, ancora una volta, la necessità di rivolgere uno sguardo alle precarie condizioni dell'agricoltura meridionale. Nonostante la diffusa consapevolezza dell'importanza strategica per l'economia meridionale del consolidamento dell'agricoltura del Mezzogiorno, risultano attualmente eluse le speranze riposte nelle intenzioni conclamate dei mesi scorsi. Siamo costretti a registrare questo colpevole atteggiamento di negligenza da parte del Governo.
Il comparto agricolo del Mezzogiorno è sempre più costretto ad operare in uno stato di continua emergenza; gli imprenditori agricoli meridionali sono impegnati in una lotta impari con i concorrenti europei, supportati da un apparato burocratico snello ed efficiente che garantisce loro, oltre che competitività, anche una estrema facilità di approvvigionamenti per quanto attiene alle risorse finanziarie.
Noi perseveriamo nel contrapporre a questo scenario europeo un sistema burocratico centralizzato ed asfissiante, che impedisce qualsiasi forma di sviluppo, ed una politica agricola che privilegia una metodica emergenziale ad una visione di tipo strutturale e di largo respiro. Tutto questo accade in un momento particolare in cui i dati sulla disoccupazione al sud sono, a dir poco, drammatici. Ciò detto, alla luce degli impegni disattesi dal Governo in materia agricola, noi ci associamo alla mozione di sfiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD).
A fronte di tale questione e a fronte dei numerosi e drammatici problemi che il comparto agricolo ha affrontato e dovrà affrontare nei prossimi mesi, sarebbe stato necessario che il Governo assumesse un diverso atteggiamento. L'emergenza agricola è stata sottovalutata, e ciò è chiaro. Questa maggioranza, non soltanto e non tanto lei, signor ministro, ha realizzato una politica agricola assolutamente incapace di cogliere gli aspetti essenziali non solo del problema delle quote latte, ma anche di quello della crisi della carne, nonché dei problemi presenti nei settori degli ortaggi, della frutta e del vino.
Vogliamo ricordare che abbiamo contrastato le disposizioni della finanziaria 1997 e della manovra correttiva del luglio 1996 che erano profondamente punitive e penalizzanti. Con quei provvedimenti infatti sono stati sottratti ingenti finanziamenti al mondo agricolo e sono state soppresse significative agevolazioni per tutta l'agricoltura italiana; si è trattato di interventi che hanno reso ancora più difficile l'attività delle nostre aziende agricole e che hanno reso più arduo rendere omogenei i costi della nostra agricoltura al livello europeo.
Sul merito specifico della mozione di sfiducia, dobbiamo esprimere la nostra valutazione negativa nei confronti del Governo perché la questione, così come è maturata, è conseguenza di un atteggiamento dell'autunno scorso quando, a fronte di una puntuale e tempestiva denuncia delle questioni sottostanti alla protesta ed al problema del pagamento delle multe per le quote latte, si faceva presente la necessità di affrontare nel loro complesso, in termini diversi, più alti e più approfonditi, le questioni agricole del nostro paese. Invece sono state ignorate le profonde ispirazioni di migliaia di aziende agricole che volevano e vogliono soltanto migliorare, qualificare e potenziare la loro struttura produttiva.
Signor Presidente del Consiglio, signor ministro, di fronte a quest'atteggiamento poco serio, poco attento e presuntuoso si è delineata una protesta alla quale non possiamo non manifestare un'adesione di principio.
Abbiamo già detto nei giorni scorsi che non siamo qui per sostenere l'illegalità di certi comportamenti ma per ribadire che i produttori ed il mondo agricolo hanno sviluppato un'azione significativa di protesta, rendendosi conto dei disagi complessivi ma anche consapevoli della necessità di far capire ad un Parlamento troppo disattento e sordo, oltre che ad un Governo insensibile, i problemi sul tappeto.
Abbiamo denunciato con forza una posizione che ha finito per criminalizzare quanti hanno compiuto uno sforzo generoso e deciso per salvaguardare la propria azienda, per elevare il proprio reddito, per far crescere sostanzialmente l'economia agricola del paese. Questa è la colpa del nostro Governo e per questo non possiamo non confermare con un gesto forte nei confronti del ministro - al quale sul piano personale manifestiamo anche in questa sede stima e simpatia, ma che riteniamo portatore di un atteggiamento di ritardo culturale e politico che mortifica la nostra agricoltura, la nostra protesta per la mancanza di risposta ai problemi importanti che l'agricoltura ha denunciato.
Signor ministro, ritenevamo indispensabile trovare la forza di dare ad un'iniziativa politica il significato di recuperare nel confronto parlamentare i problemi più specifici della nostra posizione a sostegno dell'agricoltura. Tendevamo anzitutto ad ottenere una conoscenza adeguata del problema delle quote latte, come già
abbiamo detto in autunno; in secondo luogo, sottolineavamo la necessità di una corresponsabilità dell'AIMA e della pubblica amministrazione e di promuovere, in terzo luogo, una forte iniziativa in sede europea per ottenere un'adeguata proroga dei termini per il pagamento delle multe. Si voleva assicurare la possibilità di concedere un aiuto nazionale ai produttori e garantire la compensazione delle quote latte all'interno delle singole regioni tra le associazioni dei produttori.
Sono problemi che invece questo Governo ha totalmente sottovalutato. Pertanto, insieme con altri che si sono già espressi in questa sede, approveremo la mozione di sfiducia con una profonda amarezza, quella di chi, avendo segnalato per tempo i problemi posti dalle quote latte, ha visto un Governo disattento e lontano dalla volontà di perseguire da subito una certa politica, senza dover costringere i produttori ad assumere una serie di iniziative senza le quali - dobbiamo riconoscerlo - sarebbero venute meno l'attenzione e la disponibilità minime che il Governo ha poi dimostrato e che comunque giudichiamo insufficienti.
L'incapacità di affrontare i problemi drammatici del settore lattiero-caseario, di quello zootecnico ed in generale di tutta l'agricoltura (una risorsa fondamentale cui il nostro paese deve fare riferimento per superare una fase di grave difficoltà economica) ci porta necessariamente a rivolgere in conclusione un invito forte al Governo affinché cambi profondamente la propria politica per l'agricoltura in generale e per le piccole e medie imprese, in particolare, che realizzano la condizione indispensabile per la crescita economica del paese.
Per queste ragioni, signor Presidente, noi voteremo la mozione di sfiducia in esame, anche per dare un segnale forte al paese e al Governo della necessità di questo cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU e dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Ha facoltà di parlare l'onorevole Presidente del Consiglio dei ministri.
Vi è da sottolineare ora una questione molto singolare. La stessa mozione di sfiducia riconosce d'altra parte questa singolarità, perché vi è un passo nel quale si fa riferimento all'annosa questione delle quote latte. È quindi abbastanza complicato pensare che si possa votare la sfiducia ad un ministro che è in carica da otto mesi, per «annose questioni». D'altra parte, mi sembra che una prova di queste «difficoltà» sia data dal fatto - che mi pare molto importante - che l'esponente più illustre dell'opposizione nel settore agricolo, cioè l'onorevole Poli Bortone, non abbia firmato la mozione di sfiducia Franz ed altri: proprio perché si rende conto di come si siano accumulate le responsabilità nel tempo...
In effetti, non voglio andare a ripercorrere la complessità delle trattative che si sono avute negli anni a Bruxelles perché l'Italia ha una situazione incredibile nel campo del latte. Voglio ricordare ai colleghi parlamentari che l'Italia, su un consumo di quasi 16 milioni di tonnellate di latte, ne importa oltre 6; la media degli ultimi anni ha visto una importazione di 6 milioni e mezzo di tonnellate di latte! Si tratta di una quantità che non ha confronto alcuno nella struttura economica di alcun paese; e che quindi è il vero problema su cui ci dovremo misurare. Per la prima volta nella storia recente il Governo italiano ha chiesto, ed ha ottenuto, che si anticipasse il dibattito sulla politica agricola europea rispetto alla scadenza del 2000. A partire da febbraio, cioè dal mese in corso, cominceranno le discussioni a Bruxelles su questo tema. È chiaro che non saranno discussioni con esito immediato e con risultato specifico molto rapido, ma noi abbiamo sollevato questo problema, in accordo, tra l'altro, con altri paesi europei...
Onorevole Paolo Colombo, vuole prendere posto?
Prosegua pure, signor Presidente del Consiglio.
Non trovo, quindi, in questi mesi alcuna responsabilità nella gestione del Governo, se non proprio lo sforzo di uscire da questa «annosa» e difficile situazione; di uscirvi attraverso alcune scelte, molto semplici, di responsabilità, di ritorno alla trasparenza, alla legalità e alla certezza. Il comportamento del Governo è stato tutto dedicato ad evitare una sola cosa: i continui rinvii che sono costati all'Italia migliaia di miliardi.
A questo proposito vorrei che teneste presente che in questo momento il nostro paese sta pagando 3.600 miliardi di multa per eccessiva produzione di quote latte quando ne importiamo 6 milioni e mezzo di tonnellate. Questa è una situazione che deve vedere tutto il paese unito per un rinnovamento della politica nel settore; rinnovamento che è cominciato con la ferma posizione del nostro Governo su questi temi a Bruxelles e che doveva passare attraverso il momento di ferma rivendicazione della maestà della legge, della necessità di essere in regola con i contributi comunitari per poter far valere finalmente le nostre ragioni con una seria base giuridica di partenza.
Quindi dal giugno 1996, cioè da quando il ministro Pinto ha iniziato la sua attività, abbiamo lavorato per un accordo a livello europeo, ma abbiamo dovuto dare assicurazione agli altri paesi europei dell'esecuzione puntuale, completa, degli obblighi che avevamo sottoscritto. Per alleviare la situazione degli agricoltori italiani abbiamo cercato ed ottenuto il rinvio del pagamento delle multe per le quote latte e vorrei ricordare che non è vero, come abbiamo sentito dire nel dibattito, che non avevamo chiesto questo rinvio: lo abbiamo chiesto ed ottenuto, poiché le quote dovevano essere pagate a settembre, non a gennaio.
Non riteniamo, pertanto, che si debba attribuire a questo Governo la responsabilità di ritardi che ad esso non appartiene. Sono anzi molto grato a chi ha ricordato durante il dibattito, pur mettendo in rilievo le incompletezze dovute alle regioni e non certo a noi, che, per la prima volta nella storia, il 31 gennaio di quest'anno sono stati inviati agli allevatori i bollettini con la quantità di latte da produrre. Si tratta quindi di un passo in avanti che credo possa essere apprezzato da tutto il Parlamento.
Come dicevo, il Governo ha insistito con forza con il commissario Fischler, ha mobilitato l'attenzione del presidente della
Commissione europea, Santer, perché il problema italiano venisse ripreso in considerazione dalla base, e il 17-18 febbraio vi sarà il primo dibattito in materia. Riguardo alla politica specifica sulle quote latte, abbiamo ottenuto il rinvio del termine, abbiamo ottenuto 30 miliardi ...
Inoltre, abbiamo attuato provvedimenti a favore dei giovani produttori, ai quali debbono essere trasferite le quote risultanti dai programmi di abbandono volontario, programmi che sono stati fortemente incentivati. Nei recenti incontri con gli agricoltori il Governo si è impegnato ad alleviare il più possibile il problema del pagamento e le misure assunte riguardano concessioni di credito con un tasso inferiore al 3 per cento, cioè sostanzialmente con un tasso equivalente all'aumento del tasso di inflazione, con aiuti specifici agli agricoltori e soprattutto con una rateizzazione che dovrà essere completata solo quando la commissione avrà compiuto il suo lavoro. La commissione d'indagine, inoltre, pietra miliare per il rinnovamento dell'agricoltura, non avrà a disposizione lungo tempo per il suo lavoro; è una commissione di tecnici ad altissimo livello e dovrà, entro la fine del mese prossimo, fornire i risultati dell'indagine quantitativa. È stato assegnato un tempo breve, perché i dati di base per le riflessioni ed i confronti sono tutti disponibili e quindi non è necessario un lungo tempo di gestazione per il lavoro di questa commissione.
Voglio richiamare, infine, le altre misure di politica nel settore agricolo che il ministro Pinto ha adottato in questi mesi con l'accordo dell'intero Governo, accettando la sfida della globalizzazione e quella della nuova concorrenza, che sarà un drammatico problema per il futuro di tutto il settore agricolo.
Voglio qui ricordare che nei prossimi anni se vi sarà - com'è probabile - un allargamento dell'Unione europea ai paesi dell'est, la questione delle quote agricole, della sovrapproduzione, dovrà essere profondamente ripensata e noi dovremo, tutti insieme, provvedere ad una rapida trasformazione della nostra struttura agricola.
In vista di ciò il Governo ha presentato un disegno pluriennale di spesa per la nuova politica agricola - ricordo che l'ultimo risale al 1986 e concerneva la riforma dell'AIMA - e nel prossimo Consiglio dei ministri si affronterà il tema della riforma dei consorzi agrari e delle facilitazioni per l'imprenditorialità giovanile in campo agricolo. Sono state inoltre prorogate per un triennio le fiscalizzazioni degli oneri sociali ed è in via di approvazione il decreto legislativo, predisposto dal ministro del lavoro, in accordo con il ministro delle risorse agricole, di attuazione della legge sulla riforma delle pensioni. In questa sede saranno considerati problemi per i quali vi è molta attesa; mi riferisco alle agevolazioni alle zone montane ed al calcolo dei contributi previdenziali sul salario contrattuale e non su quello convenzionale.
In pochi mesi, dunque, abbiamo avviato una politica agricola organica a difesa degli interessi globali degli agricoltori ed a protezione della parte più debole degli stessi, cioè quelli residenti nelle zone montane e quelli in età avanzata.
Il ministro Pinto si è trovato ad assumere la responsabilità del dicastero delle risorse agricole, alimentari e forestali in un momento difficile, dopo un susseguirsi rapido di ministri che non avevano voluto
o potuto affrontare in modo sistematico i problemi dell'agricoltura. Egli ha avviato in modo organico la trasformazione del settore e quindi ritengo abbia acquisito una reputazione in campo nazionale ed internazionale che rende immotivata e del tutto improponibile la sfiducia.
A nome del Governo vi chiedo quindi di respingere tale mozione, rinnovando la fiducia al ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, senatore Michele Pinto (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e misto-verdi-l'Ulivo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardone. Ne ha facoltà.
Il Presidente del Consiglio ha già richiamato alcune questioni che è opportuno porre all'attenzione dell'Assemblea, soprattutto ai tanti parlamentari che non si occupano tutti i giorni di questo settore.
Il Presidente del Consiglio ha già ricordato la multa di 3.600 miliardi inflittaci per anni in cui vi sono stati confusione e mancato rispetto delle regole. Occorre aggiungere che quella multa inizialmente ammontava a circa 7 mila miliardi e grazie ad una trattativa è stata ridotta a 3.600 miliardi.
Dobbiamo allora compiere un'operazione seria; dobbiamo far diventare il nostro paese credibile in Europa attraverso due strade. La prima è quella del rispetto della legalità nel nostro paese. Questo non è l'impegno di una forza politica, di una maggioranza; è un tema che deve unire le forze politiche. Il tema della legalità è comune a maggioranza ed opposizione. Ed allora, dobbiamo fare qualche puntualizzazione. La verità è che in questo settore la programmazione rigida con le quote ha aspetti positivi e negativi. Questo sistema di programmazione è iniquo per il nostro paese, perché la quota di 9,9 milioni di tonnellate è largamente al di sotto del nostro fabbisogno, ma si deve aggiungere anche che in passato si è sbagliato quando, per rivendicare una quota più alta, abbiamo fornito dati non veritieri, superiori alle produzioni reali, pensando, nell'illusione di sfuggire alle regole, che ciò fosse motivo di trattativa. La verità è che l'argomento valido per ottenere una quota più elevata consiste nella differenza tra produzione e consumi nel nostro paese. Dobbiamo però cominciare a dire la verità all'Unione europea. È anche vero però che il prezzo del latte in Italia ed in Europa si è mantenuto più alto proprio per questo meccanismo.
Il problema è che dobbiamo combattere la nostra illegalità. Colleghi, tra i tanti bollettini ne cito sempre uno, conseguente al lavoro svolto da due consorzi, i quali posso anche convenire abbiano effettuato accertamenti non sempre attenti. Emergeva però un dato, signor ministro. Di tutte le rilevazioni fatte sulla carta, di tipo fiscale, quelle cui mi riferisco avevano il merito - non so se l'abbiano fatto bene - di correlare stalle e capi. Ebbene, da quell'indagine è emerso che più di 6 mila aziende erano senza capi. Si tratta allora di capire perché, signor ministro, esistono oltre 6 mila stalle senza capi.
Una voce dai banchi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania: Al sud!
Allora, cari colleghi, questo problema di legalità deve essere posto, è uno dei problemi da sollevare a livello europeo, signor ministro, onorevole Presidente del Consiglio.
Che cosa è successo infatti? Le quote, in Italia, sono diventate una rendita a prescindere dall'attività produttiva; vi è un mercato dell'affitto e della vendita delle quote e molti di coloro i quali dismettono le attività vogliono continuare a tenere la quota per affittarla o venderla, per farla diventare una fonte di reddito a prescindere dalla produzione.
Ma c'è dell'altro: in Italia il riciclaggio del latte ad uso zootecnico è esteso; è un fenomeno antico che vede una responsabilità generale che vive di tante complicità. Signor Presidente del Consiglio, credo che si debba porre all'Europa un problema di trasparenza. È giusto cioè che a tutto il latte destinato ad uso animale, frutto delle eccedenze del nord Europa, sia imposto il trattamento, anche tecnico, con coloranti. Dopo di che non sarà più possibile riciclare latte ad uso zootecnico per la produzione lattiero-casearia, semplicemente perché non è possibile produrre mozzarella rossa. Questo è uno degli aspetti che deve essere sollevato.
Possiamo anche affrontare il problema di una maggiore flessibilità nella programmazione delle quote, il che significa la possibilità di una compensazione biennale degli eccessi produttivi, in modo da non penalizzare con superprelievi, a volte insostenibili, le aziende. Ecco allora una serie di norme. Starei attento, però, a chi parla di abolizione delle quote in maniera troppo semplice. Ciò potrebbe avere un effetto generale e dannoso sull'intera filiera del latte, con un abbassamento dei prezzi che vedrebbe il dominio delle grandi aziende del nord Europa o delle pochissime imprese che hanno dimensioni tali da poter competere anche in un quadro diverso.
Ed allora, signor ministro, oltre la fiducia, anche un auspicio. Quest'aula ha dedicato già parecchie ore all'argomento.
Vorrei concludere il mio intervento con un auspicio: uno studioso, Louis Malassis, ha classificato la storia dell'agricoltura sostenendo che per 500 mila anni l'umanità ha vissuto di cibo da caccia, per 10 anni mila di cibo agricolo e per 200 anni di cibo agroindustriale. Noi siamo alla vigilia - questo è l'anno del debutto - del cibo biotecnologico che fa invecchiare istituzioni e regole, sottolineando all'attenzione di tutti una questione di grande rilievo.
Noi vorremmo discutere anche del futuro, perché questo è il modo migliore per tutelare produttori e consumatori e avviare il paese verso un'Europa nuova e libera.
Signor Presidente del Consiglio, l'Unione europea destina il 50 per cento del proprio bilancio ancora all'agricoltura; forse è il caso di cominciare a cambiare e a passare dagli incentivi per status, che vedono risorse destinate all'agricoltura captate in rapporto al prodotto ed al capitale fondiario, a rendite esterne per incentivare comportamenti virtuosi; bisogna sostenere non tutta la zootecnia ma quella virtuosa che si pone il problema della sicurezza alimentare, della chiarezza e del rispetto delle regole. Questo è il senso della ricerca!
In tal senso, respingiamo la mozione di sfiducia e voteremo contro. Devo dire che in proposito avremmo auspicato un confronto con l'opposizione non su uno strumento del genere, ma sul merito delle riforme istituzionali da realizzare.
In conclusione, ci rivolgiamo ai colleghi della lega: quando vi riferite ai problemi del Mezzogiorno, non potete dire che se non si rispettano le regole in alcune parti del paese la responsabilità è delle istituzioni che non hanno funzionato a dovere, mentre invece, se si parla di altre parti del paese, il discorso cambia! Noi dobbiamo liberarci del vecchio, a qualunque costo, perché esso frena l'innovazione al nord, al centro e al sud (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ciò consentirà di avviare una fase nuova di trasparenza e di legalità che dia risposte concrete all'agricoltura. Ottomila miliardi di crediti inesigibili sono un peso che questo settore non può più sopportare nella sfida europea. Ecco perché sono necessari interventi di carattere generale e nuovi (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
La componente autonomista del gruppo misto non ci sta al gioco del cerino, e cioè a lasciare il cerino in mano all'attuale ministro; infatti, avendo seguito in questi anni la vicenda delle quote latte posso essere, purtroppo, testimone del fatto che è molto difficile distinguere i buoni dai cattivi per quanto riguarda le responsabilità politiche.
Sono stati in molti a rendere intricata la vicenda delle quote latte e credo che ci vorrà molta buona volontà, anzitutto da parte del Parlamento, per cercare di giungere ad una trattativa in sede europea che ci dia un minimo di credibilità; quella credibilità che purtroppo abbiamo perso con gli anni, dimostrando di non credere all'integrazione europea se non per il suo fascino retorico. Tuttavia, quando i temi dell'integrazione europea si trasformano in soldi, in necessità di intervenire su singoli settori, allora diventiamo timidamente europeisti!
Peraltro, gli appuntamenti che attendono il ministero sono numerosi. Se oggi dovessimo esprimere un voto sul ministero, ci dichiareremmo favorevoli alla mozione di sfiducia, perché apparteniamo alla schiera dei federalisti che ritengono che nel nostro paese il Ministero dell'agricoltura non debba esservi. Ci siamo dichiarati a favore del referendum e voteremo per la soppressione del ministero. Riteniamo che da parte del Governo dovrebbe essere proposto un disegno nuovo delle funzioni e dei compiti del ministero, che coinvolga le regioni nella fase ascendente e nella fase discendente. Ci pare ancora troppo timido l'inserimento del ruolo delle regioni anche nel provvedimento recente riguardante le quote latte.
In conclusione, ribadiamo il nostro voto contrario sulla mozione di sfiducia. Poiché gli appuntamenti che ci attendono nei prossimi mesi saranno molti, chiediamo al ministro Pinto un impegno particolare nei confronti dei problemi della montagna e per la tutela delle autonomie speciali nel settore dell'agricoltura (Applausi).
Il gruppo di rinnovamento italiano ritiene che non esistano i presupposti perché il ministro Pinto venga sfiduciato e che a questo riguardo ben altri argomenti debbano essere addotti. Voteremo quindi contro la mozione di sfiducia presentata. Le motivazioni del nostro voto contrario sono già state ampiamente illustrate in
quest'aula dal collega Ricciuti quando si è discusso del problema delle quote latte.
Chiedo pertanto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione del testo della mia dichiarazione di voto in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carazzi. Ne ha facoltà.
Per generale convinzione l'agricoltura deve sottostare a meccanismi perversi; oltre ai rischi stagionali, essa sconta contraddizioni che derivano dagli accordi comunitari e che si inseriscono comunque nel quadro più generale del modo di produzione vigente. Noi non ce la sentiamo di porre tutte queste contraddizioni sulle spalle del ministro Pinto. Anche le accuse che oggi ho udito in quest'aula si muovono su un terreno contraddittorio, richiamando a volte principi di liberismo economico e altre volte principi di protezionismo e di sostegno dei prezzi.
In un'audizione svolta in Commissione agricoltura (mi sembra in settembre), l'onorevole Prestamburgo ha posto una domanda teorica al direttore della politica economica di Confagricoltura, chiedendogli se fosse compatibile con un'economia di mercato un vincolo di produzione. Perché no, ha risposto il direttore di Confagricoltura, purché questi vincoli siano gestiti con intelligenza. Egli ha detto questo ben sapendo che un vincolo alla produzione è sì un legame, è contrario alla libertà del mercato, ma è anche un'assicurazione contro la discesa dei prezzi. Nell'agricoltura, infatti, vi è la grande questione della sovrapproduzione, che non riguarda solo questo comparto economico, ma nel settore agricolo è più evidente perché ha effetti paradossali. Se vi fosse un diverso modo di produzione, non necessariamente socialista, ma anche precapitalista, una buona annata, un buon raccolto, un'abbondante produzione sarebbero delle fortune, delle benedizioni. Ma, in un sistema basato sul profitto, un'abbondante produzione, in agricoltura e nell'allevamento, è un dramma economico, a causa delle conseguenti diminuzioni di prezzo e della mancata connessa realizzazione del capitale investito. È un controsenso!
Ricordo lo stupore degli studenti del mio corso quando trovavano simili considerazioni nella storia dell'agricoltura (penso al famoso lavoro di Slicher Van Bath). Ma torniamo alla questione delle responsabilità, che sono molte e di diverso genere ed hanno una differente durata nel tempo. Già nel 1985, l'anno successivo all'introduzione delle quote, le associazioni dei produttori entrarono nella gestione delle quote e assunsero delle responsabilità. Anche le rilevazioni statistiche dell'ISTAT sono state talvolta sottostimate e si sono prodotte conseguenze perverse. Per quanto riguarda i rapporti comunitari, vi sono state le penalizzazioni testé ricordate da molti colleghi e dallo stesso Presidente del Consiglio.
Abbiamo visto che si è ottenuta un'integrazione della quota ed un abbattimento delle multe, da 5 mila miliardi a 3.600 miliardi.
A questo proposito il ministro, nel corso di un'audizione o di un'informativa in aula, ha giustamente rilevato che il problema è esploso perché questa volta non è lo Stato a pagare ma sono i soggetti che, magari per necessità, magari per mancata informazione, hanno violato la norma; ciò spiega la virulenza e la novità delle manifestazioni alle quali abbiamo assistito in questi mesi. Peraltro noi pensiamo che a questi piccoli proprietari, che sono stati spinti ad attaccare questo Governo non dovrebbe sfuggire quanto essi, come piccoli imprenditori indipendenti siano solo formalmente indipendenti, quanto essi siano soggetti a tutte le categorie capitalistiche più potenti di loro, dai banchieri ai capitalisti commerciali, agli
industriali della trasformazione, alle industrie fornitrici. Questo dovrebbe essere ricordato, altro che deviare l'attenzione da questi nodi indirizzando la conflittualità verso un ministro, un Governo, con le manifestazioni, criticabili, cui abbiamo assistito in questi giorni! Forse il ministro non è riuscito a risolvere molti problemi; manca però la controprova che altri ministri che abbiamo visto all'opera in questi anni li avrebbero risolti meglio.
Concludo, colleghi, dicendo che avrei voluto ascoltare in questa occasione ragionamenti più scientifici sul problema della produzione in agricoltura, del suo finanziamento e non le strumentalizzazioni che abbiamo dovuto sentire in questi giorni che hanno il risvolto, particolarmente sgradevole per me che sono lombarda, di un'ulteriore occasione per spingere verso una contrapposizione, in questo caso senza motivo, tra le ragioni del nord e le ragioni del sud, fra i problemi dell'agricoltura del nord e quelli dell'agricoltura del sud.
Il nostro gruppo conferma quindi il suo voto contrario sulla mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
Fin dal settembre scorso, in occasione della partecipazione del signor ministro per le risorse agricole alla fiera zootecnica di Cremona, quando solo si parlava della possibilità che gli allevatori avessero prodotto più latte rispetto alle quote assegnate, quando ancora non era stato pubblicato il bollettino, il ministro Pinto condannò perentoriamente già allora gli allevatori del nord a pagare il superprelievo. Fu una presa di posizione politica che fin da allora non condividemmo. Si palesò in quell'occasione una presa di posizione dettata forse da scarsi elementi di comprensione, forse da testardaggine; comunque si trattò di una presa di posizione contro la zootecnia padana (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), successivamente suffragata da varie riprove. La prima di esse è stata la conferenza stampa nel corso della quale - con gli allevatori del nord che occupavano le strade di accesso ad alcuni aeroporti - lei, signor ministro, riconosceva la denominazione di origine alla mozzarella prodotta nel suo collegio elettorale, cioè Salerno, magari (sono in proposito d'accordo con il collega Nardone) rigenerando latte in polvere ad uso zootecnico importato senza traccianti. In ciò è in qualche modo ravvisabile la limitatezza dell'orizzonte politico del signor ministro e soprattutto la scala dei valori alla quale lo stesso ha sempre ispirato la propria azione politica, cioè il collegio elettorale prima, il partito di appartenenza poi, nel totale disinteresse nel comparto agricolo padano, lasciato allo sbando e alla rovina economica.
Altra riprova l'abbiamo avuta quando il signor ministro non ha voluto incontrare a Milano gli allevatori lasciando tale compito ad un inconcludente sottosegretario. Sono convinto che, se al posto dell'attuale ministro ci fosse stato un certo signor Marcora, guarda caso dello stesso partito del ministro Pinto, il problema degli allevatori si sarebbe posto in diversa prospettiva e sarebbe stato sicuramente
risolto con maggiore efficacia. Ulteriore riprova l'abbiamo avuta con quel continuo e scolastico richiamo al rispetto delle norme europee. Da sempre, non da oggi, il nostro gruppo sostiene che non esiste un'agricoltura italiana, ma esistono due agricolture differenti per tipologie produttive e per forma d'impresa: quella meridionale, che i tecnici chiamano mediterranea, superassistita, e quella continentale padana, continuamente penalizzata dall'inutile azione in ambito comunitario dei tentativi di mediazione del Governo e del Ministero delle risorse agricole (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Il continuo richiamo alle norme europee, signor Presidente del Consiglio, ed il subalterno comportamento del Governo italiano alle decisioni europee ci hanno dimostrato due cose: primo, che l'Italia non è più in grado di decidere; secondo, che le norme europee valgono solo contro gli allevatori del nord e non valgono contro gli evasori dei contributi agricoli unificati del sud, né contro l'intervento straordinario dello Stato in svariati settori dell'economica (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
E qui, signor ministro, siamo arrivati al paradosso, forse al disprezzo, mi sia consentito il termine, riservato dalle istituzioni centrali agli allevatori padani. Di fronte alle sentenze dei tribunali amministrativi regionali del Veneto, del Friuli e del Piemonte, che hanno accolto i ricorsi presentati dagli allevatori contro il pagamento delle multe sulle quote latte, per un vizio di forma sul calcolo delle stesse fatto dall'AIMA, lei, signor ministro, non solo non ha sospeso il pagamento infischiandosene della giustizia amministrativa, ma perseverando nell'intenzione di far pagare gli allevatori padani, si è già lavato le mani rinviando la palla al Presidente del Consiglio, il quale dopo i soliti tentennamenti, ai quali siamo abituati, ha letteralmente preso in giro gli allevatori promettendo provvedimenti e prendendone altri completamente diversi da quelli comunicati.
Il decreto del 31 gennaio è l'atto conclusivo, disarmante, che l'attuale Governo poteva emanare per far perdere l'ultimo residuo di fiducia in uno Stato ormai decotto: far pagare gli allevatori padani e regalare mille miliardi agli evasori dei contributi agricoli unificati al sud. Ma a chi giova una manovra del genere? Mi sorge il dubbio che l'attuale Governo voglia, con tali preventive manovre, indorare la pillola al comparto agricolo meridionale elargendo preventivi benefici in vista di possibili drastici tagli alle integrazioni a favore dell'olio d'oliva e del grano duro. I nostri dubbi potrebbero trovare conferma nella supina accettazione da parte del Governo italiano delle prospettate riforme regolamentari delle organizzazioni comuni di mercato relative, appunto, all'olio di oliva e al grano duro, le quali, allo stato attuale, beneficiano - udite, udite! - di sovvenzioni che in bilancio AIMA sfiorano i 2.500 miliardi.
Oggi la Camera si appresta a sfiduciare un ministro, capo di un Ministero anacronistico ed inconcludente. Il risultato di questa votazione potrebbe anticipare in qualche modo l'esito del secondo referendum sul quesito posto e relativo alla soppressione del Ministero delle risorse agricole.
Dubitiamo che ciò possa avvenire, soprattutto per gli atteggiamenti di certa parte dell'opposizione che a parole e con atti puramente formali chiede la sfiducia del ministro ma nei fatti gioca sulle presenze dei parlamentari in aula, molti dei quali eternamente impegnati nei loro collegi e spesso e volentieri assenti soprattutto in occasione di votazioni in aula su questioni assai importanti (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Signor Presidente, ho dichiarato il voto favorevole del nostro gruppo (Commenti). Molta flatulenza, poca consistenza!
Signor Presidente, ho dichiarato il voto favorevole del nostro gruppo alla mozione di sfiducia; saremo coerenti con tale dichiarazione ed in ogni caso non mancheremo, onorevoli colleghi del Polo e dell'Ulivo, di pubblicizzare gli esiti di
questo voto tra la nostra gente. Un voto frutto ancora una volta del sotterraneo accordo consociativo tra Polo ed Ulivo, ovvero - e per meglio dire - dell'eterno cosiddetto partito trasversale meridionale. Grazie (Vivi, prolungati applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania - Congratulazioni).
I componenti di questo gruppo voteranno «no» alla richiesta della Presidenza e lo faranno con convinzione, con profonda solidarietà nei confronti del ministro (Commenti). Non poteva essere altrimenti, onorevole Comino, come non poteva essere altrimenti che ella votasse a favore della mozione! Questo vale sia per lei che per me; ho ascoltato con interesse quanto lei diceva e sono convinto che ella farà lo stesso nei miei confronti.
Questo gruppo esprimerà una solidarietà convinta, umana e politica nei confronti del ministro Pinto e difenderà con il suo voto la serietà dell'azione di Governo, ma difenderà anche - è la sua intenzione - la serietà del rapporto tra Parlamento e Governo.
Con il nostro voto daremo atto al ministro Pinto della validità della sua azione di Governo e della serietà del suo stile sobrio e non teatrale ed anche per questo apprezzabile.
Votando contro la mozione di sfiducia, voteremo anche contro l'improvvisazione e la leggerezza con cui si adopera uno strumento grave qual è appunto quello della mozione di sfiducia. Uno strumento delicato, «proposto» per motivi inconsistenti, che cercherò di analizzare nella mia dichiarazione di voto.
Sono tre i motivi indicati nella mozione di sfiducia. Il primo è la contestazione del modo in cui è stato gestito l'annoso problema delle quote latte; ed è già di per sé singolarmente bizzarro che si contesti ad un ministro, in carica da pochi mesi «l'annoso problema» (tale viene definito nella mozione).
Come il Presidente del Consiglio ha poc'anzi ricordato, è singolare che a questo Governo vengano contestate indicazioni, responsabilità e posizioni che vengono certamente da governi precedenti.
Il secondo punto è quello in cui si contesta al ministro dell'agricoltura di essere stato accondiscendente alle direttive comunitarie. Anche questo è un singolare modo di contestare. Cosa si chiede al Governo (a questo o ad altri)? Di violare direttive o normative comunitarie? Come indicazione parlamentare e come motivo di sfiducia ciò è davvero piuttosto singolare.
Quanto ad un eccesso di accondiscendenza, questo è smentito dall'azione del ministro dell'agricoltura, se non altro per l'accordo sulla normativa che nel luglio scorso ha disciplinato il settore ortofrutticolo, tenendo conto degli interessi del nostro paese.
Il terzo motivo di critica è per non aver affrontato i problemi dell'AIMA. Anche qui, per come è scritto nella mozione, vorrei precisare che si tratta di problemi certamente non imputabili a questo Governo. Sarà forse bene che nel fiorire di inchieste parlamentari che questa Assemblea ogni tanto promuove - come quelle relative alla Federconsorzi e all'EFIM - si dia un'occhiata anche a quello che è stato il comportamento dell'AIMA.
Questi tre motivi così inconsistenti ed inconferenti rispetto all'azione del ministro Pinto non possono giustificare una mozione di sfiducia, strumento grave nel rapporto tra Parlamento e Governo. Forse il vero motivo della mozione è un altro. Le proteste di piazza che hanno bloccato aeroporti e comunicazioni nel nostro paese per alcuni giorni sono state definite nella mozione di sfiducia manifestazioni serie, che hanno avuto il pregio di richiamare l'attenzione su alcuni problemi. Avrei preferito, colleghi, che non si fossero
definite così quelle forme di protesta. Forse, tuttavia, è questo l'argomento, quello, indicato nella mozione, dei rapporti tra il ministro ed alcuni settori del mondo agricolo, segnatamente quelli della zootecnia; forse è la tentazione di assecondare umori di piazza; forse è la tentazione di assecondare e non guidare umori correnti.
Vi sono ben altri problemi. Ne segnalo uno al ministro dell'agricoltura, quello degli affitti agrari, che in questo momento sta creando problemi di vita e di lavoro in tante famiglie impegnate nell'agricoltura.
Vi sono ben altri problemi su cui fondare un rapporto di stimolo del Parlamento nei confronti del Governo. Ma vi è un rischio nell'azione che si è promossa con questa mozione, quello di assecondare, appunto, umori di piazza, facendolo proprio là dove è più facile che vengano immesse venature secessioniste, là dove vi può essere terreno di coltura per sbocchi, esiti e tendenze antinazionali.
Vi sono molti motivi in positivo per ribadire la fiducia al ministro Pinto, dal rapporto con le regioni al modo in cui ha assicurato i finanziamenti ai programmi operativi delle regioni, garantendo i cofinanziamenti del CIPE, agli interventi legislativi che questo Parlamento ha assecondato in diverse circostanze e che hanno avuto l'ultimo momento nel decreto-legge del 31 gennaio.
Non vi è tuttavia bisogno di richiamare tutto ciò come se si trattasse di una difesa d'ufficio. Intendiamo sottolineare l'inconsistenza dei motivi per i quali si vorrebbe revocare la fiducia e noi, respingendo la mozione, voteremo in positivo per ribadire la fiducia nell'operato del ministro dell'agricoltura e di questo Governo nel suo complesso e voteremo altresì contro la mozione per ribadire che un atto così grave e delicato va assunto per motivi seri e non inconsistenti, quali quelli che sono stati avanzati (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Dico subito che essa, essendo stata voluta da alleanza nazionale e sottoscritta dai parlamentari del nostro gruppo, ha però il merito, colleghi del gruppo per la Padania o qualcosa del genere...
È una mozione però, è vero, che noi abbiamo voluto e della quale ci assumiamo per intero, a seconda del taglio che le si vuol dare, il merito e la responsabilità. Oggi, dai banchi della maggioranza, abbiamo sentito levarsi alti lai di fronte allo strumento scelto per chiedere le dimissioni del ministro ma che intanto ha fatto conseguire un primo sicuro risultato, quello di aver portato l'agricoltura, l'annosa questione dell'agricoltura, in primo piano in Parlamento. Infatti vi siete abituati da lungo tempo a considerare l'agricoltura il fanalino di coda delle questioni italiane. Vi siete abituati da troppo tempo, e questo Governo più di ogni altro, a considerarla terreno e merce di baratto a livello nazionale ed internazionale.
Caro onorevole Mattarella, certo, nella mozione c'è anche il riferimento a ciò che è avvenuto a Milano, nel Veneto, nel nord, ad opera dei comitati spontanei che hanno inteso protestare. Non si tratta di seguire la protesta, bensì di dare la giusta solidarietà alle motivazioni che hanno prodotto quella richiesta. Credo che i lavoratori dell'agricoltura, non solo del comparto zootecnico, ma anche dell'olio, dell'ulivo, dell'agrumicoltura, abbiano motivi di riconoscenza nei confronti degli allevatori del nord che hanno riportato in
primo piano la questione delle inadempienze sistematiche del Governo, del potere, nei confronti di quello che era e poteva essere il principale settore produttivo italiano.
Nel caso specifico, perché le chiediamo di lasciare la scena, ministro? Forse perché lei è più responsabile dei suoi colleghi? Sicuramente no. Certo, una richiesta di dimissioni dell'intero Governo sarebbe stata più adatta alle effettive responsabilità, ma unicuique suum: lei ha questa responsabilità. Lei non ha potuto, non ha voluto, non ha saputo, anche concedendole tutte le attenuanti possibili (che non si negano ad alcuno), affrontare e risolvere, o almeno affrontare, la questione delle quote latte.
Signor ministro, la questione delle quote latte non è un'alluvione, non è un terremoto, non è una frana, non è una pioggia incessante per dieci giorni, non è un evento naturale ed imprevedibile, è una questione nota da tempo, che si trascinava da lunghi anni ma già in questo anno le era stata data la possibilità quantomeno di affrontare il problema. Ricordo, solo a titolo di esempio, le mozioni presentate su questo problema dall'onorevole Poli Bortone nel mese di agosto e mai discusse.
Caro onorevole Mattarella, quelle mozioni erano state presentate prima delle proteste di piazza e anticipando le proteste medesime. Ricordo inoltre che della questione latte e dell'AIMA in particolare si erano occupati diversi governi in numerose legislature e rammento che in un periodo assai più breve di quello che lei come ministro sta vivendo, vale a dire nel famigerato periodo, di solo sette mesi, del Governo Berlusconi, erano bastate solo poche settimane per commissariare l'AIMA, per istituire una commissione di indagine sull'AIMA e sulla Federconsorzi (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale). Lei ci sta pensando dopo le proteste di piazza con una finta commissione d'inchiesta, dei cui membri non conosciamo nemmeno i nomi.
Non c'era bisogno di aspettare il «latte versato» per prevedere la possibilità di qualche aiuto: il 3 per cento, il rinvio, il 25 per cento ora ed il resto dopo le conclusioni della commissione d'inchiesta; che cosa vuol dire tutto ciò? Bisognava e si poteva intervenire. Sottolineo poi il modo in cui quell'emergenza di ordine pubblico - quella sì - è stata affrontata: la responsabilità è più collegiale in questo caso, ma lei è il ministro delle risorse agricole. Perché figli e figliastri? Perché le altre categorie - e ben si fa - hanno subito avuto il conforto di un confronto con il Governo, mentre i comitati spontanei (perché non avevano il «padrinato» di non so quali associazioni) hanno dovuto aspettare quindici giorni per un fuggevole contatto con il ministero e con il Governo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)?
Altro che lievi responsabilità, dunque: esse sono gravi ed occasionalmente - ma in misura importante - investono le quote latte; analogo però è il giudizio che danno i produttori di olio, di uva, di agrumi, di grano di ogni parte d'Italia. Si chieda qual è il loro giudizio sull'attività del Governo!
Il Presidente del Consiglio dice che noi stessi riconosceremmo che si tratta di una questione annosa: certamente lo è, ma per responsabilità pregresse dei Governi della prima Repubblica e anche recenti, tranne il breve periodo in cui tutto fu tentato e del quale abbiamo già parlato.
Ma proprio per questo, caro Presidente del Consiglio, non stiamo parlando di un'attenuante ma di un'aggravante. Quando una questione di così antico momento arriva ad un livello tanto critico di gravità, ogni errore diventa madornale e monumentale ed ogni responsabilità vede amplificate le proprie conseguenze; ogni omissione diventa un tradimento verso l'agricoltura.
Dimissioni, dunque: il gruppo di alleanza nazionale voterà in forma compatta a favore, cari amici della lega; mi auguro che altrettanto facciate voi. Abbiamo chiesto al nostro presidente Fini di essere presente; aspetto la presenza di Bossi in aula in un momento tanto importante, se proprio vogliamo fare polemiche tra di noi.
Queste dimissioni, signor ministro, hanno anche una motivazione politica. Sappiamo che avete i numeri per respingere questa mozione, altrimenti il Governo dovrebbe trarne conseguenze assai più gravi. Non ci siamo illusi più di tanto, anche se aspettiamo la conta del risultato della votazione sulla mozione. Ci interessava però mettervi in mora: da oggi, dopo quest'azione promossa da alleanza nazionale con l'appoggio dei cinque parlamentari della lega e degli altri del Polo, dopo questa messa in mora, sapete che avete i riflettori puntati sui comportamenti che terrete in materia agricola. Non potrete più barattare, come avvenne fin dai tempi di Gioia Tauro (ma non per sua responsabilità, ministro), la ricchezza del suolo e la capacità produttiva agricola italiana con meccanismi di altro e più basso spessore e di nessun vantaggio per la comunità nazionale.
Loro sapranno da questo momento che alleanza nazionale, lungi dall'andare a rimorchio di eventi di piazza, si pone, assieme a tutte le altre forze dell'opposizione, che lo vorranno alla testa del gruppo di coloro che vi controlleranno giorno dopo giorno per impedire il perpetrarsi dello scempio dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Nella scorsa legislatura sollevammo una questione di principio, ma anche una questione costituzionale molto forte per la presentazione al Senato di una mozione di sfiducia individuale nei confronti dell'allora ministro di grazia e giustizia Filippo Mancuso, ...
Onorevole Fassino! Onorevole Manzini, per cortesia!
Prosegua pure, onorevole Vito.
Motivammo quella questione sulla base di una ragione molto semplice. Il Parlamento concede la fiducia all'intero Governo; ed è il Presidente del Consiglio e l'intero Governo che rappresentano l'esecutivo e sicuramente anche la responsabilità dei loro ministri. In quella vicenda era chiaro che si intendeva sfiduciare un uomo, una persona, per le sue idee, i suoi ideali, le sue battaglie e per il modo di condurre il suo dicastero; ma si voleva anche salvaguardare un Governo. Ora, la presenza del Presidente Prodi al dibattito odierno a fianco al ministro Pinto, in qualche misura ci solleva e ci conforta, perché ci conferma in quella nostra interpretazione (peraltro contraddetta formalmente dal regolamento della Camera, che pure bisognerà rivedere dopo le riforme costituzionali: l'articolo 115 del regolamento della Camera prevede espressamente questo anomalo istituto della sfiducia individuale), nella lettura che demmo di questo istituto, secondo la quale si tratta formalmente - e solo formalmente - di sfiducia individuale ad un ministro, ma politicamente - e forse anche costituzionalmente - essa deve essere intesa come sfiducia all'intero Governo.
Il momento più basso della scorsa legislatura - che pure fu traumatica e vide momenti difficili come il cosiddetto «ribaltone» - coincise probabilmente con quella seduta del Senato, non solo per la presentazione di una mozione di sfiducia, ma anche per il fatto che l'allora Presidente del Consiglio (il quale, peraltro, oggi siede tra i banchi della Camera: fino a pochi minuti fa era presente in aula),
assumendo una posizione assolutamente singolare, decise di lasciare solo il proprio ministro di fronte al Parlamento; decise di lasciare solo il ministro che aveva ricevuto con lui, con il suo Governo, la fiducia dalle Camere, limitandosi ad inviare al Senato il ministro per le riforme istituzionali, Giovanni Motzo. Quello fu - lo ripeto - probabilmente l'episodio più basso della scorsa legislatura.
Il gruppo di alleanza nazionale ha presentato una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali. Ribadisco che si tratta di un istituto che non ci è caro, rispetto al quale manteniamo le nostre perplessità. Pensiamo a cosa sarebbe questo Parlamento se ciascun ministro, di fronte alle Camere, anziché godere della fiducia della maggioranza, si presentasse in queste aule godendo della fiducia - attraverso la sfiducia individuale - di una sua personale e particolare maggioranza. Se ciascun ministro potesse ricevere la fiducia di una personale e particolare maggioranza, vi sarebbe evidentemente la fine del rapporto di fiducia parlamentare che, per molti versi, noi riteniamo debba essere superato e rispetto al quale auspichiamo che la Commissione bicamerale svolgerà una riflessione.
Non vi è tuttavia solo questa ragione di carattere politico-generale che ci porta ad intendere - come gruppo di opposizione - la presentazione ai sensi del nostro regolamento di una mozione di sfiducia individuale un po' come una sorta di mozione di sfiducia che investe l'intero Governo e che non può che investire e riguardare anche il Presidente del Consiglio. In questo caso si tratta di una mozione di sfiducia rispetto alla quale un gruppo di opposizione non potrebbe certamente - ed il nostro gruppo non intende farlo - far mancare i propri voti favorevoli.
Noi siamo anche d'accordo sulle perplessità di merito espresse da alcuni colleghi intervenuti (le hanno già sottolineate sia il collega Scarpa Bonazza Buora, intervenendo più volte sulla questione, sia gli altri componenti della Commissione agricoltura del nostro gruppo). Mi riferisco al fatto che la politica del Governo in materia di risorse agricole e di zootecnia è fortemente lacunosa e si espone largamente a delle critiche: anche il suo dicastero, senatore Pinto, ha delle responsabilità. Non basta ricordare che ci sono solamente otto mesi di responsabilità alle sue spalle, signor ministro, se consideriamo quanti pasticci e quanta confusione in questi otto mesi il suo Governo e il suo dicastero hanno creato anche rispetto alla situazione specifica che si è verificata.
Il presidente Mattarella ha ricordato le manifestazioni degli agricoltori delle scorse settimane; non ho difficoltà a dire che rispetto alle occupazioni, ai disagi che si sono creati in ampie zone del nord, pur condividendo le preoccupazioni, le motivazioni di quella protesta, il nostro gruppo ha condiviso anche le perplessità ed i disagi dei cittadini. Ma dobbiamo anche dire che è responsabilità della politica del Governo Prodi e della politica del ministro Pinto aver creato una situazione di confusione e di incertezza, che ha colpito non solo gli allevatori e gli agricoltori che sono scesi in piazza, ma anche e soprattutto quelli che non sono scesi in piazza.
L'incertezza, infatti, colpisce tutti: colpisce certo chi non è in regola e chi ritiene di non esserlo per motivazioni che vanno al di là della sua buona volontà, chi ritiene di non esserlo per aver subito ingiustizie o chi ritiene di non esserlo perché non è abbastanza tutelato dal proprio Governo a livello europeo ed internazionale. Ma l'incertezza e la confusione hanno colpito anche e soprattutto chi era e chi è in regola: chi era in regola nell'ambito delle quote prestabilite, ed ha ritenuto suo dovere esserlo, e anche chi non è riuscito ad esserlo ed ha ritenuto di dover pagare le multe senza ricorrere alle occupazioni.
Rispetto a questa grave situazione di incertezza e di confusione la responsabilità è interamente del Governo, del ministro, che hanno atteso quelle manifestazioni per dare una risposta comunque parziale, insufficiente, che in qualche misura
ha contribuito a creare ancora maggiore ingiustizia e disparità tra gli agricoltori e gli allevatori e che ha contribuito ad aggiungere ulteriore incertezza e confusione in questa materia.
C'è poi una questione più generale di credibilità del nostro Governo, del Presidente del Consiglio e del ministro, a livello europeo; c'è una questione grave di credibilità: ogni volta che il Presidente del Consiglio, ed in generale i nostri rappresentanti, parlano di Europa e di rapporti con l'Europa, lo fanno in una maniera clamorosamente superficiale, quasi a voler nascondere e sottacere il bassissimo livello di credibilità che oggi abbiamo con i nostri interlocutori, con i nostri partner europei, che è una conseguenza diretta della scarsa credibilità anche personale di questo Governo e di questo Presidente del Consiglio.
Quando si cercano di sottovalutare le forti perplessità manifestate a livello internazionale - e non solo dalla Germania - nei confronti del nostro paese, quando si fanno generiche dichiarazioni di intenti, generiche promesse che tutto è a posto, che tutto va bene, che l'Italia ce la farà a stare con i primi, si nasconde il problema reale della credibilità del nostro paese a livello europeo; credibilità che questa classe dirigente, questo Governo non sono in grado di garantire, come hanno dimostrato anche la vicenda delle risorse agricole e quella delle quote latte, con il Governo che chiede continuamente di poter rinegoziare qualcosa che non riesce a rinegoziare, che adotta provvedimenti sui quali non vi è ancora il consenso comunitario e che dimostra quindi già oggi di non essere in grado di rispettare le regole che pure ha accettato di rispettare. Questo è il problema: prima si accetta di rispettare le regole, poi sorgono problemi all'interno del nostro paese e si finge di risolverli, mentre si sa che a livello europeo non si è in grado di risolverli. Questa è la situazione.
Sono stati assunti atteggiamenti di grave sottovalutazione nei confronti dei voti espressi dal Parlamento, come quello assunto da lei, signor Presidente del Consiglio, appena poche settimane fa quando il Parlamento per ragioni politiche, non per errore, ha bocciato un suo provvedimento, ed è stato detto che non sarebbe accaduto nulla, che quel voto del Parlamento non avrebbe avuto conseguenze non solo per il suo Governo ma anche per il merito del provvedimento stesso. Quando si arriva a sottovalutare episodi che non sono isolati ma anzi sono indicativi, come per esempio la contestazione che si è verificata domenica scorsa nel corso di una manifestazione sportiva, allora significa che la maggioranza, nella situazione presente, contando sui numeri, chiamando i deputati alla presenza, potrà agevolmente respingere la mozione di sfiducia nei confronti del senatore Pinto, sulla quale noi esprimeremo un voto politico che riguarda il Governo Prodi; tutto ciò però significa anche che non si può più sottovalutare che nel Parlamento è diffuso un senso di insoddisfazione nei confronti del Governo anche da parte di chi, a suo tempo, ha votato la fiducia. Ormai, infatti, si cercano apertamente altre strade politiche, altre soluzioni, altri strumenti per dare luogo ad una diversa situazione politica. Per tale motivo non solo noi, ma sicuramente noi, crediamo che il Governo, il Presidente del Consiglio ed il ministro delle risorse agricole non siano più in grado di godere sicuramente della nostra fiducia ma ormai, più in generale, anche della fiducia dell'intero paese (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Indico la votazione per appello nominale sulla mozione Franz ed altri n. 1-00080, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, con la quale si chiedono le dimissioni del ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali.
Ricordo che chi è d'accordo sulla richiesta di dimissioni del ministro risponderà «sì», chi, invece, è contrario alla richiesta contenuta nella mozione risponderà
«no». Il voto avviene quindi sulla mozione.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
Colleghi, chi vuole approssimarsi all'uscita lo faccia con ordine.
Avverto che, per ragioni di comprovata urgenza, si darà la precedenza nel voto agli onorevoli Brunetti e Calzolaio, al ministro degli affari esteri, onorevole Dini, al sottosegretario Fassino, agli onorevoli Fini, Mauro e Mattioli, al Presidente del Consiglio, onorevole Prodi (Commenti).
Colleghi, vi rammento che siamo in un'aula del Parlamento!
Si darà altresì la precedenza al Vicepresidente del Consiglio, onorevole Veltroni, al ministro delle finanze, onorevole Visco, ed al ministro del lavoro e della previdenza sociale, onorevole Treu (Commenti).
Colleghi, penso che vi rendiate conto della gravità del vostro comportamento. Vorrei sapere chi è quel collega che fischia come se fosse sugli spalti di uno stadio (Applausi)!
Avverto i colleghi che, terminata questa votazione la seduta continuerà con altre votazioni con procedimento elettronico. Pertanto siete tutti invitati a non allontanarvi.
Si faccia la chiama.
(Segue la votazione).
(Segue la votazione).
(Segue la votazione).
(Segue la votazione).
(I deputati segretari procedono al computo dei voti).
Presenti e votanti 561
Maggioranza 281
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 311
(La Camera respinge - Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).
Alborghetti Diego
Aleffi Giuseppe
Alemanno Giovanni
Aloi Fortunato
Amato Giuseppe
Amoruso Francesco Maria
Anedda Gian Franco
Angeloni Vincenzo Berardino
Anghinoni Uber
Apolloni Daniele
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armaroli Paolo
Armosino Maria Teresa
Bagliani Luca
Baiamonte Giacomo
Ballaman Edouard
Balocchi Maurizio
Bampo Paolo
Barral Mario Lucio
Becchetti Paolo
Benedetti Valentini Domenico
Bergamo Alessandro
Berruti Massimo Maria
Berselli Filippo
Bertucci Maurizio
Bianchi Vincenzo
Bianchi Clerici Giovanna
Biondi Alfredo
Bocchino Italo
Bonaiuti Paolo
Bono Nicola
Bosco Rinaldo
Bruno Donato
Buontempo Teodoro
Burani Procaccini Maria
Buttiglione Rocco
Calderisi Giuseppe
Calderoli Roberto
Calzavara Fabio
Caparini Davide
Cardinale Salvatore
Carlesi Nicola
Carrara Carmelo
Carrara Nuccio
Caruso Enzo
Cascio Francesco
Casini Pier Ferdinando
Cavaliere Enrico
Cavanna Scirea Mariella
Cè Alessandro
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Ciapusci Elena
Cicu Salvatore
Cola Sergio
Collavini Manlio
Colletti Lucio
Colombini Edro
Colombo Paolo
Colonna Luigi
Colucci Gaetano
Comino Domenico
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Copercini Pierluigi
Cosentino Nicola
Costa Raffaele
Covre Giuseppe
Crimi Rocco
Cuccu Paolo
D'Alia Salvatore
Dalla Rosa Fiorenzo
Danese Luca
De Franciscis Ferdinando
Delfino Teresio
Dell'Elce Giovanni
Delmastro Delle Vedove Sandro
De Luca Anna Maria
Deodato Giovanni Giulio
Di Luca Alberto
Di Nardo Aniello
Divella Giovanni
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Fabris Mauro
Faustinelli Roberto
Fei Sandra
Filocamo Giovanni
Fini Gianfranco
Fino Francesco
Floresta Ilario
Follini Marco
Fongaro Carlo
Fontan Rolando
Fontanini Pietro
Formenti Francesco
Foti Tommaso
Fragalà Vincenzo
Franz Daniele
Frattini Franco
Frosio Roncalli Luciana
Gagliardi Alberto
Galati Giuseppe
Galeazzi Alessandro
Gambato Franca
Garra Giacomo
Gasparri Maurizio
Gastaldi Luigi
Gazzara Antonino
Gazzilli Mario
Giannattasio Pietro
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giovine Umberto
Gissi Andrea
Giudice Gaspare
Giuliano Pasquale
Gnaga Simone
Gramazio Domenico
Grillo Massimo
Grugnetti Roberto
Guidi Antonio
Iacobellis Ermanno
Landi di Chiavenna Giampaolo
La Russa Ignazio
Lembo Alberto
Leone Antonio
Lo Jucco Domenico
Lo Porto Guido
Lo Presti Antonino
Lucchese Francesco Paolo
Malavenda Mara
Malgieri Gennaro
Mammola Paolo
Mancuso Filippo
Mantovano Alfredo
Manzione Roberto
Manzoni Valentino
Marengo Lucio
Marinacci Nicandro
Marino Giovanni
Marotta Raffaele
Marras Giovanni
Martinat Ugo
Martinelli Piergiorgio
Martini Luigi
Martusciello Antonio
Massidda Piergiorgio
Mastella Mario Clemente
Matacena Amedeo
Matranga Cristina
Matteoli Altero
Mazzocchi Antonio
Melograni Piero
Menia Roberto
Messa Vittorio
Miccichè Gianfranco
Michelini Alberto
Michielon Mauro
Migliori Riccardo
Miraglia Del Giudice Nicola
Misuraca Filippoo
Mitolo Pietro
Molgora Daniele
Morselli Stefano
Mussolini Alessandra
Nania Domenico
Napoli Angela
Neri Sebastiano
Niccolini Gualberto
Pace Carlo
Pace Giovanni
Pagano Santino
Pagliuca Nicola
Pagliuzzi Gabriele
Pampo Fedele
Panetta Giovanni
Paolone Benito
Parenti Tiziana
Paroli Adriano
Parolo Ugo
Pasetto Nicola
Pepe Antonio
Peretti Ettore
Pezzoli Mario
Pirovano Ettore
Pisanu Beppe
Pittino Domenico
Piva Antonio
Pivetti Irene
Poli Bortone Adriana
Polizzi Rosario
Porcu Carmelo
Possa Guido
Prestigiacomo Stefania
Proietti Livio
Radice Roberto Maria
Rallo Michele
Rasi Gaetano
Rebuffa Giorgio
Riccio Eugenio
Rivelli Nicola
Rivolta Dario
Rizzi Cesare
Rodeghiero Flavio
Romani Paolo
Roscia Daniele
Rossetto Giuseppe
Rossi Oreste
Russo Paolo
Santandrea Daniela
Saponara Michele
Saraca Gianfranco
Savarese Enzo
Savelli Giulio
Scajola Claudio
Scaltritti Gianluigi
Scarpa Bonazza Buora Paolo
Scoca Maretta
Selva Gustavo
Serra Achille
Sgarbi Vittorio
Signorini Stefano
Simeone Alberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Storace Francesco
Stradella Francesco
Stucchi Giacomo
Taborelli Mario Alberto
Taradash Marco
Tarditi Vittorio
Tatarella Giuseppe
Tortoli Roberto
Trantino Enzo
Tremaglia Mirko
Tringali Paolo
Urbani Giuliano
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valensise Raffaele
Vascon Luigino
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccheo Vincenzo
Zacchera Marco
Hanno risposto «no»:
Abaterusso Ernesto
Abbate Michele
Acciarini Maria Chiara
Acquarone Lorenzo
Agostini Mauro
Albanese Argia Valeria
Albertini Giuseppe
Aloisio Francesco
Altea Angelo
Alveti Giuseppe
Andreatta Beniamino
Angelici Vittorio
Angelini Giordano
Attili Antonio
Bandoli Fulvia
Barbieri Roberto
Bartolich Adria
Bastianoni Stefano
Battaglia Augusto
Benvenuto Giorgio
Berlinguer Luigi
Bertinotti Fausto
Bianchi Giovanni
Biasco Salvatore
Bicocchi Giuseppe
Bielli Valter
Bindi Rosy
Biricotti Anna Maria
Boato Marco
Boccia Antonio
Boghetta Ugo
Bogi Giorgio
Bolognesi Marida
Bonato Francesco
Bonito Francesco
Bordon Willer
Borrometi Antonio
Bova Domenico
Bracco Fabrizio Felice
Brancati Aldo
Bressa Gianclaudio
Brunale Giovanni
Brunetti Mario
Bruno Eduardo
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burlando Claudio
Caccavari Rocco
Calzolaio Valerio
Cambursano Renato
Camoirano Maura
Campatelli Vassili
Cananzi Raffaele
Cangemi Luca
Capitelli Piera
Cappella Michele
Carazzi Maria
Carboni Francesco
Carli Carlo
Carotti Pietro
Caruano Giovanni
Casinelli Cesidio
Castellani Giovanni
Caveri Luciano
Cennamo Aldo
Cento Pier Paolo
Ceremigna Enzo
Cerulli Irelli Vincenzo
Cesetti Fabrizio
Cherchi Salvatore
Chiamparino Sergio
Chiusoli Franco
Ciani Fabio
Colombo Furio
Cordoni Elena Emma
Corleone Franco
Corsini Paolo
Cossutta Armando
Cossutta Maura
Crema Giovanni
Crucianelli Famiano
Cutrufo Mauro
D'Alema Massimo
dalla Chiesa Nando
Dameri Silvana
D'Amico Natale
Danieli Franco
De Benetti Lino
Debiasio Calimani Luisa
De Cesaris Walter
Dedoni Antonina
Delbono Emilio
Delfino Leone
De Mita Ciriaco
De Murtas Giovanni
De Piccoli Cesare
De Simone Alberta
Detomas Giuseppe
Di Bisceglie Antonio
Di Capua Fabio
Di Fonzo Giovanni
Diliberto Oliviero
Dini Lamberto
Di Rosa Roberto
Di Stasi Giovanni
Domenici Leonardo
Duca Eugenio
Duilio Lino
Evangelisti Fabio
Faggiano Cosimo
Fantozzi Augusto
Fassino Piero
Ferrari Francesco
Finocchiaro Fidelbo Anna
Fioroni Giuseppe
Folena Pietro
Fredda Angelo
Frigato Gabriele
Fumagalli Marco
Fumagalli Sergio
Gaetani Rocco
Galdelli Primo
Galletti Paolo
Gambale Giuseppe
Gardiol Giorgio
Gasperoni Pietro
Gatto Mario
Gerardini Franco
Giacalone Salvatore
Giacco Luigi
Giannotti Vasco
Giardiello Michele
Giordano Francesco
Giulietti Giuseppe
Grignaffini Giovanna
Guarino Andrea
Guerra Mauro
Guerzoni Roberto
Innocenti Renzo
Iotti Leonilde
Izzo Domenico
Izzo Francesca
Jannelli Eugenio
Jervolino Russo Rosa
Ladu Salvatore
Lamacchia Bonaventura
Lenti Maria
Lento Federico Guglielmo
Leoni Carlo
Li Calzi Marianna
Liotta Silvio
Lombardi Giancarlo
Lorenzetti Maria Rita
Lucà Mimmo
Lucidi Marcella
Lumia Giuseppe
Maccanico Antonio
Maggi Rocco
Malagnino Ugo
Malentacchi Giorgio
Manca Paolo
Mancina Claudia
Mangiacavallo Antonino
Mantovani Ramon
Manzini Paola
Mariani Paola
Marini Franco
Marongiu Gianni
Maselli Domenico
Masi Diego
Massa Luigi
Mastroluca Francesco
Mattarella Sergio
Mattioli Gianni Francesco
Mauro Massimo
Mazzocchin Gianantonio
Melandri Giovanna
Meloni Giovanni
Merlo Giorgio
Merloni Francesco
Michelangeli Mario
Molinari Giuseppe
Monaco Francesco
Montecchi Elena
Morgando Gianfranco
Moroni Rosanna
Mussi Fabio
Muzio Angelo
Nappi Gianfranco
Nardini Maria Celeste
Nardone Carmine
Nesi Nerio
Niedda Giuseppe
Novelli Diego
Occhetto Achille
Occhionero Luigi
Oliverio Gerardo Mario
Olivieri Luigi
Olivo Rosario
Orlando Federico
Ortolano Dario
Paissan Mauro
Palma Paolo
Panattoni Giorgio
Parrelli Ennio
Pasetto Giorgio
Pecoraro Scanio Alfonso
Penna Renzo
Pennacchi Laura Maria
Pepe Mario
Peruzza Paolo
Petrella Giuseppe
Petrini Pierluigi
Pezzoni Marco
Piccolo Salvatore
Pinza Roberto
Pisapia Giuliano
Piscitello Rino
Pistelli Lapo
Pistone Gabriella
Pittella Giovanni
Polenta Paolo
Pompili Massimo
Pozza Tasca Elisa
Procacci Annamaria
Prodi Romano
Rabbito Gaetano
Raffaelli Paolo
Raffaldini Franco
Ranieri Umberto
Rava Lino
Repetto Alessandro
Ricci Michele
Ricciotti Paolo
Risari Gianni
Riva Lamberto
Rivera Giovanni
Rizza Antonietta
Rizzo Marco
Rogna Sergio
Rossi Edo
Rossiello Giuseppe
Rotundo Antonio
Ruberti Antonio
Rubino Paolo
Ruffino Elvio
Ruggeri Ruggero
Ruzzante Piero
Sabattini Sergio
Saia Antonio
Sales Isaia
Salvati Michele
Saonara Giovanni
Saraceni Luigi
Sbarbati Luciana
Scalia Massimo
Scantamburlo Dino
Schietroma Gian Franco
Schmid Sandro
Sciacca Roberto
Scozzari Giuseppe
Scrivani Osvaldo
Sedioli Sauro
Serafini Anna Maria
Servodio Giuseppina
Settimi Gino
Sica Vincenzo
Signorino Elsa
Siniscalchi Vincenzo
Sinisi Giannicola
Siola Uberto
Soave Sergio
Soda Antonio
Solaroli Bruno
Soriero Giuseppe
Soro Antonello
Stajano Ernesto
Stanisci Rosa
Stelluti Carlo
Strambi Alfredo
Susini Marco
Targetti Ferdinando
Tattarini Flavio
Testa Lucio
Trabattoni Sergio
Treu Tiziano
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Livia
Turroni Sauro
Valetto Bitelli Maria Pia
Valpiana Tiziana
Vannoni Mauro
Veltri Elio
Veltroni Valter
Vendola Nichi
Veneto Armando
Veneto Gaetano
Vignali Adriano
Vigneri Adriana
Vigni Fabrizio
Villetti Roberto
Visco Vincenzo
Vita Vincenzo Maria
Voglino Vittorio
Volpini Domenico
Vozza Salvatore
Widmann Johann Georg
Zagatti Alfredo
Zani Mauro
Zeller Karl
Sono in missione:
Frigerio Carlo
Grimaldi Tullio
Lavagnini Roberto
Masiero Mario
Migliavacca Maurizio
Rizzo Antonio
Romano Carratelli Domenico
Sospiri Nino
Spini Valdo