Seduta n. 139 del 30/1/1997

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (Ore 19,03).

Informativa urgente del Governo sugli incidenti tra allevatori e forze dell'ordine (Ore 19,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'informativa urgente del Governo sugli incidenti tra allevatori e forze dell'ordine.
Avverto che potrà intervenire un deputato per gruppo fino a dieci minuti ciascuno.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Sinisi.

GIANNICOLA SINISI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Onorevoli colleghi, posso rendere solo una breve informativa al riguardo e, in particolare, posso dire che nel tardo pomeriggio di ieri si sono svolte manifestazioni a Milano e a Venezia


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ed altre manifestazioni minori di allevatori che protestavano per le multe inflitte per la violazione delle norme previste per la regolamentazione delle quote latte.
Stamattina le manifestazioni non erano più in corso. Ve ne era ancora una presso l'aeroporto di Venezia, nel quale si impediva l'accesso ad un ingresso peraltro secondario.
Le forze dell'ordine sono intervenute per ripristinare la legalità senza effettuare cariche e con la massima cautela, soprattutto per ripristinare la circolazione là dove veniva impedita con l'occupazione della sede stradale.
Alle manifestazioni erano presenti alcuni parlamentari.
Si è da diversi giorni rivolto un invito da parte dei rappresentanti del Governo ai manifestanti affinché la loro protesta e le loro richieste si esprimessero senza violare le leggi ed i diritti dei cittadini.
Nel momento in cui viene annunciata l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un decreto-legge che raccoglie le esigenze rappresentate dalle organizzazioni agricole e dai manifestanti nella massima misura consentita dalle norme e dalle autorità europee, il Governo auspica la conclusione delle agitazioni protrattesi troppo a lungo ed auspica anche il concorso di tutte le forze politiche nell'opera di distensione e nel rispetto della legalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Signor Presidente, sarò molto conciso dal momento che il Governo è stato impreciso e laconico nelle sue comunicazioni. È anche vero che le manifestazioni che avevano avuto luogo non erano così drammatiche come in un primo momento erano sembrate.
Ad ogni modo, sono grato al Governo della sua comunicazione. Desidero solo dire che il richiamo al principio di legalità, cui tutti ci atteniamo, rischia di diventare un abbaiare alla luna se non consideriamo, sottosegretario Sinisi, che la legalità nel settore delle quote latte - mi rendo conto che non è una sua precisa competenza, però lei rappresenta il Governo in questo momento - è stata infranta da una serie di provvedimenti legislativi. Tre decreti-legge sono stati adottati in tre mesi dal vostro Governo al riguardo. Ciò ha gettato nel panico e nella totale confusione i produttori di latte del paese, sia quelli che avrebbero splafonato perché si sono cambiate radicalmente le regole del gioco una volta che lo stesso era terminato - anche se non era un bel gioco, anzi non era proprio un gioco, tutt'altro - sia gli allevatori che si sono autonomamente ridotti la produzione per rimanere all'interno della quota sia quelli, come dicevo ieri sera, che magari si sono indebitati per acquistare quote e per rimanere nell'ambito di quella legalità che invocate.
Il principio di legalità deve valere per tutti, per i produttori di latte o per qualche agitatore che magari può essersi mescolato a loro, ma deve valere anche per il Governo, che fino ad ora non ha attuato tale principio né negli interventi di carattere legislativo né in quelli di carattere amministrativo, e mi riferisco alla gestione dei bollettini AIMA.
Signor sottosegretario, la ringrazio per l'informativa, ma il richiamo al principio di legalità, fatto più volta dal Governo in questi giorni, sia dal ministro Pinto che dal Presidente del Consiglio, è un auspicio sul quale tutti ci possiamo ritrovare, però deve essere vissuto in primo luogo dal vostro Governo con grande autocritica (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, avremmo sperato di trovarci di fronte il ministro Napolitano. Sarebbe stato molto più serio avere un confronto con chi porta al massimo livello la responsabilità di quanto è accaduto ed anche di quanto non è accaduto ma sarebbe potuto avvenire. Ci accontentiamo del sottosegretario che, d'altra parte, ci ha dato una risposta assolutamente insoddisfacente.


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ADRIANA POLI BORTONE. È quello che passa il Governo!

ALBERTO LEMBO. Prendiamo quello che passa il convento...

PRESIDENTE. Mi consenta, onorevole Lembo, di spiegarle le ragioni, anche per rivolgere un augurio al ministro Napolitano, il quale non sta tanto bene in questi giorni. D'altra parte il sottosegretario mi pare abbia dato prova di immedesimarsi nel problema, oltre che per le sue qualità, anche per il suo senso del diritto, che tutti conosciamo (Commenti del deputato Armaroli).

ALBERTO LEMBO. Ne prendiamo atto. Mi auguro che il sottosegretario riferisca fedelmente quanto verrà detto in questa sede.
Certamente gli agricoltori, a fianco dei quali ci siamo schierati fin dall'inizio, hanno delle gravissime colpe. Prima di tutto, gli agricoltori sono dei lavoratori autonomi e sappiamo quanto sia sensibile il cuore della sinistra, in particolare della componente comunista della sinistra, ai problemi dei lavoratori autonomi.

MARIA CARAZZI. Dipende!

ALBERTO LEMBO. Per di più, sono lavoratori autonomi che non hanno mai avuto simpatie per partiti, movimenti e schieramenti di sinistra. Quindi, a maggior ragione siamo al loro fianco e a maggior ragione ci sembra che vengano trattati male da questo Governo. Inoltre, sono gli agricoltori delle nostre zone, delle regioni della Padania, quelli che hanno pagato più di tutti in termini di contributo produttivo e fiscale. Proprio loro, che producono e destinano al mercato italiano una quantità di derrate agricole di vario genere che fanno dell'agricoltura la terza, forse ancora la seconda agricoltura a livello europeo, sono coloro che regolarmente prendono le legnate in testa, non per colpa loro, ma per colpa di chi a Roma ha regolarmente svenduto i loro diritti. È colpa di chi non si è minimamente curato della loro realtà, di chi, all'interno di qualche ufficio, ha ideato il sistema delle quote latte, e non soltanto di queste (spero infatti di non dover assistere nei prossimi mesi a qualche cosa di peggio). La colpa è di chi è andato a vendere i nostri agricoltori, gli agricoltori delle regioni più produttive d'Italia, per favorire le cosiddette tute blu le quali - guarda caso - quando occupavano le strade, quando si abbandonavano ad ogni forma di violenza non sono mai state perseguitate.

MARIA CARAZZI. Ma cosa dici?

ALBERTO LEMBO. Non mi risulta che gli agricoltori siano trascesi ad alcuna forma di violenza!
Secondo voi, quella è una forma di libertà? Se manifestano i lavoratori autonomi, se manifestano gli agricoltori si parla di lesione dei diritti. Il sottosegretario ha detto che si è pazientato anche troppo a lungo. No, troppo poco! Gli agricoltori hanno manifestato anche troppo poco a fronte dei loro diritti non riconosciuti e della inattività del Governo e della insensibilità assoluta di un ministro che, forte di una posizione formalista, solo di fronte ad una mozione di sfiducia individuale ha aperto gli occhi e ha cominciato a pensare che forse questa gente combatteva per le proprie aziende e per un posto produttivo e non per un posto di lavoro assistito ma improduttivo i cui costi ricadono sulla collettività! Solo così ha capito che c'era qualcosa che non andava.
Voglio fare riferimento a due documenti parlamentare di questi ultimi giorni, uno contro quei cialtroni dell'Alitalia e l'altro contro le ferrovie, per i quali, quando sono loro a scioperare, va tutto bene. Quando sono costoro a scioperare, va tutto bene e i passeggeri possono restare seduti in attesa per ventiquattro ore nelle stazioni o negli aeroporti, si possono fare blocchi stradali, si può fare quello che si vuole. Quando a scioperare sono gli agricoltori per questioni vitali (è infatti in gioco la soprav


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vivenza loro e quella delle loro aziende, delle loro famiglie, del loro bestiame, dei loro investimenti per centinaia di milioni proiettati nel futuro), allora si parla di diritti di cittadini violati. In altre occasioni invece si è taciuto, si è voluto ignorare tutto, si sono voluti chiudere gli occhi su tutto. Se invece a scioperare sono questi nostri poveri disgraziati agricoltori, che noi della lega nord per l'indipendenza della Padania abbiamo il privilegio, l'onore e la gioia di rappresentare in quest'aula, allora «dagli agli agricoltori»!
Se ci sono stati abusi, se c'è qualcuno che ha raccontato frottole agli agricoltori, se qualcuno li ha male rappresentati, si tratta delle persone con cui il ministro Pinto fino a ieri voleva intavolare le trattative. I nostri agricoltori sanno che non possono più fidarsi di queste organizzazioni a livello centrale e sanno in quale conto devono tenere la tutela proveniente da queste persone che sono irresponsabili (mi riferisco sia ai precedenti ministri sia a tutti i funzionari ministeriali a cui si deve la situazione disastrosa in cui versa l'agricoltura italiana). Oggi scoppia la questione del vino, domani potrebbe scoppiare quella della distillazione obbligatoria delle uve da vino ma speriamo che non accada.
Dobbiamo registrare un comportamento abnorme da parte delle forse di polizia che sono state aizzate contro questa gente pacifica con il pretesto che violava i diritti di altri. O si usa un unico peso e un'unica misura, altrimenti non sappiamo cosa farcene di due pesi e due misure. Non si può considerare benevolmente il blocco stradale o il disservizio provocato dalle tute blu o dagli scioperanti dell'Alitalia e delle ferrovie o di qualunque altro ente pubblico e prendersela con il lavoratore autonomo perché significa che il Parlamento di Roma, il Governo di Roma usa due pesi e due misure.
Se le cose vanno avanti così per la società viva, produttiva e reale che noi rappresentiamo, troveremo la strada per avere un solo «peso» ed una sola misura: quella della nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, abbiamo preso atto della capacità di sintesi del sottosegretario su un problema rispetto al quale avvertiamo la mancanza di qualsiasi pulsione da parte del Governo che superi l'ambito di una risposta formale e fredda riguardo ad una situazione rispetto alla quale noi avevamo denunciato i possibili sviluppi allarmanti e preoccupanti.
Prendiamo atto positivamente del comportamento responsabile dei produttori, che hanno dimostrato nei fatti che la loro protesta voleva rimanere nell'alveo della legalità e che voleva soltanto cogliere dei momenti per far sentire le ragioni profonde e vere del loro disagio e della loro difficoltà rispetto ai quali il Governo e la maggioranza - ma soprattutto il Governo per le responsabilità che ha - avevano tenuto una posizione meramente formale e di pura legalità richiamando gli impegni che il nostro paese aveva assunto in sede comunitaria, senza riconoscere - come noi avevamo chiesto fin dall'inizio - una corresponsabilità in ordine alla situazione che si era determinata nella gestione delle quote latte e conseguentemente della necessità di una compartecipazione vera, concreta e sostanziale del Governo rispetto agli errori che la pubblica amministrazione e l'AIMA avevano commesso al riguardo.
Prendiamo atto, inoltre, dello sforzo richiesto ai produttori a mantenere comportamenti che garantissero - sto facendo riferimento a gente che lavora, ai produttori e agli operatori dell'agricoltura, nonché ad aziende a conduzione familiare - i diritti di tutti i cittadini; ma essi dovevano pur mettere in atto qualche iniziativa per smuovere l'insensibilità vera e il muro di gomma che nei mesi scorsi il Governo, il ministero dell'agricoltura e il Presidente del Consiglio avevano posto in


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essere su questa vicenda, che coinvolgeva invece profondamente le realtà delle aziende dei produttori interessati e le realtà dei redditi delle famiglie interessate.
Affermiamo con chiarezza che noi non intendiamo «cavalcare» alcuna forma di estremismo nelle battaglie e nelle rivendicazioni; riteniamo, però, pienamente giustificati in questa vicenda gli atteggiamenti assunti. Altrimenti, infatti, il Governo Prodi - per la scarsa attenzione che presta all'agricoltura e alla centralità del settore primario nell'economia del nostro paese - non sarebbe sceso comunque ad un dialogo e ad un confronto reale. Non lo avrebbe fatto, se non si fosse manifestato anche con queste forme importanti; si è trattato di iniziative che, pur avendo generato talune difficoltà ai cittadini, avevano lo scopo di riportare in adeguata evidenza i problemi che la questione in esame sollevava.
Nel prendere quindi atto positivamente di quanto si è verificato - perché non abbiamo elementi per non credere ad uno svolgimento ordinato e pacato del ripristino delle condizioni di transito in quelle strade e in quelle vie precedentemente occupate - sottolineiamo il fatto che lo scontro e le tensioni sono scesi di tono soprattutto perché i produttori hanno saputo dimostrare una coscienza civile e democratica sicuramente molto forte e molto pronunciata, che fa onore alla categoria.
Credo però, avendo affermato nella sua risposta che il decreto-legge accoglie, se non ho capito male, al massimo livello possibile le richieste delle organizzazioni sindacali dei manifestanti, che il Governo, se avesse voluto aggiungere questa valutazione (nella sua autonomia avrebbe potuto farlo, perché poi ha concluso con l'auspicio che ciò consenta di tornare ad una normalità definitiva), avrebbe avuto allora il dovere di riferire immediatamente quali erano i provvedimenti veramente assunti. Questa risposta e questa riflessione ci appaiono assolutamente singolari: non abbiamo gli elementi completi dei provvedimenti adottati e nello stesso tempo vediamo che il Governo, sulla base di questi elementi a noi sconosciuti, dichiara che sarebbe bene che i produttori sbaraccassero ed evitassero il prolungarsi delle loro manifestazioni.
Certamente, faremo una riflessione adeguata e puntuale nel dibattito che si svolgerà la prossima settimana; però riteniamo che questo problema potrà essere risolto complessivamente in termini positivi se le risposte che sono state date dal Governo con il decreto-legge qui richiamato avranno la capacità di salvaguardare le nostre aziende e i nostri produttori, nonché di garantire la possibilità di uno sviluppo della nostra economia nel settore zootecnico lattiero.
Questo intendevamo ribadire con forza, constatando che solo un impegno più corale, più ampio, più autorevole del Governo in tutte le sedi, soprattutto nella sede europea, per acquisire ulteriori quote al nostro paese, potrà dare una risposta che tranquillizzi chi nel settore ha profuso energie, investimenti, risorse e su questo ha creato o aveva la presunzione di creare una certezza per il proprio futuro, per quello della propria azienda e della propria famiglia.
Quindi, siamo molto vicini a questi produttori e ci auguriamo che nel prosieguo della riflessione che faremo la prossima settimana si possa veramente ottenere in Parlamento una risposta che accolga nella sostanza quello che i produttori vogliono: niente altro che poter affermare il loro ruolo, le loro attività e la sicurezza di avere un avvenire nel settore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Onorevole Sinisi, abbiamo apprezzato le sue brevi ma molto chiare parole, che ridimensionano drasticamente le notizie un po' confuse e molto enfatizzate che ieri erano state portate in quest'aula e che ci rappresentavano una situazione che nel nostro paese nessuno ha visto e nessuno ha conosciuto, perché non esisteva. Parole, quelle dette ieri, che la dicono lunga sul


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pesante tentativo di strumentalizzazione politica che in queste ore, in questi giorni sta avvenendo da parte di alcuni parlamentari e di alcuni movimenti politici.

ALBERTO LEMBO. Va a dirlo agli agricoltori che è strumentalizzazione!

PIETRO FOLENA. Tanto è vero ciò che sto dicendo, onorevole Lembo, che i comitati che stanno dando vita alla protesta hanno emesso un comunicato in cui diffidano parlamentari o esponenti politici dallo strumentalizzare la loro protesta; questo per quello che ti riguarda.
Quindi, i fatti sono di natura diversa ed anzi approfitto della presenza dell'onorevole Sinisi, il quale sostituisce il ministro Napolitano che, come è noto a tutti, sta attraversando in queste settimane un periodo di convalescenza a seguito di un'indisposizione, ma che è anche il sottosegretario con delega per le forze di polizia, per pregarlo di trasmettere al capo della polizia e, tramite quest'ultimo, a tutti i poliziotti, i carabinieri, le forze dell'ordine che nel nostro paese, nei giorni scorsi hanno prestato servizio a Linate, a Milano, a Caselle, a Torino, a Tessera ed in tante altre realtà, la nostra più piena solidarietà per il comportamento ineccepibile e per il grande senso di responsabilità (Commenti del deputato Bampo) dimostrato nell'aver saputo resistere a provocazioni che qualcuno, infiltrato tra gli allevatori che protestavano, aveva intenzione di far scoppiare; qualcuno che nei giorni scorsi ha esplicitamente e sistematicamente lavorato per gettare benzina su un fuoco che c'è nel paese. Il problema, infatti, esiste e questo Parlamento, del resto, lo affronterà nei prossimi giorni, ma viene strumentalizzato da parte di chi non si rassegna ad una sconfitta politica evidente rispetto a propositi folli ed irresponsabili di secessione...

FABIO CALZAVARA. Sei tu folle a dire queste cose! Vergognati! Terun!

PIETRO FOLENA. ..e che oggi si attacca alle quote latte, già ci annuncia che domani si appellerà ai problemi del vino, dopodomani a qualche altra questione (Commenti di deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Colleghi!

PIETRO FOLENA. Ciò con il solo obiettivo di seminare confusione.
È bene si sappia che in questo paese le forze democratiche non accetteranno, non permetteranno mai che dei gruppi minoritari, che hanno intenti politici ben lontani dai valori scritti nella nostra Costituzione, possano strumentalizzare i problemi dei cittadini, delle imprese - in questo caso di quelle agricole - degli allevatori e dei produttori di latte per fini politici contrari ad ogni principio democratico. Sono fatti minori. Il comportamento delle forze di polizia è stato ineccepibile e tale comportamento lo si deve all'atteggiamento delle stesse forze di polizia, di chi le ha comandate ed anche agli input politici che sono venuti dal Governo.
Quest'ultimo ha avuto il merito, di fronte ad una protesta che fin dall'inizio a Milano, a Linate, aveva assunto nelle forme di lotta una radicalità abbastanza inusuale, direi del tutto inusuale, rispetto al passato che abbiamo alle spalle, di aver seguito non la linea dello scontro frontale, ma quella del dialogo, della ricerca di un incontro sulle ragioni. Ciò non solo coinvolgendo le associazioni organizzate dei produttori agricoli (contro le quali, non dimentichiamocelo, una parte di questa protesta è anche insorta), ma anche trovando un filo diretto di dialogo con i comitati.
Questo atteggiamento politico ha portato a risultati importanti, a questo decreto sulla valutazione del quale gli stessi comitati, non solo le associazioni, si sono riservati di manifestare nei prossimi giorni la loro opinione.
Voglio anche dire con chiarezza all'onorevole Scarpa Bonazza Buora ed a tutti gli altri colleghi di questa Camera che sulla questione delle regole del gioco, di chi le ha sovvertite e di chi le ha violate, ciascuno di noi, come è noto, ha


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opinioni abbastanza diverse. La prossima settimana, però, si terrà in quest'aula un dibattito sulle mozioni relative alle quote latte, nel corso del quale sarà possibile esprimere ampiamente le nostre posizioni e la Commissione d'inchiesta appositamente costituita avrà il compito ed il dovere di fare chiarezza, una volta per tutte, su chi abbia sovvertito le regole del gioco e su chi sia responsabile della situazione odierna.
Voglio quindi concludere con un messaggio di serenità, di speranza e di fiducia. Spero che questo sforzo politico, importante, che il Governo in questi giorni ha compiuto vada in porto e convinca la grande maggioranza di coloro che protestano - e che tuttavia non sono rappresentanti di tutta le categoria degli allevatori - a rimuovere quelle forme di lotta così estreme che anche nella giornata di oggi sono proseguite.
Credo che nessun paese civile, nessun paese democratico possa permettere che si diffonda per il mondo l'immagine di una nazione nella quale i grandi aeroporti delle grandi città, le grandi vie di comunicazione, i grandi servizi vengono paralizzati da una minoranza. Non si può permettere che le forme di lotta vadano oltre un certo limite, e lo dice chi viene da una tradizione di lotte sindacali e popolari che in epoche lontane - è vero - sono state talvolta anche dure, ma che non sono mai giunte al punto di diventare forme di lotta esasperata talmente dure da creare le condizioni per una reazione negativa nell'opinione pubblica. Questa rischia di essere danneggiata profondamente dall'esercizio di tali forme di lotta.
Pertanto, è nell'interesse degli allevatori e della loro battaglia per la moralizzazione sulla questione delle quote latte fare in modo che nelle prossime ore, nei prossimi giorni, la durezza necessaria della lotta si accompagni al rispetto dei diritti di tutti: di chi lavora, di chi fa impresa e di chi vive nel nostro paese.
Attenzione, quindi! Siamo giunti ad un punto delicato. Credo che ciò che è stato fatto finora vada bene; ritengo che il dialogo sui contenuti debba andare avanti e che debba essere fatta chiarezza su tali contenuti. Tuttavia, credo di poter dire con altrettanta chiarezza che, se qualcuno volesse continuare a fomentare da fuori, e magari anche partendo dall'interno di quest'aula, alcune minoranze a mantenere forme di lotta che danneggiano gli interessi stessi degli allevatori, se qualcuno pensasse di giocare questa partita, troverà una risposta giusta e necessaria, la risposta della fermezza, la risposta della legalità, la risposta di un paese democratico.

PAOLO BAMPO. ...dei manganelli!

PIETRO FOLENA. ...in cui i valori elementari non possono essere calpestati...

PAOLO BAMPO. A te piacciono i manganelli!

PIETRO FOLENA. ...da una minoranza di faziosi che, persa la battaglia della secessione,...

PAOLO BAMPO. Olio di ricino e manganelli! Siete i nuovi fascisti!

PRESIDENTE. La prego! Faccia concludere il collega!

PIETRO FOLENA. ...oggi prendono in giro gli allevatori italiani,...

PAOLO BAMPO. Avete sempre strumentalizzato tutte le manifestazioni con le vostre bandiere, sempre!

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, resti al suo posto!

PIETRO FOLENA ....a partire dai parlamentari della lega nord, che in questi giorni hanno comportamenti che sono, a mio modo di vedere, al di fuori della legalità democratica (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo - Applausi polemici del deputato Calzavara - Commenti dei deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania).


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PRESIDENTE. Pregherei i colleghi, di fronte alla possibilità di esprimere consenso o dissenso, di farlo nel modo civile che l'importanza di questo dibattito richiede.
Constato l'assenza dell'onorevole Ferrari, che aveva chiesto di parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Ringrazio innanzitutto il sottosegretario, anzi i due sottosegretari presenti che hanno rappresentato pienamente il Governo, mostrando un evidente segno di attenzione alla questione. Tuttavia, ritengo vi sia la necessità - è una riflessione che dobbiamo fare non solo oggi ma anche per il futuro - di una maggiore e più chiara comunicazione all'opinione pubblica. Probabilmente, oltre all'appello lanciato da Prodi (e che leggo sulle agenzie di stampa) agli allevatori, non sarebbe male che in questa materia il Presidente del Consiglio riuscisse anche ad essere più presente e più esplicito direttamente nei confronti degli agricoltori.
Lo dico perché, fermo restando che secondo me la fermezza nella difesa del diritto dei cittadini sia di manifestare sia di circolare è importante, ritengo che essa debba essere accompagnata sempre da un principio sano di giustizia. Se c'è un problema che sta creando difficoltà in questa vicenda, è la sensazione che, al di là della commissione ministeriale di inchiesta (che mi sembra comunque un elemento utile), non vi sia una sufficiente rassicurazione circa la necessità di rendere trasparenti i meccanismi. Sarò ancora più preciso.
Credo (tra l'altro il sottosegretario Sinisi ha a che fare con le forze di polizia, ovviamente dal punto di vista governativo) che in questa materia sia necessaria un'attività d'inchiesta; e non dovremmo aspettare sempre l'intervento dei soliti magistrati! Occorrerebbe un'attività di indagine approfondita sulle responsabilità dei precedenti Governi (oltre che di quello attuale, che ha fatto qualche guaio ma ha avuto poco tempo; forse fra qualche anno ne avrà accumulati di più!), dei responsabili delle realtà regionali e nazionali che hanno gestito il fenomeno, delle realtà associative e di chi le ha consigliate, nonché dei produttori che hanno truffato e che magari continuano a truffare in questo settore.
Dico questo perché credo che vi sia un problema di ordine pubblico. È importante avere la sensazione che le istituzioni si occupino della legalità. Tra tutti i produttori multati, per esempio, uno solo, in Lombardia, ha ricevuto una multa di un miliardo e sei milioni. Risulterebbe che l'anno scorso questo signore aveva dato la sua quota in affitto e quindi non aveva prodotto nemmeno un litro di latte. Forse, se il Governo ci dicesse quante vacche ha nelle sue stalle il produttore più multato d'Italia, questo elemento faciliterebbe la trasparenza. Nel nostro paese le quote latte scandalosamente, per colpa del regolamento europeo e della legge nazionale, sono diventate titoli di credito, perché si affittano, vengono sequestrate, vengono vendute (è una barzelletta!), e non sono collegate al fatto che si abbiano davvero animali dentro le stalle.
Sono questi gli elementi di indecenza che vengono utilizzati, giustamente, per affermare che la situazione è illegale, ma che si rischia (e noi non lo sappiamo) siano utilizzati dagli stessi produttori, magari da alcuni e non da tutti, perché in gran parte sono brave persone che cercano di lavorare nei limiti delle loro possibilità. Secondo me bisogna andare incontro a questi produttori, ma con la serietà di chi sa che il mercato è gonfiato. Non è più possibile sentir dire in televisione, sui giornali e in quest'aula che c'è un mercato di quote fasulle, che c'è gente che specula, che ci sono persone che con il latte in polvere frodano lo Stato, la Comunità europea, le regioni e i produttori onesti. Rispetto a tutto questo non vi è la sensazione di una decisa iniziativa pubblica.
Credo che questo sia un problema importante, perché i problemi di ordine pubblico nascono dalla strumentalizzazione


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da parte di alcuni, ma anche dal fatto che vi è una sensazione di ingiustizia diffusa, rispetto alla quale non sembra esserci una risposta altrettanto decisa. Martedì discuteremo di quote latte per la quarta volta in poche settimane (anche se sempre brevemente); spero che prima o poi riusciremo a discutere anche degli altri problemi dell'agricoltura perché, oltre a quello delle quote latte, vi sono molte altre questioni gravose ed importanti in tale settore. Credo però che il modo di affrontare e risolvere il problema di cui stiamo parlando, facendo sì che la fermezza si accompagni sempre alla giustizia, altrimenti diventerebbe arroganza, sia importante e giusto.
Esiste la preoccupazione che si mandino gli agricoltori, strumentalizzandoli (perché alcuni lo fanno in malafede, altri sono magari convinti), per interessi politici, al massacro verso l'opinione pubblica, con il rischio di situazioni spiacevoli. Questo pericolo c'è ed è importante che venga previsto e prevenuto ed in tal senso possono dare il loro aiuto anche le forze del Ministero dell'interno, in modo da non aspettare che la situazione si incancrenisca. Penso per esempio a quanto si sta verificando nel sud dell'Italia. È a mio avviso sbagliato dare il segnale che si ricevono tutti coloro che protestano nel nord mentre manca un'adeguata attenzione rispetto a quanto sta avvenendo nel Mezzogiorno. Fermo restando che anche a tale proposito andrebbe valutato caso per caso l'esistenza di strumentalizzazioni, di evasori fiscali che attraverso i blocchi stradali cercano di avere prebende o, invece, di persone danneggiate dalle politiche del passato che giustamente rivendicano il diritto di poter fare agricoltura senza essere turlupinate.
L'occasione di oggi, ma ancora di più quella dei dibattiti dei prossimi giorni, dovrebbe far sì che il Presidente del Consiglio in prima persona assuma l'agricoltura come elemento importante. Si tratta di un settore strategico del paese ed occorre dare un segnale di rottura di una brutta tradizione che dura da decenni, dal dopoguerra, per la quale i Presidenti del Consiglio del nostro paese non si sono mai occupati direttamente di agricoltura; si sono sempre vergognati di occuparsene, soprattutto in sede comunitaria ed i guai che abbiamo sono dovuti anche a questo provincialismo di un paese che, uscito contadino dalla guerra, non ha avuto il coraggio di rivendicare a sé un ruolo importante come fanno altri paesi europei (penso alla Francia, all'Olanda, alla Germania) in un settore strategico per l'economia del paese. Ritengo che ciò debba farlo direttamente il Presidente del Consiglio.
È questo l'elemento che ci attendiamo e non vorremmo che sorgessero altri problemi per esempio con riferimento al vino o all'olio. A proposito di quest'ultimo è in corso una riforma, che si sta trattando in sede comunitaria, che va contro la realtà italiana. Non aspettiamo che la situazione si incancrenisca e diamo invece il segnale del riconoscimento del diritto di circolare. Sono convinto che tutti possano manifestare e che è normale che ciò crei disagi; il manifestare non deve creare però blocchi totali ed esiste un esile confine tra il diritto di manifestazione e la libertà degli altri lavoratori. A tale proposito, è sbagliato contrapporre lavoratori autonomi e dipendenti, perché vi sono persone brave e corrette tra gli uni come tra gli altri. Bisogna stare attenti ad evitare che per far crescere la strumentalizzazione - che pure esiste - del dibattito politico subisca danni un comparto importante, delicato e molto in crisi come quello dell'agricoltura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signori del Governo, provo imbarazzo nel prendere la parola perché, se è sicuramente giustificata l'assenza del signor ministro dell'interno, credo che la sua presenza avrebbe consentito di non eludere una risposta che ci aspettavamo.
In ordine alla sua informativa, signor sottosegretario, quello che volevamo sapere era quali precise disposizioni fossero


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state impartite dal ministero agli organi periferici dello stesso in merito ai comportamenti da tenere per le manifestazioni in corso. Si tratta di un aspetto essenziale, non secondario, sul quale lei non ha fornito alcuna indicazione alla Camera. Non solo; quando lei fa - giustamente - riferimento alla necessità di ristabilire il principio di legalità, violato in alcuni casi dalle limitazioni costituite da queste manifestazioni, credo che lei non possa (né possa la Camera) dimenticare che quei manifestanti non avevano forse altra strada per far comprendere al Governo quale violazione dei principi di legalità e dell'ordinamento giuridico fossero intervenuti, nel preciso istante in cui regole poste dallo Stato venivano modificate improvvisamente; nel preciso istante in cui, a campagna lattiera terminata, venivano adottati provvedimenti amministrativi - in violazione di ogni principio di ragionevolezza - che avrebbero dovuto intervenire preventivamente e che in realtà disponevano per il passato, violando quindi anche in tal caso principi del nostro ordinamento.
Potremmo anche chiedere, signor sottosegretario, di sapere se costoro oggi avrebbero potuto percorrere una strada diversa per far giungere la loro voce al Governo di questa nazione. In passato è stata più volte richiamata l'attenzione su una questione di interesse nazionale, l'agricoltura nel nostro paese, sempre trascurata dai ministri di questa Repubblica, in violazione di qualsiasi principio di buona amministrazione. Gli interessi del mondo agricolo sono stati sacrificati dai ministri di questa Repubblica nella negoziazione in sede comunitaria, con ciò producendosi gravi danni per la comunità nazionale e, di conseguenza, per quei lavoratori e produttori costretti a scendere in piazza. È probabile che qualcuno di questi, a fronte del danno subito, si chieda come si concili il proscioglimento dei ministri sottoposti al giudizio della Corte dei conti e mandati via completamente esenti da qualsiasi responsabilità, con il fatto che la comunità nazionale paga fior di quattrini, che vengono oggi chiesti a questi lavoratori, nei confronti dei quali viene agitato il rispetto del principio di legalità.
Le chiedo, signor sottosegretario: se non fosse stato per questi agricoltori che, onorevole Folena, forse hanno imparato da quelli che lei definisce cattivi maestri, che sicuramente però non si ispirano ai nostri orientamenti politici, lei ritiene che il Governo avrebbe adottato il provvedimento che, sotto la «spada» della manifestazione di protesta, è stato costretto a preannunciare?
Quando ella, signor sottosegretario, fa riferimento al principio di legalità, dimentica che gran parte di quegli agricoltori difendeva precise pronunce di giudici amministrativi e civili della Repubblica italiana, i quali avevano censurato e sospeso i provvedimenti amministrativi adottati in violazione delle regole e dei principi che ella richiama in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Cosa dire, inoltre, del comportamento del Presidente del Consiglio, in questa occasione latitante e che invece a nostro avviso avrebbe potuto cogliere l'occasione per fornire rassicurazioni in merito ad alcuni interrogativi sospesi, nell'attesa dell'imminente decisione del provvedimento del Consiglio dei ministri! Il Presidente del Consiglio avrebbe potuto chiarire in che termini il Governo ritiene di ridurre l'entità delle multe, così da informarci tempestivamente sulle esatte modalità alle quali si ritiene di dover ispirare il provvedimento. Quale occasione migliore per lanciare un segnale rassicurante? O forse, signor sottosegretario, dobbiamo aspettarci di avere violato anche il principio di lealtà, per cui, dopo che il Governo ha annunciato alla stampa che le multe saranno ridotte in una certa misura, corriamo il rischio che quelle dichiarazioni siano smentite dalle norme contenute nel provvedimento. Quale dovrebbe essere, signor sottosegretario, in questa ipotesi, la risposta che dovremmo chiedere agli agricoltori in lotta, ancora una volta traditi?
Quanto alla commissione di cui tanto si parla, con quali criteri avverrà la sua

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composizione? Quali persone avranno il compito di svolgere le funzioni di controllo e di verifica? Rischiamo di affidare questi compiti a persone incompetenti o incapaci o, peggio, a persone interessate, perché in qualche modo coinvolte o complici di una situazione che ha portato gli agricoltori a queste forme di protesta? Non si tratta, forse, di assicurazioni che avrebbero potuto essere fornite in questa sede? La mozione di sfiducia al ministro che abbiamo presentato e che sarà discussa nei prossimi giorni non è ispirata sicuramente alla volontà di vedere gli agricoltori in piazza per rovesciare le istituzioni o per commettere atti di violenza ... Onorevole Folena, se lei loda l'ineccepibile comportamento della polizia, fatto sul quale possiamo essere d'accordo, salvo a tenere presente che in altre situazioni non abbiano avuto luogo gli stessi episodi, mi consentirà di ricordare anche l'ineccepibile comportamento degli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale). Se è vero che hanno limitato il diritto di circolazione delle persone interessate, è altrettanto vero che non si può far riferimento ad alcun episodio di violenza da parte di questa gente che ha difeso in maniera sacrosanta la propria azienda, il proprio lavoro.
Da ultimo, sempre rivolgendomi all'onorevole Folena, mi consenta di chiudere dicendo, allorquando lei invoca il principio di legalità di fronte ad eventuali provvedimenti che fossero stati adottati dal Ministero per intervenire con durezza, che sento il dovere di dire in quest'aula che ritengo violati, in questo senso e se la circostanza rispondesse al vero, anche i principi di comportamento equidistante che la pubblica amministrazione deve avere nei confronti dei manifestanti o delle manifestazioni.
L'onorevole Folena ha parlato delle manifestazioni passate ma ha dimenticato che oggi, signor Presidente, ci sono categorie di lavoratori che hanno la fortuna di poter contare sulla mediazione del Governo per poter risolvere controversie contrattuali; ci sono per la verità lavoratori che non possono assolutamente contare, se non facendosi largo tra la folla e portando in piazza i trattori come simbolo delle loro attività, sull'intervento del Governo. Anche questo è un aspetto che un Parlamento, a mio avviso, deve sottolineare. Diversamente, i richiami ai principi di legalità sarebbero vuoti simulacri. Poiché noi vogliamo che sia difesa la produzione nazionale, vogliamo che sia difesa l'attività di questi agricoltori e vogliamo che la loro voce tramite la nostra (questo è il compito che ci spetta!) possa arrivare non soltanto in questa Camera ma anche all'Unione europea, ecco allora, signor sottosegretario, che non possiamo dirci del tutto soddisfatti della sua risposta.
Prendiamo atto - e concludo - che non ci sono stati episodi di violenza; ce ne rallegriamo, ma non possiamo che ribadire come la difesa del principio di legalità debba essere dimostrata prima di tutto da chi ha su di sé la responsabilità del Governo della nazione e che, mi creda, in questo caso ha fatto di tutto per dimostrare di non essere all'altezza (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malentacchi. Ne ha facoltà.

GIORGIO MALENTACCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel prendere atto con sollievo dalla breve informativa del sottosegretario Sinisi di un ritorno, seppur lento, alla normalità, l'atteggiamento politico adottato dal Governo, il senso di responsabilità delle forze dell'ordine, degli stessi agricoltori ed allevatori, che si riconoscono nel comitato, sono serviti ad evitare incidenti gravi.
Credo sarebbe errato indicare il Governo quale responsabile del malessere, del disagio esistente nel settore dell'agricoltura e che la vertenza delle quote latte ha messo in evidenza. È comunque vero, signor sottosegretario, che in questo lasso di tempo non si è fatto nulla o quasi per invertire la tendenza rispetto alle politiche passate.


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In merito alle manifestazioni che ormai durano da diversi giorni, non occorre drammatizzare in modo particolare la situazione che si è venuta a creare, né prestarsi - i fatti ci hanno dato parzialmente ragione - anche a strumentalizzazioni selvagge di chi cavalcando una protesta, che ha valide fondamenta, mira soltanto a fomentare...

PAOLO BAMPO. Perché non eravate là anche voi, invece di dire che abbiamo strumentalizzato?

PRESIDENTE. Onorevole collega!

GIORGIO MALENTACCHI. Non mi fai paura! Separatista nel paese (Commenti del deputato Bampo)!
Mira a dividere gli stessi lavoratori (Commenti del deputato Bampo)!

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, sta interrompendo un oratore che sta svolgendo con grande misura il suo intervento. Lei non ha alcun titolo per intervenire. Se ha voglia di uscire la prego di farlo e di lasciar parlare il collega!

GIORGIO MALENTACCHI. Credimi, collega, gli allevatori, gli agricoltori sono senza alcun dubbio ben rappresentati anche dalla nostra parte, anche rispetto al principio della protesta! Non abbiamo niente da imparare da codesta forza politica. Niente!
I provvedimenti annunciati dal Governo devono essere accolti come strumenti di aiuto alla stessa zootecnia, compresa quella da latte, anche se a seguito di una prima valutazione riteniamo che essi siano insufficienti per un nuovo indirizzo che secondo noi dovrebbe essere impresso all'agricoltura.
Certamente noi non rappresentiamo gli interessi delle grandi multinazionali e delle grandi aziende a danno di quelle piccole e delle medie.

FABIO CALZAVARA. E la FIAT?

GIORGIO MALENTACCHI. Certo, non siamo d'accordo nemmeno su quello, collega!
Nel passato le grandi aziende hanno lucrato illecitamente - è su questo che occorre insistere con forza - sul problema, con la compiacenza, certo, e la responsabilità di talune forze politiche.
Non si deve perdere di vista neppure il problema delle multe. Rifondazione comunista ha da molto tempo sostenuto la necessità di importanti revisioni in questa materia. Nella mozione che abbiamo presentato e che ci auguriamo di discutere molto presto, Presidente (probabilmente martedì), chiediamo al Governo che urgentemente si faccia interprete presso l'Unione europea dell'esigenza di uno slittamento e della necessità di posticipare il tutto. Attraverso Commissioni di indagine si potranno individuare le responsabilità che sicuramente vi sono, sia in relazione alla vicenda AIMA, sia con riferimento ad altri soggetti evidentemente coinvolti.
Occorrerà poi procedere ad una compensazione nazionale per ristabilire l'equità delle multe.
Nel contempo si rende certamente necessaria una rinegoziazione delle quote nazionali, dei costi produttivi per litro di latte prodotto. Sappiamo benissimo come questi ultimi siano influenzati.
Occorre porre fine allo scandaloso commercio delle cosiddette quote di carta, delle mucche di carta: sono una cosa indegna poiché rappresentano rendite di posizione e non sono senz'altro appannaggio delle piccole imprese. Tra l'altro, nel momento attuale queste ultime subiscono pressioni per il rilevamento delle quote suddette da parte delle grosse aziende.
Sappiamo benissimo che la scadenza della legge sui fondi rustici ha già reso esecutivi alcuni sfratti, che andranno ad aggravare ancor più le difficoltà di sopravvivenza delle piccole aziende. Nel passato alcune risorse sono state sottratte ai legittimi destinatari: ricordo le vicende che si sono verificate negli anni dal 1984 al 1994. Sono stati compiuti gli stessi


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«splafonamenti» nelle produzioni. Ricordo anche l'impegno assunto dal Governo nel 1994 di pagare 3 mila 600 miliardi di multa. Credo che sarebbe profondamente ingiusto ed iniquo nei confronti di quanti si sono mantenuti nei limiti di produzione imposti far carico di tale multe all'intera comunità.
Credo che questa volta non potrà ripetersi una manovra che pesa su tutti e che sottrae risorse alle finalità produttive del comparto agroalimentare e all'occupazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Sinisi, ha chiesto di poter intervenire per fornire un'integrazione. Credo sia opportuno che egli lo faccia, perché ciò dimostra anche l'attenzione del Governo per questo tema.
Valuteremo dopo le dichiarazioni del sottosegretario se sarà necessario integrare il dibattito.
Prego, onorevole Sinisi.

GIANNICOLA SINISI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo scusa, ma la mia non è una replica, bensì un'integrazione sulla base di alcune notizie che ho ricevuto da pochi minuti.
Ho avuto notizia di un comunicato degli allevatori con cui essi informano di essere parzialmente soddisfatti per le decisioni assunte dal Governo. Sono stato informato inoltre che molti trattori, a Milano, si stanno allontanando dal luogo delle manifestazioni.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sinisi, per questa informazione.

PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Signor Presidente, non intendo intervenire su quanto detto dal sottosegretario, anche se questa integrazione non può non produrre una certa soddisfazione. Noi non siamo gli allevatori, ma se gli allevatori si dimostrano parzialmente soddisfatti, questo non può che farci piacere.
Lei prima doverosamente mi ha richiamato ed io ritengo che il richiamo sia stato più che opportuno nel caso specifico, perché mi sono lasciato andare ad espressioni sicuramente fuori dall'ortodossia parlamentare. Vorrei sottolineare però che la nostra assise si chiama Parlamento, quindi teoricamente si dovrebbe avere la possibilità di parlare. Purtroppo, invece, il nostro regolamento è talmente vincolante che, anche nel caso specifico di questa sera, solamente un collega per gruppo è potuto intervenire sulla materia.
Ebbene, non trovando degli spazi regolamentari per poter intervenire, ho reputato di dover replicare a quanto ingiustamente affermato da alcuni colleghi della sinistra, anche scorrettamente, perché si faceva riferimento a situazioni da loro vissute più volte in passato.
Con questo mio intervento, quindi, volevo sottolineare sia l'aspetto negativo degli interventi dei colleghi della sinistra sia le carenze del nostro regolamento per frangenti come quello di questa sera.

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, il Parlamento non ha una dimensione claustrale, quindi replicare, avvalendosi della forza dialettica, alle argomentazioni altrui ravviva il dibattito. Il tono un po' «movimentato» - diciamo così - di qualche sua affermazione mi ha purtroppo costretto a ricordare che il regolamento è un sistema di reciprocità e consente, pur nella diversità di comportamenti ed anche di sentimenti e di caratteri, di poterli disciplinare in modo che vengano manifestati, ma rimanendo sempre nell'ambito della correttezza e del reciproco rispetto.
Quanto poi alle modalità con cui si può in certi casi consentire una dilatazione del dibattito, è un problema che i presidenti di gruppo potrebbero opportunamente sollevare nella sede in cui si coordina l'organizzazione delle sedute. Qualora si ritenga di poter regolare in


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modo diverso talune situazioni, ciò potrebbe avere luogo sulla base di una valutazione del Presidente, ma anche nell'ambito del dialogo deve svolgersi nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Comunque questo è il mio pensiero personale.
Ad ogni modo, la ringrazio per aver fatto una specie di piccola autocritica, che non era necessaria, ma che fa sempre bene quando è sincera, perché vi sono anche autocritiche un po' strumentali nella storia nazionale ed internazionale.

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