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La seduta sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sull'articolo 8 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati.
NANDO DALLA CHIESA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, cercherò di ridurre al minimo la durata del mio intervento per non portare via altro tempo prezioso al dibattito in corso. Mi sembrava però opportuno aggiungere un paio di considerazioni alla discussione che ha avuto luogo questa mattina.
Credo che quello che ho definito un «grande e collettivo lapsus freudiano» che è calato oggi nel Parlamento sia indicativo della necessità che abbiamo di approfondire questo tema e di comprendere che cosa intendiamo quando pensiamo al pluralismo del sistema formativo nel suo complesso. Si tratta di questioni delicate.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Dalla Chiesa.
NANDO DALLA CHIESA. Dovremmo capire, dicevo, in che senso indirizzare le riforme che riguardano l'età dell'obbligo, perché credo che le informazioni che potremmo acquisire dal gruppo di lavoro sull'abbandono scolastico potrebbero essere molto preziose proprio al fine di evitare di varare riforme che tengano conto soltanto dei problemi di natura sindacale. Dovremmo invece varare riforme che partano dai problemi diretti degli utenti, delle famiglie, come la riforma delle scuole medie superiori. E potremmo anche comprendere, a partire da un'inchiesta sugli abbandoni scolastici, quale sia la reale funzione che svolge una parte - sottolineo «una parte» - dell'istruzione privata. Potremmo cioè capire se una parte di quest'ultima in realtà non nasca, si strutturi e sviluppi i propri interessi proprio a partire dalla quantità degli abbandoni e da una bassa qualità dell'istruzione pubblica.
mai, in questo percorso accidentato, la bussola delle pari opportunità, che ha ispirato il programma elettorale dell'Ulivo. Ribadisco quindi che, se pari opportunità devono essere, il sistema formativo deve garantirle e dobbiamo cercare di capire cosa abbia impedito fino ad ora a queste pari opportunità di realizzarsi, cosa abbia prodotto un abbandono così alto e perché questo oggi avvenga all'interno del nostro sistema scolastico - forse non è stato rilevato a sufficienza - persino nella fascia della scuola dell'obbligo (Applausi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole D'Ippolito, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
ADRIANO VIGNALI. Signor Presidente, colleghi, signor ministro, sono uno dei firmatari dell'emendamento 8.98 che, molto opportunamente, nella giornata odierna ha aperto la discussione sull'articolo 8 del collegato in riferimento alla situazione scolastica.
gliori del mondo cattolico andranno avanti nelle prospettive di riforma delineate dal programma dell'Ulivo e del Governo e credo che sia interesse anche delle forze del Polo misurarsi dialetticamente ed in modo non aprioristico su tali proposte. Da questo punto di vista voglio ricordare alla collega Aprea, la quale ha già presentato una proposta di legge riguardante gli organi collegiali, che proprio dal mondo cattolico vengono le critiche più forti a quel progetto, che tenderebbe a contrastare e distruggere ogni ipotesi di partecipazione delle comunità locali e delle famiglie. Su questa strada non potrete dare un contributo serio a quello che pure avete detto di voler rappresentare, ossia l'interesse delle comunità locali e delle famiglie (Commenti del deputato Aprea). A questo proposito, se volete davvero rispondere anche a chi vi ha eletto, a chi rappresentate, dovete cambiare registro.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bicocchi che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
MICHELE RALLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito con grande attenzione il dibattito di oggi, anche per
ché ritengo che la vicenda si presti ad estrapolare alcuni spunti che forse sarebbe bene tenere distinti da certe posizioni emerse oggi quasi come un fatto di schieramento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.
FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio dissenso rispetto all'orientamento emerso stamane in ordine al rapporto tra scuola statale e scuola non statale; una linea di politica scolastica che ha visto pronunciare interventi, soprattutto da parte dei rappresentanti delle forze di maggioranza, che indubbiamente non portano alcun contributo alla necessità di chiarezza e alle esigenze di una politica scolastica che non ubbidisce ad alcuna logica organica e sistematica.
mente! - ministero dell'educazione; anche se non si vuole aggiungere l'aggettivo «nazionale», bisogna ricordare che in paesi di grande civiltà democratica il tema dell'education ritorna con grande insistenza e attualità.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, sono così esauriti gli interventi sull'articolo 8 e sul complesso degli emendamenti ad esso presentati.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Napoli 8.96, Rodeghiero 8.104, Cavaliere 8.103 e 8.97. Alla luce del dibattito svoltosi, esprime invece parere favorevole sugli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99.
PRESIDENTE. Onorevole Napoli, accoglie la modifica proposta dal relatore per la maggioranza al suo emendamento 8.107?
ANGELA NAPOLI. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 8.102 e Bianchi Clerici 8.101. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Napoli 8.109 perché le finalità educative sono fatte salve; sull'emendamento Aprea 8.110 esprimo parere contrario, ma chiedo al Governo se non si evidenzino necessità di coordinamento fra le disposizione proposte all'approvazione e quelle vigenti, ossia gli articoli 51 e 52 del decreto legislativo n.297 del 1994. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Bono 8.112, Napoli 8.113, Rodeghiero 8.114, Napoli 8.115, Bianchi Clerici 8.119, Rodeghiero 8.116, Bianchi Clerici 8.120, 8.117 e 8.121 e Rodeghiero 8.123. Il parere sull'emendamento Teresio Delfino 8.127 è favorevole a condizione che i presentatori ne accettino una riformulazione del seguente tenore: «Al comma 3, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: È garantita la continuità del sostegno per gli alunni portatori di handicap. Le modalità saranno definite previa contrattazione decentrata, ove prevista».
PRESIDENTE. Onorevole Teresio Delfino?
TERESIO DELFINO. Vorrei solo un chiarimento. Nella contrattazione decentrata rientra comunque la possibilità di garantire la continuità didattica dello stesso insegnante?
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Sì.
TERESIO DELFINO. Allora accetto la riformulazione.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 8.124, 8.126 e 8.125, Bianchi Clerici 8.128 e 8.129, sugli identici emendamenti Napoli 8.130 e Rodeghiero 8.131, Napoli 8.132, Rodeghiero 8.135, Aprea 8.191 e Napoli 8.136 e 8.139. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Sbarbati 8.140 mentre il parere è contrario sugli emendamenti Napoli 8.141, Rodeghiero 8.142 e sugli identici emendamenti Rodeghiero 8.143 e Acierno 8.144.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Prestigiacomo 8.145 è stato riformulato e va inteso come aggiuntivo, non come sostitutivo.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Prestigiacomo 8.145, mi rimetto al Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Signor Presidente, vorrei pregare il relatore di ripetere il parere sull'emendamento 8.190 del Governo, perché credo di non aver capito.
PRESIDENTE. Ha invitato il Governo a ritirarlo.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Ed a mantenere, quindi, il testo della Commissione, professore.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Il Governo concorda con i pareri espressi dal relatore. Il Governo altresì, relativamente all'emendamento sul quale egli si è rimesso al Governo, si riserva di esprimere il proprio parere quando verrà posto in votazione.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Vorrei segnalare che il
comma 15 dell'articolo 8, il quale prevede che le disposizioni di cui ai precedenti commi non si applichino alla regione Valle d'Aosta e alle province autonome di Trento e Bolzano, in quanto esse provvedono alle necessità finanziarie della loro rete scolastica con le proprie finanze, dovrebbe essere più opportunamente collocato dopo il comma 12, a chiusura delle disposizioni concernenti la riorganizzazione della rete scolastica.
PRESIDENTE. Di questo si terrà conto in sede di coordinamento formale.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti e votanti533
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rodeghiero 8.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti e votanti529
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavaliere 8.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Presenti518
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavaliere 8.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti e votanti518
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ho apprezzato molto l'altro ieri la sensibilità con cui l'Assemblea ha invitato il presentatore dell'emendamento sulla chiusura dei manicomi a ritirarlo, con l'argomentazione che, se la Camera dei deputati avesse respinto tale emendamento, si sarebbe potuto fraintendere che la Camera contestava la riforma del settore in sé, mentre si trattava soltanto di una sollecitazione dei tempi di chiusura delle strutture.
voto (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.
ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, pochi minuti fa ho sentito una curiosa affermazione da parte di un collega della sinistra, il quale rinfacciava a forza Italia (e qui non entro nel merito) di essere favorevole alla scuola privata in nome di una selvaggia concezione liberistica, mentre la lega sarebbe favorevole alla scuola privata perché questa favorisce la divisione dell'Italia. Questo non lo so e non entro nel merito.
Ciò che posso dire è che abbiamo visto una scuola pubblica operare un'unificazione selvaggia a livello culturale. Infatti, se poteva essere comprensibile che fino al 1943 la riforma Gentile potesse anche svolgere una funzione di questo genere, la rinata democrazia italiana, dominata da una serie di partiti più volte citati anche negli interventi di questa mattina, ha avuto tempo dal 25 luglio 1943 ad oggi per apportare riforme a questo sistema.
NICOLA BONO. Non sai quello che dici!
ALBERTO LEMBO... in seguito all'estensione del concetto libertario giacobino portato da Mazzini, da Garibaldi e dai loro mandanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, onorevoli ministri, il ministro Berlinguer ha ragione quando dice che il problema della parità va affrontato oggi nei suoi legami inscindibili con i temi dell'autonomia e della qualità, con il carattere della ineludibilità. Peraltro questo principio è stato autorevolmente e ripetutamente segnalato nelle più alte sedi istituzionali e culturali, e soprattutto reclamato dalla forza degli eventi.
luppo rapido del sistema scolastico statale, oggi, paradossalmente - lo ripetiamo -, sembra sia proprio la crisi di tale modello a rappresentare per alcuni l'ostacolo di fatto più importante ai fini della riforma paritaria, tanto che l'appello ripetuto anche in questo dibattito, in questa giornata, a riservare ogni risorsa reperibile alla cura della scuola statale rappresenta l'alibi più ricorrente per giustificare il ripudio della parità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il presidente del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo ha esplicitato molto bene le ragioni in base alle quali il nostro gruppo esprimerà parere favorevole sull'emendamento soppressivo.
non vogliono difendere la scuola privata. Vorrei tuttavia far notare - e prego di riflettere bene sul dato - che l'affermazione di questo principio, che è di eguaglianza, in pratica si traduce in una prescrizione esiziale per la scuola privata. Siccome ogni legge deve ispirarsi al criterio della reciprocità, quando faremo la riforma e si chiederà di poter convenzionare o in altro modo inserire le scuole non statali nel servizio pubblico, secondo i parametri del numero degli alunni e del numero delle classi richiesti dalla legge n.426, di scuole non statali praticamente non se ne conteranno.
CARLO GIOVANARDI. Ma chi l'ha detto?!
DOMENICO VOLPINI. Collega Giovanardi, spero che lei sia molto addentro ai problemi della scuola pubblica e privata: personalmente vi sono fin sopra i capelli (Applausi dei deputati del gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, onorevoli colleghi, voterò a favore degli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99, perché non credo che la scuola pubblica possa o debba essere sostituita dalla privata. Lo Stato ha l'obbligo di assicurare l'istruzione a tutti i cittadini e su tutto il territorio. O si comprende ciò di cui si sta parlando oppure questo è un Parlamento che va ormai verso la schizofrenia della contrapposizione.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, ella sta parlando in dissenso dal suo gruppo?
TEODORO BUONTEMPO. Sì.
PRESIDENTE. Allora le vorrei ricordare che ha due minuti di tempo.
TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio, Presidente.
perché: «La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». È quanto prevede la nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ballaman, al quale ricordo che ha a disposizione due minuti. Ne ha facoltà.
EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, vorrei far notare che sul termine scuola privata qualcuno ha frainteso, perché scuola «privata» non significa privata della libertà di esistere, della libertà di avere una qualche forma di vita, non significa privata di ogni libero pensiero. In questa situazione, invece, priviamo queste realtà di ogni possibilità di esistere, eppure esse sono linfa vitale per la cultura del paese.
PRESIDENTE. Mi scusi, il dissenso dove sta?
EDOUARD BALLAMAN. Esprimerò il mio dissenso non partecipando al voto. Infatti non intendo partecipare al voto su una questione così grave, che ha ridotto e ridurrà ancor più la scuola in condizioni di colonizzazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti548
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 8.100.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, nell'intervenire per dichiarazione di voto vorrei illustrare l'emendamento che reca la mia firma e quella della collega Santandrea. Esso nasce dal fatto che il testo originario dell'articolo 8, presentato dal Governo, prevedeva la possibilità di procedere a piani di razionalizzazione della rete scolastica operando nel rispetto delle situazioni orografiche di maggior disagio. Durante l'esame in Commissione, è stato approvato un emendamento che ha mutato notevolmente gran parte
dell'articolo, sicché il rispetto dovrà essere «delle situazioni di maggior disagio socio-economico e oro-geografico».
ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo? In base alle nuove regole dovrebbe specificare l'argomento.
ANGELA NAPOLI. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Devo avanzare una richiesta che non posso assolutamente rinviare. Vista la comparsa e l'immediata scomparsa in quest'aula del Presidente del Consiglio, vorrei sapere se egli sia venuto per esprimere un parere contrario ad un'intera fase della sua campagna elettorale o se, invece, sia venuto qui per esprimere solidarietà.
PRESIDENTE. Onorevole Napoli, non si deve barare: questo comportamento è una presa in giro della Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti), perché il suo non era certo un richiamo sull'ordine dei lavori!
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti525
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Fontan 8.111 se aderiscano all'invito al ritiro rivolto loro dal relatore per la maggioranza.
ROLANDO FONTAN. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROLANDO FONTAN. Con il nostro emendamento 8.111 si tenta - per quanto è possibile, perché siamo ormai quasi alla fine - di salvare qualche scuola nelle zone di montagna, derogando ai princìpi di razionalizzazione contenuti nel comma 1 dell'articolo 8. Preciso che tale emendamento non solo consentirebbe di derogare a quei princìpi, ma darebbe anche la possibilità, pur di salvare almeno qualche scuola nelle zone di montagna, ai privati - vale a dire agli utenti - e, addirittura, agli enti locali di compartecipare alle eventuali spese.
tanti politici. Esso richiederebbe tra l'altro una riflessione sul fatto che una scuola nelle zone di montagna rappresenta uno degli elementi basilari, se non il principale, della vita di quelle comunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenti. Ne ha facoltà.
MARIA LENTI. Presidente, intervenendo per dichiarazione di voto sull'emendamento Fontan 8.111, vorrei dire alcune cose alla collega Bianchi Clerici. Vorrei ricordare alla collega che la scuola non è un elastico che una volta si tira ed un'altra volta si allenta, mettendoci dentro ogni tipo di richiesta: ora si chiede di superare il maggior disagio socio-economico esistente e poi si invoca l'intervento delle famiglie e degli enti locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lembo al quale ricordo che dispone di due minuti. Ne ha facoltà.
ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo poiché intendo dichiarare il mio voto di astensione.
che continuate a predicare, cioè di essere i paladini dei deboli e degli emarginati!
PRESIDENTE. Onorevole Lembo, parliamoci chiaro, il suo non era un intervento in dissenso (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
ENRICO CAVALIERE. Si fidi, lo ha detto lui!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caveri. Ne ha facoltà.
LUCIANO CAVERI. Signor Presidente, la questione posta dall'emendamento in questione è ben nota a tutti coloro che si occupano dei problemi della montagna. È grosso modo lo stesso problema che ci siamo posti all'inizio della discussione sulla finanziaria, in merito alla chiusura degli ospedali nelle zone di montagna. Credo allora che alcune annotazioni, al di là delle valutazioni polemiche che si possono più o meno condividere, debbano essere fatte. Quando il Parlamento approvò la legge n.97 del 1994, la cosiddetta legge sulla montagna - si trattava, lo ricordo, di una proposta di legge di iniziativa parlamentare - non fece i conti col fatto che tale testo legislativo non sarebbe stato «digerito» dagli apparati ministeriali; questa è la verità. Questa legge continua ad essere ampiamente disapplicata, quando in essa sono previste alcune norme che avrebbero potuto risolvere tutti i problemi, e in tutti i settori, che riguardano i paesi di montagna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Comino. Ne ha facoltà.
DOMENICO COMINO. Signor Presidente, intendo parlare in dissenso perché, quando si propongono emendamenti generici a difesa della cosiddetta montagna, in realtà non si procede ad una definizione - parlo di regolamenti e direttive comunitarie -, a livello europeo e soprattutto a livello nazionale circa il concetto di montagna. Certo, in tutti noi vi è un apprezzamento culturale: a casa nostra, quando si parla di montagna, si intende l'insieme delle comunità alpine. Tuttavia, distorsioni regolamentari e interpretazioni previdenziali distorte fanno sì che non si abbia l'effettiva percezione della montagna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.
LUCIANA SBARBATI. Intervengo in dissenso dall'onorevole Caveri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Intervengo per chiedere una piccola informazione ai colleghi della lega. L'articolo 8 recita: «...nel rispetto delle situazioni di maggior disagio socio-economico ed oro-geografico», ossia della montagna. Non capisco la specificazione successiva che senso abbia, se non peggiorativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Intendo svolgere una dichiarazione di voto diversa da quella dell'onorevole Volpini.
PRESIDENTE. Mi scusi, lei deve dire se interviene in dissenso o no, non se la dichiarazione sarà diversa.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, mi consenta. L'onorevole Volpini ha chiesto delle precisazioni, non ha fatto una vera dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Bressa, parliamoci chiaro: intende votare difformemente dal suo gruppo?
GIANCLAUDIO BRESSA. Interverrò in dissenso, perché il mio voto sarà a favore...
PRESIDENTE. Allora va bene, ha facoltà di parlare.
GIANCLAUDIO BRESSA... con una precisazione. Poiché l'emendamento è stato formulato molto bene, ma probabilmente non è stato illustrato con la dovuta attenzione, anche per fugare alcuni dubbi, sottolineo che quando si fa riferimento alla «compartecipazione finanziaria degli utenti e degli altri enti locali interessati», si parla di compartecipazione «eventuale», non quindi necessaria e necessitata, in quanto l'emendamento 8.111 prevede criteri compensativi che mettono delle risorse a disposizione del mantenimento delle scuole di montagna nelle aree particolarmente disagiate. Pertanto voterò a favore dell'emendamento Fontan 8.111.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di procedere alla votazione, avverto che gli uffici mi hanno informato che è esaurito il tempo per gli interventi in dissenso (Commenti dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania) in quanto, ai sensi della delibera della Giunta per il regolamento del 14 luglio 1993, sempre applicata, il contingentamento è riferito anche agli interventi in dissenso.
ELIO VITO. No, no!
PRESIDENTE. Non sarà più possibile, quindi, chiedere la parola per intervenire in dissenso dal proprio gruppo.
ELIO VITO. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Vito, adesso procediamo al voto; parlerà successivamente.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti526
ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, lei ha correttamente ricordato - e su questo non eccepiamo - che il contingentamento si applica anche al tempo relativo agli interventi in dissenso.
l'Assemblea del suo dissenso rispetto al gruppo debba essere consentita anche da questa Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, mi trovo personalmente d'accordo con lei; mi farò interprete delle sue osservazioni con il Presidente della Camera nei limiti molto ristretti che lei ha evidenziato. Tuttavia, per il momento, devo attenermi a quanto stabilito all'unanimità dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in ordine al contingentamento dei tempi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti525
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, nella precedente votazione, pur avendo espresso voto contrario, il sistema elettronico ha registrato la mia astensione e si è accesa la luce bianca! Desidero dunque che rimanga agli atti il mio voto contrario (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ne prendo atto, onorevole Bressa (Commenti del deputato Tatarella).
PRESIDENTE. Recidivo sarà lei! E poi faccia attenzione perché con me - può dirglielo il suo compagno di banco - gira aria di temporale, di bassa pressione!
ADRIA BARTOLICH, Segretario legge:
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti562
Passiamo alla votazione dell'emendamento Teresio Delfino 8.102.
VALENTINA APREA. Intendo intervenire sull'emendamento successivo, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, lei ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto su questo emendamento.
VALENTINA APREA. Per ora rinuncio.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianchi Clerici 8.101.
VALENTINA APREA. Presidente, in merito al decentramento previsto dall'articolo in esame e dall'articolo 1 vorrei introdurre il contenuto del mio emendamento 8.110. Infatti, nella riscrittura del comma 1, rispetto alla prima versione presentata in Commissione, il Governo, accogliendo le nostre sollecitazioni, ha chiarito che la gestione dei piani di riorganizzazione della rete scolastica viene decentrata ai provveditori agli studi che dovranno predisporre, con decreti aventi carattere definitivo, i piani provinciali.
PRESIDENTE. Desidero precisare che, ogni volta che un emendamento viene riformulato, deve essere letto in aula per dare modo ai presentatori di valutare se la riformulazione sia corretta.
ELIO VITO. Bene!
NICOLA BONO. Peccato che non lo abbia fatto prima, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Vorrei semplicemente far rilevare che, ancora una volta, questo testo ripete la formula ormai stantia, presente in tutte le leggi di questo paese «sentiti gli enti locali interessati». In questo caso sono previsti anche i consigli scolastici provinciali che, come sa chi ha avuto la ventura di farne parte, non sono altro che un agglomerato di sindacati delle più varie posizioni, che lottano esclusivamente per il mantenimento dei posti di lavoro nella scuola e non certo per gli interessi del mondo della scuola.
PRESIDENTE. Aderendo agli inviti che mi sono pervenuti, invito tutti i colleghi a stare seduti e prego gli onorevoli segretari di procedere al controllo delle tessere per la votazione nei banchi vuoti (I deputati segretari compiono gli accertamenti disposti dal Presidente).
BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEPPE PISANU. Desidero solo concordare sulla sua valutazione circa l'opportunità di dare lettura dei testi degli emendamenti riformulati ed esprimere l'auspicio che ciò si verifichi d'ora in poi sistematicamente.
PRESIDENTE. Sempre, onorevole Pisanu. Intelligenti pauca.
ELIO VITO. Lei è un latinista!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Napoli, accoglie l'invito del relatore a ritirare il suo emendamento 8.109?
ANGELA NAPOLI. No, Presidente, ed insisto per la sua votazione.
PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, qual è il parere della Commissione?
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Anche il parere del Governo è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 8.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti e votanti538
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 8.112, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Nel quarto settore, quarta fila, accanto agli onorevoli Teresio Delfino e Lucchesi, parrebbero espressi più voti.
ELIO VITO. Ci tocchi tutti, ma non ci tocchi Delfino, Presidente!
del disegno di legge n.2372.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.
Vorrei precisare alla Presidenza che ero tra i firmatari dell'emendamento Sbarbati 8.99; non so per quale disguido la mia firma non risulti nel testo dell'emendamento. Chiederei pertanto agli uffici di aggiungerla.
Non ho sicuramente firmato tale emendamento perché ritenga che nel nostro sistema scolastico non vi debba essere spazio per le scuole cattoliche (mi dispiace che così sia stato interpretato il senso di quell'emendamento): preciso che non è questo il senso della proposta di modifica che reca per prima la firma dell'onorevole Sbarbati. Del resto, il sottoscritto è uno dei personaggi che due anni fa firmarono un documento - innovativo per la stessa cultura della sinistra - che riguardava la riorganizzazione del sistema scolastico attraverso uno spazio da dare alla formazione privata.
La ragione per la quale ho firmato l'emendamento 8.99 è stata in parte richiamata questa mattina: mi pare che attraverso una breve frase contenuta nel comma 1 dell'articolo 8 vengano messi in discussione princìpi di estrema delicatezza. Lo stesso ministro ha richiamato peraltro l'esistenza di rapporti delicati tra questo tipo di legislazione e la nostra Costituzione. Sono princìpi talmente delicati che non dovrebbero essere affrontati in sede di esame della finanziaria, soprattutto perché si sta provvedendo attraverso altri provvedimenti legislativi alla modifica del nostro sistema scolastico, tenendo conto peraltro anche dei problemi sollevati questa mattina da più parti. Affrontare una materia così delicata durante l'esame della legge finanziaria sarebbe come se, discutendo della riforma dell'esame di maturità, facessimo ricadere su di essa tutti i problemi che sono e rimangono aperti nel rapporto tra scuola pubblica e scuola privata.
Si tratta tra l'altro di temi così delicati da meritare un approfondimento da parte del Parlamento, ed in particolare della Commissione di merito. Intendo sottolinearlo con forza ai colleghi poiché questa mattina in aula abbiamo assistito ad una specie di «grande e collettivo lapsus freudiano» per cui si è continuato ad identificare il concetto di scuola privata con quello di scuola cattolica, secondo un modello tipico degli anni cinquanta. Credo invece - forse non dovrei essere io a rilevarlo - che la scuola privata possa benissimo non essere la scuola cattolica; vi possono essere infatti esperienze formative di grande valore, da inserire in un sistema scolastico pubblico che preveda controlli pubblici sugli standard di qualità, che non sono cattoliche pur essendo private. Ritengo che la libertà di impresa in questo settore assai delicato non competa - per così dire - ad una sola esperienza culturale. Credo che quest'ultimo aspetto dovrebbe entrare nel nostro dibattito: oggi ne siamo stati davvero mille miglia lontani; tant'è che l'equivoco per cui, quando si parla di scuola privata, si fa riferimento soltanto ad un tipo di scuola, ha aleggiato tra i settori parlamentari continuamente, anche tra quelli per definizione più liberali in questo senso.
L'onorevole Aprea oggi ha introdotto il tema dell'insufficienza del nostro sistema scolastico a far fronte alle disuguaglianze di classe, svolgendo un intervento sincero, che le ho già sentito pronunciare in Commissione. L'onorevole Aprea ha sicuramente ragione nel sottolineare che permangono forti differenze di opportunità all'interno del sistema scolastico per coloro che provengono da classi sociali differenti; tuttavia è forse opportuno ricordare che in nessuna parte del mondo la scuola riesce ad eliminare le disuguaglianze sociali o a porre una minoranza delle classi meno agiate nella condizione di avere opportunità comparabili con quelle della maggioranza delle classi agiate. Questo compito la scuola pubblica in parte lo ha soddisfatto; ma vorrei anche sottolineare che se lo ha soddisfatto in una misura che non ci soddisfa, che non ci convince, ciò dovrebbe caso mai spingerci ad innalzare la qualità dell'istruzione pubblica e a non porre in antitesi - come di fatto oggi è avvenuto in aula - la qualità della scuola pubblica con il pluralismo del sistema formativo. Quello che non possiamo accettare è proprio la perenne antitesi - ripeto - tra qualità della scuola pubblica e pluralismo del sistema formativo. Che ci sia pluralismo, ma che lo Stato senta fino in fondo, anche per le ragioni addotte dalle opposizioni, il dovere di migliorare la qualità della scuola pubblica!
A tale proposito, lo dico anche perché è presente il ministro della pubblica istruzione, credo sarebbe opportuno - partendo dalla constatazione delle disuguaglianze che ancora permangono in termini di possibilità nel mondo scolastico - avviare, contemporaneamente all'iter che riguarda il provvedimento sulla parità, non dico una commissione, che potrebbe dare l'idea di una proliferazione senza limiti di tali organi, ma un gruppo di lavoro sugli abbandoni scolastici (magari costituito autonomamente dalla commissione), che operasse con il massimo sostegno da parte del ministero. Mi riferisco ad un gruppo di lavoro che ci spieghi dove, come e per quali ragioni abbiamo un tasso di abbandoni scolastici così elevato. Ciò, a mio avviso, ci aiuterebbe a capire come funziona il sistema delle disuguaglianze sociali in Italia, nonché come riformare la scuola dell'obbligo e in che senso.
Colleghi, vi prego di sgombrare l'emiciclo. Onorevole Petrini! Onorevole Melandri! Onorevole Boato! Per cortesia!
Prego, onorevole Dalla Chiesa, prosegua.
Concludo sottolineando che il fondamento dell'emendamento che ho sottoscritto è il rifiuto di mettere in contrapposizione pluralismo formativo e qualità della scuola pubblica, ponendosi fino in fondo il problema di rivedere l'impianto del nostro sistema formativo, a partire dal punto di vista degli utenti più deboli e proponendo al Governo di non smarrire
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
Questa mattina abbiamo assistito, come ormai avviene da parecchi anni, ad un paradosso. Comprendo come forza Italia sia saldamente attestata nella difesa di una certa linea di privatizzazione della scuola, sostenendo, nei confronti della scuola, un liberismo senza principi e proponendo come soluzione il bonus ed un'americanizzazione selvaggia della prospettiva scolastica. Comprendo anche l'adesione a tali posizioni della lega nord, che persegue esplicitamente un progetto di divisione del nostro paese. Non capisco invece le posizioni di alleanza nazionale, che è legata per antica tradizione alla scuola di Stato; questa mattina invece abbiamo assistito, in modo addirittura surreale, alla polemica dell'onorevole Buontempo contro la scuola voluta da Giovanni Gentile. Non comprendo ancora perché una parte degli eredi della tradizione democristiana non si interroghi sulla ragione per cui, dopo tanti anni di egemonia all'interno della scuola, di fatto nel nostro paese esista il 92,5 per cento di scuole pubbliche rispetto al 7,5 per cento di scuole private, considerato che in tale percentuale vanno considerati anche quei «diplomifici» contro i quali giustamente questa mattina ha polemizzato la collega Sbarbati.
Se allora vogliamo interrogarci a fondo sulle ragioni di ciò, dobbiamo dire che se così è stato in questi anni e nonostante l'assenza di riforme decisive, tuttavia la scuola ha mostrato qualità e vitalità. Lasciamo ai giornalisti del Corriere della Sera, che non si intendono della vera realtà della scuola, i termini catastrofici usati per descrivere la situazione della scuola italiana, che invece è viva e ha sperimentato progetti molto importanti negli ultimi anni. Se dunque la scuola italiana è ancora questo, ciò dipende dal fatto che la cultura cattolica e quella di sinistra in tutte le sue varie esperienze hanno assicurato due obiettivi assai rilevanti: la scuola italiana negli anni del dopoguerra è stata un elemento importante della società democratica, dell'unificazione della cultura nazionale; la scuola italiana poi è stata il luogo nel quale si è effettivamente praticato, a livelli anche molto alti e di forte sperimentazione, il pluralismo culturale della nostra società.
Se partiamo dagli elementi importanti e positivi che la scuola italiana presenta, allora l'invito che voglio rivolgere alle forze più autenticamente attente ed interessate a procedere in questa direzione è quello di misurarsi sulle proposte di riforma che il ministero competente e la maggioranza avanzano. Ne emergono quasi quotidianamente nel dibattito politico; interveniamo dunque sul merito e lasciamo alle nostre spalle polemiche un po' superate e retrodatate.
Dobbiamo innanzitutto partire da un dato e a tale proposito voglio interloquire con le posizioni di forza Italia. Le forze del Polo tentano di usare la scuola strumentalmente per «mettere di traverso» la parte migliore della tradizione del cattolicesimo democratico con la sinistra. Non riusciranno a raggiungere tale obiettivo, non passeranno! La sinistra e le forze mi
Anche rispetto ad un'eventuale valorizzazione pubblica delle scuole gestite da privati dovete accettare, al contrario di quello che state facendo - ossia attaccare le deleghe - il confronto, la proposta positiva, soprattutto con riferimento a quella parte del decreto Bassanini che dà spazi ampi di autonomia organizzativa, didattica e gestionale alle scuole. Scendete sul terreno concreto delle proposte, invece di portare avanti una polemica - lo ripeto - molto retrodatata e che segna, in fondo, il vostro distacco dalla scuola reale.
Un'altra considerazione che intendo svolgere prima di un'ulteriore annotazione polemica, riguarda il fatto che anche nel dibattito di oggi è riapparsa l'idea del carattere pubblico della scuola. Tuttavia, affinché la scuola italiana in tutte le sue articolazioni abbia un carattere pubblico - e quindi anche per rapportarsi alla legge su cui il ministro ci ha invitati ad un confronto razionale e non affetto da una passionalità ormai vecchia e desueta -, è necessario operare anche per la costituzione di un sistema nazionale di valutazione, che è premessa necessaria ed indispensabile per verificare davvero il carattere pubblico della scuola. Tale carattere è assicurato eminentemente da prerequisiti, tra cui quello che vi sia in ogni scuola, comunque gestita, un rispetto vero del pluralismo culturale; che siano riconosciuti i diritti democratici di tutti gli operatori e che siano sanciti e verificati i diritti sindacali del personale. Queste possono essere alcune delle condizioni, alcune delle regole, come diceva il ministro, che possono garantire ad ogni scuola un carattere pubblico e fedele alla Costituzione ed alla democrazia di questo paese.
Voglio dire anche a chi ha affermato (penso all'intervento della collega Poli Bortone) che dopo il voto di oggi, andrà a lamentare presso le scuole cattoliche ed il mondo cattolico quello che fanno la sinistra ed il Governo dell'Ulivo, che i fatti vanno in un'altra direzione. Infatti, in tutte le regioni, in tutti gli enti locali amministrati da voi non ci sono attività, contributi né iniziative che scelgano il terreno della sperimentazione di un diverso rapporto pubblico-privato. Nelle regioni amministrate dalla sinistra, dall'Ulivo, invece, si stanno tentando strade nuove e diverse, che sono quelle delle convinzioni, in ordine al rapporto pubblico-privato. L'esempio della regione in cui vivo, l'Emilia, è indicativo. Da questo punto di vista, al di là delle vostre parole e della vostra propaganda strumentale, i fatti documentano come la sinistra e la parte democratica ed avanzata del mondo cattolico possano sperimentare un livello alto di mediazione e possano vantarsi, sulla base dei fatti, di affrontare questo problema con una grande capacità di risposta e con una grande capacità di andare incontro alle esigenze ed alle istanze più vere, autentiche e concrete della scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rallo. Ne ha facoltà.
Premetto di essere senz'altro favorevole alla scuola privata, cattolica o laica che sia, ma di considerarmi soprattutto un difensore della scuola pubblica. Mi rendo conto che quanti operano nel settore della scuola - o nel settore della sanità o dell'emittenza radiotelevisiva, tanto per fare degli esempi - da posizioni privatistiche rendono senz'altro un servizio pubblico, ma non v'è dubbio che chi questo servizio rende per emanazione diretta dello Stato abbia obblighi e responsabilità particolari.
Onorevoli colleghi, signor ministro della pubblica istruzione, ma di quale parità discutiamo, dal momento che esiste un servizio pubblico che opera con gli stessi criteri del servizio privato? Infatti, se una modesta scuola pubblica di una piccola isola è allo sfascio, essa chiude - e le preannuncio che presenterò al riguardo un'interrogazione - con lo stesso criterio che adotterebbe un privato perché la situazione potrebbe risultare antieconomica.
E allora, andiamo innanzitutto ad affrontare lo sfascio della scuola italiana, eliminiamo gli sprechi, signor ministro, e interveniamo in maniera corretta e concreta per poter assicurare quanto meno il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, a tutti i cittadini.
Infatti, quando stamattina le è stato detto che l'ultima vera autentica riforma organica della scuola italiana risale al 1923, ci si riferiva ad una riforma che abbracciava tutto l'arco dell'istruzione, dalla scuola elementare fino all'università. Il nostro gruppo, ed anche il sottoscritto quando era sottosegretario del Governo Berlusconi, ha evidenziato che quando si fa riferimento all'elevazione dell'obbligo scolastico non si può parlare di novità, perché si tratta di una questione antica! Le vorrei ricordare, signor ministro, che su questo tema il Governo Berlusconi ha adottato provvedimenti, ha assunto iniziative, per cui, quando si viene a presentare l'autonomia scolastica come una novità, evidentemente si è fuori della realtà; del resto, anche al Senato - e lei lo sa - giacciono progetti di legge in materia.
Certo è che in proposito sono sorte questioni che ci ponevamo, come destra politica, con grande senso di responsabilità, perché ritenevamo e riteniamo che l'autonomia, che presenta vari aspetti, da quello amministrativo a quello finanziario e didattico, debba essere considerata in modo molto responsabile. Sono questioni che appartenevano ad una certa filosofia della scuola. E mi consenta, signor ministro, di ricordare le sue continue resipiscenze, come quando ha affermato che il liceo classico introduce elementi di corruzione, che è contro la manualità, o quando ha sottolineato l'opportunità di ripristinare lo studio del latino nella scuola media ma poi, facendo ancora marcia indietro, ha escluso lo studio della grammatica latina! Tutto ciò appartiene ad una filosofia della scuola che, a nostro avviso, ubbidisce solo a logiche di esternazione provvisorie, contingenti, settoriali.
Non vediamo (è questo il motivo vero per cui la destra si oppone), onorevole ministro, un disegno globale, organico della scuola. Noi, invece, abbiamo presentato progetti organici di riforma, che attendono da anni. Ecco perché dissentiamo dall'impostazione richiamata e da tutto un modo di vedere e di intendere la scuola. Il Ministero della pubblica istruzione, signor ministro, in altri paesi si chiama - strana
Per questi motivi, signor ministro, preannuncio fin d'ora che mi asterrò su un provvedimento che, a mio avviso, ubbidisce a logiche settoriali e rientra in una certa strategia ideologica. Alla luce di tutto questo, non posso accettare - lo dico con molta franchezza - che si consideri come provvedimento che si muove in direzione della soluzione dei problemi della scuola un provvedimento che utilizza il momento dell'esame della legge finanziaria per dare risposte che non sono mai esaustive né positive per le attese del vasto e benemerito mondo scolastico italiano (Applausi di deputati del gruppo di alleanza nazionale).
Invito pertanto il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione su tali emendamenti.
La Commissione esprime altresì parere contrario sull'emendamento Bianchi Clerici 8.100 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Fontan 8.111, avvertendo che la problematica da esso sollevata è già ampiamente ricompresa nella formulazione del comma che si vorrebbe modificare; altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Napoli 8.105 e parere favorevole sull'emendamento Napoli 8.107, a condizione che la seconda parte, dalla parola «accorgimenti» alla fine, sia considerata aggiuntiva e non sostitutiva.
Prosegua pure nell'espressione del parere, onorevole relatore.
Esprimo altresì parere contrario sugli identici emendamenti Marinacci 8.147 e Rodeghiero 8.148, e sugli emendamenti Rodeghiero 8.149, Pagliarini 8.150, Pagliarini 8.151, Pagliarini 8.152. Esprimo parere contrario anche sugli identici emendamenti Aprea 8.153 e Napoli 8.154, e sugli emendamenti Rodeghiero 8.155, Rodeghiero 8.156, Garra 8.157, Napoli 8.159, Pagliarini 8.138, Rodeghiero 8.160, Pagliarini 8.161, Rodeghiero 8.162.
Invito il Governo a ritirare il suo emendamento 8.190, mantenendo quindi la formulazione proposta dalla Commissione. Esprimo altresì parere contrario sugli identici emendamenti Teresio Delfino 8.163 e Napoli 8.164, e sugli emendamenti Rodeghiero 8.165, Bianchi Clerici 8.166, Rodeghiero 8.167.
Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Bono 8.168, perché nel testo proposto dalla Commissione all'aula è già prevista l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia. Pertanto, poiché l'emendamento è superfluo, ribadisco l'invito al ritiro.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Pagliarini 8.169 e Garra 8.170. Invito i presentatori a ritirare l'emendamento Rodeghiero 8.171 e Rodeghiero 8.172, perché, anche in questo caso, è già prevista l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Rodeghiero 8.173, Rodeghiero 8.174 e Rodeghiero 8.176. Esprimo invece parere favorevole sull'emendamento 8.192 della Commissione.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Butti 8.177, Rodeghiero 8.178 e sugli identici emendamenti Rodeghiero 8.179 e Garra 8.180. Esprimo altresì parere contrario sugli emendamenti Bianchi Clerici 8.181, Bianchi Clerici 8.182, Pagliarini 8.183, Conte 8.184 e Liotta 8.185.
Sull'emendamento Sbarbati 8.140, sul quale il relatore ha espresso parere favorevole, il Governo si rimette all'Assemblea.
Esprimo parere favorevole sull'emendamento 8.192 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Maggioranza267
Hanno votato sì249
Hanno votato no284
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Maggioranza265
Hanno votato sì247
Hanno votato no282
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Votanti516
Astenuti2
Maggioranza259
Hanno votato sì247
Hanno votato no269
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Maggioranza260
Hanno votato sì234
Hanno votato no284
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
Ora, se l'emendamento in discussione sarà approvato, la Camera dei deputati deciderà che, nella futura ristrutturazione della scuola italiana, non si dovrà tener conto della presenza sul territorio di istituti non statali riconosciuti e parificati, perché tale sarà la conseguenza di quel
Signor ministro, ho apprezzato l'abilità con cui ha cercato di sostenere quattro o cinque tesi contrastanti fra loro: non si può votare l'emendamento perché non è conforme alla Costituzione; non è costituzionale neppure scrivere che, quando si ristruttura, si deve tener conto dell'esistente per evitare sprechi e duplicazioni. Però, non si comprende perché sarebbe costituzionale - e quindi potrebbe farsi senza modificare la Costituzione - la riforma di cui il ministro parla e che rifondazione comunista contesta. Rifondazione comunista, infatti, ha detto questa mattina: mai un concetto di integrazione fra pubblico e privato, ma solo scuola pubblica al cento per cento! Poi, se vi sarà la scuola privata, vedremo, ma mai in un concetto di integrazione con quella pubblica! E la collega Sbarbati non ha espresso considerazioni molto diverse. Peccato, però, che nel vostro programma elettorale fosse riportato esattamente il contrario! Peccato che l'Ulivo abbia raccontato a tutti gli elettori, invece, che era per la parità (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU, di forza Italia e di alleanza nazionale)! Peccato che il sistema delle scuole stia morendo.
Signor ministro, ad uno che sta morendo di sete, al quale viene offerto un bicchiere d'acqua, nulla di più, lei sta dicendo che, quando sarà morto, darà una piscina olimpionica! Ma nel frattempo sarà morto (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU e di forza Italia)! La situazione di questo benemerito sistema di scuole, infatti, è a livello di guardia e tutti lo sappiamo! E non è assolutamente vero che questo sistema di scuola non voglia l'emendamento in discussione, che è stato invece accettato: lo vuole, lo apprezza, lo difende, lo sostiene! Ed è scandalizzato dal fatto che chi ha supportato la parità sostenga ora tesi veramente peregrine. Che da un'indicazione - valida per il futuro - sulle ristrutturazioni nel senso di tener conto unicamente dell'esistenza di un soggetto si traggano le conclusioni lunari dell'onorevole Mattarella vuol dire davvero arrampicarsi sugli specchi rispetto al significato reale di una piccola indicazione del Parlamento concernente un concetto integrato di soggetti scolastici operanti sul territorio.
Onorevoli colleghi, vi richiamo ancora al significato del voto: il Parlamento cancella dal testo del provvedimento il concetto di esistenza della struttura e fa passare il principio che nella riforma non se ne terrà minimamente conto. Si tratta di un arretramento rispetto all'intero dibattito che abbiamo svolto nelle ultime legislature in quest'aula; di un arretramento che - io purtroppo non ci credo, ma le posizioni assunte oggi all'interno della maggioranza mi inducono ad essere pessimista - porta a scambiare qualcosa di concreto e reale inserito dalla Commissione nel testo della legge finanziaria con promesse rivolte al futuro che, ahimè, stanti le contraddizioni della maggioranza, risultano veramente poco credibili.
Allora credo che questa sia una piccola pietra, magari solo una piccola pietra d'angolo, però è la cartina di tornasole per far capire se questo Parlamento abbia veramente la volontà di costruire un concetto di scuola paritaria. Se l'emendamento sarà respinto, vorrà dire che la volontà c'è; se purtroppo sarà approvato, vorrà dire che anche sul piano della scuola l'Ulivo ha perpetrato un grandissimo inganno agli elettori chiedendo il voto per qualcosa che non ha assolutamente intenzione di fare (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU).
La scuola pubblica ha colonizzato (lo ripeto, colonizzato) le varie componenti italiane (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), ha colonizzato il sud come il nord, ha spogliato le varie componenti italiane della loro storia e della loro dignità, ma non in base a concetti di tipo umanitario o per svolgere una funzione pubblica, perché la scuola comandata da Roma, con programmi centralizzati, era strumento di potere.
Noi vogliamo che a fronte delle motivazioni di ordine etico, religioso, che sono state argomentate questa mattina, vi sia anche la possibilità di una diversificazione a livello locale, in modo che ogni popolo possa conoscere, attraverso insegnanti che conoscano il proprio patrimonio culturale, i propri antefatti e che, per quanto riguarda i contenuti di istruzione tecnica, questi vengano forniti in relazione alla realtà sociale, economica e produttiva, quindi non soltanto culturale, del luogo. La vostra scuola pubblica ha insegnato al sud che Garibaldi è andato a liberarlo, che ha portato la libertà e la prosperità per il sud; ma non ha insegnato le migliaia di fucilati in seguito all'occupazione da parte della spedizione garibaldina (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), non ha raccontato le industrie chiuse, non ha raccontato la povertà, la miseria, l'emigrazione che dopo pochi anni hanno colpito anche zone del nord come il Veneto ed il Friuli...
Allora noi, attraverso la libertà della scuola privata, chiediamo di poter riportare anche la verità, di poter affrontare seriamente la storia in relazione a ciò che è stato. Chiediamo a questa maggioranza, che ci ha detto che non ne sapeva nulla fino a ieri, che non ha mai avuto la possibilità di intervenire efficacemente, chiediamo a lei, caro ministro, di attuare un intervento veramente efficace, non centralista e statalista, ma un intervento che abbia scopi culturali, formativi, che dia la possibilità a tutte le componenti dello Stato italiano di avere una cultura ed una formazione in relazione alla propria realtà. Altrimenti siamo al punto di prima, altrimenti non ha senso prendersela ancora con la riforma Gentile, perché siete voi che ad oltre cinquanta anni non avete operato riforme adeguate (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Paradossalmente, però, proprio lo stato di grave crisi in cui versa il sistema scolastico e formativo viene invocato da alcune forze della sua maggioranza, signor ministro, come ragione di rifiuto di un'equa soluzione legislativa del problema della parità. Se ieri, infatti, l'elemento che sembrava ostacolare il riconoscimento della parità era la necessità di garantire lo svi
Oggi però abbiamo appreso che il Governo intende presentare tra poche settimane un disegno di legge. L'intenzione certamente è buona e qui non vogliamo fare il processo alle intenzioni. Ma, signor ministro, ce lo dica: con quali finanziamenti intende sostenere questo provvedimento? Ha ragione l'onorevole Poli Bortone: una scelta così importante doveva essere annunciata ora, nel corso dell'esame della finanziaria, e prevedere da subito gli accantonamenti necessari per la copertura finanziaria, a meno che non intenda fare una riforma a costo zero, dunque una riforma inutile!
Forse crede di utilizzare la famosa parte dei 2 mila miliardi destinati alla formazione e derivante dall'accordo tra Governo e parti sociali? Mi sembra molto difficile, e certo non le basteranno neppure i 100 miliardi che così frettolosamente e faticosamente ha dovuto recuperare nel corso dei lavori in Commissione bilancio e che dovranno prioritariamente servire per finanziare il processo di autonomia, che sarà comunque avviato, e tutte le altre riforme da lei annunciate, che meriterebbero ben altri finanziamenti (come pure avevate promesso durante la campagna elettorale)!
In ogni caso per ora sospendiamo il giudizio e attendiamo di vedere come intenderà coniugare i principi della libertà educativa e del pluralismo istituzionale con quelli della responsabilità, della sussidiarietà e della solidarietà, per poi giudicare.
In merito agli emendamenti in discussione, che respingeremo, confermiamo che essi rappresentano una prova evidente della chiusura della maggioranza che sostiene questo Governo a tale problema. Ma è soprattutto la dimostrazione che il parere favorevole dato dal Governo in Commissione bilancio sia stato un puro incidente di percorso, dovuto alla buona fede di un sottosegretario inesperto e non piuttosto ad una reale apertura del Governo alle scuole non statali, così come il Parlamento ed il paese avevano avuto motivo di credere (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU).
Vorrei soltanto sottolineare una questione se volete minimale, ovvero non di alta idealità. Stiamo parlando del processo di razionalizzazione delle reti scolastiche sul territorio, attuato a norma della legge n.426 e successive modificazioni.
Tale processo di razionalizzazione è compiuto secondo due criteri, quello del numero degli studenti per classe e quello del numero delle classi. Dunque, una scuola di Stato che non raggiunga il numero di classi prescritto dalla legge deve essere soppressa o fusa con altra statale. Se in quel momento sul territorio non vi sono altre scuole statali, non viene soppressa.
L'emendamento presentato dall'onorevole Teresio Delfino e che ha modificato l'articolo 8 (ex articolo 7) prevede che occorre tener conto delle circostanze. Ma ciò in questo contesto può significare soltanto che, se vi sono una scuola non statale legalmente riconosciuta che raggiunge il numero di classi prescritto per legge ed una scuola di Stato che non lo raggiunge, quest'ultima viene soppressa.
Credo che le colleghe Aprea e Napoli non mi possano includere tra coloro che
L'approvazione dell'articolo in questo testo, dunque, esclude automaticamente, proprio per i criteri che regolano il processo...
Le spiego dunque che questo significa che non potremo avere nessuna convenzione per le scuole private, cattoliche e non, nel sistema pubblico integrato.
Concludo ricordando che siamo nell'Assemblea della Camera dei deputati della Repubblica italiana, che dunque è laica. Mi si permetta tuttavia, come cattolico - dato che è stata richiamata in continuazione la categoria dei cattolici -, di far presente che, nel caso questo articolo non fosse emendato, essendo nonno di una nipotina di due anni e mezzo, quando tra quattro o cinque anni, andrà a scuola, mi potrei sentire fortemente limitato nella mia libertà se questa bambina, chiudendo la scuola pubblica, fosse costretta a frequentare una scuola islamica che risponda sul territorio ai criteri di legge (Applausi dei deputati dei gruppi dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rifondazione comunista-progressisti).
In centinaia di comuni in Italia si stanno chiudendo le scuole elementari e medie.
Come dicevo, si stanno chiudendo centinaia di scuole elementari e medie in tutti i piccoli centri, in Calabria, in Sicilia e in Abruzzo, e si chiuderanno anche al nord. Dove si chiuderanno le scuole pubbliche, non saranno appetibili le private perché ci saranno pochi allievi.
Quindi, invece di potenziare le scuole anche nei piccoli centri per assicurare agli stessi di non morire, arriviamo al paradosso di asserire che, dove vi è una scuola privata, può non esserci la pubblica.
La nostra Costituzione è molto chiara al riguardo. Se non si cancellano queste righe, la legge risulterà anticostituzionale perché l'articolo 33 della nostra Costituzione afferma: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali». Quindi la scuola privata non può essere sostitutiva
Abbiamo pertanto il dovere di riequilibrare la presenza delle scuole sul territorio in modo che lo Stato non violi questa norma della Costituzione. Altri tipi di interpretazione sono anticostituzionali e corrispondono ad una concezione che non è liberista, ma è pura follia. Infatti arriveremo alle scuole di parte, alle scuole private senza alcun controllo generale da parte dello Stato sull'indirizzo seguito dalle scuole stesse. Per tali ragioni voterò a favore degli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99.
Signori, noi in Padania già stiamo provando la colonizzazione. Adesso, con questo provvedimento, la accentueremo ulteriormente (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Grignaffini 8.98 e Sbarbati 8.99, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Onorevole Gramazio, la pregherei di evitare di fare il «giornalaio» in aula (I deputati del gruppo di alleanza nazionale mostrano un manifestino con la fotografia di un bambino e la scritta: «Quest'anno a Natale niente regali, solo un sogno: cacciare Prodi»)!
Prego gli onorevoli questori presenti in aula di dare disposizioni per porre termine a quanto sta avvenendo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Votanti540
Astenuti8
Maggioranza271
Hanno votato sì297
Hanno votato no243
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo di forza Italia).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.
Vorrei sapere in che cosa consista una situazione di disagio socio-economico perché la dizione usata non è chiara. Potremmo infatti intendere con tale espressione qualunque situazione. In particolare io ed il mio gruppo abbiamo il legittimo sospetto che tale disagio socio-economico verrà identificato in tutte le zone dell'Italia che fanno parte dell'area contemplata nell'obiettivo 1, cioè quelle che vanno dall'Abruzzo alla Sardegna. Poiché la VII Commissione nei primi giorni di agosto ha approvato una legge che stanziava 600 miliardi per interventi di edilizia scolastica, di cui 450 a favore delle zone meridionali del paese, abbiamo il timore che, se passerà il testo che ci è stato sottoposto, non solo al nord avremo edifici scolastici in pessime condizioni, ma si provvederà anche a razionalizzare, a tagliare, a sopprimere i plessi scolastici solamente al nord, ponendo una grande coperta protettiva su tutto il centro-sud del paese.
Poiché tutto questo ci preoccupa, chiedo il voto di tutti per evitare che ancora una volta le regioni della Padania vengano penalizzate da questo Parlamento.
Guarda caso, è venuto ed è scappato!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Votanti521
Astenuti4
Maggioranza261
Hanno votato sì245
Hanno votato no276
(La Camera respinge).
Si tratta pertanto di un emendamento oltremodo ragionevole, che è in linea con quanto proclamato da tutti i rappresen
Chiedo quindi sia al ministro sia ai deputati del Polo - i quali mi pare che siano favorevoli al nostro emendamento - e a quelli dell'Ulivo di votare a favore della nostra proposta di modifica. Ricordo peraltro che questi ultimi - mi riferisco in particolare ai colleghi provenienti da zone di montagna, i cosiddetti «amici della montagna» - durante la campagna elettorale hanno garantito e promesso non solo la salvaguardia degli ospedali, ma anche di qualche scuola. Con il nostro emendamento 8.111 - lo ripeto - si prevede la possibilità di salvare alcune scuole ricorrendo non soltanto all'intervento statale, ma anche a quello dei privati.
In conclusione, chiedo ai colleghi dell'Ulivo - lo ribadisco - un atteggiamento di coerenza - soprattutto ai deputati eletti nelle zone di montagna - rispetto alle promesse fatte ai propri elettori (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania).
Tra l'altro, nell'emendamento in questione mi pare ci sia proprio l'eco di quel bonus malus - ma l'emendamento a me pare più un malum - di memoria berlusconiana. Mi chiedo allora, quali nostalgie abbia la lega! Io lo so bene, ma vorrei una risposta. Noto che piace molto alla lega sancire per legge le differenze di reddito, non certo per colmarle, ma per escludere dall'istruzione coloro che hanno minori possibilità economiche, di modo che «chi c'è c'è, e chi non c'è resta al palo». Ma se questo era un gioco che da piccoli ci piaceva molto, oggi abbiamo imparato che, dal punto di vista sociale, per quel che riguarda l'istruzione, non possiamo assolutamente né sancirlo né condividerlo.
Questo emendamento, infatti, confligge con il dettato costituzionale, con il diritto di tutti e tutte ad istruirsi in ogni luogo. Far intervenire economicamente enti locali e famiglie significa non solo discriminare, penalizzare, introdurre per legge il principio della possibilità di istruirsi secondo il censo - un articolo della Costituzione dice assolutamente il contrario - ma significa anche tornare a molti decenni fa, ad una condizione addirittura premoderna, neppure dunque di ieri. Non mi sorprende constatare, anche in questa occasione, la tendenza della lega a regredire ad oscurità prive dei valori e del sentire (Proteste dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania), acquisiti da tempo e diffusi nelle leggi, nella coscienza del paese, in tutti noi, e, mi piace ricordarlo, conquistati in questi molti decenni (Applausi dei deputati del gruppo di rifondazione comunista-progressisti).
Respingere l'emendamento sarà l'ennesima dimostrazione da parte dell'Ulivo della considerazione in cui vengono tenute le realtà deboli di tutta Italia, in particolare le zone di montagna. Anche ieri - ve lo ricordo, cari colleghi - avete affossato alcuni emendamenti della lega, ma mi pare anche del Polo, che andavano incontro alle realtà deboli. Alla faccia di quello
La legge n.97 del 1994, integrata da tre risoluzioni approvate in Commissione agricoltura nella scorsa legislatura, prevedeva che, anche per quanto riguardava il settore dell'istruzione, venisse attivato un sistema di deroghe che consentisse di fare qualcosa per chi vive ed opera in montagna - e non lo fa per suo divertimento, ma perché c'è nato, perché ritiene giusto continuare a vivere e operare in quelle realtà con costi e difficoltà di vita maggiori, rendendo comunque un servizio a tutta la collettività nazionale -; si riteneva giusto che la pubblica amministrazione non chiudesse gli occhi, ma, operasse a favore di questa gente che vive in condizioni marginali, svantaggiate, che sono poi quelle che voi doveste difendere.
La lega nord per l'indipendenza della Padania sostiene l'emendamento in questione e vi ringrazia per la «sensibilità» che avete dimostrato nei confronti di questa gente. Possiamo veramente confidare in uno sviluppo positivo per il futuro, se questa è la sensibilità dell'Ulivo (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania)!
Mi auguro, questo è l'invito che rivolgo al Governo, al di là della questione specifica della scuola o di quella relativa alla sanità che abbiamo affrontato nei giorni scorsi, che ci si renda conto che l'applicazione concreta, vera della legge sulla montagna non è un esercizio di stile. I maggiori paesi europei - penso ad esempio alla Francia - hanno da anni una legislazione particolare per la montagna, che parte dal presupposto che l'eguaglianza consista nel trattare in maniera diversa casi differenti. Il caso della montagna, del radicamento delle popolazioni montane è un fatto non secondario. È chiaro, infatti, che la montagna si spopola nella misura in cui tutti i servizi pubblici l'abbandonano. E certamente il campo della scuola è uno dei temi più delicati.
Mi auguro che si possa trovare una soluzione nel prosieguo del dibattito. Tuttavia - lo ripeto - temo che, al di là delle discussioni che potremo fare nel corso della finanziaria, il punto centrale rimarrà la mancata applicazione della legge sulla montagna; tant'è che forse su tale normativa dovremo fare una riflessione eventualmente per riscriverne alcune parti, rendendo obbligatoria e cogente una serie di aspetti progettuali e pieni di speranza, forse ingenuamente contenuti nel testo.
In realtà, noi notiamo che, nel momento in cui la sinistra afferma che non si deve assolutamente ridurre lo Stato sociale, nelle nostre comunità alpine vediamo chiudere gli uffici postali, le scuole elementari e forse - sarebbe il caso - anche le caserme dei carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania). Lo Stato infatti in tali comunità non esiste; ciò è quanto stiamo drammaticamente vivendo nelle vallate della mia provincia a due anni dagli eventi alluvionali. In quelle zone la burocrazia ministeriale è totalmente assente per far fronte alle minime esigenze delle comunità.
Lasciamo dunque stare la montagna, che troverà da sola le proprie risorse, probabilmente attraverso l'autodeterminazione.
La legge n.97 del 1994 sulla montagna prevede esplicitamente deroghe nel senso in cui va l'emendamento presentato dai colleghi della lega. La legge va fatta rispettare perché, se esiste, deve essere ottemperata. Il problema, quindi, dal punto di vista legislativo è risolto, poiché si sono create anche presidenze verticali negli istituti per quanto riguarda l'obbligo scolastico e vi sono amplissime possibilità di deroga, tant'è che vengono mantenute classi con un presidio di alunni minimo.
Il problema vero per poter attivare ufficialmente e bene tutte le deleghe che possono essere previste - e questo lo dico al ministro - è quello di rivedere gli indici provinciali. Se in questi indici, infatti, sono conteggiate le classi delle scuole di montagna, è evidente che i provveditori, nel momento in cui vanno a razionalizzare ed a riorganizzare, devono operare dei tagli perché devono mantenersi entro quegli indici, altrimenti la Corte dei conti fa pagare loro le spese delle classi che superano l'indice provinciale determinato con decreto del ministro. Se allora il Governo vuol fare veramente un atto di buona volontà perché la legge per la montagna sia resa veramente operativa, bisognerà che, nel momento in cui andiamo a rivedere gli indici provinciali, si defalchi completamente la vera realtà delle comunità montane e delle zone di montagna (Applausi).
Onorevole Bressa, lei intende intervenire in dissenso dall'onorevole Volpini?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 8.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Votanti389
Astenuti137
Maggioranza195
Hanno votato sì339
Hanno votato no50
(La Camera approva - Applausi).
A parte l'osservazione, che è sotto gli occhi di tutti, che in queste votazioni il tempo riservato ai deputati dissenzienti è stato utilizzato per esprimere dissensi reali dalle posizioni dei gruppi e non per manifestazioni ostruzionistiche, sono sicuro che la Presidenza è a conoscenza dell'esistenza di altri precedenti e di altre prassi, in base alle quali, se un deputato ha inteso che fosse possibile comunque comunicare all'Assemblea il suo voto in dissenso, la Presidenza gli ha lasciato la facoltà di intervenire brevemente per dare appunto, senza motivazione, la comunicazione all'Assemblea del dissenso dal suo gruppo.
Presidente, credo che, pur nell'ambito del contingentamento e del rispetto dei tempi, questa precisa facoltà di ciascun deputato di dare, in casi evidentemente eccezionali, la semplice comunicazione al
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.105, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Votanti523
Astenuti2
Maggioranza262
Hanno votato sì263
Hanno votato no260
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia, di alleanza nazionale e del CCD-CDU).
Onorevole Tatarella, non ho capito che cosa ha detto! Parli al microfono, per cortesia!
GIUSEPPE TATARELLA. Il mio era solo un invito, Presidente: non faccia il recidivo!
Passiamo all'emendamento Napoli 8.107. Prego l'onorevole segretario di dare lettura della riformulazione di tale emendamento (Dai banchi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale si grida: Voto! Voto!).
«Al comma 1, primo periodo, aggiungere, in fine, le seguenti parole: accorgimenti necessari a garantire il diritto allo studio della particolare utenza accolta».
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.107, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Votanti553
Astenuti9
Maggioranza277
Hanno votato sì545
Hanno votato no8
(La Camera approva).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 8.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti553
Maggioranza277
Hanno votato sì260
Hanno votato no293
(La Camera respinge).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
Nonostante tale positiva novità, crediamo che a questo punto sia indispensabile abrogare le vecchie norme contenute nel testo unico, che prevedono che la decisione ultima in tale materia spetti al ministro. Chiediamo questo per una ragione molto evidente. Una tecnica di legislazione chiara e comprensibile per i suoi destinatari non può sovrapporre competenze di organi diversi sulla stessa materia. Signor ministro, o si tratta di una dimenticanza, e allora deve essere corretta, oppure si vuole creare sul nascere un forte conflitto tra centro e periferia, a tutto svantaggio dell'organizzazione scolastica, come ha evidenziato anche il relatore.
Per questo motivo chiediamo all'Assemblea di sostenere tali emendamenti, in particolar modo l'emendamento 8.110, che propone di abrogare gli articoli 51 e 52 del decreto legislativo n.297 del 1994 e che reca la mia firma a nome di tutto il Polo.
Il mio emendamento prevede invece il parere vincolante dell'ente locale istituzionalmente competente, ossia del comune o della provincia proprio perché questi ultimi devono sempre subire decisioni assunte a Roma e si trovano così ad affrontare nel loro territorio, con i loro cittadini, tutti i problemi che l'applicazione di tali decisioni comporta. È quindi assolutamente doveroso che il parere del comune o della provincia sia considerato vincolante.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianchi Clerici 8.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti543
Votanti541
Astenuti2
Maggioranza271
Hanno votato sì246
Hanno votato no295
(La Camera respinge).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Napoli 8.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti548
Maggioranza275
Hanno votato sì252
Hanno votato no296
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione:
Maggioranza270
Hanno votato sì247
Hanno votato no291
(La Camera respinge).
(Segue la votazione).