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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi ad esso presentati (vedi l'allegato A).
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo della sinistra democratica intervengo per esprimere forte contrarietà all'emendamento Napoli 21.2, sostitutivo dell'articolo 21, in quanto la sua approvazione stravolgerebbe il significato dell'autonomia scolastica, così come è stata concepita e tradotta nel testo approvato dal Senato e dalla Commissione affari costituzionali. A supporto della mia dichiarazione, farò alcune riflessioni di natura politica, non addentrandomi negli aspetti tecnici e nella specificità di carattere socio-pedagogico emergenti dal testo, sulle quali, peraltro, abbiamo avuto modo di confrontarci a lungo nelle Commissioni cultura e affari costituzionali.
PRESIDENTE. Onorevole Pinza, lei dovrebbe contribuire all'ordine!
PIERA CAPITELLI. ...di funzionamento del nostro sistema scolastico centralizzato e burocratico non hanno mai esaltato e incentivato, nonostante l'esperienza di democrazia degli organi collegiali e la cosiddetta gestione sociale della scuola.
PRESIDENTE. Colleghi, sono costretto a richiamarvi ancora una volta, la collega non riesce nemmeno a parlare!
PIERA CAPITELLI. Come dicevo, l'inserimento del tema dell'autonomia scolastica
PRESIDENTE. Onorevole Mattioli, sta intervenendo la collega Capitelli!
PIERA CAPITELLI. Dicevo che la proposta di riordino dei cicli è arrivata con una tempestività inedita ed inaspettata; è arrivata a confermare quanto il ministro Berlinguer andava dicendo fin dai primi giorni del suo mandato. L'autonomia scolastica - ha avuto modo di affermare il ministro - non è il solo progetto che abbiamo ed al quale bisogna lavorare; essa è un mezzo essenziale però di un più ampio disegno riformatore ormai inderogabile. Ora questo mezzo è una realtà e da qui finalmente si può partire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Avrei preso la parola dopo il pronunciamento in merito all'accoglimento o meno degli emendamenti all'articolo 21 da parte della Commissione e del Governo. Intervengo adesso giacché il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo ha espresso contrarietà al primo degli emendamenti presentati dal gruppo di alleanza nazionale, con il quale si propone la soppressione dell'articolo 21 e la sua sostituzione con argomenti, a nostro avviso, puntuali e che non intendono continuare a prendere in giro l'intero mondo scolastico.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Al di là della polemica politica, e quindi dell'asprezza del tono usato dall'onorevole Napoli, che testimonia un'autentica passione civile in materia scolastica (sono rispettoso del fatto che ha dedicato tutta la sua esistenza a questo settore), sono grato per le considerazioni che ha svolto.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole ministro. Colleghi, per cortesia!
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. ...ed è stata incapace di rendere omogenea la situazione sul territorio nazionale. Ma ciò avviene anche in materia di occupazione, di funzionalità del potere locale, di amministrazione della sanità, non è un dato solo scolastico.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 21 e sul complesso degli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati, comunico che la V Commissione (Bilancio) ha adottato, in data odierna, la seguente decisione:
PARERE CONTRARIO
sugli emendamenti Napoli 21.1, 21.2, 21,3, 21.4, 21.5, Migliori 21.9, Aprea 21.16, Giovanardi 21.65, Garra 21.18 e 21.19, Migliori 21.10, Garra 21.21, Napoli 21.23, Giovanardi 21.66 e 21.67, Napoli 21.24 e 21.25, Garra 21.26, Bianchi Clerici 21.28, Sbarbati 21.69, Bianchi Clerici 21.70 e 21.77, Piscitello 21.73 e 21.76, Sbarbati 21.34, Aprea 21.36, 21.37, 21.79 e 21.38, Bianchi Clerici 21.80, 21.42, 21.43, 21.49 e 21.82, Aprea 21.40 e 21.41, Giovanardi 21.88, 21.91, 21.92 e 21.93, Piscitello 21.89, Aprea 21.51, Bianchi Clerici 21.52 e 21.54, Sbarbati 21.97, Napoli 21.61 e Giovanardi 21.99, in quanto suscettibili di attenuare o contrastare il processo di decentramento e/o di compromettere gli obiettivi di risparmio e di contenimento della spesa pubblica attesi dal provvedimento;
PARERE FAVOREVOLE
sull'articolo aggiuntivo 21.07, a condizione che il testo sia riformulato in modo da:
NULLA OSTA
sui restanti emendamenti.
Chiedo al relatore per la maggioranza di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati.
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Napoli 21.1, 21.2, 21.3, 21.4 e 21.5, sugli identici emendamenti Migliori 21.6 e Garra 21.7, sugli emendamenti Giovanardi 21.63, Migliori 21.8, 21.9 e 21.10, Garra 21.11, sugli identici emendamenti Bianchi Clerici 21.12 e Garra 21.13, sugli emendamenti Migliori 21.14 e 21.15 ed Aprea 21.16.
PRESIDENTE. I presentatori dell'emendamento Bianchi Clerici 21.32 accettano la modifica proposta dal relatore per la maggioranza?
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Sì, signor Presidente, l'accettiamo.
PRESIDENTE. Sta bene.
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione suggerisce altresì che la modifica sia inserita non al comma 4 ma al comma 9, alla fine della seconda proposizione, dopo le parole «facoltativi o aggiuntivi».
PRESIDENTE. Quindi la modifica aggiuntiva è da riferirsi non al comma 4 ma al comma 9. È così?
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
C'è una postazione bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
C'è una postazione bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 12 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 21 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Migliori 21.6 e Garra 21.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 3 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 6 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 5 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 16 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
MARETTA SCOCA. Mi scusi, Presidente, di che emendamento si tratta?
PRESIDENTE. È l'emendamento Migliori 21.10.
MARETTA SCOCA. Siamo degli umanoidi.
PRESIDENTE. Ha ragione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 21.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 2 postazioni bloccate.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bianchi Clerici 21.12 e Garra 21.13.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. In relazione al mio emendamento 21.12, volto a sopprimere l'avverbio «progressivamente», vorrei precisare che il mio intendimento è quello di trasferire le funzioni dell'amministrazione centrale e periferica della pubblica istruzione secondo una serie di passaggi minuziosamente spiegati nei commi successivi. Se l'intendimento del Governo e della maggioranza che lo sostiene è quello di arrivare all'attribuzione della personalità giuridica e dell'autonomia alle singole istituzioni scolastiche, tale avverbio appare pleonastico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Voglino. Ne ha facoltà.
VITTORIO VOGLINO. Il gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo voterà contro questi emendamenti. Riteniamo infatti
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 2 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 2 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 3 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 21.64 del Governo.
GIOVANNI DE MURTAS. L'articolo in esame - come rilevavano poco fa alcuni colleghi - riguarda la natura e la configurazione dell'autonomia scolastica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che vi sono 5 postazioni bloccate.
È così precluso l'emendamento Migliori 21.17.
Avverto che vi sono 3 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 21.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 32 postazione bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 21.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 10 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Migliori 21.20 e Garra 21.21, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 14 postazioni bloccate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Migliori 21.22.
LUCIANA SBARBATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANA SBARBATI. Presidente, dopo aver approvato l'emendamento 21.65, gli emendamenti 21.18, 21.19 e 21.20 avrebbero dovuti essere considerati assorbiti. Credo che non si sarebbe dovuto procedere alla loro votazione, perché abbiamo abrogato il secondo e il terzo periodo del comma 2.
PRESIDENTE. Onorevole Sbarbati, abbiamo approvato soltanto l'emendamento 21.64. Gli altri sono stati tutti respinti.
LUCIANA SBARBATI. La ringrazio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ci sono 5 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
C'è una postazione bloccata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 6 postazioni bloccate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanardi 21.67.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gran parte di questo provvedimento, comunemente denominato disegno di legge Bassanini, è organicamente riferita ad un processo di semplificazione e di riordino dei rapporti fra Stato ed enti locali e alla materia dell'autonomia. In realtà, come è noto, l'articolo che stiamo discutendo ha inserito all'interno di questa materia quella, per certi aspetti eccentrica rispetto all'argomento principale, dell'autonomia scolastica. Ci siamo soffermati ed anche interrogati in Commissione sul perché di questa scelta: in sostanza, nel disegno riformatore della scuola, che sta procedendo in varie direzioni e con stralci e provvedimenti di tipo diverso, si è voluto anticipare qui il tema dell'autonomia. Ritenevamo scelta più saggia collegare l'autonomia ad un disegno riformatore più vasto, più condiviso, più approfondito. Abbiamo preso però atto della volontà del Governo e della maggioranza di approvare qui, oggi, subito il concetto di autonomia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Presidente, colleghe e colleghi, signori ministri e rappresentanti del Governo, con una «batteria» di emendamenti anche noi di forza Italia, come le altre componenti del Polo, abbiamo riproposto con fermezza e convinzione, in tutte le fasi dell'iter del provvedimento in esame, il tema della parità tra scuole statali e non statali che, in coerenza con il programma elettorale dell'Ulivo, ci saremmo per la verità attesi di leggere fra le disposizioni contenute nell'articolo 21. Se è vero, infatti, che l'autonomia scolastica è un primo passo verso una nuova concezione della scuola, che ritorna ad essere più pubblica e meno statale, non è comprensibile la chiusura dimostrata dal Governo e dalla maggioranza in questa occasione verso forme di destatalizzazione, che avrebbero aperto la strada ad un reale pluralismo dell'offerta educativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Giovanardi che poc'anzi ha invitato alla coerenza: noi saremo coerenti. Per questo, vorrei chiedere al collega di ritirare il suo emendamento 21.67. Lo chiedo senza alcuna strumentalità ma con molta convinzione e sincerità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.
ROLANDO FONTAN. La parola «parità scolastica» in questi ultimi tempi è sulla bocca di molti, come accade più o meno per quanto riguarda la parola «federalismo». Anche oggi siamo arrivati ad un momento di verità rispetto a quanto l'Ulivo e i popolari hanno promesso in campagna elettorale. Ricordo le varie riunioni che si sono avute in periodo elettorale alla presenza dei direttori scolastici con i candidati dell'Ulivo e dei popolari, che assicuravano che si sarebbero impegnati immediatamente per la parità scolastica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.
NANDO DALLA CHIESA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che sul piano del metodo sia incongruo il «taglio» che sta assumendo la discussione in aula. Stiamo per approvare un disegno di legge importante, che riguarda la riforma, la semplificazione della pubblica amministrazione, non stiamo proponendo un disegno generale di riorganizzazione dei rapporti tra Stato e società, tra Stato e mercato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Io credo, caro ministro - mi rivolgo in particolare al ministro Berlinguer -, che con questo emendamento siamo alla resa dei conti. Non ce l'ho con lei; è chiaro che mi rivolgo a lei in qualità di ministro della pubblica istruzione anche con riferimento alle dichiarazioni che ha rilasciato ultimamente. Il discorso dovrebbe comunque essere seguito da tutto il Governo, perché in caso negativo si tratta di un'assunzione di responsabilità che riguarderebbe l'intero Governo e l'eventuale maggioranza politica.
PRESIDENTE. Onorevole Napoli, il tempo a sua disposizione è esaurito.
ANGELA NAPOLI. Concludo, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.
LUCIANA SBARBATI. Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, a differenza degli emendamenti presentati nel corso dell'esame dei documenti finanziari, questa volta l'emendamento dell'onorevole Giovanardi segna un passo in più, almeno in ordine alla logica cui esso si ispira, rispetto all'obiettivo della parità scolastica. Segna un passo in più perché sono state previste condizioni che già nel corso dell'esame della finanziaria dicevamo essere indispensabili per affrontare il problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Murtas. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DE MURTAS. Signor Presidente, francamente continuo a non capire l'ostinazione con la quale da parte di forza Italia, alleanza nazionale e CCD continui ad esprimersi la volontà di collegare in questa maniera il problema dell'autonomia e quello della parità. Non me lo spiego né da un punto di vista culturale né da un punto di vista funzionale; sarei piuttosto portato a spiegarmelo sotto il profilo della volontà politica, ossia di riscrivere surrettiziamente la Costituzione rovesciando alcuni principi essenziali.
VALENTINA APREA. Ma come fai? È all'interno della scuola statale...
GIOVANNI DE MURTAS. Tutti quanti sappiamo che il pluralismo culturale, ideologico e religioso nel nostro paese è storicamente legato allo sviluppo della scuola statale.
VALENTINA APREA. Solo all'interno della scuola statale! È la concezione comunista!
GIOVANNI DE MURTAS. Se fosse stato altrimenti, questo è un concetto culturale elementare (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti)...
PRESIDENTE. Colleghi, sono idee diverse!
GIOVANNI DE MURTAS. Se a suo tempo questa fosse stata l'unica scelta possibile, quella cioè di una scuola privata e confessionale che per sua definizione sottende una scelta di appartenenza e di orientamento ideologico e culturale, non avrebbe concesso la libertà a questo paese (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
GIACOMO STUCCHI. Cuba!
GIOVANNI DE MURTAS. ...e che vede al primo posto l'obbligo dello Stato di istituire scuole di ogni ordine e grado per la diffusione della cultura e dell'istruzione pubblica in questo paese.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi si lasci dire che una materia di questo tipo, che ha tanto appassionato gli italiani in questi decenni, che è supportata da una prescrizione costituzionale e che investe il lavoro di tante persone (soprattutto i nostri ragazzi nelle scuole), merita un'attenzione - se posso permettermi - più puntuale.
CARLO GIOVANARDI. Legga il secondo comma, Presidente! Se non lo legge...
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Al secondo comma c'è un patetico invito a questo Parlamento perché ritorni ad occuparsi della faccenda in un altro momento, che è quanto invece auspicato da una diversa parte politica di questa Assemblea.
PAOLO BAMPO. E la sua controproposta?
ROLANDO FONTAN. Balle!
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Tuttavia persistere sulla linea dello strumentalismo erige un muro più robusto, impedisce la discussione e renderà più difficile che si arrivi ad esaminare l'argomento nella sedes materiae propria, delibando preventivamente in una discussione culturale le punte di arcaicità con le quali oggi si affronta la questione e tornando al cuore del problema, che è quello dell'equipollenza di trattamento dei ragazzi italiani, come prescrive energicamente la nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).
CARLO GIOVANARDI. Auguri!
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. È giusto infatti che il Governo affronti la questione in primo luogo con la maggioranza che lo sorregge, perché proprio in questo modo si determina...
CARLO GIOVANARDI. In Parlamento!
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Onorevoli colleghi, il rapporto fra maggioranza e opposizione non soltanto è un principio politico generale, ma è anche regolarmente e costituzionalmente coperto. Quindi, intendiamo discutere all'interno della maggioranza e poi con l'universo mondo nel paese.
PAOLO BAMPO. Quando?
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Ci sembra questo il modo più proprio di manifestare la volontà di giungere in porto, il modo più proprio di dimostrare l'interesse di non affidare ad interventi eccezionali e forse estemporanei il fragile esito di una operazione che per tanti anni nessuno, né a destra né a sinistra, è riuscito a risolvere nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rinnovamento italiano e di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi, il quale ne ha facoltà per un minuto.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, forse il collega Mattarella e il ministro non hanno letto l'articolo 20 della legge che abbiamo appena approvato, il quale prevede che il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti al Parlamento un disegno di legge in cui si devono tradurre i principi di questo provvedimento. Quindi all'articolo 20 avete fatto quanto sostenete non si possa fare all'articolo 21.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aloi, il quale ne ha facoltà per un minuto.
FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, per la verità ci saremmo attesi da parte del ministro un intervento un po' più pacato...
GIACOMO STUCCHI. E più concreto!
FORTUNATO ALOI. ...sul piano politico, ma soprattutto un intervento che non desse la sensazione che da questa parte,
PRESIDENTE. Onorevole Aloi, la invito a concludere.
FORTUNATO ALOI. La questione che si è manifestata con l'invito al ritiro dell'emendamento Giovanardi 21.67 serve a sfuggire il problema. Per noi, onorevole ministro, questa materia deve essere oggetto di un dibattito approfondito. Lei, onorevole ministro, ha fatto riferimento ad un provvedimento del Governo predisposto al riguardo, ma noi riteniamo che la parità tra scuole statali e non statali possa essere recepita e consacrata da un emendamento che è in sintonia con una materia che avrebbe dovuto trovare una sua trattazione in un provvedimento ad hoc (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
C'è una postazione bloccata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Napoli 21.25 e Garra 21.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 4 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Bianchi Clerici, accetta l'invito a ritirare il suo emendamento 21.27 per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno?
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, avendo già presentato un ordine del giorno piuttosto articolato che riprende il contenuto del mio emendamento 21.27, le chiedo se posso sostituirlo apportando una modifica, nel senso di impegnare il Governo ad attivarsi affinché siano tenute nella massima considerazione le esigenze e le proposte. In tal modo l'ordine del giorno sarebbe più in linea con lo spirito del mio emendamento, che pertanto ritiro.
PRESIDENTE. Onorevole Bianchi Clerici, lei può provvedere a sostituire quell'ordine del giorno con altri due!
C'è una postazione bloccata.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.68.
LUCIANA SBARBATI. Questo è un emendamento che tende a fare chiarezza su un testo modificato in seguito all'approvazione di un emendamento della lega che io stessa ho sostenuto. Voglio richiamare l'attenzione della Commissione sulla seguente espressione: «le deroghe dimensionali saranno automaticamente concesse alle province». È qualcosa che non esiste dal punto di vista della legislazione scolastica e delle procedure amministrative perché il ministro concede la deroga alle istituzioni scolastiche inviandola ai provveditorati. Ecco il motivo per cui ho proposto l'espressione «alle istituzioni scolastiche nelle province in cui...».
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che vi sono 19 postazioni bloccate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.69.
LUCIANA SBARBATI. Avrei voluto che il ministro fornisse qualche precisazione rispetto a quanto ho avuto modo di dire. Ribadisco che il ministero non concede una deroga alla provincia, non è l'ente interlocutore per concedere una deroga. Noi che lavoriamo nella scuola almeno queste cose le sappiamo; se poi nelle leggi vogliamo scrivere delle stupidaggini, procediamo pure in questa direzione!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Avverto che vi sono 3 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Avverto che vi sono 6 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Avverto che vi sono 4 postazioni bloccate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 21.72.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Sono molto grata al relatore per aver espresso parere favorevole sull'emendamento in esame, che tende ad introdurre almeno un «pizzico» di meritocrazia nei criteri che verranno seguiti quando saranno assegnate le dotazioni perequative. Vi è il rischio che queste ultime possano servire tutte alle situazioni più disagiate e più malandate; in questo modo, si penalizzerebbe chi lavora nella scuola e chi dimostra di avere la capacità, la forza e la volontà di lavorare per migliorare il proprio singolo istituto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Ricordo che il successivo emendamento Bianchi Clerici 21.32 deve intendersi riferito al comma 9. Lo voteremo quindi in un momento successivo, come è stato richiesto dal relatore.
Avverto che vi sono 3 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piscitello 21.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ci sono 6 postazioni bloccate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbarbati 21.34. Onorevole Sbarbati, aderisce all'invito a ritirare questo emendamento per trasformarlo in ordine del giorno?
LUCIANA SBARBATI. Sì, signor Presidente, ritiro l'emendamento 21.34.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Sbarbati
LUCIANA SBARBATI. Però, vorrei la cortesia che lei facesse rispondere il ministro, perché ho chiesto per due volte che rispondesse su questioni importanti.
PRESIDENTE. Appena mi suggerisce lo strumento idoneo a costringere il ministro a rispondere, lo metterò in atto.
LUCIANA SBARBATI. L'ho chiesto per due volte!
PRESIDENTE. Onorevole Berlinguer, la pregherei di cambiare postazione in modo che possa vederla.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Desidero cogliere l'occasione per ringraziare sentitamente l'onorevole Sbarbati (Applausi polemici di deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale). È un applauso anche alle buone maniere, presumo.
PRESIDENTE. No, è perché in sostanza le ha dato la parola l'onorevole Sbarbati!
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Da parte di una serie di colleghi vi è un apporto sensibile ed importante al miglioramento del testo ed alla significazione di alcuni problemi particolarmente acuti, in questo caso la questione dell'handicap. Però, vorrei dare una risposta generale.
C'è una postazione bloccata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piscitello 21.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 7 postazioni bloccate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 21.35.
VALENTINA APREA. Presidente, colleghi, signori ministri, rappresentanti del Governo, con il nostro emendamento si fa riferimento al comma 5, che riguarda l'autonomia finanziaria. Ebbene, tale comma ci ha delusi.
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di concludere quella riunione di gruppo!
VALENTINA APREA. Nonostante l'aggiunta proposta dai colleghi del gruppo di forza Italia al Senato al fine di prevedere per le scuole contributi senza vincoli di destinazione, il comma 5 di fatto non prevede alcun tipo di autonomia finanziaria, che pure era stata prevista dal Governo nella formulazione originaria del provvedimento, con la trasformazione delle tasse scolastiche in contributi delle famiglie alle scuole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Voglino. Ne ha facoltà.
VITTORIO VOGLINO. Noi del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo voteremo contro l'emendamento Aprea 21.35, giacché riteniamo che l'istruzione, bene pubblico, non possa dipendere dalle disponibilità economiche di chi accede alla scuola. Altrimenti determineremmo situazioni di palese discriminazione, inaccettabile sia sul piano culturale sia sul piano politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Avverto che l'emendamento Bianchi Clerici 21.77 è stato ritirato dai presentatori.
Vi sono 6 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 9 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.79, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 5 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 7 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 5 postazioni di voto bloccate.
Onorevole Aprea, accoglie l'invito a ritirare l'emendamento 21.40 ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno?
VALENTINA APREA. Sì, Presidente, accolgo l'invito al ritiro, se questa è l'unica alternativa.
PRESIDENTE. Sta bene.
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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 6 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 6 postazioni di voto bloccate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 21.44.
VALENTINA APREA. Presidente, colleghe e colleghi, ministri, con i commi 8 e 9 dell'articolo 21 entriamo, diciamo così, nel cuore dell'autonomia degli istituti scolastici; infatti, in questi commi vengono indicati i criteri generali per la realizzazione dell'autonomia organizzativa e didattica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
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Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 21.82.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che vengano eliminate le parole che si riferiscono ad un «sistema nazionale di istruzione». È una questione già affrontata dal ministro Berlinguer, il quale ha riconosciuto che la situazione all'interno del paese è molto diversa a seconda delle regioni e delle località in cui ci si trova. Il ministro della pubblica istruzione ha però dichiarato la volontà del Governo di porre dei fortissimi paletti di tutela della cultura nazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 4 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 2 postazioni bloccate.
Avverto che gli emendamenti Giovanardi 21.85 e 21.86 sono stati ritirati dai presentatori.
Vi sono 3 postazioni bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.32, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 21.46.
VALENTINA APREA. Presidente, stiamo parlando di autonomia didattica...
PRESIDENTE. Questo era chiaro!
VALENTINA APREA. Prima parlavamo di autonomia organizzativa, ora siamo entrati nel merito dell'autonomia didattica: per noi è molto importante distinguerle, Presidente!
PRESIDENTE. Per tutti, credo, e soprattutto per i ragazzi che devono andare a scuola!
VALENTINA APREA. Sono davvero preoccupanti i limiti tuttora contenuti nel terzo periodo, che determina gli ambiti nei quali potrà esercitarsi l'autonomia didattica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Vi sono 4 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Constato l'assenza dei presentatori dell'emendamento Giovanardi 21.88: si intende che non insistano per la votazione.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Faccio mio l'emendamento, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, il Governo aveva invitato i presentatori a ritirarlo ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Lei è d'accordo?
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. No.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Onorevole Piscitello, accoglie l'invito al ritiro del suo emendamento 21.89?
RINO PISCITELLO. Lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Vi è una postazione di voto bloccata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 11 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 5 postazioni di voto bloccate.
Constato l'assenza dei presentatori dell'emendamento Giovanardi 21.90: si intende che non insistano per la votazione.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Faccio mio l'emendamento, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Vi è una postazione di voto bloccata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.91, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi è una postazione di voto bloccata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.92, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 3 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.93, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 4 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 2 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Vi sono 9 postazioni di voto bloccate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 21.55 e Sbarbati 21.94, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Sono bloccate 3 postazioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
È bloccata una postazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Voglino 21.95, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Sono pertanto preclusi gli emendamenti Giovanardi 21.96 e Bianchi Clerici 21.57.
GIACOMO GARRA. Presidente, ho chiesto la parola!
PRESIDENTE. Onorevole Garra, l'emendamento a sua firma è quello successivo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitelli. Ne ha facoltà.
L'approvazione di un provvedimento sull'autonomia è un grande, eccezionale evento per la scuola italiana, sia perché da molto tempo atteso, sia perché conclusivo di un processo già avviato dal punto di vista culturale e ora anche dal punto di vista normativo. In particolare, ricordo il decreto-legge 12 maggio 1995, n. 163, recante misure urgenti per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e per il miglioramento dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni, che ha introdotto le carte dei servizi della scuola ed istituzionalizzato il progetto educativo di istituto.
Di autonomia si parla da molti anni come di una riforma assolutamente necessaria per cambiare fisionomia a un sistema fortemente centralizzato (e si badi che non lo dico attribuendo al termine «centralizzato» una negatività in sé e per sé), rigido e per ciò assolutamente inadatto a rispondere a bisogni di natura educativa e professionale nuovi e sempre in evoluzione.
Spesso mi sono chiesta come mai, a fronte di una così alta consapevolezza dell'inefficacia del sistema centralizzato, l'autonomia scolastica abbia stentato tanto a decollare ed a tradursi in un testo di legge. Non è stato solo per colpa delle legislature brevi e convulse o del nostro sistema parlamentare, con i suoi iter legislativi lunghi e complessi, ma di profonde resistenze culturali spesso inespresse o mascherate. Può sembrare banale affermare che l'autonomia non è mai decollata perché i tempi non erano maturi, ma a mio avviso è proprio così. L'autonomia si esprime attraverso la cultura e l'etica della responsabilità, che le modalità...
L'autonomia ha come presupposto la volontà di realizzare un processo unitario attraverso una responsabilità dei centri di decisione. Per la sua attuazione, ha bisogno di un contesto politico-istituzionale ben preciso. Finora non poteva essere realizzata perché mancava una condizione fondamentale, che oggi invece c'è: un ampio e unitario disegno di riforma dello Stato, che va nella direzione di un decentramento di poteri e risorse, che ridefinisce compiti e rapporti tra amministrazione centrale e periferica, che riorganizza e riordina le funzioni dei ministeri, delle regioni e degli enti locali. Solo ora, dunque, il processo culturale dell'autonomia scolastica può avere un senso compiuto e perciò un'autentica credibilità e chiara visibilità.
L'aver inserito l'autonomia scolastica nel disegno di legge di delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione...
Onorevole Moroni, le dispiace prendere posto? Onorevole Valpiana, per cortesia!
Prego, onorevole Capitelli.
nel disegno di legge in esame non è stato un escamotage tecnico, non è stata una furbizia per accelerare il suo percorso di realizzazione; è stata una corretta scelta politica. L'autonomia scolastica è infatti parte integrante di quello stesso progetto politico di cui il disegno di legge n. 2699 è l'espressione; si muove nella direzione del federalismo e risponde al bisogno dei cittadini di essere più vicini alle istituzioni, di essere più informati, di partecipare alle decisioni, di controllare servizi che vuole efficienti, efficaci e trasparenti nella gestione. È il progetto dell'Ulivo al quale l'azione del Governo Prodi si ispira e che va gradualmente realizzandosi.
Nel suo contesto naturale finalmente l'autonomia scolastica è stata riconosciuta, identificata, capita ed è per ciò che ora non si conoscono le dure opposizioni, che invece si erano manifestate negli anni passati con aperte reazioni di protesta degli studenti e con l'indifferenza di molti anche fra i migliori e più impegnati docenti.
L'approvazione dell'autonomia non è solo un punto d'arrivo; l'autonomia infatti è al tempo stesso la condizione e lo strumento di un più ampio disegno riformatore della scuola italiana. Nel nostro paese vi è un forte bisogno di un sistema formativo pubblico che promuova vera cultura, quella del sapere e del saper fare, che sappia conciliare le esigenze della cosiddetta istruzione di massa, per usare una terminologia oggi un po' desueta ma efficace, con l'urgenza di formare generazioni di giovani che siano dotati di strumenti culturali in grado di consentire loro di adeguarsi ai ritmi di una società che subisce cambiamenti repentini non solo a livello di strumenti e modi della produzione e dei mercati, ma anche a livello di relazioni.
A tale urgente necessità, quella di un radicale rinnovamento del sistema formativo nazionale, il Governo Prodi, attraverso la fondamentale ma non unica ed isolata azione del ministro Berlinguer, sta dando risposte concrete.
La proposta di riordino dei cicli è arrivata con una tempestività...
Il testo dell'articolo 21 è equilibrato, non risponde a logiche e visioni liberistiche della scuola, ma conferisce alla stessa strumenti flessibili per il suo adattamento a situazioni diverse attraverso il metodo della ricerca e della verifica dei risultati.
Non vi è traccia nel testo di incentivazioni alla concorrenza tra le scuole, ma vi sono elementi di valorizzazione della programmazione dell'offerta e della differenziazione della stessa sul territorio nonché della cooperazione tra scuole.
La diversità o, meglio, la diversificazione è intesa come un valore, come fattore di qualità e sviluppo. È una diversità nelle modalità di realizzazione degli obiettivi, non di finalità e di standard di qualità da raggiungere, che invece restano unitari. Nel testo tanto meno vi è traccia di una spinta all'autonomia finanziaria, che avrebbe potuto tradursi in discriminazione tra scuole fortemente differenziate tra loro secondo il livello socio-economico dei frequentanti.
Non fa il suo ingresso nel testo nemmeno il tanto temuto preside manager; esso, infatti, è ben lontano dal valorizzare e dall'incentivare elementi della cultura aziendalistica che, pur non essendo completamente estranea alla scuola, certamente non ne rappresenta gli interessi prioritari.
Complessivamente vi è una valorizzazione di tutte le figure professionali; con
l'autonomia avranno dei vantaggi sia i docenti, che finalmente potranno essere impiegati in modo sistematico anche in attività non di insegnamento, ma strettamente collegate con il progetto educativo, sia il capo istituto, al quale correttamente viene attribuita la qualifica dirigenziale con una normativa che vuole esaltare la specificità professionale, evitando di assimilarlo alla dirigenza amministrativa.
Signor Presidente, signor ministro, colleghi, la sinistra democratica esprime soddisfazione perché si concretizza oggi, attraverso l'articolo 21, l'autonomia scolastica. È un giorno importante per la scuola italiana e per il nostro paese; è l'avvio di un processo riformatore che farà - speriamo - riconciliare i cittadini con le istituzioni scolastiche (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
È bene chiarire una volta per tutte, per chi ha seguito il dibattito in Commissione ed in Assemblea, in particolare sull'articolo 21, e per chi non l'ha fatto, che alleanza nazionale non è assolutamente contraria al varo dell'autonomia scolastica, ma all'accoglimento di un'autonomia scolastica che abbia tale denominazione. Tutto il disegno di legge che da due giorni stiamo esaminando in quest'aula sta ponendo questioni che determineranno forti perplessità nella vita amministrativa del nostro paese, ma non è possibile fare chiarezza sull'intero contenuto dell'articolo al nostro esame.
L'autonomia scolastica, così denominata nell'articolo, non è altro che l'applicazione dell'autonomia amministrativa prevista dall'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, alle scuole che a tutt'oggi non ce l'hanno.
Sfido chiunque a voler affermare che questo articolo vara l'autonomia scolastica di fronte alla non previsione, all'assoluta assenza di stanziamenti finanziari affinché l'autonomia scolastica possa realmente essere avviata.
Si tratta di una autonomia che viene prevista a costo zero. Vorrei sapere con quale criterio si possa garantire la partenza in modo egualitario di tutte le scuole, con quale criterio si possa varare questo tipo di autonomia senza prevedere la suddivisione delle scuole in serie A e serie B, se le scuole stesse non sono messe in pari condizioni di partenza.
E allora, non è pensabile parlare di autonomia scolastica a costo zero; non è pensabile parlare di autonomia scolastica inserendo la stessa in un provvedimento che nulla ha a che fare con la vera applicazione dell'autonomia scolastica. Non è pensabile che si possa parlare di vera autonomia scolastica se non prevedendo contemporaneamente la riforma di tutti gli organi collegiali, la creazione di sistemi di controllo (perché l'autonomia scolastica non determini sperequazioni tra i diversi istituti) e una riforma dell'intero ministero; non si può parlare di autonomia scolastica solo inserendo la clausola che per la stessa è prevista la libertà di scelta delle famiglie quando si sa benissimo che non esiste - perché non vi è volontà alcuna nel disegno di legge al nostro esame - nessuno strumento legislativo che consenta realmente l'attuazione della parità scolastica, cioè che consenta realmente questa libertà di scelta da parte delle famiglie.
E allora, dobbiamo smetterla di prenderci in giro! Il ministro Berlinguer, nelle sue comparse in televisione o sulla stampa, sta mostrando una realtà delle cose sotto una luce che non è quella vera.
E ce ne accorgeremo quando le scuole si troveranno a «cozzare» contro la mancanza di servizi adeguati, contro l'inefficienza degli enti locali, che con l'intero disegno di legge al nostro esame saranno investiti di incarichi ai quali non so come potranno dare esecuzione, che si ritroveranno sulle spalle la responsabilità di dover garantire il funzionamento degli istituti scolastici attraverso l'autonomia e non potranno farlo perché già sufficientemente privati delle risorse finanziarie. È inutile che ci prendiamo in giro!
Potremo passare alla storia forse solo perché con l'attuale ministro della pubblica istruzione siamo riusciti ad inserire, ma solo a parole - e lo ripeto, solo a parole - l'autonomia scolastica in un disegno di legge; passeremo alla storia, ma solo perché non sarà garantita la qualità dell'insegnamento, l'uguaglianza delle varie istituzioni scolastiche.
Non ho ancora ricevuto alcuna risposta da parte del Governo alle domande che ho posto in Commissione e in Assemblea e che chiedevano un minimo di garanzia. Vorrei sapere dal ministro della pubblica istruzione e dal ministro Bassanini (che è l'estensore dell'intero disegno di legge che stiamo esaminando) quale garanzia viene data alle scuole che non riusciranno ad attuare l'autonomia secondo criteri che, guarda caso, verranno determinati e gestiti dallo stesso ministro della pubblica istruzione. Vogliamo sapere che cosa faranno le scuole che non riusciranno a diventare autonome e con quali mezzi di controllo si eviterà che l'applicazione dell'autonomia scolastica crei sperequazione tra i vari istituti.
Il ministro Berlinguer e il ministro Bassanini conoscono benissimo la situazione degli istituti scolastici del Mezzogiorno e delle aree depresse in genere. Vista la conoscenza della situazione reale, sfido questi ministri a garantire che non vi sarà sperequazione tra i vari istituti scolastici nonché tra il personale docente e quello direttivo. Sulla base di quanto è previsto dal disegno di legge in esame, che è stato modificato in maniera estremamente sommaria e confusa in Commissione affari costituzionali, non so se la scuola italiana, che è stata il vanto millenario della nostra nazione, potrà diventare davvero competitiva a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Chiedo di parlare.
La dialettica Parlamento-Governo e maggioranza-minoranza è naturale; tuttavia l'onorevole Napoli ed i colleghi mi consentano un tentativo non di edulcorare o di sbiadire ma di cogliere la sostanza profonda di quanto viene affermato. Il ministro è consapevole fino in fondo del rischio che l'autonomia comporta. Il Governo è consapevole fino in fondo del fatto che l'introduzione di una cornice istituzionale diversa, che accentua libertà e responsabilità nelle scuole, nelle istituzioni scolastiche, trova di fronte a sé un paese già oggi diverso e differenziato e gradi di evoluzione dell'attività scolastica innegabili. C'è già un regime fortemente accentrato ed eterodiretto della scuola italiana, alcune scuole sono divenute più evolute ed altre versano in una situazione di maggiore difficoltà. Nel nostro paese, al nord e al sud, vi sono scuole con un elevato processo di informatizzazione, dotate in misura rilevante di sussidi didattici audiovisivi, e scuole che invece non dispongono di tutto questo. Ci sono regioni in cui non vi è carenza ma sovrabbondanza di aule per ragioni demografiche e regioni nelle quali invece vi sono ancora i
doppi turni; in alcuni casi la dispersione scolastica è un fenomeno minimo, in altri drammatico.
Un'amministrazione scolastica fortemente accentrata e con elementi di burocratismo preoccupanti è un velo pietoso sulle diversità esistenti...
Continui pure.
Il problema che noi ci siamo posti è se conservare un regime accentrato potesse salvaguardare o produrre effetti di omogeneità; la risposta è stata «no» e i risultati sono la dimostrazione di ciò.
Subentra allora un altro aspetto - che mi pare rappresenti la preoccupazione di alcuni colleghi in quest'aula -, se la soluzione dell'autonomia non rischi di accentuare tale divario. L'opinione del Governo è esattamente opposta, perché la soluzione dell'autonomia è obbligata; oggi infatti la rivitalizzazione del corpo scolastico riposa sulla necessità di sprigionare energie e risorse dentro la scuola, finora risultate compresse da un regime eterodiretto e rigido. Soltanto margini di autogoverno, di autodeterminazione, di autoresponsabilizzazione - bene inteso, con fortissimi paletti di tutela della cultura nazionale e della mobilità del personale diplomato, riconoscendo la stessa valenza al diploma conseguito a Palermo o a Milano - costituiscono la misura istituzionale (non programmatica, non di contenuto, non di riforma dei cicli, che appartengono ad altra sedes materiae) che ci dà la possibilità di sprigionare risorse ed energie e che dà ai docenti, ai dirigenti scolastici, ai movimenti degli studenti la possibilità di dire qualcosa, di governarsi in parte da sé, di interloquire con la società circostante, di aprire un dialogo con il mondo del lavoro o con quello degli enti locali.
L'autonomia rappresenta quindi un passaggio obbligato e questo dato è stato registrato nel dibattito con tutte le forze politiche. La discussione si incentra su come attuarla. A tale proposito non possiamo pensare che dipenda solo dall'autonomia il fatto che una scuola abbia il suo adeguato edificio, il suo computer o il suo sussidio audiovisivo, o la mensa scolastica perché la palestra, il computer, l'edificio scolastico, l'aggiornamento degli insegnanti sono necessari sia in regime di autonomia sia nel precedente regime.
Il collegamento di questi due fatti non è dunque proprio, non è congruo. Si può dire che non il fatto di avviare l'autonomia, ma di avviare una riforma profonda, per esempio, dell'elevamento dell'obbligo, dell'aumento della scolarizzazione, abbia un costo, ma ciò non attiene specificamente all'autonomia. Anche l'autonomia costa, ma nel riequilibrio, nella destinazione di fondi perché le scuole più ricche o inserite in un hinterland non accelerino il loro processo di emancipazione rispetto alle altre scuole. Ma per questo il disegno di legge prevede come elemento di importanza radicale il riequilibrio con fondi statali a ciò destinati. Rispetto a questo rischio abbiamo dunque voluto configurare un primo elemento di anticorpo.
Come ho già fatto in Commissione, vorrei richiamare l'attenzione di quest'aula sul fatto che abbiamo previsto il decollo del processo di autonomia individuando elementi di gradualità; abbiamo introdotto il concetto che lo sviluppo dell'autonomia avviene mano a mano che crescono le situazioni usando persino - Bassanini mi ha perdonato - un termine non giuridico, ma di puro indirizzo, «mano a mano», che indica la progressività nell'attuazione. Non arriveremo ad una omogeneità di attuazione di autonomia contemporaneamente su tutto il territorio nazionale. Dovremmo passare attraverso il dimensionamento quantitativo e prevediamo nel disegno di legge la
formazione del personale e l'analisi delle realtà territoriali, sociali ed economiche delle singole istituzioni scolastiche per l'adozione dei conseguenti interventi perequativi.
Questo concetto è stato da ultimo inserito proprio dalla Commissione per rafforzare quello che il Governo aveva voluto originariamente introdurre. Vogliamo creare le condizioni per la formazione della dirigenza, per la preparazione del personale, per una maggiore dotazione di spesa alle singole scuole, orientamento, questo, del resto già rinvenibile nella legge finanziaria per il 1997 e che speriamo di poter accentuare l'anno prossimo. Ad esempio, l'attuazione dell'orario cattedra e la flessibilità della gestione della giornata scolastica sono criteri che possono essere adottati nelle scuole già pronte e ritardati, invece, in quelle che non lo sono. Prevediamo, quindi, una eterogeneità dei tempi, a seconda della volontà e della disponibilità dei singoli soggetti di autonomia convenuti con l'iniziativa del Governo.
In sostanza, vogliamo tranquillizzare - non certo convincere, anche se questo sarebbe il mio più profondo desiderio - i membri di questa Assemblea sul fatto che noi seguiamo il principio della certezza normativa immediatamente esecutiva, inteso come previsione e prescrizione generale, nonché quello della massima gradualità e cautela nella fase dell'attuazione, per evitare di «ingrippare» la macchina.
Tutte le leggi hanno bisogno di implementazione nel tempo. Abbiamo trascorso tanti anni a chiedere che fosse attuata la Costituzione repubblicana o che si attuasse un nuovo ordinamento giuridico. Anche in questo caso, ci sarà un periodo nel quale ci si darà da fare nel corso dei prossimi anni. Abbiamo previsto emblematicamente che nel 2000 si farà il punto della situazione su quelli che saranno stati gli effetti prodotti da questa prima fase di decollo. In noi c'è il massimo realismo, insieme al desiderio di non ingolfare la macchina. Credo che questi elementi possano tranquillizzare i colleghi dell'opposizione sulla volontà del Governo (Applausi).
1) premettere alle parole «a titolo gratuito» la parola «anche»;
2) riaffermare il trasferimento delle funzioni amministrative in materia di ricerca e di utilizzazione per le acque minerali e termali e la vigilanza sulle relative attività;
3) prevedere norme delegate o regolamentari con le quali definire, sentiti gli enti interessati, modalità e tempi dei trasferimenti e relativi rapporti finanziari e patrimoniali;
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 21.64 del Governo e parere contrario sugli emendamenti Migliori 21.17, Giovanardi 21.65, Garra 21.18 e 21.19, sugli identici emendamenti Migliori 21.20 e Garra 21.21, nonché sugli emendamenti Migliori 21.22, Napoli 21.23, Giovanardi 21.66 e 21.67, Napoli 21.24, nonché sugli identici emendamenti Napoli 21.25 e Garra 21.26.
Invito i presentatori dell'emendamento Bianchi Clerici 21.27 a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 21.28, Sbarbati 21.68, Bianchi Clerici 21.29, Sbarbati 21.69, Napoli 21.30, Bianchi Clerici 21.31, 21.70 e 21.71. Il parere è favorevole sull'emendamento Bianchi Clerici 21.72.
Il parere sull'emendamento Bianchi Clerici 21.32 è favorevole con la richiesta che la parola «utenti» sia modificata con la parola «studenti».
Prosegua pure nell'espressione del parere, onorevole Cerulli Irelli.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 21.33, Piscitello 21.73 e Sbarbati 21.34, a meno che tali emendamenti non vengano ritirati e il loro contenuto trasfuso in ordini del giorno: questa sarebbe la cosa migliore.
Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Piscitello 21.74 e 21.76, Aprea 21.35, Bianchi Clerici 21.77, Giovanardi 21.78, Aprea 21.36 e 21.37 (si tratta della materia concernente la realizzazione della parità scolastica, che sarà oggetto di apposito provvedimento).
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Aprea 21.79 e parere contrario sugli emendamenti Aprea 21.38, Bianchi Clerici 21.80 e 21.39. Invito i presentatori dell'emendamento Aprea 21.40 a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 21.41, Giovanardi 21.81, Bianchi Clerici 21.42 e 21.43, Aprea 21.44, Bianchi Clerici 21.82, Giovanardi 21.83, Bianchi Clerici 21.45 e Aprea 21.84. Invito i presentatori degli emendamenti Giovanardi 21.85 e 21.86 a ritirarli.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Giovanardi 21.87 e Aprea 21.46, e parere favorevole sul suo emendamento 21.101. Il parere è ancora contrario sugli emendamenti Aprea 21.47 e 21.48.
La Commissione invita i presentatori degli emendamenti Giovanardi 21.88 e
Piscitello 21.89 - quest'ultimo riguarda il problema della valutazione alla quale il ministero sta provvedendo - a ritirarli e a trasfonderne il contenuto in ordini del giorno.
La Commissione esprime poi parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 21.49, Aprea 21.50 e 21.51, Giovanardi 21.90 e 21.91, Bianchi Clerici 21.52, Giovanardi 21.92 e 21.93, Bianchi Clerici 21.53 e 21.54, sugli identici emendamenti Aprea 21.55 e Sbarbati 21.94, nonché sull'emendamento Aprea 21.56.
La Commissione esprime poi parere favorevole sull'emendamento Voglino 21.95 e parere contrario sugli emendamenti Giovanardi 21.96, Bianchi Clerici 21.57, Sbarbati 21.58 e Garra 21.59.
Sulle problematiche delle aree di contrattazione, la Commissione invita i colleghi a formulare ordini del giorno e a ritirare gli emendamenti Sbarbati 21.60, 21.97 e 21.98.
La Commissione esprime poi parere contrario sugli emendamenti Napoli 21.61, Giovanardi 21.99 e Bianchi Clerici 21.62.
Quanto agli articoli aggiuntivi, la Commissione è contraria all'articolo aggiuntivo Garra 21.01 perché il comma 1 di questa norma è già stato inserito questa mattina nell'articolo 17. Quindi la proposta è superata dal voto espresso dall'Assemblea.
L'articolo aggiuntivo Frattini 21.02 è assorbito, mentre la Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Frattini 21.04, Migliori 21.05 e Boato 21.06.
La Commissione esprime parere favorevole sul suo articolo aggiuntivo 21.07, che comunque dovrà essere modificato sulla base delle indicazioni che verranno fornite.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 21.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 260
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 397
Votanti 395
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 267
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 394
Votanti 392
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 263
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 261
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 392
Votanti 390
Astenuti 2
Maggioranza 196
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 389
Maggioranza 195
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 263
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 385
Maggioranza 193
Hanno votato sì 138
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Ci sono 3 postazioni bloccate.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 124
Hanno votato no 266
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato sì 148
Hanno votato no 254
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
Se però, come temiamo e come più volte abbiamo avuto modo di dichiarare sia in Commissione sia durante la discussione generale qui in aula, si vuole fare una riforma debole e piena di limiti e di contraddizioni per non realizzare nulla di concreto, diventano chiare le parole pronunciate in Commissione qualche giorno fa dal ministro Berlinguer, il quale ha parlato di una overdose di autonomia.
A nostro giudizio non si deve temere alcuna overdose di autonomia, ma si deve cercare di attribuire prima possibile queste facoltà alle singole istituzioni scolastiche. Riteniamo che l'avverbio «progressivamente» possa diventare l'ultimo appiglio a cui si aggrapperanno i burocrati di Stato per portare al fallimento questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
che l'autonomia scolastica sia un processo da realizzare gradualmente e in armonia con quanto si è stabilito nel collegato. L'avverbio in questione induce un processo che deve essere sollecito e basato su un criterio di corretta e intelligente gradualità.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bianchi Clerici 21.12 e Garra 21.13, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 393
Votanti 374
Astenuti 19
Maggioranza 188
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 255
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 394
Votanti 372
Astenuti 22
Maggioranza 187
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Murtas. Ne ha facoltà.
Come valutazione complessiva e come giustificazione del voto sugli emendamenti che stiamo dando come gruppo di rifondazione comunista, giudichiamo in maniera sicuramente positiva lo sforzo di precisazione e di maggiore definizione normativa effettuato in questa parte e complessivamente nell'articolo. Siamo sostanzialmente favorevoli alla ripartizione delle competenze, con lo Stato che mantiene le funzioni relative agli ordinamenti scolastici e all'organizzazione generale
dell'istruzione pubblica - come viene giustamente sottolineato in quest'articolo - e poi al trasferimento graduale delle altre funzioni alle regioni e agli enti locali. È chiaro che qui parliamo prevalentemente delle funzioni amministrative - ripeto - relative agli ordinamenti scolastici, ma anche di altre materie (alcune delle quali, come accennava poc'anzi il ministro, sono molto delicate): si fa riferimento, ad esempio, al dimensionamento delle istituzioni scolastiche, alla loro presenza sul territorio e nelle diverse realtà sociali; e quindi - tanto per toccare un tasto dolente - facciamo anche riferimento a quel complesso di interventi che, attraverso la soppressione di classi, scuole e istituti, in questi anni ha gravemente accelerato il processo di degrado e di dequalificazione dell'offerta formativa del nostro sistema pubblico. Nell'ambito di questo concetto di autonomia è a nostro avviso possibile bloccare ed invertire tale processo.
È chiaro che questa nostra valutazione esclude un concetto di autonomia - peraltro già sperimentato a livello universitario - che, al contrario, privilegia, accentua ed estremizza una sorta di autarchia finanziaria da parte delle singole istituzioni scolastiche pubbliche. In questo modo, infatti, si configurerebbe una situazione complessiva nella quale la qualità del servizio educativo, il ruolo, la funzione e la stessa sopravvivenza delle diverse scuole nei diversissimi contesti socio-economici e territoriali del nostro paese sarebbero affidati ad una sorta di evoluzione spontanea, cioè alla eventualità, alla possibilità o alla facoltà delle scuole di accedere alle risorse e ai finanziamenti dei privati o ai contributi degli studenti e delle famiglie (come peraltro viene previsto in diversi emendamenti presentati dai deputati del Polo per le libertà) come unica fonte di sostentamento della funzione educativa delle scuole e del mantenimento di un livello qualitativamente accettabile del servizio culturale che le scuole pubbliche sono chiamate ad erogare.
Questa configurazione dell'autonomia - ripeto - sarebbe letale per la scuola pubblica, specie se continuasse quel processo di latitanza, di disimpegno e di marginalizzazione dello Stato, che abbiamo visto sottolineato e sottoscritto nelle diverse manovre di bilancio susseguitesi negli anni passati, compresa l'ultima.
Volendo motivare il voto favorevole dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti sull'emendamento 21.64 del Governo, rileviamo il fatto che nella configurazione normativa attuale vi sia, a queste condizioni, la possibilità di rilanciare il ruolo dell'istruzione pubblica nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo 21.64, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 403
Votanti 299
Astenuti 104
Maggioranza 150
Hanno votato sì 275
Hanno votato no 24
(La Camera approva).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 138
Hanno votato no 269
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 134
Hanno votato no 269
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 402
Votanti 400
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 21.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 403
Votanti 386
Astenuti 17
Maggioranza 194
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 402
Votanti 384
Astenuti 18
Maggioranza 193
Hanno votato sì 134
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
Per tale motivo riteniamo che, nel momento in cui la scelta del Governo e della maggioranza è così fortemente orientata ad anticipare tale aspetto, quest'ultimo non possa essere disgiunto dall'altro importante principio, che è quello della parità scolastica; quindi, l'autonomia scolastica da una parte e la parità scolastica dall'altra. Si parla infatti di libera iniziativa, del potere di prendere decisioni, di offerta di risorse variegate sul territorio affinché la scuola pubblica possa espletare i propri compiti; ma è difficile immaginare che ciò possa avvenire senza affrontare il problema relativo all'altra parte del sistema formativo che oggi è in condizione di inferiorità e di precarietà se si deve confrontare con la scuola pubblica.
Credo allora che il Parlamento in questa sede debba affrontare il problema della parità scolastica non tanto per fare una legge organica - il che non avverrebbe comunque, poiché certi obiettivi verranno conseguiti mediante regolamenti ed un faticoso iter per alcuni aspetti burocratico e per altri legislativo - ma per fissare, questo sì, il principio.
Vorrei capire prima come cittadino che come parlamentare - oggi è di moda esprimersi così - se sia possibile che un principio, contenuto nel programma del Polo per le libertà in posizione d'onore, contenuto in quello della lega nord nonché nel programma dell'Ulivo - anzi, per quanto riguarda i popolari, si tratta di uno dei punti fondamentali e qualificanti la loro azione politica, così come la nostra - non venga riconosciuto a livello parlamentare
nel momento in cui viene proposto - ripeto - solo come principio. Infatti il nostro emendamento non prevede una delega al Governo sulla parità delle scuole non statali; a tal fine occorrerà un'apposita legge. Tuttavia nella sede più congrua, cioè quella nella quale ci troviamo, il nostro emendamento richiama la questione, dichiara una volontà e sollecita un impegno, fissando alcuni paletti per il riconoscimento delle scuole non statali costituite da enti, associazioni e privati cittadini, le quali abbiano personalità giuridica e non perseguano fini di lucro, affinché vadano a costituire il servizio formativo pubblico integrato a garanzia e tutela della libertà di scelta degli studenti e dei genitori, nel rispetto di una serie di condizioni - che la legge dovrà poi meglio definire - volte a garantire proprio alle famiglie ed agli studenti la possibilità di scelta.
Richiamo un altro punto non secondario e non indifferente. Parliamo di un sistema profondamente in crisi, con l'acqua alla gola. Già ho ricordato in sede di discussione della legge finanziaria - quando mi si disse che quella non era la sede più adatta per affrontare tali problemi - che il tempo è decisivo per la sopravvivenza di determinati istituti. Non vorrei che oggi mi si rispondesse con lo stesso argomento, cioè che, quando parliamo di autonomia scolastica, non ci si trova nella sede adatta per fissare almeno il principio della parità scolastica. Credo invece che questo sia il momento di essere coerenti, se non altro su un argomento che è stato indicato agli elettori da quanti hanno preso voti.
Chiedo semplicemente alle forze politiche che avevano inserito nel loro programma questo principio, di votarlo e di non respingerlo per la seconda volta in questa Assemblea. Dal mio punto di vista riterrei veramente grave che per la seconda volta un principio di tal genere venisse contraddetto e respinto in un'Assemblea parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia).
Al ministro, che sappiamo essere impegnato peraltro in una ricognizione di questo delicato aspetto dell'istruzione nel nostro paese, ed a quelle forze della maggioranza che sono sensibili a questo problema, chiediamo dunque di riconsiderare l'opportunità di introdurre, secondo le nostre od altre indicazioni, elementi di svolta in materia di riconoscimento pubblico delle scuole non statali, prevedendo le dovute garanzie per lo Stato, per i cittadini e persino per le scuole statali. Dico questo perché il grado di inefficienza dell'attuale sistema scolastico, ma soprattutto il momento storico che stiamo vivendo, ci impongono scelte coraggiose e maggiormente rispettose dei diritti dei cittadini.
Occorre dunque superare le frontiere dell'istruzione del passato, per aprire le porte al vastissimo campo di un'educazione che si ispiri maggiormente ai principi liberaldemocratici. In questo senso va perseguito innanzitutto il superamento del monopolio statale nella gestione dell'istruzione e, quindi, occorre discutere la soluzione
politica al problema del riconoscimento delle scuole non statali.
È noto, al contrario, che fino ad ora pesanti interferenze ideologiche e demagogiche hanno impedito un corretto confronto tra le forze politiche, ostacolando di fatto qualsiasi apertura verso il pluralismo dell'offerta educativa, dimenticando che anche per l'istruzione deve poter valere il concetto che pubblico deve essere il servizio e non necessariamente la gestione del servizio stesso. Lo Stato di diritto non può esistere qualora detenga quasi il monopolio dell'istruzione. Lo Stato maestro è un tratto tipico dello Stato totalitario.
In Italia la scuola non statale occupa non più del 7 per cento del totale. La scuola libera non è, dunque, una virtù italiana. Siamo in un regime di quasi monopolio, ma soprattutto questa scuola non è al servizio dei cittadini, i quali non possono scegliere una scuola che non sia statale senza dover sostenere spese aggiuntive. In più, mancando la competizione, più spesso dominano irresponsabilità, inefficienza e costrizione.
Il punto nevralgico resta dunque il riconoscimento delle scuole non statali all'interno del circuito delle scuole pubbliche. D'altra parte, rende un servizio, per così dire, più pubblico una scuola libera ed efficiente od una scuola statale inefficiente?
Finora nella scuola statale sovrani sono stati i burocrati ed è esistita prevalentemente la logica delle circolari. L'autonomia introduce la logica dell'individuazione dei problemi e della ricerca di soluzioni sempre più adeguate. In tal senso è un passo significativo verso un sistema che si apre al territorio e che accetta di diversificarsi in ragione dei bisogni formativi dei cittadini. Per questo prevedere che vi siano più soggetti istituzionali o privati che concorrano a garantire standard di formazione è non solo opportuno, ma ormai auspicabile e tocca ai politici ed al Governo definire norme e regole di questa nuova configurazione del sistema pubblico. Non possiamo più ignorarlo.
Non si può, tra l'altro, ignorare che tutti gli altri paesi, europei e non, hanno delle leggi di parità: addirittura nei paesi post-comunisti le ultime leggi hanno previsto finanziamenti diretti alle scuole gestite dai privati, ovviamente nel rispetto di regole che valgono per tutti, o, addirittura, una parità attraverso finanziamenti dati anche alle famiglie. Dunque si deve arrivare anche nel nostro paese a conciliare il principio delle opportunità educative con le strutture del mercato, ridefinendo tutto il servizio pubblico che dovrà comprendere gestori che non siano necessariamente riconducibili alla macchina burocratica dello Stato.
Per queste ragioni crediamo che non si possa più procrastinare oltre la decisione politica sulla parità, che deve invece, insieme all'autonomia scolastica, dare libertà ed efficienza a tutte le scuole della Repubblica, che svolgono una funzione appunto pubblica, e che non coincidono già oggi con le sole scuole statali.
Auspichiamo quindi una scuola pubblica competitiva, in cui più gestori offrano alle famiglie l'istruzione migliore possibile, nel rispetto dei valori universalmente condivisi e costituzionalmente prescritti. Occorre avere coraggio e tempo (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
La norma è configurata in maniera un po' originale: sembra cioè una delega con principi articolati, puntuali e precisi, che si concludono con il demandare ad un'altra legge di provvedere in proposito.
E allora i casi sono due, onorevole Giovanardi: o la norma contenuta nell'emendamento
è un mero proclama non operativo, perché rinvia in maniera piuttosto anomala ad un'altra legge ordinaria da approvare, oppure - come io penso - non esistendo norme di leggi inutili, si tratta di una norma operativa, anche perché al suo primo comma le indicazioni e i criteri sono fortemente specifici, analitici, puntuali e ben precisati. L'effetto sarebbe di imporre con immediatezza alle scuole non statali alcuni oneri impegnativi e pesanti (contratti di lavoro, requisiti, adeguamenti) senza alcun beneficio, ma anzi rinviando eventuali vantaggi ad un'altra legge futura. Si rischierebbe cioè un'applicazione reale di questa norma - non esistendo, lo ripeto, norme inefficaci, di mero proclama - che contiene principi precisi e definiti, realizzando l'omologazione delle scuole non statali a quelle statali, senza però prevedere alcun aiuto o sostegno finanziario.
Abbiamo a cuore - e lo ribadiamo in quest'aula - la parità scolastica e per questo riteniamo che la norma contenuta nell'emendamento Giovanardi 21.67 sarebbe rischiosa per le scuole non statali, perché imporrebbe probabilmente alcuni oneri impegnativi e pesanti (lo ripeto) senza alcun beneficio o vantaggio, anzi rinviando questo ad altro tempo e ad altra legge.
Ecco perché invito l'onorevole Giovanardi a ritirare il suo emendamento.
Il ministro Berlinguer, durante l'esame della finanziaria e recentemente in Commissione, ha reso alcune impegnative dichiarazioni a nome del Governo proprio sulla parità scolastica da attuarsi in tempi ravvicinati. Noi questo attendiamo per dare in quella sede, in tempi ravvicinati, disciplina operativa alla parità scolastica sui due versanti richiamati: quello degli impegni e quello dei sostegni alla scuola non statale.
Giudichiamo con preoccupazione una norma che possa imporre soltanto impegni ed oneri senza alcun sostegno o aiuto finanziario.
Per questo - lo ripeto in conclusione - chiedo al collega Giovanardi di ritirare il suo emendamento; qualora fosse mantenuto, il gruppo che presiedo voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Di queste riunioni si è parlato anche sui giornali ed oggi è la seconda volta, a distanza di poco tempo, che si affronta l'argomento in questo Parlamento. Mi pare sia il caso di precisare che l'Italia è l'ultimo Stato europeo, o comunque quello che ha la posizione più arretrata a livello europeo in materia di effettiva parità scolastica.
L'articolo 3 della Costituzione stabilisce che vi debba essere uguaglianza, ma essa sicuramente non è stata mai realizzata. Ciò perché, soprattutto negli ultimi tempi, la scuola è stata considerata dal mondo della sinistra e da quello dell'Ulivo come una roccaforte elettorale, come una delle basi elettorali di cui l'Ulivo dispone. A noi della lega nord per l'indipendenza della Padania non interessa il tipo di base elettorale, ma interessano i fatti. Ci interessa che la parità scolastica, o quanto meno un concetto effettivo, concreto di parità scolastica, cominci a fare capolino.
Caro collega Mattarella, nel suo intervento precedente lei ha detto che l'emendamento in esame non è concreto; ma da parte dei popolari non è stato presentato alcun altro emendamento o subemendamento, non vi è alcuna prospettiva di modifica (Applausi dei deputati del gruppo
della lega nord per l'indipendenza della Padania e di deputati dei gruppi di forza Italia e del CCD-CDU). In Commissione, e purtroppo anche in quest'aula, ho visto soltanto una chiusura sulla parità scolastica! Questa è la realtà. Oggi, per la seconda volta nel corso di poco tempo, abbiamo la possibilità di correggere un po' il tiro, di attuare veramente il principio di uguaglianza. Una sana concorrenza anche all'interno delle scuole migliorerà sicuramente la scuola italiana, che negli ultimi decenni, forse anche a causa di un eccessivo sindacalismo, è andata verso la deriva. Riteniamo che già da oggi possa essere introdotto questo principio; forse in seguito dovranno essere apportate delle correzioni, ma bisogna avere coraggio e soprattutto occorre essere coerenti con le proprie idee e mantenerle.
Voglio infine ricordare ai cittadini che ci ascoltano ed anche a tanti insegnanti e direttori di scuole private che sono convinto ci stiano ascoltando che è arrivato per la seconda volta il momento della verità e che per la seconda volta l'Ulivo, nonostante le promesse fatte, ha tradito i loro voti (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Vorrei semplicemente ricordare che l'istruzione non è il luogo esclusivo in cui vengono offerti servizi integrativi, complementari o concorrenziali rispetto a quelli forniti dallo Stato. Sono molti i piani su cui tali servizi complementari o concorrenziali vengono forniti; ma se partissimo da questo disegno di legge di riorganizzazione della pubblica amministrazione per ripensare il rapporto tra lo Stato e tutte queste tipologie di servizi, ambiremmo non a riformare secondo alcuni principi guida la pubblica amministrazione, ma a ripensare l'intero stato dei rapporti tra la pubblica amministrazione e la società, tra lo Stato e l'economia, tra lo Stato, i servizi pubblici e quelli privati. Invito l'Assemblea a mantenere la consapevolezza della qualità del disegno di legge che ci accingiamo a licenziare, che ha un oggetto già molto ampio che non può essere allargato a discrezione in una direzione o nell'altra. È evidente che il problema che è stato sollevato è grande e richiederà al Parlamento una forte profusione di energie e di intelligenza e che andrà affrontato, come altri, in sede separata, come integrazione ai principi guida che stiamo enunciando non potendo fare corpo unico con l'oggetto della discussione che ci ha impegnati nel corso di queste ore.
Come dicevo, caro ministro, con questo emendamento siamo alla resa dei conti. Non possiamo più giocare; in fase di discussione sulle linee generali ed in occasione del dibattito sul complesso degli emendamenti relativi a questo articolo ho detto che non ha alcun significato parlare
di autonomia scolastica se non legandola alla riforma degli organi collegiali ed alla revisione dell'intero sistema formativo italiano. Non è cioè possibile pensare che si possa parlare di autonomia scolastica non garantendo l'intero sistema formativo italiano.
Siamo alla resa dei conti perché ancora una volta in quest'aula abbiamo assistito a posizioni assolutamente contrarie a quanto affermato da alcuni partiti politici - mi riferisco in particolare al partito popolare - durante la campagna elettorale. Abbiamo già ascoltato in sede di discussione della legge finanziaria il discorso che poco fa ha svolto il rappresentante del gruppo dei popolari. Contemporaneamente leggiamo questi giorni sulla stampa che lei, ministro, avrebbe già pronta, in dirittura d'arrivo, la legge sulla parità scolastica. Personalmente, mi permetto di dire, proprio alla luce di quello che sta venendo fuori in quest'aula stasera, che lei su questo tema è estremamente vincolato dalla sua stessa maggioranza politica (vedi partito popolare, vedi rifondazione comunista). Non immagino altrimenti la motivazione per la quale stasera il Governo non dovrebbe accettare l'emendamento Giovanardi, sul quale stiamo discutendo, che comincerebbe a porre un «paletto» rispetto alla necessità di attuazione della parità scolastica.
Intervengo in questa sede, per non farlo dopo, anche con riferimento all'emendamento successivo, che porta la mia firma. Lei ci potrebbe garantire che, da oggi a qualche mese, sarà approvata la legge. Da diversi giorni, signor ministro, leggiamo sulla stampa che probabilmente ci sarà una sorta di anticipo della manovra finanziaria; le chiedo: come possiamo parlare di parità scolastica e riferirne la relativa spesa alla prossima finanziaria se nel frattempo non avremo varato una legge che disciplina la materia? Da qui la necessità di fissare tempi...
Al ministro chiedo di tenere almeno conto della richiesta contenuta nell'emendamento successivo, che introduce un vincolo, così come fa l'emendamento del collega Volpini, sul quale la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole, per la riforma degli organi collegiali. Non capisco perché non debba essere accettato almeno il vincolo ad attuare la riforma della parità scolastica entro un determinato numero di mesi. In questa sede si assumono posizioni ufficiali: che siano chiare una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!
L'Ulivo ha posto il problema della parità scolastica tra le priorità da affrontare; il Governo ha manifestato un impegno in questa direzione ed il ministro Berlinguer non si è tirato indietro ma, anzi, ha fornito assicurazioni sul fatto che il problema sarà affrontato. Ne abbiamo discusso anche in quest'aula ed abbiamo detto che la legge si farà ma in presenza delle dovute ed oggettive garanzie di standard di qualità sul sistema di reclutamento, che non può essere basato sulle raccomandazioni ma deve essere ricalcato a modello di quello previsto per la scuola statale, sulla formazione, sull'organizzazione, su tutta una serie di requisiti e di punti di riferimento ai quali oggi, per la prima volta, l'onorevole Giovanardi fa riferimento. Per la verità, infatti, nelle
precedenti richieste non erano contenuti elementi di questo genere.
Mentre condivido la seconda parte dell'intervento dell'onorevole Mattarella, quando ha sostenuto che il tutto non può essere subordinato alla richiesta di una legge specifica sulla parità, debbo tuttavia osservare che non si può sostenere di volere la parità senza fare i passi necessari per poterla realizzare. Bisogna essere coerenti e concreti (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).
Non siamo d'accordo che in questa legge - come ha giustamente rilevato l'onorevole Nando Dalla Chiesa - venga introdotto il riconoscimento della parità, demandando ad un'altra legge la disciplina specifica. Tale riconoscimento non avrebbe alcun profilo giuridico e legislativo e sarebbe una forzatura assolutamente non accettabile. Mentre apprezzo lo sforzo per adeguarsi e per affrontare il problema in maniera non ideologicizzata e di parte, non sono assolutamente d'accordo nell'affrontare la questione sulla parità né in questo contesto né in questo modo così superficiale. Tutti conveniamo sulla necessità che il problema vada affrontato in un contesto legislativo serio ed approfondito, con un'istruttoria della Commissione di merito che affronti davvero i problemi nodali della scuola italiana considerandoli come prioritari. La collega Aprea ha parlato di competizione, ma io dico che oggi non può esistere alcuna competizione tra una scuola privata, che non ha controlli di alcun genere né sugli standard di qualità né sulle procedure né sull'organizzazione, e una scuola statale che invece è burocratizzata - come lei spesso dice - al mille per mille, che non ha alcuna libertà, flessibilità e che per mettere in campo una sperimentazione ha bisogno di venti carte bollate, sempre che poi ottenga il permesso.
Ed allora di quale competizione si può parlare sul piano della qualità? Di quale competizione sul piano dello sviluppo? Tutto ciò non esiste. Da una parte, vi è già l'autonomia e la libertà di fare ciò che si vuole, anche se per farlo si chiedono poi i soldi; dall'altra parte, non si hanno i soldi ma si hanno tutti i vincoli di un sistema che comunque deve essere spaccato. Con questa legge si sta facendo qualcosa, anche se per tale aspetto in particolare la normativa soffre di un vizio che è profondo: infatti essa apre spazi di privatizzazione ma contemporaneamente mantiene un sistema autoritario e centralistico.
Non è mia intenzione affrontare in questa sede il problema dell'interpretazione dell'articolo 33 della Costituzione, in ordine alla presunta uguaglianza tra pubblico e privato o alla necessità che lo Stato si accolli oneri finanziari in sostegno al sistema delle scuole private.
Condividiamo il tipo di impostazione che il ministro Berlinguer ha dato finora a questo genere di problemi; siamo cioè d'accordo quando egli afferma che una loro trattazione, definizione sistematica e normativa avverrà in una sede legittima che sarà quella di una legge sulla parità. Avremo allora sicuramente modo di approfondire, confrontare, correggere convinzioni profonde, radicate, convinzioni sulle quali è opportuno non creare fin da ora delle mistificazioni.
Ma qui di mistificazioni francamente ce ne sono - lo dico in maniera molto rapida - almeno due. Giustificare infatti la necessità di una legge sulla parità in
nome del pluralismo del sistema formativo è una mistificazione storica rispetto alla storia del nostro paese.
Ma c'è un'altra considerazione da fare. A chi parla dell'articolo 33 dico che esso andrebbe letto integralmente. In esso si parla di concetto di parità: un concetto, colleghi, il quale è enunciato ed innestato in un programma costituzionale ben preciso...
Appellarsi alle manchevolezze del sistema pubblico per supporre o far supporre una funzione, un ruolo suppletivo, sostituivo, che possa essere delegato alle scuole private, non è concepibile né ammissibile (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
Argutamente il presidente Mattarella ha notato che c'è un rischio nell'emendamento Giovanardi 21.67, quello di nuocere profondamente alle scuole non statali.
Leggendo distrattamente quel testo immaginavo che sarebbe stata apposta in calce ad esso la firma di altra parte politica, perché l'emendamento prevede adempimenti ancora non previsti e nessun vantaggio.
Lasciamo per un attimo tale modo di affrontare il problema. Abbiamo bisogno per discutere della questione di una sedes materiae propria. Il desiderio di organicità applicato a materia complessa rischia di
diventare unilateralità nell'approccio alla singola materia e semplificazione eccessiva della complessità, oltre che semplificazione eccessiva della gravità del problema.
Se pensiamo che un testo di questa portata possa risolvere il problema della parità, dobbiamo essere consapevoli che questo non fa che aggravarla.
Vorrei poi dire all'onorevole Napoli che, nella discussione di due articoli precedenti a questo, il suo gruppo aveva criticato la politica delle deleghe di questo Governo, parlando per la delega sulla ricerca scientifica di delega in bianco. Invece nel suo emendamento si prevede una delega per l'emanazione di un decreto legislativo per regolamentare la parità di istruzione scolastica senza alcun criterio direttivo e senza alcun principio: si tratta di una formulazione palesemente incostituzionale, che avrebbe fatto decadere una norma di questo genere e che lo farebbe ove essa fosse approvata dal Parlamento.
Sono due esempi - se me lo consentono i colleghi in quest'aula - di approccio alla materia che sa di strumentale e non certo di desiderio di affrontarla per risolverla (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).
Per troppo tempo in Italia si è affrontata la materia al nostro esame con strumentalismi che nascono sicuramente da una profonda divisione sull'argomento, da sentire diffusi e profondi nell'animo di due parti del paese finora inconciliabili sull'argomento.
È questo l'approccio nuovo, moderno, per vedere che cosa significa il sistema pubblico integrato dell'istruzione nel nostro paese!
Non è un comizio, come qualcuno dice, ma un'argomentazione giuridica, in riferimento ad un comma della Costituzione che fino ad adesso è stato tenuto fuori dal dibattito politico e culturale.
Allora io dico che il Governo ha deciso, presentandosi alle elezioni, prima che come Governo, come schieramento politico di affrontare e risolvere il problema seguendo il proprio programma. Poi lo ha proposto come programma di governo e ha avviato una fase di studio. Nessun documento oggi legittima una posizione ufficiale perché, al momento, si tratta soltanto di bozze senza alcuna copertura politica.
Noi vogliamo arrivare però ad un ulteriore approfondimento. È nell'interesse e nei programmi del Governo, come abbiamo ufficialmente dichiarato, affrontare fra breve la questione in un modo proprio, esponendo alcuni dilemmi che ancora sussistono nell'elaborazione del progetto e che bisogna superare per risolvere la questione, e sottoponendoli - se me lo si consente in quest'aula - preventivamente all'esame della maggioranza che sorregge il Governo, perché questo è legittimo.
Cautela, ponderazione e desiderio di conseguire un risultato informano oggi l'atteggiamento del Governo. Questa è la migliore prova che non c'è alcun strumentalismo da parte nostra, che non vi è alcun intento dilatorio, ma soltanto la volontà di un successo perché abbiamo interesse - e lo ripeto - all'equipollenza di trattamento per i ragazzi italiani (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti e di rinnovamento italiano).
In secondo luogo, non siamo degli sprovveduti. Quanto abbiamo scritto lo abbiamo concordato e approfondito anche con il mondo delle scuole private. Esso, infatti, è ineccepibile dal punto di vista tecnico-giuridico. Al secondo comma, inoltre, si chiarisce che quanto noi prevediamo avrà luogo nel momento in cui la legge entrerà in vigore con i finanziamenti da una parte - come è giusto che sia, collega Sbarbati - e con i vincoli dall'altra. Quindi anche la seconda osservazione è assolutamente falsa.
In terzo luogo, devo dire con onestà che rifondazione comunista per l'ennesima volta ha avanzato il suo Diktat alla maggioranza e al Parlamento e ha detto che, finché sarà in vigore questa Costituzione, non si farà la parità scolastica. Allora il problema non è rappresentato dal Parlamento e dai programmi elettorali, ma da una maggioranza, popolari compresi, che subisce in ogni fase i Diktat di rifondazione comunista (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU, di forza Italia, di alleanza nazionale e di deputati della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
con l'intervento della collega Napoli e con il mio precedente intervento, cui ella ha fatto riferimento a proposito della ricerca scientifica, ci sia una determinata posizione. Infatti, conosciamo bene le implicazioni di ordine costituzionale che la materia presenta, anche perché non è cosa nuova.
Ovviamente non prescindiamo dall'articolo 33 e dall'inciso tanto discusso, però si avverte fortemente un'esigenza a tale riguardo. Onorevole ministro, auspicavamo che, dal momento che si è voluto inserire tale materia proprio in un provvedimento legislativo che riguarda la pubblica amministrazione, si prestasse maggiore attenzione al rapporto tra scuole statali e non statali, come noi le definiamo.
La vecchia questione sollevata dal partito popolare in altre circostanze in tema di insegnamento di religione...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 419
Votanti 415
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 252
(La Camera respinge - Applausi di deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato sì 148
Hanno votato no 255
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 399
Votanti 380
Astenuti 19
Maggioranza 191
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 258
(La Camera respinge).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 131
Hanno votato no 253
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.
Invito dunque la Commissione a rivedere questo concetto. Condivido il testo dell'articolo, ma credo che non possa essere facilmente utilizzato perché il ministro non concede deroga all'istituto provincia ma all'istituzione scolastica nella provincia in base a determinati motivi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbarbati 21.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 379
Votanti 372
Astenuti 7
Maggioranza 187
Hanno votato sì 41
Hanno votato no 331
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 288
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.
Entrando nel merito dell'emendamento, chiedo che venga aggiunta una deroga per alcune situazioni molto pericolose come quelle relative alla devianza minorile e all'inserimento plurimo di portatori di handicap aggravati, soprattutto nelle isole. Come abbiamo infatti preso in considerazione i territori montani, dovremmo fare altrettanto per le isole riguardo alla concessione dell'autonomia e alla concessione delle eventuali deroghe che da ciò derivano.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbarbati 21.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 382
Votanti 372
Astenuti 10
Maggioranza 187
Hanno votato sì 30
Hanno votato no 342
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 249
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 132
Hanno votato no 249
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 377
Maggioranza 189
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
Alla luce di tale considerazione, esprimo l'auspicio che il nostro emendamento 21.72 venga approvato dall'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.72, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 372
Votanti 371
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 362
Hanno votato no 9
(La Camera approva).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 364
Votanti 363
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 365
Votanti 363
Astenuti 2
Maggioranza 182
Hanno votato sì 116
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).
Abbiamo introdotto il criterio generale, sia pure non particolarmente mirato alla fattispecie, nel comma 4, dove si afferma la circostanza per cui le assegnazioni ordinarie e perequative - di cui ora si tratta - siano funzionali, nel passaggio al nuovo regime di autonomia, ad apposite iniziative di formazione e soprattutto all'analisi delle realtà territoriali, sociali ed economiche delle singole istituzioni scolastiche. Perché mi riferisco a questo? Perché il difetto dell'attuale legislazione scolastica è quello di essere diventata legge-regolamento, di avere una definizione dei particolari così intricata per cui si irrigidisce complessivamente il sistema dell'attività amministrativa e formativa. Se noi inseriamo in questo testo tutta una serie di specificazioni, esse non diventano incoraggiamento a fare, ma vincoli ed impossibilità di agire in modo moderno nella gestione dell'amministrazione. Quindi, se tali specificazioni fossero trasferite - come è stato detto - in ordini del giorno che impegnino l'amministrazione ad un comportamento, ma all'interno di una complessiva elasticità normativa, noi faremmo la riforma della pubblica amministrazione. Badate che la riforma della pubblica amministrazione si fa prima di tutto nella redazione dei testi legislativi, perché non è soltanto imputabile ai burocrati la loro cultura di freno all'agilità amministrativa, ma spesso è imputabile al fatto che le leggi sono leggi-provvedimento e leggi-regolamento.
Colgo l'occasione per dire che la scelta dell'inserimento dell'autonomia scolastica in questo disegno di legge non è affatto casuale - lo dico anche al collega Giovanardi - perché sappiamo che il Ministero della pubblica istruzione da solo ha un numero di dipendenti pubblici superiore alla somma dei dipendenti pubblici di tutti gli altri ministeri e non si poteva procedere ad uno snellimento, ad un decentramento della struttura ministeriale dello Stato lasciando fuori il comparto decisamente più numeroso e più consistente. È anche nel modo di scrivere la normazione in forma snella ed agile, il segreto o il primo dei segreti per snellire la burocrazia. Altrimenti procederemo sul versante dei burocrati, ma concedendo loro il modo di districarsi e di governare, come per le grida manzoniane, in una ridda di provvedimenti troppo ricchi di vincoli e privi di elasticità. È solo questo il desiderio che ci informa ed è per questo, non per sottovalutazione dell'handicap, che abbiamo voluto invitare a trasformare questo emendamento in ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piscitello 21.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 362
Votanti 360
Astenuti 2
Maggioranza 181
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 346
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 348
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
Prego, onorevole Aprea.
Com'è noto, la maggioranza ha accolto la richiesta di una parte della stessa volta a sopprimere la norma che prevedeva questa forma di autonomia. Il risultato è veramente deludente poiché da un lato con i documenti di bilancio sono stati ridotti i finanziamenti pubblici alle scuole, operando tagli su tutte le voci di investimento; dall'altro con i collegati si vorrebbe introdurre un'autonomia finanziaria di facciata che non comporterà alcun
cambiamento sostanziale sul piano delle risorse, in quanto le scuole continueranno ad avere contributi sempre più limitati, senza inoltre poter in alcun modo incrementare i propri bilanci.
Noi rilanciamo a gran voce la proposta di integrazione dei finanziamenti alla scuola con contributi delle famiglie e degli alunni, che non aspettano altro, e di enti pubblici e privati, o con proventi derivanti da convenzioni, eredità e donazioni (di queste ultime parlerò fra un attimo).
Sarebbe ora, tra l'altro, di porre fine all'ipocrisia del mito della gratuità del servizio pubblico: la scuola pubblica non è più gratuita da anni se non in astratto. In concreto infatti - lo sanno bene i genitori degli alunni delle scuole statali, alcuni forse siedono anche in Parlamento - le famiglie finanziano spesso, in modo anche illecito o macchinoso, attraverso associazioni, feste, raccolte, gestioni extrabilancio, le attività didattiche dei propri figli. Inoltre, non rendendo pubbliche le entrate che comunque concorrono al funzionamento delle scuole, sarà ben difficile individuare quali istituti scolastici avranno diritto ai contributi perequativi, a meno di ricorrere, ancora una volta, a parametri generici o falsamente veritieri. Dunque, in realtà non c'è autonomia finanziaria nel provvedimento.
Prendiamo tuttavia atto dell'accoglimento della proposta nostra e dei popolari di modificare le norme ed i vincoli per le donazioni. Ho appreso inoltre che è stato accettato il mio emendamento 21.79, che prevede la detassazione per cespiti ereditari e donazioni alle scuole. Si tratta certamente di un passo avanti e ringrazio il relatore, che ha difeso tale proposta, nonché ovviamente il Governo.
Auspico che si possa procedere in tale direzione, poiché altrimenti le scuole statali moriranno, giacché senza finanziamenti o con i soli fondi pubblici non è possibile finanziare l'attività didattica del terzo millennio.
Per tale motivo, come ho detto, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.78, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 365
Maggioranza 183
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 240
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 371
Votanti 365
Astenuti 6
Maggioranza 183
Hanno votato sì 361
Hanno votato no 4
(La Camera approva).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 239
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 371
Maggioranza 186
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 368
Astenuti 12
Maggioranza 185
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 249
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 105
Hanno votato no 274
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
Anche in questo caso, pur apprezzando il superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione e di unitarietà
del gruppo classe, che hanno da sempre condizionato, nel bene e nel male, l'attività didattica delle nostre scuole, siamo convinti che la proposta rimanga di basso livello, che non si sia voluto «volare alto».
Dico questo perché appunto, come ho avuto modo di evidenziare al ministro in Commissione, quand'anche le scuole non avessero più questi vincoli (che peraltro si cercava di aggirare già da tempo attraverso lo strumento della programmazione), resterebbero quelli più importanti e determinanti della gestione del personale e del numero degli alunni per classe.
Pertanto, una vera autonomia organizzativa dovrebbe prevedere queste forme di autodeterminazione proprio perché dall'utilizzo che ogni scuola fa delle risorse umane in relazione ai bisogni degli studenti dipende la qualità del processo di insegnamento e di apprendimento e non da altro.
Per queste ragioni abbiamo proposto di modificare i criteri di assegnazione dei docenti alle singole scuole, passando dagli organici di diritto e di fatto, che sono la tragedia ordinaria delle scuole, alla dotazione del personale in base ad un budget orario calcolato sul monte ore di lezione garantite agli studenti e sul numero complessivo degli stessi.
Il Governo ci ha risposto proponendo invece gli organici funzionali già previsti in finanziaria per la scuola elementare. In realtà, poiché non vengono eliminati contestualmente tutti i vincoli che invece regolano attualmente la gestione e l'amministrazione del personale, si tratta ancora una volta di un'operazione di facciata che nulla aggiunge all'autonomia organizzativa.
Per questo chiedo di poter colmare, almeno qui in aula, il vuoto esistente per dare senso all'autonomia organizzativa del provvedimento al nostro esame.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 237
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
Noi crediamo che ostinarsi su livelli standard che vadano bene per tutti non sia corretto né opportuno. La realtà ci insegna che nelle zone più evolute dal punto di vista culturale e sociale questi standard, questi limiti, questi paletti vanno stretti; in altre zone sono invece irraggiungibili e creano scompensi fortissimi.
Pertanto, insistiamo nella nostra proposta emendativa affinché l'istruzione, la scuola, non venga più considerata in termini di sistema nazionale ma di sistema su base regionale (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.82, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 360
Votanti 305
Astenuti 55
Maggioranza 153
Hanno votato sì 35
Hanno votato no 270
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 357
Votanti 318
Astenuti 39
Maggioranza 160
Hanno votato sì 80
Hanno votato no 238
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 355
Votanti 350
Astenuti 5
Maggioranza 176
Hanno votato sì 80
Hanno votato no 270
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 354
Votanti 351
Astenuti 3
Maggioranza 176
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 238
(La Camera respinge).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 370
Votanti 362
Astenuti 8
Maggioranza 182
Hanno votato sì 351
Hanno votato no 11
(La Camera approva).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
Nel comma 9 infatti si riafferma con forza il principio che andrà mantenuto il monte annuale orario complessivo per ciascun curriculum e per ciascuna disciplina. Mi chiedo e vi chiedo, colleghi, a che cosa sia servito ottenere al Senato, da parte di forza Italia, che si facesse esplicito riferimento all'eventuale offerta di insegnamenti opzionali facoltativi aggiuntivi, se non si accetta di introdurre una flessibilità oraria che preveda minimi e massimi per ogni disciplina e per ogni curriculum. Ricordo ancora una volta al ministro e a tutti i colleghi che nelle nostre scuole, in controtendenza con quello che avviene in Europa e negli altri paesi, si insegnano troppe materie per troppe ore, e tutte obbligatorie. L'opzionalità è davvero marginale; in alcuni ordini di scuole si limita addirittura all'insegnamento della religione cattolica. Fonti autorevoli indicano ormai in modo sempre più chiaro in questo fenomeno una delle cause principali della dispersione scolastica, nonché della decadenza agli studi.
Dunque, mentre è giusto e sacrosanto prevedere materie obbligatorie (e non solo fondamentali) per ogni curriculum, è altrettanto indispensabile che si rivedano tempi e programmi di insegnamento per consentire alle scuole di articolare in modo diversificato, in base alle risorse umane e strutturali, la domanda di formazione e la proposta educativa. Per queste ragioni riproponiamo la necessità di far sì che il livello centrale stabilisca minimi e massimi, garantendo una reale autonomia didattica.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 21.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 366
Votanti 364
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 245
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 371
Votanti 367
Astenuti 4
Maggioranza 184
Hanno votato sì 358
Hanno votato no 9
(La Camera approva).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 244
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 366
Maggioranza 184
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 243
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.88, fatto proprio dall'onorevole Lucchese, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 379
Votanti 366
Astenuti 13
Maggioranza 184
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 21.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 362
Astenuti 18
Maggioranza 182
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 260
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 366
Votanti 362
Astenuti 4
Maggioranza 182
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 242
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 21.90, fatto proprio dall'onorevole Lucchese, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 373
Votanti 360
Astenuti 13
Maggioranza 181
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 247
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 372
Votanti 359
Astenuti 13
Maggioranza 180
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 254
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 384
Votanti 370
Astenuti 14
Maggioranza 186
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 252
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 379
Votanti 365
Astenuti 14
Maggioranza 183
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 250
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 372
Votanti 369
Astenuti 3
Maggioranza 185
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 374
Votanti 373
Astenuti 1
Maggioranza 187
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 246
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 384
Votanti 382
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 134
Hanno votato no 248
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 388
Maggioranza 195
Hanno votato sì 137
Hanno votato no 251
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 401
Votanti 389
Astenuti 12
Maggioranza 195
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 129
(La Camera approva).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).