Allegato A
Seduta 99 del 16/11/1996

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DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 1997) (2371)

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ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
considerato che:
l'area comprendente i comuni del medio Calore e le comunità montane del Fortore e dell'Ufita, come tutte le aree interne, è caratterizzata da notevoli squilibri che si evidenziano in modo molto marcato non solo rispetto alle altre aree più avanzate del nostro Paese, ma anche rispetto alle aree costiere della regione Campania;
il reddito della popolazione deriva in gran parte dal settore agricolo, dalle pensioni e da attività commerciali e artigianali, di servizio e di produzione, che producono prevalentemente per il consumo locale, non essendo in grado di far affermare i propri prodotti e di competere al di fuori di ambiti assai ristretti;
la tendenza attuale indica un ristagno delle attività nei diversi settori produttivi, determinando un aumento della disoccupazione e dell'abbandono delle campagne e dei centri minori. In agricoltura la coltivazione industriale del tabacco, quella del grano e l'allevamento di bovini da latte, che costituiscono le maggiori attività del settore, hanno subito negli ultimi anni (o stanno subendo) un netto ridimensionamento per motivi legati alla politica agricola comunitaria. Tale ridimensionamento continuerà anche nei prossimi anni per l'espulsione dai mercati delle imprese marginali. Nell'artigianato le imprese più importanti che operano nell'indotto del l'edilizia scontano la crisi che ha colpito il mercato principale e si trovano in enorme difficoltà perché negli ultimi 15 anni avevano adeguato le lavorazioni ai processi di serie, perdendo, di fatto, le connotazioni artistiche nazionali. Le attività artigianali che operano nel settore agro-industriale operano soprattutto per il mercato locale e interprovinciale (punto di vendita diretto e forniture in ambiti geografici limitati) e non utilizzano, in genere, materie prime agricole prodotte nell'area. Nell'industria la presenza di grandi imprese nell'area è limitata all'insediamento FIAT di Grottaminarda (Av), anch'esso colpito dalla crisi del settore. Le P.m.i. presenti operano con difficoltà in settori tradizionali legati all'edilizia e all'artigianato con orizzonti di mercato non di molto più ampi delle imprese artigiane. Nel commercio l'introduzione di forme moderne della distribuzione sta determinando da un lato, la chiusura degli esercizi marginali e, dall'altro, l'aumento della penetrazione dei prodotti agro-alimentari di marca non locali;
l'area non è adeguatamente fornita di servizi e i collegamenti, soprattutto essi, costituiscono uno dei principali problemi infrastrutturali per lo sviluppo socio-economico del territorio e comportano notevoli disagi per la popolazione, soprattutto per quella residente in comuni distanti dai capoluoghi di provincia;
nell'ambito delle attività di programmazione dello sviluppo regionale finanziate dai fondi strutturali della UE e co-finanziate da leggi di spesa nazionali e regionali nessuna priorità per riequilibrare le distanze tra le aree interne e quelle costiere à stata definita nei piani prodotti negli anni passsati (Piani Integrati Mediterranei; POP 1989-1993) né in quelli da poco approvati (FSE; POP Monofondo


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FEOGA; PIC LEADER II) o in quelli in corso di approvazione (POP Monofondo FESR) alle aree interne; gran parte dell'area (comuni del medio Calore e comunità montana del Fortore, che ricadono nella provincia di Benevento) è stata riconosciuta nel Regolamento n. 695 del 1994, coordinato con la comunicazione UE n. 40 del 1995, a più forte ritardo di sviluppo insieme alle cinque province della Calabria e ad altre otto ricadenti nell'obiettivo 1;
alla fine dell'intervento straordinario non ha corrisposto nemmeno un avvio di un intervento ordinario capace di porre le premesse per una riduzione del divario che caratterizza le aree interne rispetto a quelle costiere e rispetto alle altre aree del Paese;
il divario va, quindi, affrontato attraverso la sperimentazione di una nuova capacità di intervento dei poteri ordinari dello Stato della regione e delle autonomie locali;
lo sviluppo di un maggiore rigore finanziario e di una maggiore efficienza e capacità progettuale delle amministrazioni nazionale e regionale deve sperimentare l'esercizio di nuove funzioni pubbliche, tra cui anche quella dello sviluppo socio-economico di un'area interna, nell'ambito di organismi e di istituzioni misti, che raggruppino soggetti pubblici, privati e cooperative, come suggeriscono le più aggiornate indicazioni della UE;

impegna il Governo

ad assumere, all'interno dei programmi nazionali di spesa, le decisioni più coerenti per ottenere un graduale ma effettivo superamento del divario esistente tra le aree interne e il resto del Paese, per:
1. promuovere e sostenere iniziative di cooperazione tra le aree interne della dorsale dell'Appennino Centro-Meridionale;
2. promuovere e sostenere iniziative di cooperazione interregionale con aree del Nord e con altri Paesi europei;
3. dare corso ad un progetto integrato che preveda la realizzazione, il completamento e/o l'ammodernamento delle reti di comunicazioni e di trasporto;
4. completare e rilanciare le aree industriali parzialmente realizzate con i fondi delle leggi sul terremoto del 1980;
5. completare le infrastrutture fondamentali per dare una dimensione moderna alla città di Benevento ed al suo hinterland per farne una cerniera dinamica nelle interconnessioni interregionali (Campania, Puglia, Molise);
6. potenziare il distretto industriale della Valle Caudina per irrobustire le iniziative produttive e per farne un'area centrale dello sviluppo delle piccole e medie imprese;
7. ammodernare l'area termale della Valle Telesina che ha il suo fulcro nel Comune di Telese Terme con notevoli preesistenze storico-archeologiche nella Valle e con presupposti ambientali di notevole valore ed interesse;
8. valorizzare l'area che ha vocazioni di turismo rurale, ambientale e culturale, affrontando innanzitutto strategicamente la sperimentazione di un nuovo rapporto tra le popolazioni dell'area e le risorse agricole e artigianali;
9. recuperare i borghi abbandonati a seguito dei sismi del 1962 e del 1980, al fine di aumentare e qualificare la ricettività per le attività di turismo rurale, ambientale e culturale;
10. promuovere una imprenditorialità, soprattutto giovanile, sperimentando anche nuove forme di sostegno alle esperienze più avanzate del volontariato, della cooperazione, dell'agricoltura e dell'artigianato;
11. completare la rete di metanizzazione delle aree indicate in premessa al fine di creare adeguate fonti di energia per uso civile e per infrastrutturare i piani di insediamento produttivo adottati in molti comuni;
12. avviare l'adeguamento della rete stradale dell'area Fortorina che ha il suo centro in San Bartolomeo in Galdo e che


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è stata storicamente penalizzata in tutte le iniziative afferenti allo sviluppo delle aree depresse.
(9/2371/1)
«Mario Pepe, Abbate».

La Camera,

premesso che:
il divario nella dotazione infrastrutturale tra l'Italia ed il resto dell'Europa e, all'interno del Paese, tra Sud e Centro-Nord è, rispettivamente, di lì e 24 punti percentuale e la sua eliminazione richiede uno sforzo finanziario stimato nell'ordine ai 530 mila miliardi;
è stato rilevato come la più bassa produttività della trasformazione industriale, nel Mezzogiorno é riconducibile in misura non trascurabile a fattori esterni all'impresa: svantaggi nella localizzazione geografica, inefficienza delle amministrazioni pubbliche, difetto di infrastrutture di base, produttive e sociali;
la disponibilità di capitale pubblico delle regioni meridionali è inferiore a quella della regioni più ricche del Paese e a quella rilevabile in media negli altri Paesi europei, in alcuni casi anche del 50 per cento;
forti carenze si registrano nei trasporti, nelle reti idriche e dell'energia elettrica, nelle telecomunicazioni nelle dotazioni sociali;
la dotazione di infrastrutture pubbliche e di capitale pubblico costituisce premessa indispensabile dello sviluppo economico;
di recente sono stati compiuti passi per facilitare l'impiego di fondi comunitari e varati strumenti di sostegno alla comulazione privata e per il riequilibrio finanziario delle piccole e medie imprese, ma dall'intervento straordinario non si è ancora sostituita una coordinata capacità progettuale locale e regionale;
calcoli di contabilità finanziaria coerenti con i provvedimenti qui ipotizzati conducono a ritenere possibile il finanziamento del piano proposto a opera del mercato, sia nella componente bancaria sia in quella direttamente produttiva;
appare indispensabile predisporre un piano decennale di interventi sulle infrastrutture «a rete» da effettuarsi con capitali privati nazionali ed internazionali e con fondi messi a disposizione dell'Unione europea;

impegna il Governo

ad accrescere le dotazioni finanziarie per la realizzazione di infrastrutture nel Mezzogiorno.
Il Governo, entro due mesi dalla entrata in vigore della presente legge, presenta al Parlamento un documento di programma per il settore degli investimenti pubblici contenente le linee guida di politica economica relative agli investimenti infrastrutturali e alla riqualificazione urbana nel quale siano definiti gli obiettivi di intervento nei prossimi dieci anni con particolare riguardo:
a linee fondamentali di assetto del territorio;
sistema delle reti infrastrutturali con particolare riguardo a quelle «intelligenti» ed i collegamenti con l'Europa;
difesa del suolo e risorse idriche;
riqualificazione urbana;
valorizzazione del patrimonio storico-artistico anche ai fini di sviluppo del turismo.
Il documento di programma dovrà contenere:
la ricognizione delle risorse disponibili per gli investimenti per gli investimenti pubblici fornendo gli elementi per una corretta valutazione delle dotazioni finanziarie e leggi di bilancio, nonché dall'Unione europea;


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la stima dei fabbisogni finanziari aggiuntivi per raggiungere gli obiettivi sopra esposti;
la individuazione di linee guida per l'attivazione di strumenti di coinvolgimento del capitale privato nel finanziamento di opere di pubblica utilità;
la stima degli effetti occupazionali diretti ed indiretti derivanti dai programmi di investimento individuati;
la definizione di indirizzi programmatici per il riassetto funzionale delle aree urbane.
In particolare, il documento di programma dovrà prevedere misure di razionalizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi, anche mediante la riduzione del numero di procedimenti ed accorpamento degli stessi nonché strumenti per la qualificazione della pubblica amministrazione.
Inoltre, saranno individuate misure di razionalizzazione degli organismi decisionali pubblici e strumenti di controllo e monitoraggio della spesa ispirati a criteri di efficienza ed efficacia nella realizzazione di investimenti pubblici.
Il documento potrà contenere anche indicazioni di casi in cui possa prevedersi il ricorso a procedure speciali, quali quelle previste dall'articolo 1 della legge n. 426 del 1994.
(9/2371/2)
«Sanza, Lucchese, Teresio Delfino, Peretti, Bastianoni, Fronzuti, D'Alia, Cardinale, Pagano, Grillo, Carrara».

La Camera,

considerato che:
sulla base delle decisioni adottate dal Consiglio Ecofin del 20 ottobre 1994, l'Italia è tenuta a versare all'Unione Europea lire 3.620.343.026.000, a seguito della mancata applicazione del regime comunitario sulle quote latte;
il suddetto importo è la somma di singole sanzioni applicate a ciascuno dei cinque anni compresi tra il 1989 ed il 1993;
nel mese di marzo 1995 risultavano parzialmente pagate le sanzioni relative agli anni 1989, 1990 e 1991 e per il pagamento delle parti residue l'Unione europea aveva previsto un piano di rateizzazione, avviato a partire dal 15 ottobre 1995, in ragione di quattro rate annue di lire 329.652.265.550;
per quanto riguarda il pagamento delle sanzioni relative agli anni 1992 e 1993, l'Unione europea aveva, rispettivamente, previsto di trattenere lire 487.663.421.000 nell'anno 1996 e lire 354.275.694.000 nell'anno 1997;
nell'anno 1997, per il regolamento della situazione debitoria nei confronti della Unione europea sono necessari 683.927.959.550 derivanti dalla somma della rata relativa alla quota di sanzione residua per gli anni 1989-1991 ed all'importo trattenuto per il 1993;

impegna il Governo:

a fornire gli elementi necessari a chiarire la differenza tra l'importo che risulta da pagare nell'anno 1997, in applicazione dell'accordo Ecofin e quello, superiore di oltre 316 miliardi di lire, destinato alla «regolazione debitoria» nella tabella A, di cui all'articolo 2, comma 2, del disegno di legge finanziaria 1997;
a provvedere alla liberazione delle risorse attribuite in eccesso alla «regolazione debitoria» di cui alla succitata tabella A.
(9/2371/3)
«Lembo, Dozzo, Anghinoni, Pittino».
(Testo così modificato nel corso della seduta).


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La Camera,

considerato che:

le condizioni del sistema dei trasporti nella Regione Calabria negli ultimi anni risultano peggiorate in termini di qualità ed efficienza, tant'è che, per lungo tempo, non si è provveduto ad interventi integrativi lasciando incomplete opere di grande importanza e di alto costo;
la manutenzione di grandi strutture è scaduta sino al limite del loro utilizzo;
non si è intervenuti sui nodi che strozzano il sistema dei trasporti, per quanto anche limitati interventi avrebbero consentito una velocizzazione e razionalizzazione dell'intero sistema;
in passato le indicazioni prioritarie fornite dal Parlamento in diverse occasioni non sono state rispettate dai ministri competenti;
in questi anni è aumentato il divario tra il Nord e il Sud del Paese e la modernizzazione del sistema dei trasporti è essenziale per la Nazione, per sviluppare il processo di integrazione europea e per far svolgere all'Italia, nel Mediterraneo, un ruolo che la storia e la condizione geografica assegnano al nostro Paese;

impegna il Governo:

ad utilizzare adeguate risorse per la riqualificazione e l'ammodernamento del sistema dei trasporti in Calabria;
ad aggiornare il piano nazionale dei trasporti assumendo prioritariamente:
l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
l'ammodernamento e la riqualificazione della strada di grande comunicazione E90 (già nota come strada statale 106) per consentire attraverso il collegamento con l'autostrada adriatica e raccordo della Calabria con il resto del Paese e dell'Europa;
la velocizzazione e l'ammodernamento della rete ferroviaria nel tratto Sibari-Crotone-Reggio Calabria e Napoli-Reggio Calabria;
il potenziamento del sistema aeroportuale calabrese nell'ambito della revisione del piano aeroportuale nazionale.
(9/2371/4)
«Bova, Oliverio, Saraceni, Palma, Brancati, Veneto, Olivo, Gaetani, Mauro, Romano Carratelli, Lamacchia, Brunetti».

La Camera,

constatata la relativa attenzione che la finanziaria 1997 ha dedicato alla famiglia ed ai problemi legati al lavoro domestico,

impegna il Governo

a tenere conto di alcuni punti caratterizzanti una corretta volontà di operare a favore della famiglia. Tali punti sono:
l'abrogazione del decreto-legge n. 503 del 1992 e conseguente reintegro delle pensioni con integrazione al minimo;
l'estensione della legge antinfortunistica tra le mura domestiche, già operante in Trentino e nelle Marche a tutte le altre Regioni;
la pensione di reversibilità aliquota di detrazione diminuita del 20 per cento in caso di coniuge senza alcun reddito personale;
l'aumento assegni familiari ai figli minori in progressione dopo il 2 figlio;
l'ulteriore detrazione fiscale famiglia monoreddito;


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l'introduzione orario flessibile con ampliamento part-time al fine di recuperare occupazione giovanile;
il salario d'ingresso sino ai 35 anni.
(9/2371/5)
«Burani Procaccini, Massidda, Baiamonte, Colombini, Del Barone, Divella, Filocamo, Guidi, Stagno d'Alcontres».

La Camera,

considerato che:
la finanziaria 1997 si pone l'obiettivo di consentire all'Italia l'ingresso in Europa. La sfida dell'Europa comporta però la necessità di allineare fra i vari Stati le politiche sociali e gli strumenti per attuarle;
le politiche della casa, richiedono una particolare attenzione da parte degli Stati membri, in quanto su queste si basano le strategie di integrazione, di prevenzione e di assistenza sociale, oltre che una politica di mobilità dei lavoratori, interna o esterna ai vari Paesi. Il benessere conseguito nei vari Paesi ha prodotto ovunque la crescita degli squilibri ed ha aggravato il peso dei fenomeni di esclusione;
il Parlamento Europeo si è fatto interprete di questa situazione drammatica, con la risoluzione che ha portato all'attenzione della Conferenza Habitat II tenutasi nel mese di giugno a Istanbul e il presente ordine del giorno risponde agli impegni che il Governo ha assunto in occasione della stessa Conferenza mondiale;
per le famiglie che si trovano nella fascia di povertà il problema della casa rappresenta uno dei più acuti fattori di malessere. In Italia è in crescita il numero di persone al di sotto della soglia di povertà e, soprattutto i più deboli sono sottoposti alla pressione di un mercato dell'affitto sempre più limitato quantitativamente e inaccessibile finanziariamente. Il perdurare dell'emergenza sfratti, che ritorna ormai periodicamente dal 1980 ad oggi, è la conseguenza dell'assenza di una politica nazionale della casa rivolta all'affitto;
il parco di alloggi in affitto è andato progressivamente restringendosi nel corso dell'ultimo trentennio, ed ha raggiunto ormai una soglia limite del 25 per cento, con la conseguente sclerotizzazione del mercato, che ostacola ogni politica di mobilità della popolazione, sia a livello nazionale che europeo. La quota di alloggi pubblici, (il 6 per cento del totale, contro il 26 per cento della Germania, il 24 per cento dell'Inghilterra, il 17 per cento della Francia), è una delle più basse in Europa ed è in continua diminuzione a fronte delle politiche di vendita del patrimonio residenziale pubblico;
ormai da anni lo Stato italiano non prevede nel proprio bilancio alcuna risorsa consistente per la casa. L'Italia è l'unico Paese europeo che non investe nel settore della locazione, limitandosi ad una politica di incentivi quasi esclusivamente rivolti alla casa in proprietà. Le sole risorse disponibili, quelle dei fondi GESCAL, sono state ridotte e in parte dirottate verso altre destinazioni, e sono comunque destinate ad esaurirsi entro il 1998. Anche le giacenze presso la Cassa Depositi e Prestiti sono quasi totalmente riferite a fondi già destinati e non consentono margini di manovra;
ogni intervento nel settore abitativo è caratterizzato da una logica di emergenza, (dalla ricerca delle aree, alla progettazione, all'appalto) che finisce per pagare lo scotto dei ritardi di tutti i livelli superiori e del procedere «a salti» della programmazione. Per quanto la legge n.109 del 1994 abbia previsto giustamente di riportare tutte le opere pubbliche nell'alveo di una programmazione triennale, ciò non risulta possibile per l'edilizia residenziale pubblica, legata a flussi finanziari non periodici ed aleatori; il quadriennio 1992-1995 è stato programmato nel 1994, ed è ormai terminato


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senza che si sia ancora provveduto alla programmazione dei fondi 1996-1998;
il processo di regionalizzazione in corso va accompagnato da politiche nazionali di sostegno economico e di indirizzo, per evitare che in assenza di risorse proprie delle regioni, finisca per accrescere gli squilibri e impedire azioni coerenti ed efficaci sul mercato delle abitazioni;
la stagnazione del settore edilizio è fortemente influenzata dall'andamento negativo del mercato della casa e dall'assenza di investimenti pubblici consistenti in questo comparto;
la casa, insieme all'occupazione, l'educazione e la sanità, è uno dei fondamenti dello stato sociale;

impegna il Governo

a considerare il problema della casa come uno degli obiettivi fondamentali delle proprie politiche, varando un programma a medio e lungo termine, espressione di una politica generale della casa, in cui far confluire tutti gli aspetti precedentemente richiamati attraverso:
l'incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica in affitto per offrire ai ceti meno abbienti alloggi a canone sociale rapportato al reddito familiare;
una politica in direzione dell'affitto, in funzione dell'equilibrio del mercato, utilizzando congiuntamente incentivi e agevolazioni fiscali, aiuti mirati alle categorie più deboli, per evitare che il pagamento di un affitto elevato riconduca nella fascia di povertà anche le famiglie con media capacità di spesa; in questo quadro non si deve trascurare l'esigenza di disporre di strutture operative efficaci, e quindi si dovrà anche considerare l'esigenza di una riduzione del peso della fiscalità sul patrimonio pubblico e la riorganizzazione delle strutture operative (IACP) sulla base di un principio di efficienza, consentendo loro un equilibrio di bilancio, come prevedono i disegni di legge già presentati alle Camere;
la programmazione da parte del CER/Ministero dei lavori pubblici delle risorse già disponibili e prevedibili e l'accelerazione del loro utilizzo al fine di evitare interruzioni nell'uso dei finanziamenti, con il conseguente accumularsi delle giacenze presso la Cassa depositi e prestiti;
la possibilità di creare flussi di investimento continuativi e programmabili, al fine di associare anche la casa alla programmazione triennale che la legge n. 109 del 1994 prevede per tutte le opere pubbliche.
(9/2371/6)
«Debiasio Calimani, Mussi, Zagatti, Lorenzetti, Lumia».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,
considerato che:
l'articolo 53 della Costituzione della Repubblica italiana sancisce il principio che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e che il sistema tributario deve essere informato a criteri di progressività;
in occasione della discussione ed approvazione della manovra finanziaria per il triennio 1997/99, è emersa la situazione di grave difficoltà economica e finanziaria del Paese, che rende difficile se non improbabile l'entrata dell'Italia nell'Unione Monetaria Europea;
di conseguenza si richiedono enormi sacrifici a tutti i cittadini del territorio nazionale ed inoltre le difficoltà e le incertezze sul futuro economico riguardano ormai tutte le imprese italiane, sia del Nord che del Sud;


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da anni viene applicata l'IVA sui consumi del gas metano in modo incomprensibile e censurabile per uno Stato centralista, infatti viene applicata l'aliquota del 19 per cento sui consumi ai fini del riscaldamento nelle aree del nord e centro Italia, mentre nel Mezzogiorno l'aliquota è del 10 per cento, oltre alle differenze sulle aliquote delle accise, pari a lire 151 al mc nel centro e nel nord del paese contro le lire 74 applicate al sud per gli usi di riscaldamento individuale a tariffa T2, e quelle per altri usi civili pari a lire 332 al mc nel centro-nord contro le 238 lire applicate nelle regioni del mezzogiorno;
tale applicazione è contraria ai principi costituzionali perché crea una disparità sociale all'interno dello stesso paese, non più giustificata per quanto sopra detto;

impegna il Governo

ad emanare tempestivamente provvedimenti per eliminare la disparità di trattamento tributario evidenziato nella presente risoluzione, uniformando le suddette aliquote - IVA e imposte sui consumi di gas metano.
(9/2371/7)
«Molgora».

La Camera
considerato che:
la manovra finanziaria 1997-1999 non prevede alcun finanziamento al settore turismo in tutti i suoi rami (nautica da diporto, imprese ricettive, campeggi);
il polo turistico ancora una volta non viene tenuto in evidenza quale volano per la crescita economica del Paese;
inoltre gli imprenditori, sottoposti ad un enorme fardello di imposte, vivono con i propri sacrifici e sulla loro pelle le difficoltà in cui il turismo giace;

impegna il Governo

nell'ambito degli interventi ai sensi dell'articolo 2, comma 42, della legge n. 545 del 1995, a destinare la somma di 100 miliardi di lire alle imprese turistiche come definite dall'articolo 5 della legge n. 217 del 17 marzo 1983, e alle società di servizio alla nautica da diporto.
(9/2371/8)
«Acierno, Cascio».

La Camera
considerato che:

non è sufficiente, nella fase attuale, la pura e semplice ripresa degli investimenti per accrescere in misura significativa l'occupazione del Paese;
la questione della disoccupazione è presente prevalentemente nel Mezzogiorno e, pertanto, le misure da mettere in opera devono essere modulate in maniera tale da ridurre il divario dei tassi di disoccupazione tra Nord e Sud del Paese;
nella manovra di bilancio per il triennio 1997-1999, insieme ad una rigorosa politica di risanamento dei conti pubblici, sono contenute misure di sviluppo e risorse aggiuntive a favore di un impegno straordinario per l'occupazione;
occorre predisporre una strategia integrata tra politiche macroeconomiche, politiche del mercato del lavoro, politiche per l'occupazione;
il Governo e le parti sociali hanno sottoscritto il 24 settembre 1996 l'«Intesa per il lavoro»;
gli obiettivi di sviluppo e di promozione di una qualificata occupazione vanno perseguiti anche tramite:
una ridefinizione organica dell'impianto del sistema di istruzione e formazione volta ad affermare il ruolo centrale delle risorse umane nel processo produttivo, il diritto alla formazione continua, percorsi e moduli formativi specifici rivolti alla creazione di nuova imprenditoria;


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una nuova politica pubblica per la ricerca e l'innovazione per ottenere la qualificazione tecnologica del Paese al fine di garantirne la competitività;
il sostegno alla nuova imprenditorialità nei settori tecnologicamente avanzati e soprattutto nelle aree in ritardo di sviluppo;
una politica delle infrastrutture per fare riprendere al Paese le proprie capacità competitive, con particolare riferimento alle reti di telecomunicazioni, nel quadro degli indirizzi delineati dagli «Libro Bianco» di Delors, mirando a ridurre, o a non creare un ulteriore divario nella dotazione infrastrutturale tra le Regioni meridionali e quelle settentrionali;
constatato che:
la convergenza dei diversi settori dell'informatica, delle telecomunicazioni e della televisione, producendo un'accentuata ricomposizione dei diversi mercati, esige una accelerazione della promozione anche nel nostro Paese di una compiuta «società della informazione»;
tale promozione esige, oltre alla promozione delle infrastrutture a rete, l'offerta di servizi pubblici e privati adeguati e la crezione di masse critiche di capitali e servizi tali da diffondere la cultura e l'accesso a canali multimediali, garantendo pari opportunità su tutto il territorio nazionale;
lo sviluppo delle comunicazioni multimediali può rappresentare l'occasione, anche tramite forme di telelavoro, di cogliere appieno le potenzialità di sviluppo dell'occupazione e di riequilibrio occupazionale tra Nord e Sud senza indurre nuovi fenomeni migratori;
una politica così indirizzata è ancora più indispensabile per contrastare le tendenze attuali alla marginalizzazione del Paese e la nascita di nuove disuguaglianze;

impegna il Governo:

a predisporre al più presto gli strumenti per consentire al Parlamento il confronto sull'«Intesa per il lavoro»;
a rendere al più presto operative le misure tese a favorire la promozione di una società dell'informazione in Italia in particolare tramite:
la realizzazione della rete unitaria della Pubblica amministrazione;
la costituzione di un tavolo per il coordinamento ed il confronto degli interventi e la consultazione ed il confronto con le parti sociali, gli operatori del settore, gli istituti di ricerca e le Università;
il reperimento delle risorse necessarie, anche tramite l'utilizzo di parte degli stanziamenti accantonati nel Fondo
Speciale per le spese in conto capitale, per:
un programma pluriennale di alfabetizzazione informatica che coinvolga anche la formazione continua degli adulti;
l'incentivazione della imprenditorialità giovanile nel settore dei servizi delle telecomunicazioni multimediali nelle aree depresse del Paese;
la promozione del telelavoro anche come occasione di riequilibrio occupazionale tra Nord e Sud e segnatamente per le aree depresse del Paese.
(9/2371/9)
«Nappi, Crucianelli, Guerra, Sciacca, Bielli, Bolognesi, Altea, Vignali».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,

considerato che:
la piccola e media impresa dà lavoro a circa 1 milione di occupati e ad altri 600 mila circa nell'indotto;


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le circa 60.000 aziende, piccole imprese industriali e commerciali, esportano per circa il 25 per cento del totale delle esportazioni nazionali;
è necessario, al fine di garantire una sempre maggiore competitività sui mercati esteri;
la Unione Europea ha posto come obiettivo finale lo sviluppo delle piccole e medie imprese;

impegna il Governo

ad intervenire con provvedimenti legislativi mirati a favore dell'export, soprattutto tramite:
1) il coordinamento di tutti gli interventi pubblici nel settore;
2) la realizzazione di una serie di servizi quali la formazione, l'informazione, l'assistenza e la promozione dello sviluppo e della ricerca tecnologica;
3) la concessione di crediti a tasso agevolato e facilitazioni assicurative a copertura dei crediti per le aziende che esportano le loro produzioni.
(9/2371/10)
«Stefani, Caparini, Chiappori, Covre, Barral, Frosio Roncalli, Rizzi, Bampo, Frigerio, Vascon, Fontan, Dalla Rosa, Fongaro, Stucchi, Luciano Dussin, Cavaliere, Gambato, Borghezio, Guido Dussin, Calzavara, Balocchi, Paolo Colombo, Michielon, Gnaga, Ce', Calderoli, Formenti, Alborghetti, Ciapusci, Anghinoni, Bianchi Clerici, Oreste Rossi».

La Camera,

premesso che:
i problemi legati alle infrastrutture viarie sono particolarmente gravi nell'area del sandonatese, territorio importante dal punto di vista imprenditoriale e turistico;
il Ministero dei Lavori Pubblici, l'ANAS, la Regione Veneto, la Provincia di Venezia e dei comuni del mandamento del sandonatese ritengono, per la risoluzione del problema, prioritari gli interventi per il completamento della «Treviso Mare», la costruzione della variante della SS.14 di San Donà di Piave, del nuovo ponte sul fiume Piave e della bretella di collegamento tra il casello autostradale e la strada statale 14 in località Calvecchia;
l'accordo di programma del 3/10/1995 sottoscritto, ai sensi dell'articolo 27 della legge n. 142 del 1990, dalla Regione Veneto, dalla Provincia di Venezia ed i comuni di San Donà di Piave, Jesolo, Musile di Piave, Meolo e Noventa di Piave, che definiva i compiti relativi alla progettazione delle opere, anche se non diretta competenza delle singole amministrazioni locali;
i suddetti progetti nella quasi totalità sono giunti alla fase esecutiva ed in parte già presentati agli enti competenti ed alla cittadinanza;
il piano triennale ANAS 1997-1999 e le priorita espresse a livello regionale e fissate nella delibera della Giunta regionale del Veneto n. 4009 del 10/9/1996 con oggetto «programma triennale ANAS 1997-1999»;

impegna il Governo

ad includere le opere viarie suddette tra quelle prioritarie da realizzarsi nella Regione Veneto, tenendo conto dell'avanzato livello di progettazione delle singole opere.
(9/2371/11)
«Pezzoli, Scarpa Bonazza Buora, Cavaliere».

La Camera,
premesso che:
la carenza infrastrutturale del Nord-Est, e del Veneto in particolare, è


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divenuta recentemente oggetto di attenzione su scala nazionale ed internazionale;
la particolarità del modello produttivo ed insediativo veneto ha fatto emergere ancor più lo stato di inadeguatezza dell'attuale rete infrastrutturale dei trasporti, ed in particolare di quella viaria;
il sistema produttivo veneto risente oggi pesantemente delle diseconomie derivanti dal costo del trasporto e trova nella sottoinfrastrutturazione un freno alla sua competitività internazionale;
le associazioni di categoria lamentano che la percorrenza media giornaliera dei mezzi pesanti sul territorio regionale si è pressoché dimezzata negli ultimi dieci anni, a causa della congestione stradale;
con il Piano Decennale ANAS 1985-1995 la Regione Veneto è risultata assegnataria di uno stanziamento pari al 6,3 per cento del totale nazionale per complessive lire .2.000 miliardi circa. A prescindere dalle valutazioni che hanno determinato il peso percentuale del Veneto rispetto al totale nazionale, il dato più rilevante sta nel fatto che dal 1985 ad oggi solo il 25 per cento circa dei fondi stanziati ha potuto trovare concreta realizzazione nel territorio regionale;
la complessità procedurale ed in generale i tempi che risultano necessari per la programmazione, la progettazione e l'approvazione delle opere hanno limitato notevolmente l'efficacia del Piano Decennale, consentendo di raggiungere solo marginalmente gli obiettivi prefissi;
con la legge regionale n. 39 del 1991, la Regione del Veneto si è fatta parte attiva per cofinanziare una serie di interventi di competenza ANAS, e successivamente con la legge regionale n. 47 del 1994 essa si è affiancata all'ANAS nella fase della progettazione degli interventi;
questa attività della Regione ha consentito di programmare e progettare una serie di interventi necessari alla riqualificazione ed al potenziamento della rete viaria regionale. Necessita ora dare continuità all'azione regionale ed a quella dell'ANAS, garantendo le disponibilità finanziarie che consentano di dare attuazione alle numerose progettazioni di opere attualmente in corso;

impegna il Governo:

a modificare il parametro adottato a livello nazionale per il riparto dei fondi ANAS, elevandolo dal 6,3 per cento «storico» ad un valore rispondente al reale peso che il Veneto ha acquisito a livello nazionale;
a garantire per il prossimo triennio 1997-1999 la possibilità di recuperare i fondi non spesi dell'ANAS sul territorio regionale e già previsti nel piano decennale ANAS 1985-1995, ammontante a circa lire 1500 miliardi, per i quali il Veneto vanta sostanzialmente un credito pregresso;
ad assicurare la totale copertura finanziaria della quota a carico ANAS prevista dalla convenzione tra ANAS e regione Veneto stipulata il 23 aprile 1992 ai sensi della legge regionale n. 39 del 1991, e relativa alla realizzazione di un programma straordinario di interventi tesi a migliorare la sicurezza sulla rete stradale del Veneto. Risulta, infatti, ancora da finanziare il terzo stralcio del programma, il cui importo globale ammonta a lire 345 miliardi per la realizzazione di n. 36 interventi;
a prevedere nel prossimo programma triennale ANAS una adeguata somma «fuori quota» per la realizzazione degli interventi già progettati di potenziamento dell'itinerario europeo E 55 lungo la direttrice del Corridoio Adriatico. Tale richiesta è supportata dall'analoga attenzione posta sull'argomento dalla regione Emilia Romagna, ed è finalizzata a potenziare un asse viario, quello adriatico, che presenta nel tratto Mestre-ravenna la maggiore criticità con la sovrapposizione di rilevanti traffici commerciali e turistici lungo la SS 309 «Romea»;


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a garantire nel prossimo programma ANAS i fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete esistente, con particolare riguardo alla viabilità montana, che nel bellunese in particolare presenta livelli di preoccupante degrado.
(9/2371/12)
«Polizzi, Pezzoli, Nicola Pasetto, Alberto Giorgetti, Fini».

La Camera,

considerato che:
il sistema creditizio di tutta l'area meridionale mostra i segni gravissimi di un deterioramento che sta pesantemente incidendo sulle possibilità di sviluppo del Mezzogiorno;
tutti gli indicatori lasciano intravedere le difficoltà in cui operano gli impenditori meridionali: il differenziale tra i tassi praticati per impieghi a medio e lungo periodo tra Nord e Sud Italia raggiunge punte del 6 per cento; le garanzie richieste a tutela del credito si concentrano soprattutto sui beni immobiliari ed i titoli, raggiungendo un valore anche doppio del fido richiesto;
oltre il 50 per cento degli sportelli bancari situati nel Mezzogiorno è stato acquisito da istituti del Centro Nord (l'incremento è del 14 per cento negli ultimi sei anni), a causa del processo di concentrazione e di razionalizzazione del sistema bancario attualmente in corso;
la crisi si riflette anche nelle stesse strutture del sistema: nel solo 1995 l'erosione dei mezzi patrimoniali delle banche meridionali è stata pari a 4.800 miliardi e due dei principali istituti (Banco di Napoli e Sicilcassa) abbisognano ormai dell'intervento pubblico;
le onerose garanzie richieste per il credito, la crisi patrimoniale degli istituti e la «colonizzazione bancaria» prodotta dal processo di concentrazione non solo bloccano i finanziamenti al sistema produttivo, ma hanno come effetto il dirottamento dei capitali raccolti verso più sicure utilizzazioni in altre zone del Paese: il rapporto tra il capitale raccolto nel Mezzogiorno e gli impieghi nella medesima area è di varie decine di punti percentuali inferiore alla media nazionale;

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure possibili per ridurre il costo abnorme del denaro nel Mezzogiorno ed in particolare:
a) a predisporre strumenti normativi che agevolino l'applicazione di tassi di interesse uniformi sull'intero territorio nazionale;
b) a porre in essere strumenti di garanzia che consentano alle realtà economiche locali di accedere al credito a tassi ragionevoli, consentendo la creazione di rapporti banca-imprenditore fondati sulla capacità di impresa e non sulla mera valutazione delle garanzie;
c) ad emanare direttive, impegnative per la Banca d'Italia, che indirizzino il processo di concentrazione del sistema creditizio con maggiore attenzione rispetto ai problemi meridionali, predisponendo, ove possibile, le condizioni per realizzare istituti di credito ad ambito regionale, che siano almeno in parte vincolati allo sviluppo dell'economia locale;
d) ad obbligare tutti gli istituti all'osservanza della legge antiusura, in particolare nella parte in cui riammette al credito gli imprenditori protestati (quasi un milione nella sola Sicilia), ove essi abbiano onorato i propri impegni.
(9/2371/13)
«Piscitello, Danieli, Scozzari».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera
considerato che
in sede di approvazione della Finanziaria 1996 la Commissione affari costituzionali


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della Camera votò emendamenti per la costituzione delle Provincie di Sulmona e di Avezzano e la Commissione Bilancio del Senato approvò un emendamento di 10 miliardi per la costituzione della provincia di Fermo, Barletta e Castrovillari e che in Aula il Governo accolse come raccomandazione l'utilizzo dei 10 miliardi per le istituzioni delle provincie di cui al comma 2 dell' articolo 63 della legge n.142 del 1990;
nel 1996, pur esistendo il finanziamento, non si è provveduto alla proroga dei termini per l'esercizio della delega di cui allo stesso comma precedente;
ritenuto di non impegnare il bilancio del 1997;

impegna il Governo

a prevedere per la finanziaria del 1998 10 miliardi per la costituzione delle province di Sulmona e Avezzano, Fermo, Barletta e Castrovillari e a predisporre un provvedimento di proroga dei termini della delega per l'istituzione delle nuove provincie di cui al comma 2 dell'articolo 63 della legge n. 142 del 1990 al 31 dicembre 1998.
(9/2371/14)
«Aracu, Storace, Angeloni, Giovanni Pace, Follini, Saia, Marini».

La Camera,

considerato che:
la legge finanziaria 1995 aveva stanziato un accantonamento per il 1996, finalizzato alla istituzione di nuove province;
il Governo, nel corso dell'esame parlamentare della legge finanziaria 1996, si era impegnato ad esaminare con sollecitudine le richieste per l'istituzione di nuove province in possesso dei requisiti richiesti dal comma 2 dell'articolo 63 della legge n. 142 del 1990;
nel 1996, pur esistendo il finanziamento, non si è provveduto alla proroga dei termini per l'esercizio della delega;

impegna il Governo

a predisporre un provvedimento di proroga dei termini della delega per l'istituzione delle nuove province di cui al comma 2 dell'articolo 63 della legge n. 142 del 1990 al 31 dicembre 1998 e, nel contempo, a mantenere nei territori interessati gli uffici decentrati ed i servizi già esistenti e/o per i quali è stata prevista nuova costituzione.
(9/2371/15)
«Storace, Aracu, Angeloni, Giovanni Pace, Follini, Saia, Marini, Cesetti, Tortoli, Saraceni».

La Camera,

premesso che, la provincia di Caserta:
1) versa in una drammatica situazione di crisi economica e sociale con ben 185 mila disoccupati su 815.815 abitanti (tasso di disoccupazione del 24,1 per cento) e con più di 15 mila lavoratori in mobilità e in cassa integrazione;
2) negli ultimi anni sta subendo un continuo stillicidio di perdite di posti di lavoro in settori industriali strategici come quelli dell'Olivetti, Italtel, Morteo, Vavid, Siemens, Gold Star, Iberna, Firema, Manifatture del Matese, che vanno ad aggiungersi alle preesistenti crisi dei settori tessile, edile ed agricolo. La drammaticità della situazione sociale trova conferma in tutti gli indicatori sociali;
3) è ai primi posti in Italia per disoccupazione, mortalità di imprese, criminalità, degrado urbano, dispersione scolastica e agli utlimi posti per reddito procapite e risparmio, tenore di vita e vivibilità delle città;
4) ha il più alto tasso di omicidi di tutta la Campania. In base agli ultimi dati,


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è la seconda provincia d'Italia per numero di assassinii di mafia. Nel 1994 si è constatata una generalizzata recrudescenza delle lotte che oppongono i principali clan, con un aumento degli omicidi per motivi di criminalità del 46,2 per cento;
5) è al primo posto in Italia per numero di consigli comunali sciolti, per numero di comuni che versano in stato di dissesto finanziario;
6) nell'ultimo anno sta registrando pesanti attacchi intimidatori della camorra contro sindaci e amministratori sociali;
7) ha aree territoriali (quelle aversana e domiziana) già ad altissimo degrado urbano, che sono state devastate dall'azione della camorra con il traffico e lo sversamento illecito di rifiuti urbani e tossici provenienti da tutta Italia;
8) dispone di un sistema scolastico inadeguato per carenza di strutture. Negli ultimi mesi vari edifici scolastici sono stati gravemente danneggiati e resi inagibili da atti vandalici, incendi ed attentati, sicché migliaia di studenti sono costretti a continue interruzioni delle lezioni;
9) dispone di grandi risorse territoriali, economiche, sociali, culturali e umane, talvolta uniche in Italia. Si pensi ad un settore con forti spazi di mercato come l'allevamento bufalino casertano, che rappresenta oltre la metà di quello nazionale. Un buon utilizzo e la valorizzazione delle risorse disponibili potrebbero essere fattori di ripresa economica e sociale della provincia. Nota è l'intraprendenza della provincia di Caserta, che è ai primi posti in Italia per natalità di imprese;
il grave stato di criminalità nella provincia di Caserta può essere affrontato positivamente solo se accanto alle necessarie misure repressive lo Stato inizi ad attuare misure di risanamento economico e sociale;
la provincia di Caserta è accreditata dal CNEL, ente istruttore dei patti, tra le prime tre province d'Italia, per la sottoscrizione dei "patti territoriale per lo sviluppo" previsti dalla legge n. 341 del 1995, è disponibile per tali patti territoriali la somma di lire 500 miliardi;
è necessario impiegare con rapidità queste somme e l'urgenza è particolare per la provincia di Caserta a causa dei citati indici negativi in ragione di specifiche disponibilità positive tra le quali:
a) esistenza nel territorio della provincia di una rete di piccole e medie imprese agricole, artigiane e industriali che possiedono i requisiti necessari per accedere ai progetti previsti dai «patti territoriali»;
b) possibilità di attivare la cantierabilità di alcune grandi opere infrastrutturali di valore regionale ed interregionale (ad esempio interporto, aeroporto, alifana, policlinico) con significativa ed immediata ricaduta occupazionale;
c) disponibilità di un significativo, a volte unico, patrimonio artistico, storico ed ambientale suscettibile di essere pienamente utilizzato nell'ambito di una nuova politica turistico culturale;

impegna il Governo:

a mantenere nella provincia di Caserta l'attuale priorità, riconosciuta dal CNEL nell'ordine di approvazione dei patti territoriali di sviluppo ed a garantire fondi adeguati alle proposte sottoposte al CNEL;
a snellire ed accelerare le procedure del CIPE per l'approvazione dei progetti e l'erogazione dei fondi relativi al patto territoriale con priorità per:
a) le attività produttive che abbiano significative ricadute occupazionali (a partire dal polo lattiero-caseario e valorizzazione dell'allevamento bufalino);
b) interventi di bonifica ambientale per l'agro aversano ed il litorale domiziano;

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c) qualificazione delle «armature urbane» delle aree più degradate (in particolare l'area aversana e domiziana) e rottura dell'isolamento delle aree interne depresse;
d) ammodernamento e potenziamento del sistema educativo, formativo e di ricerca, considerando anche la possibilità di realizzare un polo universitario casertano;
e) ad assumere provvedimenti per debellare il controllo camorristico del territorio e per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, imprenditori e amministratori locali.
(9/2371/16)
«Cuscunà, Landolfi, Bocchino, Cosentino, De Franciscis, Giuliano, Gazzilli».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,
premesso che:
il decreto legislativo 3 aprile 1993 n. 96 dispone che le «amministrazioni statali sono tenute a svolgere la propria attività nelle aree depresse del territorio nazionale in modo da garantire alle popolazioni residenti livelli di servizi paragonabili a quelli forniti nel resto del Paese e nella Comunità Europea»;
lo stesso decreto legislativo dispone che annualmente le stesse amministrazioni sono tenute a darne conto e ciò anche per quanto riguarda la qualità dei servizi resi;
non risulta sinora che le amministrazioni statali tenute per legge abbiano prestato servizi alle popolazioni delle aree depresse del Mezzogiorno come del Centro nord al livello richiesto essendo quantità e qualità dei medesimi nelle aree depresse nazionali estremamente carenti ed insoddisfacenti sia rispetto a quelli forniti nelle aree italiane non classificate come depresse, sia - ed ancora di più - rispetto ai livelli europei;
non risulta affatto inoltre che dette amministrazioni abbiano dato conto annualmente, dal 1993 ad oggi, della qualità dei servizi effettivamente resi come invece sono tenute a fare per legge;
impegna il Governo
a presentare al Parlamento nei termini previsti dalle leggi vigenti una compiuta relazione, amministrazione per amministrazione, relativa alla qualità ed alla quantità dei servizi resi alla popolazione residente nelle aree depresse con dati comparativi anche relativi alle procedure seguite, ai controlli effettuati, alle risorse impiegate, rispetto alla qualità e quantità dei medesimi resi nelle altre aree nazionali non classificate come depresse ed in Europa.
(9/2371/17)
«Carlo Pace, Valensise, Bono».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,

considerato
il dibattito parlamentare sulla manovra di bilancio 1997-1999;
l'annullamento della programmata conferenza sul lavoro già convocata per il mese di settembre a Napoli;
preso atto che:
la realizzazione del Welfare State ha elevato il grado di protezione sociale elevando l'offerta quantitativa di servizi pubblici a scapito della qualità;
l'attuale modello risulta inadeguato a realizzare obiettivi per una società più sicura ed equa perchè impostato e realizzato in un diverso contesto economico che presentava una forte crescita del PIL e rapida crescita dell'occupazione;


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l'uniformità delle prestazione non è accompagnata a criteri di selettività e di specificità delle prestazione accrescendo le disuguaglianze, proteggendo talune categorie e lasciandone prive altre;
la protezione sociale è particolarmente elevata per i lavoratori garantiti mentre è inadeguata per coloro che non sono garantiti aggravando il fenomeno della esclusione sociale in vasti strati della popolazione soprattutto meridionale;
la protezione dei soggetti esclusi è affidata alle famiglie e al volontariato;
il sostegno alla famiglia da parte dello Stato è modesto e inferiore a quanto riscontrabile negli altri paese comunitari; l'incidenza degli assegni familiari sul PIL rappresenta solo lo 0,8 per cento diminuendo progressivamente dagli ani sessanta ad oggi mentre in Francia si eleva a 2,4, in Germania a 2,2 e nel Regno Unito raggiunge il 2,6 per cento;
la crisi dell'attuale Welafare State ha determinato una insopportabile pressione fiscale sui cittadini, occorrente per finanziare elefantiaci apparati burocratici con conseguente progressiva espansione dei disavanzi e pesanti riflessi sul costo del finanziamento riducendo le potenzialità e le prospettive di crescita del sistema economico;
la crisi fiscale grava sul costo dei beni prodotto ed esportati riducendo la competitività del sistema economico;
la disoccupazione involontaria viola il diritto fondamentale dei cittadini a fornire il proprio contributo alla ricchezza della nazione oltre che rappresentare una manifestazione di inefficienza del sistema;

impegna il Governo:

a presentare al Parlamento una relazione sullo Stato sociale che indichi le azioni necessarie per indirizzare le risorse verso la crescita per rafforzare le prospettive di sviluppo e per garantire la creazione di nuovi posti di lavoro concentrando le risorse sulle fasce più bisognose della popolazione;
a sostenere le realtà sociali intermedie e in particolare il terzo settore che può raggiungere aree di bisogno trascurate dallo Stato;
a presentare inoltre entro il mese di febbraio una relazione al Parlamento sull'andamento tendenziale della spesa pensionistica dopo la entrata in vigore della legge n. 335 del 1995.
(9/2371/18)
«Peretti, Delfino Teresio, Bastianoni, Volonté, Nocera, Sanza, Lucchese, D'Alia, Marinacci, Panetta, De Franciscis, Carrara, Grillo, Manzione, Tassone, Baccini».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,
esaminata la manovra di finanza pubblica per il triennio 1997-1999;
allargare la base produttiva e il riassorbimento della disoccupazione soprattutto mondiale;
considerata l'esiguità delle risorse rese disponibili per la piccole e media impresa, per i settori più dinamici dell'economia;
preso atto che il Governo ha improvvisamente disdetto la Conferenza sulla occupazione alla immediata vigilia del suo svolgimento, in settembre, a Napoli;

impegna il Governo

a tenere entro un mese dalla Legge Finanziaria la prevista Conferenza sull'occupazione per una concreta verifica dell'azione di Governo rispetto ai drammatici problemi occupazionali del Paese.
(9/2371/19)
«Cardinale, Bastianoni, Peretti, Delfino Teresio, Lucchese, Nocera, Volonté, Panetta».


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La Camera,

considerato che:

con il decreto-legge 15 giugno 1984, n. 233, convertito nella legge 4 agosto 1984, n. 442, è stata vietata alla regione Calabria "l'assunzione da parte della regione medesima, dei consorzi e degli enti regionali interessati, di lavoratori idraulico-forestali;
detto blocco delle assunzioni, nell'arco di ben dodici anni, ha, progressivamente, ridotto il numero dei lavoratori idraulico-forestali, con conseguenze gravi per l'operatività degli organismi regionali, a seguito dei collocamenti a riposo o, comunque, fuori servizio;
di fronte alle inderogabili esigenze della montagna calabrese, dal Pollino alla Sila e all'Aspromonte, di interventi organici, razionali e continui che consentano una politica del territorio diretta ad incrementare la produttività delle zone montane e, nel contempo, ad assicurare in permanenza condizioni di sicurezza ai territori a valle, come, purtroppo, non è stato anche di recente;

impegna il Governo

ad assumere con urgenza ogni opportuna iniziativa, d'intesa con la regione Calabria, per sostituire, nel rispetto del vincolo delle risorse finanziarie disponibili, l'attuale regime di blocco delle assunzioni dei lavoratori idraulico-forestali con normative flessibili ed adeguate alle esigenze ed alle caratteristiche del territorio calabrese che consentano agli organismi regionali e subregionali una politica della montagna che esalti le potenzialità dell'intero territorio e si ponga come volano per lo sviluppo dell'intera Calabria.
(9/2371/20)
«Valensise, Aloi, Bono, Fino, Napoli, D'Ippolito, Filocamo, Bergamo».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,

poiché è ampiamente avvertita la esigenza di una riforma strutturale al sistema tributario che elimini le iniquità del regime fiscale della famiglia;
la Corte Costituzionale ha ripetutamente richiamato il Governo e il Parlamento a correggere l'attuale trattamento fiscale della famiglia;
moltissime espressioni della società civile hanno manifestato orientamenti convergenti per sollecitare una inversione di rotta delle politiche per la famiglia recuperando il ritardo dell'Italia rispetto agli altri paesi europei;
nonostante la retorica sulla centralità della risorsa umana chi investe su di essa non solo non viene minimamente aiutato, ma viene punito con una pressione fiscale regressiva;
in particolare, l'attuale sistema di imposizione fiscale non tiene adeguato conto della diversità di capacità contributiva causata dal diverso numero delle persone a carico, cosicché, anziché il «particolare riguardo per le famiglie numerose» previsto dall'articolo 31 della Costituzione, viene attuata una imposizione fiscale che, a parità di capacità contributiva, è più pesante per le famiglie con più figli a carico;
preso atto che l'istituto degli assegni familiari, a seguito della sua riforma che lo lega a fasce di reddito, risponde positivamente a bisogni diversi da quelli di giustizia fiscale per tutte le famiglie e pertanto non può rispondere alle esigenze richiamate;
le correzioni alle detrazioni fisse d'imposta per il coniuge e per le famiglie non sono sufficientemente adeguate e dunque non rappresentano uno strumento idoneo a rimuovere ogni ingiustizia, ma rappresentano tuttavia una possibilità di intervento positiva;
il trattamento fiscale della famiglia «monoreddito» appare troppo penalizzato rispetto a quello della famiglia «bireddito»;


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il Parlamento in più riprese ha invitato il Governo a predisporre la riforma del trattamento fiscale della famiglia ed in particolare ad organizzare il cumulo facoltativo dei redditi e la successiva imputazione di quote di reddito complessivo di due coniugi secondo il metodo dello «splitting»;
l'efficienza economica della famiglia rappresenta un elemento cruciale per il buon funzionamento dell'economia risolvendo in modo naturale molte sue inefficienze;
le profonde trasformazioni della società italiana (crescita demografica zero in alcune aree del Paese) sollecitano un approccio nuovo e coraggioso verso il problema della famiglia;
considerato altresì che nella esposizione programmatica il Presidente del Consiglio richiamava con enfasi: «grande rilievo attribuiamo alla politica per la famiglia che non è soltanto la cellula elementare e insostituibile della società, ma è anche un soggetto economico troppo penalizzato e un ammortizzatore sociale che ha consentito e consente al nostro Paese di fare fronte ai momenti più difficili e alle situazioni più scabrose. Sulla famiglia si scaricano tensioni e difficoltà che dovranno essere attenuate da politiche più attente sul piano fiscale, degli assegni familiari e dell'organizzazione dei servizi»;
la lettera c), comma 3, dell'articolo 63 del disegno di legge collegato alla finanziaria per il 1997 prevede una delega per la revisione della disciplina dei carichi familiari;

impegna il Governo

a realizzare un più equo carico tributario sul nucleo familiare e sulle famiglie monoreddito, in particolare, finalizzato al riconoscimento del quoziente familiare in relazione al numero delle persone a carico, agevolando la formazione della famiglia e tenendo conto della posizione della donna nella famiglia e nella società.
(9/2371/21)
«Scoca, Sanza, Teresio Delfino, Peretti, Bastianoni, Baccini, Volontè, Marinacci, Nocera, Follini, Cardinale, Lucchese, Grillo, Carrara, Tassone».

La Camera,

impegna il Governo:

a confermare l'interesse nazionale per l'interporto nell'area Jonico-Salentina, che dovrà avere come integratore economico di sistema il sito di Brindisi, collegato con il porto e aeroporto di Brindisi, il molo polisettoriale del porto di Taranto, il centro di stoccaggio dell'ortofrutta di Francavilla Fontana, il centro di carico di Casarano, l'intermodale delle Ferrovie dello Stato di Surbo e Brindisi, così come già individuato ed indicato nel piano quinquennale degli interporti, dalla delibera CIPET del 31 marzo 1992, ed approvato dalle Commissioni parlamentari nell'ottobre dello stesso anno;
a ricercare fonti di finanziamento, eventualmente alternative a quelle previste dalla legge n. 240 del 1990, in modo da garantire comunque l'infrastruttura intermodale, necessaria per un decollo certo dell'imprenditoria e dello sviluppo economico della intera area Jonico-Salentina.
(9/2371/22)
«Manzoni, Stanisci, Faggiano».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,

considerato che:
la fusione termonucleare controllata rappresenta una grande sfida scientifico-tecnologica nella quale sono impegnati oltre all'Unione Europea, gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia;


Pag. 2941

considerato che l'acquisizione di conoscenze sul fenomeno mai realizzato della ignizione ha un enorme valore scientifico;
in tale contesto la macchina IGNITOR si colloca su una linea scientifico tecnologica nella quale l'Italia con il Centro di Frascati dell'ENEA ha leadership riconosciuta;
l'esperimento IGNITOR, che ha la finalizzazione di raggiungere per la prima volta l'ignizione del plasma, si colloca in una logica di complementarietà e non di alternativa al più grande progetto ITER (del valore stimato di circa 10.000 miliardi) al quale concorre la comunità internazionale, ivi inclusa l'Italia, che è il secondo paese dopo la Germania per qualità e quantità di apporto ai programmi di ricerca (e ha un corrispondente accesso ai fondi comunitari);
l'inevitabile differimento di ITER (il cui avvio è previsto non prima del 1998, con conseguente durata della relativa realizzazione per non meno di otto anni) apre una finestra temporale di opportunità per studiare l'ignizione;
il progetto di IGNITOR è ora completato ed incorpora il risultato di un lungo lavoro, anche di verifica sperimentale, che è costato circa 40 miliardi;
considerato che per la macchina IGNITOR, la cui stima dei costi è compresa tra 600 e 700 miliardi, il tempo di costruzione è stimato in quattro/cinque anni;
la legge n. 644 del 1994, articolo 2, comma 10, ha assegnato all'ENEA 30 miliardi nel triennio 1994-96 per consentire l'avvio di attività di costruzione e verifica sperimentale di componenti, e l'utilizzo di tali stanziamenti per detto scopo perderebbe significato in assenza di una chiara determinazione del Governo a procedere alla realizzazione e l'iniziativa IGNITOR rischierebbe di tradursi in una dispersione di risorse umane e finanziarie;
la valenza, oltreché sul piano scientifico e tecnologico, anche di stimolo alla ripresa dell'attività produttiva nel nostro Paese, anche per l'opportunità di elevata qualificazione delle imprese impegnate nel progetto

impegna il Governo:

ad affidare un chiaro mandato all'ENEA a presentare formalmente in sede comunitaria la proposta di realizzazione di IGNITOR nell'ambito del presente IV Programma Quadro e successivamente del V Programma Quadro, attualmente in fase di definizione;
a sostenere la proposta dell'ENEA in tutte le sedi, sollecitando la partecipazione di altri Paesi che hanno mostrato interesse all'iniziativa;
a definire l'attribuzione di adeguate risorse finanziarie per il completamento del progetto.
(9/2371/23)
«Martinat».

La Camera,

considerato che:
il Lazio è l'unica regione di notevole dimensione con un sistema aeroportuale che è circoscritto a un solo comune: Roma;
la provincia di Latina esporta merci per quasi 2.000 miliardi l'anno;
in prossimità della città di Latina, e precisamente vicino all'attuale aeroporto militare, sorgerà il centro intermodale destinato alla distribuzione delle merci in tutto il Centro Italia;
le presenze turistiche nella provincia di Latina, già rilevanti, potrebbero essere inerementate ulteriormente e soprattutto nella fascia di qualificate presenze straniere utenti di elezione del mezzo aereo;


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anche in occasione del Giubileo vi è il rischio di saturare il sistema aeroportuale romano che mostra gravi difficoltà: nonostante i colossali investimenti l'aeroporto di Fiumicino è vicino al collasso; basti pensare che le tre piste non possono essere usate in contemporanea;
quanto all'aeroporto di Ciampino, la limitata disponibilità di spazi lo rende adatto solo a prestazioni specifiche con riferimento all'aviazione generale, con scarse prospettive per gli stessi voli charter;
è disponibile nell'area pontina un'area già utilizzata come aeroporto militare;

impegna il Governo:

a sostenere con priorità il varo dell'iniziativa dell'insediamento aeroportuale nell'area pontina;
a varare un piano complessivo per il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità in tale area.
(9/2371/24)
«Zaccheo, Vincenzo Bianchi, Burani Procaccini, Conte, Bono».

La Camera,
considerato che:
la legge finanziaria che non ha esaminato in alcun modo i gravi problemi delle aree depresse del Paese;
i divari socio economici tra le regioni del Centro Nord e quelle meridionali hanno continuato ad ampliarsi nel 1995 sia in ordine alla crescita del prodotto che dei tassi di disoccupazione;
l'importanza del sistema creditizio per lo sviluppo economico delle aree depresse;
i tassi applicati dal sistema bancario alla clientela meridionale sono oggi mediamente 2,5 punti percentuali superiori a quelli del centro nord colpendo la già prostrata economia meridionale;

impegna il Governo

ad individuare strumenti finanziari diretti a ridurre la differenza sui tassi attivi bancari (forbice dei tassi) esistente fra il Mezzogiorno e il resto del Paese, utilizzando gli strumenti previsti dal comma 2, dell'articolo 3, della legge 341 del 1995.
(9/2371/25)
«Teresio Delfino, Cardinale, Peretti, Sanza, D'Alia, Lucchese, Pagano, Tassone, Galati, Bastianoni, Marinacci».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,

premesso che:
i recenti disastri alluvionali hanno mostrato ancora una volta il divario tra la necessità di interventi mirati alla prevenzione del rischio e alla difesa del suolo e la irrisoria disponibilità di risorse finanziarie;
per una efficace azione di prevenzione e difesa del suolo è necessario potenziare i Servizi tecnici nazionali, in particolare dotandoli di sedi decentrate;
a questo scopo appare utile realizzare una di tali sedi a Gorizia come punto di concentrazione ed elaborazione dei dati relativi ai corpi idrici e più in generale alla situazione idrogeologica e sismica del Nord-Est;
l'istituendo centro di Gorizia potrebbe assumere anche il ruolo di centro operativo di intervento - in collegamento con le altre strutture già previste dalla legge - per i vari aspetti della difesa del suolo, del monitoraggio e del controllo, della manutenzione dei corpi idrici e dell'idrografia minore, delle frane e subsidenze, dell'erosione;


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impegna il Governo

a destinare a tali finalità la ulteriore risorsa di 30 miliardi attribuita al Ministero dei lavori pubblici
(9/2371/26)
«Prestamburgo, Boato, Scalia».

La Camera

visto il dibattito sul provvedimento collegato alla legge finanziaria per il 1997 e le numerose deleghe, ed in particolare la delega sulla fiscalità degli enti locali;
considerato che l'entrata in vigore del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, in materia di armonizzazione e semplificazione dell'imposta comunale sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni ha dato luogo ad un lievitare anomalo e dispendioso del contenzioso tributario a causa delle difficoltà interpretative delle disposizioni di cui al comma 7 dell'articolo 9 e al comma 3 dell'articolo 12;
che tali disposizioni, così come applicate dai comuni, stanno infatti originando situazioni non oltre sostenibili, soffocanti tra l'altro l'attività economica nel settore della pubblicità;
che il protrarsi di tale situazione rischia di provocare una paralisi del settore;
che tali difficoltà hanno determinato la richiesta di pareri da parte delle amministrazioni comunali attraverso i quali si è evidenziata ulteriormente la necessità di un intervento chiarificatore. Il Comune di Roma ad esempio con delibera G.C. n. 3370/95 ha richiesto un parere sull'interpretazione del decreto legislativo;
considerata la situazione esposta

impegna il Governo

ad intervenire per rimuovere le difficoltà interpretative delle disposizioni citate relative all'imposta comunale sulla pubblicità e sulle pubbliche affissioni.
(9/2371/27)
«Carrara, Peretti, Sanza, Tassone».

La Camera,

premesso che:

la Finanziaria '96:
pur avendo salvaguardato, a cominciare dalle pensioni e dalla sanità, alcuni aspetti fondamentali dello stato sociale, oggi così duramente e pesantemente colpito dai Governi di centro-destra di tutta l'Europa;
pur avendo per la prima volta impedito che fossero chiamati a pagare soltanto i ceti meno abbienti;
pur introducendo primissimi elementi di giustizia e di equità sociale;
ha lasciato irrisolti alcuni nodi strutturali alla base della crisi del Paese;

considerato che:
l'unico modo di affrontare la crisi di fondo che attanaglia il Paese deve avere come imprescindibile punto di partenza l'allargamento e la qualificazione della base produttiva;
solo con la centralità della risoluzione della crisi occupazionale si può rilanciare l'efficacia e la riforma dei servizi, del funzionamento della Pubblica Amministrazione e la riqualificazione dello stato sociale che ricomprenda anche quei soggetti oggi esclusi;

ritenuto che lo Stato:
anche in una situazione di crisi e di difficoltà, debba svolgere una incisiva capacità di investimento, teso a creare lavoro stabile;
insieme all'intero sistema delle Autonomie Locali, svolga un ruolo di indirizzo


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e di definizione delle linee di sviluppo del Paese legato ad una visione unitaria e complessiva del processo produttivo in un quadro di inserimento non subalterno della nostra economia nei processi europei e mondiali;
svolga un molo di programmazione e qualificazione selettiva della domanda anche nei confronti della imprenditoria e degli investitori privati;
faccia della formazione scolastica e post-scolastica pubblica uno dei perni fondamentali della sua politica occupazionale e di sviluppo;

ritenuto che:
si tratta di considerare il terreno dell'occupazione come una grande risorsa nazionale ed internazionale;
è necessario perseguire, pertanto, l'obiettivo della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario nel rispetto dei vincoli e degli incrementi di produttività;
è necessario progettare e attivare la realizzazione di lavori socialmente utili;
bisogna dar vita ad una nuova politica industriale compatibile con la vocazione produttiva territoriale e con la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente;
è necessario porre al centro dell'iniziativa politica la lotta alla disoccupazione, che è ormai arrivata al 12,5 per cento ed in intere regioni meridionali interessa il 25 per cento della popolazione attiva;
si tratta di porre mano a tale situazione ponendosi obiettivi progressivi, credibili e raggiungibili;
è possibile, entro il 1997, ridurre il tasso di disoccupazione del 10 per cento, finanziandolo attraverso il recupero di un 10 per cento dell'evasione fiscale;
è questo un principio di equità sociale, soprattutto in riferimento alla dimensione quantitativa e qualitativa dell'evasione fiscale in Italia, rispetto alla quale non è più possibile rinviare un intervento incisivo.

impegna il Governo

ad attivare da subito tutti gli strumenti e le iniziative, compreso la predisposizione dello strumento finanziario per il prossimo anno, atti alla realizzazione degli obiettivi di cui sopra.
(9/2371/28)
«Carazzi, Diliberto».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,
constatato che:
il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è giunto ad un punto pericoloso di stallo;
il Governo è firmatario e garante dell'accordo del 23 luglio 1993, che prevedeva, tra l'altro, il recupero dell'inflazione reale rispetto a quella programmata;
da tutte le parti sociali, compresi vasti settori imprenditoriali, è lamentata una drastica contrazione dei consumi che, oggettivamente, ha tra le sue cause proprio la perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni;

impegna il Governo:

a convocare le parti in conflitto;
a favorire lo sblocco rapido e positivo della vertenza.
(9/2371/29)
«Diliberto, Mussi, Mattarella, Crema, Paissan, Piscitello».

La Camera,
premesso che:
la tratta ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta ha uno sviluppo di circa 100 chilometri


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e viene classificata dalle Ferrovie dello Stato nella «rete integrativa» unica classificata tale delle linee che collegano Capoluoghi di Regioni e si innesta a Chivasso sulla linea Torino-Milano classificata nella «rete commerciale»;
la linea è a singolo binario, non elettrificata, e viene esercitata con il sistema di circolazione denominato «blocco manuale F.S.»;
è l'unica linea in Italia (ma anche in Europa) affidata alla gestione militare: il Genio Ferrovieri la utilizza come «linea scuola» per l'addestramento dei giovani in servizio di ... Tutto ciò viene normato da una convenzione stipulata tra F.S. e Genio e controfirmata dai Ministri dei trasporti e della difesa;
il 10 giugno 1992 avvenne un tragico incidente sulla linea (a Caluso) con morti e feriti, provocato da un «errore umano» ma che sarebbe stato impedito se sulla linea fossero stati presenti i dispositivi C.T.C. (centralized traffic control);
all'indomani dell'incidente la richiesta fu di procedere all'immediata modernizzazione tecnologica degli apparecchi di controllo del traffico ed alla dislocazione del Genio su linee ferroviarie interessate ad un convoglio molto meno intenso di quello che interessa la Chivasso-Aosta;
l'11 novembre 1993 la Commissione trasporti della Camera dei deputati approvò, con voto unanime, la risoluzione che impegnava il Governo a non rimuovere la Convenzione F.S.-Genio, in scadenza ad Aprile 1994;
il 28 ottobre 1994 veniva firmata la nuova Convenzione F.S. e Ministro della difesa che prevedeva in particolare che:
entro due anni dalla firma della Convenzione la modernizzazione della linea;
al termine dei lavori, lo spostamento del Genio su alcune linee in Romagna: operazione da concludere entro la scadenza della Convenzione, cioè ottobre 1999;
il 14 luglio 1995 veniva stipulato il Contratto di servizio pubblico e relativa appendice tra la regione autonoma Valle d'Aosta e la F.S. spa, la quale si impegnava a redigere uno specifico studio di fattibilità tecnico-economico per la elettrificazione della tratta Chivasso-Aosta. Tale studio è stato completato ed è stato quantificato l'onere in 102 miliardi di lire;

impegna il Governo
a:

provvedere alla immediata modernizzazione degli apparecchi di controllo del traffico (C.T.C.);
trasferire il Genio ferrovieri sulle linee: Ferrara-Ravenna, Castelbolognese-Riolo, Terme-Ravenna, Faenza-Lavazzolo e Granarolo-Russi così come previsto dall'articolo 6 della Convenzione di cui in premessa;
inserire nel contratto di programma 1994-2000 della F.S. spa la elettrificazione della linea Chivasso-Aosta e di darne attuazione entro il medesimo periodo.
(9/2371/30)
«Cambursano, Caveri, Panattoni».

La Camera,

premesso che:
secondo una stima della Commissione tossicologica nazionale, quasi 50 casi di leucemia su mille in Italia sono da attribuire agli alti livelli di benzene e di idrocarburi aromatici presenti nei carburanti tradizionali (benzine super e super senza piombo) per auto E questo rischio è evidentemente ancora più elevato nelle aree urbane a maggiore concentrazione di traffico. I tubi di scappamento delle migliaia di veicoli circolano, contribuiscono infatti per il 90 per cento alla presenza del benzene nell'aria. A tal fine è indispensabile promuovere ed incentivare l'utilizzo di carburanti meno dannosi per


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la salute e per l'ambiente, quali sono per l'appunto il diesel, il GPL e il gas metano;
l'articolo 3, commi 149 e 150, della legge 28 dicembre 1995 n. 549, ha abrogato il superbollo previsto per le autovetture alimentate a diesel se immatricolate dopo il 3 febbraio 1992, e per le autovetture alimentate a GPL e gas metano se il relativo impianto ò stato installato successivamente al i maggio 1993, mantenendolo invece inalterato per tutte le situazioni precedenti;
questa norma ha inevitabilmente comportato un diverso e tutto sommato ingiustificato regime fiscale, e quindi una reale discriminazione, tra cittadini che usufruiscono di un identico prodotto;
non è plausibile continuare a penalizzare - applicando una maggiorazione del bollo - l'utilizzo di tutte quelle autovetture che seppur non dotate degli ultimi accorgimenti tecnici in materia di riduzione delle sostanze più inquinanti1 permettono comunque, per il tipo stesso di carburante usato, di limitare il fenomeno dell'inquinamento;

impegna il Governo

a provvedere, con prossimi provvedimenti normativi, alla soppressione definitiva del pagamento del superbollo ancora previsto per alcune vetture alimentate a diesel, GPL, e gas metano, ponendo così fine all'iniquo trattamento fiscale previsto dall'attuale normativa, che colpisce discriminatamente autoveicoli che utilizzano un medesimo identico tipo di carburante.
(9/2371/31)
«Scalia, Boato, Cento, Dalla Chiesa, De Benetti, Galletti, Gardiol, Leccese, Paissan, Pecoraro, Procacci, Turroni».

La Camera,

premesso che:
il problema dei rifiuti e del loro smaltimento, rappresentano ormai una vera e propria emergenza nazionale, e questo è ancora più vero se consideriamo la questione relativa ai rifiuti radioattivi;
questi ultimi, più di ogni altro, possono avere pesanti conseguenze in termini di pericolosità ambientale e sanitaria;
a tal fine risultano prioritarie non solo le attività di monitoraggio, ma anche quelle di controllo per il corretto smaltimento, il loro confinamento, e la idonea identificazione dei siti atti al loro trattamento;
il dibattito in corso sulla legge finanziaria per il 1997, ha assegnato 15 miliardi in più all'anno per il triennio all'Enea, rispetto a quanto proposto inizialmente dallo stesso disegno di legge del Governo;
il relatore del provvedimento in Commissione Bilancio della Camera, in sede di illustrazione dell'emendamento poi approvato indicava nello smaltimento dei rifiuti pericolosi la destinazione di una quota dei 15 miliardi in più assegnati all'Enea;

impegna il Governo

a garantire che una quota dei fondi destinati all'Enea venga destinata allo smaltimento delle scorie radioattive.
(9/2371/32)
«Boato, Cento, Dalla Chiesa, De Benetti, Galletti, Gardiol, Leccese, Paissan, Pecoraro, Procacci, Scalia, Turroni».

La Camera,

preso atto come in 64 Paesi del mondo siano disseminate più di 110 milioni di mine antipersona inesplose, ordigni che peraltro restano attivi per ben 50 anni;

constatato che purtroppo l'Italia è uno dei maggiori produttori ed esportatori al mondo di questi terribili ordigni, che


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nel 1997 per cento dei casi colpiscono civili inermi, per la maggior parte bambini, che nulla banno a che fare con la guerra;

atteso che il Parlamento italiano si è gia occupato varie volte di questa questione e che il 2 agosto 1994 il Senato ha approvato la mozione n. 1-00009 che impegnava il Governo ad una moratoria unilaterale sulla vendita delle rnine antipersona;

che successivamente all'emananazione della legge 14 dicembre 1994, n. 715, il 10 gennaio 1995 l'Italia ha provveduto a depositare lo strumento di ratifica della Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminanti, con protocolli annessi, firmata a Ginevra il l0 ottobre 1980, e che pertanto, a seguito dell'entrata in vigore della citata Convenzione, l'Italia ha potuto partecipare a pieno titolo alla revisione del Protocollo sulle mine terrestri della Convenzione stessa;

tenuto conto che a seguito del fallimento della Conferenza sulle mine antiuomo, conclusasi il 3 maggio 1996, il Parlamento europeo ha approvato il 23 maggio 1996 una risoluzione con la quale, pur rammaricandosi per la mancanza del raggiungimento di accordi sul bando totale delle mine antiuomo, esorta il Consiglio ad intraprendere un'azione comune allo scopo di raggiungere un divieto totale delle mine antiuomo, invitando, altresì, tutti gli Stati dell'Unione a decretare il divieto unilaterale di produzione e di utilizzazione delle mine antipersona e a distruggere gli stocks esistenti;

preso atto che nel nostro Paese, in attesa di una soluzione definitiva del problema, si vede innanzitutto l'urgenza di risolvere la questione della riconversione ad uso civile dell'azienda «Valsella Meccanotecnica» (Brescia), già produttrice dì mine antiuomo, e che tale iniziativa assumerebbe un significato particolare perché darebbe un segnale concreto ed inequivocabile di sensibilità da parte italiana nei confronti della gravissima questione riguardante l'uso delle mine antipersona;

impegna il Governo:

in attesa dell'approvazione della legge che accolga i principi adottati dal Parlamento europeo con la risoluzione del 23 maggio 1996, ad intervenire nelle sedi internazionali competenti per sostenere la creazione di una area libera da mine antiuomo tra i Paesi dichiaratisi favorevoli ad un loro divieto nonché a limitare in Italia quanto più possibile la fabbricazione, la vendita la cessione, a qualsiasi titolo, l'esportazione, e la detenzione delle mine antipersona, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse, fatte salve le esigenze del Ministero della difesa.
(9/2371/33)
«Michielon, Roscia, Grugnetti, Paolo Colombo, Bampo, Cento, Furio Colombo, Innocenti, Domenico Izzo, Piscitello, Rosso, Rotundo, Saraceni, Sbarbati, Schmid, Scoca, Siniscalchi, Taborelli, Lumia».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,

premesso che:
vi è una forte preoccupazione sia a livello sociale che politico sui gravi effetti ambientali prodotti dal proliferare delle centrali elettriche di varia natura;
sempre maggiori sono i disagi della montagna, che si riflettono poi in un dissesto generale di carattere idrogeologico, con l'aumento dei prelievi idrici nelle zone alpine;
si prospetta in provincia di Belluno un nuovo progetto di captazione delle acque in uscita dalla centrale di Sospirolo


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di Sedico attraverso la costruzione di un canale con centrale idroelettrica in località Zaetta;
è opportuno che gli enti locali sui cui territori vanno ad insistere azioni o strutture di sfruttamento del territorio partecipino sin dalla fase iniziale della progettazione attraverso l'accesso a tutta la documentazione necessaria per effettuare una corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni singola iniziativa;

impegna il Governo:

a determinare nei protocolli di intesa e nei disciplinari intercorrenti tra gli Enti di Stato e gli organi gestori del territorio le massime garanzie di trasparenza e accessibilità ai cittadini ed alle amministrazioni locali accertandosi che ciò avvenga anche nel caso suesposto;
ad individuare ed attuare tutte le iniziative che possono determinare soluzioni energetiche alternative in grado di ridurre lo sfruttamento delle risorse idriche della montagna già colpita da altri gravi problemi quali lo spopolamento e l'abbandono agricolo, di per sè già causa di dissesti idrogeologici che si ripercuotono anche in pianura.
(9/2372/34)
«Bampo, Calzavara».

La Camera
constatato che:
forte preoccupazione è stata evidenziata dalle associazioni del settore turistico-alberghiero delle zone montane della Provincia di Belluno - Veneto - sui costi del gasolio da riscaldamento;
tali spese sostenute dagli operatori del settore alberghiero hanno come conseguenza un aumento dei costi dei soggiorni turistici;
tali aumenti creano una forte concorrenza ed effetto negativo sulla presenza di turisti a vantaggio dei Paesi d'oltralpe come l'Austria dove il prezzo del gasolio per riscaldamento è inferiore al 50 per cento e dove si attuano aiuti economici ed agevolazioni nel settore turistico;
l'industria alberghiera ed il turismo rappresentano una parte attiva nella economia del Paese e sono indubbiamente uno dei settori dove i giovani hanno la possibilità di trovare un'occupazione, anche stagionale;
una politica attenta al settore turistico-alberghiero avrebbe un ovvio riflesso positivo sulla ricchezza del Paese sui problemi della disoccupazione;

impegna il Governo

a considerare di diminuire in generale le tariffe del gasolio da riscaldamento nel Nord del Paese e in particolare quanto prima quello ad uso degli operatori alberghieri.
(9/2371/35)
«Calzavara, Bampo».

La Camera,
vista la legge 31 gennaio 1994, n. 97, recante «Nuove disposizioni per le zone montane», che all'articolo 25, comma 2, afferma che il Fondo nazionale per la montagna, previsto dall'articolo 2 della stessa legge, si alimenta all'interno del Fondo nazionale per le aree depresse, di cui all'articolo 19, comma 5, del Decreto legislativo 3 aprile 1993, n. 96, del quale va vincolata una quota per le finalità della stessa legge 97/94, con decreto del Ministero del bilancio e della programmazione economica, d'intesa con il Ministero del tesoro;
vista la legge 28 dicembre 1995, n. 549, concernente «Misure di razionalizzazione della finanza pubblica» (di accompagnamento alla legge finanziaria 1996), ed in particolare l'articolo 3, comma 11, il quale ha stabilito che: «Per l'anno 1996 il Fondo nazionale per la


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montagna di cui all'articolo 2 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, determinato in misura percentuale del Fondo di cui all'articolo 19, comma 5, del Decreto legislativo 3 aprile 1993, n. 96, non dovrà essere inferiore a lire 300 miliardi»;
visto il disegno di legge finanziaria 1997 (A.C. n. 2371), il quale alla Tabella D ha previsto 150 miliardi di lire a favore della legge n. 97/94;
considerato che il Comitato interministeriale per la montagna, operante presso il Ministero del bilancio per l'attuazione della legge 97/94, ha stimato in almeno 500 miliardi la copertura minima del Fondo per la montagna, al fine di corrispondere alle reali esigenze di avvio di idonee misure a favore dello sviluppo globale, integrato e plurisettoriale per i territori montani, secondo i princìpi ed il dettato della legge n. 97/94;
valutato che il Fondo nazionale per la montagna non comporta oneri aggiuntivi per lo Stato, essendo collocato all'interno del Fondo per le aree depresse già disponibile;

impegna il Governo

ad assicurare a favore del Fondo nazionale per la montagna, per l'anno 1997, una somma pari a quella stanziata nel precedente anno, disponendo la relativa copertura finanziaria con una quota parte del richiamato Fondo nazionale per le aree depresse.
(9/2371/36)
«Pistelli».

La Camera,

preso atto del dibattito nelle Commissioni di merito, nella Commissione bilancio e in Aula;
considerato che lo stanziamento di venti miliardi in più per ogni anno del triennio 1997-1999, deciso dalla Camera dei Deputati nell'approvazione della legge finanziaria 1997, per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo;
considerato come nelle drammatiche condizioni in cui molti di questi paesi vivono, anche a causa dello «scambio ineguale» con i paesi del nord del mondo, si è rivelata sempre utilissima e disinteressata e molto spesso in situazioni di «frontiera» l'azione delle organizzazioni non governative italiane impegnate nel fornire il supporto per uno sviluppo autonomo e compatibile di quei Paesi, secondo le loro vocazioni culturali, storiche, economiche e ambientali;

impegna il Governo

a destinare gli stanziamenti di cui in premessa, secondo il riparto previsto, come quota aggiuntiva a disposizione delle iniziative delle organizzazioni non governative idonee a norma della legge 49/87.
(9/2371/37)
«Volpini, Scozzari, Leccese, Lucà, Giovanni Bianchi, Diliberto, Scalia, De Cesaris, Sbarbati, Lucidi, Servodio, Castellani, Mussi, Mattarella, Mangiacavallo, Fioroni, Pasetto, Cento, Maselli, Bertinotti, Battaglia».

La Camera

premesso che:

a 15 anni dal sisma del 1981 che ha colpito le zone di Marsala, Petrosino e Mazara del Vallo, ancora si rimane in attesa di aiuti e i cittadini sono costretti a vivere in alloggi provvisori ed in condizioni assai precarie;
tali comuni hanno ancora un terzo da ricostruire ed i ritardi sono imputabili solo alla carenza degli stanziamenti; a causa dell'ulteriore trascorrere del tempo, dell'azione degli agenti atmosferici e della


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mancata manutenzione e riparazione, le condizioni di queste zone sono destinate ad aggravarsi;

impegna il Governo

a procedere al rifinanziamento della legge n. 536/1981 che regola la ricostruzione delle zone colpite dal sisma.
(9/2371/38)
«Grillo, Lucchese, Cardinale».

La Camera

considerato che:
dopo oltre 28 anni dal terremoto che distrusse gran parte dei comuni della Valle del Belice, la ricostruzione delle case e delle opere pubbliche distrutte non è ancora ultimata;
il dettato delle varie leggi che regolano la ricostruzione è stato disatteso per cui alcuni cittadini hanno potuto usufruire del diritto a ricostruire la propria casa ed altri invece, pur godendo dello stesso diritto, non hanno. potuto realizzare lo stesso obiettivo per mancanza di stanziamenti;
ancora oggi alcune migliaia di persone vivono in baracche malsane, vecchie di 28 anni;
il Governo non ha presentato un programma articolato di interventi, nessun provvedimento legislativo, nè ha assegnato alcuna somma in bilancio in questa finanziaria per il 1996, per il completamento della ricostruzione;
gli ultimi trecento miliardi, che attraverso la finanziaria del 1995 e del 1996 erano stati assegnati al Belice, per varie vicessitudini sono stati cancellati dal bilancio dello Stato;

impegna il Governo:

a presentare entro tre mesi al Parlamento il rendiconto delle spese sostenute per la ricostruzione, le previsioni delle ulteriori necessità per il suo completamento ed il programma di scaglionamento temporale degli stanziamenti prevedendo una data finale per la conclusione della ricostruzione;
a ripristinare pertanto le leggi che regolano la ricostruzione del Belice ed i relativi capitoli di spesa anche in sede di riassetto del bilancio.
(9/2371/39)
«Lucchese, Cardinali, Acierno».

La Camera,

premesso che:
la mobilità urbana rappresenta un'emergenza, in particolare nelle grandi città, che va affrontata senza indugio e senza ulteriori ritardi;
il trasporto privato è evidentemente inadeguato alla conformazione delle città e alle esigenze di chi si sposta e il suo inopinato incremento non fa che aggravare una situazione ormai al limite del collasso;
il problema va affrontato attraverso la realizzazione e il potenziamento di sistemi di trasporto pubblico razionali ed efficienti, i quali possono essere opportunamente integrati con l'ausilio di una mobilità alternativa come quella ciclistica;
come emerso dal recente convegno internazionale della European Cyclists Federation, tenutosi a Ferrara lo scorso settembre, gli spostamenti in bicicletta sono molto diffusi negli altri paesi europei e costituiscono una quota percentuale significativa della mobilità urbana;
l'Italia, nonostante le condizioni climatiche favorevoli, è in forte ritardo rispetto alle altre nazioni europee a causa, oltre che di un diverso approccio «culturale», di una strutturale carenza di percorsi ciclabili che permettano di muoversi con la bicicletta in condizioni di sicurezza;


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impegna il Governo:

a destinare una quota degli stanziamenti destinati alla viabilità alla realizzazione di itinerari ciclabili;
a porre in essere iniziative per la promozione e l'incentivo della mobilità ciclistica.
(9/2371/40)
«Galletti, Scalia, Vignali, Gardiol, Dalla Chiesa, Procacci, Valetto Bitelli».

La Camera,

premesso che:
con la legge n. 1158 del 1971 veniva istituita la «Stretto di Messina spa», con lo scopo precipuo di procedere allo studio di fattibilità ed alla progettazione di un manufatto stabile per l'attraversamento dello Stretto di Messina;
a distanza di 25 anni tali studi sono pressochè ultimati ed il Governo, anche recentemente, si è impegnato a rimuovere gli ostacoli al completamento degli studi medesimi;
le risorse finanziarie necessarie a tale scopo sono modestissime; la loro erogazione consentirebbe di completare un lavoro di progettazione che, già in sè ed indipendentemente dalla realizzazione del manufatto, ha un assoluto valore culturale e scientifico;
già in precedenza si è provveduto a simili necessità autorizzando le aziende di Stato che sono azioniste della «Stretto di Messina» ad aumentare il capitale sociale;

impegna il Governo

ad adottare le determinazioni necessarie al completamento degli studi progettuali del manufatto per l'attraversamento stabile dello Stretto di Messina; a riferire in Parlamento sulla attività svolta entro 90 giorni da oggi.
(9/2371/41)
«Armando Veneto, Oliverio, Mangiacavallo, Borrometi, Merlo, Brancati, Gaetani, Mauro, Bova, Romano Carratelli, Palma, Piccolo, Olivo, Tuccillo, Becchetti».

La Camera,
premesso che:
un violento terremoto colpiva numerosi comuni dell'Umbria, del Molise, dell'Abruzzo, del Lazio e della Campania nei giorni 29 aprile, 7 e 11 maggio del 1984;
i fondi erogati con la legge 363 del 1984 non sono stati sufficienti ad ultimare i lavori;
da diversi anni la legge 363 del l984 non viene rifinanziata molti centri storici dei comuni colpiti dal terremoto restano disastrati o in condizioni addirittura peggiori di prima dell'avvio della loro ricostruzione;
con la legge 436 del 1995 sono stati riassorbiti nel bilancio dello Stato circa 110 miliardi di lire volti a finanziari interventi ai sensi della legge 363 del 1984;

impegna il Governo

in sede di assestamento del bilancio a reperire le risorse per il rifinanziamento della legge 363 del 1984 in misura almeno pari all'importo riassorbito nel bilancio dello Stato a seguito della approvazione della legge 436 del 1995.
(9/2371/42)
«Di Stasi, Pistone, Aloisio, Marini, Michelangeli, Lenti,
Casinelli, Aracu, Battaglia, Nappi».


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La Camera,

premesso che:
nella zona del corleonese è in atto un inedito e positivo processo di cambiamento culturale, sociale, politico che va seriamente incoraggiato per fare affermare e radicare la cultura della legalità ed il ruolo democratico delle istituzioni;
è indispensabile bloccare tutti i tentativi da parte della mafia di ripristinare il consolidato controllo del territorio. Sono ancora da registrare, infatti, atti di intimidazione, di violenza, di boicottaggio delle varie iniziative che da più parti (società civile, partiti, sindacati, sindaci, amministratori...) vengono intraprese;
è pertanto decisivo avviare un processo di cambiamento sociale ed economico in grado di valorizzare le risorse locali, combattere la disoccupazione dilagante, le logiche assistenzialistiche, promuovere una forte cultura dell'imprenditorialità, soprattutto tra i giovani e supportare tutte le iniziative produttive legali;
i comuni del corleonese rischiano di vanificare gli sforzi già avviati di rinnovamento, in particolare sul versante economico, per le disastrate condizioni in cui versano i servizi e le infrastrutture (scuole, impianti sportivi, servizi sanitari e sociali, strutture di servizio all'artigianato, all'agricoltura, il commercio, reti idriche e di metanizzazione...) e in special modo le reti di collegamento stradale che impediscono un raccordo equilibrato con la città di Palermo, da considerare una grande opportunità per posizionare beni e prodotti, soprattutto agricoli;
la città di Corleone inoltre è punto di riferimento per tutta la zona per via dei servizi che offre per cui potrebbe, se collegata bene con Palermo, facilitare l'avvio di un consolidato e fecondo autosviluppo del territorio;

impegna il Governo:

ad attuare una serie di interventi, attraverso accordi di programma e lo strumento del patto territoriale, mirati a realizzare adeguate infrastrutture, a supportare le attività produttive locali e a creare servizi nei comuni del corleonese;
a prevedere, in raccordo al piano triennale ANAS e alle iniziative della regione siciliana e della provincia regionale di Palermo, interventi per il miglioramento della rete viaria di tutto il corleonese.
(9/2371/43)
«Lumia, Rizza, Cangemi, Folena, Giacalone, Borrometi, Mangiacavallo, Scozzari, Piscitello, Gambale, Rabbito, Caruano, Cappella, Mattarella».

La Camera,

esaminato il disegno di legge n. 2371 così come riformulato a seguito dell'esame della Commissione Bilancio;
rilevato che all'interno delle proposta sovracitata non si fa riferimento o alcuno alla possibilità di istituire un fondo destinato ai familiari delle persone scomparse all'estero;
considerati i numerosi e drammatici casi non risolti di scomparse misteriose di cittadini italiani all'estero;
osservato che non esiste, in base alla normativa vigente, alcuna possibilità per i familiari delle persone scomparse di ottenere un rimborso per le spese sostenute;
valutata la necessità di tener conto delle esigenze dei familiari delle persone scomparse, che si vedono ripetutamente costretti ad affrontare costi insostenibili e ad abbandonare frequentemente il posto di lavoro;

impegna il Governo

ad attivare un fondo speciale finalizzato alla ricerca delle persone scomparse all'estero, utilizzando a tal fine i fondi globali di cui alla Tabella A, Rubrica


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Presidenza del Consiglio, al fine di sostenere, in base a parametri poggianti sul criterio dell'equità e della trasparenza, le spese che da troppo tempo ormai gravano sulle sole famiglie.
(9/2371/44)
«Pozza Tasca, Lembo, Valpiana».

La Camera,
premesso che:
accogliendo, con modifiche, l'emendamento in Tabella E1 del DL 2371/94 che trova il suo fondamento nel perseguimento delle finalità della legge n. 181/89, come integrate dalla legge n. 513/93 che prevedono la realizzazione da parte della SPI di programmi di promozione industriale finalizzata alla creazione di nuova occupazione attraverso la promozione di nuove iniziative produttive sostitutive nelle aree di crisi siderurgica; con la conclusione dell'attività siderurgica nell'area napoletana di Bagnoli, in conseguenza del progetto di risanamento contenuto nella legge recentemente approvata dal Parlamento, Taranto resta l'unica area di crisi siderurgica in condizioni drammatiche; i finanziamenti previsti dalla legge 181/89 negli anni precedenti sono stati utilizzati per circa l'80 per cento per investimenti effettuati a Napoli;

impegna il Governo

ad utilizzare lo stanziamento di 15 miliardi con i quali viene rifinanziata la legge 181/89, esclusivamente nell'area di Taranto.
(9/2371/45)
«Angelici».

La Camera,
premesso che:
la legge 27 marzo 1992, n. 257 prevede interventi per la decontaminazione e la bonifica delle zone inquinate dalle fibre di amianto;
l'inalazione di fibre da amianto, come è noto ormai da molto tempo, può determinare malattie diverse, tutte comunque gravissime e caratterizzate da un lungo intervallo di tempo (decenni) fra l'inizio della esposizione e la comparsa delle prime alterazioni e dall'assenza di una terapia efficace: asbestosi, tumori della pleura e del peritoneo (mesoteliomi), tumori del polmone; i mesoteliomi, tumori rari, possono essere considerati spie della esposizione perché sono determinati quasi esclusivamente dalle fibre di amianto;

per le sue straordinarie proprietà fisico-chimiche e per il basso costo l'amianto è utilizzato, per innumerevoli scopi; si calcola che esistano circa 3.000 tipi di prodotti diversi che lo contengono; l'esposizione professionale all'amianto persiste pertanto nelle più diverse condizioni lavorative;
la legislazione italiana sta lentamente intervenendo su questo delicato problema, regolamentando da un lato la protezione dei lavoratori che si occupano di cicli di produzione che prevedono l'uso di questa sostanza, dall'altro attraverso operazioni di bonifica;

impegna il Governo

ad adoperasti affinché possa essere data piena attuazione alle finalità della legge medesima, considerati i gravi aspetti sanitari che la presenza, tuttora notevole, di amianto nel territorio nazionale comporta.
(9/2371/46)
«Procacci, Scalia».

La Camera,
considerata la perdurante esigenza di assicurare al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco un livello di operatività sufficiente a far fronte alle impellenti necessità connesse allo svolgimento dei servizi di istituto; tenuto conto della crescente richiesta di interventi tecnici di soccorso, in particolare in caso di emergenze connesse


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a calamità naturali; tenuto conto, altresì, della indifferibile necessità di garantire la funzionalità dei Comandi del Corpo nelle province di nuova istituzione, particolarmente carenti sotto il profilo delle strutture logistiche e dei mezzi di soccorso;

impegna il Governo

in occasione della promozione di prossime iniziative legislative, a reperire un finanziamento di lire 20 miliardi da stanziare sui capitoli della Rubrica 5 (Protezione Civile e Servizi Antincendi) del bilancio di previsione del Ministero dell'interno per l'anno finanziario 1997.
(9/2371/47)
«Maselli, Lumia».

La Camera,
considerato il rilievo che la musica lirica ricopre nella storia e nella cultura del Paese;
rilevata l'importante funzione che il Teatro Lirico Sperimentale «A. Belli» di Spoleto assolve per la scoperta e il perfezionamento di giovani cantanti lirici e per il concorso Internazionale «Orpheus»;

impegna il Governo

a sostenere le iniziative e i programmi del Teatro Lirico Sperimentale «A. Belli» di Spoleto anche con specifici contributi da reperire sul fondo dello spettacolo.
(9/2371/48)
«Lorenzetti».
(Testo così modificato nel corso della seduta).

La Camera,
tenuto conto che la manovra finanziaria per il 1997, insieme alla rigorosa riduzione della spesa pubblica e ad un'equilibrata distribuzione dell'imposizione fiscale, realizza una notevole ripresa degli investimenti, soprattutto nelle aree depresse d'Italia, in relazione anche ai cofinanziamenti dell'Unione europea;
valutate positivamente le diverse e ben finalizzate iniziative avviate dal Governo per favorire lo sviluppo autopropulsivo e l'occupazione nel Mezzogiorno;
considerata la necessità di assicurare la quota di risorse «nazionali» per dare continuità all'utilizzazione dei fondi strutturali dell'Unione europea;
visto che nella Tabella B allegata alla legge finanziaria per il 1997 negli accantonamenti di segno positivo, nella rubrica del Ministero del tesoro sono previste rate di ammortamento mutui per 500 miliardi nel 1998 e 1.500 miliardi nel 1999;

impegna il Governo

a destinare almeno 10 mila miliardi rivenienti dai predetti mutui per gli interventi nelle aree depresse.
(9/2371/49)
«Boccia, Albanese, Borrometi, Cananzi, Fioroni, Carotti, Angelici, Cambursano, Pepe, Ciani, Benvenuto, Riva, Ruggeri, Ricci, Servodio, Frigato, Ferrari, Jervolino Russo, Domenico Izzo, Risari, Molinari, Niedda, Palma, Giorgio Pasetto, Tuccillo, Piccolo, Scantamburlo, Romano Carratelli, Armando Veneto, Cerulli Irelli, Casinelli, Acquarone, Abbate, Giovanni Bianchi, Giacalone, Lumia».