Seduta n. 139 del 30/1/1997

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...

Si riprende la discussione del disegno di legge n.2699.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.


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PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo della sinistra democratica intervengo per esprimere forte contrarietà all'emendamento Napoli 21.2, sostitutivo dell'articolo 21, in quanto la sua approvazione stravolgerebbe il significato dell'autonomia scolastica, così come è stata concepita e tradotta nel testo approvato dal Senato e dalla Commissione affari costituzionali. A supporto della mia dichiarazione, farò alcune riflessioni di natura politica, non addentrandomi negli aspetti tecnici e nella specificità di carattere socio-pedagogico emergenti dal testo, sulle quali, peraltro, abbiamo avuto modo di confrontarci a lungo nelle Commissioni cultura e affari costituzionali.
L'approvazione di un provvedimento sull'autonomia è un grande, eccezionale evento per la scuola italiana, sia perché da molto tempo atteso, sia perché conclusivo di un processo già avviato dal punto di vista culturale e ora anche dal punto di vista normativo. In particolare, ricordo il decreto-legge 12 maggio 1995, n. 163, recante misure urgenti per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e per il miglioramento dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni, che ha introdotto le carte dei servizi della scuola ed istituzionalizzato il progetto educativo di istituto.
Di autonomia si parla da molti anni come di una riforma assolutamente necessaria per cambiare fisionomia a un sistema fortemente centralizzato (e si badi che non lo dico attribuendo al termine «centralizzato» una negatività in sé e per sé), rigido e per ciò assolutamente inadatto a rispondere a bisogni di natura educativa e professionale nuovi e sempre in evoluzione.
Spesso mi sono chiesta come mai, a fronte di una così alta consapevolezza dell'inefficacia del sistema centralizzato, l'autonomia scolastica abbia stentato tanto a decollare ed a tradursi in un testo di legge. Non è stato solo per colpa delle legislature brevi e convulse o del nostro sistema parlamentare, con i suoi iter legislativi lunghi e complessi, ma di profonde resistenze culturali spesso inespresse o mascherate. Può sembrare banale affermare che l'autonomia non è mai decollata perché i tempi non erano maturi, ma a mio avviso è proprio così. L'autonomia si esprime attraverso la cultura e l'etica della responsabilità, che le modalità...

PRESIDENTE. Onorevole Pinza, lei dovrebbe contribuire all'ordine!

PIERA CAPITELLI. ...di funzionamento del nostro sistema scolastico centralizzato e burocratico non hanno mai esaltato e incentivato, nonostante l'esperienza di democrazia degli organi collegiali e la cosiddetta gestione sociale della scuola.
L'autonomia ha come presupposto la volontà di realizzare un processo unitario attraverso una responsabilità dei centri di decisione. Per la sua attuazione, ha bisogno di un contesto politico-istituzionale ben preciso. Finora non poteva essere realizzata perché mancava una condizione fondamentale, che oggi invece c'è: un ampio e unitario disegno di riforma dello Stato, che va nella direzione di un decentramento di poteri e risorse, che ridefinisce compiti e rapporti tra amministrazione centrale e periferica, che riorganizza e riordina le funzioni dei ministeri, delle regioni e degli enti locali. Solo ora, dunque, il processo culturale dell'autonomia scolastica può avere un senso compiuto e perciò un'autentica credibilità e chiara visibilità.
L'aver inserito l'autonomia scolastica nel disegno di legge di delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione...

PRESIDENTE. Colleghi, sono costretto a richiamarvi ancora una volta, la collega non riesce nemmeno a parlare!
Onorevole Moroni, le dispiace prendere posto? Onorevole Valpiana, per cortesia!
Prego, onorevole Capitelli.

PIERA CAPITELLI. Come dicevo, l'inserimento del tema dell'autonomia scolastica


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nel disegno di legge in esame non è stato un escamotage tecnico, non è stata una furbizia per accelerare il suo percorso di realizzazione; è stata una corretta scelta politica. L'autonomia scolastica è infatti parte integrante di quello stesso progetto politico di cui il disegno di legge n. 2699 è l'espressione; si muove nella direzione del federalismo e risponde al bisogno dei cittadini di essere più vicini alle istituzioni, di essere più informati, di partecipare alle decisioni, di controllare servizi che vuole efficienti, efficaci e trasparenti nella gestione. È il progetto dell'Ulivo al quale l'azione del Governo Prodi si ispira e che va gradualmente realizzandosi.
Nel suo contesto naturale finalmente l'autonomia scolastica è stata riconosciuta, identificata, capita ed è per ciò che ora non si conoscono le dure opposizioni, che invece si erano manifestate negli anni passati con aperte reazioni di protesta degli studenti e con l'indifferenza di molti anche fra i migliori e più impegnati docenti.
L'approvazione dell'autonomia non è solo un punto d'arrivo; l'autonomia infatti è al tempo stesso la condizione e lo strumento di un più ampio disegno riformatore della scuola italiana. Nel nostro paese vi è un forte bisogno di un sistema formativo pubblico che promuova vera cultura, quella del sapere e del saper fare, che sappia conciliare le esigenze della cosiddetta istruzione di massa, per usare una terminologia oggi un po' desueta ma efficace, con l'urgenza di formare generazioni di giovani che siano dotati di strumenti culturali in grado di consentire loro di adeguarsi ai ritmi di una società che subisce cambiamenti repentini non solo a livello di strumenti e modi della produzione e dei mercati, ma anche a livello di relazioni.
A tale urgente necessità, quella di un radicale rinnovamento del sistema formativo nazionale, il Governo Prodi, attraverso la fondamentale ma non unica ed isolata azione del ministro Berlinguer, sta dando risposte concrete.
La proposta di riordino dei cicli è arrivata con una tempestività...

PRESIDENTE. Onorevole Mattioli, sta intervenendo la collega Capitelli!

PIERA CAPITELLI. Dicevo che la proposta di riordino dei cicli è arrivata con una tempestività inedita ed inaspettata; è arrivata a confermare quanto il ministro Berlinguer andava dicendo fin dai primi giorni del suo mandato. L'autonomia scolastica - ha avuto modo di affermare il ministro - non è il solo progetto che abbiamo ed al quale bisogna lavorare; essa è un mezzo essenziale però di un più ampio disegno riformatore ormai inderogabile. Ora questo mezzo è una realtà e da qui finalmente si può partire.
Il testo dell'articolo 21 è equilibrato, non risponde a logiche e visioni liberistiche della scuola, ma conferisce alla stessa strumenti flessibili per il suo adattamento a situazioni diverse attraverso il metodo della ricerca e della verifica dei risultati.
Non vi è traccia nel testo di incentivazioni alla concorrenza tra le scuole, ma vi sono elementi di valorizzazione della programmazione dell'offerta e della differenziazione della stessa sul territorio nonché della cooperazione tra scuole.
La diversità o, meglio, la diversificazione è intesa come un valore, come fattore di qualità e sviluppo. È una diversità nelle modalità di realizzazione degli obiettivi, non di finalità e di standard di qualità da raggiungere, che invece restano unitari. Nel testo tanto meno vi è traccia di una spinta all'autonomia finanziaria, che avrebbe potuto tradursi in discriminazione tra scuole fortemente differenziate tra loro secondo il livello socio-economico dei frequentanti.
Non fa il suo ingresso nel testo nemmeno il tanto temuto preside manager; esso, infatti, è ben lontano dal valorizzare e dall'incentivare elementi della cultura aziendalistica che, pur non essendo completamente estranea alla scuola, certamente non ne rappresenta gli interessi prioritari.
Complessivamente vi è una valorizzazione di tutte le figure professionali; con


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l'autonomia avranno dei vantaggi sia i docenti, che finalmente potranno essere impiegati in modo sistematico anche in attività non di insegnamento, ma strettamente collegate con il progetto educativo, sia il capo istituto, al quale correttamente viene attribuita la qualifica dirigenziale con una normativa che vuole esaltare la specificità professionale, evitando di assimilarlo alla dirigenza amministrativa.
Signor Presidente, signor ministro, colleghi, la sinistra democratica esprime soddisfazione perché si concretizza oggi, attraverso l'articolo 21, l'autonomia scolastica. È un giorno importante per la scuola italiana e per il nostro paese; è l'avvio di un processo riformatore che farà - speriamo - riconciliare i cittadini con le istituzioni scolastiche (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Avrei preso la parola dopo il pronunciamento in merito all'accoglimento o meno degli emendamenti all'articolo 21 da parte della Commissione e del Governo. Intervengo adesso giacché il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo ha espresso contrarietà al primo degli emendamenti presentati dal gruppo di alleanza nazionale, con il quale si propone la soppressione dell'articolo 21 e la sua sostituzione con argomenti, a nostro avviso, puntuali e che non intendono continuare a prendere in giro l'intero mondo scolastico.
È bene chiarire una volta per tutte, per chi ha seguito il dibattito in Commissione ed in Assemblea, in particolare sull'articolo 21, e per chi non l'ha fatto, che alleanza nazionale non è assolutamente contraria al varo dell'autonomia scolastica, ma all'accoglimento di un'autonomia scolastica che abbia tale denominazione. Tutto il disegno di legge che da due giorni stiamo esaminando in quest'aula sta ponendo questioni che determineranno forti perplessità nella vita amministrativa del nostro paese, ma non è possibile fare chiarezza sull'intero contenuto dell'articolo al nostro esame.
L'autonomia scolastica, così denominata nell'articolo, non è altro che l'applicazione dell'autonomia amministrativa prevista dall'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, alle scuole che a tutt'oggi non ce l'hanno.
Sfido chiunque a voler affermare che questo articolo vara l'autonomia scolastica di fronte alla non previsione, all'assoluta assenza di stanziamenti finanziari affinché l'autonomia scolastica possa realmente essere avviata.
Si tratta di una autonomia che viene prevista a costo zero. Vorrei sapere con quale criterio si possa garantire la partenza in modo egualitario di tutte le scuole, con quale criterio si possa varare questo tipo di autonomia senza prevedere la suddivisione delle scuole in serie A e serie B, se le scuole stesse non sono messe in pari condizioni di partenza.
E allora, non è pensabile parlare di autonomia scolastica a costo zero; non è pensabile parlare di autonomia scolastica inserendo la stessa in un provvedimento che nulla ha a che fare con la vera applicazione dell'autonomia scolastica. Non è pensabile che si possa parlare di vera autonomia scolastica se non prevedendo contemporaneamente la riforma di tutti gli organi collegiali, la creazione di sistemi di controllo (perché l'autonomia scolastica non determini sperequazioni tra i diversi istituti) e una riforma dell'intero ministero; non si può parlare di autonomia scolastica solo inserendo la clausola che per la stessa è prevista la libertà di scelta delle famiglie quando si sa benissimo che non esiste - perché non vi è volontà alcuna nel disegno di legge al nostro esame - nessuno strumento legislativo che consenta realmente l'attuazione della parità scolastica, cioè che consenta realmente questa libertà di scelta da parte delle famiglie.
E allora, dobbiamo smetterla di prenderci in giro! Il ministro Berlinguer, nelle sue comparse in televisione o sulla stampa, sta mostrando una realtà delle cose sotto una luce che non è quella vera.


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E ce ne accorgeremo quando le scuole si troveranno a «cozzare» contro la mancanza di servizi adeguati, contro l'inefficienza degli enti locali, che con l'intero disegno di legge al nostro esame saranno investiti di incarichi ai quali non so come potranno dare esecuzione, che si ritroveranno sulle spalle la responsabilità di dover garantire il funzionamento degli istituti scolastici attraverso l'autonomia e non potranno farlo perché già sufficientemente privati delle risorse finanziarie. È inutile che ci prendiamo in giro!
Potremo passare alla storia forse solo perché con l'attuale ministro della pubblica istruzione siamo riusciti ad inserire, ma solo a parole - e lo ripeto, solo a parole - l'autonomia scolastica in un disegno di legge; passeremo alla storia, ma solo perché non sarà garantita la qualità dell'insegnamento, l'uguaglianza delle varie istituzioni scolastiche.
Non ho ancora ricevuto alcuna risposta da parte del Governo alle domande che ho posto in Commissione e in Assemblea e che chiedevano un minimo di garanzia. Vorrei sapere dal ministro della pubblica istruzione e dal ministro Bassanini (che è l'estensore dell'intero disegno di legge che stiamo esaminando) quale garanzia viene data alle scuole che non riusciranno ad attuare l'autonomia secondo criteri che, guarda caso, verranno determinati e gestiti dallo stesso ministro della pubblica istruzione. Vogliamo sapere che cosa faranno le scuole che non riusciranno a diventare autonome e con quali mezzi di controllo si eviterà che l'applicazione dell'autonomia scolastica crei sperequazione tra i vari istituti.
Il ministro Berlinguer e il ministro Bassanini conoscono benissimo la situazione degli istituti scolastici del Mezzogiorno e delle aree depresse in genere. Vista la conoscenza della situazione reale, sfido questi ministri a garantire che non vi sarà sperequazione tra i vari istituti scolastici nonché tra il personale docente e quello direttivo. Sulla base di quanto è previsto dal disegno di legge in esame, che è stato modificato in maniera estremamente sommaria e confusa in Commissione affari costituzionali, non so se la scuola italiana, che è stata il vanto millenario della nostra nazione, potrà diventare davvero competitiva a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica.
Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Al di là della polemica politica, e quindi dell'asprezza del tono usato dall'onorevole Napoli, che testimonia un'autentica passione civile in materia scolastica (sono rispettoso del fatto che ha dedicato tutta la sua esistenza a questo settore), sono grato per le considerazioni che ha svolto.
La dialettica Parlamento-Governo e maggioranza-minoranza è naturale; tuttavia l'onorevole Napoli ed i colleghi mi consentano un tentativo non di edulcorare o di sbiadire ma di cogliere la sostanza profonda di quanto viene affermato. Il ministro è consapevole fino in fondo del rischio che l'autonomia comporta. Il Governo è consapevole fino in fondo del fatto che l'introduzione di una cornice istituzionale diversa, che accentua libertà e responsabilità nelle scuole, nelle istituzioni scolastiche, trova di fronte a sé un paese già oggi diverso e differenziato e gradi di evoluzione dell'attività scolastica innegabili. C'è già un regime fortemente accentrato ed eterodiretto della scuola italiana, alcune scuole sono divenute più evolute ed altre versano in una situazione di maggiore difficoltà. Nel nostro paese, al nord e al sud, vi sono scuole con un elevato processo di informatizzazione, dotate in misura rilevante di sussidi didattici audiovisivi, e scuole che invece non dispongono di tutto questo. Ci sono regioni in cui non vi è carenza ma sovrabbondanza di aule per ragioni demografiche e regioni nelle quali invece vi sono ancora i


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doppi turni; in alcuni casi la dispersione scolastica è un fenomeno minimo, in altri drammatico.
Un'amministrazione scolastica fortemente accentrata e con elementi di burocratismo preoccupanti è un velo pietoso sulle diversità esistenti...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole ministro. Colleghi, per cortesia!
Continui pure.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. ...ed è stata incapace di rendere omogenea la situazione sul territorio nazionale. Ma ciò avviene anche in materia di occupazione, di funzionalità del potere locale, di amministrazione della sanità, non è un dato solo scolastico.
Il problema che noi ci siamo posti è se conservare un regime accentrato potesse salvaguardare o produrre effetti di omogeneità; la risposta è stata «no» e i risultati sono la dimostrazione di ciò.
Subentra allora un altro aspetto - che mi pare rappresenti la preoccupazione di alcuni colleghi in quest'aula -, se la soluzione dell'autonomia non rischi di accentuare tale divario. L'opinione del Governo è esattamente opposta, perché la soluzione dell'autonomia è obbligata; oggi infatti la rivitalizzazione del corpo scolastico riposa sulla necessità di sprigionare energie e risorse dentro la scuola, finora risultate compresse da un regime eterodiretto e rigido. Soltanto margini di autogoverno, di autodeterminazione, di autoresponsabilizzazione - bene inteso, con fortissimi paletti di tutela della cultura nazionale e della mobilità del personale diplomato, riconoscendo la stessa valenza al diploma conseguito a Palermo o a Milano - costituiscono la misura istituzionale (non programmatica, non di contenuto, non di riforma dei cicli, che appartengono ad altra sedes materiae) che ci dà la possibilità di sprigionare risorse ed energie e che dà ai docenti, ai dirigenti scolastici, ai movimenti degli studenti la possibilità di dire qualcosa, di governarsi in parte da sé, di interloquire con la società circostante, di aprire un dialogo con il mondo del lavoro o con quello degli enti locali.
L'autonomia rappresenta quindi un passaggio obbligato e questo dato è stato registrato nel dibattito con tutte le forze politiche. La discussione si incentra su come attuarla. A tale proposito non possiamo pensare che dipenda solo dall'autonomia il fatto che una scuola abbia il suo adeguato edificio, il suo computer o il suo sussidio audiovisivo, o la mensa scolastica perché la palestra, il computer, l'edificio scolastico, l'aggiornamento degli insegnanti sono necessari sia in regime di autonomia sia nel precedente regime.
Il collegamento di questi due fatti non è dunque proprio, non è congruo. Si può dire che non il fatto di avviare l'autonomia, ma di avviare una riforma profonda, per esempio, dell'elevamento dell'obbligo, dell'aumento della scolarizzazione, abbia un costo, ma ciò non attiene specificamente all'autonomia. Anche l'autonomia costa, ma nel riequilibrio, nella destinazione di fondi perché le scuole più ricche o inserite in un hinterland non accelerino il loro processo di emancipazione rispetto alle altre scuole. Ma per questo il disegno di legge prevede come elemento di importanza radicale il riequilibrio con fondi statali a ciò destinati. Rispetto a questo rischio abbiamo dunque voluto configurare un primo elemento di anticorpo.
Come ho già fatto in Commissione, vorrei richiamare l'attenzione di quest'aula sul fatto che abbiamo previsto il decollo del processo di autonomia individuando elementi di gradualità; abbiamo introdotto il concetto che lo sviluppo dell'autonomia avviene mano a mano che crescono le situazioni usando persino - Bassanini mi ha perdonato - un termine non giuridico, ma di puro indirizzo, «mano a mano», che indica la progressività nell'attuazione. Non arriveremo ad una omogeneità di attuazione di autonomia contemporaneamente su tutto il territorio nazionale. Dovremmo passare attraverso il dimensionamento quantitativo e prevediamo nel disegno di legge la


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formazione del personale e l'analisi delle realtà territoriali, sociali ed economiche delle singole istituzioni scolastiche per l'adozione dei conseguenti interventi perequativi.
Questo concetto è stato da ultimo inserito proprio dalla Commissione per rafforzare quello che il Governo aveva voluto originariamente introdurre. Vogliamo creare le condizioni per la formazione della dirigenza, per la preparazione del personale, per una maggiore dotazione di spesa alle singole scuole, orientamento, questo, del resto già rinvenibile nella legge finanziaria per il 1997 e che speriamo di poter accentuare l'anno prossimo. Ad esempio, l'attuazione dell'orario cattedra e la flessibilità della gestione della giornata scolastica sono criteri che possono essere adottati nelle scuole già pronte e ritardati, invece, in quelle che non lo sono. Prevediamo, quindi, una eterogeneità dei tempi, a seconda della volontà e della disponibilità dei singoli soggetti di autonomia convenuti con l'iniziativa del Governo.
In sostanza, vogliamo tranquillizzare - non certo convincere, anche se questo sarebbe il mio più profondo desiderio - i membri di questa Assemblea sul fatto che noi seguiamo il principio della certezza normativa immediatamente esecutiva, inteso come previsione e prescrizione generale, nonché quello della massima gradualità e cautela nella fase dell'attuazione, per evitare di «ingrippare» la macchina.
Tutte le leggi hanno bisogno di implementazione nel tempo. Abbiamo trascorso tanti anni a chiedere che fosse attuata la Costituzione repubblicana o che si attuasse un nuovo ordinamento giuridico. Anche in questo caso, ci sarà un periodo nel quale ci si darà da fare nel corso dei prossimi anni. Abbiamo previsto emblematicamente che nel 2000 si farà il punto della situazione su quelli che saranno stati gli effetti prodotti da questa prima fase di decollo. In noi c'è il massimo realismo, insieme al desiderio di non ingolfare la macchina. Credo che questi elementi possano tranquillizzare i colleghi dell'opposizione sulla volontà del Governo (Applausi).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 21 e sul complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati, comunico che la V Commissione (Bilancio) ha adottato, in data odierna, la seguente decisione:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti Napoli 21.1, 21.2, 21,3, 21.4, 21.5, Migliori 21.9, Aprea 21.16, Giovanardi 21.65, Garra 21.18 e 21.19, Migliori 21.10, Garra 21.21, Napoli 21.23, Giovanardi 21.66 e 21.67, Napoli 21.24 e 21.25, Garra 21.26, Bianchi Clerici 21.28, Sbarbati 21.69, Bianchi Clerici 21.70 e 21.77, Piscitello 21.73 e 21.76, Sbarbati 21.34, Aprea 21.36, 21.37, 21.79 e 21.38, Bianchi Clerici 21.80, 21.42, 21.43, 21.49 e 21.82, Aprea 21.40 e 21.41, Giovanardi 21.88, 21.91, 21.92 e 21.93, Piscitello 21.89, Aprea 21.51, Bianchi Clerici 21.52 e 21.54, Sbarbati 21.97, Napoli 21.61 e Giovanardi 21.99, in quanto suscettibili di attenuare o contrastare il processo di decentramento e/o di compromettere gli obiettivi di risparmio e di contenimento della spesa pubblica attesi dal provvedimento;

PARERE FAVOREVOLE

sull'articolo aggiuntivo 21.07, a condizione che il testo sia riformulato in modo da:
1) premettere alle parole «a titolo gratuito» la parola «anche»;
2) riaffermare il trasferimento delle funzioni amministrative in materia di ricerca e di utilizzazione per le acque minerali e termali e la vigilanza sulle relative attività;
3) prevedere norme delegate o regolamentari con le quali definire, sentiti gli enti interessati, modalità e tempi dei trasferimenti e relativi rapporti finanziari e patrimoniali;

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti.


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Chiedo al relatore per la maggioranza di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Napoli 21.1, 21.2, 21.3, 21.4 e 21.5, sugli identici emendamenti Migliori 21.6 e Garra 21.7, sugli emendamenti Giovanardi 21.63, Migliori 21.8, 21.9 e 21.10, Garra 21.11, sugli identici emendamenti Bianchi Clerici 21.12 e Garra 21.13, sugli emendamenti Migliori 21.14 e 21.15 ed Aprea 21.16.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 21.64 del Governo e parere contrario sugli emendamenti Migliori 21.17, Giovanardi 21.65, Garra 21.18 e 21.19, sugli identici emendamenti Migliori 21.20 e Garra 21.21, nonché sugli emendamenti Migliori 21.22, Napoli 21.23, Giovanardi 21.66 e 21.67, Napoli 21.24, nonché sugli identici emendamenti Napoli 21.25 e Garra 21.26.
Invito i presentatori dell'emendamento Bianchi Clerici 21.27 a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 21.28, Sbarbati 21.68, Bianchi Clerici 21.29, Sbarbati 21.69, Napoli 21.30, Bianchi Clerici 21.31, 21.70 e 21.71. Il parere è favorevole sull'emendamento Bianchi Clerici 21.72.
Il parere sull'emendamento Bianchi Clerici 21.32 è favorevole con la richiesta che la parola «utenti» sia modificata con la parola «studenti».

PRESIDENTE. I presentatori dell'emendamento Bianchi Clerici 21.32 accettano la modifica proposta dal relatore per la maggioranza?

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Sì, signor Presidente, l'accettiamo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prosegua pure nell'espressione del parere, onorevole Cerulli Irelli.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione suggerisce altresì che la modifica sia inserita non al comma 4 ma al comma 9, alla fine della seconda proposizione, dopo le parole «facoltativi o aggiuntivi».

PRESIDENTE. Quindi la modifica aggiuntiva è da riferirsi non al comma 4 ma al comma 9. È così?

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Sì, signor Presidente.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 21.33, Piscitello 21.73 e Sbarbati 21.34, a meno che tali emendamenti non vengano ritirati e il loro contenuto trasfuso in ordini del giorno: questa sarebbe la cosa migliore.
Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Piscitello 21.74 e 21.76, Aprea 21.35, Bianchi Clerici 21.77, Giovanardi 21.78, Aprea 21.36 e 21.37 (si tratta della materia concernente la realizzazione della parità scolastica, che sarà oggetto di apposito provvedimento).
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Aprea 21.79 e parere contrario sugli emendamenti Aprea 21.38, Bianchi Clerici 21.80 e 21.39. Invito i presentatori dell'emendamento Aprea 21.40 a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 21.41, Giovanardi 21.81, Bianchi Clerici 21.42 e 21.43, Aprea 21.44, Bianchi Clerici 21.82, Giovanardi 21.83, Bianchi Clerici 21.45 e Aprea 21.84. Invito i presentatori degli emendamenti Giovanardi 21.85 e 21.86 a ritirarli.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Giovanardi 21.87 e Aprea 21.46, e parere favorevole sul suo emendamento 21.101. Il parere è ancora contrario sugli emendamenti Aprea 21.47 e 21.48.
La Commissione invita i presentatori degli emendamenti Giovanardi 21.88 e


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Piscitello 21.89 - quest'ultimo riguarda il problema della valutazione alla quale il ministero sta provvedendo - a ritirarli e a trasfonderne il contenuto in ordini del giorno.
La Commissione esprime poi parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 21.49, Aprea 21.50 e 21.51, Giovanardi 21.90 e 21.91, Bianchi Clerici 21.52, Giovanardi 21.92 e 21.93, Bianchi Clerici 21.53 e 21.54, sugli identici emendamenti Aprea 21.55 e Sbarbati 21.94, nonché sull'emendamento Aprea 21.56.
La Commissione esprime poi parere favorevole sull'emendamento Voglino 21.95 e parere contrario sugli emendamenti Giovanardi 21.96, Bianchi Clerici 21.57, Sbarbati 21.58 e Garra 21.59.
Sulle problematiche delle aree di contrattazione, la Commissione invita i colleghi a formulare ordini del giorno e a ritirare gli emendamenti Sbarbati 21.60, 21.97 e 21.98.
La Commissione esprime poi parere contrario sugli emendamenti Napoli 21.61, Giovanardi 21.99 e Bianchi Clerici 21.62.
Quanto agli articoli aggiuntivi, la Commissione è contraria all'articolo aggiuntivo Garra 21.01 perché il comma 1 di questa norma è già stato inserito questa mattina nell'articolo 17. Quindi la proposta è superata dal voto espresso dall'Assemblea.
L'articolo aggiuntivo Frattini 21.02 è assorbito, mentre la Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Frattini 21.04, Migliori 21.05 e Boato 21.06.
La Commissione esprime parere favorevole sul suo articolo aggiuntivo 21.07, che comunque dovrà essere modificato sulla base delle indicazioni che verranno fornite.

PRESIDENTE. Il Governo?

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato 147
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

C'è una postazione bloccata.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato 125
Hanno votato no 260
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

C'è una postazione bloccata.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 397
Votanti 395
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato 128
Hanno votato no 267
(La Camera respinge).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 12 postazioni bloccate.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 394
Votanti 392
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato 129
Hanno votato no 263
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 21 postazioni bloccate.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato 127
Hanno votato no 261
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Migliori 21.6 e Garra 21.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 392
Votanti 390
Astenuti 2
Maggioranza 196
Hanno votato 146
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti e votanti 389
Maggioranza 195
Hanno votato 126
Hanno votato no 263
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato 147
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 11507

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Presenti e votanti 385
Maggioranza 193
Hanno votato 138
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

MARETTA SCOCA. Mi scusi, Presidente, di che emendamento si tratta?

PRESIDENTE. È l'emendamento Migliori 21.10.

MARETTA SCOCA. Siamo degli umanoidi.

PRESIDENTE. Ha ragione.
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Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato 124
Hanno votato no 266
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 21.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato 148
Hanno votato no 254
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bianchi Clerici 21.12 e Garra 21.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. In relazione al mio emendamento 21.12, volto a sopprimere l'avverbio «progressivamente», vorrei precisare che il mio intendimento è quello di trasferire le funzioni dell'amministrazione centrale e periferica della pubblica istruzione secondo una serie di passaggi minuziosamente spiegati nei commi successivi. Se l'intendimento del Governo e della maggioranza che lo sostiene è quello di arrivare all'attribuzione della personalità giuridica e dell'autonomia alle singole istituzioni scolastiche, tale avverbio appare pleonastico.
Se però, come temiamo e come più volte abbiamo avuto modo di dichiarare sia in Commissione sia durante la discussione generale qui in aula, si vuole fare una riforma debole e piena di limiti e di contraddizioni per non realizzare nulla di concreto, diventano chiare le parole pronunciate in Commissione qualche giorno fa dal ministro Berlinguer, il quale ha parlato di una overdose di autonomia.
A nostro giudizio non si deve temere alcuna overdose di autonomia, ma si deve cercare di attribuire prima possibile queste facoltà alle singole istituzioni scolastiche. Riteniamo che l'avverbio «progressivamente» possa diventare l'ultimo appiglio a cui si aggrapperanno i burocrati di Stato per portare al fallimento questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Voglino. Ne ha facoltà.

VITTORIO VOGLINO. Il gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo voterà contro questi emendamenti. Riteniamo infatti


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che l'autonomia scolastica sia un processo da realizzare gradualmente e in armonia con quanto si è stabilito nel collegato. L'avverbio in questione induce un processo che deve essere sollecito e basato su un criterio di corretta e intelligente gradualità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bianchi Clerici 21.12 e Garra 21.13, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato 147
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Dichiaro chiusa la votazione.
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Presenti 393
Votanti 374
Astenuti 19
Maggioranza 188
Hanno votato 119
Hanno votato no 255
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 2 postazioni bloccate.
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Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato 136
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 394
Votanti 372
Astenuti 22
Maggioranza 187
Hanno votato 121
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 21.64 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Murtas. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DE MURTAS. L'articolo in esame - come rilevavano poco fa alcuni colleghi - riguarda la natura e la configurazione dell'autonomia scolastica.
Come valutazione complessiva e come giustificazione del voto sugli emendamenti che stiamo dando come gruppo di rifondazione comunista, giudichiamo in maniera sicuramente positiva lo sforzo di precisazione e di maggiore definizione normativa effettuato in questa parte e complessivamente nell'articolo. Siamo sostanzialmente favorevoli alla ripartizione delle competenze, con lo Stato che mantiene le funzioni relative agli ordinamenti scolastici e all'organizzazione generale


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dell'istruzione pubblica - come viene giustamente sottolineato in quest'articolo - e poi al trasferimento graduale delle altre funzioni alle regioni e agli enti locali. È chiaro che qui parliamo prevalentemente delle funzioni amministrative - ripeto - relative agli ordinamenti scolastici, ma anche di altre materie (alcune delle quali, come accennava poc'anzi il ministro, sono molto delicate): si fa riferimento, ad esempio, al dimensionamento delle istituzioni scolastiche, alla loro presenza sul territorio e nelle diverse realtà sociali; e quindi - tanto per toccare un tasto dolente - facciamo anche riferimento a quel complesso di interventi che, attraverso la soppressione di classi, scuole e istituti, in questi anni ha gravemente accelerato il processo di degrado e di dequalificazione dell'offerta formativa del nostro sistema pubblico. Nell'ambito di questo concetto di autonomia è a nostro avviso possibile bloccare ed invertire tale processo.
È chiaro che questa nostra valutazione esclude un concetto di autonomia - peraltro già sperimentato a livello universitario - che, al contrario, privilegia, accentua ed estremizza una sorta di autarchia finanziaria da parte delle singole istituzioni scolastiche pubbliche. In questo modo, infatti, si configurerebbe una situazione complessiva nella quale la qualità del servizio educativo, il ruolo, la funzione e la stessa sopravvivenza delle diverse scuole nei diversissimi contesti socio-economici e territoriali del nostro paese sarebbero affidati ad una sorta di evoluzione spontanea, cioè alla eventualità, alla possibilità o alla facoltà delle scuole di accedere alle risorse e ai finanziamenti dei privati o ai contributi degli studenti e delle famiglie (come peraltro viene previsto in diversi emendamenti presentati dai deputati del Polo per le libertà) come unica fonte di sostentamento della funzione educativa delle scuole e del mantenimento di un livello qualitativamente accettabile del servizio culturale che le scuole pubbliche sono chiamate ad erogare.
Questa configurazione dell'autonomia - ripeto - sarebbe letale per la scuola pubblica, specie se continuasse quel processo di latitanza, di disimpegno e di marginalizzazione dello Stato, che abbiamo visto sottolineato e sottoscritto nelle diverse manovre di bilancio susseguitesi negli anni passati, compresa l'ultima.
Volendo motivare il voto favorevole dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti sull'emendamento 21.64 del Governo, rileviamo il fatto che nella configurazione normativa attuale vi sia, a queste condizioni, la possibilità di rilanciare il ruolo dell'istruzione pubblica nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo 21.64, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

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Presenti 403
Votanti 299
Astenuti 104
Maggioranza 150
Hanno votato 275
Hanno votato no 24
(La Camera approva).

È così precluso l'emendamento Migliori 21.17.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Avverto che vi sono 3 postazioni bloccate.
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Pag. 11510

Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato 138
Hanno votato no 269
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 21.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 32 postazione bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato 134
Hanno votato no 269
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 21.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 10 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 402
Votanti 400
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato 152
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Migliori 21.20 e Garra 21.21, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 14 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato 162
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Migliori 21.22.

LUCIANA SBARBATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Presidente, dopo aver approvato l'emendamento 21.65, gli emendamenti 21.18, 21.19 e 21.20 avrebbero dovuti essere considerati assorbiti. Credo che non si sarebbe dovuto procedere alla loro votazione, perché abbiamo abrogato il secondo e il terzo periodo del comma 2.

PRESIDENTE. Onorevole Sbarbati, abbiamo approvato soltanto l'emendamento 21.64. Gli altri sono stati tutti respinti.

LUCIANA SBARBATI. La ringrazio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 5 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 403
Votanti 386
Astenuti 17
Maggioranza 194
Hanno votato 136
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).


Pag. 11511

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

C'è una postazione bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato 155
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 6 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 402
Votanti 384
Astenuti 18
Maggioranza 193
Hanno votato 134
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanardi 21.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gran parte di questo provvedimento, comunemente denominato disegno di legge Bassanini, è organicamente riferita ad un processo di semplificazione e di riordino dei rapporti fra Stato ed enti locali e alla materia dell'autonomia. In realtà, come è noto, l'articolo che stiamo discutendo ha inserito all'interno di questa materia quella, per certi aspetti eccentrica rispetto all'argomento principale, dell'autonomia scolastica. Ci siamo soffermati ed anche interrogati in Commissione sul perché di questa scelta: in sostanza, nel disegno riformatore della scuola, che sta procedendo in varie direzioni e con stralci e provvedimenti di tipo diverso, si è voluto anticipare qui il tema dell'autonomia. Ritenevamo scelta più saggia collegare l'autonomia ad un disegno riformatore più vasto, più condiviso, più approfondito. Abbiamo preso però atto della volontà del Governo e della maggioranza di approvare qui, oggi, subito il concetto di autonomia.
Per tale motivo riteniamo che, nel momento in cui la scelta del Governo e della maggioranza è così fortemente orientata ad anticipare tale aspetto, quest'ultimo non possa essere disgiunto dall'altro importante principio, che è quello della parità scolastica; quindi, l'autonomia scolastica da una parte e la parità scolastica dall'altra. Si parla infatti di libera iniziativa, del potere di prendere decisioni, di offerta di risorse variegate sul territorio affinché la scuola pubblica possa espletare i propri compiti; ma è difficile immaginare che ciò possa avvenire senza affrontare il problema relativo all'altra parte del sistema formativo che oggi è in condizione di inferiorità e di precarietà se si deve confrontare con la scuola pubblica.
Credo allora che il Parlamento in questa sede debba affrontare il problema della parità scolastica non tanto per fare una legge organica - il che non avverrebbe comunque, poiché certi obiettivi verranno conseguiti mediante regolamenti ed un faticoso iter per alcuni aspetti burocratico e per altri legislativo - ma per fissare, questo sì, il principio.
Vorrei capire prima come cittadino che come parlamentare - oggi è di moda esprimersi così - se sia possibile che un principio, contenuto nel programma del Polo per le libertà in posizione d'onore, contenuto in quello della lega nord nonché nel programma dell'Ulivo - anzi, per quanto riguarda i popolari, si tratta di uno dei punti fondamentali e qualificanti la loro azione politica, così come la nostra - non venga riconosciuto a livello parlamentare


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nel momento in cui viene proposto - ripeto - solo come principio. Infatti il nostro emendamento non prevede una delega al Governo sulla parità delle scuole non statali; a tal fine occorrerà un'apposita legge. Tuttavia nella sede più congrua, cioè quella nella quale ci troviamo, il nostro emendamento richiama la questione, dichiara una volontà e sollecita un impegno, fissando alcuni paletti per il riconoscimento delle scuole non statali costituite da enti, associazioni e privati cittadini, le quali abbiano personalità giuridica e non perseguano fini di lucro, affinché vadano a costituire il servizio formativo pubblico integrato a garanzia e tutela della libertà di scelta degli studenti e dei genitori, nel rispetto di una serie di condizioni - che la legge dovrà poi meglio definire - volte a garantire proprio alle famiglie ed agli studenti la possibilità di scelta.
Richiamo un altro punto non secondario e non indifferente. Parliamo di un sistema profondamente in crisi, con l'acqua alla gola. Già ho ricordato in sede di discussione della legge finanziaria - quando mi si disse che quella non era la sede più adatta per affrontare tali problemi - che il tempo è decisivo per la sopravvivenza di determinati istituti. Non vorrei che oggi mi si rispondesse con lo stesso argomento, cioè che, quando parliamo di autonomia scolastica, non ci si trova nella sede adatta per fissare almeno il principio della parità scolastica. Credo invece che questo sia il momento di essere coerenti, se non altro su un argomento che è stato indicato agli elettori da quanti hanno preso voti.
Chiedo semplicemente alle forze politiche che avevano inserito nel loro programma questo principio, di votarlo e di non respingerlo per la seconda volta in questa Assemblea. Dal mio punto di vista riterrei veramente grave che per la seconda volta un principio di tal genere venisse contraddetto e respinto in un'Assemblea parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, colleghe e colleghi, signori ministri e rappresentanti del Governo, con una «batteria» di emendamenti anche noi di forza Italia, come le altre componenti del Polo, abbiamo riproposto con fermezza e convinzione, in tutte le fasi dell'iter del provvedimento in esame, il tema della parità tra scuole statali e non statali che, in coerenza con il programma elettorale dell'Ulivo, ci saremmo per la verità attesi di leggere fra le disposizioni contenute nell'articolo 21. Se è vero, infatti, che l'autonomia scolastica è un primo passo verso una nuova concezione della scuola, che ritorna ad essere più pubblica e meno statale, non è comprensibile la chiusura dimostrata dal Governo e dalla maggioranza in questa occasione verso forme di destatalizzazione, che avrebbero aperto la strada ad un reale pluralismo dell'offerta educativa.
Al ministro, che sappiamo essere impegnato peraltro in una ricognizione di questo delicato aspetto dell'istruzione nel nostro paese, ed a quelle forze della maggioranza che sono sensibili a questo problema, chiediamo dunque di riconsiderare l'opportunità di introdurre, secondo le nostre od altre indicazioni, elementi di svolta in materia di riconoscimento pubblico delle scuole non statali, prevedendo le dovute garanzie per lo Stato, per i cittadini e persino per le scuole statali. Dico questo perché il grado di inefficienza dell'attuale sistema scolastico, ma soprattutto il momento storico che stiamo vivendo, ci impongono scelte coraggiose e maggiormente rispettose dei diritti dei cittadini.
Occorre dunque superare le frontiere dell'istruzione del passato, per aprire le porte al vastissimo campo di un'educazione che si ispiri maggiormente ai principi liberaldemocratici. In questo senso va perseguito innanzitutto il superamento del monopolio statale nella gestione dell'istruzione e, quindi, occorre discutere la soluzione


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politica al problema del riconoscimento delle scuole non statali.
È noto, al contrario, che fino ad ora pesanti interferenze ideologiche e demagogiche hanno impedito un corretto confronto tra le forze politiche, ostacolando di fatto qualsiasi apertura verso il pluralismo dell'offerta educativa, dimenticando che anche per l'istruzione deve poter valere il concetto che pubblico deve essere il servizio e non necessariamente la gestione del servizio stesso. Lo Stato di diritto non può esistere qualora detenga quasi il monopolio dell'istruzione. Lo Stato maestro è un tratto tipico dello Stato totalitario.
In Italia la scuola non statale occupa non più del 7 per cento del totale. La scuola libera non è, dunque, una virtù italiana. Siamo in un regime di quasi monopolio, ma soprattutto questa scuola non è al servizio dei cittadini, i quali non possono scegliere una scuola che non sia statale senza dover sostenere spese aggiuntive. In più, mancando la competizione, più spesso dominano irresponsabilità, inefficienza e costrizione.
Il punto nevralgico resta dunque il riconoscimento delle scuole non statali all'interno del circuito delle scuole pubbliche. D'altra parte, rende un servizio, per così dire, più pubblico una scuola libera ed efficiente od una scuola statale inefficiente?
Finora nella scuola statale sovrani sono stati i burocrati ed è esistita prevalentemente la logica delle circolari. L'autonomia introduce la logica dell'individuazione dei problemi e della ricerca di soluzioni sempre più adeguate. In tal senso è un passo significativo verso un sistema che si apre al territorio e che accetta di diversificarsi in ragione dei bisogni formativi dei cittadini. Per questo prevedere che vi siano più soggetti istituzionali o privati che concorrano a garantire standard di formazione è non solo opportuno, ma ormai auspicabile e tocca ai politici ed al Governo definire norme e regole di questa nuova configurazione del sistema pubblico. Non possiamo più ignorarlo.
Non si può, tra l'altro, ignorare che tutti gli altri paesi, europei e non, hanno delle leggi di parità: addirittura nei paesi post-comunisti le ultime leggi hanno previsto finanziamenti diretti alle scuole gestite dai privati, ovviamente nel rispetto di regole che valgono per tutti, o, addirittura, una parità attraverso finanziamenti dati anche alle famiglie. Dunque si deve arrivare anche nel nostro paese a conciliare il principio delle opportunità educative con le strutture del mercato, ridefinendo tutto il servizio pubblico che dovrà comprendere gestori che non siano necessariamente riconducibili alla macchina burocratica dello Stato.
Per queste ragioni crediamo che non si possa più procrastinare oltre la decisione politica sulla parità, che deve invece, insieme all'autonomia scolastica, dare libertà ed efficienza a tutte le scuole della Repubblica, che svolgono una funzione appunto pubblica, e che non coincidono già oggi con le sole scuole statali.
Auspichiamo quindi una scuola pubblica competitiva, in cui più gestori offrano alle famiglie l'istruzione migliore possibile, nel rispetto dei valori universalmente condivisi e costituzionalmente prescritti. Occorre avere coraggio e tempo (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.

SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Giovanardi che poc'anzi ha invitato alla coerenza: noi saremo coerenti. Per questo, vorrei chiedere al collega di ritirare il suo emendamento 21.67. Lo chiedo senza alcuna strumentalità ma con molta convinzione e sincerità.
La norma è configurata in maniera un po' originale: sembra cioè una delega con principi articolati, puntuali e precisi, che si concludono con il demandare ad un'altra legge di provvedere in proposito.
E allora i casi sono due, onorevole Giovanardi: o la norma contenuta nell'emendamento


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è un mero proclama non operativo, perché rinvia in maniera piuttosto anomala ad un'altra legge ordinaria da approvare, oppure - come io penso - non esistendo norme di leggi inutili, si tratta di una norma operativa, anche perché al suo primo comma le indicazioni e i criteri sono fortemente specifici, analitici, puntuali e ben precisati. L'effetto sarebbe di imporre con immediatezza alle scuole non statali alcuni oneri impegnativi e pesanti (contratti di lavoro, requisiti, adeguamenti) senza alcun beneficio, ma anzi rinviando eventuali vantaggi ad un'altra legge futura. Si rischierebbe cioè un'applicazione reale di questa norma - non esistendo, lo ripeto, norme inefficaci, di mero proclama - che contiene principi precisi e definiti, realizzando l'omologazione delle scuole non statali a quelle statali, senza però prevedere alcun aiuto o sostegno finanziario.
Abbiamo a cuore - e lo ribadiamo in quest'aula - la parità scolastica e per questo riteniamo che la norma contenuta nell'emendamento Giovanardi 21.67 sarebbe rischiosa per le scuole non statali, perché imporrebbe probabilmente alcuni oneri impegnativi e pesanti (lo ripeto) senza alcun beneficio o vantaggio, anzi rinviando questo ad altro tempo e ad altra legge.
Ecco perché invito l'onorevole Giovanardi a ritirare il suo emendamento.
Il ministro Berlinguer, durante l'esame della finanziaria e recentemente in Commissione, ha reso alcune impegnative dichiarazioni a nome del Governo proprio sulla parità scolastica da attuarsi in tempi ravvicinati. Noi questo attendiamo per dare in quella sede, in tempi ravvicinati, disciplina operativa alla parità scolastica sui due versanti richiamati: quello degli impegni e quello dei sostegni alla scuola non statale.
Giudichiamo con preoccupazione una norma che possa imporre soltanto impegni ed oneri senza alcun sostegno o aiuto finanziario.
Per questo - lo ripeto in conclusione - chiedo al collega Giovanardi di ritirare il suo emendamento; qualora fosse mantenuto, il gruppo che presiedo voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. La parola «parità scolastica» in questi ultimi tempi è sulla bocca di molti, come accade più o meno per quanto riguarda la parola «federalismo». Anche oggi siamo arrivati ad un momento di verità rispetto a quanto l'Ulivo e i popolari hanno promesso in campagna elettorale. Ricordo le varie riunioni che si sono avute in periodo elettorale alla presenza dei direttori scolastici con i candidati dell'Ulivo e dei popolari, che assicuravano che si sarebbero impegnati immediatamente per la parità scolastica.
Di queste riunioni si è parlato anche sui giornali ed oggi è la seconda volta, a distanza di poco tempo, che si affronta l'argomento in questo Parlamento. Mi pare sia il caso di precisare che l'Italia è l'ultimo Stato europeo, o comunque quello che ha la posizione più arretrata a livello europeo in materia di effettiva parità scolastica.
L'articolo 3 della Costituzione stabilisce che vi debba essere uguaglianza, ma essa sicuramente non è stata mai realizzata. Ciò perché, soprattutto negli ultimi tempi, la scuola è stata considerata dal mondo della sinistra e da quello dell'Ulivo come una roccaforte elettorale, come una delle basi elettorali di cui l'Ulivo dispone. A noi della lega nord per l'indipendenza della Padania non interessa il tipo di base elettorale, ma interessano i fatti. Ci interessa che la parità scolastica, o quanto meno un concetto effettivo, concreto di parità scolastica, cominci a fare capolino.
Caro collega Mattarella, nel suo intervento precedente lei ha detto che l'emendamento in esame non è concreto; ma da parte dei popolari non è stato presentato alcun altro emendamento o subemendamento, non vi è alcuna prospettiva di modifica (Applausi dei deputati del gruppo


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della lega nord per l'indipendenza della Padania e di deputati dei gruppi di forza Italia e del CCD-CDU). In Commissione, e purtroppo anche in quest'aula, ho visto soltanto una chiusura sulla parità scolastica! Questa è la realtà. Oggi, per la seconda volta nel corso di poco tempo, abbiamo la possibilità di correggere un po' il tiro, di attuare veramente il principio di uguaglianza. Una sana concorrenza anche all'interno delle scuole migliorerà sicuramente la scuola italiana, che negli ultimi decenni, forse anche a causa di un eccessivo sindacalismo, è andata verso la deriva. Riteniamo che già da oggi possa essere introdotto questo principio; forse in seguito dovranno essere apportate delle correzioni, ma bisogna avere coraggio e soprattutto occorre essere coerenti con le proprie idee e mantenerle.
Voglio infine ricordare ai cittadini che ci ascoltano ed anche a tanti insegnanti e direttori di scuole private che sono convinto ci stiano ascoltando che è arrivato per la seconda volta il momento della verità e che per la seconda volta l'Ulivo, nonostante le promesse fatte, ha tradito i loro voti (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

NANDO DALLA CHIESA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che sul piano del metodo sia incongruo il «taglio» che sta assumendo la discussione in aula. Stiamo per approvare un disegno di legge importante, che riguarda la riforma, la semplificazione della pubblica amministrazione, non stiamo proponendo un disegno generale di riorganizzazione dei rapporti tra Stato e società, tra Stato e mercato.
Vorrei semplicemente ricordare che l'istruzione non è il luogo esclusivo in cui vengono offerti servizi integrativi, complementari o concorrenziali rispetto a quelli forniti dallo Stato. Sono molti i piani su cui tali servizi complementari o concorrenziali vengono forniti; ma se partissimo da questo disegno di legge di riorganizzazione della pubblica amministrazione per ripensare il rapporto tra lo Stato e tutte queste tipologie di servizi, ambiremmo non a riformare secondo alcuni principi guida la pubblica amministrazione, ma a ripensare l'intero stato dei rapporti tra la pubblica amministrazione e la società, tra lo Stato e l'economia, tra lo Stato, i servizi pubblici e quelli privati. Invito l'Assemblea a mantenere la consapevolezza della qualità del disegno di legge che ci accingiamo a licenziare, che ha un oggetto già molto ampio che non può essere allargato a discrezione in una direzione o nell'altra. È evidente che il problema che è stato sollevato è grande e richiederà al Parlamento una forte profusione di energie e di intelligenza e che andrà affrontato, come altri, in sede separata, come integrazione ai principi guida che stiamo enunciando non potendo fare corpo unico con l'oggetto della discussione che ci ha impegnati nel corso di queste ore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Io credo, caro ministro - mi rivolgo in particolare al ministro Berlinguer -, che con questo emendamento siamo alla resa dei conti. Non ce l'ho con lei; è chiaro che mi rivolgo a lei in qualità di ministro della pubblica istruzione anche con riferimento alle dichiarazioni che ha rilasciato ultimamente. Il discorso dovrebbe comunque essere seguito da tutto il Governo, perché in caso negativo si tratta di un'assunzione di responsabilità che riguarderebbe l'intero Governo e l'eventuale maggioranza politica.
Come dicevo, caro ministro, con questo emendamento siamo alla resa dei conti. Non possiamo più giocare; in fase di discussione sulle linee generali ed in occasione del dibattito sul complesso degli emendamenti relativi a questo articolo ho detto che non ha alcun significato parlare


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di autonomia scolastica se non legandola alla riforma degli organi collegiali ed alla revisione dell'intero sistema formativo italiano. Non è cioè possibile pensare che si possa parlare di autonomia scolastica non garantendo l'intero sistema formativo italiano.
Siamo alla resa dei conti perché ancora una volta in quest'aula abbiamo assistito a posizioni assolutamente contrarie a quanto affermato da alcuni partiti politici - mi riferisco in particolare al partito popolare - durante la campagna elettorale. Abbiamo già ascoltato in sede di discussione della legge finanziaria il discorso che poco fa ha svolto il rappresentante del gruppo dei popolari. Contemporaneamente leggiamo questi giorni sulla stampa che lei, ministro, avrebbe già pronta, in dirittura d'arrivo, la legge sulla parità scolastica. Personalmente, mi permetto di dire, proprio alla luce di quello che sta venendo fuori in quest'aula stasera, che lei su questo tema è estremamente vincolato dalla sua stessa maggioranza politica (vedi partito popolare, vedi rifondazione comunista). Non immagino altrimenti la motivazione per la quale stasera il Governo non dovrebbe accettare l'emendamento Giovanardi, sul quale stiamo discutendo, che comincerebbe a porre un «paletto» rispetto alla necessità di attuazione della parità scolastica.
Intervengo in questa sede, per non farlo dopo, anche con riferimento all'emendamento successivo, che porta la mia firma. Lei ci potrebbe garantire che, da oggi a qualche mese, sarà approvata la legge. Da diversi giorni, signor ministro, leggiamo sulla stampa che probabilmente ci sarà una sorta di anticipo della manovra finanziaria; le chiedo: come possiamo parlare di parità scolastica e riferirne la relativa spesa alla prossima finanziaria se nel frattempo non avremo varato una legge che disciplina la materia? Da qui la necessità di fissare tempi...

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, il tempo a sua disposizione è esaurito.

ANGELA NAPOLI. Concludo, Presidente.
Al ministro chiedo di tenere almeno conto della richiesta contenuta nell'emendamento successivo, che introduce un vincolo, così come fa l'emendamento del collega Volpini, sul quale la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole, per la riforma degli organi collegiali. Non capisco perché non debba essere accettato almeno il vincolo ad attuare la riforma della parità scolastica entro un determinato numero di mesi. In questa sede si assumono posizioni ufficiali: che siano chiare una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, a differenza degli emendamenti presentati nel corso dell'esame dei documenti finanziari, questa volta l'emendamento dell'onorevole Giovanardi segna un passo in più, almeno in ordine alla logica cui esso si ispira, rispetto all'obiettivo della parità scolastica. Segna un passo in più perché sono state previste condizioni che già nel corso dell'esame della finanziaria dicevamo essere indispensabili per affrontare il problema.
L'Ulivo ha posto il problema della parità scolastica tra le priorità da affrontare; il Governo ha manifestato un impegno in questa direzione ed il ministro Berlinguer non si è tirato indietro ma, anzi, ha fornito assicurazioni sul fatto che il problema sarà affrontato. Ne abbiamo discusso anche in quest'aula ed abbiamo detto che la legge si farà ma in presenza delle dovute ed oggettive garanzie di standard di qualità sul sistema di reclutamento, che non può essere basato sulle raccomandazioni ma deve essere ricalcato a modello di quello previsto per la scuola statale, sulla formazione, sull'organizzazione, su tutta una serie di requisiti e di punti di riferimento ai quali oggi, per la prima volta, l'onorevole Giovanardi fa riferimento. Per la verità, infatti, nelle


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precedenti richieste non erano contenuti elementi di questo genere.
Mentre condivido la seconda parte dell'intervento dell'onorevole Mattarella, quando ha sostenuto che il tutto non può essere subordinato alla richiesta di una legge specifica sulla parità, debbo tuttavia osservare che non si può sostenere di volere la parità senza fare i passi necessari per poterla realizzare. Bisogna essere coerenti e concreti (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).
Non siamo d'accordo che in questa legge - come ha giustamente rilevato l'onorevole Nando Dalla Chiesa - venga introdotto il riconoscimento della parità, demandando ad un'altra legge la disciplina specifica. Tale riconoscimento non avrebbe alcun profilo giuridico e legislativo e sarebbe una forzatura assolutamente non accettabile. Mentre apprezzo lo sforzo per adeguarsi e per affrontare il problema in maniera non ideologicizzata e di parte, non sono assolutamente d'accordo nell'affrontare la questione sulla parità né in questo contesto né in questo modo così superficiale. Tutti conveniamo sulla necessità che il problema vada affrontato in un contesto legislativo serio ed approfondito, con un'istruttoria della Commissione di merito che affronti davvero i problemi nodali della scuola italiana considerandoli come prioritari. La collega Aprea ha parlato di competizione, ma io dico che oggi non può esistere alcuna competizione tra una scuola privata, che non ha controlli di alcun genere né sugli standard di qualità né sulle procedure né sull'organizzazione, e una scuola statale che invece è burocratizzata - come lei spesso dice - al mille per mille, che non ha alcuna libertà, flessibilità e che per mettere in campo una sperimentazione ha bisogno di venti carte bollate, sempre che poi ottenga il permesso.
Ed allora di quale competizione si può parlare sul piano della qualità? Di quale competizione sul piano dello sviluppo? Tutto ciò non esiste. Da una parte, vi è già l'autonomia e la libertà di fare ciò che si vuole, anche se per farlo si chiedono poi i soldi; dall'altra parte, non si hanno i soldi ma si hanno tutti i vincoli di un sistema che comunque deve essere spaccato. Con questa legge si sta facendo qualcosa, anche se per tale aspetto in particolare la normativa soffre di un vizio che è profondo: infatti essa apre spazi di privatizzazione ma contemporaneamente mantiene un sistema autoritario e centralistico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Murtas. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DE MURTAS. Signor Presidente, francamente continuo a non capire l'ostinazione con la quale da parte di forza Italia, alleanza nazionale e CCD continui ad esprimersi la volontà di collegare in questa maniera il problema dell'autonomia e quello della parità. Non me lo spiego né da un punto di vista culturale né da un punto di vista funzionale; sarei piuttosto portato a spiegarmelo sotto il profilo della volontà politica, ossia di riscrivere surrettiziamente la Costituzione rovesciando alcuni principi essenziali.
Non è mia intenzione affrontare in questa sede il problema dell'interpretazione dell'articolo 33 della Costituzione, in ordine alla presunta uguaglianza tra pubblico e privato o alla necessità che lo Stato si accolli oneri finanziari in sostegno al sistema delle scuole private.
Condividiamo il tipo di impostazione che il ministro Berlinguer ha dato finora a questo genere di problemi; siamo cioè d'accordo quando egli afferma che una loro trattazione, definizione sistematica e normativa avverrà in una sede legittima che sarà quella di una legge sulla parità. Avremo allora sicuramente modo di approfondire, confrontare, correggere convinzioni profonde, radicate, convinzioni sulle quali è opportuno non creare fin da ora delle mistificazioni.
Ma qui di mistificazioni francamente ce ne sono - lo dico in maniera molto rapida - almeno due. Giustificare infatti la necessità di una legge sulla parità in


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nome del pluralismo del sistema formativo è una mistificazione storica rispetto alla storia del nostro paese.

VALENTINA APREA. Ma come fai? È all'interno della scuola statale...

GIOVANNI DE MURTAS. Tutti quanti sappiamo che il pluralismo culturale, ideologico e religioso nel nostro paese è storicamente legato allo sviluppo della scuola statale.

VALENTINA APREA. Solo all'interno della scuola statale! È la concezione comunista!

GIOVANNI DE MURTAS. Se fosse stato altrimenti, questo è un concetto culturale elementare (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti)...

PRESIDENTE. Colleghi, sono idee diverse!

GIOVANNI DE MURTAS. Se a suo tempo questa fosse stata l'unica scelta possibile, quella cioè di una scuola privata e confessionale che per sua definizione sottende una scelta di appartenenza e di orientamento ideologico e culturale, non avrebbe concesso la libertà a questo paese (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
Ma c'è un'altra considerazione da fare. A chi parla dell'articolo 33 dico che esso andrebbe letto integralmente. In esso si parla di concetto di parità: un concetto, colleghi, il quale è enunciato ed innestato in un programma costituzionale ben preciso...

GIACOMO STUCCHI. Cuba!

GIOVANNI DE MURTAS. ...e che vede al primo posto l'obbligo dello Stato di istituire scuole di ogni ordine e grado per la diffusione della cultura e dell'istruzione pubblica in questo paese.
Appellarsi alle manchevolezze del sistema pubblico per supporre o far supporre una funzione, un ruolo suppletivo, sostituivo, che possa essere delegato alle scuole private, non è concepibile né ammissibile (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi si lasci dire che una materia di questo tipo, che ha tanto appassionato gli italiani in questi decenni, che è supportata da una prescrizione costituzionale e che investe il lavoro di tante persone (soprattutto i nostri ragazzi nelle scuole), merita un'attenzione - se posso permettermi - più puntuale.
Argutamente il presidente Mattarella ha notato che c'è un rischio nell'emendamento Giovanardi 21.67, quello di nuocere profondamente alle scuole non statali.
Leggendo distrattamente quel testo immaginavo che sarebbe stata apposta in calce ad esso la firma di altra parte politica, perché l'emendamento prevede adempimenti ancora non previsti e nessun vantaggio.

CARLO GIOVANARDI. Legga il secondo comma, Presidente! Se non lo legge...

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Al secondo comma c'è un patetico invito a questo Parlamento perché ritorni ad occuparsi della faccenda in un altro momento, che è quanto invece auspicato da una diversa parte politica di questa Assemblea.
Lasciamo per un attimo tale modo di affrontare il problema. Abbiamo bisogno per discutere della questione di una sedes materiae propria. Il desiderio di organicità applicato a materia complessa rischia di


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diventare unilateralità nell'approccio alla singola materia e semplificazione eccessiva della complessità, oltre che semplificazione eccessiva della gravità del problema.
Se pensiamo che un testo di questa portata possa risolvere il problema della parità, dobbiamo essere consapevoli che questo non fa che aggravarla.
Vorrei poi dire all'onorevole Napoli che, nella discussione di due articoli precedenti a questo, il suo gruppo aveva criticato la politica delle deleghe di questo Governo, parlando per la delega sulla ricerca scientifica di delega in bianco. Invece nel suo emendamento si prevede una delega per l'emanazione di un decreto legislativo per regolamentare la parità di istruzione scolastica senza alcun criterio direttivo e senza alcun principio: si tratta di una formulazione palesemente incostituzionale, che avrebbe fatto decadere una norma di questo genere e che lo farebbe ove essa fosse approvata dal Parlamento.
Sono due esempi - se me lo consentono i colleghi in quest'aula - di approccio alla materia che sa di strumentale e non certo di desiderio di affrontarla per risolverla (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
Per troppo tempo in Italia si è affrontata la materia al nostro esame con strumentalismi che nascono sicuramente da una profonda divisione sull'argomento, da sentire diffusi e profondi nell'animo di due parti del paese finora inconciliabili sull'argomento.

PAOLO BAMPO. E la sua controproposta?

ROLANDO FONTAN. Balle!

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Tuttavia persistere sulla linea dello strumentalismo erige un muro più robusto, impedisce la discussione e renderà più difficile che si arrivi ad esaminare l'argomento nella sedes materiae propria, delibando preventivamente in una discussione culturale le punte di arcaicità con le quali oggi si affronta la questione e tornando al cuore del problema, che è quello dell'equipollenza di trattamento dei ragazzi italiani, come prescrive energicamente la nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).
È questo l'approccio nuovo, moderno, per vedere che cosa significa il sistema pubblico integrato dell'istruzione nel nostro paese!
Non è un comizio, come qualcuno dice, ma un'argomentazione giuridica, in riferimento ad un comma della Costituzione che fino ad adesso è stato tenuto fuori dal dibattito politico e culturale.
Allora io dico che il Governo ha deciso, presentandosi alle elezioni, prima che come Governo, come schieramento politico di affrontare e risolvere il problema seguendo il proprio programma. Poi lo ha proposto come programma di governo e ha avviato una fase di studio. Nessun documento oggi legittima una posizione ufficiale perché, al momento, si tratta soltanto di bozze senza alcuna copertura politica.
Noi vogliamo arrivare però ad un ulteriore approfondimento. È nell'interesse e nei programmi del Governo, come abbiamo ufficialmente dichiarato, affrontare fra breve la questione in un modo proprio, esponendo alcuni dilemmi che ancora sussistono nell'elaborazione del progetto e che bisogna superare per risolvere la questione, e sottoponendoli - se me lo si consente in quest'aula - preventivamente all'esame della maggioranza che sorregge il Governo, perché questo è legittimo.

CARLO GIOVANARDI. Auguri!

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. È giusto infatti che il Governo affronti la questione in primo luogo con la maggioranza che lo sorregge, perché proprio in questo modo si determina...


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CARLO GIOVANARDI. In Parlamento!

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Onorevoli colleghi, il rapporto fra maggioranza e opposizione non soltanto è un principio politico generale, ma è anche regolarmente e costituzionalmente coperto. Quindi, intendiamo discutere all'interno della maggioranza e poi con l'universo mondo nel paese.

PAOLO BAMPO. Quando?

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Ci sembra questo il modo più proprio di manifestare la volontà di giungere in porto, il modo più proprio di dimostrare l'interesse di non affidare ad interventi eccezionali e forse estemporanei il fragile esito di una operazione che per tanti anni nessuno, né a destra né a sinistra, è riuscito a risolvere nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rinnovamento italiano e di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
Cautela, ponderazione e desiderio di conseguire un risultato informano oggi l'atteggiamento del Governo. Questa è la migliore prova che non c'è alcun strumentalismo da parte nostra, che non vi è alcun intento dilatorio, ma soltanto la volontà di un successo perché abbiamo interesse - e lo ripeto - all'equipollenza di trattamento per i ragazzi italiani (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi, il quale ne ha facoltà per un minuto.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, forse il collega Mattarella e il ministro non hanno letto l'articolo 20 della legge che abbiamo appena approvato, il quale prevede che il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti al Parlamento un disegno di legge in cui si devono tradurre i principi di questo provvedimento. Quindi all'articolo 20 avete fatto quanto sostenete non si possa fare all'articolo 21.
In secondo luogo, non siamo degli sprovveduti. Quanto abbiamo scritto lo abbiamo concordato e approfondito anche con il mondo delle scuole private. Esso, infatti, è ineccepibile dal punto di vista tecnico-giuridico. Al secondo comma, inoltre, si chiarisce che quanto noi prevediamo avrà luogo nel momento in cui la legge entrerà in vigore con i finanziamenti da una parte - come è giusto che sia, collega Sbarbati - e con i vincoli dall'altra. Quindi anche la seconda osservazione è assolutamente falsa.
In terzo luogo, devo dire con onestà che rifondazione comunista per l'ennesima volta ha avanzato il suo Diktat alla maggioranza e al Parlamento e ha detto che, finché sarà in vigore questa Costituzione, non si farà la parità scolastica. Allora il problema non è rappresentato dal Parlamento e dai programmi elettorali, ma da una maggioranza, popolari compresi, che subisce in ogni fase i Diktat di rifondazione comunista (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU, di forza Italia, di alleanza nazionale e di deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aloi, il quale ne ha facoltà per un minuto.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, per la verità ci saremmo attesi da parte del ministro un intervento un po' più pacato...

GIACOMO STUCCHI. E più concreto!

FORTUNATO ALOI. ...sul piano politico, ma soprattutto un intervento che non desse la sensazione che da questa parte,


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con l'intervento della collega Napoli e con il mio precedente intervento, cui ella ha fatto riferimento a proposito della ricerca scientifica, ci sia una determinata posizione. Infatti, conosciamo bene le implicazioni di ordine costituzionale che la materia presenta, anche perché non è cosa nuova.
Ovviamente non prescindiamo dall'articolo 33 e dall'inciso tanto discusso, però si avverte fortemente un'esigenza a tale riguardo. Onorevole ministro, auspicavamo che, dal momento che si è voluto inserire tale materia proprio in un provvedimento legislativo che riguarda la pubblica amministrazione, si prestasse maggiore attenzione al rapporto tra scuole statali e non statali, come noi le definiamo.
La vecchia questione sollevata dal partito popolare in altre circostanze in tema di insegnamento di religione...

PRESIDENTE. Onorevole Aloi, la invito a concludere.

FORTUNATO ALOI. La questione che si è manifestata con l'invito al ritiro dell'emendamento Giovanardi 21.67 serve a sfuggire il problema. Per noi, onorevole ministro, questa materia deve essere oggetto di un dibattito approfondito. Lei, onorevole ministro, ha fatto riferimento ad un provvedimento del Governo predisposto al riguardo, ma noi riteniamo che la parità tra scuole statali e non statali possa essere recepita e consacrata da un emendamento che è in sintonia con una materia che avrebbe dovuto trovare una sua trattazione in un provvedimento ad hoc (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 419
Votanti 415
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato 163
Hanno votato no 252
(La Camera respinge - Applausi di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
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Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato 148
Hanno votato no 255
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Napoli 21.25 e Garra 21.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 399
Votanti 380
Astenuti 19
Maggioranza 191
Hanno votato 122
Hanno votato no 258
(La Camera respinge).


Pag. 11522

Onorevole Bianchi Clerici, accetta l'invito a ritirare il suo emendamento 21.27 per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno?

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, avendo già presentato un ordine del giorno piuttosto articolato che riprende il contenuto del mio emendamento 21.27, le chiedo se posso sostituirlo apportando una modifica, nel senso di impegnare il Governo ad attivarsi affinché siano tenute nella massima considerazione le esigenze e le proposte. In tal modo l'ordine del giorno sarebbe più in linea con lo spirito del mio emendamento, che pertanto ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Bianchi Clerici, lei può provvedere a sostituire quell'ordine del giorno con altri due!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato 131
Hanno votato no 253
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Questo è un emendamento che tende a fare chiarezza su un testo modificato in seguito all'approvazione di un emendamento della lega che io stessa ho sostenuto. Voglio richiamare l'attenzione della Commissione sulla seguente espressione: «le deroghe dimensionali saranno automaticamente concesse alle province». È qualcosa che non esiste dal punto di vista della legislazione scolastica e delle procedure amministrative perché il ministro concede la deroga alle istituzioni scolastiche inviandola ai provveditorati. Ecco il motivo per cui ho proposto l'espressione «alle istituzioni scolastiche nelle province in cui...».
Invito dunque la Commissione a rivedere questo concetto. Condivido il testo dell'articolo, ma credo che non possa essere facilmente utilizzato perché il ministro non concede deroga all'istituto provincia ma all'istituzione scolastica nella provincia in base a determinati motivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbarbati 21.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Avverto che vi sono 19 postazioni bloccate.

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Presenti 379
Votanti 372
Astenuti 7
Maggioranza 187
Hanno votato 41
Hanno votato no 331
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
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Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186


Pag. 11523

Hanno votato 83
Hanno votato no 288
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Avrei voluto che il ministro fornisse qualche precisazione rispetto a quanto ho avuto modo di dire. Ribadisco che il ministero non concede una deroga alla provincia, non è l'ente interlocutore per concedere una deroga. Noi che lavoriamo nella scuola almeno queste cose le sappiamo; se poi nelle leggi vogliamo scrivere delle stupidaggini, procediamo pure in questa direzione!
Entrando nel merito dell'emendamento, chiedo che venga aggiunta una deroga per alcune situazioni molto pericolose come quelle relative alla devianza minorile e all'inserimento plurimo di portatori di handicap aggravati, soprattutto nelle isole. Come abbiamo infatti preso in considerazione i territori montani, dovremmo fare altrettanto per le isole riguardo alla concessione dell'autonomia e alla concessione delle eventuali deroghe che da ciò derivano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbarbati 21.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 382
Votanti 372
Astenuti 10
Maggioranza 187
Hanno votato 30
Hanno votato no 342
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato 121
Hanno votato no 249
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato 132
Hanno votato no 249
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Avverto che vi sono 6 postazioni bloccate.
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Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 377
Maggioranza 189
Hanno votato 125
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).


Pag. 11524

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Avverto che vi sono 4 postazioni bloccate.
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Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato 119
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 21.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Sono molto grata al relatore per aver espresso parere favorevole sull'emendamento in esame, che tende ad introdurre almeno un «pizzico» di meritocrazia nei criteri che verranno seguiti quando saranno assegnate le dotazioni perequative. Vi è il rischio che queste ultime possano servire tutte alle situazioni più disagiate e più malandate; in questo modo, si penalizzerebbe chi lavora nella scuola e chi dimostra di avere la capacità, la forza e la volontà di lavorare per migliorare il proprio singolo istituto.
Alla luce di tale considerazione, esprimo l'auspicio che il nostro emendamento 21.72 venga approvato dall'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.72, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 372
Votanti 371
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato 362
Hanno votato no 9
(La Camera approva).

Ricordo che il successivo emendamento Bianchi Clerici 21.32 deve intendersi riferito al comma 9. Lo voteremo quindi in un momento successivo, come è stato richiesto dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti 364
Votanti 363
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato 120
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piscitello 21.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono 6 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 11525

Comunico il risultato della votazione:


Presenti 365
Votanti 363
Astenuti 2
Maggioranza 182
Hanno votato 116
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.34. Onorevole Sbarbati, aderisce all'invito a ritirare questo emendamento per trasformarlo in ordine del giorno?

LUCIANA SBARBATI. Sì, signor Presidente, ritiro l'emendamento 21.34.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Sbarbati

LUCIANA SBARBATI. Però, vorrei la cortesia che lei facesse rispondere il ministro, perché ho chiesto per due volte che rispondesse su questioni importanti.

PRESIDENTE. Appena mi suggerisce lo strumento idoneo a costringere il ministro a rispondere, lo metterò in atto.

LUCIANA SBARBATI. L'ho chiesto per due volte!

PRESIDENTE. Onorevole Berlinguer, la pregherei di cambiare postazione in modo che possa vederla.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Desidero cogliere l'occasione per ringraziare sentitamente l'onorevole Sbarbati (Applausi polemici di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). È un applauso anche alle buone maniere, presumo.

PRESIDENTE. No, è perché in sostanza le ha dato la parola l'onorevole Sbarbati!

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Da parte di una serie di colleghi vi è un apporto sensibile ed importante al miglioramento del testo ed alla significazione di alcuni problemi particolarmente acuti, in questo caso la questione dell'handicap. Però, vorrei dare una risposta generale.
Abbiamo introdotto il criterio generale, sia pure non particolarmente mirato alla fattispecie, nel comma 4, dove si afferma la circostanza per cui le assegnazioni ordinarie e perequative - di cui ora si tratta - siano funzionali, nel passaggio al nuovo regime di autonomia, ad apposite iniziative di formazione e soprattutto all'analisi delle realtà territoriali, sociali ed economiche delle singole istituzioni scolastiche. Perché mi riferisco a questo? Perché il difetto dell'attuale legislazione scolastica è quello di essere diventata legge-regolamento, di avere una definizione dei particolari così intricata per cui si irrigidisce complessivamente il sistema dell'attività amministrativa e formativa. Se noi inseriamo in questo testo tutta una serie di specificazioni, esse non diventano incoraggiamento a fare, ma vincoli ed impossibilità di agire in modo moderno nella gestione dell'amministrazione. Quindi, se tali specificazioni fossero trasferite - come è stato detto - in ordini del giorno che impegnino l'amministrazione ad un comportamento, ma all'interno di una complessiva elasticità normativa, noi faremmo la riforma della pubblica amministrazione. Badate che la riforma della pubblica amministrazione si fa prima di tutto nella redazione dei testi legislativi, perché non è soltanto imputabile ai burocrati la loro cultura di freno all'agilità amministrativa, ma spesso è imputabile al fatto che le leggi sono leggi-provvedimento e leggi-regolamento.


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Colgo l'occasione per dire che la scelta dell'inserimento dell'autonomia scolastica in questo disegno di legge non è affatto casuale - lo dico anche al collega Giovanardi - perché sappiamo che il Ministero della pubblica istruzione da solo ha un numero di dipendenti pubblici superiore alla somma dei dipendenti pubblici di tutti gli altri ministeri e non si poteva procedere ad uno snellimento, ad un decentramento della struttura ministeriale dello Stato lasciando fuori il comparto decisamente più numeroso e più consistente. È anche nel modo di scrivere la normazione in forma snella ed agile, il segreto o il primo dei segreti per snellire la burocrazia. Altrimenti procederemo sul versante dei burocrati, ma concedendo loro il modo di districarsi e di governare, come per le grida manzoniane, in una ridda di provvedimenti troppo ricchi di vincoli e privi di elasticità. È solo questo il desiderio che ci informa ed è per questo, non per sottovalutazione dell'handicap, che abbiamo voluto invitare a trasformare questo emendamento in ordine del giorno.


PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piscitello 21.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

C'è una postazione bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 362
Votanti 360
Astenuti 2
Maggioranza 181
Hanno votato 14
Hanno votato no 346
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piscitello 21.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 7 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato 4
Hanno votato no 348
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 21.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, colleghi, signori ministri, rappresentanti del Governo, con il nostro emendamento si fa riferimento al comma 5, che riguarda l'autonomia finanziaria. Ebbene, tale comma ci ha delusi.

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di concludere quella riunione di gruppo!
Prego, onorevole Aprea.

VALENTINA APREA. Nonostante l'aggiunta proposta dai colleghi del gruppo di forza Italia al Senato al fine di prevedere per le scuole contributi senza vincoli di destinazione, il comma 5 di fatto non prevede alcun tipo di autonomia finanziaria, che pure era stata prevista dal Governo nella formulazione originaria del provvedimento, con la trasformazione delle tasse scolastiche in contributi delle famiglie alle scuole.
Com'è noto, la maggioranza ha accolto la richiesta di una parte della stessa volta a sopprimere la norma che prevedeva questa forma di autonomia. Il risultato è veramente deludente poiché da un lato con i documenti di bilancio sono stati ridotti i finanziamenti pubblici alle scuole, operando tagli su tutte le voci di investimento; dall'altro con i collegati si vorrebbe introdurre un'autonomia finanziaria di facciata che non comporterà alcun


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cambiamento sostanziale sul piano delle risorse, in quanto le scuole continueranno ad avere contributi sempre più limitati, senza inoltre poter in alcun modo incrementare i propri bilanci.
Noi rilanciamo a gran voce la proposta di integrazione dei finanziamenti alla scuola con contributi delle famiglie e degli alunni, che non aspettano altro, e di enti pubblici e privati, o con proventi derivanti da convenzioni, eredità e donazioni (di queste ultime parlerò fra un attimo).
Sarebbe ora, tra l'altro, di porre fine all'ipocrisia del mito della gratuità del servizio pubblico: la scuola pubblica non è più gratuita da anni se non in astratto. In concreto infatti - lo sanno bene i genitori degli alunni delle scuole statali, alcuni forse siedono anche in Parlamento - le famiglie finanziano spesso, in modo anche illecito o macchinoso, attraverso associazioni, feste, raccolte, gestioni extrabilancio, le attività didattiche dei propri figli. Inoltre, non rendendo pubbliche le entrate che comunque concorrono al funzionamento delle scuole, sarà ben difficile individuare quali istituti scolastici avranno diritto ai contributi perequativi, a meno di ricorrere, ancora una volta, a parametri generici o falsamente veritieri. Dunque, in realtà non c'è autonomia finanziaria nel provvedimento.
Prendiamo tuttavia atto dell'accoglimento della proposta nostra e dei popolari di modificare le norme ed i vincoli per le donazioni. Ho appreso inoltre che è stato accettato il mio emendamento 21.79, che prevede la detassazione per cespiti ereditari e donazioni alle scuole. Si tratta certamente di un passo avanti e ringrazio il relatore, che ha difeso tale proposta, nonché ovviamente il Governo.
Auspico che si possa procedere in tale direzione, poiché altrimenti le scuole statali moriranno, giacché senza finanziamenti o con i soli fondi pubblici non è possibile finanziare l'attività didattica del terzo millennio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Voglino. Ne ha facoltà.

VITTORIO VOGLINO. Noi del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo voteremo contro l'emendamento Aprea 21.35, giacché riteniamo che l'istruzione, bene pubblico, non possa dipendere dalle disponibilità economiche di chi accede alla scuola. Altrimenti determineremmo situazioni di palese discriminazione, inaccettabile sia sul piano culturale sia sul piano politico.
Per tale motivo, come ho detto, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato 118
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

Avverto che l'emendamento Bianchi Clerici 21.77 è stato ritirato dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.78, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 6 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 365
Maggioranza 183
Hanno votato 120
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).


Pag. 11528

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 9 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato 110
Hanno votato no 240
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato 121
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.79, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 371
Votanti 365
Astenuti 6
Maggioranza 183
Hanno votato 361
Hanno votato no 4
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 5 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato 122
Hanno votato no 239
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 7 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato 121
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 5 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato 126
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).


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Onorevole Aprea, accoglie l'invito a ritirare l'emendamento 21.40 ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno?

VALENTINA APREA. Sì, Presidente, accolgo l'invito al ritiro, se questa è l'unica alternativa.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 371
Maggioranza 186
Hanno votato 120
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 6 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 380
Votanti 368
Astenuti 12
Maggioranza 185
Hanno votato 119
Hanno votato no 249
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato 120
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 6 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato 105
Hanno votato no 274
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 21.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, colleghe e colleghi, ministri, con i commi 8 e 9 dell'articolo 21 entriamo, diciamo così, nel cuore dell'autonomia degli istituti scolastici; infatti, in questi commi vengono indicati i criteri generali per la realizzazione dell'autonomia organizzativa e didattica.
Anche in questo caso, pur apprezzando il superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione e di unitarietà


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del gruppo classe, che hanno da sempre condizionato, nel bene e nel male, l'attività didattica delle nostre scuole, siamo convinti che la proposta rimanga di basso livello, che non si sia voluto «volare alto».
Dico questo perché appunto, come ho avuto modo di evidenziare al ministro in Commissione, quand'anche le scuole non avessero più questi vincoli (che peraltro si cercava di aggirare già da tempo attraverso lo strumento della programmazione), resterebbero quelli più importanti e determinanti della gestione del personale e del numero degli alunni per classe.
Pertanto, una vera autonomia organizzativa dovrebbe prevedere queste forme di autodeterminazione proprio perché dall'utilizzo che ogni scuola fa delle risorse umane in relazione ai bisogni degli studenti dipende la qualità del processo di insegnamento e di apprendimento e non da altro.
Per queste ragioni abbiamo proposto di modificare i criteri di assegnazione dei docenti alle singole scuole, passando dagli organici di diritto e di fatto, che sono la tragedia ordinaria delle scuole, alla dotazione del personale in base ad un budget orario calcolato sul monte ore di lezione garantite agli studenti e sul numero complessivo degli stessi.
Il Governo ci ha risposto proponendo invece gli organici funzionali già previsti in finanziaria per la scuola elementare. In realtà, poiché non vengono eliminati contestualmente tutti i vincoli che invece regolano attualmente la gestione e l'amministrazione del personale, si tratta ancora una volta di un'operazione di facciata che nulla aggiunge all'autonomia organizzativa.
Per questo chiedo di poter colmare, almeno qui in aula, il vuoto esistente per dare senso all'autonomia organizzativa del provvedimento al nostro esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato 125
Hanno votato no 237
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 21.82.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che vengano eliminate le parole che si riferiscono ad un «sistema nazionale di istruzione». È una questione già affrontata dal ministro Berlinguer, il quale ha riconosciuto che la situazione all'interno del paese è molto diversa a seconda delle regioni e delle località in cui ci si trova. Il ministro della pubblica istruzione ha però dichiarato la volontà del Governo di porre dei fortissimi paletti di tutela della cultura nazionale.
Noi crediamo che ostinarsi su livelli standard che vadano bene per tutti non sia corretto né opportuno. La realtà ci insegna che nelle zone più evolute dal punto di vista culturale e sociale questi standard, questi limiti, questi paletti vanno stretti; in altre zone sono invece irraggiungibili e creano scompensi fortissimi.
Pertanto, insistiamo nella nostra proposta emendativa affinché l'istruzione, la scuola, non venga più considerata in termini di sistema nazionale ma di sistema su base regionale (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.82, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 360
Votanti 305
Astenuti 55
Maggioranza 153
Hanno votato 35
Hanno votato no 270
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 357
Votanti 318
Astenuti 39
Maggioranza 160
Hanno votato 80
Hanno votato no 238
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 4 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 355
Votanti 350
Astenuti 5
Maggioranza 176
Hanno votato 80
Hanno votato no 270
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 2 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 354
Votanti 351
Astenuti 3
Maggioranza 176
Hanno votato 113
Hanno votato no 238
(La Camera respinge).

Avverto che gli emendamenti Giovanardi 21.85 e 21.86 sono stati ritirati dai presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 3 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato 115
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.32, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 370
Votanti 362
Astenuti 8
Maggioranza 182
Hanno votato 351
Hanno votato no 11
(La Camera approva).


Pag. 11532

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 21.46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, stiamo parlando di autonomia didattica...

PRESIDENTE. Questo era chiaro!

VALENTINA APREA. Prima parlavamo di autonomia organizzativa, ora siamo entrati nel merito dell'autonomia didattica: per noi è molto importante distinguerle, Presidente!

PRESIDENTE. Per tutti, credo, e soprattutto per i ragazzi che devono andare a scuola!

VALENTINA APREA. Sono davvero preoccupanti i limiti tuttora contenuti nel terzo periodo, che determina gli ambiti nei quali potrà esercitarsi l'autonomia didattica.
Nel comma 9 infatti si riafferma con forza il principio che andrà mantenuto il monte annuale orario complessivo per ciascun curriculum e per ciascuna disciplina. Mi chiedo e vi chiedo, colleghi, a che cosa sia servito ottenere al Senato, da parte di forza Italia, che si facesse esplicito riferimento all'eventuale offerta di insegnamenti opzionali facoltativi aggiuntivi, se non si accetta di introdurre una flessibilità oraria che preveda minimi e massimi per ogni disciplina e per ogni curriculum. Ricordo ancora una volta al ministro e a tutti i colleghi che nelle nostre scuole, in controtendenza con quello che avviene in Europa e negli altri paesi, si insegnano troppe materie per troppe ore, e tutte obbligatorie. L'opzionalità è davvero marginale; in alcuni ordini di scuole si limita addirittura all'insegnamento della religione cattolica. Fonti autorevoli indicano ormai in modo sempre più chiaro in questo fenomeno una delle cause principali della dispersione scolastica, nonché della decadenza agli studi.
Dunque, mentre è giusto e sacrosanto prevedere materie obbligatorie (e non solo fondamentali) per ogni curriculum, è altrettanto indispensabile che si rivedano tempi e programmi di insegnamento per consentire alle scuole di articolare in modo diversificato, in base alle risorse umane e strutturali, la domanda di formazione e la proposta educativa. Per queste ragioni riproponiamo la necessità di far sì che il livello centrale stabilisca minimi e massimi, garantendo una reale autonomia didattica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 366
Votanti 364
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato 119
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 4 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 371
Votanti 367
Astenuti 4
Maggioranza 184
Hanno votato 358
Hanno votato no 9
(La Camera approva).


Pag. 11533

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato 126
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 366
Maggioranza 184
Hanno votato 123
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).

Constato l'assenza dei presentatori dell'emendamento Giovanardi 21.88: si intende che non insistano per la votazione.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Faccio mio l'emendamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, il Governo aveva invitato i presentatori a ritirarlo ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Lei è d'accordo?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. No.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.88, fatto proprio dall'onorevole Lucchese, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 379
Votanti 366
Astenuti 13
Maggioranza 184
Hanno votato 115
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).

Onorevole Piscitello, accoglie l'invito al ritiro del suo emendamento 21.89?

RINO PISCITELLO. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 380
Votanti 362
Astenuti 18
Maggioranza 182
Hanno votato 102
Hanno votato no 260
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 11534

Vi sono 11 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 366
Votanti 362
Astenuti 4
Maggioranza 182
Hanno votato 120
Hanno votato no 242
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 5 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato 123
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).

Constato l'assenza dei presentatori dell'emendamento Giovanardi 21.90: si intende che non insistano per la votazione.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Faccio mio l'emendamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.90, fatto proprio dall'onorevole Lucchese, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 373
Votanti 360
Astenuti 13
Maggioranza 181
Hanno votato 113
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.91, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 372
Votanti 359
Astenuti 13
Maggioranza 180
Hanno votato 111
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato 127
Hanno votato no 254
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.92, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 384
Votanti 370
Astenuti 14
Maggioranza 186


Pag. 11535

Hanno votato 118
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.93, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 4 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 379
Votanti 365
Astenuti 14
Maggioranza 183
Hanno votato 115
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 372
Votanti 369
Astenuti 3
Maggioranza 185
Hanno votato 123
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 9 postazioni di voto bloccate.
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Presenti 374
Votanti 373
Astenuti 1
Maggioranza 187
Hanno votato 127
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 21.55 e Sbarbati 21.94, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Sono bloccate 3 postazioni.
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Presenti 384
Votanti 382
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato 134
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Presenti e votanti 388
Maggioranza 195
Hanno votato 137
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Voglino 21.95, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 11536

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 401
Votanti 389
Astenuti 12
Maggioranza 195
Hanno votato 260
Hanno votato no 129
(La Camera approva).

Sono pertanto preclusi gli emendamenti Giovanardi 21.96 e Bianchi Clerici 21.57.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

GIACOMO GARRA. Presidente, ho chiesto la parola!

PRESIDENTE. Onorevole Garra, l'emendamento a sua firma è quello successivo.

GIACOMO GARRA. È la terza volta che chiedo di intervenire!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 373
Votanti 367
Astenuti 6
Maggioranza 184
Hanno votato 5
Hanno votato no 362
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

GIACOMO GARRA. Presidente, non è possibile! Ho chiesto la parola...

PRESIDENTE. Onorevole Garra, l'ho anche guardata. Cosa vuole che le dica?

GIACOMO GARRA. Ho alzato la mano!

PRESIDENTE. Nel momento in cui siamo passati alla votazione del suo emendamento l'ho anche guardata, onorevole Garra!

GIACOMO GARRA. È impossibile!

PRESIDENTE. Come «impossibile»? Mi rincresce: cosa vuole che le dica?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 366
Votanti 362
Astenuti 4
Maggioranza 182
Hanno votato 13
Hanno votato no 349
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.60. Chiedo ai presentatori se accolgano l'invito a ritirarlo.

LUCIANA SBARBATI. Presidente, a quale emendamento si sta riferendo? Ad un certo punto, non si è capito più...

PRESIDENTE. Stiamo esaminando l'emendamento 21.60, che reca la sua firma. Perché, allora, avrebbe chiesto di parlare...

LUCIANA SBARBATI. Per la verità, ho alzato la mano per intervenire sull'emendamento 21.58, ma lei non mi ha dato la parola.

PRESIDENTE. L'emendamento 21.58 è superato: ora stiamo esaminando l'emendamento 21.60.

LUCIANA SBARBATI. Vorrei capire perché l'emendamento 21.58 sia superato.


Pag. 11537

PRESIDENTE. Perché l'abbiamo già votato, onorevole collega!

LUCIANA SBARBATI. Ma lei non mi ha dato la parola!

PRESIDENTE. Non l'ho vista!

LUCIANA SBARBATI. Allora, intervengo sull'emendamento 21.60.

PRESIDENTE. Su questo emendamento, c'è un invito al ritiro.

LUCIANA SBARBATI. Presidente, scusi, ma se c'è una cosa seria, credo che questa sia la scuola. Se lei, per cortesia - glielo chiedo davvero di cuore - rallentasse un momento il ritmo dei lavori, renderebbe un servizio alla comunità nazionale. Noi abbiamo il diritto di esprimerci sui temi per i quali abbiamo lavorato! Io ho alzato la mano e mi sono anche alzata in piedi!

PRESIDENTE. Onorevole Sbarbati, lei è stata distratta per molto tempo! È stata a parlare con un collega seduto davanti a lei!

LUCIANA SBARBATI. Nossignore!

PRESIDENTE. Accetta l'invito a ritirare l'emendamento 21.60?

LUCIANA SBARBATI. No, Presidente.

PRESIDENTE. Parli pure, allora.

LUCIANA SBARBATI. Grazie.

PRESIDENTE. È sufficiente seguire i lavori!

LUCIANA SBARBATI. Guardi che io li sto seguendo, anche attentamente. Questo richiamo non lo merito e non lo accetto (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU)!
Rispetto all'emendamento precedente, intimamente legato a quello in discussione, avevo fatto rimarcare al ministro ed alla Commissione che non possiamo assolutamente stabilire di attribuire la dirigenza ai capi di istituto senza specificare che questi ultimi debbono avere un contratto a tempo indeterminato. Non possiamo elevare a dirigente chi non abbia superato un concorso per la dirigenza! Si trattava, quindi, di introdurre una piccola modifica formale.
Quanto all'emendamento 21.60, propone di collegare l'affidamento delle funzioni organizzative anche all'individuazione di figure di sistema. Cari colleghi, abbiamo stabilito che, nel rispetto dell'unicità della funzione dirigente, attribuiamo la dirigenza ai capi d'istituto contestualmente all'acquisizione dell'autonomia e della personalità giuridica. Nello stesso tempo diciamo che con un decreto legislativo si vanno a definire i criteri e tra questi ultimi facciamo rientrare di nuovo quello dell'attribuzione della dirigenza. Ma questa o la si attribuisce oppure non può diventare un criterio!
Nel contempo si fa un discorso sui capi di istituto senza realizzare quelle figure di sistema che permetterebbero ai docenti di fare carriera all'interno della loro professione, possibilità che a tutt'oggi non hanno mai avuto. I docenti sono infatti l'unica categoria di personale che non ha possibilità di carriera se non quella di fare il concorso per capi di istituto.
Pertanto, al collega Voglino, che ha accolto nella sostanza i miei emendamenti, dico che ha compiuto un'operazione che certamente non esiste sotto il profilo della correttezza. Non esiste nella prima parte laddove si dà la dirigenza (anche se non si capisce a chi essa venga data). Inoltre, se la dirigenza viene data a tutti, è ovvio che essa non può essere considerata un criterio.
Noi dobbiamo sapere che i capi di istituto sono dei capi di istituto in ruolo, ovvero a tempo indeterminato, e capi di istituto precari, ovvero a tempo determinato. Se avessimo voluto sanare tali questioni c'era la possibilità di emendare il testo, inserendo nella prima parte l'espressione «a tempo indeterminato» e


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nella seconda parte l'espressione «a tempo determinato» oppure, come sostiene la collega Napoli, prevedendo semplicemente i capi di istituto cosiddetti precari, che vengono utilizzati dall'amministrazione ma non hanno avuto la possibilità di superare un concorso.
Aggiungo che l'inclusione di figure di sistema è, a mio avviso, assolutamente prioritaria; un'autonomia che si basi soltanto su un capo di istituto che viene dotato di tutte le responsabilità con a fronte un collegio di docenti con cui ha una comunicazione semplicemente di tipo autoritario, a mio avviso non sta in piedi. Occorrono figure di sistema perché un'autonomia seria significa - lo dico rivolgendomi al ministro - responsabilità diffusa.

PRESIDENTE. Onorevole Sbarbati, quindi lei non ritira l'emendamento?

LUCIANA SBARBATI. No.

GIACOMO GARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Garra, lei rischia l'apologia!

GIACOMO GARRA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Se la chiede sull'ordine dei lavori, le chiedo scusa perché devo dare prima la parola all'onorevole Aprea che l'ha chiesta per dichiarazione di voto sull'emendamento.

VALENTINA APREA. La ringrazio, Presidente, ma non vorrei aver creato problemi al collega Garra.

PRESIDENTE. No, l'ha chiesta sull'ordine dei lavori quindi lei ha la precedenza.

VALENTINA APREA. Intendo intervenire sul comma 16 dell'articolo, istitutivo della dirigenza scolastica (che giudico assai importante), nonché sull'emendamento Sbarbati 21.60.
Rispetto alla dirigenza scolastica noi di forza Italia (e tutto il Polo) abbiamo rivendicato e rilanciato con forza l'esigenza di prevedere in questo provvedimento l'istituzione appunto della dirigenza scolastica, proprio perché non si poteva pensare di attribuire funzioni amministrative, gestionali, organizzative, didattiche e finanziarie alle scuole senza prevedere un dirigente responsabile a capo di tali funzioni.
Soltanto pensando di far sopravvivere il modello gerarchico si poteva supporre di continuare a fare a meno di un dirigente a capo delle istituzioni scolastiche. Insomma, senza il riconoscimento della dirigenza sarebbe venuta meno la garanzia reale di una autonomia funzionale di tale istituzione.
Inoltre non si sarebbe dovuto rinviare oltre il riconoscimento di aree autonome e separate di contrattazione della docenza e della dirigenza nel comparto scuola. Avevamo chiesto anche questo, ma il Governo e la maggioranza non hanno voluto accogliere la nostra richiesta.
Dopo vivaci discussioni e confronti nelle Commissioni di merito, il Governo e la maggioranza hanno accettato di prevedere in un comma autonomo (il comma 16) l'istituzione della dirigenza scolastica all'interno del comparto scuola. Si supera così un'anomalia ormai intollerabile che vedeva la scuola unico comparto pubblico senza dirigenza, visto che quest'ultima attualmente è prevista ai diversi livelli dell'amministrazione centrale e periferica. Dunque, anche in questo caso, dopo incertezze e contraddizioni che hanno rispecchiato ancora una volta una cultura conservatrice, ataviche riserve mentali nei confronti della figura di un capo e di un dirigente responsabile e con autonomia decisionale all'interno della scuola, abbiamo ottenuto che la legge, che istituisce l'autonomia scolastica, introduca la dirigenza con un profilo significativo per il dirigente scolastico, poiché è previsto l'aggancio al decreto legislativo n. 29 del 1993.
Tutto ciò dà ampie garanzie per l'esercizio dell'autonomia. Senza questo aggancio,


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da noi esplicitamente richiesto nelle nostre proposte emendative e rivendicato in tutte le fasi dell'iter della trattativa, non avremmo espresso un parere favorevole all'emendamento in questione. Certo, manteniamo ancora riserve per il fatto che non si siano volute riconoscere le aree autonome separate di contrattazione. C'è una proposta, peraltro avanzata dalla maggioranza. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno.
Quanto all'emendamento Sbarbati 21.60, anticipo su di esso il nostro voto convintamente contrario poiché esso ripete pedissequamente, usando identiche parole, le vecchie attribuzioni dei capi di istituto.
Si rischia, cara collega Sbarbati, di fare un passo indietro, anziché in avanti, proprio perché congelando i capi di istituto in un ruolo puramente esecutivo - primus inter pares - si smentisce il carattere innovativo dell'autonomia istituzionale delle scuole.
Tale proposta risponde ad un pregiudizio falso e demagogico che ha fatto danni quasi irreparabili in tutte le pubbliche amministrazioni, per cui la valorizzazione dell'autonomia professionale e decisionale del dirigente deve necessariamente avvenire per sottrazione a scapito di quella dei suoi collaboratori e dipendenti. Invece è il contrario: tale autonomia è la vera garanzia della professionalità docente e di tutti gli operatori.
Con l'emendamento si propone un'altra cosa: l'irresponsabilità di tutti. Un preside che scarica su altri le responsabilità delle decisioni che questa Camera oggi vuole riconoscergli ed un insegnante che non risponde a nessuno: si chiude il cerchio dell'autoreferenzialità del sistema scolastico che la legge vuole superare. Mi auguro sia così.
Viene ancora assegnata ad un organo collegiale - il collegio dei docenti - competente in materia di programmazione educativa una funzione amministrativa e gestionale come quella dell'attribuzione ad alcuni componenti, secondo criteri ovviamente politici e non meritocratici, funzioni assai preziose per le quali sono indispensabili competenze accertate, lunghi tirocini ed una seria selezione.
Insomma, l'emendamento è da respingere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, non so se stiamo esaminando l'emendamento Sbarbati 21.97 o l'emendamento Sbarbati 21.60. Quanto a quest'ultimo, siamo contrari per una serie di motivazioni. Credo che potrò illustrare successivamente la posizione del mio gruppo sull'emendamento Sbarbati 21.97.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Aloi, lei potrà intervenire successivamente su tale emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Avverto che vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 383
Votanti 379
Astenuti 4
Maggioranza 190
Hanno votato 22
Hanno votato no 357
(La Camera respinge).

GIACOMO GARRA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, eccezionalmente, visto che si tratta di un intervento sull'ordine dei lavori che solitamente si consente al termine della seduta.

GIACOMO GARRA. Convengo con la Presidenza sulla esigenza della speditezza


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dei lavori. Pur tuttavia nel corso di questo dibattito ella, signor Presidente, è stato invitato da un collega della lega a chiamare gli emendamenti in votazione con il numero di riferimento, indicando altresì il nome del primo firmatario. Lei ha recepito tale sollecitazione.
Probabilmente, però, vi è stata una sbandata anche mia nell'aver alzato la mano prima del tempo e di altri colleghi per averla alzata fuori tempo: i soli numeri non sono sufficienti a chiarire l'emendamento che viene posto in votazione.
Fuori da ogni polemica mi permetto di pregare la Presidenza di attenersi all'invito rivoltole e che peraltro era stato accolto: per gentilezza si indichi il numero dell'emendamento ed anche il nome del primo firmatario.

PRESIDENTE. Lei ha ragione, onorevole Garra. Ho cominciato a fare come mi era stato richiesto, ma poi me ne sono dimenticato. Riprenderò ora ad indicare il nome del primo firmatario di ciascun emendamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.97. Chiedo alla collega se accolga l'invito rivoltole a ritirarlo.

LUCIANA SBARBATI. No, signor Presidente, non sono disponibile a ritirare il mio emendamento 21.97 e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Desidero esplicitare nel merito di questo emendamento le ragioni per le quali non sono disposta a ritirarlo.
Al punto d) del comma 16 si attribuisce la dirigenza ai capi di istituto attualmente in servizio e assegnati ad un'istituzione scolastica autonoma, che frequentino un apposito corso di formazione.
Facevo rilevare come all'inizio del comma 16 si preveda l'attribuzione della dirigenza a tutti i capi di istituto di scuole autonome e con personalità giuridica, mentre successivamente si fa rientrare questa dirigenza nei criteri del decreto legislativo che deve essere emanato. Quindi, sotto il profilo giuridico vi è una incongruità assoluta.
Si sarebbe potuto ovviare a tutto ciò se la lettera d) avesse previsto l'attribuzione della dirigenza ai capi di istituto con incarico a tempo determinato; si tratta dei presidi precari, di coloro che l'onorevole Napoli - torno a dirlo - chiama incaricati di presidenza. In questo modo avremmo sanato una situazione incresciosa.
Infatti, stiamo facendo un vero pateracchio perché all'inizio si prevede l'attribuzione della dirigenza a tutti coloro che lavorano in scuole autonome con personalità giuridica - e questo è il principio in virtù del quale si attribuisce la personalità giuridica a tutte le scuole - mentre poi si asserisce, come criterio da seguire nel decreto legislativo, che per ottenere la qualifica dirigenziale è necessario frequentare - guarda caso - un corso di formazione. Che cosa stiamo facendo? È una cosa seria o è una buffonata?
Sono questioni a cui tengo e che ho ribadito più volte. Se si continua ad operare a scatola chiusa facendo riferimento solo ad una parte della maggioranza, mi dispiace, ma devo fare osservare che questo non è un medo corretto di precedere, perché tutti hanno diritto ad interpretare la legge e ad incidere sulla stessa, dal momento che siamo qui per questo.
Quando le leggi non sono fatte correttamente e non rispettano neanche la legislazione scolastica vigente e i principi giuridici, va fatto osservare - e credo che ciò debba essere anche recepito dal Governo, perché altrimenti non so come riusciremo a realizzare l'autonomia e la dirigenza, rispetto alle quali svolgerò successivamente delle considerazioni di merito e più specifiche di ordine giuridico - che, se vogliamo realizzare l'autonomia e se vogliamo attribuire la dirigenza, dobbiamo farlo nel modo dovuto, vale a dire attraverso una legge che preveda la realizzazione di una struttura seria. Procedendo


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in questo modo, invece, si determina una serie di contraddizioni che vanificheranno ogni risultato.
Torno a dire allora che, se si vuole affrontare anche la questione del precariato, si deve stabilire che non si può attribuire la dirigenza soltanto con un corso, perché per diventare dirigente si deve superare un concorso. La carriera dirigenziale si attiva superando un concorso, non semplicemente un corso. Se non si è di ruolo come capo di istituto, come si fa a diventare dirigente?
Bisogna allora sanare la questione dei presidi incaricati dicendo che devono superare un corso e una formazione. Se non si è chiari a tale riguardo, non so veramente che cosa si finisca per fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Onorevole Presidente, ritengo che la questione dell'autonomia dimostri come l'articolazione organizzativa, finanziaria e didattica crei dei problemi per quel che concerne il personale docente, ma soprattutto quello dirigente, fattispecie di cui al momento ci stiamo occupando. Non si può pensare che l'autonomia nell'accezione più nobile, con tutti i vincoli esistenti soprattutto per quanto attiene alla difesa dell'unità nazionale - che per noi è un fatto molto importante, tant'è che abbiamo votato contro l'emendamento che attentava, anche sotto il profilo didattico, al principio dell'unità nazionale -, si possa realizzare senza considerare con attenzione il ruolo che il personale docente e dirigente riveste nel contesto dell'autonomia stessa.
Al di là dei dati oggettivi soprattutto per quello che attiene alla realtà economica e sociale del Mezzogiorno e di alcune aree depresse del centro-nord, se non si affronta la questione del personale cercando di valorizzare il personale stesso docente e dirigente, non si può pensare che l'autonomia porti a risultati positivi.
La questione dell'attribuzione della dirigenza ai capi d'istituto così come formulata nel testo sottoposto al nostro esame necessita di una particolare specificazione. Infatti l'espressione «attualmente in servizio» appare, con riferimento ad un apposito corso di formazione, oltremodo generica. È necessario cioè che si specifichi meglio di che tipo di corso si tratti perché sappiamo bene in che modo vengano gestiti tali corsi.
Insieme alla collega Napoli ho presentato due proposte di legge che affrontano questo tema, in particolare i presidi, compresi quelli incaricati. È un punto assai qualificante che ci consente di uscire dalla genericità e dall'equivoco, oltre che dalla demagogia. Ecco perché, annunciando il voto favorevole del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento Sbarbati 21.97, chiedo all'Assemblea di pronunciarsi favorevolmente anche sul successivo emendamento Napoli 21.61.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. In questo caso devo spezzare una lancia a favore del Governo e della maggioranza anche perché abbiamo contribuito tutti alla stesura del testo.
Il comma 16 fa riferimento al decreto legislativo che dovrà essere predisposto; in particolare il punto c) parla di revisione del sistema di reclutamento riservato al personale docente con adeguata anzianità di servizio, in armonia con le modalità previste dall'articolo 28. Quindi la parte relativa alle modalità di reclutamento dei dirigenti scolastici è ancora tutta da scrivere ed è per questo che al momento mi sento tutelata.
Diversa è la questione dei presidi incaricati. Colgo l'occasione per rappresentare al ministro la posizione di questi docenti, annualmente utilizzati dall'amministrazione scolastica che fa ricorso a tale personale per la gestione di sedi scolastiche sprovviste di titolari. È ovvio dunque (e mi auguro che sia ovvio anche per il ministro)...


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LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. C'è un ordine del giorno!

VALENTINA APREA. ...che, allorquando si procederà alla revisione del sistema di reclutamento dei dirigenti, si dovrà riconsiderare in modo adeguato la posizione di questi presidi incaricati che sono stati utilizzati per anni e anni dall'amministrazione scolastica e che meritano un trattamento straordinario sotto il profilo delle modalità di reclutamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbarbati 21.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 369
Votanti 366
Astenuti 3
Maggioranza 184
Hanno votato 141
Hanno votato no 225
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

C'è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato 124
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).

Passiamo all'emendamento Sbarbati 21.98.
Onorevole Sbarbati, accetta l'invito al ritiro e a trasfonderne i contenuti in un ordine del giorno?

LUCIANA SBARBATI. No, signor Presidente. Non vorrei fare il Bastian contrario, ma credo che per ciascuno di noi debba essere sempre valido un principio di coerenza rispetto alla propria formazione, alla propria cultura e alle proprie posizioni politiche. Chiedo dunque di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Mi ha destato grande stupore la dichiarazione resa poco fa dall'onorevole Aprea riguardo alla riconsiderazione della dirigenza tra presidi di ruolo e presidi incaricati. Ricordo, infatti, che forza Italia, proprio attraverso l'onorevole Aprea, durante l' esame della legge finanziaria ha presentato emendamenti in tal senso. Ma lasciamo perdere: la coerenza non è per tutte le stagioni e non è per tutti!
Entrando nel merito del mio emendamento 21.98, ricordo che sia il Governo sia le forze di maggioranza e di opposizione hanno sostenuto da tempo - nel dibattito parlamentare sulla scuola e sulle figure professionali - la necessità di distinguere per aree separate gli operatori scolastici nella contrattazione. Non è possibile procedere con un'area indistinta, nella quale si mettono insieme il personale tecnico, quello amministrativo ausiliario, quello dirigente, quello docente e così via! Riguardo al personale delle accademie e dei conservatori, che qui non è mai preso in considerazione, non si sa se abbia un'area particolare e, nelle more della riforma, avrebbe dovuto essere comunque considerato.
Se con questa riforma stiamo facendo una cosa seria, dobbiamo produrre qualità (anche riguardo alle professionalità): quest'ultima si può produrre semplicemente e soltanto nella chiarezza delle funzioni, delle responsabilità, dei poteri di contrattazione e di quelli di controllo!


Pag. 11543

Ricordo che il Governo - anche rispetto a questioni sollevate in Commissione - ha dato il proprio assenso alla contrattazione per aree distinte e separate come principio, sostenendo però che si sarebbe dovuto esaminare, riesaminare e poi rimandare agli organi collegiali la questione. Ci troviamo di fronte ad un continuo rinvio e non si capisce perché! Non comprendo quindi perché mi si chieda di ritirare l'emendamento 21.98 se vi è la consapevolezza che questa è una cosa necessaria: se è necessaria si faccia, per favore; se non lo è o non ci si crede, si abbia il coraggio di dire che non è necessario e che non ci si crede! L'invito a ritirare il mio emendamento e a trasfonderne i contenuti in un ordine del giorno significa che non se ne farà assolutamente nulla; e il personale della scuola è stufo di questi rimpalli e di questi rinvii.
Sono disponibile a ritirare l'ultima parte dell'emendamento, dalle parole «Con apposito regolamento ministeriale» fino alle seguenti: «A decorrere dall'anno scolastico 1998/1999 sono soppressi gli incarichi di presidenza nelle scuole statali di ogni ordine e grado». Per quanto riguarda invece la prima parte, non sono disponibile a ritirarla. Chiedo pertanto al Governo se accolga questa proposta perché la parte di principio che a me interessa è soprattutto la prima, cioè quella che fa riferimento alla contrattazione per aree distinte e separate.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, la collega Sbarbati ha sostenuto che non le interessa molto la seconda parte dell'emendamento 21.98, quella che inizia con le parole «Con apposito regolamento ministeriale (...)». Ha aggiunto, invece, che le interessa la prima parte.
L'onorevole Sbarbati vorrebbe sapere se, mantenendo la prima parte dell'emendamento, muterebbe o resterebbe lo stesso il parere della Commissione.
Prego, onorevole relatore.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Confermo il parere contrario della Commissione sull'emendamento 21.98.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Il Governo conferma il proprio parere contrario anche perché la legificazione di aree contrattuali è contro i principi che ormai abbiamo in vigore per la legislazione sull'impiego pubblico (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Esprimo il rincrescimento del gruppo di alleanza nazionale rispetto al trattamento che, ancora una volta, è stato riservato, con la bocciatura degli emendamenti precedenti, ai presidi incaricati, diversi dei quali servono lo Stato da molti anni.
Dichiaro poi il voto favorevole dei deputati del gruppo di alleanza nazionale sull'emendamento Sbarbati 21.98, perché siamo convinti anche noi della necessità della separazione. Gradiremmo però (l'onorevole Sbarbati ha già dichiarato la propria disponibilità a ritirare la seconda parte dell'emendamento) che, nel caso in cui non venisse eliminata quella seconda parte, la votazione per parti separate dell'emendamento escludendo, per quello che ci riguarda, l'ultimo periodo.

PRESIDENTE. Onorevole Sbarbati, conferma il ritiro della seconda parte dell'emendamento 21.98?

LUCIANA SBARBATI. Sì, signor Presidente, quindi non c'è bisogno della votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Sbarbati 21.98, fino alle parole «contratto collettivo nazionale di lavoro», non accettata dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 11544

Vi è una postazione bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 368
Votanti 363
Astenuti 5
Maggioranza 182
Hanno votato 137
Hanno votato no 226
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 8 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 365
Votanti 347
Astenuti 18
Maggioranza 174
Hanno votato 113
Hanno votato no 234
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 366
Votanti 362
Astenuti 4
Maggioranza 182
Hanno votato 116
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'articolo 21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenti. Ne ha facoltà.

MARIA LENTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori del Governo, il gruppo di rifondazione comunista-progressisti voterà a favore dell'articolo 21, tenendo conto delle considerazioni già svolte in sede sia di discussione sulle linee generali sia di discussione sugli emendamenti.
Che l'autonomia scolastica sia, o meglio, possa essere un fattore importante per il cambiamento della scuola, mai atteso quanto ora, è testimoniato da quel che ogni giorno succede nelle nostre scuole, con un dibattito e anche con lotte che oggi sono meno affievolite e dunque più pressanti. Come tali, credo che continueranno, perché il disegno dell'autonomia deve essere calato nella realtà e deve avere contenuti rispondenti ai desideri di chi nella scuola lavora, opera e studia (studenti, insegnanti e quant'altri). Lotte e dibattito anche per quel che è successo tra l'altro ieri e oggi in merito a quanto è scaturito dalla commissione D'Amore: quella integrazione così caldeggiata tra scuola pubblica e scuola privata che non fa che riprendere, mascherata sotto un altro nome, una parità del tutto incostituzionale, come la definiscono i giuristi stessi, di vario orientamento. Non è mio - dice il ministro Berlinguer - questo documento. Bene, ne prendiamo atto, prendiamo atto di questa smentita e ne teniamo conto.
L'autonomia, ministro Berlinguer e signori del Governo, è il veicolo dato alla scuola statale pubblica su cui essa può mettere le basi per rinnovarsi e per rinnovare anche la società. Ma è pur chiaro che l'autonomia non significa sottrazione dello Stato alle sue presenze doverose e costituzionali, in termini di fondi, di indirizzi generali, di intervento finanziario perché vi siano strutture adeguate, moderne e capaci di dare corpo a quei disegni che ogni istituto potrà studiare per il proprio presente e per il proprio futuro. Ma interventi finanziari anche e contemporaneamente per il personale tutto, con un'attenzione ai docenti, da molti anni impegnati a reggere una scuola sempre più appesantita da burocrazie


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e da lontananze ed anche con un'attenzione più ravvicinata, per esempio, ai precari.
Come si potrà realizzare l'autonomia scolastica se non verranno risolti i problemi degli insegnanti precari e di quanti nella scuola vivono una condizione di precarietà non solo e non tanto dal punto di vista del rapporto di lavoro, quanto piuttosto in termini di orario, di mordente, una precarietà etica, data anche la scarsa considerazione sociale?
L'impegno, dunque, non può essere indirizzato altrove, come vorrebbe l'opposizione con qualche compiacenza, mi permetto di dirlo, della maggioranza. L'autonomia è una base, non certo un fine. Per questo mi auguro - ed auspichiamo come gruppo - che il Governo voglia aprire diversamente le ali con un progetto, un'intenzionalità fattiva che ricomprenda nella scuola limpidezze e costruzioni, razionalità e libertà; quelle libertà in cui varie componenti interagiscono senza prevaricarsi e senza autoritarismi - oggi invece esistenti - che avviliscono e soprattutto impoveriscono.
No davvero, dunque, a scuole private; anzi, altro che scuola privata! Scuola pubblica nella sua capacità data da energie che vi sono e che possono trovare una dimensione più propria e maggiormente derivante da esperienze e da studio, da relazioni che poggiano su una maggiore consapevolezza di sé. Mi viene in mente - e lo ricordo in questa sede - un recente seminario di docenti, tra cui alcuni filosofi di Diotima dell'università di Verona, sulla riforma della scuola intitolato «Una riforma gentile», in cui, dati per acquisiti e certi gli elementi di un intervento dello Stato indifferibili, si è sviluppata una riflessione proprio sul positivo delle potenzialità presenti nella scuola.
Associo a questo...

PRESIDENTE. Onorevole Lenti, il suo tempo è esaurito. Dovrebbe quindi concludere.

MARIA LENTI. Presidente, chiedo l'autorizzazione a pubblicare in calce al resoconto stenografico della seduta odierna considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.

MARIA LENTI. In conclusione, dichiaro il voto favorevole sull'articolo 21, aggiungendo che l'attenzione di rifondazione comunista sarà vigile affinché questo disegno di autonomia non sia stravolto. Naturalmente, confidiamo nel fatto che il disegno stesso contiene l'obbligo, vincolante, del parere, ancora vincolante, delle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, signori ministri, forza Italia, che ha sostenuto l'autonomia scolastica come riforma necessaria per «sburocratizzare» e modernizzare il sistema scolastico, esprimerà un voto contrario, come già è avvenuto al Senato, sul provvedimento Bassanini e sull'articolo 21.
Le motivazioni sono di metodo, l'aver relegato la materia tra le misure collegate alla finanziaria, e di merito. Si introduce infatti il principio della personalità giuridica, ma non sono state esplicitate le modifiche dell'impianto burocratico ed amministrativo, che rimane sostanzialmente immutato; mancano l'autonomia finanziaria e quella didattica, mentre è appena accennata l'autonomia organizzativa; non si introducono elementi di parità, esasperando il carattere statale dell'ordinamento scolastico; il testo contiene più elementi di conservazione che di innovazione.
Pur tuttavia forza Italia ha contribuito a migliorare il testo, ottenendo al Senato il rispetto delle tre libertà (di insegnamento, di apprendimento e di scelta da parte delle famiglie), l'introduzione di insegnamenti facoltativi ed opzionali aggiuntivi,


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lo svincolo della destinazione dei contributi finanziari assegnati alle scuole, la possibilità di stipulare convenzioni con le università.
Alla Camera abbiamo ottenuto l'abrogazione dei vincoli e la detassazione per l'accettazione di donazioni, eredità e legati; l'introduzione di organici funzionali di istituto, la dirigenza scolastica con il recepimento integrale della nostra proposta, che prevedeva il riferimento al decreto legislativo n. 29 del 1993 per la dirigenza.
Al contrario, la proposta è stata secondo noi peggiorata in più punti dagli emendamenti della maggioranza e del Governo, riferiti, come abbiamo detto, all'autonomia finanziaria, al rinvio all'anno 2000 come termine del processo, alla tipologia di autonomia didattica prevista, al mantenimento, anche nel nuovo sistema, di organi collegiali territoriali, in contrasto con il nuovo modello orizzontale autonomistico. Soprattutto - questo è il limite per noi intollerabile - la proposta contiene tuttora deleghe in bianco in materia di riorganizzazione dell'amministrazione centrale e periferica e della rete scolastica.
Tutto ciò ci porta a confermare il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.
Onorevole Sbarbati, poi non dica che non se ne è accorta! La stavo chiamando! Lei ha chiesto di parlare?

LUCIANA SBARBATI. Sì, Presidente!

PRESIDENTE. Allora si alzi, accenda il microfono e parli!

LUCIANA SBARBATI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che su questo articolo 21, personalmente e come gruppo, avevamo riposto molte speranze per il decollo vero dell'autonomia scolastica, decollo che la scuola aspetta da oltre venti anni. In materia vi sono stati numerosi progetti di legge, sempre accantonati, ma in questa occasione si è avuto un dibattito molto serio da parte delle istituzioni ed anche da parte del mondo della cultura, della pedagogia e della psicopedagogia applicata.
Sappiamo che l'autonomia è essenziale in un sistema ormai alle corde, che non regge più. Per fortuna, si è avuto un dibattito molto approfondito in quest'aula anche sul problema della parità scolastica e sulla possibilità per la scuola pubblica di decollare verso un sistema che deve essere europeo; un sistema di competizione non tra pubblico e privato ma rapportato alle scuole europee, nei confronti delle quali soffriamo un gap pauroso in termini di qualità dei diplomati, dei laureati ed anche in termini di qualità dell'insegnamento e della preparazione.
Ecco perché abbiamo seguito attentamente l'iter del provvedimento sia in Commissione cultura sia in Commissione affari costituzionali e ci siamo prodigati anche per cercare di migliorarlo. Abbiamo trovato - devo dirlo con coscienza e con senso di responsabilità profonda che caratterizza ogni mio intervento, perché so quello che dico e me ne assumo anche le responsabilità, spesso pagando in prima persona - un Governo certamente poco sensibile ai nostri emendamenti volti a migliorare il testo del provvedimento nella sostanza giuridica, sotto il profilo amministrativo, sotto il profilo della politica scolastica ed in particolare in riferimento alla possibilità di realizzare effettivamente l'autonomia scolastica.
Infatti, riferirsi all'autonomia solo a parole, come ha detto qualcuno, costa poco; realizzarla nei fatti, facendo decollare davvero la scuola, è qualcosa di diverso.
E allora, probabilmente si temporeggia ancora su questo aspetto; rimarrà un sistema vecchio sul quale si impianterà qualcosa di nuovo. Il testo al nostro esame, anche sotto il profilo formale, lascia molto a desiderare, ed oltre tutto si riscontra un mancanza di congruità tra la legge che stiamo per approvare e le leggi vigenti nel sistema statale nazionale, perché sicuramente si apriranno dei veri


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contenziosi. Anzi, sarò io la prima ad aprirne uno per quanto riguarda il comma 16 dell'articolo 21.
Tuttavia, nonostante tutte queste critiche, con grande senso di responsabilità vogliamo evidenziare il profondo disagio di cui la scuola oggi soffre. Pertanto, vi è assolutamente bisogno che qualcosa si muova. Solo in uno spirito di assoluta sensibilità verso il mondo della scuola, verso l'assoluta necessità di una riforma seria che non può prescindere dall'autonomia scolastica, il nostro gruppo voterà a favore dell'articolo 21. Avremmo voluto votare contro o astenerci, ma non lo facciamo per una forma di rispetto verso la scuola, sperando che essa possa migliorare e che si possano cambiare le cose (ciò che certamente non succederà con il testo di questa legge presentata dal Governo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Presidente, la mia sarà una breve dichiarazione di voto a nome del gruppo di alleanza nazionale, perché gli interventi dei miei colleghi in merito al contenuto dell'articolo 21, svolti tanto nelle Commissioni competenti quanto in sede di discussione sulle linee generali e sugli emendamenti qui in aula, sono stati assai esaurienti su questo punto.
Tuttavia, ci corre l'obbligo di evidenziare un aspetto che noi riteniamo importante. Fin dall'inizio...

PRESIDENTE. Onorevole Campatelli! Sembra un club!
Prosegua pure, onorevole Napoli.

ANGELA NAPOLI. Fin dall'inizio, dicevo, alleanza nazionale aveva chiesto nelle Commissioni competenti lo stralcio di questo articolo.
Abbiamo potuto constatare l'irrigidimento del Governo, di fronte al quale ci siamo fatti carico di presentare emendamenti tesi a migliorare l'articolo 21.
Voglio sottolineare che l'articolo sull'autonomia scolastica così come era giunto dal Senato aveva una sua fisionomia. In sede di Commissione cultura è stato espresso, a maggioranza, un parere che ha voluto «arrabbattare» (consentitemi il termine) gli emendamenti provenienti dalle parti politiche di maggioranza, peggiorando notevolmente il testo. Il Governo, in Commissione affari costituzionali, ha fatto proprio tale parere, modificando l'articolo in modo da peggiorare il testo iniziale. Noi abbiamo mantenuto i nostri emendamenti anche in quest'aula e ci siamo resi conto che, ancora una volta, il Governo e la maggioranza politica che lo sostiene non hanno colto il momento opportuno per aggiustare l'articolo 21 e renderlo valido. Non sono state soddisfatte le esigenze di parità scolastica e a questo riguardo le dichiarazioni rese dal ministro sono risultate, credo, chiarissime a tutti. Infine, non sono state recepite le indicazioni migliorative che erano state proposte dal gruppo di alleanza nazionale e dal Polo per le libertà.
Per questi motivi, il nostro gruppo ritiene di non doversi ufficialmente fare carico del grave disagio che imperversa nel mondo scolastico e che - ne siamo certi - diventerà ancora più pesante dopo l'approvazione dell'articolo in esame. Il nostro voto, pertanto, sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Ci sembra quasi superfluo annunciare il voto contrario del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania sull'articolo 21, che riguarda il futuro ed il destino della scuola. È quasi superfluo, ma d'altro canto doveroso, perché ci sembra che sia stata sprecata un'occasione che poteva essere d'oro.
Non si sono voluti affrontare da parte del Governo e della maggioranza alcuni nodi centrali per la riforma della scuola, per esempio quello relativo agli enti locali. Questa Camera sempre e costantemente


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dimentica quanto sia importante il ruolo svolto dagli enti locali nel settore specifico di cui stiamo discutendo. È inutile parlare di laboratori audiovisivi, di sussidi e di quant'altro è necessario per essere degni della nostra collocazione europea quando la realtà è che le scuole crollano a pezzi in molte parti del paese e gli enti locali, ai quali per legge spettano alcuni compiti, non hanno i finanziamenti necessari per realizzare le opere che servono per renderli adeguati.
Non si è voluto affrontare neanche il nodo degli standard nazionali, che, come ho detto anche in precedenza, riteniamo siano assolutamente deleteri e superati. Crediamo che anche il problema delle dotazioni perequative sia un nodo che presto verrà al pettine, perché non è sufficiente quello che prevede il disegno di legge in esame. In ogni caso, pur essendo consci che si è sprecata un'occasione, siamo persone sportive e cerchiamo di agire sportivamente: auguriamo quindi di cuore «in bocca al lupo» a questo Governo affinché riesca a migliorare in qualche modo la qualità della scuola (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione...

ANTONIO GUIDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Aprea.

ANTONIO GUIDI. Chiedo di parlare in dissenso.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma che sia un dissenso reale, altrimenti sarei costretto a toglierle la parola.

ANTONIO GUIDI. Considerata la preponderanza numerica, la mia astensione mi permette di parlare in dissenso. Un dissenso volto ad enfatizzare alcuni punti. L'onorevole Aprea, con estrema tranquillità e lealtà ha esposto un problema nodale della nostra società, quello della parità e della libertà scolastica. Si tratta di un fatto centrale ed in proposito le risposte di una parte della maggioranza sono quanto meno inquietanti; ci si rifà ancora, infatti, ad un problema ideologico, senza considerare che la scuola non pubblica non può attendere. Quando il ministro dice «vedremo» sa meglio di me che ciò significa che la situazione è già di semicoma e che se non interverrete il coma diventerà irreversibile.
Chiariamo inoltre un'altra questione. La scuola non statale non è una scuola di élite perché le persone che hanno la possibilità di pagare la scuola che preferiscono sono quelle che possono scegliere. Dare libertà al cittadino, soprattutto poco abbiente, di scegliere tra scuola pubblica e non pubblica costituisce un principio di libertà che difende le fasce più deboli della popolazione. Rispetto alla questione delle fasce più deboli, signor ministro, devo lamentare che pochissimo si è detto sull'handicap. In un momento in cui si registra la riduzione della natalità e l'abbattimento di tante classi il problema dell'handicap, invece di essere visto sotto il profilo della qualità e dei servizi, viene spesso considerato da un punto di vista quantitativo ed occupazionale.
Mi permetta, signor ministro, di concludere dicendo che è giustissimo che lei affermi che si deve confrontare con la maggioranza. Ritengo che su un tema nodale come questo, centrale per la vostra campagna elettorale ma continuamente disatteso, avrà grandi problemi ad affermare il principio di libertà. Lei afferma che si confronterà prima con la maggioranza e poi con l'universo mondo; io ritengo che la minoranza non sia l'universo mondo, ma qualcosa di più vicino.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 395
Votanti 392
Astenuti 3
Maggioranza 197
Hanno votato 264
Hanno votato no 128
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Garra 21.01. Onorevole Garra, la prima parte del suo articolo aggiuntivo è assorbita da una precedente votazione e resta dunque solo la seconda.

GIACOMO GARRA. Infatti, la prima parte è assorbita dal comma 20 dell'articolo 21, quindi sopravvive solo la seconda parte, sulla quale chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Credo che tale proposta di modifica sia utile per dirimere preventivamente contrasti con le regioni a statuto speciale e con le province autonome di Trento e di Bolzano anche per le disposizioni in materia scolastica di cui all'articolo 21. Ho visto il riferimento a chiarire il rapporto con gli statuti speciali e con le norme di attuazione di essi; ho visto pure altri emendamenti che dettano disposizioni similari per la totalità della normativa contenuta in questo disegno di legge. Mi pare, essendo stato chiarito dal ministro Bassanini che i primi due capi trovano sicuramente applicazione nelle regioni a statuto ordinario e non anche in quelle a statuto speciale (così come, del resto, si evince da altri aspetti nonché da una serie di dichiarazioni), che l'ampia norma che comporta un richiamo alla salvaguardia degli statuti regionali sia eccessiva.
Credo pertanto che questo emendamento, finalizzato a salvaguardare la preoccupazione di conciliare l'articolo 21 con le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano in materia scolastica, possa costituire un utile apporto ai fini di una maggiore organicità del provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'articolo aggiuntivo Garra 21.01, non accettata dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 383
Votanti 380
Astenuti 3
Maggioranza 191
Hanno votato 105
Hanno votato no 275
(La Camera respinge).

Avverto che l'articolo aggiuntivo Frattini 21.02 è assorbito.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Frattini 21.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

È bloccata una postazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato 104
Hanno votato no 267
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Migliori 21.05.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.


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ROBERTO MENIA. Abbiamo rimarcato in più occasioni, contestandoli, il principio e la logica sottesi a quella che sembra essere diventata una prassi del Governo Prodi. Mi riferisco al ricorso alla delega, alla maxi delega, come è avvenuto in questo caso, su materie di importanza notevole. Abbiamo espresso le nostre perplessità sul fatto che il disegno di conferimento di funzioni e di compiti alle regioni ed agli enti locali corra di fatto in parallelo con quelli che saranno i lavori della Commissione bicamerale per le riforme. Nel contempo, però, abbiamo anche affermato, con coscienza, serenità, chiarezza e responsabilità, che riscontriamo una serie di aspetti positivi, legati al riconoscimento delle autonomie, al tentativo di alleggerire la pubblica amministrazione, all'ammodernamento dello Stato. Nel bene e nel male, riconosciamo che questo provvedimento ha la dignità di un disegno generale e globale di riforma. Con questo articolo aggiuntivo, pensiamo di colmare in qualche modo una lacuna riscontrabile nel provvedimento. Siamo infatti convinti che il quadro disegnato non possa prevedere zone franche, individuabili negli ordinamenti delle province autonome di Trento e Bolzano e delle regioni a statuto speciale.
Gli articoli aggiuntivi che stiamo esaminando affermano, grosso modo, lo stesso principio generale. In particolare, l'articolo aggiuntivo Frattini 21.04, che abbiamo appena votato, proponeva addirittura che le disposizioni contenute nella legge fossero considerate principi generali di riforma economico-sociale. Il nostro articolo aggiuntivo 21.05 recita invece: «I principi indicati nella presente legge valgono come norme di riforma che vincolano la potestà legislativa delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano, nel rispetto degli statuti e relative forme di attuazione». Tra qualche istante voteremo, infine, l'articolo aggiuntivo Boato 21.06, del seguente tenore: «Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano nei limiti e nel rispetto degli statuti e delle norme di attuazione».
Come dicevo, lo scopo del nostro articolo aggiuntivo è di colmare una lacuna individuabile nel disegno di legge del Governo e di affermare un principio di unità nell'ordinamento, cioè uno dei profili dell'unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Migliori 21.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

È in blocco una postazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 367
Votanti 365
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato 92
Hanno votato no 273
(La Camera respinge).

Avverto che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo Boato 21.06 è stato ritirato.
Avverto che la Commissione ha presentato l'
articolo aggiuntivo 21.07 (nuova formulazione) che sostituisce il precedente (vedi l'allegato A).

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Questo articolo aggiuntivo l'abbiamo leggermente riformulato anche sulla base delle osservazioni (ma non è stato possibile accoglierle tutte) della Commissione bilancio.


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PRESIDENTE. Il Governo è favorevole all'articolo aggiuntivo 21.07 (nuova formulazione) della Commissione?

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acierno. Ne ha facoltà.

ALBERTO ACIERNO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 21.07 (nuova formulazione) della Commissione per quanto tratti più argomenti è sicuramente teso a porre fine alla vicenda delle aziende termali ex EAGAT.
Debbo dire che si era fatto un ottimo lavoro nelle Commissioni X e XII della Camera, le quali si sono riunite fino a ieri per trovare la soluzione di questo annoso problema. Abbiamo appreso stamane che la Commissione ha presentato un articolo aggiuntivo che sicuramente dà una svolta alla problematica. Noi di forza Italia, pur votando a favore di questo emendamento, avremmo preferito che questa maggioranza e questo Governo procedessero con dei criteri più liberali sulla problematica delle aziende termali; probabilmente sarebbe stato più proficuo e più semplice creare una Spa di tutte le aziende, porre sul mercato questo pacchetto, sicuramente invidiabile ed appetibile, e ricavare dei profitti per lo Stato.
Evidentemente le regioni Toscana ed Emilia-Romagna hanno ritenuto che tutto fosse era poco conveniente per i loro business; tuttavia noi accogliamo la soluzione definitiva del problema delle aziende termali e voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, farò alcune brevissime considerazioni.
Questo articolo aggiuntivo, nel testo riformulato e proposto dal relatore, che ringraziamo in modo particolare, richiama sostanzialmente (lo ha detto il collega Acierno) il contenuto di numerosissimi provvedimenti di legge presentati da diversi gruppi parlamentari e di cui io stessa, insieme al collega Caccavari, sono relatrice presso le due Commissioni competenti.
Questo articolo aggiuntivo fa piena chiarezza sul trasferimento delle funzioni amministrative dello Stato alle regioni in materia di ricerca e di utilizzazione delle acque minerali e termali, nonché di vigilanza sulle connesse attività.
È evidente - e questo lo voglio dire al collega Acierno - che la conseguenza di tutto ciò è che la destinazione delle partecipazioni azionarie, delle attività dei beni, dei patrimoni, del personale e delle pertinenze rivenienti delle aziende termali ex EAGAT, vengano anche trasferite alle regioni.
Il trasferimento alle regioni e alle provincie autonome (che possono a loro volta cedere, in tutto o in parte, le partecipazioni ai beni e ai patrimoni ai comuni interessati) è condizionato - e su ciò voglio assicurare il collega Acierno - al piano di rilancio delle terme che le regioni interessate dovranno presentare al ministro del tesoro. Il piano dovrà prevedere tutti gli interventi, le risorse e i tempi di realizzazione con un preciso impegno, sempre da parte delle regioni interessate, a risanare le passività dei bilanci delle società termali.
Questa condizione consentirà di non determinare oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato.
Nell'articolo aggiuntivo si prevede - lo ricordo sempre al collega Acierno - che le regioni e le province autonome potranno attivare forme di gestione attraverso società a capitale misto pubblico o privato o attraverso affidamento a privati.
Questa previsione non vuole essere, evidentemente, una ingerenza nell'autonomia regionale. D'altronde nelle audizioni che abbiamo realizzato con i rappresentanti delle regioni e degli enti locali è stata


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fortemente sottolineata l'esigenza di superare una mera gestione burocratica delle aziende termali, che sono invece da considerarsi un investimento economico, produttivo, aziendale e di sviluppo. Per ciò stesso la gestione dovrà essere fortemente manageriale ed imprenditoriale.
È necessario superare la situazione di incertezza legislativa che ha fino ad oggi, purtroppo, bloccato ogni intervento su queste aziende.
Certo, con l'articolo aggiuntivo riconosciamo pienamente il ruolo, le funzioni, le competenze alle regioni, alle quali affidiamo doverosamente anche il patrimonio, sottolineando che esiste oggi nel nostro paese l'esigenza forte di una maggiore unitarietà e diversificazione qualitativa dell'offerta termale, se vogliamo non solo sopravvivere ma vivere bene sul mercato estero.
L'approvazione di questo articolo aggiuntivo è il segnale di una forte attenzione del Parlamento a valorizzare il patrimonio termale e pubblico accanto a quello privato che in questo paese svolge una funzione importantissima, per inserirlo in una politica di rilancio turistico e culturale delle città e di tutto il paese nel quale sono disseminate le oltre 300 stazioni termali e per rafforzare l'impegno a superare la crisi che - ahimè - ne ha bloccato lo sviluppo. Ciò attraverso - lo ripeto - il pieno coinvolgimento e riconoscimento del ruolo e delle competenze delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ostillio. Ne ha facoltà.

MASSIMO OSTILLIO. Presidente, intervengo molto brevemente per annunciare il voto favorevole dei deputati del gruppo del CCD-CDU su questo articolo aggiuntivo, anche se l'inserimento in questo provvedimento più generale forse crea qualche problema di organicità. La norma tenta comunque di risolvere il problema annoso della proprietà e della gestione delle terme ex EAGAT.
La mancata soluzione della questione negli anni passati è costata molto al bilancio dello Stato ed anche in termini di risorse professionali che l'IRI ha speso per gestire le terme. Purtroppo ha portato anche al depauperamento del patrimonio e dei beni delle terme ex EAGAT, mancando anche i necessari investimenti per riuscire a migliorare la situazione del settore.
La nostra posizione favorevole si esprime anche nel timore di vedere affidato alle regioni e agli enti locali un ruolo di imprenditore che invece avremmo apprezzato per soggetti privati. In questo senso avremmo preferito che il dispositivo previsto nel terzo comma di questo articolo aggiuntivo fosse meno timoroso: esso prevede, infatti, la mera possibilità di affidarsi a società miste e a privati. Avremmo preferito meno pubblico e un più ampio obbligo di affidare la gestione a soggetti privati dotati di adeguata esperienza e di know-how.
Il comma 4, che condividiamo, ricalca e potenzia i meccanismi previsti dal decreto-legge n. 332 del 1992 in materia di dismissioni e di privatizzazione.
Infine, come deputato pugliese, mi preme sottolineare che nell'ambito di questo articolo aggiuntivo trova finalmente soluzione anche l'annosa questione del centro ittico tarantino-campano, con un ruolo primario e la piena responsabilizzazione della regione e quindi degli enti locali.
Credo che molto bisognerà fare anche in termini di norme applicative di questo articolo in materia di utilizzo di advisor da parte del Ministero del tesoro per la migliore valorizzazione degli stabilimenti e delle partecipazioni ex EAGAT.
Per tutte queste ragioni torno a ripetere che i deputati del gruppo del CCD-CDU esprimeranno voto favorevole su questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caccavari. Ne ha facoltà.


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ROCCO CACCAVARI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo della sinistra democratica sull'articolo aggiuntivo 21.07 della Commissione e desidero ricordare la lunga vicenda attraverso la quale, nel confronto avvenuto nelle due Commissioni che si sono occupate della materia, si è finalmente raggiunto il convincimento che questa parte determinante del termalismo italiano - le aziende termali ex EAGAT - aveva bisogno ed aveva diritto ad una risposta.
L'articolo aggiuntivo corregge un andamento forse disordinato e certamente poco economico della gestione delle ex terme, quindi consentirà, con il coinvolgimento delle regioni, delle province e dei comuni, di portare avanti una politica di rilancio delle terme stesse. Queste non solo rivestono una notevole importanza, lo voglio ricordare, dal punto di vista economico in alcune realtà del paese, ma sono anche un riferimento culturale per intere zone. Già da qualche secolo, infatti, la cultura termale rappresenta il riferimento reale delle attività economiche, sociali e culturali di quelle zone.
Richiamo brevemente inoltre la necessità che il rilancio delle terme consenta di recuperare la qualità terapeutica delle acque termali e dei fanghi in quanto l'orientamento attuale della medicina, per fortuna, sposta l'interesse e indirizza maggiormente la ricerca verso la prevenzione che non verso le cure delle malattie; quindi, in ambito preventivo le terme rappresentano sicuramente un punto di riferimento irrinunciabile. Aggiungo che anche per la riabilitazione, nei casi in cui sia necessario intervenire recuperando funzionalità organiche perdute, il termalismo rappresenta un ottimo presidio clinico e terapeutico.
Ricordo inoltre che l'articolo aggiuntivo consente, sbloccando la situazione delle terme ex EAGAT, alle due Commissioni di procedere rapidamente all'approvazione della legge di riordino termale che interessa circa trecento aziende del paese che in molti luoghi, soprattutto in certe zone depresse, costituiscono l'unica fonte di guadagno.
In conclusione, con questo articolo aggiuntivo si favorisce il recupero economico, culturale e terapeutico e pertanto si favorisce il rilancio economico e sociale delle zone in cui si trovano le terme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crucianelli. Ne ha facoltà.

FAMIANO CRUCIANELLI. Signor Presidente, desidero svolgere una breve considerazione perché tanta unanimità potrebbe essere sospetta.
In realtà questo articolo aggiuntivo - e colgo l'occasione per ringraziare il Comitato dei nove per il modo in cui ha lavorato ed il Governo per l'atteggiamento di apertura che ha avuto - rappresenta un grande atto di saggezza da parte del Parlamento e la sua approvazione è una grande prova di sapienza.
Siamo di fronte ad un problema che si sta trascinando da diciannove anni. Ebbene, i problemi si possono anche trascinare; il dramma si determina quando i problemi, oltre a trascinarsi, iniziano a danneggiare anche delle realtà produttive di grandissima importanza come le aziende termali. Questo è uno di quei settori in cui l'Italia era all'avanguardia a livello europeo, mentre oggi corre il rischio di essere marginale.
La scelta che viene fatta oggi, di inserire nel disegno di legge l'articolo aggiuntivo 21.07 della Commissione, rappresenta pertanto un passaggio di grande importanza per queste realtà ed è anche una scelta di buon senso, dal momento che risolviamo un problema annoso e lo facciamo con grande equilibrio.
Con questo articolo aggiuntivo non ci si occupa solo delle terme ma anche del deficit delle stesse. Quindi, per il Tesoro questo tipo di scelta è anche uno sgravio, non un regalo come talora si è detto. Ci si libera di qualcosa che stava diventando ormai un peso, mentre per le regioni, per le comunità locali e per l'imprenditoria


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locale, in primo luogo per quella privata - e sono molto sensibile a quanto è stato detto anche dal collega di forza Italia -, questa normativa rappresenta una grande occasione per il rilancio produttivo di un settore d'Italia.
Quindi non posso che ringraziare ulteriormente la Commissione e il Comitato dei nove, che hanno dimostrato tanta saggezza, nonché il Governo, che ha dimostrato una apertura dopo una discussione che è andata avanti per un anno e che finalmente ha trovato una soluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.

ANTONIO SAIA. I deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti voteranno a favore di questo articolo aggiuntivo, pur manifestando alcune perplessità in riferimento ai commi 3 e 4. Abbiamo sempre esercitato pressioni sul Governo affinché cedesse gratuitamente ai comuni, alle regioni e agli enti locali la gestione delle terme, che rappresenta un elemento fondamentale per l'economia di talune regioni. Originariamente sembrava che il passaggio dovesse avvenire in modo improvviso, ma il contenuto dei primi due commi di questo articolo aggiuntivo ci tranquillizza da questo punto di vista.
Come ho già detto, nutriamo qualche perplessità in relazione ai commi 3 e 4, che appaiono piuttosto vaghi in quanto affermano che la gestione di queste terme potrà essere fatta mediante società miste, pubbliche o private, o addirittura attraverso la concessione a privati. Su questo punto vorremmo un impegno del Governo a sorvegliare l'operato delle regioni e degli enti locali affinché, anche nell'eventualità di una gestione demandata a privati, vi sia il rispetto di talune regole.
Pur mantenendo tali perplessità, ribadisco il voto favorevole dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valensise. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VALENSISE. Anche i deputati del gruppo di alleanza nazionale voteranno a favore di questo articolo aggiuntivo alla cui costruzione hanno in piccola parte contribuito. La meraviglia è che non si sia provveduto prima a chiamare in causa le regioni. Ci auguriamo d'ora in poi esse possano dare luogo ad un'applicazione virtuosa di questa norma che trasferisce loro un patrimonio per il quale lo Stato ha avuto un esborso di decine di milioni senza alcun frutto per i cittadini. Rivolgiamo pertanto il nostro augurio alle regioni.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Vorrei precisare - modificando il parere precedentemente espresso - che sull'articolo aggiuntivo 21.07 (nuova formulazione) della Commissione il Governo si rimette all'Assemblea da una parte valutando (e credo sia incontestabile) che in base all'articolo 117 della Costituzione (competenze regionali in materia di acque minerali e termali, turismo e industria alberghiera, assistenza sanitaria) c'è una chiara competenza delle regioni, peraltro riconosciuta dai decreti del 1977; e dall'altra ritenendo che questo testo non elimina del tutto il rischio che lo Stato debba provvedere alle aziende termali in difficoltà economiche. Certamente era difficile risolvere in questa sede un problema del genere ed è questo il motivo per il quale il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania esprimerà un voto di astensione in relazione a questo articolo aggiuntivo perché, pur soddisfatti della cessione delle aziende


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ex EAGAT, non condividiamo il metodo seguito di inserire una proposta di questo genere all'interno di un provvedimento complesso come quello di cui stiamo discutendo, tanto più che in Commissione era stato raggiunto un accordo sulle modalità di cessione di tali aziende.
Un po' di discussione in più non sarebbe stata inutile per definire nel dettaglio e più accuratamente le modalità di cessione stessa delle aziende. In particolar modo, non ci convincono i termini - poiché ci paiono troppo stretti - che vengono fissati in questo articolo aggiuntivo, entro i quali le regioni dovranno presentare i progetti per la ristrutturazione e il ripianamento di eventuali debiti.
Sottolineo, poi, che non è stato affrontato un altro argomento fondamentale sul quale nelle Commissioni riunite si è discusso più volte: mi riferisco alla eventualità di un passaggio diretto ai comuni nel caso di comuni nei quali l'attività termale fosse parte integrante dell'attività produttiva degli stessi. Questo argomento - lo ripeto - non solo non è stato affrontato, ma viene anche messo alla «griglia» obbligatoria del passaggio alla regione, che poi potrà decidere un'ulteriore cessione ai comuni. Non approviamo questo metodo sulla base del quale, spesso e come già è avvenuto nel passato, si affrontano i problemi: si esaminano in Commissione, vengono espresse posizioni estremamente diversificate e articolate e però, nel momento in cui si potrebbe raggiungere una comunità di intenti e verificare la possibilità di predisporre un documento, un progetto, una legge in grado di esaurire veramente tutti gli argomenti riguardanti tale materia, ci troviamo immancabilmente «preceduti» in aula da un provvedimento che non è assolutamente esaustivo e preciso come noi vorremmo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 21.07 (nuova formulazione) della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 367
Votanti 346
Astenuti 21
Maggioranza 174
Hanno votato 342
Hanno votato no 4
(La Camera approva).

Sono stati presentati i seguenti ordini del giorno: Zeller ed altri n. 9/2699/1, Caveri ed altri n. 9/2699/2, Frattini n. 9/2699/3, Rebuffa ed altri n. 9/2699/4, Stucchi n. 9/2699/5, Cavaliere n. 9/2699/6, Luciano Dussin n. 9/2699/7, Bianchi Clerici n. 9/2699/8, Fontanini n. 9/2699/9, Fontan n. 9/2699/10, Napoli ed altri n. 9/2699/11, Melograni ed Aprea n. 9/2699/12, Aprea n. 9/2699/13, Michelini ed Aprea n. 9/2699/14, Gazzara ed Aprea n. 9/2699/15, Di Bisceglie ed altri n. 9/2699/16, Garra e Frau n. 9/2699/17, Serra e Garra n. 9/2699/18, Bielli e Altea n. 9/2699/19, Nappi ed altri n. 9/2699/20, Fioroni ed altri n. 9/2699/21, Lumia ed altri n. 9/2699/22, Santandrea ed altri n. 9/2699/23, Rodeghiero ed altri n. 9/2699/24, Di Rosa ed altri n. 9/2699/25, Piscitello ed altri n. 9/2699/26, Duilio n. 9/2699/27, Borrometi ed altri n. 9/2699/28, Siniscalchi ed altri n. 9/2699/29, Servodio ed altri n. 9/2699/30, Rizzi ed altri n. 9/2699/31, Ciapusci ed altri n. 9/2699/32, Santandrea ed altri n. 9/2699/33, Sbarbati ed altri n. 9/2699/34, Danieli ed altri n. 9/2699/35 e Mantovano ed altri n. 9/2699/36 (vedi l'allegato A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 89 del regolamento, in quanto riguardanti materia estranea all'oggetto del provvedimento in esame, gli ordini del giorno:
Stucchi n. 9/2699/5, Cavaliere n. 9/2699/6, Luciano Dussin n. 9/2699/7, Bianchi Clerici n. 9/2699/8 e Mantovano ed altri n. 9/2699/36, che contengono impegni per il Governo in ordine ad iniziative


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di revisione della disciplina dell'immigrazione, materia sulla quale il disegno di legge n. 2699 non interviene, escludendola anzi espressamente dalle competenze trasferite alle regioni e agli enti locali.

Avverto inoltre che l'ordine del giorno Piscitello ed altri n. 9/2699/26 è precluso dalla reiezione dell'emendamento Piscitello 21.74.
Avverto infine che l'ordine del giorno Santandrea ed altri n. 9/2699/23 è stato ritirato dai presentatori.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zeller ed altri n. 9/2699/1, poiché coincide con l'indirizzo più volte espresso dal Presidente del Consiglio. Il Governo accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Caveri ed altri n. 9/2699/2, precisando che tra i soggetti ai quali l'esecutivo dovrebbe rivolgere un richiamo formale vi sono enti pubblici nei confronti dei quali lo può fare, ed altri che sono società per azioni alle quali, al massimo, può rivolgere nelle forme previste dall'ordinamento delle indicazioni di indirizzo.
Il Governo accetta come raccomandazione l'ordine del giorno n. Frattini n. 9/2699/3. Sottolineando che l'individuazione dei comparti è materia contrattuale, il Governo può dare indicazioni in questo senso ma poi, ovviamente, l'ARAN e i sindacati dovranno precisarlo in sede contrattuale.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Rebuffa ed altri n. 9/2699/4, il Governo non accetta la prima parte del dispositivo sottolineando che i termini per presentare proposte alla Commissione bicamerale sono scaduti; e quindi, anche volendo, il Governo non potrebbe presentare disegni di legge per la bicamerale. Accoglie, invece, come raccomandazione - potrei dire anche «accoglie» - la seconda parte.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fontanini n. 9/2699/9 e non accetta l'ordine del giorno Fontan n. 9/2699/10 perché, a differenza del precedente, la soluzione prevista per la copertura degli oneri finanziari è troppo rigida.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Napoli ed altri n. 9/2699/11. Personalmente, mi permetto di complimentarmi con i presentatori, perché esso sembra esprimere bene l'indirizzo del Governo.

PRESIDENTE. Non so se la cosa faccia piacere!

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo accoglie solo come raccomandazione l'ordine del giorno Melograni e Aprea n. 9/2699/12, anche per la formulazione con la quale è stato redatto. Il Governo non accoglie l'ordine del giorno Aprea n. 9/2699/13 sia per il modo in cui è formulato sia in considerazione delle votazioni precedenti. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Michelini e Aprea n. 9/2699/14 e Gazzara e Aprea n. 9/2699/15.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Bisceglie ed altri n. 9/2699/16.

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garra e Frau n. 9/2699/17.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Il Governo accoglie gli ordini del giorno Serra e Garra n. 9/2699/18, Bielli e Altea n. 9/2699/19 e Nappi ed altri n. 9/2699/20. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Fioroni ed altri n. 9/2699/21, con la precisazione già fatta rispetto all'ordine del giorno Frattini n. 9/2699/3 riguardo al


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rapporto con la contrattazione. Inoltre, il Governo accoglie l'ordine del giorno Lumia ed altri n. 9/2699/22.

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Rodeghiero ed altri n. 9/2699/24.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Il Governo accoglie gli ordini del giorno Di Rosa ed altri n. 9/2699/25 e Duilio n. 9/2699/27.

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borrometi ed altri n. 9/2699/28.

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Siniscalchi ed altri n. 9/2699/29, il Governo non ritiene di poter accogliere la parte che interviene sulla questione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali, mentre accoglie la restante parte dell'ordine del giorno come raccomandazione, ritenendo che debba essere coordinata all'intervenuta approvazione degli emendamenti Corsini e Frattini all'articolo 11.

PRESIDENTE. Per capirci, nella parte dispositiva il Governo non accoglie l'ultima parte del primo periodo, mentre accetta come raccomandazione la restante parte?

FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Dal punto di vista del Governo, sì. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Servodio ed altri n. 9/2699/30, salvo l'ultima riga, dalle parole «e dalla riserva di competenze statali», perché nel comma 6 dell'articolo 1 non c'è una riserva di competenze statali. Però, siccome si tratta della parte delle motivazioni, il Governo ritiene, se i presentatori sono d'accordo, che eliminando questa parte rimarrebbe comunque integra la portata impegnativa dell'ordine del giorno.

GIUSEPPE TOGNON, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica. Il Governo non può accogliere l'ordine del giorno Rizzi ed altri n. 9/2699/31, perché il primo punto è stato affrontato in altra sede con un decreto attuativo del Presidente del Consiglio dei ministri, mentre sul secondo punto la legge n. 390 del 1991 stabilisce criteri diversi.

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo non accoglie l'ordine del giorno Ciapusci ed altri n. 9/2699/32, perché la natura e le finalità degli interventi perequativi indicati nel testo del disegno di legge vanno in una direzione diversa. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Santandrea ed altri n. 9/2699/33, mentre accoglie l'ordine del giorno Sbarbati ed altri n. 9/2699/34.
L'ordine del giorno Danieli ed altri n. 9/2699/35 è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Dopo le dichiarazioni del Governo, chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.
Onorevole Zeller, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/1, accolto dal Governo?

KARL ZELLER. Non insisto per la votazione, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Detomas, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caveri ed altri n. 9/2699/2, accolto come raccomandazione?

GIUSEPPE DETOMAS. Non insisto per la votazione, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Frattini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/3, accolto come raccomandazione?


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FRANCO FRATTINI. Non insisto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Frattini, sul successivo ordine del giorno Rebuffa ed altri n. 9/2699/4, su cui il Governo chiedeva una valutazione separata, intende svolgere qualche considerazione?

FRANCO FRATTINI. Sì, signor Presidente.
La questione è di grande rilevanza. L'ordine del giorno n. 9/2699/4 ha l'obiettivo di consentire che in tutte le regioni italiane, anche in quelle a statuto speciale, il principio della sussidiarietà e del decentramento ai comuni abbia il medesimo valore che assume nelle regioni a statuto ordinario.
L'osservazione del ministro, secondo cui il termine per le proposte alla bicamerale è scaduto, evidentemente si supera: quando si parla - interpreto il mio pensiero - di «proposte idonee» nel corso dei lavori della Commissione bicamerale, ben può essere che il Governo, se è convinto di questo principio, nel corso dei lavori, non presentando un disegno, si attivi però affinché la riforma della Costituzione preveda un uguale principio di sussidiarietà in ogni area del territorio italiano.
Nell'ordine del giorno, inoltre, si legge «nelle sedi proprie», quindi non necessariamente nella Commissione bicamerale.
A me interessa il principio. Se crediamo alla sussidiarietà, credo che questa debba valere in ogni parte del territorio italiano: i sindaci di Bolzano, di Trieste o di Palermo debbono poter contare sulle medesime competenze decentrate del sindaco di Roma.

ALBERTO LEMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Colleghi, non so se tutti abbiamo presente che siamo in fase di esame degli ordini del giorno e, quindi, che sul complesso degli ordini del giorno si può intervenire una sola volta.
Prego, onorevole Lembo.

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, intervengo proprio sul complesso degli ordini del giorno anche perché volevo chiedere un chiarimento su uno degli ordini del giorno e proporre, prima della votazione, l'introduzione di qualche miglioramento in un altro.
Il chiarimento riguarda l'ordine del giorno Bielli ed Altea n. 9/2699/19 e penso possa essermi fornito anche dal Governo, dal momento che quest'ultimo ha dichiarato di accoglierlo.
Questo lungo ordine del giorno prevede, al terzo capoverso, l'unificazione in un organismo unitario di varie strutture di controllo esistenti nel campo della prevenzione e della repressione delle frodi alimentari ed impegna il Governo, nell'attuazione della delega di cui all'articolo 11, comma 1, lettera a), a perseguire l'obiettivo di ridefinire il riordino, la fusione e la soppressione di organismi appartenenti a ministeri, enti, associazioni ed agenzie.
Vorrei chiedere al Governo se in questa dizione, estremamente ampia, siano da ritenersi compresi anche i controlli che sono posti in atto da parte delle associazioni dei produttori e in particolare degli organi di vigilanza e di tutela dei consorzi di tutela (faccio riferimento, in particolare, ai consorzi di tutela per la protezione dei prodotti tipici italiani). Se, infatti, vi fossero ricompresi andremmo contro norme ed indicazioni comunitarie ed inoltre stravolgeremmo una realtà che esiste in Italia da molto tempo (in qualche caso abbiamo addirittura precorso i tempi nei confronti delle norme comunitarie).
Sappiamo (non solo noi ma anche altri colleghi che della questione si sono occupati nella scorsa legislatura) che questi consorzi di tutela sono stati nell'occhio del ciclone per quanto riguarda i rapporti con il Garante per l'anti-trust. Noi riteniamo che tali organismi non possano essere ricompresi nella dizione suggerita e sul punto vorremmo un chiarimento da parte del Governo. Se essi non sono ricompresi, il nostro voto sarà senz'altro a favore dell'ordine del giorno; altrimenti, non possiamo essere d'accordo per le motivazioni alle quali ho accennato brevemente.


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Oltre tutto, credo che in questo modo realizzeremmo una lesione della tutela dei nostri prodotti tipici.
La seconda questione riguarda l'ordine del giorno n. 9/2699/16 dell'onorevole Di Bisceglie, accolto come raccomandazione dal Governo, nei confronti del quale dobbiamo sollevare rilievi poco più che lessicali. Chiederei al collega se al primo capoverso, invece di parlare genericamente di risorse inestimabili per il paese, si potesse parlare delle diverse regioni italiane: in questo caso potremmo evitare nella parte che impegna il Governo l'espressione - che non mi sembra molto comprensibile - di «indirizzi di federalismo cooperativo». Se venissero indicate le diverse regioni italiane in premessa, potremmo semplicemente impegnare il Governo a presentare un disegno di legge di riordino complessivo, coerentemente con la delega avuta.
Ci farebbe piacere avere una risposta su questa proposta di correzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mitolo al quale ricordo che il suo gruppo ha ancora a disposizione solo due minuti. Ne ha facoltà.

PIETRO MITOLO. Signor Presidente, intervengo solo per dichiararmi profondamente d'accordo con l'ordine del giorno Rebuffa ed altri n. 9/2699/4; lo sottolineo a nome del consiglio comunale di Bolzano che, anche recentemente, ha ribadito l'esigenza dell'estensione del principio di sussidiarietà e della delega dei poteri da parte della provincia.
Mi pare pertanto opportuno votare a favore di questo ordine del giorno, che chiedo di poter sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Altea. Ne ha facoltà.

ANGELO ALTEA. Signor Presidente, vorrei chiarire brevemente il dubbio sollevato dal collega Lembo e che deriva probabilmente da una formulazione non troppo precisa del nostro ordine del giorno. Naturalmente, non ci riferiamo alle associazioni di tutela richiamate dall'onorevole Lembo, ma in particolar modo ci riferiamo all'ispettorato centrale repressione frodi ed a tutti quegli altri organismi che su base nazionale e regionale, agenzie varie e così via, si sovrappongono nel controllo della qualità degli alimenti e del rispetto delle norme sanitarie nella produzione di prodotti destinati all'alimentazione.
Poiché la frammentazione delle competenze si traduce spesso in una inefficacia dei controlli, noi prevediamo che vi sia un unico organismo a livello nazionale che esegua i controlli.

FRANCO FRATTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Frattini?

FRANCO FRATTINI. Per proporre una riformulazione dell'ordine del giorno Rebuffa ed altri n. 9/2699/4.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, proporrei una riformulazione dell'ordine del giorno che espunga innanzitutto il secondo capoverso della premessa, come richiesto dal Governo, e cioè dalle parole «ritenuto che anche le regioni» fino alle parole «esigenze dei cittadini».
In secondo luogo, per quanto riguarda il dispositivo, dovrebbero essere soppresse le prime quattro righe, dalle parole «a presentare» alle parole «proposte idonee». Rimarrebbe pertanto l'impegno «ad assicurare che in tutti gli ambiti di governo territoriale autonomo sia attuato il principio della sussidiarietà» e così via fino alla fine.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Rebuffa ed altri n. 9/2699/4 come riformulato dall'onorevole Frattini?


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FRANCO BASSANINI, Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. Il Governo accetta l'ordine del giorno come raccomandazione, naturalmente senza dare a questo accoglimento il significato di una critica nei confronti delle regioni a statuto speciale, che tra l'altro sono diverse tra loro e che non sarebbe proprio opportuno che il Governo si permettesse di criticare.

PRESIDENTE. Onorevole Frattini, insiste per la votazione?

FRANCO FRATTINI. Non insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Fontanini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/9?

PIETRO FONTANINI. Non insisto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fontan non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/10.
Onorevole Napoli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/11?

ANGELA NAPOLI. Non insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Melograni e Aprea n. 9/2699/12.

VALENTINA APREA. Non insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/13?

VALENTINA APREA. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/2699/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Vi sono 2 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 344
Votanti 330
Astenuti 14
Maggioranza 166
Hanno votato 96
Hanno votato no 234
(La Camera respinge).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Michelini e Aprea n. 9/2699/14.

VALENTINA APREA. Non insistiamo, Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Gazzara e Aprea n. 9/2699/15.

VALENTINA APREA. Non insistiamo, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Di Bisceglie, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/16?

ANTONIO DI BISCEGLIE. Insisto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Bisceglie ed altri n. 9/2699/16, accettato come raccomandazione dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione:


Presenti 334
Votanti 282
Astenuti 52
Maggioranza 142
Hanno votato 270
Hanno votato no 12
(La Camera approva).

Onorevole Garra, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/17?

GIACOMO GARRA. Presidente, l'autonomia scolastica e l'autonomia didattica in contrapposizione a programmi scolastici esclusivamente ministeriali a me sembrano due realtà tra di loro non molto conciliabili. La conciliazione tra i due principi, entrambi importanti, consiste nel riservare sul monte complessivo delle ore una congrua quota agli insegnamenti opzionali che verranno suggeriti dalle varie unità soggetto di autonomia scolastica, riguardanti le materie di interesse e di cultura locale, che si aggiungono agli insegnamenti curriculari fondamentali.
Nel mio ordine del giorno ho indicato una percentuale pari ad un sesto del monte ore. Sono disponibile ad eliminare tale indicazione, ma mi permetto di insistere per la votazione.

PRESIDENTE. A seguito della modifica proposta dall'onorevole Garra, il Governo intende modificare il parere precedentemente espresso?

GIUSEPPE TOGNON, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica. Il Governo conferma il parere precedentemente espresso, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Garra, insiste per la votazione?

GIACOMO GARRA. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garra e Frau n. 9/2699/17, accettato come raccomandazione dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 339
Votanti 320
Astenuti 19
Maggioranza 161
Hanno votato 85
Hanno votato no 235
(La Camera respinge).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Serra e Garra n. 9/2699/18, Bielli e Altea n. 9/2699/19, Nappi ed altri n. 9/2699/20, Fioroni ed altri n. 9/2699/21, Lumìa ed altri n. 9/2699/22 e Rodeghiero ed altri n. 9/2699/24.
Colleghi, c'è stato un equivoco tra la Presidenza ed il collega Fontan che intende insistere per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/10 mentre mi era sembrato che non lo facesse.
Passiamo pertanto ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fontan n. 9/2699/10, non accolto dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato 108
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).

Onorevole Di Rosa, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/25, accolto dal Governo?


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ROBERTO DI ROSA. No, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/27, accolto dal Governo?

LINO DUILIO. Non insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Borrometi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/28, accolto dal Governo come raccomandazione?

ANTONIO BORROMETI. Non insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Siniscalchi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/29, che, con le correzioni apportate, è stato accolto dal Governo come raccomandazione?

VINCENZO SINISCALCHI. No, Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Servodio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/30, che, con la correzione apportata, è accolto dal Governo?

GIUSEPPINA SERVODIO. Non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/31?

CESARE RIZZI. Sì Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzi ed altri n. 9/2699/31, non accolto dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti 349
Votanti 346
Astenuti 3
Maggioranza 174
Hanno votato 81
Hanno votato no 265
(La Camera respinge).

Onorevole Ciapusci, insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/2699/32?

ELENA CIAPUSCI. Sì Presidente, insisto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciapusci ed altri n. 9/2699/32, non accolto dal Governo.
(Segue la votazione).

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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 343
Maggioranza 172
Hanno votato 103
Hanno votato no 240
(La Camera respinge).

Onorevole Santandrea, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/33?

DANIELA SANTANDREA. Sì, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santandrea n. 9/2699/33, non accolto dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:


Presenti e votanti 340
Maggioranza 171
Hanno votato 100
Hanno votato no 240
(La Camera respinge).

Onorevole Sbarbati, insite per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/34, accolto dal Governo?

LUCIANA SBARBATI. No Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Onorevole Piscitello, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2699/35, accolto dal Governo come raccomandazione?

RINO PISCITELLO. No, Presidente.

PRESIDENTE. È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento. Alcuni colleghi hanno già chiesto di parlare per dichiarazione di voto ed altri hanno preannunciato la presentazione di un testo scritto. L'esempio, quando è buono, trascina: non so se sarà questo il caso! La Presidenza comunque autorizza fin d'ora la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto di quanti ne faranno richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Presenterò il testo scritto, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malgieri. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Il ruolo di opposizione mi costringe a dire alcune cose per non lasciare a metà il discorso iniziato nei giorni scorsi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo per votare è uno di quelli destinati a lasciare un segno profondo nelle istituzioni, e non certo in positivo. Da qui la preoccupazione del gruppo di alleanza nazionale che non se la sente, per i motivi addotti nei giorni scorsi dai nostri deputati intervenuti nel dibattito, di approvare questo disegno di legge.
Emerge infatti dal provvedimento, con sufficiente chiarezza, che esso tende ad inserire nel nostro ordinamento elementi di federalismo possibile, pur tra numerose riserve e contraddizioni.
Ma lo si può fare, si può compiere, ministro Bassanini, un'operazione di tale rilievo, delegando al Governo...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Malgieri. Colleghi, non vi allontanate perché so che gli altri colleghi depositeranno la dichiarazione di voto per iscritto e quindi voteremo fra pochi minuti. Continui pure, onorevole Malgieri.

GENNARO MALGIERI. ...delegando al Governo la facoltà di emanare norme che conferiscano funzioni e compiti alle regioni ed agli enti locali, mentre un'apposita Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, appena varata, si appresta a dare forma e contenuti ad un federalismo sostenibile e compatibile con una forma di governo di tipo presidenzialista?
Di fronte a questo interrogativo, non possiamo fare finta di nulla, come ha fatto il Governo, e ancor più colpevolmente la maggioranza che lo sostiene. Sembra che soltanto l'opposizione si sia accorta, in quest'aula, dell'assurda situazione determinatasi con la presentazione del disegno di legge che da tre giorni stiamo discutendo: vale a dire che il conferimento della delega all'esecutivo sulle materie in esso contenute, svuota, per buona parte, di significato la Commissione bicamerale ed apre un potenziale conflitto al suo interno dal momento che quasi certamente i suoi componenti, nel tentativo di armonizzare i vari elementi


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di federalismo con la forma di governo, fatalmente dovranno anche rimettere le mani nella materia sulla quale ci stiamo pronunciando.
Ricordo a tutti voi che, tempo fa, il ministro Bassanini si ribellò all'idea che i referendum regionali chiesti da alcune regioni si svolgessero durante i lavori della Commissione bicamerale. Era necessario, sostenne - non senza ragione, devo ammettere - evitare sovrapposizioni che avrebbero potuto creare un certo nocumento ai lavori della bicamerale stessa e forse gli stessi referendum si sarebbero svolti in un clima non proprio sereno. Curioso che il ministro Bassanini abbia dimenticato così in fretta quella pericolosa sovrapposizione e che con lui l'abbiano dimenticata i colleghi della maggioranza quando ieri mattina hanno bocciato, con stupefacente disinvoltura, il nostro emendamento con il quale si faceva divieto al Governo di emanare non prima della conclusione dei lavori della Commissione bicamerale quei decreti legislativi necessari a conferire agli enti locali compiti amministrativi!
Nello stesso tempo, mi chiedo, onorevoli colleghi, se sia giusto delegare il Governo a riscrivere sostanzialmente, pressoché integralmente, l'articolo 117 della Costituzione, dandogli la possibilità di inserire elementi normativi sui quali un approfondito dibattito parlamentare sarebbe più che opportuno.
Nel nostro ordinamento l'istituto della delega, regolato dall'articolo 76 della Costituzione, è uno strumento eccezionale e rigorosamente limitato. Nell'occasione presente il Governo viene di fatto delegato a reinterpretare in chiave più o meno federalista regole di ampia portata sulle quali il Parlamento dovrebbe pronunciarsi: ho l'impressione che con questo disegno di legge si vogliano sequestrare, ancora una volta, le prerogative parlamentari, come è stato fatto in occasione della legge finanziaria. Il sospetto dell'incostituzionalità, a questo punto, grava su tutto il provvedimento.
Del resto, un disegno di legge che conferisce ad un Governo la delega ad emanare norme che prefigurano una nuova distribuzione delle funzioni amministrative tra Stato, regioni ed enti locali, si configura come una spoliazione del Parlamento, al quale mi sembra non resti molto di importante su cui legiferare.
Se poi si considera che un altro degli intendimenti del provvedimento è quello di attuare nel nostro ordinamento, per quanto possibile, il principio di sussidiarietà, poc'anzi richiamato dall'onorevole Frattini, per il quale, come si legge nell'articolo 4, la «generalità dei compiti e delle funzioni amministrative» dovrà essere attribuita «ai comuni e alle province (...) attribuendo le responsabilità pubbliche, ove possibile (...) all'autorità territorialmente e funzionalmente più vicina ai cittadini interessati», si comprende quale importante materia venga sottratta al Parlamento.
Non posso tuttavia non rilevare come, in una delega tanto ampia, il Governo non abbia trovato il modo di inserire nel testo del disegno di legge il contenuto dei referendum abrogativi proposti dalle regioni, molti dei quali, proprio oggi, sono stati fatti cadere dalla Corte costituzionale, con un vero e proprio colpo di testa, a dir poco discutibile. La ragione del mancato inserimento, ministro Bassanini, non sarà forse da ricercare nel fatto che la paternità di tali referendum era di regioni guidate dal centro-destra?
Sorvolando sui molti caotici aspetti riscontrabili nel disegno di legge e su cui sono già intervenuti i colleghi Migliori, Menia, Carrara e, limitatamente alle questioni scolastiche, gli onorevoli Napoli ed Aloi, non posso esimermi dal rilevare che non mi sembra giusto, corretto, proficuo, efficace inserire, quasi di soppiatto, elementi di federalismo senza avere ben chiaro il quadro statuale complessivo nel quale si vanno a situare. Mi preoccupa, per esempio, che dal provvedimento venga fuori uno Stato dalle competenze striminzite, talmente leggere da configurarsi come un organismo assolutamente privo di interna autorità; uno Stato svuotato, quasi figura pletorica, cui restano attribuzioni residuali.

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Vi sembra, onorevoli distratti colleghi, che di fronte a questa autentica demolizione dello Stato si possa restare a guardare più o meno rassegnati?
Il federalismo non significa abbattimento dello Stato. E se è vero che è inane pensare, come diceva de Tocqueville, che il potere centrale possa risolvere tutti i problemi della società civile, è altrettanto utopistico immaginare, come ammoniva Hamilton, che le società possono reggersi senza che l'autorità si coniughi con la funzione specifica della stessa autorità.
Dopo la «rivoluzione Bassanini», non sono affatto certo che l'equilibrio tra i poteri sia migliore. Sono però certissimo che intorno ad uno Stato sbiadito prendono a ruotare enti locali appesantiti da competenze ed impreparati di fronte alle nuove necessità.
Un'organizzazione statuale non la si costruisce con le improvvisazioni. E il nostro Stato, complessivamente, nelle sue articolazioni centrali e periferiche, non ha soltanto bisogno di essere riorganizzato, ma rifondato secondo criteri giuridici e politici che non possono essere adottati frettolosamente da un qualsiasi traballante Governo. Questo è compito del Parlamento. Anzi, dei cittadini se la sovranità popolare al giorno d'oggi avesse un senso.
Ho l'impressione che con pericolosa superficialità anche questa volta si faccia ricorso a toppe costituzionali che forse sono peggiori dei buchi che intendono coprire. L'impianto, insomma, del provvedimento, il modo in cui nasce autorizzano perplessità non facilmente superabili. Per questo alleanza nazionale voterà contro il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale-Congratulazioni).

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza - come peraltro già anticipato - la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo delle dichiarazioni di voto finale degli onorevoli Scoca, Frattini, Carazzi, Cananzi, Soda, Manca e De Benetti (Applausi).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Prima di dare la parola al relatore che l'ha chiesta, sottolineando l'importanza del provvedimento vorrei dire che siamo tutti grati al collega Malgieri che ha fatto, come era suo diritto, la sua dichiarazione di voto ma anche agli altri colleghi che le hanno presentate per iscritto.
Desidero ringraziare in modo particolare l'onorevole Frattini, che è stato ministro per la funzione pubblica, il quale ha dovuto affrontare un sacrificio notevole avendo seguito la materia molto attentamente.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare ai sensi del comma 1 dell'articolo 90 del regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, a nome del Comitato dei nove, propongo, ai sensi del comma 1 dell'articolo 90 del regolamento, la seguente correzione di forma da apportare al testo del disegno di legge n. 2699 che si sostanzia nella seguente modificazione: all'articolo 21, comma 3, secondo periodo, sostituire le parole «alle province» con le seguenti «nelle province».

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, ritengo possa rimanere stabilito che è apportata al testo del provvedimento la correzione di forma testé specificata dal relatore per la maggioranza.
(Così rimane stabilito).

Prima di passare alla votazione finale del disegno di legge, chiedo che la Presidenza sia autorizzata a procedere al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).


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Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2699, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Vi è una postazione di voto bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:

S. 1124.- «Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa» (approvato dal Senato) (2699):


Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato 268
Hanno votato no 113
(La Camera approva - Applausi).

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