Seduta n. 90 del 6/11/1996

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La seduta sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE.

Si riprende la discussione
del disegno di legge n.2372.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sull'articolo 8 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

NANDO DALLA CHIESA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, cercherò di ridurre al minimo la durata del mio intervento per non portare via altro tempo prezioso al dibattito in corso. Mi sembrava però opportuno aggiungere un paio di considerazioni alla discussione che ha avuto luogo questa mattina.
Vorrei precisare alla Presidenza che ero tra i firmatari dell'emendamento Sbarbati 8.99; non so per quale disguido la mia firma non risulti nel testo dell'emendamento. Chiederei pertanto agli uffici di aggiungerla.
Non ho sicuramente firmato tale emendamento perché ritenga che nel nostro sistema scolastico non vi debba essere spazio per le scuole cattoliche (mi dispiace che così sia stato interpretato il senso di quell'emendamento): preciso che non è questo il senso della proposta di modifica che reca per prima la firma dell'onorevole Sbarbati. Del resto, il sottoscritto è uno dei personaggi che due anni fa firmarono un documento - innovativo per la stessa cultura della sinistra - che riguardava la riorganizzazione del sistema scolastico attraverso uno spazio da dare alla formazione privata.
La ragione per la quale ho firmato l'emendamento 8.99 è stata in parte richiamata questa mattina: mi pare che attraverso una breve frase contenuta nel comma 1 dell'articolo 8 vengano messi in discussione princìpi di estrema delicatezza. Lo stesso ministro ha richiamato peraltro l'esistenza di rapporti delicati tra questo tipo di legislazione e la nostra Costituzione. Sono princìpi talmente delicati che non dovrebbero essere affrontati in sede di esame della finanziaria, soprattutto perché si sta provvedendo attraverso altri provvedimenti legislativi alla modifica del nostro sistema scolastico, tenendo conto peraltro anche dei problemi sollevati questa mattina da più parti. Affrontare una materia così delicata durante l'esame della legge finanziaria sarebbe come se, discutendo della riforma dell'esame di maturità, facessimo ricadere su di essa tutti i problemi che sono e rimangono aperti nel rapporto tra scuola pubblica e scuola privata.
Si tratta tra l'altro di temi così delicati da meritare un approfondimento da parte del Parlamento, ed in particolare della Commissione di merito. Intendo sottolinearlo con forza ai colleghi poiché questa mattina in aula abbiamo assistito ad una specie di «grande e collettivo lapsus freudiano» per cui si è continuato ad identificare il concetto di scuola privata con quello di scuola cattolica, secondo un modello tipico degli anni cinquanta. Credo invece - forse non dovrei essere io a rilevarlo - che la scuola privata possa benissimo non essere la scuola cattolica; vi possono essere infatti esperienze formative di grande valore, da inserire in un sistema scolastico pubblico che preveda controlli pubblici sugli standard di qualità, che non sono cattoliche pur essendo private. Ritengo che la libertà di impresa in questo settore assai delicato non competa - per così dire - ad una sola esperienza culturale. Credo che quest'ultimo aspetto dovrebbe entrare nel nostro dibattito: oggi ne siamo stati davvero mille miglia lontani; tant'è che l'equivoco per cui, quando si parla di scuola privata, si fa riferimento soltanto ad un tipo di scuola, ha aleggiato tra i settori parlamentari continuamente, anche tra quelli per definizione più liberali in questo senso.


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Credo che quello che ho definito un «grande e collettivo lapsus freudiano» che è calato oggi nel Parlamento sia indicativo della necessità che abbiamo di approfondire questo tema e di comprendere che cosa intendiamo quando pensiamo al pluralismo del sistema formativo nel suo complesso. Si tratta di questioni delicate.
L'onorevole Aprea oggi ha introdotto il tema dell'insufficienza del nostro sistema scolastico a far fronte alle disuguaglianze di classe, svolgendo un intervento sincero, che le ho già sentito pronunciare in Commissione. L'onorevole Aprea ha sicuramente ragione nel sottolineare che permangono forti differenze di opportunità all'interno del sistema scolastico per coloro che provengono da classi sociali differenti; tuttavia è forse opportuno ricordare che in nessuna parte del mondo la scuola riesce ad eliminare le disuguaglianze sociali o a porre una minoranza delle classi meno agiate nella condizione di avere opportunità comparabili con quelle della maggioranza delle classi agiate. Questo compito la scuola pubblica in parte lo ha soddisfatto; ma vorrei anche sottolineare che se lo ha soddisfatto in una misura che non ci soddisfa, che non ci convince, ciò dovrebbe caso mai spingerci ad innalzare la qualità dell'istruzione pubblica e a non porre in antitesi - come di fatto oggi è avvenuto in aula - la qualità della scuola pubblica con il pluralismo del sistema formativo. Quello che non possiamo accettare è proprio la perenne antitesi - ripeto - tra qualità della scuola pubblica e pluralismo del sistema formativo. Che ci sia pluralismo, ma che lo Stato senta fino in fondo, anche per le ragioni addotte dalle opposizioni, il dovere di migliorare la qualità della scuola pubblica!
A tale proposito, lo dico anche perché è presente il ministro della pubblica istruzione, credo sarebbe opportuno - partendo dalla constatazione delle disuguaglianze che ancora permangono in termini di possibilità nel mondo scolastico - avviare, contemporaneamente all'iter che riguarda il provvedimento sulla parità, non dico una commissione, che potrebbe dare l'idea di una proliferazione senza limiti di tali organi, ma un gruppo di lavoro sugli abbandoni scolastici (magari costituito autonomamente dalla commissione), che operasse con il massimo sostegno da parte del ministero. Mi riferisco ad un gruppo di lavoro che ci spieghi dove, come e per quali ragioni abbiamo un tasso di abbandoni scolastici così elevato. Ciò, a mio avviso, ci aiuterebbe a capire come funziona il sistema delle disuguaglianze sociali in Italia, nonché come riformare la scuola dell'obbligo e in che senso.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Dalla Chiesa.
Colleghi, vi prego di sgombrare l'emiciclo. Onorevole Petrini! Onorevole Melandri! Onorevole Boato! Per cortesia!
Prego, onorevole Dalla Chiesa, prosegua.

NANDO DALLA CHIESA. Dovremmo capire, dicevo, in che senso indirizzare le riforme che riguardano l'età dell'obbligo, perché credo che le informazioni che potremmo acquisire dal gruppo di lavoro sull'abbandono scolastico potrebbero essere molto preziose proprio al fine di evitare di varare riforme che tengano conto soltanto dei problemi di natura sindacale. Dovremmo invece varare riforme che partano dai problemi diretti degli utenti, delle famiglie, come la riforma delle scuole medie superiori. E potremmo anche comprendere, a partire da un'inchiesta sugli abbandoni scolastici, quale sia la reale funzione che svolge una parte - sottolineo «una parte» - dell'istruzione privata. Potremmo cioè capire se una parte di quest'ultima in realtà non nasca, si strutturi e sviluppi i propri interessi proprio a partire dalla quantità degli abbandoni e da una bassa qualità dell'istruzione pubblica.
Concludo sottolineando che il fondamento dell'emendamento che ho sottoscritto è il rifiuto di mettere in contrapposizione pluralismo formativo e qualità della scuola pubblica, ponendosi fino in fondo il problema di rivedere l'impianto del nostro sistema formativo, a partire dal punto di vista degli utenti più deboli e proponendo al Governo di non smarrire


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mai, in questo percorso accidentato, la bussola delle pari opportunità, che ha ispirato il programma elettorale dell'Ulivo. Ribadisco quindi che, se pari opportunità devono essere, il sistema formativo deve garantirle e dobbiamo cercare di capire cosa abbia impedito fino ad ora a queste pari opportunità di realizzarsi, cosa abbia prodotto un abbandono così alto e perché questo oggi avvenga all'interno del nostro sistema scolastico - forse non è stato rilevato a sufficienza - persino nella fascia della scuola dell'obbligo (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole D'Ippolito, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

ADRIANO VIGNALI. Signor Presidente, colleghi, signor ministro, sono uno dei firmatari dell'emendamento 8.98 che, molto opportunamente, nella giornata odierna ha aperto la discussione sull'articolo 8 del collegato in riferimento alla situazione scolastica.
Questa mattina abbiamo assistito, come ormai avviene da parecchi anni, ad un paradosso. Comprendo come forza Italia sia saldamente attestata nella difesa di una certa linea di privatizzazione della scuola, sostenendo, nei confronti della scuola, un liberismo senza principi e proponendo come soluzione il bonus ed un'americanizzazione selvaggia della prospettiva scolastica. Comprendo anche l'adesione a tali posizioni della lega nord, che persegue esplicitamente un progetto di divisione del nostro paese. Non capisco invece le posizioni di alleanza nazionale, che è legata per antica tradizione alla scuola di Stato; questa mattina invece abbiamo assistito, in modo addirittura surreale, alla polemica dell'onorevole Buontempo contro la scuola voluta da Giovanni Gentile. Non comprendo ancora perché una parte degli eredi della tradizione democristiana non si interroghi sulla ragione per cui, dopo tanti anni di egemonia all'interno della scuola, di fatto nel nostro paese esista il 92,5 per cento di scuole pubbliche rispetto al 7,5 per cento di scuole private, considerato che in tale percentuale vanno considerati anche quei «diplomifici» contro i quali giustamente questa mattina ha polemizzato la collega Sbarbati.
Se allora vogliamo interrogarci a fondo sulle ragioni di ciò, dobbiamo dire che se così è stato in questi anni e nonostante l'assenza di riforme decisive, tuttavia la scuola ha mostrato qualità e vitalità. Lasciamo ai giornalisti del Corriere della Sera, che non si intendono della vera realtà della scuola, i termini catastrofici usati per descrivere la situazione della scuola italiana, che invece è viva e ha sperimentato progetti molto importanti negli ultimi anni. Se dunque la scuola italiana è ancora questo, ciò dipende dal fatto che la cultura cattolica e quella di sinistra in tutte le sue varie esperienze hanno assicurato due obiettivi assai rilevanti: la scuola italiana negli anni del dopoguerra è stata un elemento importante della società democratica, dell'unificazione della cultura nazionale; la scuola italiana poi è stata il luogo nel quale si è effettivamente praticato, a livelli anche molto alti e di forte sperimentazione, il pluralismo culturale della nostra società.
Se partiamo dagli elementi importanti e positivi che la scuola italiana presenta, allora l'invito che voglio rivolgere alle forze più autenticamente attente ed interessate a procedere in questa direzione è quello di misurarsi sulle proposte di riforma che il ministero competente e la maggioranza avanzano. Ne emergono quasi quotidianamente nel dibattito politico; interveniamo dunque sul merito e lasciamo alle nostre spalle polemiche un po' superate e retrodatate.
Dobbiamo innanzitutto partire da un dato e a tale proposito voglio interloquire con le posizioni di forza Italia. Le forze del Polo tentano di usare la scuola strumentalmente per «mettere di traverso» la parte migliore della tradizione del cattolicesimo democratico con la sinistra. Non riusciranno a raggiungere tale obiettivo, non passeranno! La sinistra e le forze mi


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gliori del mondo cattolico andranno avanti nelle prospettive di riforma delineate dal programma dell'Ulivo e del Governo e credo che sia interesse anche delle forze del Polo misurarsi dialetticamente ed in modo non aprioristico su tali proposte. Da questo punto di vista voglio ricordare alla collega Aprea, la quale ha già presentato una proposta di legge riguardante gli organi collegiali, che proprio dal mondo cattolico vengono le critiche più forti a quel progetto, che tenderebbe a contrastare e distruggere ogni ipotesi di partecipazione delle comunità locali e delle famiglie. Su questa strada non potrete dare un contributo serio a quello che pure avete detto di voler rappresentare, ossia l'interesse delle comunità locali e delle famiglie (Commenti del deputato Aprea). A questo proposito, se volete davvero rispondere anche a chi vi ha eletto, a chi rappresentate, dovete cambiare registro.
Anche rispetto ad un'eventuale valorizzazione pubblica delle scuole gestite da privati dovete accettare, al contrario di quello che state facendo - ossia attaccare le deleghe - il confronto, la proposta positiva, soprattutto con riferimento a quella parte del decreto Bassanini che dà spazi ampi di autonomia organizzativa, didattica e gestionale alle scuole. Scendete sul terreno concreto delle proposte, invece di portare avanti una polemica - lo ripeto - molto retrodatata e che segna, in fondo, il vostro distacco dalla scuola reale.
Un'altra considerazione che intendo svolgere prima di un'ulteriore annotazione polemica, riguarda il fatto che anche nel dibattito di oggi è riapparsa l'idea del carattere pubblico della scuola. Tuttavia, affinché la scuola italiana in tutte le sue articolazioni abbia un carattere pubblico - e quindi anche per rapportarsi alla legge su cui il ministro ci ha invitati ad un confronto razionale e non affetto da una passionalità ormai vecchia e desueta -, è necessario operare anche per la costituzione di un sistema nazionale di valutazione, che è premessa necessaria ed indispensabile per verificare davvero il carattere pubblico della scuola. Tale carattere è assicurato eminentemente da prerequisiti, tra cui quello che vi sia in ogni scuola, comunque gestita, un rispetto vero del pluralismo culturale; che siano riconosciuti i diritti democratici di tutti gli operatori e che siano sanciti e verificati i diritti sindacali del personale. Queste possono essere alcune delle condizioni, alcune delle regole, come diceva il ministro, che possono garantire ad ogni scuola un carattere pubblico e fedele alla Costituzione ed alla democrazia di questo paese.
Voglio dire anche a chi ha affermato (penso all'intervento della collega Poli Bortone) che dopo il voto di oggi, andrà a lamentare presso le scuole cattoliche ed il mondo cattolico quello che fanno la sinistra ed il Governo dell'Ulivo, che i fatti vanno in un'altra direzione. Infatti, in tutte le regioni, in tutti gli enti locali amministrati da voi non ci sono attività, contributi né iniziative che scelgano il terreno della sperimentazione di un diverso rapporto pubblico-privato. Nelle regioni amministrate dalla sinistra, dall'Ulivo, invece, si stanno tentando strade nuove e diverse, che sono quelle delle convinzioni, in ordine al rapporto pubblico-privato. L'esempio della regione in cui vivo, l'Emilia, è indicativo. Da questo punto di vista, al di là delle vostre parole e della vostra propaganda strumentale, i fatti documentano come la sinistra e la parte democratica ed avanzata del mondo cattolico possano sperimentare un livello alto di mediazione e possano vantarsi, sulla base dei fatti, di affrontare questo problema con una grande capacità di risposta e con una grande capacità di andare incontro alle esigenze ed alle istanze più vere, autentiche e concrete della scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bicocchi che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rallo. Ne ha facoltà.

MICHELE RALLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito con grande attenzione il dibattito di oggi, anche per


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ché ritengo che la vicenda si presti ad estrapolare alcuni spunti che forse sarebbe bene tenere distinti da certe posizioni emerse oggi quasi come un fatto di schieramento.
Premetto di essere senz'altro favorevole alla scuola privata, cattolica o laica che sia, ma di considerarmi soprattutto un difensore della scuola pubblica. Mi rendo conto che quanti operano nel settore della scuola - o nel settore della sanità o dell'emittenza radiotelevisiva, tanto per fare degli esempi - da posizioni privatistiche rendono senz'altro un servizio pubblico, ma non v'è dubbio che chi questo servizio rende per emanazione diretta dello Stato abbia obblighi e responsabilità particolari.
Onorevoli colleghi, signor ministro della pubblica istruzione, ma di quale parità discutiamo, dal momento che esiste un servizio pubblico che opera con gli stessi criteri del servizio privato? Infatti, se una modesta scuola pubblica di una piccola isola è allo sfascio, essa chiude - e le preannuncio che presenterò al riguardo un'interrogazione - con lo stesso criterio che adotterebbe un privato perché la situazione potrebbe risultare antieconomica.
E allora, andiamo innanzitutto ad affrontare lo sfascio della scuola italiana, eliminiamo gli sprechi, signor ministro, e interveniamo in maniera corretta e concreta per poter assicurare quanto meno il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, a tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio dissenso rispetto all'orientamento emerso stamane in ordine al rapporto tra scuola statale e scuola non statale; una linea di politica scolastica che ha visto pronunciare interventi, soprattutto da parte dei rappresentanti delle forze di maggioranza, che indubbiamente non portano alcun contributo alla necessità di chiarezza e alle esigenze di una politica scolastica che non ubbidisce ad alcuna logica organica e sistematica.
Infatti, quando stamattina le è stato detto che l'ultima vera autentica riforma organica della scuola italiana risale al 1923, ci si riferiva ad una riforma che abbracciava tutto l'arco dell'istruzione, dalla scuola elementare fino all'università. Il nostro gruppo, ed anche il sottoscritto quando era sottosegretario del Governo Berlusconi, ha evidenziato che quando si fa riferimento all'elevazione dell'obbligo scolastico non si può parlare di novità, perché si tratta di una questione antica! Le vorrei ricordare, signor ministro, che su questo tema il Governo Berlusconi ha adottato provvedimenti, ha assunto iniziative, per cui, quando si viene a presentare l'autonomia scolastica come una novità, evidentemente si è fuori della realtà; del resto, anche al Senato - e lei lo sa - giacciono progetti di legge in materia.
Certo è che in proposito sono sorte questioni che ci ponevamo, come destra politica, con grande senso di responsabilità, perché ritenevamo e riteniamo che l'autonomia, che presenta vari aspetti, da quello amministrativo a quello finanziario e didattico, debba essere considerata in modo molto responsabile. Sono questioni che appartenevano ad una certa filosofia della scuola. E mi consenta, signor ministro, di ricordare le sue continue resipiscenze, come quando ha affermato che il liceo classico introduce elementi di corruzione, che è contro la manualità, o quando ha sottolineato l'opportunità di ripristinare lo studio del latino nella scuola media ma poi, facendo ancora marcia indietro, ha escluso lo studio della grammatica latina! Tutto ciò appartiene ad una filosofia della scuola che, a nostro avviso, ubbidisce solo a logiche di esternazione provvisorie, contingenti, settoriali.
Non vediamo (è questo il motivo vero per cui la destra si oppone), onorevole ministro, un disegno globale, organico della scuola. Noi, invece, abbiamo presentato progetti organici di riforma, che attendono da anni. Ecco perché dissentiamo dall'impostazione richiamata e da tutto un modo di vedere e di intendere la scuola. Il Ministero della pubblica istruzione, signor ministro, in altri paesi si chiama - strana


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mente! - ministero dell'educazione; anche se non si vuole aggiungere l'aggettivo «nazionale», bisogna ricordare che in paesi di grande civiltà democratica il tema dell'education ritorna con grande insistenza e attualità.
Per questi motivi, signor ministro, preannuncio fin d'ora che mi asterrò su un provvedimento che, a mio avviso, ubbidisce a logiche settoriali e rientra in una certa strategia ideologica. Alla luce di tutto questo, non posso accettare - lo dico con molta franchezza - che si consideri come provvedimento che si muove in direzione della soluzione dei problemi della scuola un provvedimento che utilizza il momento dell'esame della legge finanziaria per dare risposte che non sono mai esaustive né positive per le attese del vasto e benemerito mondo scolastico italiano (Applausi di deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, sono così esauriti gli interventi sull'articolo 8 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati.
Invito pertanto il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione su tali emendamenti.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Napoli 8.96, Rodeghiero 8.104, Cavaliere 8.103 e 8.97. Alla luce del dibattito svoltosi, esprime invece parere favorevole sugli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99.
La Commissione esprime altresì parere contrario sull'emendamento Bianchi Clerici 8.100 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Fontan 8.111, avvertendo che la problematica da esso sollevata è già ampiamente ricompresa nella formulazione del comma che si vorrebbe modificare; altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Napoli 8.105 e parere favorevole sull'emendamento Napoli 8.107, a condizione che la seconda parte, dalla parola «accorgimenti» alla fine, sia considerata aggiuntiva e non sostitutiva.

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, accoglie la modifica proposta dal relatore per la maggioranza al suo emendamento 8.107?

ANGELA NAPOLI. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prosegua pure nell'espressione del parere, onorevole relatore.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 8.102 e Bianchi Clerici 8.101. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Napoli 8.109 perché le finalità educative sono fatte salve; sull'emendamento Aprea 8.110 esprimo parere contrario, ma chiedo al Governo se non si evidenzino necessità di coordinamento fra le disposizione proposte all'approvazione e quelle vigenti, ossia gli articoli 51 e 52 del decreto legislativo n.297 del 1994. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Bono 8.112, Napoli 8.113, Rodeghiero 8.114, Napoli 8.115, Bianchi Clerici 8.119, Rodeghiero 8.116, Bianchi Clerici 8.120, 8.117 e 8.121 e Rodeghiero 8.123. Il parere sull'emendamento Teresio Delfino 8.127 è favorevole a condizione che i presentatori ne accettino una riformulazione del seguente tenore: «Al comma 3, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: È garantita la continuità del sostegno per gli alunni portatori di handicap. Le modalità saranno definite previa contrattazione decentrata, ove prevista».

PRESIDENTE. Onorevole Teresio Delfino?

TERESIO DELFINO. Vorrei solo un chiarimento. Nella contrattazione decentrata rientra comunque la possibilità di garantire la continuità didattica dello stesso insegnante?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Sì.

TERESIO DELFINO. Allora accetto la riformulazione.


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SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 8.124, 8.126 e 8.125, Bianchi Clerici 8.128 e 8.129, sugli identici emendamenti Napoli 8.130 e Rodeghiero 8.131, Napoli 8.132, Rodeghiero 8.135, Aprea 8.191 e Napoli 8.136 e 8.139. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Sbarbati 8.140 mentre il parere è contrario sugli emendamenti Napoli 8.141, Rodeghiero 8.142 e sugli identici emendamenti Rodeghiero 8.143 e Acierno 8.144.

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Prestigiacomo 8.145 è stato riformulato e va inteso come aggiuntivo, non come sostitutivo.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Prestigiacomo 8.145, mi rimetto al Governo.
Esprimo altresì parere contrario sugli identici emendamenti Marinacci 8.147 e Rodeghiero 8.148, e sugli emendamenti Rodeghiero 8.149, Pagliarini 8.150, Pagliarini 8.151, Pagliarini 8.152. Esprimo parere contrario anche sugli identici emendamenti Aprea 8.153 e Napoli 8.154, e sugli emendamenti Rodeghiero 8.155, Rodeghiero 8.156, Garra 8.157, Napoli 8.159, Pagliarini 8.138, Rodeghiero 8.160, Pagliarini 8.161, Rodeghiero 8.162.
Invito il Governo a ritirare il suo emendamento 8.190, mantenendo quindi la formulazione proposta dalla Commissione. Esprimo altresì parere contrario sugli identici emendamenti Teresio Delfino 8.163 e Napoli 8.164, e sugli emendamenti Rodeghiero 8.165, Bianchi Clerici 8.166, Rodeghiero 8.167.
Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Bono 8.168, perché nel testo proposto dalla Commissione all'aula è già prevista l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia. Pertanto, poiché l'emendamento è superfluo, ribadisco l'invito al ritiro.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 8.169 e Garra 8.170. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Rodeghiero 8.171 e Rodeghiero 8.172, perché, anche in questo caso, è già prevista l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Rodeghiero 8.173, Rodeghiero 8.174 e Rodeghiero 8.176. Esprimo invece parere favorevole sull'emendamento 8.192 della Commissione.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Butti 8.177, Rodeghiero 8.178 e sugli identici emendamenti Rodeghiero 8.179 e Garra 8.180. Esprimo altresì parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 8.181, Bianchi Clerici 8.182, Pagliarini 8.183, Conte 8.184 e Liotta 8.185.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Signor Presidente, vorrei pregare il relatore di ripetere il parere sull'emendamento 8.190 del Governo, perché credo di non aver capito.

PRESIDENTE. Ha invitato il Governo a ritirarlo.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Ed a mantenere, quindi, il testo della Commissione, professore.

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Il Governo concorda con i pareri espressi dal relatore. Il Governo altresì, relativamente all'emendamento sul quale egli si è rimesso al Governo, si riserva di esprimere il proprio parere quando verrà posto in votazione.
Sull'emendamento Sbarbati 8.140, sul quale il relatore ha espresso parere favorevole, il Governo si rimette all'Assemblea.
Esprimo parere favorevole sull'emendamento 8.192 della Commissione.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Vorrei segnalare che il


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comma 15 dell'articolo 8, il quale prevede che le disposizioni di cui ai precedenti commi non si applichino alla regione Valle d'Aosta e alle province autonome di Trento e Bolzano, in quanto esse provvedono alle necessità finanziarie della loro rete scolastica con le proprie finanze, dovrebbe essere più opportunamente collocato dopo il comma 12, a chiusura delle disposizioni concernenti la riorganizzazione della rete scolastica.

PRESIDENTE. Di questo si terrà conto in sede di coordinamento formale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti533
Maggioranza267
Hanno votato 249
Hanno votato no284
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti529
Maggioranza265
Hanno votato 247
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavaliere 8.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti518
Votanti516
Astenuti2
Maggioranza259
Hanno votato 247
Hanno votato no269
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavaliere 8.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti518
Maggioranza260
Hanno votato 234
Hanno votato no284
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ho apprezzato molto l'altro ieri la sensibilità con cui l'Assemblea ha invitato il presentatore dell'emendamento sulla chiusura dei manicomi a ritirarlo, con l'argomentazione che, se la Camera dei deputati avesse respinto tale emendamento, si sarebbe potuto fraintendere che la Camera contestava la riforma del settore in sé, mentre si trattava soltanto di una sollecitazione dei tempi di chiusura delle strutture.
Ora, se l'emendamento in discussione sarà approvato, la Camera dei deputati deciderà che, nella futura ristrutturazione della scuola italiana, non si dovrà tener conto della presenza sul territorio di istituti non statali riconosciuti e parificati, perché tale sarà la conseguenza di quel


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voto (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia).
Signor ministro, ho apprezzato l'abilità con cui ha cercato di sostenere quattro o cinque tesi contrastanti fra loro: non si può votare l'emendamento perché non è conforme alla Costituzione; non è costituzionale neppure scrivere che, quando si ristruttura, si deve tener conto dell'esistente per evitare sprechi e duplicazioni. Però, non si comprende perché sarebbe costituzionale - e quindi potrebbe farsi senza modificare la Costituzione - la riforma di cui il ministro parla e che rifondazione comunista contesta. Rifondazione comunista, infatti, ha detto questa mattina: mai un concetto di integrazione fra pubblico e privato, ma solo scuola pubblica al cento per cento! Poi, se vi sarà la scuola privata, vedremo, ma mai in un concetto di integrazione con quella pubblica! E la collega Sbarbati non ha espresso considerazioni molto diverse. Peccato, però, che nel vostro programma elettorale fosse riportato esattamente il contrario! Peccato che l'Ulivo abbia raccontato a tutti gli elettori, invece, che era per la parità (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU, di forza Italia e di alleanza nazionale)! Peccato che il sistema delle scuole stia morendo.
Signor ministro, ad uno che sta morendo di sete, al quale viene offerto un bicchiere d'acqua, nulla di più, lei sta dicendo che, quando sarà morto, darà una piscina olimpionica! Ma nel frattempo sarà morto (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia)! La situazione di questo benemerito sistema di scuole, infatti, è a livello di guardia e tutti lo sappiamo! E non è assolutamente vero che questo sistema di scuola non voglia l'emendamento in discussione, che è stato invece accettato: lo vuole, lo apprezza, lo difende, lo sostiene! Ed è scandalizzato dal fatto che chi ha supportato la parità sostenga ora tesi veramente peregrine. Che da un'indicazione - valida per il futuro - sulle ristrutturazioni nel senso di tener conto unicamente dell'esistenza di un soggetto si traggano le conclusioni lunari dell'onorevole Mattarella vuol dire davvero arrampicarsi sugli specchi rispetto al significato reale di una piccola indicazione del Parlamento concernente un concetto integrato di soggetti scolastici operanti sul territorio.
Onorevoli colleghi, vi richiamo ancora al significato del voto: il Parlamento cancella dal testo del provvedimento il concetto di esistenza della struttura e fa passare il principio che nella riforma non se ne terrà minimamente conto. Si tratta di un arretramento rispetto all'intero dibattito che abbiamo svolto nelle ultime legislature in quest'aula; di un arretramento che - io purtroppo non ci credo, ma le posizioni assunte oggi all'interno della maggioranza mi inducono ad essere pessimista - porta a scambiare qualcosa di concreto e reale inserito dalla Commissione nel testo della legge finanziaria con promesse rivolte al futuro che, ahimè, stanti le contraddizioni della maggioranza, risultano veramente poco credibili.
Allora credo che questa sia una piccola pietra, magari solo una piccola pietra d'angolo, però è la cartina di tornasole per far capire se questo Parlamento abbia veramente la volontà di costruire un concetto di scuola paritaria. Se l'emendamento sarà respinto, vorrà dire che la volontà c'è; se purtroppo sarà approvato, vorrà dire che anche sul piano della scuola l'Ulivo ha perpetrato un grandissimo inganno agli elettori chiedendo il voto per qualcosa che non ha assolutamente intenzione di fare (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, pochi minuti fa ho sentito una curiosa affermazione da parte di un collega della sinistra, il quale rinfacciava a forza Italia (e qui non entro nel merito) di essere favorevole alla scuola privata in nome di una selvaggia concezione liberistica, mentre la lega sarebbe favorevole alla scuola privata perché questa favorisce la divisione dell'Italia. Questo non lo so e non entro nel merito.


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Ciò che posso dire è che abbiamo visto una scuola pubblica operare un'unificazione selvaggia a livello culturale. Infatti, se poteva essere comprensibile che fino al 1943 la riforma Gentile potesse anche svolgere una funzione di questo genere, la rinata democrazia italiana, dominata da una serie di partiti più volte citati anche negli interventi di questa mattina, ha avuto tempo dal 25 luglio 1943 ad oggi per apportare riforme a questo sistema.
La scuola pubblica ha colonizzato (lo ripeto, colonizzato) le varie componenti italiane (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), ha colonizzato il sud come il nord, ha spogliato le varie componenti italiane della loro storia e della loro dignità, ma non in base a concetti di tipo umanitario o per svolgere una funzione pubblica, perché la scuola comandata da Roma, con programmi centralizzati, era strumento di potere.
Noi vogliamo che a fronte delle motivazioni di ordine etico, religioso, che sono state argomentate questa mattina, vi sia anche la possibilità di una diversificazione a livello locale, in modo che ogni popolo possa conoscere, attraverso insegnanti che conoscano il proprio patrimonio culturale, i propri antefatti e che, per quanto riguarda i contenuti di istruzione tecnica, questi vengano forniti in relazione alla realtà sociale, economica e produttiva, quindi non soltanto culturale, del luogo. La vostra scuola pubblica ha insegnato al sud che Garibaldi è andato a liberarlo, che ha portato la libertà e la prosperità per il sud; ma non ha insegnato le migliaia di fucilati in seguito all'occupazione da parte della spedizione garibaldina (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), non ha raccontato le industrie chiuse, non ha raccontato la povertà, la miseria, l'emigrazione che dopo pochi anni hanno colpito anche zone del nord come il Veneto ed il Friuli...

NICOLA BONO. Non sai quello che dici!

ALBERTO LEMBO... in seguito all'estensione del concetto libertario giacobino portato da Mazzini, da Garibaldi e dai loro mandanti.
Allora noi, attraverso la libertà della scuola privata, chiediamo di poter riportare anche la verità, di poter affrontare seriamente la storia in relazione a ciò che è stato. Chiediamo a questa maggioranza, che ci ha detto che non ne sapeva nulla fino a ieri, che non ha mai avuto la possibilità di intervenire efficacemente, chiediamo a lei, caro ministro, di attuare un intervento veramente efficace, non centralista e statalista, ma un intervento che abbia scopi culturali, formativi, che dia la possibilità a tutte le componenti dello Stato italiano di avere una cultura ed una formazione in relazione alla propria realtà. Altrimenti siamo al punto di prima, altrimenti non ha senso prendersela ancora con la riforma Gentile, perché siete voi che ad oltre cinquanta anni non avete operato riforme adeguate (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, onorevoli ministri, il ministro Berlinguer ha ragione quando dice che il problema della parità va affrontato oggi nei suoi legami inscindibili con i temi dell'autonomia e della qualità, con il carattere della ineludibilità. Peraltro questo principio è stato autorevolmente e ripetutamente segnalato nelle più alte sedi istituzionali e culturali, e soprattutto reclamato dalla forza degli eventi.
Paradossalmente, però, proprio lo stato di grave crisi in cui versa il sistema scolastico e formativo viene invocato da alcune forze della sua maggioranza, signor ministro, come ragione di rifiuto di un'equa soluzione legislativa del problema della parità. Se ieri, infatti, l'elemento che sembrava ostacolare il riconoscimento della parità era la necessità di garantire lo svi


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luppo rapido del sistema scolastico statale, oggi, paradossalmente - lo ripetiamo -, sembra sia proprio la crisi di tale modello a rappresentare per alcuni l'ostacolo di fatto più importante ai fini della riforma paritaria, tanto che l'appello ripetuto anche in questo dibattito, in questa giornata, a riservare ogni risorsa reperibile alla cura della scuola statale rappresenta l'alibi più ricorrente per giustificare il ripudio della parità.
Oggi però abbiamo appreso che il Governo intende presentare tra poche settimane un disegno di legge. L'intenzione certamente è buona e qui non vogliamo fare il processo alle intenzioni. Ma, signor ministro, ce lo dica: con quali finanziamenti intende sostenere questo provvedimento? Ha ragione l'onorevole Poli Bortone: una scelta così importante doveva essere annunciata ora, nel corso dell'esame della finanziaria, e prevedere da subito gli accantonamenti necessari per la copertura finanziaria, a meno che non intenda fare una riforma a costo zero, dunque una riforma inutile!
Forse crede di utilizzare la famosa parte dei 2 mila miliardi destinati alla formazione e derivante dall'accordo tra Governo e parti sociali? Mi sembra molto difficile, e certo non le basteranno neppure i 100 miliardi che così frettolosamente e faticosamente ha dovuto recuperare nel corso dei lavori in Commissione bilancio e che dovranno prioritariamente servire per finanziare il processo di autonomia, che sarà comunque avviato, e tutte le altre riforme da lei annunciate, che meriterebbero ben altri finanziamenti (come pure avevate promesso durante la campagna elettorale)!
In ogni caso per ora sospendiamo il giudizio e attendiamo di vedere come intenderà coniugare i principi della libertà educativa e del pluralismo istituzionale con quelli della responsabilità, della sussidiarietà e della solidarietà, per poi giudicare.
In merito agli emendamenti in discussione, che respingeremo, confermiamo che essi rappresentano una prova evidente della chiusura della maggioranza che sostiene questo Governo a tale problema. Ma è soprattutto la dimostrazione che il parere favorevole dato dal Governo in Commissione bilancio sia stato un puro incidente di percorso, dovuto alla buona fede di un sottosegretario inesperto e non piuttosto ad una reale apertura del Governo alle scuole non statali, così come il Parlamento ed il paese avevano avuto motivo di credere (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il presidente del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo ha esplicitato molto bene le ragioni in base alle quali il nostro gruppo esprimerà parere favorevole sull'emendamento soppressivo.
Vorrei soltanto sottolineare una questione se volete minimale, ovvero non di alta idealità. Stiamo parlando del processo di razionalizzazione delle reti scolastiche sul territorio, attuato a norma della legge n.426 e successive modificazioni.
Tale processo di razionalizzazione è compiuto secondo due criteri, quello del numero degli studenti per classe e quello del numero delle classi. Dunque, una scuola di Stato che non raggiunga il numero di classi prescritto dalla legge deve essere soppressa o fusa con altra statale. Se in quel momento sul territorio non vi sono altre scuole statali, non viene soppressa.
L'emendamento presentato dall'onorevole Teresio Delfino e che ha modificato l'articolo 8 (ex articolo 7) prevede che occorre tener conto delle circostanze. Ma ciò in questo contesto può significare soltanto che, se vi sono una scuola non statale legalmente riconosciuta che raggiunge il numero di classi prescritto per legge ed una scuola di Stato che non lo raggiunge, quest'ultima viene soppressa.
Credo che le colleghe Aprea e Napoli non mi possano includere tra coloro che


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non vogliono difendere la scuola privata. Vorrei tuttavia far notare - e prego di riflettere bene sul dato - che l'affermazione di questo principio, che è di eguaglianza, in pratica si traduce in una prescrizione esiziale per la scuola privata. Siccome ogni legge deve ispirarsi al criterio della reciprocità, quando faremo la riforma e si chiederà di poter convenzionare o in altro modo inserire le scuole non statali nel servizio pubblico, secondo i parametri del numero degli alunni e del numero delle classi richiesti dalla legge n.426, di scuole non statali praticamente non se ne conteranno.
L'approvazione dell'articolo in questo testo, dunque, esclude automaticamente, proprio per i criteri che regolano il processo...

CARLO GIOVANARDI. Ma chi l'ha detto?!

DOMENICO VOLPINI. Collega Giovanardi, spero che lei sia molto addentro ai problemi della scuola pubblica e privata: personalmente vi sono fin sopra i capelli (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo)!
Le spiego dunque che questo significa che non potremo avere nessuna convenzione per le scuole private, cattoliche e non, nel sistema pubblico integrato.
Concludo ricordando che siamo nell'Assemblea della Camera dei deputati della Repubblica italiana, che dunque è laica. Mi si permetta tuttavia, come cattolico - dato che è stata richiamata in continuazione la categoria dei cattolici -, di far presente che, nel caso questo articolo non fosse emendato, essendo nonno di una nipotina di due anni e mezzo, quando tra quattro o cinque anni, andrà a scuola, mi potrei sentire fortemente limitato nella mia libertà se questa bambina, chiudendo la scuola pubblica, fosse costretta a frequentare una scuola islamica che risponda sul territorio ai criteri di legge (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, onorevoli colleghi, voterò a favore degli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99, perché non credo che la scuola pubblica possa o debba essere sostituita dalla privata. Lo Stato ha l'obbligo di assicurare l'istruzione a tutti i cittadini e su tutto il territorio. O si comprende ciò di cui si sta parlando oppure questo è un Parlamento che va ormai verso la schizofrenia della contrapposizione.
In centinaia di comuni in Italia si stanno chiudendo le scuole elementari e medie.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, ella sta parlando in dissenso dal suo gruppo?

TEODORO BUONTEMPO. Sì.

PRESIDENTE. Allora le vorrei ricordare che ha due minuti di tempo.

TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio, Presidente.
Come dicevo, si stanno chiudendo centinaia di scuole elementari e medie in tutti i piccoli centri, in Calabria, in Sicilia e in Abruzzo, e si chiuderanno anche al nord. Dove si chiuderanno le scuole pubbliche, non saranno appetibili le private perché ci saranno pochi allievi.
Quindi, invece di potenziare le scuole anche nei piccoli centri per assicurare agli stessi di non morire, arriviamo al paradosso di asserire che, dove vi è una scuola privata, può non esserci la pubblica.
La nostra Costituzione è molto chiara al riguardo. Se non si cancellano queste righe, la legge risulterà anticostituzionale perché l'articolo 33 della nostra Costituzione afferma: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali». Quindi la scuola privata non può essere sostitutiva


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perché: «La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». È quanto prevede la nostra Costituzione.
Abbiamo pertanto il dovere di riequilibrare la presenza delle scuole sul territorio in modo che lo Stato non violi questa norma della Costituzione. Altri tipi di interpretazione sono anticostituzionali e corrispondono ad una concezione che non è liberista, ma è pura follia. Infatti arriveremo alle scuole di parte, alle scuole private senza alcun controllo generale da parte dello Stato sull'indirizzo seguito dalle scuole stesse. Per tali ragioni voterò a favore degli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ballaman, al quale ricordo che ha a disposizione due minuti. Ne ha facoltà.

EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, vorrei far notare che sul termine scuola privata qualcuno ha frainteso, perché scuola «privata» non significa privata della libertà di esistere, della libertà di avere una qualche forma di vita, non significa privata di ogni libero pensiero. In questa situazione, invece, priviamo queste realtà di ogni possibilità di esistere, eppure esse sono linfa vitale per la cultura del paese.

PRESIDENTE. Mi scusi, il dissenso dove sta?

EDOUARD BALLAMAN. Esprimerò il mio dissenso non partecipando al voto. Infatti non intendo partecipare al voto su una questione così grave, che ha ridotto e ridurrà ancor più la scuola in condizioni di colonizzazione.
Signori, noi in Padania già stiamo provando la colonizzazione. Adesso, con questo provvedimento, la accentueremo ulteriormente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Onorevole Gramazio, la pregherei di evitare di fare il «giornalaio» in aula (I deputati del gruppo di alleanza nazionale mostrano un manifestino con la fotografia di un bambino e la scritta: «Quest'anno a Natale niente regali, solo un sogno: cacciare Prodi»)!
Prego gli onorevoli questori presenti in aula di dare disposizioni per porre termine a quanto sta avvenendo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti548
Votanti540
Astenuti8
Maggioranza271
Hanno votato 297
Hanno votato no243
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo di forza Italia).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 8.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, nell'intervenire per dichiarazione di voto vorrei illustrare l'emendamento che reca la mia firma e quella della collega Santandrea. Esso nasce dal fatto che il testo originario dell'articolo 8, presentato dal Governo, prevedeva la possibilità di procedere a piani di razionalizzazione della rete scolastica operando nel rispetto delle situazioni orografiche di maggior disagio. Durante l'esame in Commissione, è stato approvato un emendamento che ha mutato notevolmente gran parte


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dell'articolo, sicché il rispetto dovrà essere «delle situazioni di maggior disagio socio-economico e oro-geografico».
Vorrei sapere in che cosa consista una situazione di disagio socio-economico perché la dizione usata non è chiara. Potremmo infatti intendere con tale espressione qualunque situazione. In particolare io ed il mio gruppo abbiamo il legittimo sospetto che tale disagio socio-economico verrà identificato in tutte le zone dell'Italia che fanno parte dell'area contemplata nell'obiettivo 1, cioè quelle che vanno dall'Abruzzo alla Sardegna. Poiché la VII Commissione nei primi giorni di agosto ha approvato una legge che stanziava 600 miliardi per interventi di edilizia scolastica, di cui 450 a favore delle zone meridionali del paese, abbiamo il timore che, se passerà il testo che ci è stato sottoposto, non solo al nord avremo edifici scolastici in pessime condizioni, ma si provvederà anche a razionalizzare, a tagliare, a sopprimere i plessi scolastici solamente al nord, ponendo una grande coperta protettiva su tutto il centro-sud del paese.
Poiché tutto questo ci preoccupa, chiedo il voto di tutti per evitare che ancora una volta le regioni della Padania vengano penalizzate da questo Parlamento.

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? In base alle nuove regole dovrebbe specificare l'argomento.

ANGELA NAPOLI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Devo avanzare una richiesta che non posso assolutamente rinviare. Vista la comparsa e l'immediata scomparsa in quest'aula del Presidente del Consiglio, vorrei sapere se egli sia venuto per esprimere un parere contrario ad un'intera fase della sua campagna elettorale o se, invece, sia venuto qui per esprimere solidarietà.
Guarda caso, è venuto ed è scappato!

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, non si deve barare: questo comportamento è una presa in giro della Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti), perché il suo non era certo un richiamo sull'ordine dei lavori!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti525
Votanti521
Astenuti4
Maggioranza261
Hanno votato 245
Hanno votato no276
(La Camera respinge).

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Fontan 8.111 se aderiscano all'invito al ritiro rivolto loro dal relatore per la maggioranza.

ROLANDO FONTAN. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Con il nostro emendamento 8.111 si tenta - per quanto è possibile, perché siamo ormai quasi alla fine - di salvare qualche scuola nelle zone di montagna, derogando ai princìpi di razionalizzazione contenuti nel comma 1 dell'articolo 8. Preciso che tale emendamento non solo consentirebbe di derogare a quei princìpi, ma darebbe anche la possibilità, pur di salvare almeno qualche scuola nelle zone di montagna, ai privati - vale a dire agli utenti - e, addirittura, agli enti locali di compartecipare alle eventuali spese.
Si tratta pertanto di un emendamento oltremodo ragionevole, che è in linea con quanto proclamato da tutti i rappresen


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tanti politici. Esso richiederebbe tra l'altro una riflessione sul fatto che una scuola nelle zone di montagna rappresenta uno degli elementi basilari, se non il principale, della vita di quelle comunità.
Chiedo quindi sia al ministro sia ai deputati del Polo - i quali mi pare che siano favorevoli al nostro emendamento - e a quelli dell'Ulivo di votare a favore della nostra proposta di modifica. Ricordo peraltro che questi ultimi - mi riferisco in particolare ai colleghi provenienti da zone di montagna, i cosiddetti «amici della montagna» - durante la campagna elettorale hanno garantito e promesso non solo la salvaguardia degli ospedali, ma anche di qualche scuola. Con il nostro emendamento 8.111 - lo ripeto - si prevede la possibilità di salvare alcune scuole ricorrendo non soltanto all'intervento statale, ma anche a quello dei privati.
In conclusione, chiedo ai colleghi dell'Ulivo - lo ribadisco - un atteggiamento di coerenza - soprattutto ai deputati eletti nelle zone di montagna - rispetto alle promesse fatte ai propri elettori (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenti. Ne ha facoltà.

MARIA LENTI. Presidente, intervenendo per dichiarazione di voto sull'emendamento Fontan 8.111, vorrei dire alcune cose alla collega Bianchi Clerici. Vorrei ricordare alla collega che la scuola non è un elastico che una volta si tira ed un'altra volta si allenta, mettendoci dentro ogni tipo di richiesta: ora si chiede di superare il maggior disagio socio-economico esistente e poi si invoca l'intervento delle famiglie e degli enti locali.
Tra l'altro, nell'emendamento in questione mi pare ci sia proprio l'eco di quel bonus malus - ma l'emendamento a me pare più un malum - di memoria berlusconiana. Mi chiedo allora, quali nostalgie abbia la lega! Io lo so bene, ma vorrei una risposta. Noto che piace molto alla lega sancire per legge le differenze di reddito, non certo per colmarle, ma per escludere dall'istruzione coloro che hanno minori possibilità economiche, di modo che «chi c'è c'è, e chi non c'è resta al palo». Ma se questo era un gioco che da piccoli ci piaceva molto, oggi abbiamo imparato che, dal punto di vista sociale, per quel che riguarda l'istruzione, non possiamo assolutamente né sancirlo né condividerlo.
Questo emendamento, infatti, confligge con il dettato costituzionale, con il diritto di tutti e tutte ad istruirsi in ogni luogo. Far intervenire economicamente enti locali e famiglie significa non solo discriminare, penalizzare, introdurre per legge il principio della possibilità di istruirsi secondo il censo - un articolo della Costituzione dice assolutamente il contrario - ma significa anche tornare a molti decenni fa, ad una condizione addirittura premoderna, neppure dunque di ieri. Non mi sorprende constatare, anche in questa occasione, la tendenza della lega a regredire ad oscurità prive dei valori e del sentire (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), acquisiti da tempo e diffusi nelle leggi, nella coscienza del paese, in tutti noi, e, mi piace ricordarlo, conquistati in questi molti decenni (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lembo al quale ricordo che dispone di due minuti. Ne ha facoltà.

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo poiché intendo dichiarare il mio voto di astensione.
Respingere l'emendamento sarà l'ennesima dimostrazione da parte dell'Ulivo della considerazione in cui vengono tenute le realtà deboli di tutta Italia, in particolare le zone di montagna. Anche ieri - ve lo ricordo, cari colleghi - avete affossato alcuni emendamenti della lega, ma mi pare anche del Polo, che andavano incontro alle realtà deboli. Alla faccia di quello


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che continuate a predicare, cioè di essere i paladini dei deboli e degli emarginati!
La legge n.97 del 1994, integrata da tre risoluzioni approvate in Commissione agricoltura nella scorsa legislatura, prevedeva che, anche per quanto riguardava il settore dell'istruzione, venisse attivato un sistema di deroghe che consentisse di fare qualcosa per chi vive ed opera in montagna - e non lo fa per suo divertimento, ma perché c'è nato, perché ritiene giusto continuare a vivere e operare in quelle realtà con costi e difficoltà di vita maggiori, rendendo comunque un servizio a tutta la collettività nazionale -; si riteneva giusto che la pubblica amministrazione non chiudesse gli occhi, ma, operasse a favore di questa gente che vive in condizioni marginali, svantaggiate, che sono poi quelle che voi doveste difendere.
La lega nord per l'indipendenza della Padania sostiene l'emendamento in questione e vi ringrazia per la «sensibilità» che avete dimostrato nei confronti di questa gente. Possiamo veramente confidare in uno sviluppo positivo per il futuro, se questa è la sensibilità dell'Ulivo (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Lembo, parliamoci chiaro, il suo non era un intervento in dissenso (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!

ENRICO CAVALIERE. Si fidi, lo ha detto lui!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caveri. Ne ha facoltà.

LUCIANO CAVERI. Signor Presidente, la questione posta dall'emendamento in questione è ben nota a tutti coloro che si occupano dei problemi della montagna. È grosso modo lo stesso problema che ci siamo posti all'inizio della discussione sulla finanziaria, in merito alla chiusura degli ospedali nelle zone di montagna. Credo allora che alcune annotazioni, al di là delle valutazioni polemiche che si possono più o meno condividere, debbano essere fatte. Quando il Parlamento approvò la legge n.97 del 1994, la cosiddetta legge sulla montagna - si trattava, lo ricordo, di una proposta di legge di iniziativa parlamentare - non fece i conti col fatto che tale testo legislativo non sarebbe stato «digerito» dagli apparati ministeriali; questa è la verità. Questa legge continua ad essere ampiamente disapplicata, quando in essa sono previste alcune norme che avrebbero potuto risolvere tutti i problemi, e in tutti i settori, che riguardano i paesi di montagna.
Mi auguro, questo è l'invito che rivolgo al Governo, al di là della questione specifica della scuola o di quella relativa alla sanità che abbiamo affrontato nei giorni scorsi, che ci si renda conto che l'applicazione concreta, vera della legge sulla montagna non è un esercizio di stile. I maggiori paesi europei - penso ad esempio alla Francia - hanno da anni una legislazione particolare per la montagna, che parte dal presupposto che l'eguaglianza consista nel trattare in maniera diversa casi differenti. Il caso della montagna, del radicamento delle popolazioni montane è un fatto non secondario. È chiaro, infatti, che la montagna si spopola nella misura in cui tutti i servizi pubblici l'abbandonano. E certamente il campo della scuola è uno dei temi più delicati.
Mi auguro che si possa trovare una soluzione nel prosieguo del dibattito. Tuttavia - lo ripeto - temo che, al di là delle discussioni che potremo fare nel corso della finanziaria, il punto centrale rimarrà la mancata applicazione della legge sulla montagna; tant'è che forse su tale normativa dovremo fare una riflessione eventualmente per riscriverne alcune parti, rendendo obbligatoria e cogente una serie di aspetti progettuali e pieni di speranza, forse ingenuamente contenuti nel testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Comino. Ne ha facoltà.


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DOMENICO COMINO. Signor Presidente, intendo parlare in dissenso perché, quando si propongono emendamenti generici a difesa della cosiddetta montagna, in realtà non si procede ad una definizione - parlo di regolamenti e direttive comunitarie -, a livello europeo e soprattutto a livello nazionale circa il concetto di montagna. Certo, in tutti noi vi è un apprezzamento culturale: a casa nostra, quando si parla di montagna, si intende l'insieme delle comunità alpine. Tuttavia, distorsioni regolamentari e interpretazioni previdenziali distorte fanno sì che non si abbia l'effettiva percezione della montagna.
In realtà, noi notiamo che, nel momento in cui la sinistra afferma che non si deve assolutamente ridurre lo Stato sociale, nelle nostre comunità alpine vediamo chiudere gli uffici postali, le scuole elementari e forse - sarebbe il caso - anche le caserme dei carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Lo Stato infatti in tali comunità non esiste; ciò è quanto stiamo drammaticamente vivendo nelle vallate della mia provincia a due anni dagli eventi alluvionali. In quelle zone la burocrazia ministeriale è totalmente assente per far fronte alle minime esigenze delle comunità.
Lasciamo dunque stare la montagna, che troverà da sola le proprie risorse, probabilmente attraverso l'autodeterminazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Intervengo in dissenso dall'onorevole Caveri.
La legge n.97 del 1994 sulla montagna prevede esplicitamente deroghe nel senso in cui va l'emendamento presentato dai colleghi della lega. La legge va fatta rispettare perché, se esiste, deve essere ottemperata. Il problema, quindi, dal punto di vista legislativo è risolto, poiché si sono create anche presidenze verticali negli istituti per quanto riguarda l'obbligo scolastico e vi sono amplissime possibilità di deroga, tant'è che vengono mantenute classi con un presidio di alunni minimo.
Il problema vero per poter attivare ufficialmente e bene tutte le deleghe che possono essere previste - e questo lo dico al ministro - è quello di rivedere gli indici provinciali. Se in questi indici, infatti, sono conteggiate le classi delle scuole di montagna, è evidente che i provveditori, nel momento in cui vanno a razionalizzare ed a riorganizzare, devono operare dei tagli perché devono mantenersi entro quegli indici, altrimenti la Corte dei conti fa pagare loro le spese delle classi che superano l'indice provinciale determinato con decreto del ministro. Se allora il Governo vuol fare veramente un atto di buona volontà perché la legge per la montagna sia resa veramente operativa, bisognerà che, nel momento in cui andiamo a rivedere gli indici provinciali, si defalchi completamente la vera realtà delle comunità montane e delle zone di montagna (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Intervengo per chiedere una piccola informazione ai colleghi della lega. L'articolo 8 recita: «...nel rispetto delle situazioni di maggior disagio socio-economico ed oro-geografico», ossia della montagna. Non capisco la specificazione successiva che senso abbia, se non peggiorativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Onorevole Bressa, lei intende intervenire in dissenso dall'onorevole Volpini?

GIANCLAUDIO BRESSA. Intendo svolgere una dichiarazione di voto diversa da quella dell'onorevole Volpini.

PRESIDENTE. Mi scusi, lei deve dire se interviene in dissenso o no, non se la dichiarazione sarà diversa.


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GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, mi consenta. L'onorevole Volpini ha chiesto delle precisazioni, non ha fatto una vera dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, parliamoci chiaro: intende votare difformemente dal suo gruppo?

GIANCLAUDIO BRESSA. Interverrò in dissenso, perché il mio voto sarà a favore...

PRESIDENTE. Allora va bene, ha facoltà di parlare.

GIANCLAUDIO BRESSA... con una precisazione. Poiché l'emendamento è stato formulato molto bene, ma probabilmente non è stato illustrato con la dovuta attenzione, anche per fugare alcuni dubbi, sottolineo che quando si fa riferimento alla «compartecipazione finanziaria degli utenti e degli altri enti locali interessati», si parla di compartecipazione «eventuale», non quindi necessaria e necessitata, in quanto l'emendamento 8.111 prevede criteri compensativi che mettono delle risorse a disposizione del mantenimento delle scuole di montagna nelle aree particolarmente disagiate. Pertanto voterò a favore dell'emendamento Fontan 8.111.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di procedere alla votazione, avverto che gli uffici mi hanno informato che è esaurito il tempo per gli interventi in dissenso (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania) in quanto, ai sensi della delibera della Giunta per il regolamento del 14 luglio 1993, sempre applicata, il contingentamento è riferito anche agli interventi in dissenso.

ELIO VITO. No, no!

PRESIDENTE. Non sarà più possibile, quindi, chiedere la parola per intervenire in dissenso dal proprio gruppo.
Passiamo ai voti.

ELIO VITO. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Vito, adesso procediamo al voto; parlerà successivamente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 8.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti526
Votanti389
Astenuti137
Maggioranza195
Hanno votato 339
Hanno votato no50
(La Camera approva - Applausi).

ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, lei ha correttamente ricordato - e su questo non eccepiamo - che il contingentamento si applica anche al tempo relativo agli interventi in dissenso.
A parte l'osservazione, che è sotto gli occhi di tutti, che in queste votazioni il tempo riservato ai deputati dissenzienti è stato utilizzato per esprimere dissensi reali dalle posizioni dei gruppi e non per manifestazioni ostruzionistiche, sono sicuro che la Presidenza è a conoscenza dell'esistenza di altri precedenti e di altre prassi, in base alle quali, se un deputato ha inteso che fosse possibile comunque comunicare all'Assemblea il suo voto in dissenso, la Presidenza gli ha lasciato la facoltà di intervenire brevemente per dare appunto, senza motivazione, la comunicazione all'Assemblea del dissenso dal suo gruppo.
Presidente, credo che, pur nell'ambito del contingentamento e del rispetto dei tempi, questa precisa facoltà di ciascun deputato di dare, in casi evidentemente eccezionali, la semplice comunicazione al


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l'Assemblea del suo dissenso rispetto al gruppo debba essere consentita anche da questa Presidenza.

PRESIDENTE. Onorevole Vito, mi trovo personalmente d'accordo con lei; mi farò interprete delle sue osservazioni con il Presidente della Camera nei limiti molto ristretti che lei ha evidenziato. Tuttavia, per il momento, devo attenermi a quanto stabilito all'unanimità dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in ordine al contingentamento dei tempi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.105, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti525
Votanti523
Astenuti2
Maggioranza262
Hanno votato 263
Hanno votato no260
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU).

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, nella precedente votazione, pur avendo espresso voto contrario, il sistema elettronico ha registrato la mia astensione e si è accesa la luce bianca! Desidero dunque che rimanga agli atti il mio voto contrario (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ne prendo atto, onorevole Bressa (Commenti del deputato Tatarella).
Onorevole Tatarella, non ho capito che cosa ha detto! Parli al microfono, per cortesia!
GIUSEPPE TATARELLA. Il mio era solo un invito, Presidente: non faccia il recidivo!

PRESIDENTE. Recidivo sarà lei! E poi faccia attenzione perché con me - può dirglielo il suo compagno di banco - gira aria di temporale, di bassa pressione!
Passiamo all'emendamento Napoli 8.107. Prego l'onorevole segretario di dare lettura della riformulazione di tale emendamento (Dai banchi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale si grida: Voto! Voto!)
.

ADRIA BARTOLICH, Segretario legge:
«Al comma 1, primo periodo, aggiungere, in fine, le seguenti parole: accorgimenti necessari a garantire il diritto allo studio della particolare utenza accolta».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.107, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti562
Votanti553
Astenuti9
Maggioranza277
Hanno votato 545
Hanno votato no8
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Teresio Delfino 8.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

VALENTINA APREA. Intendo intervenire sull'emendamento successivo, Presidente.


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PRESIDENTE. Onorevole Aprea, lei ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto su questo emendamento.

VALENTINA APREA. Per ora rinuncio.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 8.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti553
Maggioranza277
Hanno votato 260
Hanno votato no293
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 8.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, in merito al decentramento previsto dall'articolo in esame e dall'articolo 1 vorrei introdurre il contenuto del mio emendamento 8.110. Infatti, nella riscrittura del comma 1, rispetto alla prima versione presentata in Commissione, il Governo, accogliendo le nostre sollecitazioni, ha chiarito che la gestione dei piani di riorganizzazione della rete scolastica viene decentrata ai provveditori agli studi che dovranno predisporre, con decreti aventi carattere definitivo, i piani provinciali.
Nonostante tale positiva novità, crediamo che a questo punto sia indispensabile abrogare le vecchie norme contenute nel testo unico, che prevedono che la decisione ultima in tale materia spetti al ministro. Chiediamo questo per una ragione molto evidente. Una tecnica di legislazione chiara e comprensibile per i suoi destinatari non può sovrapporre competenze di organi diversi sulla stessa materia. Signor ministro, o si tratta di una dimenticanza, e allora deve essere corretta, oppure si vuole creare sul nascere un forte conflitto tra centro e periferia, a tutto svantaggio dell'organizzazione scolastica, come ha evidenziato anche il relatore.
Per questo motivo chiediamo all'Assemblea di sostenere tali emendamenti, in particolar modo l'emendamento 8.110, che propone di abrogare gli articoli 51 e 52 del decreto legislativo n.297 del 1994 e che reca la mia firma a nome di tutto il Polo.

PRESIDENTE. Desidero precisare che, ogni volta che un emendamento viene riformulato, deve essere letto in aula per dare modo ai presentatori di valutare se la riformulazione sia corretta.

ELIO VITO. Bene!

NICOLA BONO. Peccato che non lo abbia fatto prima, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Vorrei semplicemente far rilevare che, ancora una volta, questo testo ripete la formula ormai stantia, presente in tutte le leggi di questo paese «sentiti gli enti locali interessati». In questo caso sono previsti anche i consigli scolastici provinciali che, come sa chi ha avuto la ventura di farne parte, non sono altro che un agglomerato di sindacati delle più varie posizioni, che lottano esclusivamente per il mantenimento dei posti di lavoro nella scuola e non certo per gli interessi del mondo della scuola.
Il mio emendamento prevede invece il parere vincolante dell'ente locale istituzionalmente competente, ossia del comune o della provincia proprio perché questi ultimi devono sempre subire decisioni assunte a Roma e si trovano così ad affrontare nel loro territorio, con i loro cittadini, tutti i problemi che l'applicazione di tali decisioni comporta. È quindi assolutamente doveroso che il parere del comune o della provincia sia considerato vincolante.


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PRESIDENTE. Aderendo agli inviti che mi sono pervenuti, invito tutti i colleghi a stare seduti e prego gli onorevoli segretari di procedere al controllo delle tessere per la votazione nei banchi vuoti (I deputati segretari compiono gli accertamenti disposti dal Presidente).

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Desidero solo concordare sulla sua valutazione circa l'opportunità di dare lettura dei testi degli emendamenti riformulati ed esprimere l'auspicio che ciò si verifichi d'ora in poi sistematicamente.

PRESIDENTE. Sempre, onorevole Pisanu. Intelligenti pauca.

ELIO VITO. Lei è un latinista!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti543
Votanti541
Astenuti2
Maggioranza271
Hanno votato 246
Hanno votato no295
(La Camera respinge).

Onorevole Napoli, accoglie l'invito del relatore a ritirare il suo emendamento 8.109?

ANGELA NAPOLI. No, Presidente, ed insisto per la sua votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, qual è il parere della Commissione?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Anche il parere del Governo è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti548
Maggioranza275
Hanno votato 252
Hanno votato no296
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 8.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti538
Maggioranza270
Hanno votato 247
Hanno votato no291
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 8.112, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Nel quarto settore, quarta fila, accanto agli onorevoli Teresio Delfino e Lucchesi, parrebbero espressi più voti.

ELIO VITO. Ci tocchi tutti, ma non ci tocchi Delfino, Presidente!

TERESIO DELFINO. Si metta un paio di occhiali!


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PRESIDENTE. Proclamo il risultato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti508
Votanti470
Astenuti38
Maggioranza236
Hanno votato 196
Hanno votato no274
(La Camera respinge).

ENZO TRANTINO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO TRANTINO. Signor Presidente, vorrei segnalare che il dispositivo elettronico non ha registrato il mio voto, ma ho partecipato alla votazione.

PIETRO MITOLO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO MITOLO. Desidero far presente lo stesso inconveniente segnalato dall'onorevole Trantino.

PRESIDENTE. Poiché anche ieri l'onorevole Trantino ha avuto lo stesso problema, dispongo l'immediato controllo delle postazioni di voto degli onorevoli Trantino e Mitolo.

ALBERTO ACIERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su quale questione?

ALBERTO ACIERNO. Sulla votazione che lei ha testé dichiarato chiusa.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO ACIERNO. Vorrei farle presente che, nel momento in cui ha affermato: «Proclamo il risultato» della votazione, come sicuramente risulterà dal resoconto stenografico, ho regolarmente eliminato la pressione sul tasto, che si è spento perché lei solo dopo ha dichiarato chiusa la votazione. Le chiedo pertanto di ripetere la votazione su questo emendamento, perché il mio voto, per colpa sua, non è stato registrato.

PRESIDENTE. Mi rincresce per l'onorevole Acierno, ma ho dichiarato chiusa la votazione.
Passiamo ai voti.

PAOLO BAMPO. Quanto meno riconosca l'errore!

PRESIDENTE. Non vi è stato alcun errore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.113.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti553
Votanti509
Astenuti44
Maggioranza255
Hanno votato 210
Hanno votato no299
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.114.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti552
Maggioranza277
Hanno votato 251
Hanno votato no301
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.115.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti548
Votanti547
Astenuti1
Maggioranza274
Hanno votato 252
Hanno votato no295
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.119, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti553
Maggioranza277
Hanno votato 257
Hanno votato no296
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.116, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti551
Maggioranza276
Hanno votato 251
Hanno votato no300
(La Camera respinge).

ALFREDO BIONDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO BIONDI. Poiché la mia postazione di votazione non ha funzionato, se potesse essere riattivata per il futuro, ne trarrei un giovamento, non dico fisico, ma parlamentare!

PRESIDENTE. Onorevole Biondi, a volte la sua ironia è troppo sottile per poter essere colta prontamente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.120, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti561
Votanti557
Astenuti4
Maggioranza279
Hanno votato 62
Hanno votato no495
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.117, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Proteste del deputato Giovanardi - Commenti).

ELIO VITO. Non proclami!

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare su una questione attinente alla regolarità della votazione.

PRESIDENTE. Chiarisca dov'è l'irregolarità.

CARLO GIOVANARDI. Poiché un collega stava votando in due postazioni, gli ho chiesto cortesemente di votare soltanto in una.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti564
Maggioranza283
Hanno votato 262
Hanno votato no302
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.121, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti552
Votanti551
Astenuti1
Maggioranza276
Hanno votato 258
Hanno votato no293
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.123, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti551
Maggioranza276
Hanno votato 257
Hanno votato no294
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Teresio Delfino 8.127, che è stato riformulato.
Prego l'onorevole segretario di dare lettura della riformulazione.

ADRIA BARTOLICH, Segretario, legge:
«Al comma 3, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: È garantita la continuità del sostegno per gli alunni portatori di handicap. Le modalità saranno definite previa contrattazione decentrata, ove prevista».

PRESIDENTE. Su tale emendamento, come riformulato, la Commissione e il Governo esprimono parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, intendo innanzitutto esprimere soddisfazione per l'attenzione prestata a questo emendamento, che speriamo possa porre davvero fine al balletto dei docenti di sostegno per i soggetti portatori di grave handicap, visto che le deroghe al rapporto uno a quattro sono state finora concesse dal ministero e dovrebbero invece, in base a questo testo, divenire di competenza dei provveditorati.
Mi preme però dire che la riformulazione del comma 3 ha soltanto in parte reso giustizia alla scuola elementare; la prima versione, facendo riferimento al comma 2 dell'articolo 131 del testo unico, mortificava di fatto ogni progettualità specifica delle classi, in particolar modo di quelle a tempo pieno, imponendo per legge la priorità dell'utilizzo dei docenti in compresenza per le supplenze brevi. In realtà, anche questa formulazione, pur abrogando il comma 5 dell'articolo 131, non aggiunge nulla di nuovo all'attuale gestione degli organici della scuola elementare. Quanto previsto dal comma 5 dell'articolo 131, infatti - vale a dire l'individuazione dei criteri per la sostituzione dei docenti assenti per supplenze brevi -, è reintrodotto nelle medesime forme in questo testo, mentre la novità che dovrebbe essere costituita dall'istituzione degli organici funzionali nei circoli didattici, signor ministro, non significa nulla in quanto si fa riferimento, sul piano normativo, all'articolo 128 del testo unico, relativo alla programmazione. Chiedo al Governo: cosa significa che gli organi collegiali competenti potranno deliberare su tutte le esigenze inerenti all'organizzazione dell'attività didattica se non si prevedono deroghe a quelle disposizioni di legge che stabiliscono con rigidità l'utilizzo dei docenti nelle classi e nei diversi sistemi di organizzazione scolastica (modulo a tempo pieno)? Ancora una volta una norma condivisibile in linea di principio è resa debole, molto debole, dalle modalità attuative che questo Parlamento dovrebbe votare. La scuola elementare ha bisogno di norme più decise e maggiormente rispettose della libertà progettuale dei docenti, ma soprattutto delle scelte delle famiglie in relazione alla proposta didattica.
Per tali ragioni chiediamo di sostenere i nostri emendamenti che vanno in questa direzione; in particolare, quanto al mio emendamento 8.125, intendo precisare che l'ho presentato per limitare le sostituzioni dei docenti assenti all'interno dei singoli


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moduli o delle classi a tempo pieno, in modo da garantire la continuità didattica agli alunni e un utilizzo più razionale dei docenti, superando il riferimento del plesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, desidero unicamente esprimere apprezzamento per l'attenzione data al mio emendamento, confermare l'adesione alla sua riformulazione nonché ribadire - e ciò rimanga agli atti - che anche in questa versione esso è finalizzato a garantire la continuità didattica ai portatori di handicap per l'intero ciclo didattico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 8.127 nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti540
Votanti534
Astenuti6
Maggioranza268
Hanno votato 528
Hanno votato no6
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 8.124, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti527
Maggioranza264
Hanno votato 231
Hanno votato no296
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 8.126, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti527
Maggioranza264
Hanno votato 230
Hanno votato no297
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 8.125, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti529
Maggioranza265
Hanno votato 238
Hanno votato no291
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 8.128.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenti. Ne ha facoltà.

MARIA LENTI. Intervengo in merito all'emendamento 8.128 ed anche al successivo 8.129, simili nella formulazione e comunque uguali nel senso. Sarò un po' didascalica, didattica, e me ne scuso. I due emendamenti contrastano fortemente, confliggono con l'articolo 2 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, del singolo e - cito testualmente - «richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Negli emendamenti in questione, invece, si stabilisce di effettuare assunzioni nell'ambito della stessa regione o provincia.
Gli emendamenti confliggono inoltre con l'articolo 3 della Costituzione, secondo


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il quale la Repubblica rimuove «gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese».
I due emendamenti confliggono anche con l'articolo 4 della Costituzione, che garantisce il diritto al lavoro e il dovere di svolgerlo; e ancora, con l'articolo 9, relativo alla promozione dello sviluppo della cultura. La cultura, aggiungo io, è la somma di conoscenze e di radici differenti, di esperienze provenienti da vari luoghi geografici, storici, letterari, economici, politici.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lenti. Se nelle ultime file del settore della destra ci fosse un po' più di tranquillità e se magari si stesse seduti!
Prego, onorevole Lenti.

MARIA LENTI. Se la cultura non contiene tutto questo, credo che non sia cultura nel vero senso della parola: mi riferisco anche alla possibilità della cultura di capire, di farsi capire, di comprendere.
Mi fermo a questi quattro articoli perché credo che siano sufficienti. Aggiungo solo due leggerezze. La prima è proprio una leggerezza, nel senso che io per quattro anni ho insegnato in Veneto, scegliendo la provincia di Padova; vi ho lasciato degli amici e delle amiche, mi sono molto arricchita e credo che questo rapporto di arricchimento sia stato reciproco. Personalmente ho compreso meglio persone per molti aspetti diverse da me. Questa esperienza mi ha anche consentito, per quello che vale, di imparare il dialetto veneto, di capire meglio - li cito a caso - Goldoni, Folengo, Ruzzante, Giorgio Baffo (perché no?), ma anche i moderni, come Marin, Noventa, Ruffato.
La seconda leggerezza intendo sottolinearla. Devo osservare (molti qui lo ricordano per averlo vissuto ma anche per averlo studiato) che esiste un diritto alla libertà fondamentale e abbiamo studiato che solamente durante il fascismo si è vietato di lavorare al di fuori del proprio luogo di residenza (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale). Questo divieto è stato abolito proprio dalla Costituzione italiana (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.128, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Chi è che ha chiesto di parlare?

ALESSANDRO CÈ. Bisogna guardare!

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione ho chiesto a chi mi è vicino se vi fossero richieste di intervento (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ormai siamo in votazione! (Il deputato segretario De Simone si avvicina ai banchi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti502
Votanti498
Astenuti4
Maggioranza250
Hanno votato 52
Hanno votato no446
(La Camera respinge).

MAURO PAISSAN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PAISSAN. Nel corso della Conferenza dei capigruppo di ieri, su proposta del Presidente Violante, si è stabilito di procedere ad una breve sospensione (10-15 minuti) a metà pomeriggio. Vorrei chiederle a quale ora intenda procedere a tale breve interruzione.


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PRESIDENTE. Onorevole Paissan, non ne so nulla! Assumerò notizie. Colleghi (Proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

VITTORIO TARDITI. Siamo stufi, ma è uno Stato di polizia? Onorevole De Simone?

ROBERTO ALBONI. Ma è un lager questo?

PRESIDENTE. Un deputato segretario svolge il suo lavoro! Onorevole Tatarella, vorrei pregarla, in qualità di capogruppo (Vive proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)... L'onorevole De Simone, segretario, mi fa presente che l'onorevole Lo Porto non ha votato e ha votato per lui il suo collega vicino di banco (Vive, reiterate proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

GUIDO LO PORTO. Ero lì accanto al telefono.

DANIELE FRANZ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Presidente, da quando lei ha chiesto ai deputati segretari di controllare e verificare le schede, i banchi del gruppo di alleanza nazionale sono stati controllati in maniera incrociata per tre volte. Dopo di che abbiamo ricevuto l'augusta visita della collega De Simone che ha minacciato di rimanere qui a controllare la votazione.
Non contenta di ciò, la collega ha ripreso a presidiare questi banchi andando avanti e indietro. Tale comportamento è a mio avviso concepibile se reciproco, cioè se è effettuato anche nei confronti del resto dell'aula. La ringrazio.

PRESIDENTE. L'onorevole De Simone ha fatto il suo dovere e la Presidenza la ringrazia (Vive, reiterate proteste dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Onorevole Paissan, la sospensione dei lavori avverrà tra le 17,30 e le 17,45 (Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale). Colleghi, non mi pare che sia il caso di fare una sollevazione. Oh! (Dai banchi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale si esclama: «Oh! Oh! Oh!»).

Onorevole Armani, lei che è un uomo di cultura, perché si mette a fare il direttore d'orchestra?
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 8.129.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Il mio emendamento 8.129 prevede per il personale della scuola l'obbligo di residenza da almeno 5 anni nella provincia interessata, analogamente a quanto prevedeva il precedente per la residenza nella regione.
Signor Presidente, in Padania siamo letteralmente perseguitati da una marea di insegnanti che arrivano, rimangono due mesi e poi se ne vanno perché hanno problemi a vivere al nord. I nostri ragazzi sono penalizzati da questa situazione! Ne siamo dunque fieri (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord - Commenti)!

ENRICO CAVALIERE. Se ne vanno! Tornano a casa loro!

GIUSEPPE TATARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE TATARELLA. Per venire incontro alla Presidenza vorrei far presente all'Assemblea che il suo «oh!» di soddisfazione era relativo ad una tessera che le è stata consegnata, ma che non proveniva dai nostri banchi...

PRESIDENTE. No, onorevole Tatarella.

GIUSEPPE TATARELLA. ...ma da quelli altrui!

PRESIDENTE. Onorevole Tatarella, il mio «oh!» di soddisfazione era perché si era chiuso l'incidente!


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GIUSEPPE TATARELLA. Era solo per la reciprocità, Presidente! La collega De Simone può essere nostra ospite permanente!

PRESIDENTE. Onorevole Tatarella!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.129, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti516
Votanti503
Astenuti13
Maggioranza252
Hanno votato 49
Hanno votato no454
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Napoli 8.130 e Rodeghiero 8.131, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti524
Votanti523
Astenuti1
Maggioranza262
Hanno votato 226
Hanno votato no297
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.132, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti518
Votanti517
Astenuti1
Maggioranza259
Hanno votato 225
Hanno votato no292
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.135, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti522
Votanti518
Astenuti4
Maggioranza260
Hanno votato 222
Hanno votato no296
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 8.191.
Dal momento che l'onorevole Pisanu lo richiede, prego l'onorevole segretario di darne lettura.

ADRIA BARTOLICH, Segretario, legge:

«Al comma 6 aggiungere, in fine, il seguente periodo:
Le domande di mobilità del personale docente della scuola superiore appartenente a dotazione organica provinciale e che abbia conseguito l'abilitazione all'insegnamento di altre discipline a seguito della partecipazione ai corsi di riconversione professionale hanno la precedenza su tutte le altre domande di mobilità del personale della scuola e sulle immissioni in ruolo di altri docenti con contratto a tempo indeterminato».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 8.191, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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MARIA LENTI. Avevo chiesto di parlare.

PRESIDENTE. Non l'avevo vista, onorevole Lenti, avevo già indetto la votazione.
Se i deputati segretari non mi segnalano coloro che chiedono di parlare, non posso vedere da tutte le parti. Le chiedo scusa. Oramai è aperta la votazione, non posso più darle la parola.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti511
Votanti509
Astenuti2
Maggioranza255
Hanno votato 222
Hanno votato no287
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Napoli 8.136.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenti. Ne ha facoltà.

MARIA LENTI. Presidente, le chiedo di autorizzare la pubblicazione della mia dichiarazione di voto in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, onorevole Lenti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.136, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti526
Maggioranza264
Hanno votato 185
Hanno votato no341
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.139, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti526
Maggioranza264
Hanno votato 227
Hanno votato no299
(La Camera respinge).

Avverto che l'emendamento Sbarbati 8.140 è stato riformulato.
Prego il deputato segretario di darne lettura.

ADRIA BARTOLICH, Segretario, legge:

«Al comma 7 aggiungere, in fine, il seguente periodo:
È abrogato il comma 1 dell'articolo 1 della legge 7 febbraio 1958, n.88».

PRESIDENTE. Su questo emendamento la Commissione aveva espresso parere favorevole e il Governo si era rimesso all'Assemblea.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Presidente, innanzitutto la riformulazione non è stata distribuita. Non basta farla leggere dal segretario, bisogna consentire a tutti noi di prenderne diretta visione.
In secondo luogo, vorrei sapere quando il Comitato dei nove avrebbe espresso parere favorevole, tenuto conto che su questo argomento, quando ci siamo riuniti, il parere era contrario. In quale momento della giornata il relatore ha cambiato opinione? In quale momento della giornata e per quale motivo il Governo ha cambiato opinione?

PRESIDENTE. Il Governo non ha cambiato opinione perché si è rimesso all'Assemblea.


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NICOLA BONO. No, era contrario.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Cherchi se intenda fornire il chiarimento richiesto.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Presidente, ho espresso parere favorevole come relatore, sentita la discussione che si è svolta in aula.

CESARE RIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

CESARE RIZZI. Vorrei far notare, in rispetto dell'Assemblea, che il ministro della difesa sta dormendo da circa mezz'ora e non vorrei che (Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania e di alleanza nazionale)... non vorrei che, cadendo, travolgesse il Presidente del Consiglio!

PRESIDENTE. L'onorevole ministro della difesa non dorme, pensa, che è cosa diversa (Si ride - Applausi dei deputati dei gruppi della lega nord per l'indipendenza della Padania, di forza Italia e di alleanza nazionale)!
Passiamo ai voti.

NICOLA BONO. L'emendamento va accantonato perché non è stato esaminato.

PRESIDENTE. Il relatore ha espresso il proprio parere e ciascuno è libero di tenerne conto o no. Ripeto, il parere è del relatore, non della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbarbati 8.140, nel testo riformulato, accettato dal relatore e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti528
Votanti454
Astenuti74
Maggioranza228
Hanno votato 319
Hanno votato no135
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.141, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti531
Votanti527
Astenuti4
Maggioranza264
Hanno votato 230
Hanno votato no297
(La Camera respinge).

Conformemente a quanto deciso in precedenza, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 17,55.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE.

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Armaroli?

PAOLO ARMAROLI. Per un brevissimo richiamo al regolamento, ai sensi dell'articolo 41 e in relazione all'articolo 10 del regolamento stesso.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Colgo l'occasione per sottolineare che il comma 1 dell'articolo 10 del regolamento così recita testualmente: «I Questori curano collegialmente il buon andamento dell'Amministrazione della Camera (...)». Sottolineo inoltre che il comma 2 di tale articolo stabilisce testualmente che «Essi sovrintendono alle spese della Camera (...) e al mantenimento


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dell'ordine nella sede della Camera secondo le disposizioni del Presidente».
Ho saputo dai giornali - e successivamente da un avviso affisso all'entrata della buvette - che ai rappresentanti della stampa parlamentare è stato interdetto l'accesso alla buvette dalle 13 alle 15.
Signor Presidente, pur rendendomi conto che questa è una competenza degli onorevoli questori, desidererei che lei si facesse interprete, presso i questori o direttamente con la sua autorevolezza, dell'esigenza - se lo ritiene opportuno - di riconsiderare questa disposizione. Frequentando la Camera dei deputati da venticinque anni anche da giornalista parlamentare - ma solo per mantenermi agli studi - sono al corrente dei disagi esistenti per questa categoria e della sua importanza e penso che una riconsiderazione della suddetta disposizione, anche se procurerà qualche disagio a noi parlamentari, potrebbe consentire un esercizio più compiuto del diritto di cronaca parlamentare.

PRESIDENTE. Onorevole Armaroli, valuteremo assieme ai deputati questori la questione da lei cortesemente sollevata.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rodeghiero 8.142.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soave. Ne ha facoltà.

SERGIO SOAVE. Signor Presidente, ho chiesto la parola per dichiarare il voto contrario dei deputati dei gruppi della maggioranza sull'emendamento Rodeghiero 8.142, che prevede la soppressione del comma 8 dell'articolo 8, relativo alle supplenze brevi ed al risparmio su di esse.
Ricordo che la materia delle supplenze brevi ha rappresentato oggetto di interventi legislativi nelle ultime manovre finanziarie, attraverso i quali si è cercato di incentivare i capi di istituto nella ricerca di spazi di flessibilità organizzativa in grado di consentire la riduzione della relativa spesa.
Anche l'articolo 8 contribuisce, dal punto di vista dell'organizzazione scolastica, al raggiungimento dei risparmi necessari al rispetto dei parametri di spesa prestabiliti.
Ricordo inoltre che la normativa vigente prevede che le supplenze brevi - ovvero quelle che durano fino a sei ore a settimana - siano conferite dai capi di istituto e quindi pagate avvalendosi dei bilanci delle singole istituzioni scolastiche, sulla base - naturalmente - di effettive ed inderogabili esigenze che impongano il ricorso a tali supplenze e nel limite dei finanziamenti previsti. Mi pare che il comma 8 dell'articolo 8 confermi, per questa via, il sistema dei budget di istituto, prevedendo che «le spese per le supplenze brevi e saltuarie e per i corrispondenti oneri (...) sono effettuate dalle istituzioni scolastiche (...) entro i limiti dei finanziamenti assegnati dai competenti provveditorati agli studi (...)». Il testo originario prevedeva che tali fondi fossero accantonati dai provveditorati per una quota non superiore al 20 per cento delle risorse a loro assegnate.
Abbiamo cercato di modificare tale quota per andare incontro alle esigenze degli insegnanti. Il Governo ha accolto la nostra richiesta, per cui la quota è arrivata al limite del 30 per cento rispetto alle risorse assegnate. Ciò allo scopo, appunto, di poter fronteggiare, senza particolari aggravi, le esigenze di spesa determinate dal conferimento delle supplenze.
Si tratta, quindi, di un comma che, insieme al successivo, consente risparmi, che sono poi quantificati e che non dovrebbero provocare traumi, inserendosi in una continuità legislativa già consolidata nell'ambito del ragionamento che riteniamo complessivamente sotteso alla finanziaria. Vi sono cioè sacrifici da fare, risparmi da maturare e cerchiamo di farlo con il minor disagio possibile.
Se esaminiamo il successivo comma 9, che gli identici emendamenti Rodeghiero 8.143 e Acierno 8.144 vorrebbero sopprimere, ci accorgiamo che in esso si ribadisce l'autorizzazione ai capi di istituto a ricorrere alle supplenze brevi solo per i tempi strettamente necessari ad assicurare il servizio scolastico. Si precisa, inoltre, un elemento molto interessante: quanto più la


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flessibilità scolastica permetterà di accedere a questo tipo di risparmio, tanto più nell'anno successivo tali economie di gestione verranno compensate questa volta per soddisfare esigenze di funzionamento amministrativo e didattico dell'istituto stesso.
In sostanza, i commi 8 e 9, che si vorrebbero sopprimere, non sono di grande peso, seguono la logica complessiva della finanziaria, ma anticipano, in qualche misura, anche elementi di quell'autonomia di cui tanto si parla e che quindi non dovrebbe essere sottratta al potere legislativo in questo momento.

PRESIDENTE. Onorevole Soave, il tempo a sua disposizione è esaurito.

SERGIO SOAVE. Concludo, Presidente, con un'ultima argomentazione a favore del mantenimento dei commi in questione. I proponenti degli emendamenti, chiedono poi, con un emendamento successivo, a firma Pagliarini, che il risparmio sulla scuola non sia quantificato in 500, bensì in 1.000 miliardi. Ma non ci si può opporre da un lato a piccoli e non dolorosi risparmi, consentiti dai commi 8 e 9, per poi chiedere, modificando il comma 12, un aumento del risparmio, che andrebbe necessariamente a gravare sulla stessa situazione che viene già ritenuta non sopportabile in relazione ai commi 8 e 9 (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Murtas. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DE MURTAS. Intervengo sullo stesso tema, signor Presidente, quindi non solo sull'emendamento Rodeghiero 8.142, ma anche sugli emendamenti Acierno 8.144 e Prestigiacomo 8.145, che concernono la soppressione dei commi 8 e 9. Parliamo tra l'altro - voglio precisarlo - di una tematica, quella delle supplenze brevi e saltuarie, che è direttamente collegata al problema del precariato, quindi al lavoro e alla funzione didattica che svolgono decine di migliaia di insegnanti supplenti. Si tratta di una parte importante del corpo docente in tutti gli ordini di scuole, che attende da tempo una riforma profonda del sistema di reclutamento. È una parte importante del corpo docente, estremamente differenziata al proprio interno, ed è, in buona parte, già in possesso dell'abilitazione, pur non essendo riuscita a veder garantita la sicurezza del posto di lavoro. Direi quindi che occorre una grande attenzione da parte nostra su questo problema.
Vi è poi un aspetto relativo al comma 9 dell'articolo 8 che ci trova dissenzienti rispetto all'impostazione che ne viene data, ma sul quale comunque gli emendamenti incidono. Siamo ancora fermi ad un'impostazione volta a risparmiare sulle attività didattiche e quindi sulle supplenze, cioè sull'orario di cattedra che ogni insegnante svolge quotidianamente, cercando in qualche modo di indurre i capi di istituto a comprimere le spese per le supplenze brevi e saltuarie. Peraltro, alla fine del comma di cui stiamo parlando si afferma esplicitamente che le economie realizzate in materia di supplenze brevi e saltuarie possono essere utilizzate dai capi di istituto per esigenze connesse al funzionamento amministrativo, al potenziamento strutturale delle scuole e quant'altro.
Si tratta di un'impostazione per così dire «aziendalistica» della dimensione scolastica, che ha alla base una certa idea dell'autonomia scolastica, che, a nostro parere, va respinta.
Il problema rilevante, che questa finanziaria non risolve - lo dico anche in riferimento ad alcune polemiche che si sono verificate oggi in quest'aula -, riguarda lo stanziamento di risorse aggiuntive in favore della scuola; problema che ripropone in termini concreti la centralità della riforma del nostro sistema formativo. Ancora non siamo arrivati a valorizzare una tale impostazione e quindi ci troviamo a seguire una tendenza che - lo abbiamo già rilevato altre volte - dal 1977 ad oggi ha fatto diminuire i finanziamenti per la scuola pubblica dal 13 al 7 per cento, e che nel biennio 1995-1996 ha comportato la perdita di circa 136 mila posti di lavoro


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nel corpo docente. Quindi, al di là di tutto, anche attraverso i provvedimenti di razionalizzazione e di verticalizzazione (accorpamento delle classi e soppressione di scuole ed istituti), si sono incrementati i fenomeni del disagio, dell'abbandono e della dispersione scolastica.
Noi riteniamo che, nel complesso, questa finanziaria sia ancora lontana dal rispondere appieno alla domanda di innovazione e di riforma del sistema formativo, che comunque viene espressa. Notiamo tuttavia come, complessivamente, la discussione avviata e le votazioni che hanno apportato talune modifiche abbiano segnato una inversione di tendenza, che vorremmo valorizzare anche con riferimento alle indicazioni programmatiche del ministro Berlinguer.
Vorremmo che su tali argomenti, che - ripeto - riguardano un aspetto importante della funzione docente e una parte cospicua degli insegnanti nella scuola pubblica, fosse possibile quantomeno cominciare a segnare un'inversione di tendenza nella direzione di una maggiore valorizzazione delle professionalità necessarie nel settore scolastico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.142, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti454
Votanti453
Astenuti1
Maggioranza227
Hanno votato 187
Hanno votato no266
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rodeghiero 8.143 e Acierno 8.144, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti473
Maggioranza237
Hanno votato 203
Hanno votato no270
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Prestigiacomo 8.145, per il quale è stata proposta una nuova formulazione, che alla Presidenza risulta del seguente tenore: «Al comma 9, secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: per lo stesso fine di supplenze brevi e saltuarie».
Chiedo conferma su tale riformulazione.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, chiedo innanzi tutto di aggiungere la mia firma all'emendamento Prestigiacomo 8.145, di cui propongo però la seguente ulteriore riformulazione:
«Al comma 9, aggiungere, in fine, le parole: per eventuali esigenze aggiuntive di supplenze brevi e saltuarie».

PRESIDENTE. Lei propone quindi un'altra formulazione?

VALENTINA APREA. Certo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Sono d'accordo sulla riformulazione del mio emendamento 8.145 proposta dall'onorevole Aprea.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Nel testo si parla di «aggiungere»?


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PRESIDENTE. Di aggiungere.
Onorevole Aprea, per capire, può leggere tutto l'emendamento?

VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente. «Al comma 9, secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: e per eventuali esigenze aggiuntive di supplenze brevi e saltuarie».

PRESIDENTE. La Commissione conferma il parere favorevole?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Sì.

PRESIDENTE. Il Governo?

NADIA MASINI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Prestigiacomo 8.145, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti484
Votanti475
Astenuti9
Maggioranza238
Hanno votato 467
Hanno votato no8
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Marinacci 8.147 e Rodeghiero 8.148.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinacci. Ne ha facoltà.

NICANDRO MARINACCI. Onorevoli colleghi, con gli emendamenti al nostro esame si chiede la soppressione del comma 10 dell'articolo 8, in quanto va puntualizzato che, a rigor di logica, per ispezioni specifiche all'interno delle scuole statali e non statali esistono competenti uffici preposti da organi statali. Per quale motivo, quindi, la categoria dei gestori deve accollarsi, oltre ai già numerosi oneri, anche questa ingiusta gabella? È infatti come se si ordinasse a tutti i liberi commercianti ed imprenditori di pagare una tassa, oltre a tutte quelle che pagano e che pagheranno dopo questa finanziaria, a tutti gli organi preposti ai controlli affinché possano esercitarli senza oneri per lo Stato. In parole povere, è come se si ordinasse ai vigili urbani di rimanere nei propri uffici e si pagasse una missione extra ogni volta che si dirige il traffico.
Per questi motivi, chiedo che il comma 10 dell'articolo 8 venga abrogato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marinacci 8.147 e Rodeghiero 8.148, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti495
Votanti492
Astenuti3
Maggioranza247
Hanno votato 223
Hanno votato no269
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emenda


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mento Rodeghiero 8.149, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti516
Maggioranza259
Hanno votato 235
Hanno votato no281
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.150, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti481
Maggioranza241
Hanno votato 194
Hanno votato no287
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti509
Votanti504
Astenuti5
Maggioranza253
Hanno votato 83
Hanno votato no421
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.152, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti511
Votanti488
Astenuti23
Maggioranza245
Hanno votato 60
Hanno votato no428
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 8.153 e Napoli 8.154.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, attualmente i professori di ruolo delle università di prima e seconda fascia vanno in pensione, secondo i periodi in cui sono entrati in ruolo, a diverse età: a 65, 67, 70, 72, 75 e a 77 anni; pertanto, vi è una disparità di trattamento e di collocamento fuori ruolo prima e in pensione poi.
Il nostro emendamento mirerebbe praticamente ad unificare tutte le situazioni; addirittura, si era pensato di modificarlo e di portare l'età di pensionamento a 70 anni e di stabilire tre anni di collocamento fuori ruolo. Tuttavia, sulla base della legge n.382 ciò è parso inattuabile.
Pertanto, penso che l'approvazione del nostro emendamento possa almeno aggiungere un qualcosa per unificare la situazione di tutti i professori di prima e di seconda fascia, al fine di consentire loro di andare fuori ruolo ed in pensione alla stessa età.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 8.153 e Napoli 8.154, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione:

Presenti505
Votanti470
Astenuti35
Maggioranza236
Hanno votato 188
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.155, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti505
Maggioranza253
Hanno votato 227
Hanno votato no278
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.156, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti506
Maggioranza254
Hanno votato 228
Hanno votato no278
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 8.157, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti519
Votanti484
Astenuti35
Maggioranza243
Hanno votato 205
Hanno votato no279
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.159, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti525
Maggioranza263
Hanno votato 240
Hanno votato no285
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.138, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti496
Votanti495
Astenuti1
Maggioranza248
Hanno votato 222
Hanno votato no273
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.160, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti509
Votanti508
Astenuti1
Maggioranza255
Hanno votato 229
Hanno votato no279
(La Camera respinge).


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GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Presidente, desidero segnalare che la mia postazione di voto non funziona.

PRESIDENTE. Non funziona? Estragga la scheda e la reinserisca. Perfetto!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.161, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti524
Votanti523
Astenuti1
Maggioranza262
Hanno votato 241
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Rodeghiero 8.162. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Insistiamo, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.162, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti517
Votanti496
Astenuti21
Maggioranza249
Hanno votato 213
Hanno votato no283
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.190 del Governo.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione ha formulato un invito al ritiro di questo emendamento.

PRESIDENTE. Il Governo intende accogliere l'invito al ritiro della Commissione?

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione. Il Governo accetta l'invito della Commissione a ritirare il suo emendamento 8.190.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Presidente, ho presentato un subemendamento all'emendamento 8.190 del Governo e, anche se quest'ultimo è stato ritirato, vorrei illustrare i motivi che stanno alla base del mio subemendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Lucchese, può solo fare suo l'emendamento ritirato dal Governo.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Non intendo farlo mio, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Teresio Delfino 8.163 e Napoli 8.164, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti536
Maggioranza269
Hanno votato 246
Hanno votato no290
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.165, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti531
Maggioranza266
Hanno votato 243
Hanno votato no288
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.166, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti529
Votanti528
Astenuti1
Maggioranza265
Hanno votato 242
Hanno votato no286
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rodeghiero 8.167.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelici. Ne ha facoltà.

VITTORIO ANGELICI. Signor Presidente, desidero esprimere vivissima preoccupazione per le modifiche che sono state apportate in Commissione al comma 17 dell'articolo 8. Possono apparire modifiche di poco conto, una sorta di compromesso in qualche modo giustificato e ragionevole, ma non è così. Esse infatti puntano chiaramente a liquidare la progressiva separazione organica delle megauniversità. Con queste iniziative, insomma, si vuole far saltare lo scorporo.
Aver aggiunto al testo del disegno di legge presentato dal Governo una norma in base alla quale lo scorporo si potrà fare nel termine di cinque anni e il Governo dovrà adottare decreti d'intesa con le singole università significa attribuire ad ogni singola università (e sappiamo cosa vogliano fare) un sostanziale potere di veto per procedere in tale direzione. Per questo la nostra preoccupazione è che non vi sia l'effettiva volontà di operare questo scorporo e di realizzare un decongestionamento rispetto allo stato pietoso in cui versano i mega atenei italiani. Il testo originario del Governo era significativo e tutto sommato equilibrato; non tornare a quel testo potrebbe significare bloccare il decongestionamento, far prevalere interessi che nulla hanno a che vedere con la scuola. Interessi spesso gretti, di pochi personaggi che intendono perseguire ancora la logica delle vecchie baronie. Ciò significa avere ancora atenei disgregati, con gravi ingorghi organizzativi, umani, sociali, culturali, veri e propri «laureifici» lontani dalla cultura della ricerca, da quello che dovrebbe essere la scuola.
Sulla base della mia personale esperienza a Bari posso dire che i giovani studenti sono costretti ad alzarsi tre ore prima al mattino, a fare la fila per poter seguire una lezione. Si tratta a mio avviso di un fatto vergognoso e dobbiamo organizzare un intervento che ci consenta di battere questi centri di potere, che ovviamente si stanno organizzando. Anche per questo stato pietoso delle università (soprattutto dei mega-atenei) si registra in Italia la più alta percentuale al mondo di abbandoni, di mortalità scolastica, di dispersione.
Abbiamo molto apprezzato la posizione che ha assunto su questo argomento il ministro Berlinguer, che ha creato molte attese fra i giovani studenti i quali aspettano il realizzarsi di questa azione di deconge


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stionamento vergognoso in cui si trovano le università. Dobbiamo attenuare il diaframma che troppo spesso esiste tra le parole e i fatti, tra quanto diciamo di voler fare e quello che effettivamente riusciamo a fare. Se vogliamo operare nell'interesse dei giovani, in questa circostanza non ci dobbiamo porre il problema dei baroni delle università, ma quello degli studenti che devono frequentarle. Dobbiamo riuscire ad assumere decisioni coraggiose, tagliando le unghie a chi dobbiamo tagliarle.
Assieme ad altri colleghi del gruppo dei popolari, per senso di responsabilità, presenteremo in proposito un ordine del giorno. Abbiamo fiducia nel fatto che il ministro tenga fede agli impegni che ha assunto e con il nostro ordine del giorno lo impegneremo ad andare avanti con determinazione per fare delle nostre università luoghi in cui si studia e non luoghi in cui - purtroppo - si perde tempo (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione. Onorevole Angelici, desidero ringraziarla sentitamente per il contenuto del suo intervento. Mi pare di cogliere nelle sue parole un apprezzamento per l'iniziativa del Governo di introdurre nel provvedimento collegato alla finanziaria una norma di questa natura per la sua pregnanza nei confronti delle esigenze che lei ha qui ricordato. Si tratta, prima di tutto, delle esigenze degli studenti universitari delle grandi città italiane. Gli studenti non sono un numero. Hanno diritto ad un rapporto didattico umano e numericamente ragionevole.
La congestione dei nostri grandi atenei è indice di una nostra grave insufficienza nei confronti dell'importanza della formazione delle giovani generazioni nelle università. Desidero con queste parole ribadire in quest'aula, onorevole Angelici e cari colleghi, la ferma intenzione del Governo di procedere risolutamente perché non vi sia alcun effetto dilatorio, alcuna intenzione di insabbiamento delle procedure per giungere al decongestionamento dei grandi atenei italiani. Tuttavia, onorevole Angelici, una iniziativa di questa natura, nel delicato sistema dell'università italiana, non può essere realizzata violando l'autonomia degli atenei, ma tenendo nel dovuto conto le esigenze di autonomia, la capacità di proposta e persino di programmazione degli atenei delle grandi città, attraverso un metodo tutto nostro. In alcuni paesi il problema è stato risolto talvolta a colpi d'ascia ed i risultati non sono stati brillanti. In altri casi, invece, esso è stato affrontato con grande sapienza programmatoria e con grande rispetto dell'autonomia e noi vogliamo raggiungere questo risultato.
Gli emendamenti proposti dalla Commissione bilancio sottolineano le necessità dell'autonomia, prescrivendo un termine, ed, affinché le operazioni di decongestionamento si realizzino, essi hanno voluto rappresentare - così io li interpreto - uno stimolo per cominciare subito senza che si interpongano esitazioni di alcun genere e non vi siano diversivi nel dibattito e nella discussione sulla necessità di cominciare - ripeto - subito come qualche grande ateneo italiano, mi piace ricordare quello della statale di Milano, ha già iniziato, frazionando prima di tutto i corsi di laurea nelle facoltà.
Intendiamo quindi il contributo dato dal Parlamento, nella Commissione bilancio e in quest'aula anche dal suo intervento, un arricchimento dell'iniziativa del Governo, ma vogliamo ribadire la nostra ferma intenzione che il grave problema dell' arretratezza del sistema universitario italiano, al cospetto di quello europeo e dei paesi più sviluppati, venga avviato con questa norma a sicura soluzione (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettro


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nico, sull'emendamento Rodeghiero 8.167, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

CARLO PACE. Signor Presidente, la mia postazione di voto è bloccata. Preannuncio in qualità di vecchio barone la mia astensione.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti518
Votanti516
Astenuti2
Maggioranza259
Hanno votato 227
Hanno votato no289
(La Camera respinge).

Passiamo all'emendamento Bono 8.168. Onorevole Bono, accoglie l'invito al ritiro?

NICOLA BONO. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.169, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti520
Votanti518
Astenuti2
Maggioranza360
Hanno votato 231
Hanno votato no287
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 8.170, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti498
Votanti470
Astenuti28
Maggioranza236
Hanno votato 193
Hanno votato no277
(La Camera respinge).

Passiamo agli emendamenti Rodeghiero 8.171 e 8.172. Chiedo ai presentatori se intendano accogliere l'invito al ritiro di tali emendamenti.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Non accolgo l'invito, perché poco fa il relatore ha detto che i nostri emendamenti erano superflui, in quanto il testo prevedeva già l'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti. Ho riletto il testo anche in questo momento, ma non trovo traccia di tale previsione.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, può offrire un suggerimento in proposito?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. L'emendamento è riferito al comma 17, ma il successivo comma 19 prevede che «i decreti contenenti disposizioni di programmazione sono emanati sentite le Commissioni parlamentari competenti per materia». Si tratta di una norma di carattere generale.

PRESIDENTE. Quindi la previsione in questione è contenuta nel comma 19.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Sta bene, ritiro gli emendamenti Rodeghiero 8.171 e 8.172, di cui sono cofirmataria.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.173, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione:

Presenti e Votanti520
Maggioranza261
Hanno votato 233
Hanno votato no287
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.174, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti512
Votanti503
Astenuti9
Maggioranza252
Hanno votato 219
Hanno votato no284
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.176, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti514
Votanti513
Astenuti1
Maggioranza257
Hanno votato 226
Hanno votato no287
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.192 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti524
Votanti512
Astenuti12
Maggioranza257
Hanno votato 501
Hanno votato no11
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Butti 8.177.

MAURO GUERRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO GUERRA. Chiedo al relatore e al Governo di riconsiderare il parere espresso su questo emendamento, volto a prevedere il concerto con il ministro dei beni culturali e ambientali in caso di destinazione ad uso gratuito delle università di immobili sui quali sia posto un vincolo monumentale, architettonico o paesaggistico.

ALESSIO BUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI. Intervengo molto brevemente, per non sottrarre tempo ai miei colleghi, ed invito anch'io il relatore a modificare, se possibile, il suo parere in merito a questo importante emendamento che ho presentato e che ho il piacere di vedere sottoscritto anche da altri colleghi, sul quale peraltro si è riscontrato un consenso unanime in Commissione cultura. In sostanza, si tratta di estendere il concetto di sdemanializzazione già presente all'articolo 8, comma 20, con le modalità di cui ha parlato poc'anzi il collega Guerra.

PRESIDENTE. Mi pare che l'animo del relatore sia profondamente colpito.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, modificando il parere precedentemente espresso, mi dichiaro favorevole all'emendamento Butti 8.177.


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Butti 8.177, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti527
Votanti523
Astenuti4
Maggioranza262
Hanno votato 513
Hanno votato no10
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.178, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti524
Votanti521
Astenuti3
Maggioranza261
Hanno votato 239
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rodeghiero 8.179 e Garra 8.180, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti499
Votanti498
Astenuti1
Maggioranza250
Hanno votato 225
Hanno votato no273
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.181, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti513
Maggioranza257
Hanno votato 245
Hanno votato no268
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.182, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti534
Votanti533
Astenuti1
Maggioranza267
Hanno votato 242
Hanno votato no291
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 8.183, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti528
Votanti527
Astenuti1
Maggioranza264
Hanno votato 245
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emenda


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mento Conte 8.184, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti517
Maggioranza259
Hanno votato 241
Hanno votato no276
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liotta 8.185, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti520
Votanti480
Astenuti40
Maggioranza241
Hanno votato 197
Hanno votato no283
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'articolo 8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Vorrei brevemente far presente che in quanto previsto al comma 15 - «Le disposizioni di cui ai precedenti commi non si applicano alla regione Valle d'Aosta e alle province autonome di Trento e Bolzano» - non sono state tenute presenti le altre regioni a statuto speciale. In particolare, per quanto concerne la Sicilia ritengo anticostituzionale voler modificare con legge ordinaria lo statuto della regione, che è legge costituzionale. Penso, quindi, che la regione potrà sollevare eccezione di costituzionalità su queste norme, con le quali non si applicano, ma soltanto per la Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano, le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 8.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
(Segue la votazione).

FORTUNATO ALOI. Presidente, avevo chiesto di parlare.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Aloi, ma ho già indetto la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti527
Maggioranza264
Hanno votato 291
Hanno votato no236
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 9 nel testo della Commissione e del complesso degli emendamenti e del subemendamento ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Avverto che non chiamerò l'Assemblea a pronunciarsi sui seguenti emendamenti, di carattere esclusivamente formale e privi di sostanziale portata emendativa, che invito la Commissione a valutare per trarne eventuali indicazioni al fine di formulare, al termine del dibattito, proposte di coordinamento formale a norma dell'articolo 90 del regolamento: Pagliarini 9.123, 9.124, 9.125, 9.136, 9.137, 9.138, 9.139, Cavaliere 9.140, 9.143 e 9.145, Pagliarini 9.153, 9.161, 9.162, 9.163 e 9.168.
Nessuno chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti e del subemendamento presentati all'articolo 9, chiedo al relatore per la maggioranza di esprimere su di essi il parere della Commissione.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Cavaliere 9.126 e 9.127, Teresio Delfino 9.128, Pagliarini 9.129, Signorini 9.130 e 9.131 e Valensise 9.132.
Invita i presentatori dell'emendamento Lumia 9.133 a ritirarlo, in primo luogo perché è già prevista l'acquisizione del pa


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rere delle Commissioni ed in secondo luogo perché tale parere non può essere ovviamente vincolante.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 9.134, Pagliarini 9.135 e 9.141, Teresio Delfino 9.142 e Pagliarini 9.144. Sull'emendamento Romano Carratelli 9.146 si rimette al Governo ed esprime parere favorevole sull'emendamento Romano Carratelli 9.147. Esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 9.152, sugli identici emendamenti Garra 9.148 e Pagliarini 9.149, nonché sugli emendamenti Pagliarini 9.150 e Teresio Delfino 9.151.
La Commissione invita l'onorevole Romano Carratelli a ritirare l'emendamento 9.155, in quanto la legge n.400 prevede un termine di sessanta giorni, se non ricordo male. Invita inoltre l'onorevole Ruffino a ritirare l'emendamento 9.154; diversamente il parere è contrario.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli identici emendamenti Bono 9.156 e Pagliarini 9.157, nonché sugli emendamenti Pagliarini 9.158 e 9.159.
Sull'emendamento Spini 9.160 chiedo un attimo di attenzione. Invito i presentatori a ritirarlo a fronte di un emendamento del Governo, che dovrebbe essere stato distribuito, con il quale dovrebbero essere anche coordinati gli emendamenti Romano Carratelli 9.164 e Nardini 9.165.

PRESIDENTE. Lei fa riferimento all'emendamento 9.179 del Governo, che così dispone: «È autorizzata altresì, previo parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari, la cessione di altri materiali dichiarati obsoleti per cause tecniche».

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Propongo in ogni caso che sia mantenuto l'emendamento 9.164, cioè che dopo la disposizione contenuta nell'emendamento del Governo sia aggiunto il seguente periodo: «Sono comunque esclusi da questi materiali i sistemi d'arma o parti di esse».

PRESIDENTE. Sta bene.

NICOLA BONO. O era improponibile prima o non può essere mantenuto in vita adesso perché lo vuole il relatore!

PRESIDENTE. Non mi sono spiegato, sono due cose distinte. Adesso il relatore ha fatto riferimento all'emendamento Romano Carratelli 9.164, di cui non abbiamo ancora parlato e che egli considera aggiuntivo rispetto al testo del Governo.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. All'inizio della discussione sull'articolo 9 lei ha dichiarato che non avrebbe chiamato l'Assemblea a pronunciarsi su questo emendamento perché si trattava di questione di carattere formale.

PRESIDENTE. No, non ho citato l'emendamento 9.164.

NICOLA BONO. Forse nella foga, perché lei precorre i tempi ed anche le intenzioni!

PRESIDENTE. No, mi scusi, tra gli emendamenti elencati non c'era il Romano Carratelli 9.164. Probabilmente mi sono sbagliato e le chiedo scusa, onorevole Bono, sono stato travolto dall'impeto.
Prego il relatore per la maggioranza di proseguire nell'espressione dei pareri.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Romano Carratelli 9.164 e Nardini 9.165; si intende che vengono dopo l'emendamento 9.179 del Governo, che la Commissione accetta. La Commissione esprime altresì parere favorevole sull'emendamento Bicocchi 9.166. Esprime invece parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 9.167, 9.169 e 9.170, nonché sugli emendamenti Bampo 9.171 e 9.172. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Paissan 9.173 e parere contrario


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sugli emendamenti Pagliarini 9.174, 9.175 e 9.176. La Commissione invita infine l'onorevole Romano Carratelli a ritirare l'emendamento 9.177, perché assorbito dall'emendamento Paissan 9.173, che propone una formulazione più ampia.

PRESIDENTE. Il Governo?

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Signor Presidente, sulla questione lasciata aperta relativamente all'emendamento Romano Carratelli 9.146, sarei ben lieto di accettarlo se non comportasse alcuni problemi finanziari. Tuttavia, se dopo le parole «personale militare volontario» fosse aggiunta l'espressione: «in ferma breve al terzo anno di ferma», potrei accettarlo.
Quanto poi all'emendamento Spini 9.160 e agli identici emendamenti Romano Caratelli 9.164 e Nardini 9.165, non ho un'opinione ferma su quale scegliere; preferirei l'emendamento Spini 9.160, cui deve aggiungersi l'emendamento presentato dal Governo.

NICOLA BONO. Presidente, se fosse possibile le chiederei di far distribuire il subemendamento di cui tutti parlano in modo da poterlo leggere. Ci farebbe cosa gradita.

PRESIDENTE. L'ho letto prima!

NICOLA BONO. Vorremmo vedere il testo.

PRESIDENTE. Prego gli uffici di distribuire copia del testo ai presidenti di gruppo e ai membri del Comitato dei nove.

PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

PAOLO BAMPO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Abbiamo appena sentito il ministro affermare che l'emendamento Romano Carratelli 9.146 comporta oneri aggiuntivi.
Non voglio recriminare sul lavoro precedentemente svolto dalla Presidenza in merito alla determinazione di ammissibilità di alcuni emendamenti, tuttavia il Presidente ricorderà benissimo che un mio emendamento (nonostante mie dichiarazioni sulla sua ammissibilità, perché non comportante oneri aggiuntivi) è stato dichiarato non ammissibile con la motivazione che esso comportava oneri aggiuntivi.
Essendoci comunque un risparmio, e non un onere aggiuntivo, di oltre 2 miliardi nel mantenimento dell'attuale assetto del Corpo degli alpini, le chiedo cortesemente di riammettere al giudizio dell'aula quell'emendamento.

PRESIDENTE. A quale emendamento ha fatto riferimento?

PAOLO BAMPO. A quello riguardante il Corpo degli alpini; naturalmente non è riportato nel fascicolo degli emendamenti essendo stato dichiarato inammissibile.

PRESIDENTE. Le ho risposto anche per iscritto. L'abbiamo studiato attentamente: è inammissibile sulla base dei principi vigenti in materia. Mi dispiace.

PAOLO BAMPO. Ditemi qual è la copertura allora! Quant'è l'onere aggiuntivo?

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bampo, ma non possiamo aprire un dibattito su un emendamento che non c'è.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavaliere 9.126, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione:

Presenti447
Votanti446
Astenuti1
Maggioranza224
Hanno votato 160
Hanno votato no286
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.127, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti477
Votanti470
Astenuti7
Maggioranza236
Hanno votato 115
Hanno votato no355
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.128, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti470
Votanti469
Astenuti1
Maggioranza235
Hanno votato vsì137
Hanno votato no332
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.129, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti482
Votanti478
Astenuti4
Maggioranza240
Hanno votato 115
Hanno votato no363
(La Camera respinge).

ROBERTO ALBONI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ALBONI. Signor Presidente, vorrei chiederle di indicare accanto al numero dell'emendamento anche il nome del primo firmatario.

PRESIDENTE. Senz'altro, onorevole Alboni, lei ha perfettamente ragione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Signorini 9.130.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan.Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, non riesco a capire perché vi sia tanta ostinazione nel respingere un emendamento che non comporta alcun onere finanziario ma che ha l'obiettivo dell'efficienza e del miglioramento delle condizioni di lavoro.
Mi spiego. L'emendamento Signorini 9.130 mira a costringere gli organi competenti dell'Arma dei carabinieri e della polizia di Stato ad attivare, prima di bandire qualsiasi concorso pubblico, la procedura di mobilità volontaria, dando il diritto di priorità per la copertura dei posti messi a concorso a quei carabinieri e a quei poliziotti che sono già in servizio e che sono residenti nella regione i cui posti sono da coprire.
Onorevoli colleghi, il nostro non è un emendamento razzista, come qualcuno potrebbe ritenere. Esso invece tenta di introdurre un miglioramento delle condizioni di lavoro. Sappiamo benissimo che, se i carabinieri ed i poliziotti potessero espletare il loro servizio nei luoghi di appartenenza e comunque vicini alle famiglie,


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senza con ciò prevaricare le esigenze di altri, secondo logica si otterrebbe un miglioramento - mi rivolgo a rifondazione comunista - delle loro condizioni di lavoro.
Peraltro il servizio che potrebbero offrire nei luoghi dove sono conosciuti e dove non devono limitarsi semplicemente ad applicare la legge, ma ispirarsi anche al buon senso e rispettare prassi e consuetudini che non tutti conoscono, sarebbe senz'altro migliore.
Per queste ragioni chiedo a tutti i colleghi una particolare attenzione sull'emendamento Signorini 9.130, ribadendo che esso non comporta nessun onere finanziario e che mira ad ottenere maggiore efficienza e a migliorare e tutelare le condizioni di lavoro. Peraltro esso è richiesto e voluto dai dipendenti delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Signorini 9.130, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti476
Votanti471
Astenuti5
Maggioranza236
Hanno votato 185
Hanno votato no286
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Signorini 9.131, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti473
Votanti471
Astenuti2
Maggioranza236
Hanno votato 159
Hanno votato no312
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valensise 9.132, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti488
Votanti487
Astenuti1
Maggioranza244
Hanno votato 216
Hanno votato no271
(La Camera respinge).

Passiamo all'emendamento Lumia 9.133 per il quale è stato formulato un invito al ritiro.

DOMENICO MASELLI. Chiedo di parlare per motivarne il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO MASELLI. Signor Presidente, come tutti gli anni abbiamo presentato alcuni emendamenti recependo le istanze delle associazioni di volontariato, laiche e religiose, impegnate sul fronte della pace e della cooperazione internazionale. Hanno firmato questi emendamenti deputati appartenenti a vari gruppi, come la sinistra democratica, rifondazione comunista, verdi, popolari e rinnovamento italiano.
Questo è il primo che giunge all'esame dell'Assemblea. Poiché è stato recepito dalla Commissione bilancio, accogliamo l'invito del relatore e lo ritiriamo.


Pag. 5735

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 9.134, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti490
Votanti489
Astenuti1
Maggioranza245
Hanno votato 213
Hanno votato no276
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.135, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti459
Votanti457
Astenuti2
Maggioranza229
Hanno votato 201
Hanno votato no256
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.141, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Presidente, voglio sapere quello che voto!

PRESIDENTE. Ho già indetto la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti475
Votanti416
Astenuti59
Maggioranza209
Hanno votato 153
Hanno votato no263
(La Camera respinge).

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Non riesco a seguire.

PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, mi è capitato di presiedere durante l'esame della finanziaria anche nella scorsa legislatura. I miei ritmi erano questi e dalla sua parte non è venuta alcuna richiesta di rallentare il ritmo.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ricordo perfettamente, signor Presidente, che lei con il massimo di efficienza ha condotto in questo modo i lavori della precedente sessione di bilancio. Le do atto della sua efficienza, però io stesso l'altra volta dovetti modestamente prendere la parola e dirle che il deputato medio, quale io sarò, né dei più scemi né dei più brillanti, deve poter sapere quello che vota. In particolare, quando si tratta di materie che attengono alla Commissione della quale mi onoro di far parte, non vorrei commettere delle sciocchezze, e forse già ne ho fatte un paio.
La prego allora di conciliare l'esigenza della sua efficienza, mai abbastanza lodata, con quella di ciascun deputato che non delega nemmeno al proprio gruppo la propria intelligenza e che vuole votare secondo scienza e coscienza. Due secondi in più non cambiano niente (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e del CCD-CDU).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emenda


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mento Teresio Delfino 9.142, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti501
Maggioranza251
Hanno votato 225
Hanno votato no276
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.144, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti497
Votanti493
Astenuti4
Maggioranza247
Hanno votato 161
Hanno votato no332
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano Carratelli 9.146 del quale il ministro della difesa ha proposto una nuova formulazione.
Qual è il parere della Commissione?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. La Commissione lo accetta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Vorrei fare una dichiarazione che fa riferimento all'intervento sull'ordine dei lavori che ho fatto in precedenza. Voterò contro questo emendamento in quanto ritengo ingiustificato che un emendamento dichiarato inammissibile sia reso ammissibile per il solo fatto di essere stato presentato dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Se lei ha tempo di esaminare il tipo di motivazione che ho dato a quella sua richiesta, vedrà che le cose stanno diversamente.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Ho presentato l'emendamento 9.146 per dare un segnale ad un settore del mondo militare che appare molto trascurato. Prendo atto che il Governo, nei limiti del possibile, lo ha recepito ed accolgo la nuova formulazione proposta.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 9.146, nella nuova formulazione del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti482
Votanti474
Astenuti8
Maggioranza238
Hanno votato 420
Hanno votato no 54
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 9.147, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti502
Votanti453
Astenuti49
Maggioranza227
Hanno votato 448
Hanno votato no5
(La Camera approva).


Pag. 5737

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.152, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti506
Votanti501
Astenuti5
Maggioranza251
Hanno votato 226
Hanno votato no275
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Garra 9.148 e Pagliarini 9.149, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti501
Votanti498
Astenuti3
Maggioranza250
Hanno votato 91
Hanno votato no407
(La Camera respinge).

DOMENICO NANIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO NANIA. Signor Presidente, non abbiamo nemmeno il tempo di verificare le indicazioni che ci vengono dal collega di gruppo membro del Comitato dei nove. La velocità con la quale lei chiude la votazione è tale che non riusciamo a verificare le indicazioni del collega. La prego di rallentare, almeno per un secondo!

PRESIDENTE. In aggiunta ai secondi richiesti prima dal suo collega di gruppo. Va bene.

DOMENICO NANIA. Ma non ce li ha concessi!

PRESIDENTE. Come no?
Va bene. Mi regolerò sulla base del segnale dell'onorevole Bono.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.150, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti516
Votanti508
Astenuti8
Maggioranza255
Hanno votato 59
Hanno votato no449
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Teresio Delfino 9.151.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Presidente, ho chiesto di parlare su questo emendamento per sottolineare l'impostazione seguita dal Governo e dalla maggioranza rispetto alla nostra richiesta. Vorrei evidenziare il fatto che per la ristrutturazione delle Forze armate il Governo si è preso tempi estremamente lunghi. Sono perfettamente convinto - ritengo tuttavia che lo debba sapere anche l'Assemblea - che con queste disposizioni si vada chiaramente verso l'indebolimento del nostro sistema di difesa.
Credo che la previsione di un termine di tempo estremamente lungo per la presentazione di taluni decreti da parte del Governo, ci porti nella direzione di una disorganizzazione: non viene prevista infatti alcuna pianificazione o programmazione!
Anche per quanto riguarda la «posizione di ausiliaria del restante personale delle Forze armate», noi proponiamo con il nostro emendamento Teresio Delfino 9.151 una riduzione di sei mesi per l'inter


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vento del Governo; quest'ultimo, invece, ha stabilito un periodo di dodici mesi. Allo stesso modo, il Governo aveva previsto un tempo di otto anni per la organizzazione delle Forze armate, relativamente al personale ed agli ufficiali.
L'Assemblea deve sapere che con la previsione di tempi così lunghi non andremo da nessuna parte. Non solo, ma il Governo non fornisce alcuna indicazione seria riguardo al nostro sistema difensivo! Si va, invece, nella direzione di creare una disorganizzazione nel personale.
Alla luce di tali considerazioni, raccomando all'Assemblea di approvare l'emendamento Teresio Delfino 9.151 almeno per dare un segnale forte nei confronti del Governo e denunciare la disorganizzazione che provocherà nel settore (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU e di deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 9.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti516
Votanti514
Astenuti2
Maggioranza258
Hanno votato 232
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Chiedo all'onorevole Romano Carratelli se aderisca all'invito al ritiro del suo emendamento 9.155 rivoltogli dal relatore.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Romano Carratelli.
Chiedo all'onorevole Ruffino se aderisca all'invito al ritiro del suo emendamento 9.154, rivoltogli dal relatore.

ELVIO RUFFINO. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ruffino.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bono 9.156 e Pagliarini 9.157, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti518
Votanti517
Astenuti1
Maggioranza259
Hanno votato 237
Hanno votato no280
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.158, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti504
Maggioranza253
Hanno votato 229
Hanno votato no275
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.159, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti514
Votanti374
Astenuti140
Maggioranza188


Pag. 5739

Hanno votato 89
Hanno votato no285
(La Camera respinge).

Chiedo all'onorevole Spini se aderisca all'invito al ritiro del suo emendamento 9.160, rivoltogli dal relatore.

VALDO SPINI. Presidente, mi rimetto al prudente apprezzamento del Governo. Se il Governo considerasse sufficiente la sua proposta di modifica, ritirerò il mio emendamento 9.160; altrimenti, se intendesse presentarla come subemendamento integrativo del mio, manterrei l'emendamento 9.160.
Chiederei pertanto un intervento chiarificatore del Governo, al quale mi rimetterò.

PRESIDENTE. Signor ministro, intende aggiungere qualche cosa?

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Invito l'onorevole Spini a ritirare l'emendamento in questione perché nella presente formulazione, per ragioni puramente sintattiche, non è integrabile con il testo del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Spini, intende ritirarlo?

VALDO SPINI. Lo ritiro, Presidente, purché sia chiaro che i «problemi sintattici» non sono miei!

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Spini.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.179 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Voteremo contro questo emendamento perché nella sua formulazione consente di introdurre quello che nella Commissione di merito e in Commissione bilancio (almeno stando a quanto mi hanno riferito i colleghi) avevamo cercato di evitare. Ciò che volevamo evitare, infatti, era l'invio di qualunque materiale bellico, includendo anche i fucili. Credo che la formulazione del Governo sottintenda invece tale possibilità e libertà, previo parere delle Commissioni. Ma poiché sappiamo che il parere delle Commissioni non è vincolante, vogliamo escludere - ripeto - qualsiasi ipotesi e possibilità di inviare qualunque strumento di guerra, compresi i fucili o le armi leggere.
Signor ministro, ieri sera in quest'aula, oltre le ore 21, abbiamo svolto una discussione appassionata e sofferta sulle vicende dello Zaire, dell'Africa, su uno dei tanti conflitti (attualmente sono 60), in atto nel mondo. Credo che nessuno di noi, almeno nessuno che sia pacifista, possa assumersi in qualche modo la responsabilità di sapere che dal nostro paese, pur di guadagnare, di racimolare quattrini, vengono inviati fucili o altre armi in altri paesi (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).

GIULIO CONTI. Dillo a Cuba!

PRESIDENTE. Signor ministro, mi scusi, l'emendamento del Governo fa riferimento ad un parere vincolante delle Commissioni?

NICOLA BONO. Non esiste il parere vincolante delle Commissioni!

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Presidente, ho ascoltato con rispetto la dichiarazione dell'onorevole Nardini, ma ricordo che vi è anche una responsabilità del nostro paese per la pace internazionale. In questo momento alle Nazioni Unite si discute la formazione di una forza di pace costituita dall'organizzazione dell'unità africana e si chiede ad alcuni paesi industriali, come il nostro, di equipaggiare questa forza, sia in termini logistici, sia in termini militari. Ciò che io ho chiesto è che, con il parere vincolante delle due Commissioni difesa dei due rami del Parlamento, il Governo possa integrare gli equipaggiamenti già utilizzati dall'esercito italiano, da inviare a forze come quella che ho appena citato, anche con equipaggiamenti militari, se nell'ambito


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internazionale si ritiene di utilizzare queste forze come elementi di deterrenza.
Il nostro paese si è impegnato in interventi di peace keeping con le sue Forze armate; non vedo perché dobbiamo privarci della possibilità di attuare una cooperazione internazionale tra Forze armate, sotto uno stretto controllo parlamentare, quando ciò sia utile alla pace e agli interessi del nostro paese.
Pertanto invito gli onorevoli deputati a votare a favore di questo emendamento.

LUCA DANESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

LUCA DANESE. Per fare mio l'emendamento Spini 9.160.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA DANESE. Presidente, faccio mio l'emendamento dell'onorevole Spini 9.160, a meno che il ministro non aggiunga all'emendamento del Governo le seguenti parole: «Esclusi i sistemi d'arma o parti di esse».
Altrimenti, come ho già detto, faccio mio l'emendamento ritirato dall'onorevole Spini.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Vorrei ricordare, mi rivolgo anche all'onorevole Danese, che avevo chiesto di porre in votazione, subito dopo l'emendamento 9.179 del Governo, gli identici emendamenti Romano Carratelli 9.164 e Nardini 9.165, che prevedono appunto che siano esclusi da questo materiale i sistemi d'arma o parte di esse. Tali emendamenti, che logicamente seguono quello del Governo, completano il contenuto della norma.
Ritengo che con ciò possano essere chiariti i dubbi avanzati. Per il resto, ha ragione la collega che è prima intervenuta. Per onestà debbo testimoniare che ciò che stiamo approvando potrebbe consentire di inviare a titolo gratuito nei paesi in via di sviluppo, nell'ambito di accordi di cooperazione, previo il parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari, non dei sistemi d'arma, ma fucili o pistole per operazioni di polizia.

LUCA DANESE. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA DANESE. A maggior ragione, dopo quanto affermato dal relatore, è necessario conoscere il parere del Governo sugli identici emendamenti Romano Carratelli 9.164 e Nardini 9.165, che dovremo votare dopo.

PRESIDENTE. Onorevole Danese, il Governo ha espresso parere favorevole; anzi, con riferimento all'emendamento Romano Carratelli 9.164, il ministro ha espressamente suggerito che venisse collegato all'emendamento del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Presidente, noi voteremo comunque contro l'emendamento del Governo. Comprendo che il Governo si senta contrariato per la decisione assunta dalla Commissione nell'aver accettato un emendamento della lega nord che proponeva, se non ricordo male, l'espressione «materiale bellico» all'interno dell'articolato.
Ebbene, si vuole fare rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. È inutile che il ministro venga a parlarci di responsabilità per la pace quando sappiamo tutti benissimo che con tale emendamento, scritto non tanto dal Governo quanto probabilmente da soggetti esterni, si intende consentire l'invio di armi ai paesi in guerra (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Ciò è chiaro e lampante ed è inutile nasconderselo. Inoltre un emendamento così formulato lascia presupporre, qualcuno dirà malignamente, che si voglia vendere sottobanco qualcosa che per noi


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può ancora andare bene e che per altri è molto comodo.
Aggiungo un'ultima considerazione. Al Parlamento vengono sottratte molte funzione e molte mansioni; qualche volta veniamo privati anche del diritto di legiferare. Però vogliono attribuirci un parere vincolante sulle decisioni che riguardano magari lo stato d'uso delle suole delle scarpe...! Ci attribuiscono il parere vincolante su cose del genere!
Ebbene, noi non possiamo che essere contrari a questo svilimento della nostra funzione (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

LUCA DANESE. Cosa mette in votazione?

PRESIDENTE. L'emendamento 9.179 del Governo.

LUCA DANESE. Dobbiamo prima votare l'emendamento Spini 9.160 che ho fatto mio.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Danese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spini 9.160, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Danese, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti516
Votanti464
Astenuti52
Maggioranza233
Hanno votato 207
Hanno votato no257
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.179 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti528
Votanti369
Astenuti159
Maggioranza185
Hanno votato 239
Hanno votato no130
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Romano Carratelli 9.164 e Nardini 9.165, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, è difficile lavorare in queste condizioni! Vi prego di stare seduti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti533
Votanti520
Astenuti13
Maggioranza261
Hanno votato 505
Hanno votato no15
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bicocchi 9.166.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Presidente, poiché sono insorti degli equivoci anche relativamente...

PRESIDENTE. Colleghi, è veramente difficile lavorare in queste condizioni!
Onorevole Matranga, onorevole Danese, vi prego di sedervi. Prego, onorevole Cherchi.


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SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Come stavo dicendo, poiché sono insorti degli equivoci interpretativi anche relativamente all'emendamento Bicocchi 9.166, preciso che quello destinato agli organismi di volontariato e di protezione civile è ovviamente materiale non bellico. Credo sia superfluo specificare nel testo che si tratta appunto di materiale non bellico.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bicocchi 9.166, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti530
Votanti518
Astenuti12
Maggioranza260
Hanno votato 507
Hanno votato no11
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.167, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti512
Votanti502
Astenuti10
Maggioranza252
Hanno votato 63
Hanno votato no439
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.169, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti524
Votanti523
Astenuti1
Maggioranza262
Hanno votato 239
Hanno votato no284
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.170, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti532
Votanti404
Astenuti128
Maggioranza203
Hanno votato 114
Hanno votato no290
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bampo 9.171, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti525
Votanti520
Astenuti5
Maggioranza261
Hanno votato 236
Hanno votato no284
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bampo 9.172, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 5743

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti534
Votanti531
Astenuti3
Maggioranza266
Hanno votato 244
Hanno votato no287
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paissan 9.173.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, a proposito di questo emendamento non capisco i motivi per i quali il relatore per la maggioranza in sede di Comitato dei nove si sia rimesso al Governo mentre invece in Assemblea ha cambiato il suo giudizio, esprimendo parere favorevole. Eppure, non sono stati sciolti i dubbi emersi nel Comitato dei nove, soprattutto quelli relativi alla lettera c) di questo emendamento.
È vero che l'attuale finanziaria passerà alla storia come una approssimazione progressiva e non come una definizione corretta di norme chiare e leggibili, ma bisogna riconoscere che la lettera c) presupporrebbe il non utilizzo di personale appartenente a paesi che destinano al proprio bilancio risorse eccessive in relazione alle proprie esigenze di difesa.
È una norma talmente generica che non può diventare testo di legge! Mi pare strano che il Governo si sia pronunciato in modo favorevole e così anche il relatore. Ribadisco che si tratta di una norma che va eliminata da questo contesto.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, questa volta devo dire che l'onorevole Bono ha preso male gli appunti! È vero che ho espresso parere favorevole, ma è vero anche che ho rilevato qualche problema interpretativo in ordine alle cosiddette risorse eccessive.
Poiché il Governo ha chiarito che è nelle condizioni di stabilire con precisione un giudizio relativamente al criterio contenuto nella lettera c) dell'emendamento in questione, ho ritenuto di esprimere parere favorevole pur con questa dichiarazione resa anche in sede di Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leccese. Ne ha facoltà.

VITO LECCESE. Signor Presidente, l'emendamento Paissan 9.173 assume per noi un valore e una valenza particolare.
Con tale emendamento, sottoscritto da diversi colleghi e colleghe dei vari gruppi che sostengono questo Governo, abbiamo voluto limitare l'accesso ai corsi presso istituti e scuole delle nostre Forze armate da parte di personale militare di paesi esteri. Si tratta di fissare dei paletti per delimitare la griglia di accesso e in questa ricerca abbiamo fatto riferimento a quanto già previsto dalla legge n.185 del 1990, quella sul commercio estero di armi ed armamenti.
Oltre a non vendere armi a determinati paesi è importante anche non addestrare il personale militare degli stessi. Con l'emendamento presentato intendiamo raggiungere proprio tale obiettivo, e cioè escludere il personale militare degli Stati nei confronti dei quali sia in corso l'embargo deliberato in sede ONU o dall'Unione europea ed escludere gli Stati per i quali siano state accertate dalle Nazioni Unite o dall'Unione europea violazioni della Convenzione internazionale in materia di diritti umani. Altri Stati ai quali inibire l'accesso sono quelli che ricevono dall'Italia assistenza allo sviluppo e che stanziano per il bilancio militare risorse eccessive in relazione alle proprie esigenze di difesa.
Porre questi vincoli, questi paletti, appare un'operazione di grande buon senso.


Pag. 5744

Ci sembra il minimo che si possa fare. Di fronte a immani tragedie, come quelle che si stanno consumando in questi giorni nella regione dei grandi laghi in Africa, abbiamo il dovere non solo di provare orrore, sgomento ed indignazione, ma anche di lavorare tutti insieme per costruire un ordine mondiale basato non sulla forza ma sulla cooperazione e sulla solidarietà fra gli Stati e i popoli (Applausi).

ENZO TRANTINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Trantino, per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Bono. O parla in dissenso...

ENZO TRANTINO. Presidente, l'onorevole Bono ha parlato nella sua veste di relatore di minoranza.

PRESIDENTE. No, no!

ENZO TRANTINO. E allora io chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO TRANTINO. L'onorevole Bono ha chiesto un chiarimento.
Il chiarimento non è intervenuto; se mi consente, ho diritto di intervenire perché non è stato espresso da parte del nostro gruppo un orientamento in merito all'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Era chiaramente contrario! Comunque, le concedo un minuto.

ENZO TRANTINO. Grazie, Presidente.
Vi sono emendamenti che possono essere considerati inammissibili. L'emendamento in esame è incredibile. Mi riferisco alla lettera c). Invito pertanto i proponenti ad eliminare tale lettera perché vi è una deformazione di maggioranza, considerate le firme autorevoli che figurano in calce all'emendamento stesso.
Vi sono tre aspetti, signor Presidente, che quest'Assemblea deve valutare. Il primo è l'interferenza nell'altrui sovranità: come si può dire «non destinino, ricevendo dall'Italia assistenza allo sviluppo, al proprio bilancio militare risorse eccessive in relazione alle proprie esigenze di difesa»? Un secondo aspetto è l'impossibilità dei dati oggettivi: come possiamo riuscire a conoscere i bilanci degli altri Stati? Il terzo è la logica colonialista che, venendo da quella parte, sorprende molto.
Credo, allora, che avesse ragione Bufalino quando affermava che i guerrafondai sono ciechi, mentre i cosiddetti pacifisti diventano a volte strabici. Parlo dei pacifisti di professione, s'intende (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale)!

DANIELE FRANZ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

DANIELE FRANZ. Per avere un chiarimento, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Per un motivo indipendente dalla mia volontà, poiché prima mi sono trovato in mezzo ad una «tempesta atmosferica», non sono riuscito a sentire la risposta del relatore alla domanda formulata dal collega Bono. Vorrei che lei cortesemente me la riassumesse.

PRESIDENTE. Il relatore per la maggioranza ha detto che in realtà aveva espresso parere favorevole anche in precedenza, pur avendo qualche perplessità sulla formulazione della lettera c) dell'emendamento Paissan 9.173.

ROSANNA MORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Moroni?

ROSANNA MORONI. Mi scuso, ma non ho avuto modo di prendere prima questa decisione. Vorrei solo aggiungere la mia firma all'emendamento Paissan 9.173 e ai successivi emendamenti Paissan 10.9, Crucianelli 10.40, Nardini 10.48, Crucianelli 10.50 e Lumia 10.55. Non so poi se sia possibile sottoscrivere anche emendamenti già votati.


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PRESIDENTE. Non è possibile, onorevole Moroni.
Avverto che sull'emendamento Paissan 9.173 è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare separatamente le lettere a) e b) e la lettera c).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere a) e b) dell'emendamento Paissan 9.173, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti530
Votanti521
Astenuti9
Maggioranza261
Hanno votato 516
Hanno votato no5
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) dell'emendamento Paissan 9.173, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti522
Votanti506
Astenuti16
Maggioranza254
Hanno votato 281
Hanno votato no225
(La Camera approva).

TIZIANA VALPIANA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Vorrei rimanesse agli atti, Presidente, che nella votazione precedente il mio dispositivo di voto non ha funzionato. Poiché sono firmataria dell'emendamento, era impossibile che non lo votassi!

PRESIDENTE. Prendo atto della sua precisazione, onorevole Valpiana.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.174, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti508
Votanti502
Astenuti6
Maggioranza252
Hanno votato 54
Hanno votato no448
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.175, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti518
Votanti509
Astenuti9
Maggioranza255
Hanno votato 54
Hanno votato no455
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 9.176, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti513
Votanti503
Astenuti10
Maggioranza252
Hanno votato 46
Hanno votato no457
(La Camera respinge).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano Carratelli 9.177. Onorevole Carratelli, accoglie l'invito al ritiro formulato dal relatore?

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti546
Votanti543
Astenuti3
Maggioranza272
Hanno votato 289
Hanno votato no254
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 10, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A).
Avverto che per le seguenti serie di emendamenti a scalare verranno posti in votazione, a norma dell'articolo 85, comma 8, del regolamento, solo gli emendamenti indicati:
per la serie da Pagliarini 10.12 a Pagliarini 10.17 porrò in votazione solo gli emendamenti Pagliarini 10.12, Pagliarini 10.14 (identico agli emendamenti D'Ippolito 10.15, Bono 10.16 e Savarese 10.100) e Pagliarini 10.17;
per la serie da Pagliarini 10.30 a Pagliarini 10.33, porrò in votazione solo gli emendamenti Pagliarini 10.30 e Pagliarini 10.33 (identico all'emendamento Savarese 10.101);
per la serie da Pagliarini 10.71 a Pagliarini 10.75 porrò in votazione solo gli emendamenti Pagliarini 10.71, 10.73 e 10.75.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, avevo da tempo chiesto di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Se non la sento... Dovrei essere dotato di facoltà divinatorie! Ha comunque facoltà di parlare, onorevole Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Mi scusi, Presidente, ma mi sembrava che avesse notato la mia richiesta di parlare.
Desidero intervenire sull'ordine dei lavori perché ciascuno di noi, oltre che fare il proprio dovere fino in fondo ha anche il diritto di programmare la sua giornata. Gira la voce - che lei può smentire - che non so cosa accadrà attorno alle ore 22 in quest'aula... Mi scusi, avevo dimenticato di dire che intendo riferirmi all'articolo 24 del regolamento.
La convocazione per oggi è fino alle ore 21,30 (la previsione delle 22 è quindi già oltre quella prefissata); pertanto a quell'ora la seduta dovrebbe terminare, secondo quanto ho letto sul calendario affisso accanto alla porta dell'aula. Vorrei dal Presidente la rassicurazione che procederemo ora nei nostri lavori per terminarli alle 21,30. Se esistono proposte o intenzioni diverse, non mi sembrerebbe corretto, sotto il profilo regolamentare, che esse venissero affrontate alle 21,30.
Lei, Presidente, è bravissimo a rendere spediti i nostri lavori e ciò va apprezzato anche in considerazione della nostra lenta reazione. È questo un suo merito, ma ritengo sia nostro diritto chiedere al Presidente se si intenda rispettare il calendario dei lavori o se invece esistano proposte diverse del Governo (legittime, ma che l'Assemblea ha il dovere di discutere), della Conferenza dei presidenti di gruppo o del Presidente stesso.
Non ritengo giusto e corretto procedere fino ad una certa ora per poi trovarci di fronte a sorprese. Ciò, oltre a non essere corretto da un punto di vista regolamentare, non lo è nei confronti dei parlamentari che si trovano qui dalle 9,30 di questa mattina ed hanno il diritto di regolare i tempi della serata con la propria famiglia


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o con impegni di lavoro (Commenti) senza sorprese. Credo che lei abbia capito di cosa sto parlando e la prego pertanto di comunicarci qualcosa in proposito.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei potrà fissare i suoi impegni dalle 22,15 in poi, perché nel calendario dei lavori dell'Assemblea l'orario della seduta è fissato dalle 9 alle 22, e non alle 21,30 (credo sia stata apportata una interpolazione a mano).
Come sapete, al termine della seduta di ieri, ho comunicato una integrazione dell'ordine del giorno della seduta di oggi in relazione a due provvedimenti, riguardanti questioni sociali, di cui peraltro ho parlato anche questa mattina, sui quali mi pare si registri un'intesa generale a lavorare positivamente. Per tali motivi alle 21 sospenderemo l'esame del disegno di legge collegato alla legge finanziaria e nell'ora successiva, spero, potremo esaminare tali provvedimenti, poiché mi pare si sia registrato in proposito un certo consenso, anche se non unanime.
Il primo di tali provvedimenti riguarda nuove norme in materia di utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e degli scarichi dei frantoi oleari, mentre l'altro concerne la sanatoria degli effetti della mancata conversione dei decreti-legge in materia di recupero dei rifiuti. Quindi, alle 21 sospenderemo l'esame del disegno di legge n.2372 e dalle 21 alle 22 potremo esaminare i suddetti provvedimenti per sospendere la seduta alle 22. Ribadisco pertanto che lei, onorevole Buontempo, può prendere impegni dalle 22,15.
Avverto inoltre... (Commenti dell'onorevole Buontempo).
Onorevole Buontempo, adesso ci faccia lavorare!
Avverto inoltre che non chiamerò l'Assemblea a pronunciarsi sui seguenti emendamenti, di carattere esclusivamente formale e privi di sostanziale portata emendativa, che invito la Commissione a valutare e a trarne eventuali indicazioni al fine di formulare, al termine del dibattito, proposte di coordinamento formale a norma dell'articolo 90 del regolamento: Pagliarini 10.7, 10.10 e 10.11, 10.64, 10.65, 10.66 e 10.67, 10.68, 10.69, 10.70, 10.77, 10.78 e 10.79, 10.85 e 10.86, 10.91, 10.94, 10.95, 10.98 e 10.99.
Passiamo agli interventi sull'articolo 10 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Il nostro gruppo...

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo scusa. L'onorevole Tassone ha anche fini umanitari: mentre egli parlerà, voi potrete riposarvi. Vi prego però di non occupare l'emiciclo.
Onorevoli Vigni e Zagatti, per cortesia: o dentro o fuori!
Prosegua pure, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Voglio svolgere un ragionamento pacato nel tentativo di far comprendere qual è la linea tortuosa seguita dal Governo per quanto riguarda tutti i problemi della difesa; anche in riferimento all'organizzazione, soprattutto del personale, ed alla questione del servizio di leva vorremmo un'indicazione molto chiara dal Governo.
Ho già detto, ma lo hanno fatto anche altri colleghi, che nell'emendamento riferito all'articolo 9, il tipo di organizzazione e soprattutto il tipo di impostazione seguito dal Governo allontana sempre di più quel nuovo modello di difesa che è stato propagandato ed inseguito dal Parlamento negli anni scorsi. Lo stesso Governo peraltro, negli ultimi giorni, ha tentato più volte di richiamare l'attenzione del paese e del Parlamento sulla necessità di attuare un nuovo modello di difesa.
Non credo che il sistema delineato e l'impegno del Governo ci possano portare lontano, perché anche quando si fa riferimento alla organizzazione degli ufficiali, dei militari, dei volontari e della ferma prolungata non si tiene certamente presente quello che dovrebbe essere il nuovo sistema difensivo del nostro paese, né quale debba essere il nostro esercito e quale il suo fabbisogno.


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Voglio ricordare all'Assemblea che quando abbiamo parlato di nuovo modello di difesa ci riferivamo al sistema misto, ad un esercito di volontari, quindi di professionisti, e ad un esercito di coscritti. Se non vi è questa programmazione ed il paese non sa di quanti ufficiali, di quanti volontari, di quante brigate specializzate abbia bisogno, nonché quali siano i compiti del paese sia all'interno dell'area sia nell'ambito delle missioni fuori area, ritengo che si crei una situazione di grande confusione.
Per quanto riguarda la leva, abbiamo detto al Governo che attraverso la riduzione a 10 mesi non si risparmia nulla; siamo di fronte ad una sua proposta, «di rimbalzo» ad un'altra presentata dal capogruppo del PDS al Senato della Repubblica, in cui si parla di una durata di 8 mesi; così ci si addentra su un terreno sdrucciolevole, per non dire ridicolo. Non si può, infatti, pensare ad una competizione per vedere chi riduca maggiormente la durata della leva nel nostro paese. È necessario invece capire di che cosa lo stesso paese abbia bisogno per avere un sistema difensivo apprezzabile e quindi credibile anche rispetto al nostro ruolo a livello nazionale e internazionale.
Attraverso alcuni emendamenti, abbiamo posto anche qualche quesito, che intendiamo confermare in questo particolare momento: siamo contrari alla riduzione della durata della leva per il semplice motivo che siamo favorevoli alla sua abolizione e il Governo deve avere il coraggio di dire se sia d'accordo nel prevedere un esercito di professionisti. Se il Governo non condivide tale ipotesi e resta legato a questi articoli declamatori, puramente di principio, enunciativi e astratti, non darà certamente vita al nuovo modello di difesa ma ci porterà tranquillamente e con grande «serenità» - lo dico fra virgolette - ad un disfacimento del sistema militare e conseguentemente alla non credibilità del nostro paese a livello internazionale.
Abbiamo pertanto avanzato alcune proposte, in quanto siamo d'accordo con una riduzione della leva, inserita però nell'ambito di una programmazione in base alla quale di qui a tre anni dovremmo avere un esercito di professionisti.
Desidero ricordare in quest'aula che, quando ci siamo trovati impegnati nelle missioni fuori area, umanitarie, dell'ONU, abbiamo incontrato difficoltà nel reperire reparti specializzati. Dobbiamo certamente dare atto alle nostre Forze armate della loro abnegazione, per l'impegno che hanno profuso, ma abbiamo sempre incontrato - lo ripeto - grandi difficoltà.
Pongo allora al Governo ed in particolare al ministro della difesa la seguente domanda: perché spendere 30 mila miliardi per poi avere uno scarso ritorno in termini produttivi? Infatti, questa manovra economica non assicura alcun sistema difensivo all'interno del nostro paese e si spendono - lo ripeto - 30 mila miliardi senza ottenere alcun ritorno credibile sul piano produttivo. Ritengo quindi che si debba fare un ragionamento serio proprio per dare testimonianza di un impegno serio da parte del paese e del Parlamento.
Tra l'altro, nel momento in cui nella manovra economico-finanziaria non si dà spazio alla ricerca scientifica, all'ammodernamento dei sistemi d'arma e soprattutto all'organizzazione seria del personale militare (quest'ultima, in particolare, non è possibile se non si rivede fin dall'origine la legislazione per gli ufficiali, che resta molto confusa e approssimativa), ci si avvia verso una situazione di grande difficoltà.
Per questi motivi, ci siamo permessi, signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, di presentare alcuni emendamenti, ai quali sappiamo che il Governo ha detto «no»; non ci facciamo grandi illusioni, in quanto la regola della maggioranza prevale su ogni altra considerazione. In questo modo viene però compromessa una serenità di giudizio che dovrebbe essere sottratta alla faziosità dei comportamenti, degli atteggiamenti e della collocazione di ognuno di noi in quest'aula.
Ecco perché, signor Presidente, difenderemo i nostri emendamenti, così come altri che giudichiamo meritevoli di atten


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zione e di impegno attivo da parte nostra. Intendevo comunque lasciare soprattutto questo messaggio al Governo, anche in riferimento a tutti gli altri problemi relativi agli ausiliari, ai carabinieri, che vengono richiamati con enfasi e che in questa sede non trovano certamente la loro giusta collocazione.
Occorre pertanto fare un ragionamento serio in questo particolare momento, superando la retorica, gli inni, gli squilli, per dire una parola di chiarezza. Il Parlamento deve sapere che in questo momento il Governo non propone un documento che offre garanzie circa l'affidabilità del nostro sistema difensivo. Mi dispiace usare queste parole dure nei confronti del Governo, ma certamente non ci troviamo di fronte a delle novità; anche le novità che il Parlamento aveva individuato ed indicato attraverso i lavori della competente Commissione e di commissioni istituite nell'ambito dello Stato maggiore della difesa non trovano alcuna accoglienza. Ecco perché, dunque, ci attesteremo sui nostri emendamenti e voteremo contro l'articolo 10 (Applausi dei deputati del gruppo CCD-CDU).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano Carratelli. Ne ha facoltà.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, nove emendamenti all'articolo 10 recano la mia firma, ma sono il risultato della volontà della Commissione manifestatasi in sede di votazione sul disegno di legge collegato alla legge finanziaria. Tali emendamenti toccano settori diversi e ritengo, pertanto, che sia possibile svolgere una modesta riflessione ed esprimere alcune notazioni in quest'aula. Da quello che mi risulta, alcuni di questi emendamenti saranno accolti; per altri, invece, mi è stato suggerito di ritirarli e di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno (questo invito mi è stato rivolto in maniera garbata, facendo presente che altrimenti essi sarebbero posti in votazione con parere contrario della Commissione e del Governo).
A me interessa quindi riaffermare la ratio che ha spinto la Commissione ed il sottoscritto, in qualità di relatore, a presentare quegli emendamenti. In particolare, mi riferisco, agli emendamenti 10.51 e 10.57. Il primo è diretto a consentire agli studenti universitari o a coloro che stanno completando gli studi di prestare il servizio militare nella propria città o nella località in cui studiano. Tale facoltà è già concessa a coloro i quali debbano sostenere solo due esami prima di conseguire la laurea; quindi, uno studente che debba ancora affrontare tre esami e la discussione della tesi corre il rischio, studiando ad esempio a Milano, di essere inviato a Palermo, con i disagi facilmente intuibili.
Non credo che l'emendamento in questione potrebbe determinare una crisi nell'organizzazione dell'esercito; voglio pertanto richiamare l'attenzione del ministro su tale tipo di problematica. Accanto a questa, vorrei ricordare quella posta con l'emendamento 10.57, che praticamente costituisce un'enunciazione più accentuata, o con caratteristiche particolari, di un principio di legge, quello della regionalizzazione. In questo paese, infatti, spesso si emanano le leggi ma non si creano le condizioni affinché esse vengano applicate; si fa un discorso sulla regionalizzazione della leva, ma intanto - pure nell'ambito delle esigenze e delle strategie legittime e non discutibili del ministero e dell'allocazione delle Forze armate in Italia - non se ne tiene conto. Ciò appare assolutamente iniquo in un tempo in cui il problema della leva è aperto, è sul tappeto (le Commissioni ed il ministro lo stanno affrontando). Al riguardo forse ha ragione l'onorevole Tassone: bisognerà dire che siamo contro il mantenimento del servizio di leva, almeno io, personalmente, lo sono.
Poiché è mantenuta questa inutile, sopraffattrice corvée, molti ragazzi vengono spostati da un capo all'altro d'Italia. Avevo concepito un emendamento che la Commissione aveva sottoposto al Governo, nel senso della regionalizzazione, in quanto era diretto a permettere ai giovani di leva


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di prestare il servizio militare nella propria regione o nella località più vicina possibile.
Anche su questo piano sono stati sollevati problemi da parte del Governo; come ho detto, non voglio creare difficoltà e quindi aderisco all'invito a ritirare gli emendamenti ed a trasfonderne il contenuto in ordini del giorno. Voglio però cogliere l'occasione per richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo sul problema del servizio militare che può sembrare di poco conto ma che, in effetti, tocca quasi tutte le famiglie italiane e rappresenta uno dei motivi del dissenso o del conflitto che si apre fra lo Stato ed il cittadino.
Questo primo approccio del cittadino con lo Stato viene infatti vissuto come un momento lacerante, come un momento di sopraffazione. Mi sembrava quindi assai utile ed importante dare segnali in questo senso da parte del Governo. Mi auguro che vengano approvati gli ordini del giorno che presenterò in sostituzione di questi emendamenti che ritirerò, ma soprattutto auspico che il Governo si faccia carico di queste problematiche ed offra al paese in tempi brevi una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO. Onorevole ministro, colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, l'emendamento 10.15 a mia firma recepisce il principio di riduzione della durata della ferma, che già l'articolo in discussione introduce. Ci pare però che la riduzione di soli due mesi proposta dall'articolo affronti inadeguatamente il problema della leva e del suo adeguamento alle esigenze di una società moderna, senza peraltro incidere seriamente sui costi garantendo un effettivo congruo risparmio di spesa. La riduzione a sei mesi proposta mi pare invece interpreti anche un'esigenza pedagogica e di incentivo all'effettiva partecipazione al servizio militare.
Non sfugge a nessuno la prassi diffusa e quasi sempre scorretta di evitare l'espletamento del servizio predetto, che in genere interessa giovani impegnati nel completamento dello studio e alla ricerca del primo lavoro e per ciò stesso tentati di evitarlo, sulla scorta anche del pregiudizio che si tratta di una perdita di tempo. Creare quindi le condizioni per una possibilità reale di partecipazione significa, a mio giudizio, rilanciare pedagogicamente il senso dello Stato e del dovere e consentire l'acquisizione di abilità comunque utili e formative. Del resto, non è accettabile l'obiezione, che da qualche parte è stata avanzata, di un risparmio solo apparente, in quanto è evidente che la riduzione dei tempi non incide sul numero dei chiamati alla leva, che rimangono sempre quelli, e quindi la riduzione comporta oggettivamente un risparmio di spesa.
Credo che l'emendamento, che peraltro risponde anche ad esigenze avvertite dalla stessa maggioranza, come evidenzia il disegno di legge presentato al Senato a firma di autorevoli esponenti del gruppo della sinistra democratica, induca ad un'attenta riflessione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Credo che dobbiamo all'opinione pubblica qualche chiarimento. Innanzitutto, il regolamento ci obbliga ad esaminare questo tema non nell'ambito di uno specifico progetto di legge sulla leva, in cui in maniera trasparente si possa esaminare il problema in tutti i suoi aspetti, ma nell'ambito del provvedimento collegato alla finanziaria. Tuttavia, pur senza pretendere di poter oggi rimettere insieme pareri così ampi ed articolati, è bene che l'Assemblea sappia che le decisioni che andiamo a prendere oggi riguardano in questo momento la riduzione a dieci mesi, ma che altri legittimamente propongono otto o sei mesi, in una pluralità di opinioni che è legittima ma che necessiterebbe di una verifica. È necessario infatti un punto d'arrivo chiaro, perché qualsiasi periodo di leva ha una validità se si sa poi dove si


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vuole arrivare, se cioè ad un modello misto o ad un modello professionale.
Forse oggi in questo dibattito non emerge in tutta la sua chiarezza, ma la nostra Commissione, grazie anche alla sua autorizzazione, signor Presidente, ha assunto l'iniziativa di avviare un'indagine conoscitiva sulla leva in cui sia il modello misto sia il modello professionale verranno esaminati e scandagliati in tutti gli aspetti economici, sociali e militari. L'indagine produrrà alla fine un documento conclusivo e mi auguro che questo possa consentire nelle prossime scadenze una discussione più meditata, più approfondita e più chiaramente disponibile per il nostro paese, per i suoi giudizi e per le sue valutazioni (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scozzari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE SCOZZARI. Sarò molto breve, Presidente, perché desidero sottolineare soltanto tre aspetti.
Riteniamo assolutamente inutile il servizio di leva così com'è oggi e quindi esprimiamo il nostro plauso per la scelta di ridurlo a dieci mesi.
In secondo luogo desidero rivolgere un invito al Governo: riteniamo assai utile la regionalizzazione. Oggi molte famiglie del Mezzogiorno non sono in condizioni di far svolgere serenamente al nord il servizio di leva ai loro figli. Questo è un altro problema importante.
La terza questione: conosciamo la sensibilità del Governo a far sì che in regime transitorio, determinato con decreto del ministro, anche gli obiettori di coscienza, cioè quanti prestano il servizio civile, possano congedarsi allo scadere del decimo mese. È una facoltà rimessa nelle mani del ministro, al quale chiediamo che il provvedimento di riduzione del servizio civile possa applicarsi anche a chi lo sta già espletando. Ci affidiamo pertanto alla sensibilità del Governo e del ministro in persona.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 10 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati, avverto che i presentatori hanno ritirato gli emendamenti Bono 10.21 e 10.24 e Lavagnini 10.34.
Prego il relatore di esprimere il parere della Commissione sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 10.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pagliarini 10.6.
Segnalo che l'emendamento Zeller 10.8 è assorbito dall'emendamento 10.106 della Commissione. Lo stesso discorso vale per l'emendamento Paissan 10.9. Pertanto invito i presentatori a ritirarli.
La Commissione esprime poi parere contrario sull'emendamento Pagliarini 10.12, sugli identici emendamenti Pagliarini 10.14, D'Ippolito 10.15, Bono 10.16 e Savarese 10.100, sugli emendamenti Pagliarini 10.17, Teresio Delfino 10.18, Bampo 10.20 e Prestigiacomo 10.22.
La Commissione invita il presentatore a ritirare gli emendamenti Romano Carratelli 10.23 e 10.25, ricordandogli quanto a quest'ultimo che nel successivo comma 3 è prevista una delega su tale materia.
La Commissione invita altresì il presentatore a ritirare l'emendamento Romano Carratelli 10.26 perché vi è un emendamento della Commissione che accoglie l'esigenza in esso prospettata.
La Commissione esprime poi parere favorevole sugli identici emendamenti Lavagnini 10.27, Ruffino 10.28, Spini 10.29 e 10.103 del Governo, in quanto identici all'emendamento 10.105 della Commissione, ed esprime parere contrario sull'emendamento Pagliarini 10.30 e sugli identici emendamenti Pagliarini 10.33 e Savarese 10.101.
Ricordo che l'emendamento Lavagnini 10.34, identico all'emendamento Tassone 10.35, è stato ritirato dai presentatori.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pagliarini 10.36, sugli identici emendamenti Garra 10.37 e Pagliarini 10.38, sull'emendamento Paglia


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rini 10.39 ed invita i presentatori a ritirare l'emendamento Crucianelli 10.40 perché il parere vincolante delle Commissioni parlamentari competenti è comunque previsto.
La Commissione esprime parere contrario anche sugli emendamenti Peretti 10.41 e Bampo 10.42.
Invito i presentatori dell'emendamento Caveri 10.43 a ritirarlo, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Romano Carratelli 10.44, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 10.45 e 10.46. Invito a ritirare l'emendamento Romano Carratelli 10.47 perché è stato presentato l'emendamento 10.104 della Commissione che risponde alla stessa esigenza.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Nardini 10.48 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.104. La Commissione esprime altresì parere contrario sull'emendamento Pagliarini 10.49, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Crucianelli 10.50 e Romano Carratelli 10.51.
Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Pagliarini 10.52, soppressivo dell'intero comma 6. Se l'emendamento Pagliarini 10.52 non dovesse essere approvato, il parere sarebbe favorevole sugli emendamenti Tassone 10.53, Pagliarini 10.54 e Lumia 10.55, che modificano tale comma, e Michelangeli 10.56, soppressivo del secondo periodo del comma 6, che altrimenti risulterebbero preclusi.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Romano Carratelli 10.57, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 10.58, 10.59, 10.60, 10.61 e 10.62.
La Commissione si rimette al Governo sull'emendamento Romano Carratelli 10.63. La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 10.71, 10.73, 10.75, 10.76, 10.80, 10.81 e 10.82. Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Lavagnini 10.83 e Tassone 10.84 di ritirarli ed eventualmente trasfonderne il contenuto in ordini del giorno.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 10.102 del Governo. Invito i presentatori dell'emendamento Caveri 10.87 a ritirarlo perché mi sembra irraggiungibile l'obiettivo proposto.
L'emendamento Lavagnini 10.88 e gli identici emendamenti Armani 10.89 e Tassone 10.90 trattano dello stesso argomento; invito pertanto i presentatori a ritirarli, valutando l'ipotesi di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pagliarin 10.92, 10.93 e 10.96. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Paissan 10.97 perché (non vorrei sbagliarmi) il parere delle Commissioni è già previsto, dato che si tratta di un parere posto in capo ad una delega.

PRESIDENTE. Il Governo?

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Presidente, concordo con il parere espresso dal relatore ed esprimo parere contrario sull'emendamento Romano Carratelli 10.63, sul quale la Commissione si è rimessa al Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti469
Maggioranza235
Hanno votato 187
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Zeller 10.8 se aderiscano all'invito al ritiro rivolto loro dal relatore. Onorevole Caveri?


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LUCIANO CAVERI. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.106 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti478
Votanti476
Astenuti2
Maggioranza239
Hanno votato 285
Hanno votato no191
(La Camera approva).

Risulta pertanto assorbito l'emendamento Paissan 10.9.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti465
Votanti461
Astenuti4
Maggioranza231
Hanno votato 41
Hanno votato no420
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pagliarini 10.14, D'Ippolito 10.15, Bono 10.16 e Savarese 10.100, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti483
Votanti348
Astenuti135
Maggioranza175
Hanno votato 50
Hanno votato no298
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pagliarini 10.17.

ENZO SAVARESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO SAVARESE. Signor Presidente, capisco che è difficile essere visti da qui, ma il non aver potuto esprimere la mia valutazione sull'emendamento a mia firma (per il quale non sono neanche riuscito a votare per la sua celerità), ha probabilmente influenzato il voto dei colleghi. Forse un'espressione più compiuta della logica posta alla base di tale emendamento (peraltro identico a quelli presentati da altri colleghi) avrebbe portato ad un risultato diverso. Capisco, lo ripeto, che è difficile riuscire a vedere chi chiede la parola, ma la prego di tenere maggior conto delle nostre richieste di parola.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Savarese, anche per il tono garbato con il quale ha posto la questione. Devo dire che attorno a lei sono in piedi molti colleghi ed è difficile distinguere quelli che stanno in piedi perché vogliono parlare da quelli che lo sono perché stanchi di star seduti.

IDA D'IPPOLITO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO. Vorrei far presente che non ha funzionato il mio dispositivo elettronico, peraltro su un emendamento a mia firma. Il voto era ovviamente favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole D'Ippolito.

GIOVANNI FILOCAMO. Chiedo di parlare per una precisazione.


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PRESIDENTE: Ne ha facoltà.

GIOVANNI FILOCAMO. Anch'io desidero far presente il mancato funzionamento del dispositivo elettronico.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Filocamo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti499
Votanti495
Astenuti4
Maggioranza248
Hanno votato 54
Hanno votato no441
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 10.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti484
Votanti481
Astenuti3
Maggioranza241
Hanno votato 204
Hanno votato no277
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bampo 10.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti498
Votanti493
Astenuti5
Maggioranza247
Hanno votato 97
Hanno votato no396
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Prestigiacomo 10.22.

PAOLO BAMPO. Chiedo di parlare sulle modalità della votazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Presidente, vorrei proporre ai presentatori dell'emendamento Prestigiacomo 10.22 una votazione per parti separate dello stesso, nel senso di votare prima la parte che va dalle parole «Tale disposizione» alle parole «dal primo gennaio 1997» e, poi, la restante parte.

PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo, accoglie la proposta di votazione per parti separate del suo emendamento 10.22 formulata dall'onorevole Bampo?

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Sì, Presidente, accolgo tale proposta.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Prestigiacomo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Prestigiacomo 10.22, non accettata dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti502
Votanti431
Astenuti71
Maggioranza216
Hanno votato 145
Hanno votato no286
(La Camera respinge).
Risulta così preclusa la restante parte dell'emendamento.


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Onorevole Romano Carratelli, aderisce all'invito rivoltole dal relatore a ritirare il suo emendamento 10.23?

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Sì, Presidente, lo ritiro.

PAOLO BAMPO. Lo faccio mio, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Bampo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carratelli 10.23, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Bampo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti496
Votanti488
Astenuti8
Maggioranza245
Hanno votato 165
Hanno votato no323
(La Camera respinge).

Chiedo al presentatore dell'emendamento Romano Carratelli 10.25 se aderisca all'invito al ritiro rivoltogli dal relatore.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Sì, Presidente, lo ritiro.

PAOLO BAMPO. Lo faccio mio, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Bampo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 10.25, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Bampo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti504
Votanti501
Astenuti3
Maggioranza251
Hanno votato 220
Hanno votato no281
(La Camera respinge).

Prendo atto che l'onorevole Romano Carratelli non insiste per la votazione del suo emendamento 10.26.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lavagnini 10.27, Ruffino 10.28, Spini 10.29, 10.105 della Commissione e 10.103 del Governo, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti520
Votanti515
Astenuti5
Maggioranza258
Hanno votato 470
Hanno votato no45
(La Camera approva).

Sono così assorbiti i restanti emendamenti fino al Pagliarini 10.36.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Garra 10.37 e Pagliarini 10.38, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti510
Votanti506
Astenuti4
Maggioranza254
Hanno votato 100
Hanno votato no406
(La Camera respinge).


Pag. 5756

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti511
Votanti507
Astenuti4
Maggioranza254
Hanno votato 211
Hanno votato no296
(La Camera respinge).

Chiedo ai presentatori dell'emendamento Crucianelli 10.40 se aderiscano all'invito al ritiro rivolto loro dal relatore.

FAMIANO CRUCIANELLI. Sì, Presidente, lo ritiriamo.

PAOLO BAMPO. Lo faccio mio.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Bampo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crucianelli 10.40, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Bampo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti515
Votanti511
Astenuti4
Maggioranza256
Hanno votato 228
Hanno votato no283
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 10.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti514
Votanti513
Astenuti1
Maggioranza257
Hanno votato 231
Hanno votato no282
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bampo 10.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti510
Maggioranza256
Hanno votato 225
Hanno votato no285
(La Camera respinge).

Chiedo ai presentatori se aderiscano all'invito al ritiro dell'emendamento Caveri 10.43.

LUCIANO CAVERI. No, signor Presidente, non lo ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO CAVERI. Presidente, con il comma 3 si conferisce al Governo un ampio potere per rivedere i principi della leva militare, delegandolo ad emanare un decreto legislativo che, tra l'altro, prevede anche di modulare la leva rispetto «alla prevista introduzione del servizio civile nazionale» (quindi rispetto a qualcosa che ancora non esiste).
Ebbene, con l'emendamento che abbiamo presentato chiediamo che nel decreto legislativo di cui al comma 3 il Governo rispetti il principio in base al quale il servizio di leva deve svolgersi nel territorio della regione di appartenenza. Si tratta, finalmente, di definire un principio che apparentemente dovrebbe essere ri


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spettato, ma credo che ciascuno di noi, anche in base alle vicende quotidiane, possa testimoniare dell'esistenza di strani meccanismi per i quali, ad esempio, un giovane valdostano finisce nel genio ferroviere ad Albenga ed un giovane veneto viene trasferito tra gli alpini ad Aosta. Tali meccanismi sono del tutto incomprensibili.
Intendiamoci bene, capisco l'obiezione che può essere sollevata da parte delle Forze armate, che potrebbero sostenere che le caserme devono comunque essere riempite, ma il nostro emendamento, infatti, recita: «a meno di diversa richiesta da parte dei giovani chiamati alle armi».

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Caveri. Colleghi, per cortesia!
Onorevole Nania! Onorevole Storace! Onorevole Armaroli!
Prego, onorevole Caveri.

LUCIANO CAVERI. Ciò vuol dire che chiunque si dichiara disponibile a fare l'ausiliario in polizia, il carabiniere o il paracadutista, ovviamente offre la propria disponibilità a svolgere il servizio di leva in una regione diversa da quella di appartenenza.
Credo sia una questione sulla quale la Camera potrebbe esprimersi una volta per tutte, nella logica complessiva di revisione della leva prevista dal decreto legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.

RINO PISCITELLO. Signor Presidente, condividendo interamente le argomentazioni del collega Caveri, annuncio il voto favorevole dei parlamentari della rete sull'emendamento Caveri 10.43, che consente di legare fortemente il servizio di leva, e di conseguenza anche il servizio sostitutivo, al territorio. Ci sembra fondamentale il legame con il territorio, come peraltro ha già sostenuto l'onorevole Scozzari in precedenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma all'emendamento del collega Caveri, del quale condivido le argomentazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Caveri 10.43 e per annunciare il mio voto favorevole, concordando con l'intervento dell'onorevole Caveri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acierno. Ne ha facoltà.

ALBERTO ACIERNO. Intervengo anch'io, Presidente, per sottoscrivere l'emendamento Caveri 10.43 ed annunciare il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Intervengo a nome del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania, che ha sempre recepito la necessità dei giovani coscritti di poter effettuare...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Bisogna chiamare il... vigile urbano?

PAOLO BAMPO... il servizio di leva il più vicino a casa, possibilmente nel territorio di residenza, non solo per motivi affettivi, ma anche per ragioni economiche, poiché le famiglie debbono sobbarcarsi spese suppletive quando il figlio parte militare.
Vi sono ovviamente anche ragioni politiche che non possono influire sull'orientamento dell'Assemblea. Il tema oggetto dell'emendamento a prima firma Caveri è sempre stato caro alla lega nord. Nonostante gli sforzi compiuti dall'amministrazione militare per cercare di accogliere le richieste dei giovani di poter restare nella regione di residenza, molte volte ciò non è stato possibile.


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Con tale emendamento, pertanto, si pone sicuramente un vincolo maggiore alla soddisfazione di quelle che fino ad oggi sono state aspettative disattese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Presidente, intervengo a proposito di tale emendamento perché ritengo che in qualche modo risponda ad un'esigenza che abbiamo anche noi sollevato più volte in Commissione difesa.
Molto spesso, infatti, dobbiamo intervenire affinché siano risolti problemi di avvicinamento dei militari di leva alle zone di residenza; abbiamo visto, in proposito, quanto malessere esista tra i militari. Tuttavia l'emendamento Caveri non ci persuade poiché recita «Il servizio di leva deve svolgersi nel territorio della regione di appartenenza». Credo che una tale formulazione ponga alcuni problemi, poiché il territorio viene individuato esclusivamente in base alla regione di appartenenza. Ciò sembra a noi troppo vincolante. Riteniamo invece che si potrebbe modificare il testo con una parte dell'emendamento presentato dal collega Carratelli, introducendo la dizione «presso unità o reparti aventi sede nel luogo più vicino al comune di residenza del militare e comunque distanti non oltre 100 chilometri». Faccio notare che tale formulazione è diversa perché, per esempio, per un giovane residente in Puglia potrebbe esserci un reparto in Basilicata, comunque vicino alla zona in cui risiede. Ripeto, il problema è quello dell'avvicinamento del militare.
Pertanto circoscrivere la norma alla regione di appartenenza mi sembra non condivisibile. Se dunque l'emendamento venisse riformulato nel senso che ho prima indicato, noi lo voteremmo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mitolo. Ne ha facoltà.

PIETRO MITOLO. Signor Presidente, parlo a titolo personale...

PRESIDENTE. Onorevole Mitolo, sarebbe opportuno acquisire prima l'orientamento del gruppo.
Onorevoli colleghi, per cortesia! Onorevole Buontempo, prenda posto! Onorevole Gasparri, si accomodi!

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, intende fare lei la dichiarazione di voto a nome del gruppo?

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ciò a cui si è fatto riferimento accade perché il fantomatico modello della difesa non ha mai preso forma e, nonostante i vari interventi del ministro della difesa, siamo completamente «indifesi» di fronte a ciò che potrà accadere.
O si sceglie definitivamente il modello della difesa articolato sul sistema dei volontari e della professionalità, oppure si combina questo modello con quello della leva obbligatoria od ancora si rimane al sistema attuale. Però si deve fare una scelta. Si può anche deputare un certo tipo di esercito nazionale di volontari alle operazioni della difesa nazionale, di peace keeping o all'estero e creare una milizia regionale o territoriale. Non so quale sia la scelta giusta perché non abbiamo mai avuto un terreno di confronto. Si arriva però a dire, senza sapere quale sia il modello di difesa (perché in quest'aula non lo sa nessuno), che si «deve» prestare il servizio militare nell'ambito della propria regione. Questo, infatti, prevede l'emendamento; non raccomanda che il luogo del servizio militare sia quanto più possibile vicino al luogo di residenza, della propria abitazione o che si tenga conto di motivi di


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studio, di famiglia o di quant'altro con il nostro buon senso possiamo prendere in considerazione. Scusate, colleghi, ma se il nuovo modello di difesa dovesse prevedere 8, 10 o 12 brigate e quel modello o le esigenze di mantenimento della pace, di difesa dei confini o delle trasferte all'estero comporteranno un certo tipo di dislocazione delle Forze armate sul territorio nazionale, come si potrà piegare a queste esigenze il fatto che per forza i nostri figlioli dovranno svolgere il servizio militare nella propria regione (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale e del deputato Spini)?
Inoltre, qual è il trattamento differenziato per coloro che prestano il servizio militare nell'esercito rispetto a coloro che lo svolgono nella marina militare, non ho capito in quale regione? Io sono umbro, la mia regione non si affaccia su alcun mare; dove andrà a svolgere mio figlio il servizio militare se lo arruoleranno in marina? Ci stiamo rendendo demagoghi oltre ogni limite di sopportazione. Occorrerebbe un minimo di criterio e di cultura di governo nella maggioranza e nell'opposizione! Possiamo prevedere una norma secondo la quale si «deve» svolgere il servizio militare nella regione di residenza?
Credo di aver detto fin troppo. Mi auguro sinceramente, al di là di ogni demagogia, che il buon senso ci porti a respingere l'emendamento Caveri 10.43 (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale, di forza Italia e di deputati della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

ELVIO RUFFINO. Signor Presidente, le intenzioni dei proponenti l'emendamento 10.43 sono naturalmente le migliori, ma quell'emendamento non è accoglibile perché, se fosse inserito nella legge dello Stato, passeremmo inopinatamente ed improvvisamente ad un cambiamento radicale della natura delle Forze armate. Queste ultime, infatti, da Forze armate nazionali, costruite e strutturate su base nazionale con un sistema molto complesso, diventerebbero regionali, modificando radicalmente il modo di intendere sia i principi costituzionali, sia le nostre necessità, tanto più che ciò verrebbe realizzato, come dicevo, in modo inopinabile e non organico.
L'emendamento, quindi, non può essere accolto, mentre è giusta l'esigenza che l'amministrazione faccia tutto quanto possibile per cercare di far svolgere ai giovani il servizio militare nel modo più ragionevole e il più vicino possibile, tenuto conto delle necessità. Voteremo pertanto a favore dell'emendamento Romano Carratelli 10.57, che ci sembra più ragionevole e più misurato.
Rivolgiamo inoltre un appello ai firmatari dell'emendamento 10.43, perché comprendano che la loro giusta esigenza viene formulata con quell'emendamento in modo tale da dover essere respinta.

PRESIDENTE. Onorevole Diliberto, può proporre ai colleghi davanti a lei di girarsi verso la Presidenza?

ELVIO RUFFINO. Come dicevo, se fosse possibile un ripensamento dei proponenti, ci giungerebbe gradito.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Fontan, per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Bampo.

ROLANDO FONTAN. Era per avere una precisazione.

PRESIDENTE. Allora la prego di attendere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matacena. Ne ha facoltà.

AMEDEO MATACENA. Chiedo di apporre la mia firma all'emendamento 10.43, preannunciando il mio voto favorevole, anche in considerazione del fatto che l'attuale realtà del nostro esercito consente ai giovani del nord di svolgere il servizio mi


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litare vicino casa molto più facilmente rispetto ai ragazzi del sud. Aggiungo, per rispondere al collega di alleanza nazionale, che a prestare il servizio militare in marina sono i giovani che hanno tradizioni popolari marinare.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, per andare incontro a tutte le esigenze che sono emerse dagli interventi dei colleghi dei vari gruppi e anche a quelle che non sono emerse ma che pure esistono, si può aggiungere la dizione «territorio della regione di appartenenza e regione confinante»; in questo modo si cerca di superare tutti i problemi che sono sorti in quest'aula.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, adesso basta! Sedetevi, per cortesia!
I nostri lavori non proseguiranno finché non ci sarà un po' d'ordine! Perdiamo così molto tempo e non possiamo terminare i nostri lavori per le 22!
Prego, onorevole relatore.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sull'argomento sono stati presentati diversi emendamenti. La Commissione ha ritenuto di esprimere parere favorevole sull'emendamento Romano Carratelli 10.57 perché esso contempera l'esigenza posta dall'emendamento dell'onorevole Caveri, per la quale il servizio di leva deve svolgersi nel luogo più vicino alla residenza degli arruolati, con altre esigenze poste all'attenzione dell'Assemblea, e cioè quelle strategiche e logistiche delle Forze armate.
Di conseguenza, chiedo all'onorevole Caveri se sia d'accordo che al suo emendamento 10.43 venga premesso che il servizio di leva debba svolgersi nel luogo più vicino alla residenza degli arruolati, purché ciò non sia incompatibile con le direttive strategiche e le esigenze logistiche delle Forze armate. In tal modo - lo ripeto - verrebbero contemperate le diverse esigenze.

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Signor Presidente, colleghi, a questa ora del pomeriggio (Si ride - Applausi ironici dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e della lega nord per l'indipendenza della Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa.... possiamo confondere i nostri desideri con la realtà.
Tuttavia, questa norma, nella sua secchezza, nella sua imposizione di un diritto a svolgere il servizio militare nell'ambito di una circoscrizione regionale (in Italia abbiamo regioni di mezzo milione di abitanti) non è applicabile. Se voi l'approvate, mettete l'organizzazione militare fuorilegge!
Con le venti regioni italiane e le dieci o dodici brigate previste dalla riduzione delle Forze armate - per le quali avete votato in precedenza la riduzione del numero dei quadri degli ufficiali - una norma siffatta non può essere realizzata.
Abbiamo la flotta concentrata su due piazze, mentre la leva di mare interessa un numero molto più rilevante di regioni. Com'è possibile applicare questa norma nella sua precisione?

ROLANDO FONTAN. Si può, si può!

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Ecco perché, se ritenete di applicare in modo geometrico il diritto alla


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residenza, mi sembra più facile accogliere l'emendamento Romano Carratelli 10.57, che lascia almeno una possibilità di pesare l'interesse del singolo e quello dell'organizzazione.
Noi veniamo da un periodo in cui era necessario concentrare le truppe di leva in poche regioni d'Italia. Questo periodo è superato; possiamo accettare una norma-direttiva, che peraltro esiste nella legislazione, per far combaciare il più possibile l'obbligo di leva con l'area di residenza, ma una formulazione così secca e precisa mette l'organizzazione militare nell'impossibilità di realizzarla. E non mi pare opportuno costringere degli uomini a non rispettare la legge perché contemporaneamente non hanno né i mezzi né l'organizzazione per poterla rispettare. Ecco perché chiedo che questa norma, così com'è formulata, non venga approvata e che in tal modo il Parlamento dimostri che capisce i problemi dell'organizzazione dello strumento militare.

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Presidente, vorrei dare un piccolissimo suggerimento al Governo per contemperare le esigenze contrapposte. Se si precisa che il servizio militare si svolge «preferibilmente» o «possibilmente» nella regione di origine, si contemperano le diverse esigenze (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, l'emendamento Romano Carratelli 10.57 afferma sostanzialmente questo concetto!

VALDO SPINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Siamo tutti stanchi, ma vorrei richiamare per un momento l'attenzione del ministro, il quale, in quanto rappresenta il Governo, ha il potere di proporre subemendamenti. Oltre alla proposta dell'onorevole Pisanu, che non scarterei, pongo all'attenzione del Governo un'altra possibilità, quella di spostare di collocazione l'emendamento Romano Carratelli 10.57 e di votarlo prima dell'emendamento Caveri 10.43. Se fosse approvato, il problema sarebbe evidentemente risolto contemperando ambedue le esigenze richiamate (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, la modifica dell'ordine delle votazioni è possibile, come sapete, in base all'ultimo comma dell'articolo 85 del regolamento, ma deve essere annunciata in precedenza. Poiché non l'ho annunciata, non posso modificare tale ordine.

LUCIANO CAVERI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO CAVERI. Mi fa piacere, Presidente, che si sia sviluppato un ampio dibattito sul mio emendamento 10.43, anche perché era un po' questa la ragione per cui lo avevamo presentato.
Credo che la soluzione proposta dal relatore per la maggioranza sia molto simile a quella di modificare l'emendamento, tenendo conto delle opinioni di tutti, nel senso che il servizio di leva deve svolgersi «di norma» nel territorio della regione. Inoltre al posto dell'espressione «regione di appartenenza» si può usare l'espressione «regione di residenza»; forse il mio è stato un lapsus linguae, non c'è nulla di immodificabile.
Ritengo che l'espressione «di norma» rappresenti un concetto assai simile, ma più vincolante di quello presente nell'emendamento Romano Carratelli 10.57, che contiene addirittura la premessa «purché non sia incompatibile con le direttive strategiche e le esigenze logistiche» e quindi pone come quasi eccezionale la leva regionalizzata rispetto al sistema consueto.

PRESIDENTE. Il collega Caveri intende modificare il proprio emendamento aggiungendo le parole «di norma». Qual è il


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parere della Commissione sull'emendamento Caveri 10.33 così modificato?

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario, sarebbe favorevole solo alle condizioni che ho indicato prima.

PRESIDENTE. Il Governo?

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Anche il Governo è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caveri 10.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti534
Votanti512
Astenuti22
Maggioranza257
Hanno votato 114
Hanno votato no398
(La Camera respinge).

GUIDO DUSSIN. Presidente, desidero solo segnalare, non essendo riuscito a votare, che intendevo esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano Carratelli 10.44.

CESARE RIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

CESARE RIZZI. Signor Presidente, visto che questo personaggio, Romano Carratelli, non è mai presente, faccio mio il suo emendamento.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Ma sono qui!

PRESIDENTE. L'onorevole Romano Carratelli è presente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 10.44, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti530
Votanti521
Astenuti9
Maggioranza261
Hanno votato 511
Hanno votato no10
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti521
Votanti383
Astenuti138
Maggioranza192
Hanno votato 88
Hanno votato no295
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti545
Votanti543
Astenuti2
Maggioranza272
Hanno votato 248
Hanno votato no295
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano Carratelli 10.47. Onorevole


Pag. 5763

Romano Carratelli, accetta l'invito al ritiro del suo emendamento?

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.104 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti548
Votanti538
Astenuti10
Maggioranza270
Hanno votato 530
Hanno votato no8
(La Camera approva).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti538
Votanti524
Astenuti14
Maggioranza263
Hanno votato 79
Hanno votato no445
(La Camera respinge).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crucianelli 10.50, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti546
Votanti370
Astenuti176
Maggioranza186
Hanno votato 295
Hanno votato no 75
(La Camera approva).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano Carratelli 10.51.

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo al presentatore di ritirare questo emendamento.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Lo ritiro.

MARIO TASSONE. Faccio mio questo emendamento e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Intendevo intervenire anche sull'emendamento Caveri 10.43 e intendo ora parlare a favore di questo emendamento, che ritengo vada nella giusta direzione, anche se poco fa vi è stata un po' di confusione nella Commissione e nel Governo. Anche questo emendamento infatti contiene una posizione cogente rispetto al servizio militare. Siamo perciò d'accordo sul suo contenuto e rivolgiamo un richiamo forte al Governo, ma il ministro non può dichiarare di non essere d'accordo su alcuni emendamenti, perché da questa discussione viene un segnale forte affinché si apporti subito ed immediatamente una modifica al nuovo modello di difesa. Credo peraltro che il disagio sia molto chiaro ed eloquente.

ROSANNA MORONI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSANNA MORONI. Signor Presidente, probabilmente mi ero distratta, ma vorrei capire quale sia stata la sorte dell'emendamento Nardini 10.48.

PRESIDENTE. Non è precluso? Poiché è stata soppressa la parola «alle armi», potremmo modificare l'emendamento in modo che invece di iniziare dopo la parola «armi» cominci dopo la parola «mili


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tari»; in tal modo esso diverrebbe ammissibile.

ROSANNA MORONI. No, secondo me vi è stata una certa confusione con l'emendamento Romano Carratelli 10.47, il quale poneva il problema dei «militari alle armi»; infatti abbiamo deciso di sopprimere la parola «armi».

PRESIDENTE. L'emendamento Romano Carratelli 10.47 è stato ritirato.

ROSANNA MORONI. Appunto. Per questo nell'emendamento Nardini 10.48, dopo le parole «per i militari alle armi» si propone di aggiungere «e per gli obiettori in servizio sostitutivo civile».

PRESIDENTE. Sì.

ROSANNA MORONI. Non lo abbiamo esaminato, ma ricordo che la Commissione aveva espresso parere favorevole.

PRESIDENTE. La Commissione, rispetto al suo emendamento 10.104, ha soppresso l'espressione «alle armi». Vorrei sapere se lei ritiene che possa aggiungersi, dopo il termine «per i militari»...

ROSANNA MORONI. Certo.

PRESIDENTE. Mi risponda sì, allora!

SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente se l'emendamento Nardini 10.48 non è stato posto in votazione, non è precluso.

PRESIDENTE. Sì, ma di tale questione stiamo parlando da un quarto d'ora!

ELVIO RUFFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELVIO RUFFINO. Vorrei chiedere ai colleghi di riflettere attentamente sull'emendamento in esame, che l'onorevole Tassone ha fatto proprio.
Credo fosse giusta la richiesta del relatore, e la decisione dell'onorevole Romano Carratelli di ritirare l'emendamento, perché, essendo legato alla questione della regionalizzazione, crea forti disparità sociali. In base a tale emendamento, infatti, i giovani studenti universitari fino al secondo anno fuori corso dovrebbero prestare il servizio militare nel proprio comune o al massimo nella propria regione. Crediamo sia positivo favorire la regionalizzazione del servizio di leva per tutti i giovani, ma gli studenti hanno già un privilegio, o comunque un'opportunità, rappresentata dal rinvio. Se non tenessimo conto di ciò, creeremmo una situazione di disparità sociale, perché lo studente universitario presterebbe il servizio militare nel suo comune o nella sua regione, mentre invece il giovane operaio o disoccupato potrebbe essere sbattuto dall'altra parte dell'Italia. Tale situazione creerebbe - ripeto - una situazione di disparità sociale troppo accentuata e, francamente, non ragionevole. Riteniamo che l'amministrazione debba fare il possibile per creare condizioni tali affinché tutti i giovani possano possibilmente prestare il servizio militare nella propria regione, dopo di che per gli studenti vi è la possibilità del rinvio; diversamente creeremmo ulteriori disparità sociali. Questa è la mia opinione ed invito i colleghi a riflettere su quanto ho detto (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).

VALDO SPINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Spini, è intervenuto ora l'onorevole Ruffino. Lei intende intervenire in dissenso? Il tempo del dissenso è finito! Peraltro non possiamo ascoltarla se non preme il pulsante.

VALDO SPINI. Vorrei precisare che esiste già la possibilità di prestare il servizio militare quando manchino tre esami! Quindi...

PRESIDENTE. Lo ha già detto l'onorevole Ruffino.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 10.51, ritirato


Pag. 5765

dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Tassone, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti531
Votanti525
Astenuti6
Maggioranza263
Hanno votato 127
Hanno votato no398
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardini 10.48, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti534
Votanti532
Astenuti2
Maggioranza267
Hanno votato 290
Hanno votato no242
(La Camera approva).

Colleghi, a questo punto ritengo opportuno procedere fino alla conclusione dell'articolo 10, fermo restando che i nostri lavori sugli altri punti all'ordine del giorno termineranno alle 22.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.52, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti530
Votanti523
Astenuti7
Maggioranza262
Hanno votato 321
Hanno votato no202
(La Camera approva).

Sono pertanto assorbiti gli emendamenti Tassone 10.53, Pagliarini 10.54, Lumia 10.55 e Michelangeli 10.56.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 10.57, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti542
Votanti523
Astenuti19
Maggioranza262
Hanno votato 494
Hanno votato no29
(La Camera approva).

GUIDO POSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO POSSA. Chiedo al Presidente di rallentare i tempi di apertura e chiusura - soprattutto quello di chiusura - delle votazioni. Ho notato, infatti, che molti sono gli errori fisici commessi dai deputati, i quali hanno al massimo un secondo di tempo per esprimere il loro voto.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Possa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti542
Votanti536
Astenuti6
Maggioranza269
Hanno votato 54
Hanno votato no482
(La Camera respinge).


Pag. 5766

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti548
Votanti538
Astenuti10
Maggioranza270
Hanno votato 54
Hanno votato no484
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti538
Votanti526
Astenuti12
Maggioranza264
Hanno votato 52
Hanno votato no474
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti536
Votanti527
Astenuti9
Maggioranza264
Hanno votato 52
Hanno votato no475
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti539
Votanti371
Astenuti168
Maggioranza186
Hanno votato 60
Hanno votato no311
(La Camera respinge).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano Carratelli 10.63.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Se l'onorevole Tassone me lo consente, ritiro l'emendamento 10.63, riservandomi di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

MARIO TASSONE. Lo faccio mio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano Carratelli 10.63 ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Tassone, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti540
Votanti528
Astenuti12
Maggioranza265
Hanno votato 247
Hanno votato no281
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emenda


Pag. 5767

mento Pagliarini 10.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti541
Votanti534
Astenuti7
Maggioranza268
Hanno votato 80
Hanno votato no454
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti539
Votanti530
Astenuti9
Maggioranza266
Hanno votato 56
Hanno votato no474
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti542
Votanti533
Astenuti9
Maggioranza267
Hanno votato 60
Hanno votato no473
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti546
Votanti539
Astenuti7
Maggioranza270
Hanno votato 58
Hanno votato no481
(La Camera respinge).

PAOLO BECCHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BECCHETTI. Signor Presidente, dobbiamo ancora votare venti emendamenti per concludere l'esame dell'articolo. Dopo una giornata così angosciante posso pregarla di farmi «gustare» gli ultimi venti emendamenti un po' più lentamente? Dopo tante votazioni, Presidente, affrontiamo gli ultimi venti emendamenti con calma!

PRESIDENTE. Non sono venti, onorevole Becchetti. Dobbiamo procedere ancora a sette o otto votazioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pagliarini 10.80.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti522
Votanti510
Astenuti12
Maggioranza256
Hanno votato 63
Hanno votato no447
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 5768

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti544
Votanti532
Astenuti12
Maggioranza267
Hanno votato 208
Hanno votato no324
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.82, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti538
Votanti536
Astenuti2
Maggioranza269
Hanno votato 244
Hanno votato no292
(La Camera respinge).

I presentatori accolgono l'invito a ritirare gli identici emendamenti Lavagnini 10.83 e Tassone 10.84 ed a trasfonderne il contenuto in ordini del giorno?

ROBERTO LAVAGNINI. Sì, signor Presidente.

MARIO TASSONE. Sì, signor Presidente.

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare in qualità di firmatario dell'emendamento Lavagnini 10.83.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Desidero richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo su un problema. Sostanzialmente, il disegno di legge collegato prevede la riduzione del numero degli ausiliari, vale a dire di quei giovani che prestano il servizio di leva nell'Arma dei carabinieri, nella polizia di Stato o nel corpo dei vigili del fuoco. Ora, approvare sic et simpliciter le norme proposte dal Governo e dalla maggioranza implicherebbe - è bene che i deputati se ne rendano conto - la riduzione del numero di questi addetti alla sicurezza. Si tenga presente che nell'Arma i cosiddetti ausiliari, cioè i giovani di leva che prestano servizio militare, sono 15 mila, vale a dire il 15 per cento degli effettivi, mentre nella polizia sono diverse migliaia.
Il Governo intende ridurre questi numeri, il che è in contraddizione, ad esempio, con la volontà dello stesso Governo e della maggioranza di centro-sinistra di sostituire in Sicilia ed in altre regioni i reparti dell'esercito, che da mesi, anzi da anni operano per la sicurezza ed il controllo del territorio, con carabinieri e poliziotti. Da un lato si attribuiscono maggiori funzioni a carabinieri e polizia, perché in Sicilia o in Calabria o a Napoli ci sono aspettative di maggiore controllo del territorio, dall'altro si riduce il numero del personale; che poi siano effettivi a vita o ausiliari non ha importanza, perché gli ausiliari svolgono servizi qualificatissimi e si sacrificano come gli effettivi.
Quindi, i nostri emendamenti, quelli che lei ha citato e l'emendamento 10.88, invitano il Governo a riflettere su questo problema, perché di fatto abbiamo una riduzione degli ausiliari anno dopo anno. Ci troveremo pertanto con meno carabinieri e poliziotti nelle strade, con la differenza peraltro che mentre la polizia di Stato ha degli organici che può estendere, per cui potrebbe arruolare effettivi al posto dei giovani di leva, che ovviamente costano di più (quindi se l'obiettivo è il risparmio, non lo si raggiunge), l'Arma dei carabinieri questo non può farlo, per cui abbiamo detto più volte che questa finanziaria prevede più tasse e meno sicurezza.
Credo che prima del ritiro degli emendamenti forse il Governo dovrebbe esprimere una valutazione in proposito, altrimenti a fine serata si vota, a favore o contro, si perde e domani i cittadini, che chiedono più carabinieri e più polizia, qualcosa che li assicuri, non avranno risposta. Si può anche trasfondere il contenuto di questi emendamenti in un ordine del


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giorno, ma credo che ciò possa essere fatto previo intervento del Governo; diversamente noi li manterremo e poi qualcuno si assumerà la responsabilità di ridurre il numero degli addetti alla sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole ministro, in sostanza la domanda dell'onorevole Gasparri in termini parlamentari significa questo: il Governo esprimerebbe parere favorevole ad un ordine del giorno che recepisse il contenuto di questi emendamenti?

BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Il Governo si è trovato nella necessità di introdurre una serie di riduzioni nelle spese per il personale per poter far fronte ad impegni assunti in passato, e che il Governo intendeva confermare, circa acquisti di nuovi sistemi d'arma. Queste spese per il personale per la prima volta riguardano anche le forze di polizia, che finora sono state escluse - così come le Forze armate - da ogni applicazione di norme relative al blocco del turn over.
A questo si aggiunge un problema serio relativo all'organizzazione futura delle Forze armate. Come i colleghi sanno, l'unico serio incentivo per arruolare volontari nelle Forze armate è costituito dalla prospettiva di concorsi riservati (come del resto abbiamo deciso nello scorso mese di agosto). È comprensibile che da parte delle diverse forze di polizia si preferisca un'immediata socializzazione, nell'ambito dei reparti della polizia, dei nuovi poliziotti o dei nuovi carabinieri. Quindi, di fatto, attraverso questo pool di 24 mila ausiliari all'anno, che possono ruotare rapidamente, il numero dei concorsi in polizia e nei carabinieri è molto inferiore al flusso delle nuove reclute che affluiscono. Pertanto la possibilità di giocare sui concorsi riservati per creare una prospettiva di impiego a coloro che svolgono tre o cinque anni di servizio militare, e che costituiscono il fondamento dei volontari dell'esercito, delle Forze armate italiane, viene meno.
I 24 mila che attualmente sono nei contingenti come ausiliari permettono, ruotando ogni anno, di assumere migliaia e migliaia di poliziotti e carabinieri selezionati direttamente tra coloro che hanno svolto il servizio militare presso l'Arma dei carabinieri o presso le forze di polizia.
Il Ministero della difesa deve tener conto sia dei problemi delle forze di polizia sia della necessità di attivare - di fronte alle incertezze delle forze politiche sulla scelta di un esercito di leva o di uno di mestiere - un flusso di arruolamenti nei volontari delle Forze armate. Tutto questo ha implicazioni finanziarie e comporta la necessità di contenere il fenomeno degli ausiliari attraverso una sua riduzione progressiva.
Sono disponibile ad accogliere un ordine del giorno che, nell'ambito di questo complesso di esigenze che spingono in direzioni diverse, chieda che si tenga conto delle necessità prioritarie dei carabinieri nella fase della determinazione dei tetti specifici - noi abbiamo deciso solo la riduzione degli ausiliari - dell'attribuzione degli ausiliari alla polizia, ai carabinieri e alla guardia di finanza.
Vorrei anche ricordare che è stato approvato un emendamento che mantiene a dodici mesi la durata del servizio dei volontari, in maniera che ad una riduzione, che nel primo anno è di 4 mila unità, non se ne aggiunga un'altra conseguente ad una diminuzione del numero dei mesi di leva degli ausiliari delle forze di polizia o dei carabinieri.
Questo è tutto: sono disposto ad accogliere un ordine del giorno che nella programmazione della distribuzione del numero inviti a prestare una particolare attenzione, per il carattere di pervasività territoriale e quindi di necessità di manodopera, all'Arma dei carabinieri.

PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, qual è la sua posizione dopo l'intervento del ministro?

MAURIZIO GASPARRI. Devo dire che l'intervento del ministro non è stato dei più chiari e penso che abbia confuso le


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idee dei colleghi (Applausi). Mi consenta di dirlo, signor ministro, perché è la verità!

PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, lei deve solo dire se ritira o meno l'emendamento Lavagnini 10.83, di cui è cofirmatario.

MAURIZIO GASPARRI. Poiché l'emendamento forse sarebbe respinto ed il ministro si è impegnato ad accogliere un ordine del giorno che lasci inalterati i numeri finali di quanti, poliziotti o carabinieri, sono in servizio sulle strade - è irrilevante, poi, se vengano attinti dagli ausiliari, dagli effettivi o da altre parti -, piuttosto che far bocciare con un voto unilaterale l'emendamento, penso sia percorribile la via di un chiaro ordine del giorno che, essendo scritto da noi, possa essere più chiaro del suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Gasparri.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.102 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti536
Votanti491
Astenuti45
Maggioranza246
Hanno votato 480
Hanno votato no11
(La Camera approva).

Chiedo all'onorevole Caveri se acceda all'invito rivoltogli a ritirare il suo emendamento 10.87.

LUCIANO CAVERI. Presidente, vorrei far presente al relatore che questo non è un emendamento infondato, ma che parte dal presupposto che gli ausiliari che vogliono arruolarsi nei carabinieri, in polizia e nei vigili del fuoco dovrebbero usufruire di pari opportunità a prescindere dalla regione di provenienza. Di fatto, l'accentramento su Roma dei concorsi per ausiliari in polizia rende impossibile a molti la partecipazione agli stessi.
Peraltro credo che una semplice statistica facile da acquisire dimostrerebbe che non esiste uniformità di opportunità per tutti.
Accolgo tuttavia l'invito a ritirare il mio emendamento 10.87 e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Certo, avrei preferito che il Governo al posto della dizione «garantire» avesse accettato il verbo «favorire» e che sulla questione l'Assemblea si fosse potuta esprimere con un voto.

PRESIDENTE. Onorevole Roscia, mi sembra che lei intenda fare suo l'emendamento Caveri 10.87, ma come sa, se viene respinto, non può più essere trasformato in ordine del giorno.

DANIELE ROSCIA. Non fa niente. Non m'interessa l'ordine del giorno, Presidente!

PRESIDENTE. Sta bene, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caveri 10.87, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Roscia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti534
Votanti531
Astenuti1
Maggioranza266
Hanno votato 246
Hanno votato no285
(La Camera respinge).

Passiamo all'emendamento Lavagnini 10.88 per il quale è stato formulato un invito al ritiro.


Pag. 5771

ROBERTO LAVAGNINI. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo agli identici emendamenti Armani 10.89 e Tassone 10.90, per i quali è stato formulato analogo invito.

NICOLA BONO. Ritiro a nome dei presentatori l'emendamento Armani 10.89.

MARIO TASSONE. Ritiro il mio emendamento 10.90.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.92, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti535
Votanti522
Astenuti13
Maggioranza262
Hanno votato 73
Hanno votato no449
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.93, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti522
Votanti507
Astenuti15
Maggioranza254
Hanno votato 58
Hanno votato no449
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 10.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti533
Votanti520
Astenuti13
Maggioranza261
Hanno votato 57
Hanno votato no463
(La Camera respinge).

Passiamo all'emendamento Paissan 10.97, per il quale è stato formulato un invito al ritiro.

MAURO PAISSAN. Lo ritiro, Presidente.

PAOLO BAMPO. Lo faccio mio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paissan 10.97, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Bampo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti530
Votanti516
Astenuti14
Maggioranza259
Hanno votato 59
Hanno votato no457
(La Camera respinge).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo modificato dagli emendamenti approvati.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti538
Maggioranza270


Pag. 5772

Hanno votato 283
Hanno votato no255
(La Camera approva).

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, desidero far presente che, per un difetto nel funzionamento dell'impianto elettronico, non è stato registrato il mio voto sull'articolo 10.

PRESIDENTE. Sta bene, ne prendo atto.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani che, per consentire al Comitato dei nove di riunirsi al fine di esaminare gli emendamenti, comincerà alle 9,30.

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